Morto 77enne di stenti, senza acqua né luce, è progresso e civiltà politically correct, uguaglianza e solidarietà

77ENNE suicida Monselice

I servizi sociali lo seguivano….e com’è che le utenze erano STACCATE?? Ecco la magnifica Civiltà, democrazia, regno dei diritti tanto minacciata, anche queste persone assassinate da uno stato assente sono colpa dei fascisti?


Venerdì 9 Febbraio 2018, 00:00
Non dà più notizie, 77enne trovato in casa senza vita
MONSELICE Un dramma della solitudine si è consumato ieri pomeriggio in via Carrubbio, a Monselice. In un appartamento in affitto viveva A.V., di 77 anni. L’uomo, divorziato da molti anni e senza figli, era assistito dai servizi sociali del Comune di Monselice. Per questo l’assistente sociale di palazzo Tortorini, non sentendolo da un paio di giorni e non ricevendo risposta dall’appartamento, si era impensierita. Nella giornata di ieri è quindi scattata la ricerca di familiari, con i quali l’uomo potesse essere in contatto, per sincerarsi che…fine parte non a pagamento

Chiudono le Officine delle mappe De Agostini: Novara perde un secolo di storia

foto-de-agostini-novara.scale-to-max-width.825x150 famiglie ne subiranno le conseguenze, colpa dei fascisti se perdono il lavoro e NON ESISTE REDDITO DI CITTADINANZA, tanto se poi non sono più in grado di pagare le bollette si staccano le utenze, se non possono pagare più le tasse rifiuti ed altre miliardi di gabelle si perseguitano ed additano come evasori e poi ci pensa Equitalia. La democrazia dei diritti e della civiltà
 
Chiudono le Officine delle mappe De Agostini: Novara perde un secolo di storia
È l’azienda che da inizio Novecento ha stampato libri, atlanti e le mappe appese nelle aule delle scuole italiane. La proprietà l’aveva ceduta nel 2013 puntando su altri settori
Il presidio dei lavoratori davanti ai cancelli non si è mai interrotto, anche se da quando all’interno della fabbrica i macchinari non ci sono più, è chiaro a tutti il destino delle storiche Officine Grafiche di Novara: in questi giorni sarà il Tribunale di Novara a mettere la parola fine a una fetta importante della storia della città e dell’editoria italiana, durata oltre un secolo. Era da questa fabbrica che, fin da inizio Novecento, uscivano i best seller della De Agostini: le carte geografiche appese nelle aule delle scuole, i grandi atlanti, i libri, perfino il Corano più grande del mondo, 2 metri e 28 centimetri d’altezza, l’ultima fatica degli operai novaresi nel 2012. Un tutt’uno con la casa editrice, raccontano gli operai, che si è interrotto definitivamente nel 2013, quando la famiglia Boroli decise di tagliare l’ultimo cordone ombelicale cedendo le Officine di stampa a un’altra società. Una questione finanziaria, ma non logistica: le Officine Grafiche non hanno mai lasciato il palazzone di corso della Vittoria a Novara dove hanno sede gli uffici De Agostini.
 
UN SECOLO DI CARTE GEOGRAFICHE
La storia delle Officine Grafiche va di pari passo con quella della De Agostini, cresce insieme alla casa editrice nel cuore operativo dell’azienda, sfrutta e risente delle innovazioni tecnologiche, si adatta al mondo che cambia velocemente, ai nuovi materiali. E deve fare i conti con l’arrivo del digitale, con le mappe di Google e la realtà aumentata, con l’esigenza di tradurre le indicazioni di carta su altri supporti, con gli inevitabili cambiamenti dell’editoria. Era il 1901 quando Giovanni De Agostini fondò la casa editrice a Roma, il 1908 quando si trasferì a Novara e le carte dello storico Istituto Geografico venivano prima incise a mano su lastre di pietra, poi stampate su carta a formare i primi grandi atlanti. Nella sede di viale della Vittoria l’azienda grafica, guidata dai fratelli Boroli, si spostò negli Anni Cinquanta e qui rimase, continuando a stampare in proprio.
 
