Migranti, truffa nella gestione di un centro accoglienza in Calabria: sequestrati beni per 1,5 milioni di euro

mafia capitlaema quanto sono solidali le coop…tutti soldi degli antirazzisti antifascisti per puro spirito umanitario….Tutta questa solidarietà non è mai mostrata verso i 10 milioni di italiani in povertà assoluta..strane discriminazioni…Ci racconteranno che si tratta di pochi casi isolati..


Gli indagati Giuseppe Sera e Caterina Spanò sono accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Attraverso le convenzioni con la Protezione civile e il ministero degli Interni, la società Le Rasole riceveva soldi pubblici che finivano nelle casse della General Service
Ricavi ottenuti gestendo un centro di accoglienza per migranti indirizzati, con un giro di false fatturazioni, a una “holding di fatto” riconducibile a due persone. Per questo la Guardia di finanza di Reggio Calabria ha sequestrato beni per oltre un milione e mezzo di euro nell’ambito di un’indagine per truffa aggravata ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Su richiesta del procuratore vicario Gaetano Paci, dell’aggiunto Gerardo Dominijanni e dei sostituti Massimo Baraldo e Stefano Musolino, il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso un decreto di sequestro preventivo delle quote di due società, la Ma.Co. Costruzioni e la cooperativa sociale Le Rasole che aveva gestito fino al 2013 un centro di accoglienza per migranti e richiedenti asilo a Rogliano in provincia di Cosenza. Gli uomini dei colonnelli Flavio Urbani e Agostino Brigante hanno sequestrato anche due immobili a Reggio Calabria. Con lo stesso provvedimento, la Procura ha disposto il sequestro “per equivalente” anche dei beni che costituiscono il profitto dei reati tributari per oltre 440mila euro.
 
Complessivamente sono 17 gli indagati nell’inchiesta, partita da un’indagine che il Nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle stava conducendo sui reati fallimentari e fiscali che hanno riguardato due società, I Picari e Termoidea.
 
Gli accertamenti, attraverso una puntuale ricostruzione documentale e dei flussi finanziari, hanno consentito agli investigatori di scoprire l’esistenza di una società di fatto riconducibile a due degli indagati, Giuseppe Sera e Caterina SpanòQuesti ultimi, secondo gli inquirenti, anche attraverso l’interposizione fittizia di terzi soggetti, hanno posto in essere operazioni societarie e immobiliari con chiare finalità fraudolente. Operazioni che hanno riguardato, per esempio, l’effettuazione di spese personali (per oltre 150mila euro) attraverso carte di credito intestate a società fallite, contratti simulati di immobili, contratti di affitto di rami d’azienda che prevedevano la cessione di tutti i beni della Termoidea in favore della General Service. Ma anche l’indebita appropriazione degli incassi di questa società per un importo superiore a 425mila euro utilizzati poi per l’acquisto di immobili. Soldi questi che in gran parte (quasi 400mila euro) provenivano in realtà dalla società cooperativa Le Rasole, rappresentata da Daniela Ferrari, che aveva gestito fino al 2013 il centro di accoglienza per migranti e richiedenti asilo di Rogliano.
 
Il giochetto era semplice: attraverso le convenzioni con la Protezione civile della Calabria e il ministero degli Interni, la società Le Rasole aveva disponibilità di soldi pubblici che doveva spendere per la gestione dei migranti. Con false fatturazioni, relative a lavori di manutenzione e ristrutturazione degli edifici presso cui erano ospitati i migranti (di fatto mai eseguiti), circa 353mila euro finivano nelle casse della General Service.
 
Come se non bastasse, gli amministratori della cooperativa hanno falsamente attestato agli enti pubblici l’idoneità della struttura ricettiva per il ricovero dei migranti. Ecco quindi che i 300 posti letto dichiarati, in realtà erano 155 effettivi e la disponibilità di due strutture alberghiere, di fatto era una sola con il risultato che Le Rasole avrebbe percepito indebitamente quasi 210mila euro.
 
“L’attività di accoglienza degli immigrati, sovvenzionata dalla prefettura di Cosenza, – è scritto nel decreto di sequestro – ha garantito, difatti, agli indagati grossi introiti che sono stati indirizzati alle società di quella che, correttamente, viene definita come la holding di fatto Sera-Spanò. Ciò è avvenuto, in specie, mediante un sofisticato sistema di fatturazioni per operazioni inesistenti”.
 
La cooperativa Le Rasole, infatti, partecipava ai bandi del 18 febbraio 2011 e del 13 aprile 2011 per la gestione dell’emergenza migranti, “stipulando poi – ricordano i magistrati – due convenzioni con il ‘Settore Protezione civile del Dipartimento Presidente della Giunta Regionale della Calabria’ che le facevano incassare, nel tempo, ben 3milioni 266mila euro. Il denaro così guadagnato veniva, poi, disperso tra le varie società del gruppo Sera-Spanò e, successivamente, diveniva oggetto di appropriazione da parte degli indagati”.
I migranti dovevano essere ospitati in due strutture, “La Calavrisella” a Rogliano e il “Mediterraneo Park Hotel” a Sant’Eufemia d’Aspromonte. In quest’ultimo residence dovevano però essere eseguiti lavori di ristrutturazione. Ma “dalle indagini – scrivono sempre i magistrati – emerge come questi siano stati fatturati e pagati, ma non eseguiti”. di Lucio Musolino | 15 febbraio 2018

DOPO ANNI UN MILIONE E 500.000 PERSONE IN PIAZZA AD ATENE

macedonia è GreciaVoice of Europe:”in Grecia 60.000 migranti afghani ricevono tutti i mesi 400 euro dall’UE.” L’UE prima devasta la Grecia con la Troika, e poi elargisce aiuti ai migranti. Ora vi chiedo: se esplode una guerra tra greci e migranti, chi è il mandante morale?

DOPO ANNI UN MILIONE E 500.000 PERSONE IN PIAZZA AD ATENE
 
Da Piazza Syntagma (Costituzione) di Atene si è levata la protesta contro TUTTI i partiti e il governo che vogliono riconoscere Skopje con il nome Macedonia per facilitarne l’entrata nella NATO e nella UE!
 
Contro iI Memorandum, la Troika, l’Unione Europea e gli USA…
 
Il popolo gridava: “Indipendenza Nazionale, Sovranita’ Nazionale, Liberta’ e Democrazia…
 
Oratore principale il simbolo della Resistenza Greca Mikis Theodorakis, che la sera prima aveva subito un attacco alla sua abitazione da parte di gruppi tsiprini, con scritte che accusavano i promotori della manifestazione di essere dei ‘sinistroidi fascisti’.
Grazie a Nikos per foto e info in diretta

La UE impone una legislazione antisindacale alla Grecia

tsipras sirizala Ue è democrazia e benessere, è diritti e libertà. Guai stare dalla parte del popolo, le sinistre lo sanno bene ed obbediscono.

Mentre in Italia ci si affanna per la campagna elettorale e si cercano improbabili mandanti morali di gesti da psichiatria criminale, CounterPunch ci ricorda che in Grecia il governo di Syriza, obbediente all’Unione Europea, sta portando avanti la distruzione dei diritti dei lavoratori. I provvedimenti di limitazione del diritto di sciopero (di cui abbiamo già parlato recentemente) imposti da entità esterne durante un periodo di crisi, sono un fatto gravissimo, ma sono esattamente in linea con i provvedimenti da sempre voluti dalle istituzioni europee.
Seguendo le istruzioni della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, lunedì 15 gennaio il governo greco è riuscito a fare approvare la legislazione più antisindacale d’Europa.
La mossa è stata richiesta, assieme ad altre misure draconiane, come condizione per l’ultima tranche di quello che viene definito il “salvataggio” [bailout, NdT] della Grecia, ma che in realtà è solo il salvataggio delle istituzioni finanziarie europee, che hanno incautamente spinto i greci a indebitarsi.
 