Dalle lastre di pietra al digitale: così sono cambiate in un secolo le carte geografiche
 
 
«ERA IL CUORE DELLA DE AGOSTINI»
«Erano centinaia le ore necessarie solo per fare l’idrografia di una mappa, venivano disegnate a mano, e poi messe in bella incidendo le lastre di pietra, per cui serviva molto personale, quando sono entrato io erano praticamente tutti novaresi» racconta Giuseppe Motta, che dagli anni Sessanta alla pensione ha diretto il settore cartografia dell’Istituto Geografico De Agostini. Il settore stampa era il cuore dell’azienda: negli anni Settanta viene formalmente separato dalla casa editrice ma continua a stampare al 90% prodotti De Agostini, dà lavoro a un migliaio di persone, più altri 600 della Legatoria del Verbano, a Gravellona Toce, dove i prodotti vengono assemblati. «Adolfo Boroli visitava spesso i reparti di stampa, vedeva subito se c’erano errori, i lavoratori sapevano che il loro lavoro era capito, non c’era il distacco di oggi tra chi conduce un’azienda e chi ci lavora». Dopo la morte dei fratelli Adolfo e Achille Boroli, l’azienda passa ai discendenti: il gruppo Boroli-Drago decide a fine 2012 di cedere il 100% delle quote delle Officine Grafiche a Tim Management, una società che si occupa di ristrutturazione aziendale. L’attività di stampa verrà affidata ad altre aziende.
 
E nel 2014 le macchine si fermano: «Il settore della libraria ha perso importanza col tempo – commenta Motta -, l’azienda ha scelto di investire nella finanza e sicuramente si rimane addolorati ora a passare davanti alle Officine grafiche ormai chiuse. Tutto quello che si è fatto nel passato, cioè esportare i prodotti novaresi nel mondo attraverso gli atlanti, è stato perso di vista e c’è un certo rincrescimento per questa scelta». Anche l’Istituto Geografico, nel palazzo di corso della Vittoria, non c’è più: gli ex cartografi e geografi si sono messi in proprio senza lasciare Novara, hanno fondato Geo4Map e continuano a fare il loro lavoro, puntando sul digitale.
 

LA STORIA/I CARTOGRAFI DELL’EX DE AGOSTINI SALVATI DAI SEGRETI DI MARTE

 
LA PROTESTA DEI DIPENDENTI
Ai cancelli delle Officine Grafiche ormai chiuse ci sono ancora gli striscioni, ultimo ricordo della protesta sindacale. Un operaio indica il fast food dall’altra parte della strada: «Lo vede? Là fino a poco tempo fa c’era la nostra mensa, mi pare indicativo delle intenzioni della proprietà». Nei mesi scorsi erano comparsi altri cartelli che chiedevano l’intervento della famiglia Boroli: «E’ vero che formalmente dal 2013 non sono più proprietari di Officine Grafiche, ma i muri in cui ha sede l’azienda sono loro, era qui che facevamo la stampa per la De Agostini, e dall’oggi al domani i proprietari hanno deciso di vendere tutto, ma questa azienda era nata e cresciuta con la De Agostini».
 
Officine, gli operai ai cancelli: “Ci hanno abbandonati”
Ora i dipendenti in cassa a zero ore sono 143: «Hanno venuto tutti i macchinari, i muri sono rimasti della famiglia hanno ottenuto dal comune di poter trasformare da zona industriale e commerciale, hanno 50mila metri quadri di superficie per costruire e noi siamo in mezzo a una strada. I loro genitori sono partiti da qua a costruire l’impero insieme ai nostri genitori, e poi lasciano dietro 150 famiglie». Il lavoro c’era, dicono gli operai: «Abbiamo lavorato fino all’ultimo giorno facendo straordinari, il lavoro che potevamo fare noi ora è stato affidato ad altre aziende».
Pubblicato il 13/02/2016 elisabetta fagnola novara

Manifestazione antifascista, picchiato un disabile con la bandiera tricolore sulle spalle

antifa umanimanifestazione “pacifista dei moralmente superiori” a Genova, chissà perché debbano girare armati per manifestare contro un regime cocluso 70 anni fa ed in che modo spaccare vetrine e picchiare un disabile reo di indossare il tricolore (ma non era reato dileggiare la bandiera come scritto nella costituzione antifascista?) possa giovare alla “strana” causa non si comprende.

Al corteo degli antifascisti di Genova sequestrato un arsenale da guerriglia

estratto:

Sequestrati coltelli, bastoni e polvere pirica Tra gli oggetti celati negli zaini e sequestrati si contano 1 mazzetta da muratore in metallo da 1 chilo, due bastoni di legno con bandiere nere attaccate, un fumogeno da segnalazione, 7 fuochi di artificio non di libera vendita, 1 coltello lungo 20 centimetri, una cintura in cordura e poi numerosi capi di abbigliamento neri, guanti in gomma, caschi e felpe nere.

 

Bastoni neri? Magari per fingere fosse qualcuno appartenente ad un altro gruppo da incolpare?