Il punto fondamentale richiesto dal governo di Syriza era che le azioni sindacali dovessero essere approvate con il voto favorevole di almeno la metà più uno del numero totale dei membri dei sindacati nel luogo di lavoro [mentre prima la soglia era di un terzo, NdT], e a prescindere dall’effettiva partecipazione al voto. Questo provvedimento è ancora peggiore di quelli previsti dall’accordo sindacale Trade Union Act entrato in vigore nel Regno Unito nel marzo 2016.
Sorprendentemente (o forse no) il Trade Union Congress [la federazione sindacale britannica, NdT] non ha speso una sola parola su tutto questo, mentre continua a spargere allarmismo sugli effetti che la Brexit dovrebbe avere sui diritti dei lavoratori. Mentre il Trade Union Congress continua con le sue chiacchiere, l’Unione Europea sta stringendo le viti sul più basilare di tutti i diritti dei lavoratori, il diritto di sciopero, e sta usando la Grecia come banco di prova per le politiche che vorrebbe attuare in tutti i paesi membri.
Senza il diritto di intraprendere azioni di sciopero, i lavoratori non hanno alcuna protezione tranne quella del tribunale, e i tribunali dei capitalisti tendono decisamente a favorire gli imprenditori.
La Corte Europea di Giustizia ha decretato (nel caso Laval, 18 dicembre 2007) che gli imprenditori hanno il diritto di importare lavoratori da paesi UE a basso salario verso paesi UE ad alto salario, pagandogli il salario del più economico dei due paesi, indipendentemente da qualsiasi accordo di contrattazione collettiva presente nel paese a salari maggiori. Ha decretato inoltre (nel caso Viking, 11 dicembre 2007) l’illegalità di qualsiasi politica industriale tesa a impedire l’esternalizzazione verso i paesi a basso costo.
 
Nel caso Alamo-Herron (18 luglio 2013), in cui alcuni membri del sindacato Unison erano stati trasferiti fuori dalle amministrazioni locali, ha decretato che indipendentemente da ciò che dicesse il loro contratto, i benefici contrattati collettivamente a favore dei lavoratori degli enti locali potevano essere ignorati dai loro nuovi datori di lavoro. “Questo caso è un attacco spaventoso alla contrattazione collettiva ed è almeno altrettanto grave dei casi Laval e Viking”, ha scritto John Hendy, il celebre avvocato del lavoro britannico.
Hendy ha poi aggiunto che “la UE è diventata un disastro per i diritti collettivi dei lavoratori e dei loro sindacati”.
Come abbiamo già detto, organizzazioni sindacali forti sostenute da efficaci politiche industriali quando necessarie sono l’unico modo per garantire e difendere i progressi sui posti di lavoro. La UE si limita a mormorare sui “diritti”, e nel frattempo aggredisce alla base e con determinazione le organizzazioni dei lavoratori.
 
Non una sola riga del Trade Union Act introdotto dal governo Cameron, o ancora peggio della White Paper che l’ha preceduta, era contraria alla legge della UE. Prima la Gran Bretagna esce dalla UE, meglio sarà per i membri delle organizzazioni sindacali (sebbene alcuni cosiddetti leader dispiaccia essere cacciati fuori dal ricco treno di Bruxelles). Almeno poi potremmo vedercela direttamente coi nostri imprenditori.
di Henry Tougha – febbraio 6, 2018 – di Will Podmore, 02 febbraio 2018

Asimmetrie

 

articolo sul futuro dell’Italia attraverso i fratelli greci, corredato da molte immagini che per motivi di spazio toglierò qui, lasciando la descrizione per comprendere cosa ritraeva e se interessati si possono visionare al link in fondo. L’immagine a fianco Asta di immobili. Atene, novembre 2017 (stampa greca)

Bravo kompagno TOriginal File Name: 2017120657.jpgsipras, dalla parte del popolo contro le banche sfratta LA SUA GENTE. Però accoglie tanti “profughi” tanto delle sorti dei greci dopo che hanno fatto la cosa giusta votando il solito GIUDA non importa nulla a nessuno. Ma non è stata strumentalizzazione no eh.. Già, la troika, quella BRAVA E BUONA CHE FA GLI INTERESSI DELLE GENTI E POPOLI EUROPEI, NARRANO le sinistre che sono politically correct e tanto tanto solidali ed antipopuliste.
 
Asimmetrie
Panagiotis Grigioriou ha partecipato il 2 e 3 dicembre al convegno organizzato a Montesilvano (PE) da Asimmetrie e, viaggiando, per mare dalla Grecia, ha potuto notare quanto l’Italia sia ancora – fortunatamente – ad uno stadio precedente di distruzione rispetto al suo paese. In altri articoli pubblicati nel mese di novembre, era stata descritta, tra le altre cose, la condizione disperata anche di chi lavora, in Grecia, ridotto spesso in povertà da stipendi da fame, o addirittura bloccato da datori di lavoro che non pagano del tutto (inchiesta di Der Spiegel tradotta da Vocidallestero).
Oggi i greci vedono sempre più spesso le proprie case messe all’asta ed acquistate per frazioni del loro valore da fondi esteri, in quella che, secondo Panagiotis, è la Fase II dell’azione distruttrice della Troika, finalizzata a spogliare i cittadini ellenici di tutte le loro proprietà (sia private che pubbliche) in modo da favorire il disfacimento dell’idea stessa di Grecia indipendente. Processo, questo, che viene posto in essere dalla geopolitica mondiale anche attraverso la forzata conclusione di accordi sull’altra grande vittima dell’euro-austerità bancaria, ovvero Cipro, da trasformare in un protettorato dalle istituzioni inutili e quindi sotto tutela. E allora diventa chiaro che l’austerità, l’euro, la Troika etc non erano “meri” meccanismi di dominazione economica, ma dissimulavano finalità ancora più ampie, di mutamento del quadro geopolitico del mediterraneo, e quindi europeo.
Alberto Bagnai (a sinistra) e Panagiotis Grigoriou, simposio A-Simmetrie. Italia, Pescara 3 Dicembre 2017
Piogge e venti. Un tempo credevamo di prepararci per il Natale. La scorsa settimana, gli amministratori coloniali della troika erano al loro consueto quartier generale ad Atene, l’hotel Hilton, per ricevere i ministri locali. Erano qui principalmente per monitorare l’esatta continuazione del programma di distruzione delle loro prede. Il 2018 sarà l’anno in cui il processo di de-ellenizzazione dell’economia, (e) che passa attraverso il sequestro della proprietà privata e pubblica dei Greci, accellererà. I para-ministri di Tsipras sorridono sempre davanti alle telecamere, e i greci li odiano. Sì, l’odio, come dire, la scomparsa assoluta del gesto politico.
Asta di beni dopo il sequestro. Tribunale di Atene, Novembre 2017 (stampa greca)
 
Le aste, ora elettroniche, dei beni immobiliari sequestrate dalle banche e dalle “autorità fiscali greche” hanno soddisfatto una richiesta … storica e insistente della Troika. I media hanno riferito che più di 18.000 immobili saranno liquidati, solo per la prima tranche. Va notato che coloro che perdono le loro proprietà (di solito, appartamenti e case, loro residenze primarie), non hanno il diritto di “riscattarle” al 5% del loro valore (attraverso un accordo con “loro” banche), come nemmeno possono farlo gli altri cittadini greci.
E questo perché gli acquirenti (quelli ammessi a “comprare” le attività al 5% del loro valore), provengono esclusivamente da quei famosi fondi di diritto estero, o in alcuni casi dai loro associati greci, selezionati uno per uno.
In effetti, tutto fa pensare che 2018 sarà l’anno in cui il processo de-ellenizzazione dell’economia (sequestro di beni privati e pubblici greci compreso), accelererà. I beni pubblici e privati gradualmente passeranno nelle mani dei nuovi proprietari del paese. Si colpisce così la spina dorsale economica, simbolica trave portante della società greca, poiché perdere la proprietà della casa in un paese dove lo stato non è (giustamente) storicamente considerato l’ultimo protettore, perdere il tetto è come perdere la propria stessa famiglia. Allo stesso tempo, è proprio questo processo che renderà i lavoratori greci, schiavi dei padroni rimasti del paese, che siano i futuri padroni tedeschi o altri, a meno che il progresso dei robot non decida diversamente (e questo ) prima del previsto.
 
Le seconde case dei greci vicino alla costa e sulle isole, diventeranno col tempo le prime case dei cittadini europei in pensione, mentre le abitazioni principali dei Greci già sequestrate saranno perse per sempre. Così, e questo è già molto evidente, anche alcune attività legate al mare, al turismo, all’agricoltura ed altre sono già in procinto di passare sotto controllo straniero. Si può dire che “questo è il risultato di un fallimento globale, un debito pubblico e privato così enorme che in più è … sotto il sole bruciante della globalizzazione” ragionamento volutamente semplificato e riduttivo, perché è un elemento essenziale nella guerra psicologica e asimmetrica che la Grecia o altri paesi, popoli e società subiscono e subiranno.
Asta vendita di immobili. Atene, novembre 2017 (stampa greca)
 
Tsipras “Creatura di Frankenstein”. Quotidiano “Kathimerini”, 2 dicembre 2017
 
Quindi sappiamo che attraverso questo processo alcuni faranno bottino, così, spudoratamente fregandosene delle nostre osservazioni. Queste stesse persone stanno già godendo in qualità di consulenti, liquidatori (come la società Qualco, proprietà di Orestis cugino del Ministro delle Finanze Tsakalotos, per esempio) e dipendenti degli studi legali più specializzati, localmente impegnati in loco dagli acquirenti, in modo da … concludere il lavoro, con la partecipazione delle istituzioni greche che dovrebbero proteggere i cittadini (polizia, giustizia, notai). Va notato che la legge chiamata “Legge Katseli”, dal nome del Ministro in carica nei primi anni del memorandum, che proteggeva i sequestri delle abitazioni principali, è stata in gran parte modificata, così da diventare praticamente inefficace.
Abbiamo l’impressione che se questo “governo” non venisse rovesciato, se i cittadini non dovessero reagire … o se una guerra civile non dovesse scoppiare (immaginando uno scenario scenario terribile ed estremo) in definitiva un una certa crescita economica, come quella evocata dai nostri ministri, potrebbe alla fine concretizzarsi. Certo … la classe media greca sarà stata prima completamente distrutta, ed i Greci non beneficeranno di questo ritorno alla crescita, eccezion fatta per questa nuova “elite” in divenire, anche in parte legata alla vecchia casta di nepotismo politico-finanziario e francamente mafiosa … come novelli Efialte costantemente tornati a nuova vita..
I greci non beneficeranno di questo ritorno della crescita e degli investimenti, che alla fine accadrà, così come la proprietà pubblica e privata non sarà greca. Così, certi capitali già arrivano, per esempio, per comprare appartamenti ed edifici proposti in lotti. E questa nuova “elite”, vivrà in zone più protette, lontano da plebei … e migranti, come negli altri paesi nelle Americhe e in Asia, e in modo che possiamo persino scommettere che l’economia della colonia finirà per generare ripetuti “surplus”. Come Racine probabilmente avrebbe detto a suo tempo: “E, per renderci felici, perderà per strada i miserabili” è un metodo anche questo….
 
Tsipras virtuoso della capriola, premiato a Parigi. Quotidiano “Kathimerini”,novembre 2017
 
Residenti di Mandra, arrabbiati contro Rena Dourou. Consiglio regionale, Atene, novembre 2017 (stampa greca)
 
La desolazione a Mandra dopo le inondazioni. Novembre 2017 (stampa greca)
E ancora, [la necessità di una] una rinegoziazione del debito greco diventerà senza dubbio finalmente chiara ai nuovi padroni del paese, come un modo per favorire il riavvio dell’economia greca, a spese dei cittadini degli altri paesi della disastrosa Unione europea, visto che dal 2012, le banche private francesi e tedesche sono state salvate … dal debito greco (tale è stato, sin dalle origini, lo scopo del “gioco”, non certo il “salvataggio della Grecia” , come confermato anche dalle recenti dichiarazioni di un certo Jeroen Dijsselbloem).
Questa nuova situazione è già abbastanza consolidata, i salari sono un quarto rispetto a quelli di prima del 2010, i contratti collettivi sono stati aboliti, e dalla scorsa settimana, gli amministratori coloniali della Troika allargata hanno ottenuto (tra le altre misure, incluso il raddoppio dell’importo delle ammende relative alle infrazioni al codice della strada) … dai burattini di Tsipras una notevole limitazione del diritto dei lavoratori allo sciopero, cambiando infine il processo decisionale all’interno delle aziende e, rendendo illegale ogni sciopero iniziato solo dai sindacati di settore, e non dai sindacati aziendali, caso per caso.
I greci hanno già capito che “loro” confederazioni sindacali hanno svolto lo stesso sociale ruolo della  valvola in una pentola a pressione, soprattutto nei primi anni dell’Occupazione (della troïka). Questo, dopo aver organizzato tra il 2010 e il 2013, molti scioperi ed eventi i più disparati, di solito divisi, come previsto, nascosti dietro un linguaggio vetero-rivoluzionario. Questi “sindacati”, tra l’altro finanziati anche dai fondi UE, ora possono scomparire, avendo compiuto la missione assegnata, poiché in realtà più di trenta anni di riformismo, e le recenti manifestazioni di un giorno ad Atene e Salonicco non cambieranno più la situazione.
 
“Il Parlamento – WC”. Quotidiano “Kathimerini”, dicembre 2017
 
Dibattito sul futuro di Cipro e la Grecia. Atene, 29 novembre 2017
 
Dibattito Dimitris Belandís (a sinistra) e Dimitris KONSTANTAKOPOULOS. Atene, 29 novembre 2017
E proprio quando … le manifestazioni stavano finendo, dopo coloro che manifestavano la loro rabbia in aula dopo il sequestro e la vendita all’asta delle loro proprietà, sono arrivati anche gli abitanti di Mandra che (dopo le inondazioni subite lo scorso novembre), hanno fatto irruzione nella sessione plenaria del Consiglio regionale sotto la presidenza della molto Syrizista Rena Dourou; le discussioni si sono vivacizzate di nuovo.
E per renderci felici, ci rimetterà il miserabile … e con esso il suo paese. In Grecia, regna un’atmosfera di rabbia sorda e di odio, così come di disperazione. A questo contesto, si aggiunge il triste teatro delle ombre degli eventi regionali e internazionali, che noi ora vediamo chiaramente.
 In un dibattito pubblico in cui sono stato di recente ad Atene, si è parlato della messa in  liquidazione della Repubblica di Cipro, come richiesto dalla potenze marittime (Stati Uniti e Gran Bretagna, con la gentile collaborazione delle Nazioni Unite e l’UE). Un processo (quasi) senza precedenti, già trattato qui su questo blog nel mese di dicembre 2016 (tre articoli dedicati alla pseudo-pacificazione di Cipro attraverso “negoziati” a Ginevra nel dicembre 2016-gennaio 2017).
 