Manifestazione antifascista, picchiato un disabile con la bandiera tricolore sulle spalle
 
Nella giornata di ieri, la città di Genova è stata impegnata in una grossa manifestazione antifascista, annunciata da tempo e che ha coinvolto circa 5mila partecipanti da tutta italia e diverse centinaia di uomini delle Forze dell’Ordine tra Reparti Mobili e Battaglioni dei Carabinieri specializzati in ordine pubblico, squadre digos, scientifiche, polizie locali per la viabilità e via dicendo.
 
Nonostante le pessime notizie da Macerata, però, le Forze dell’Ordine sono riuscite a contenere qualsiasi intento bellicoso degli Antifa.
 
Purtroppo però, un drappello, fortunatamente costituito da poche decine di teste calde (per non dire peggio), secondo quanto riportato dai quotidiani locali, a metà corteo si sarebbe staccato dal fiume di compagni danneggiando vetrine e tentando di provocare le forze dell’ordine.
 
Il servizio d’ordine interno al corteo è intervenuto velocemente.
 
E’ però di queste ore una notizia ancor più sconcertante, riportata da GenovaQuotidiana e che riportiamo di seguito
“Un gruppo di manifestanti a volto coperto, forse gli stessi che hanno sfasciato le vetrine e hanno tirato petardi alle forze di polizia in via Montevideo, ha picchiato un ventenne con problemi psichici in piazza della Vittoria.
Avrebbe scambiato il giovane per un provocatore di estrema destra perché era vestito con abiti mimetici e aveva addosso una bandiera tricolore.
A costoro è sembrata, forse, un’allusione a quanto avvenuto a Macerata, dove un estremista di destra vestito con una giacca mimetica ha sparato e ha ferito 6 africani, quindi si è buttato sulle spalle una bandiera tricolore, è salito si un monumento ai caduti e ha fatto il saluto romano urlando viva l’Italia.
 
Il ragazzo genovese, invece, soffre di disturbi ossessivi e nulla sapeva dell’accaduto. Ha rifiutato di togliere la bandiera dalle spalle ed è stato aggredito.
È stato trasportato al Galliera a causa dei colpi alla testa, al volto e a un ginocchio, forse inferti con un manganello da uno degli aggressori che avrebbe agito a volto coperto.
Medicato con cinque punti alla testa, è stato sottoposto anche a Tac.
Tutti i problemi creati nel corso del corteo sarebbero attribuibili a un ristretto gruppo di una decina di persone che ora la Digos sta cercando di individuare. Il servizio d’ordine del corteo è dovuto intervenire più volte per tentare di contenere i violenti“

La UE impone una legislazione antisindacale alla Grecia

tsipras sirizala Ue è democrazia e benessere, è diritti e libertà. Guai stare dalla parte del popolo, le sinistre lo sanno bene ed obbediscono.

Mentre in Italia ci si affanna per la campagna elettorale e si cercano improbabili mandanti morali di gesti da psichiatria criminale, CounterPunch ci ricorda che in Grecia il governo di Syriza, obbediente all’Unione Europea, sta portando avanti la distruzione dei diritti dei lavoratori. I provvedimenti di limitazione del diritto di sciopero (di cui abbiamo già parlato recentemente) imposti da entità esterne durante un periodo di crisi, sono un fatto gravissimo, ma sono esattamente in linea con i provvedimenti da sempre voluti dalle istituzioni europee.
Seguendo le istruzioni della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale, lunedì 15 gennaio il governo greco è riuscito a fare approvare la legislazione più antisindacale d’Europa.
La mossa è stata richiesta, assieme ad altre misure draconiane, come condizione per l’ultima tranche di quello che viene definito il “salvataggio” [bailout, NdT] della Grecia, ma che in realtà è solo il salvataggio delle istituzioni finanziarie europee, che hanno incautamente spinto i greci a indebitarsi.
 