L’attualità di questo dibattito è nasce dalla recente pubblicazione dell’analisi dell’esperto di  geopolitica e giornalista Dimitris KONSTANTAKOPOULOS, su questo argomento. Tra i partecipanti a questo dibattito, Dimitris Belandís, giurista, avvocato, che si dimise dal Comitato centrale SYRIZA nel luglio del 2015, ha sottolineato la totale incostituzionalità degli accordi che si realizzano sotto i nostri occhi, così come le palesi violazioni della Carta delle Nazioni Unite, e questo è solo l’inizio.
 
Filo spinato al porto di Patrasso. Dicembre 2017
 
Autorità Portuale e la bandiera greca. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
Trasporti … pacifici. Porto di Patrasso, dicembre 2017
Ricordiamo rapidamente che il putsch (di cui nessuno parla) è in pieno svolgimento (dal 2016), e mira a porre fine alla esistenza della Repubblica di Cipro, con il pretesto di trovare una “soluzione” per problema cipriota.
Si tratta senza dubbio del ‘piano Annan’ (ONU 2004) appena rimaneggiato, ricordando anche che la sovrarappresentazione politica della popolazione turco-cipriota rispetto al suo peso demografico (18% prima dell’invasione dell’esercito turco nel 1974 e della conseguente occupazione della parte nord dell’isola), nell’ambito del piano Annan, è stata uno dei motivi del rifiuto da parte dei greco-ciprioti nel referendum del 2004.
 
Se realizzato, questo piano creerà un’entità piuttosto strana, una teratogenesi in più, come nessun altro stato al mondo (ad eccezione probabilmente della Bosnia o di Timor Est). Il piano prevede la creazione (in un’isola relativamente piccola) di vari parlamenti e senati, con un sistema di veti incrociati e [prevedibilmente] continui, che garantirà posti di lavoro a migliaia di avvocati e, allo stesso tempo  impedirà al nuovo Stato di funzionare’.
Il nuovo stato non avrà un proprio esercito, ma una sorta di polizia internazionale per mantenere l’ordine tra gli abitanti. Il progetto costituisce una grave violazione di tutte le disposizioni in materia contenute nella Carta delle Nazioni Unite, nel diritto europeo, internazionale e costituzionale. Questo mostro giuridico trae la sua legittimità … dalla sua stessa logica, la quale pretende di risolvere il conflitto tra la maggioranza e la minoranza a Cipro trasformando uno stato indipendente, sovrano e democratico, in una sorta di protettorato postmoderno.
Gli esecutori, Alexis Tsipras e soprattutto Nicos Anastasiades (Presidente di Cipro) dal gennaio 2017 sono “fortemente incoraggiati” a firmare l’accordo. Quanto a Cipro, ci sono già molte reazioni che rifiutano questa “confederazione”, per cui il colpo di stato consiste nel dotare questo primo accordo (che non è stato ancora raggiunto) di un valore legale (che il Presidente Anastasiadis non può fornire, perché l’accordo sancisce la dissoluzione dello Stato del quale è Presidente), il tutto evitando e bypassando il necessario svolgimento di un referendum a Cipro.
 
 Rifornimento. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
 Camion ispezionato alla ricerca dei migranti. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
Guidatore in guardia al proprio camion. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
Salvo che Cipro e Grecia sono i due paesi maggiormente colpiti dalla Troika, la gente è stanca, la psiche sufficientemente “modellata” dall’ingegneria sociale, accelerata da quando c’è l’austerità … come regime politico. Il libro di KONSTANTAKOPOULOS porta il dibattito verso l’evidenza, quella che, ovviamente, i greci riconoscono verso la quale, tuttavia, sono impotenti: Nei programmi la Troika, è presente [anche] un implacabile ordine del giorno geopolitico.
 
Ed è proprio su questo aspetto della realtà che Dimitris Belandís ha anche illustrato, di sfuggita, le sue idee politiche: “SYRIZA, non è sinistra” è vero, ma ora è anche poco rilevante, se non insignificante, smitizzare il contenuto politico di SYRIZA, di Tsipras e di Nuova democrazia di Mitsotakis, siamo oltre … se non… siamo già spariti.
Ciò che la sinistra (prima che la società greca) non ha compreso (o non ha voluto capire) è che non si trattava solo di un finanziarismo e di un’austerità neoliberista (o ordoliberale), che era ed è sempre stato chiaro fin dall’inizio. Si deve notare che la cosiddetta austerità imposta alla Grecia l’ha privata del 27% del PIL in sette anni (più della quota del PIL francese persa durante la prima guerra mondiale, per esempio), e che lo stesso massacro non è stato imposto ad altri paesi sottoposti al regime della troïka, come il Portogallo.
 
Questo indebolimento completo della Grecia (popolazione, ricchezza, istituzioni, cultura, demografia, reattività come possibilità di rinnovamento della classe politica in modo democratico), non è un mero “effetto neoliberista,” perché dopo otto anni di totalitarismo ora si privano i greci del nocciolo duro della loro sovranità, nell’istante in cui li si priva della loro proprietà pubblica e privata e, in ultima analisi, della loro democrazia. Il progetto attacca ora, l’indipendenza stessa della Grecia (dal 1830) e di Cipro (dal 1960), che non è mai stata pienamente accettata dalle potenze occidentali “gerenti” del Mar Mediterraneo (Regno Unito e Stati Uniti), è che, secondo loro, dovrebbe ora scomparire del tutto.
Patrasso e la prima neve sulle montagne. Dicembre 2017
 
Nei pressi di Atene, passato abbellito. Fine novembre 2017
 
Mare Adriatico. Dicembre 2017
 
Questa è la vera agenda geopolitica dell’austerità, e non è solo una questione di lotta di classe, ahimè. Questo è particolarmente vero in quanto le attuali élite geopolitiche della globalizzazione finanziarista è essenzialmente un’elite del caos, e non della stabilità, anche in Europa. Gli ultimi accordi conclusi tra il burattino Tsipras e gli Stati Uniti sul rafforzamento accelerato del ruolo delle basi militari degli Stati Uniti a Creta (e presto nel nord della Grecia), comprese le potenziali armi nucleari che vi saranno installate (per non parlare degli accordi tenuti segreti anche ai membri cosmetici del “Parlamento” greco, così come a noi), non lasciano presagire niente di pacifico in un futuro che, stando ai fatti, sembra imminente.
Ed eccoci alla fine di un processo e, pure, all’inizio di un altro, in un contesto di guerra asimmetrica, non dichiarata, larvata e prossima a venire, che coinvolge le potenze marittime occidentali, l’Iran, la Russia e la Cina. Meglio si comprende, allora, la tattica Tsipras (e di Tsipras) è proprio di mettere la Grecia nella Fase II del programma di annientamento, dopo la fase-I realizzata tra il 2010 (inizialmente dal fantoccio Papandreou) ed il 2015. Giova ricordare che l’arrivo al potere di SYRIZA fu grazie al proposito di porre fine ai memoranda, attraverso l’idea generale “di restituire la dignità, far tornare la speranza far vincere la democrazia.” Poveri cittadini.
Lo choc fu enorme come previsto, e il lutto non finisce mai. Poiché il crimine del secolo è stato commesso dai truffatori Syrizisti (tale è sicuramente il pensiero della maggioranza dei greci), i cittadini così pesantemente ingannati sono sospettosi di tutto il “loro” personale politico e dei media. Il clima diventa più inquinato che mai, i servizi segreti (e quelli meno segreti) delle potenze straniere controllano i media, e anche alcuni baroni della politica di nepotismo locale come dell’economia, tra cui SYRIZA e il suo alleato dei “Greci Indipendenti” oggi nuovi campioni in questo campo. Nel frattempo, il burattino Mitsotakis sa che il suo tempo scatterà un minuto dopo il momento in cui Washington, Berlino e Bruxelles giudicheranno che il pupazzo Tsipras non sarà più utilizzabile.
Recentemente (due settimane fa), uno scandalo politico-finanziario e diplomatico è scoppiato quando si è appreso che alcune attrezzature militari (munizioni), era in procinto di essere vendute dalla Grecia all’Arabia Saudita. In seguito, un certo Papadopoulos (sconosciuto al grande pubblico), e vicino al ministro della difesa (leader del partito alleato di Syriza di “Greci Indipendenti”) Kammenos, si è presentato come il presunto intermediario (ben pagato per i suoi servizi). In base a come il caso è stato presentato dai media, Papadopoulos avrebbe imbrogliato sul suo incarico, e la vendita è stata infine congelata e poi annullata, considerando anche (per le apparenze), la guerra che l’Arabia Saudita conduce in Yemen.
 
Protesta e sgomento per il sequestro della casa. Atene, novembre 2017 (stampa greca)
 
Una certa stampa di oggi. Atene, dicembre 2017
 
Guardando le vetrine. Atene, novembre 2017
 
Intanto, l’”opposizione” (Nuova Democrazia) e sostanzialmente il clan Mitsotakis, ha presentato al “Parlamento” dei documenti compromettenti, classificati ancora come riservati, [secondo cui] i servizi segreti greci (?) e di altri paesi sarebbero coinvolti … nel caso, che può quindi rivelarsi un imbroglio [ndt: in italiano nel testo] totale. A meno che non ci siano altri casi pendenti, più gravi e dei quali è meglio che i greci non sappiano nulla… probabilmente per metterli davanti a un nuovo fatto compiuto.
 
Le nostre acque sono agitate e salmastre. Questo è anche il motivo per cui l’associazione (Think Tank) “a/Simmetrie” mi ha fatto l’onore di invitarmi in qualità di relatore al simposio che ha appena organizzato con il patrocinio dell’Università degli Studi di Abruzzo, con sede a Pescara, svoltasi il 2 e 3 dicembre, sotto il titolo “Euro, Mercati e Democrazia. Più Italia: la globalizzazione e l’austerità – quale ruolo per l’Italia?”. Voglio ringraziare anche pubblicamente “A / Simmetrie”, il suo iniziatore, professore di economia presso l’Università di Pescara Alberto Bagnai e l’Università di Abruzzo per l’invito, ed anche per la gestione materiale del mio viaggio, senza la quale sarebbe stato impossibile partecipare.
E parlo di viaggio e non di spostamento perché la particolarità è stata di effettuarlo su strada (800 km Andata e Ritorno tra Atene e Pescara) e in barca da Patrasso ad Ancona, abbandonando volontariamente . .. il sacrosanto aereo, solitamente usato in tali viaggi. Questo viaggio così strutturato, mi ha dato l’opportunità di vedere certe cose e di sentire che si dice della Grecia; viaggiare in Italia (e non solo) rimane un viaggio nel tempo nella geopolitica della crisi. L’Italia e la Grecia non si trovano nello stesso punto del ciclo con le loro rispettive situazioni, questo è evidente.
 
Prof. Alberto Bagnai. Pescara, il dicembre 2017
Dibattito sull’austerità. Pescara, 3 dic 2017
 
… Copie del passato e del presente. libreria di Atene, novembre 2017
Ouzo novembrino. Cortili impreziositi del passato in Attica
 
Questi viaggi lasciano anche la porta socchiusa per vedere qualche delitto della nostra modernità (che gli aerei e gli aeroporti, asettici, non consentono), come, ad esempio, nel porto di Patrasso quando si osservano “dal vivo”, i disperati tentativi dei migranti per nascondersi tra gli assi dei camion carichi. Gli autisti vigilano ansiosi sui loro mezzi, agenti di polizia e guardie di sicurezza fanno il loro lavoro…, anche i contrabbandieri dovrebbero essere lì da qualche parte. Viaggiare su strada è anche un modo di vedere, infine, come le autostrade italiane sono sempre così trafficate, mentre quelle in Grecia sono vuote dal 2010. Poi, in Italia la preparazione al Natale, le pubblicità e l’atmosfera ricordano la Grecia degli anni prima della crisi, alcune pubblicità italiane sarebbero da tempo impresentabili … per i greci.
 
Nel corso della conferenza, sono stato intervistato dal professor Alberto Bagnai per il suo pubblico, informato e curioso degli affari greci, sulla situazione del paese, e ho insistito su alcuni fatti ormai evidenti, poiché inerenti la fase I, ed altri relativi alla fase II del “caso greco”.
Ho insistito soprattutto sul calendario specifico dell’austerità, purtroppo ben nascosto nell’agenda geopolitica, e sulla neutralizzazione (e canalizzazione) delle reazioni popolari contro l’uccisione della democrazia, avvenuta ad esempio, facendo adottare al “Parlamento” il testo del memorandum Tsipras (agosto 2015), lungo 7.500 pagine, ed imposto dalla Troika. Un testo, va specificato, redatto in inglese e tradotto solo in parte in greco da un traduttore automatico, ma che colpisce quasi tutti i settori di attività, la democrazia, i diritti umani, come la vita dei Greci che i parlamentari, certamente, non hanno letto. “In ogni caso, non c’era umanamente il tempo per leggerlo,” hanno dichiarato alla stampa nel 2015 alcuni ministri Syrizisti.
 
Tornato in paese, il nord dell’isola di Corfù, dicembre 2017
Ritorno al paese. Igoumenitsa, nord-ovest della Grecia. Dicembre 2017
 
Le asimmetrie economiche che, prima o poi si dimostrano paraventi per le asimmetrie geopolitiche, e portando il ragionamento fino in fondo, ho mostrato che in ultima analisi, il popolo greco sta subendo una forma di aggressione simile ad una guerra asimmetrica. Così e francamente [è emerso] il timore degli amici italiani (per lo meno quelli i cui occhi e orecchie sono già aperti), che il loro paese possa “accettare” un futuro sotto la troïka, aumentando così il dosaggio di austerità che il paese di Garibaldi ha già subito. Certamente la geopolitica riguardante l’Italia non è paragonabile a quella della Grecia o di Cipro, salvo che il ragionamento (irrazionale) di base (austerità metademocrazia, sottomissione) sembra immutabile, a prescindere dei paesi interessati.
Al termine del processo, di cui l’euro è un caposaldo, c’è la morte della democrazia, la morte di ogni governo dell’economia di un determinato territorio da parte dei suoi cittadini, ed è la fine di qualsiasi controllo del proprio tempo (cioè del futuro) e, quindi, la sconfitta di ogni speranza, almeno di rompere l’intero guscio … (europeista). Ecco perché io non credo in “un’altra Europa possibile,” e ancora meno in “Plan-B”, triste a dirsi, forse, difficile da ammettere, ma è così.
Animali senza padrone Italia. Pescara, dicembre 2017
 
Se non altro, il viaggio è stato per me l’occasione di uscire dal quadro psico-letale della Grecia moderna e non è poco, allora, poter vedere, come si suol dire, un po’ di mondo, prima che sparisca del tutto.
 