Il punto fondamentale richiesto dal governo di Syriza era che le azioni sindacali dovessero essere approvate con il voto favorevole di almeno la metà più uno del numero totale dei membri dei sindacati nel luogo di lavoro [mentre prima la soglia era di un terzo, NdT], e a prescindere dall’effettiva partecipazione al voto. Questo provvedimento è ancora peggiore di quelli previsti dall’accordo sindacale Trade Union Act entrato in vigore nel Regno Unito nel marzo 2016.
Sorprendentemente (o forse no) il Trade Union Congress [la federazione sindacale britannica, NdT] non ha speso una sola parola su tutto questo, mentre continua a spargere allarmismo sugli effetti che la Brexit dovrebbe avere sui diritti dei lavoratori. Mentre il Trade Union Congress continua con le sue chiacchiere, l’Unione Europea sta stringendo le viti sul più basilare di tutti i diritti dei lavoratori, il diritto di sciopero, e sta usando la Grecia come banco di prova per le politiche che vorrebbe attuare in tutti i paesi membri.
Senza il diritto di intraprendere azioni di sciopero, i lavoratori non hanno alcuna protezione tranne quella del tribunale, e i tribunali dei capitalisti tendono decisamente a favorire gli imprenditori.
La Corte Europea di Giustizia ha decretato (nel caso Laval, 18 dicembre 2007) che gli imprenditori hanno il diritto di importare lavoratori da paesi UE a basso salario verso paesi UE ad alto salario, pagandogli il salario del più economico dei due paesi, indipendentemente da qualsiasi accordo di contrattazione collettiva presente nel paese a salari maggiori. Ha decretato inoltre (nel caso Viking, 11 dicembre 2007) l’illegalità di qualsiasi politica industriale tesa a impedire l’esternalizzazione verso i paesi a basso costo.
 
Nel caso Alamo-Herron (18 luglio 2013), in cui alcuni membri del sindacato Unison erano stati trasferiti fuori dalle amministrazioni locali, ha decretato che indipendentemente da ciò che dicesse il loro contratto, i benefici contrattati collettivamente a favore dei lavoratori degli enti locali potevano essere ignorati dai loro nuovi datori di lavoro. “Questo caso è un attacco spaventoso alla contrattazione collettiva ed è almeno altrettanto grave dei casi Laval e Viking”, ha scritto John Hendy, il celebre avvocato del lavoro britannico.
Hendy ha poi aggiunto che “la UE è diventata un disastro per i diritti collettivi dei lavoratori e dei loro sindacati”.
Come abbiamo già detto, organizzazioni sindacali forti sostenute da efficaci politiche industriali quando necessarie sono l’unico modo per garantire e difendere i progressi sui posti di lavoro. La UE si limita a mormorare sui “diritti”, e nel frattempo aggredisce alla base e con determinazione le organizzazioni dei lavoratori.
 
Non una sola riga del Trade Union Act introdotto dal governo Cameron, o ancora peggio della White Paper che l’ha preceduta, era contraria alla legge della UE. Prima la Gran Bretagna esce dalla UE, meglio sarà per i membri delle organizzazioni sindacali (sebbene alcuni cosiddetti leader dispiaccia essere cacciati fuori dal ricco treno di Bruxelles). Almeno poi potremmo vedercela direttamente coi nostri imprenditori.
di Henry Tougha – febbraio 6, 2018 – di Will Podmore, 02 febbraio 2018

Sori, uomo trovato impiccato in una casa cantoniera

chi è il mandante morale di un ennesimo suicidio per povertà? I poveri sono degni di attenzione solo se vengono con la nave, la nostra democrazia non li produce i poveri, sia mai. Ma non chiamatela ipocrisia

„Trovato impiccato in una casa cantoniera, mistero sull’identità
Il tragico ritrovamento, avvenuto a Sori, risale al pomeriggio di mercoledì: l’uomo non aveva con sé documenti d’identità o altri oggetti in grado di identificarlo
25 gennaio 2018 11:07

Resta senza identità l’uomo che nel pomeriggio di mercoledì è stato ritrovato privo di vita in una casa cantoniera di Sori, il collo stretto in un cappio appeso al soffitto. L’ipotesi più probabile al momento è che si sia trattato di suicidio, ma i carabinieri non sono ancora riusciti a risalire alla sua identità e dunque a ricostruire il passato.

Stando ai primi esami condotti sul corpo, si tratterebbe di un uomo di circa 40 anni, con tutta probabilità un senzatetto, anche alla luce dell’assenza di oggetti personali e documenti. A dare l’allarme sono stati proprio alcun clochard che, cercando riparo nella casa cantoniera, hanno fatto la macabra scoperta.