Gli ultimi giorni di bel tempo nel mese di novembre e del suo ouzo [da bere] sulle spiagge di Atene sono lontani, e tornando a casa, ho trovato il nostro appartamento disperatamente freddo, perché senza riscaldamento dal 2012, ed i nostri animali, che vicini avevano curato durante la nostra … osservazione partecipativa [ndt: tecnica di analisi sociale, che prevede che l’osservatore stia dentro il sistema oggetto di osservazione e partecipi alla sua vita] in Italia.
 
Poi pioggia e vento. Nei tempi andati ci si preparava anche al Natale, solo che ogni illusione conosce prima o poi la sua fine. Tornando in Grecia, ci si sente come impantanati in una melassa che ostacola ogni riflessione, che avvelena la più piccola felicità quotidiana, e rende allo stesso tempo, ogni visione degli esseri umani e dei paesaggi, come oscurata da un velo di lutto.
 
Tuttavia, ho potuto raccontare al nostro Mimi e soprattutto al nostro piccolo Hermes, detto il Trismegisto (ha già … quattro mesi), che anche in Italia, a volte, ci sono animali senza padrone. Geopolitica o no … Missione compiuta. Ritorno a casa e ritornano anche le difficoltà per l’inverno! Povero blog … nell’esatto splendore della sua sopravvivenza …
 
Hermes ritrovato. Dicembre 2017
Articolo originale QUI
Sul sito www.asimmetrie.org saranno a breve disponibili i video integrali degli interventi dei vari oratori, tra cui quello di Panagiotis Grigoriou.
 
Traduzione a cura di FRANZ-CVM – sul mio blog è disponibile un “frasario essenzialedel convegno citato.
Resoconti più istituzionali dei lavori sono disponibili su questo stesso sito da parte di Fabio Conditi e su Intellettuale Dissidente da parte di Guido Rossi.
 
13 dicembre 2017 DI PANAGIOTIS GRIGORIOU greekcrisis.fr

“HA FAVORITO LE BANCHE”: FINALMENTE INDAGATO MARIO MONTI, IL TRADITORE DEL POPOLO ITALIANO!

 
Monti indagato
ma no, il tecnico favorisce le banche? E che sarà mai, se ci ha indebitato estorcendo sempre più tasse? Il vero pericolo sono i “fascisti” e le loro “Inaudite violenze” (leggere un volantino e manifestare contro due testate giornalistiche) E’ un governo bella-ciao, vuoi che non faccia gli interessi delle masse? (ah già sarebbe da populisti)

Il governo di Mario Monti e due ex ministri dell’Economia sono sotto inchiesta.
L’operazione derivati traMorgan Stanley e il Tesoro chiusa tra il 2011 e il 2012 avrebbe provocato danni erariali per circa 4 miliardi di euro. La procura regionale del Lazio della Corte dei conti, dopo aver terminato la fase istruttoria, ha presentato alla banca Usa e ad alcuni ex dirigenti del Tesoro quello che in gergo si chiama l’invito a dedurre. Tra i nomi interessati dalla procedura ci sono Maria Cannata, attuale direttore del Debito, il suo predecessoreVincenzo La Via,Domenico Siniscalco, direttore generale del Tesoro poi passato proprio a Morgan Stanley e Vittorio Grilli, anche lui ex direttore generale del Tesoro. Siniscalco e Grilli sono poi diventati ministri dell’Economia.
 
In piena tempesta spread – L’istruttoria è stata avvita dalla Corte dei conti all’inizio del 2016. A far scattare la macchina della magistratura è stata la procedura che ha consentito a Morgan Stanley di chiudere anticipatamente, dall’oggi al domani, contratti stipulati con lo Stato italiano per un valore di 3,1 miliardi. L’operazione è stata resa possibile da una clausola, che permetteva appunto alla banca di recedere dai contratti stipulati nei primi anni del 2000, nel caso in cui si fossero verificate particolari situazioni. Clausola che l’istituto di credito ha deciso di utilizzare nel pieno della crisi del 2011, che ha portato lo spread italiano ha raggiungere numeri da capogiro, ottenendo 3,1 miliardi di euro. *A questa cifra si dovrebbero poi aggiungere gli interessi, legati al costo del finanziamento che è stato aperto per coprire il buco creato, che porterebbero il totale a 4 miliardi di euro.
“Il governo favoriva le banche” – Nella relazione dei giudici si leggono accuse pesanti: i comportamenti del ministero a volte sembravano volti “unicamente e senza un valido motivo, a favorire” le banche. Si nota poi “l’anomalo collegamento tra i giudizi di rating e la formazione dei contratti di derivati, cui a volte consegue l’emersione di una situazione di conflitto d’interessi tra le società di rating e gli istituti bancari”. Sullo sfondo, il caos politico che portò alla caduta di Silvio Berlusconi e all’arrivo del governo tecnico targato Monti, con l’occhio benevolo di Ue, Bce e Fmi.
 
dicembre 1, 2017

Il cannibalismo che piace

Ad agosto gli “espropriati” ossia latifondisti bianchi “ex” coloni  “chiedono” di essere risarciti della terra non proprio loro, allo Zimbawe dove Mugabe attuò la riforma agraria. Nell’ultimo mese, coincidenza, la stampa “che sta dalla parte degli ultimi” , intensifica le accuse contro il socialista patriota Mugabe con il solito corollario di storie che si attribuiscono ai “dittatori” (quelli che non ci stanno a farsi cannibalizzare dalle companies) , genocidio, arricchimento personale (eh già, mica come i nostri landgrabbingrappresentanti europei ed occidentali che si tolgono il pane di bocca per sfamare i disoccupati ed indigenti) fino ad arrivare al modo “stravagante” di vestirsi, manco fosse reato. Ed ora che Mugabe si è dimesso ( e chissà chi c’era ad operare sul campo per sobillare le folle) quelle terre scommetto rimarranno di proprietà dei 4100 “agricoltori” stranieri.
 
Tutta la stampa sostiene che questa riforma abbia peggiorato la distribuzione delle risorse agricole, ma perché gli “agricoltori bianchi” coltivavano la terra quasi a gratis solo per il gusto di sfamare gli indigeni?? SOTTO L’ART SUL LAND GRABBING CHE STA PER CANNIBALIZZARE IL MOZAMBICO, ALTRI DETTAGLI SUL “MOVENTE” CHE HA TRASFORMATO MUGABE NEL MOSTRO per la stampa occidentale tanto tanto “filantropa”. Può essere che Robert Mugabe non sia uno stinco di santo, difficilmente chi lotta per la liberazione del proprio popolo (almeno vale solo per la storia dell’occidente??) lo abbia fatto a tavolino giocando a carte, ma scusate se non credo ad una parola delle accuse rivolte a chi la stampa su ordine del potere trasforma in mostro, ci hanno mentito troppe volte, SEMPRE.
 
Le big companies espropriano, loro scappano (quelli che hanno i soldi per farlo) ed approdano in Italia, dove li “risarciamo” (appunto, i più “ricchi” che possono permettersi un “biglietto”, quindi una esigua parte) con i nostri soldi del danno subìto. Geniale, chapeau, maledetta elite. Profitto doppio.
Mozambico: land grabbing per la carta
Un progetto colossale: trasformare vaste aree dell’Africa in piantagioni per la produzione di carta. Sembra un vecchio sogno coloniale nel cuore del Mozambico, ma è storia di oggi. Dietro c’è la portoghese “The Navigator Company” e la sua filiale locale Portucel Mozambique. Le associazioni locali sono profondamente preoccupate per gli impatti sui mezzi di sussistenza delle popolazioni locali e sulla biodiversitàIl progetto ha già creato enormi danni, con numerose famiglie di contadini forzate a cedere la propria terra o convinte a transazioni-truffa da intermediari senza scrupoli, e ora si ritrovano senza mezzi di sostentamento. Anche le restanti aree di foresta asciutta (Miombo) sono in pericolo, poiché una parte di esse sarà convertita in piantagione, mentre le restanti saranno sottoposte alla pressione di contadini rimasti senza terra, o senza foreste in cui raccogliere legna o altri prodotti.
 
Un rapporto, “A Land Grab for Pulp” (land grabbing per la cellulosa – Il rapporto in inglese (PDF), lo potete scaricare QUI ) è stato pubblicato dall’Environmental Paper Network, assieme ad associazioni del Mozambico e del Portogallo, e spiega esattamente dove si svolge l’accaparramento di terra e include testimonianze di contadini che hanno perso la terra da cui dipendono per la sussistenza, in cambio di lavoro a breve termine (come arare il proprio stesso orto, per poi essere licenziati) e ora debbono cercare terra in luoghi remoti. Il rapporto mette in dubbio se sia stata effettuata una autentica consultazione delle popolazioni sotto impatto (sulla base del principio del consenso previo e informato). Il rapporto analizza anche i rischi e gli impatti ambientali del progetto, che convertirà l’habitat forestale e la biodiversità del Miombo in piantagioni monocolturali.
17.11.2017
Zimbabwe: proprietari bianchi chiedono “giustizia e risarcimenti” per riforma agraria
Harare, 22 ago 2017 – (Agenzia Nova) – I proprietari bianchi che hanno perso i propri terreni agricoli a seguito della controversa riforma agraria lanciata nel 2000 dal presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, hanno avviato una “iniziativa legale” per ottenere “giustizia e risarcimenti”. Lo riporta il quotidiano locale “New Zimbabwe”. Gli agricoltori sono sostenuti da un gruppo sudafricano per i diritti civili, AfriForum, che ha sollevato il caso davanti alla Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc). Nella petizione presentata si legge che l’avvio del procedimento è stato già notificato al presidente Mugabe e a tre ministri del governo di Harare.
Solo la scorsa settimana, in occasione delle celebrazioni della Giornata degli eroi, il presidente Mugabe ha dichiarato che i cittadini che a seguito della riforma agraria dello Zimbabwe hanno ucciso proprietari terrieri bianchi “non dovrebbero essere processati”. “Non porteremo mai davanti alla giustizia chi ha ucciso coloro che si sono opposti alla riforma. Continuo a chiedermi perché dovremmo arrestarli”, ha affermato il capo dello Stato di Harare. Parole che non hanno mancato di scatenare un vespaio di polemiche, in particolare sui social network, dopo un periodo in cui a chiedere le dimissioni del 93enne Mugabe, intenzionato a candidarsi anche alle prossime elezioni presidenziali, era stata messa in dubbio persino da veterani del partito al potere, lo Zanu-Pf.
La riforma agraria voluta da Mugabe ebbe inizio nel 2000 con la confisca di terreni a circa 4 mila proprietari bianchi, cui era rimasto il controllo delle migliori terre coltivabili del paese anche dopo la fine del processo di decolonizzazione. In seguito, lo stesso capo dello Stato avrebbe ammesso il fallimento della riforma, che secondo gli osservatori sarebbe alla base della profonda crisi economica tuttora attraversata dallo Zimbabwe. “Credo che abbiamo dato troppi terreni alla nostra gente. Non sono in grado di gestirli”, avrebbe dichiarato Mugabe nel 2015. (Res)
estratto da un art del 2010 de Il Giornale Zimbabwe, il 40% delle terre dei bianchi agli amici di Mugabe
Gli espropri hanno favorito l’elite vicina al dittatore, beffati i neri poveri che secondo la propaganda di regime dovevano trarne vantaggio.Una «nuova elite nera di circa 2.200 persone, controlla – ha scritto l’agenzia – quasi la metà delle terre più redditizie espropriate a circa 4.100 agricoltori bianchi».  Prima del 2000, data di inizio della campagna di espropri forzosi – scrive l’agenzia – 4.500 membri della Commercial farmers’ Union, in prevalenza bianchi, e 1.500 altri agricoltori bianchi non affiliati possedevano quasi 15 milioni di ettari delle terre migliori del Paese dell’Africa australe. Dieci anni dopo, ne rimangono meno di 400.
quindi sarebbe normale che ci siano 4100 “agricoltori” bianchi in una terra che non è loro?  e difatti in un art del TIcino on line datat 24.06.2002 li chiama con il loro nome: latifondisti
Zimbabwe: riforma agraria, scade ultimatum per latifondisti
HARARE – Ancora il problema agrario in primo piano in Zimbabwe: per quasi 3.000 latifondisti bianchi scatta a mezzanotte il divieto di continuare a sfruttare la loro terra, ma molti di essi sono pronti a contravvenire all´ordine che causerebbe la perdita di tonnellate di raccolto.
L´ordine di interrompere la coltivazione dei latifondi è l´ultimo tentativo, da parte del governo del presidente Robert Mugabe, nell´annosa battaglia per ´sequestrare´ la terra ai bianchi e redistribuirla alla popolazione nera. Una mossa necessaria, secondo il governo, per riequilibrare la situazione iniqua creata durante il periodo coloniale.
Il governo di Mugabe ha emendato la legge sull´acquisizione della terra il 10 maggio, ordinando ai latifondisti proprietari di terra destinata all´esproprio di fermare qualsiasi attività entro 45 giorni. Essi dovrebbero evacuare le rispettive proprietà entro il 10 agosto.
In base alla legge, un proprietario terriero rischia fino a due anni di prigione e/o una multa se non cessa, dalla mezzanotte di oggi, ogni lavoro relativo all´azienda. Negli ultimi due anni i sostenitori di Mugabe hanno lanciato più volte violenti attacchi alle proprietà dei latifondisti facendo precipitare il paese nel caos, ma la scottante questione della redistribuzione della terra non è ancora stata risolta.
D´altra parte, obietta una portavoce dell´Unione dei proprietari terrieri, in questo modo verrebbe compromesso un raccolto di cereali, cruciale per il prossimo inverno, in un paese che già deve far fronte a una grave crisi alimentare.
un pò di coreografia, un genocidio con la collaborazione dell'”esperto” dittatore koreano
Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe dal 1987, attualmente detenuto dall’esercito, oltre che il capo di Stato più anziano del mondo (ha 93 anni), è anche uno dei più controversi. A renderlo discusso non sono però solo le violazioni dei diritti umani dei quali è accusato e lo stato pietoso nel quale ha ridotto l’economia del Paese, celebre per l’iperinflazione da Repubblica di Weimar, ma anche le colorite dichiarazioni, i lussi da satrapo e il pittoresco abbigliamento, (quando non è in giacca e cravatta, sembra un incrocio tra una star del rap e un gangster dei bassifondi). È anche per queste bizzarrie che Mugabe, pur non essendo altrettanto sanguinario, entrerà nella storia, a fianco di Bokassa e Idi Amin, come uno degli autocrati più improbabili e stravaganti che abbiano funestato l’Africa.
Ha utilizzato istruttori nordcoreani per la pulizia etnica
Nel 1983, quando Mugabe ancora era primo ministro, il governo di Harare scatenò un massacro durato anni nei confronti dei cittadini di etnia Ndebele, i discendenti degli Zulu che vivevano in quelle terre. Si calcola che i civili uccisi furono 20 mila, sterminati dalla temutissima Quinta Brigata dell’esercito dello Zimbabwe, addestrata da 106 istruttori nordcoreani dei quali Mugabe aveva chiesto appositamente l’invio all’allora dittatore nordcoreano Kim Il Sung. Altre migliaia di persone finirono nei campi di concentramento
di FRANCESCO RUSSO 15 novembre 2017, 17:12
tratto da

Alessandro Di Battista (M5S) Regalare soldi nostri alle banche private mentre l’Italia brucia

 

Pubblicato il 12 lug 2017
Loro sono politicamente corretti, non si indignano, non si scaldano, non perdono mai le staffe piuttosto (da destra a sinistra) attaccano me. Attaccano chi si oppone al “regime delle banche”. Attaccano chi fa nomi e cognomi dei responsabili. “Moderi il linguaggio deputato Di Battista” diceva la Presidente. Non ce l’ho fatta…moderati si muore! Alessandro Di Battista (M5S)

85 miliardi di euro regalati alle banche

di Giorgio Sorial

Il Governo ha messo la fiducia alla Camera sul decreto che regala 5 miliardi a Banca Intesa.
Altri 12 miliardi, poi, sono a rischio sui crediti deteriorati e i contenziosi degli istituti veneti. Un provvedimento che potenzialmente costerà alle casse dello Stato, e quindi ai cittadini, 17 miliardi di euro, accettando il ricatto di Banca Intesa che si è presa solo le parti buone di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che di fatto verranno cancellate dalla faccia della terra lasciando a casa circa 4mila lavoratori e con centinaia di migliaia di piccoli risparmiatori sul lastrico.
Ma l’operazione di oggi è solo l’ultimo di una serie di regali, composta da prestiti, garanzie, risparmi e dividendi garantiti al settore bancario, veri e propri aiuti di Stato. Il tutto, ovviamente, finanziato con i soldi degli Italiani.

Parliamo, a spanne, di almeno 85 miliardi di euro.
Questa è la cifra spaventosa che lo Stato italiano ha garantito alle banche negli ultimi sei anni.
Si comincia nel 2011, con il Governo Monti, che “presta” 4,1 miliardi di euro a MPS. Soldi pubblici spesi e il risultato finale è davanti agli occhi di tutti.

Sempre nel 2011, poi, arriva il Decreto Salva-banche, che comprendeva le garanzie dello Stato sulle obbligazioni tossiche degli istituti, per un valore di 160 miliardi. Il risultato, per il settore bancario, è di 25 miliardi di euro prodotti tra il 2011 e il 2015.
Passiamo al Governo Letta, che nella Legge di Stabilità del 2013 prevede la revisione del trattamento fiscale delle perdite sui crediti, producendo un risparmio per le banche, secondo una valutazione di Mediobanca, di 19,8 miliardi di Euro.

Nel gennaio del 2014, poi, arriva il decreto che rivaluta le quote di Bankitalia. Si passa dal valore 156mila euro a 7,5 miliardi di euro e le banche socie incassano dividendi per 1.060 miliardi, pari a circa 380 milioni all’anno.

Arriva il momento del Governo Renzi, che nel novembre del 2015 approva un altro Decreto “Salva-Banche”, che azzera quattro istituti del centro Italia, tra cui, guarda caso, Banca Etruria. L’esborso è di almeno 4 miliardi a carico del sistema bancario. Non sono fondi pubblici, ma è sempre un regalo ai banchieri. Mentre decine di migliaia di risparmiatori piangono lacrime amare.
Ad aprile 2016, poi, la riforma dell’articolo 120 del Testo unico bancario genera ricavi per il settore bancario pari a 2 miliardi di euro all’anno.

Infine, il Governo Gentiloni e i salvataggi degli ultimi giorni.
Prima i 5,4 miliardi per Mps, poi una cifra simile per le banche venete. E considerando i costi totali delle due operazioni (l’ipotesi peggiore di perdita sulle garanzie), l’esborso complessivo dello Stato potrebbe arrivare a 23 miliardi.
Il totale parla di oltre 85 miliardi regalati in varie forme alle banche.

Adesso sappiamo perché non ci sono mai soldi per i cittadini: vengono regalati alle banche.
Gli Italiani, grazie agli ultimi governi, pagano le tasse per salvare le banche.
Se però proviamo per un attimo a ignorare gli enormi guadagni garantiti al settore bancario e consideriamo solo i soldi pubblici effettivamente già usciti dalle casse dello Stato, e quindi dalle tasche dei cittadini, abbiamo una spesa di circa 20 miliardi.
Cosa si sarebbe potuto fare con una cifra del genere?
Cosa avremmo potuto realizzare, se il primo interesse dello Stato non fosse stato quello di favorire le banche, ma di investire per i propri cittadini?

Facciamo alcuni esempi:
– in un momento di grande crisi del mondo del lavoro, si sarebbe sicuramente potuto investire per garantire occupazione. Secondo il rapporto Cresme per ogni miliardo investito nella riqualificazione edilizia si generano 14.927 occupati.
Se quindi avessimo usato questi 20 miliardi come investimento nel settore avremmo generato ben 298.540 occupati;
– se si pensa inoltre che quotidianamente il nostro territorio è soggetto a elevate criticità idrogeologiche queste risorse si sarebbero potute investire per la riduzione del rischio idrogeologico, salvaguardando la vita dei nostri cittadini e generando ulteriori opportunità occupazionali. Si stima che per ogni miliardo investito nel settore attiverebbe 6 mila posti di lavoro. Investire 20 miliardi in tale settore avrebbe permesso di avere 120 mila occupati.
Tutto questo, però, resta solo un sogno. Quando si parla di sicurezza della vita dei cittadini italiani, di lavoro, e di tutti gli altri problemi che attanagliano gli italiani, noi siamo sempre in prima linea con proposte serie e dalla parte dei cittadini. La risposta che ci viene data, però, è sempre la stessa: non ci sono i soldi.
Quando saremo noi a governare il Paese, però, i fondi pubblici verranno usati per i cittadini, per il lavoro, per la sicurezza e per il benessere del popolo italiano.
Per dare una risposta ai nostri veri problemi.
Perché si può fare. Basta volerlo.

http://www.beppegrillo.it/m/2017/07/85_miliardi_di_euro_regalati_alle_banche.html