Il magistrato di turno ha già aperto un’inchiesta, affidata ai carabinieri di Santa Margherita Ligure. Nelle prossime ore verrà effettuata l’autopsia per accertare le cause della morte, e i militari attendono di avere le impronte digitali per tentare di risalire all’identità dell’uomo sfruttando i database, ma in assenza di documenti e testimoni l’identificazione è possibile soltanto se l’uomo era già stato schedato. “

Tragedia sul Monte Beigua, 34enne trovato impiccato
4 novembre 2016

Malore per strada, senza tetto muore poco dopo
5 dicembre 2017

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L’ondata neoliberista travolge l’Argentina: aumentano fino al 500% le tariffe di acqua, trasporti, elettricità e telefonia

proteste Marcì
“Argentina, Macri brinda alla repressione: «Chi lancia una pietra è disposto a uccidere» Ah però se è per destabilizzare nazioni al grido libertà e democrazia per metterci i fantocci del Washington Consensus va bene lanciare pietre, sgozzare, assassinare, vedi Libia, Siria ed ora Iran.
In pochi mesi il governo Macri ha effettuato forti aumenti nei principali serivzi pubblici del paese e realizzato licenziamenti di massa”
Quando sostenete le “rivoluzioni colorate” sappiate che sostenete QUESTO, perché questa è l’essensa della cosiddetta democrazia, potere alle elites di rapinare e reprimere il popolo. La repressione in atto in Argentina NON INTERESSA L’ONU E NESSUN ATTO DI PROTESTA SOTTO L’AMBASCIATA ARGENTINA. Come mai? Ancora una riprova che la DEMOCRAZIA è un impianto inteso SOLO a garantire la libertà delle corporations e finanza di rapinare e ridurre in schiavitù le popolazioni.

L’ondata neoliberista travolge l’Argentina: aumentano fino al 500% le tariffe di acqua, trasporti, elettricità e telefonia

 
In pochi mesi il governo Macri ha effettuato forti aumenti nei principali serivzi pubblici del paese e realizzato licenziamenti di massa
La parola d’ordine è «normalizzare l’economia», dove il termine normalizzare significa riportare indietro le lancette della storia, tornare alla «larga noche neoliberal» che drammi inenarrabili ha prodotto a queste latitudini.
 
Il mese di aprile non inizierà sotto un buon segno per gli argentini, infatti, il governo neoliberista di Mauricio Macri ha decretato aumenti fino al 500% delle tariffe dei principali servizi pubblici. Vale a dire acqua, elettricità, carburante e trasporti in Argentina.
Il quotidiano Pagina 12 informa che le tariffe relative al servizio idrico subiranno un aumento del 500%, quelle del gas incrementeranno del 300%, mentre i trasporti del 150%.
 
Nel caso dell’acqua l’aumento è richiesto dall’azienda statale Agua y Saneamientos Argentinos (Aysa), che già in varie occasioni durante il mandato della presidente Cristina Fernández de Kirchner aveva insistito per ottenere un sostanzioso incremento.
Una richiesta sempre respinta dal governo kirchnerista che aveva come obiettivo primario quello di proteggere il popolo argentino.
Il Ministro dell’Energia, Juan José Aranguren, ha confermato che gli aumenti del gas saranno del 300%. Forti incrementi si segnalano anche nel settore dei carburanti: Luis Malchiodi presidente della Federación de Entidades de Combustible de Argentina ha annunciato che la nafta aumenterà di pari passo con l’inflazione.
Stangata in arrivo anche per la telefonia fissa: le autorità hanno concordato con le compagnie telefoniche aumenti del 186%, come informa TeleSur. «Si tratta del primo aumento accordato dal Potere Esecutivo dopo 14 anni di tariffe congelate». Questo il commento del quotidiano Pagina 12.
 
Queste misure vanno a sommarsi ai licenziamenti di massa e alla stretta repressiva imposta dal regime neoliberista di Mauricio Macri.
 
Notizia del: 30/03/2016 di Fabrizio Verde
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Nazionalizzazione di risorse e aziende strategiche. Così la Bolivia ha raggiunto crescita e sovranità
Il lungo ventennio neoliberista è stato invece segnato dal saccheggio delle risorse naturali imposto attraverso politiche dettate da Washington attraverso il Fondo Monetario Internazionale
di Fabrizio Verde   «Grazie alla nazionalizzazione degli idrocarburi, abbiamo deciso con il supporto…
 
Notizia del: 22/12/2017    Fonte: Pagina12
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Nuova repressione contro lavoratori in Argentina. Vengono riportati feriti a Jujuy
Telesur  I media locali riferiscono che ci sono diversi feriti dopo la repressione contro i lavoratori dell'”Ingenio La Esperanza”. I lavoratori dello zucchero Ingenio…
 
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Cosa progetta Israele in Argentina?
di Thierry Meyssan – Voltairenet   Nel diciannovesimo secolo, il governo britannico esitava a creare Israele nell’attuale Uganda, in Argentina o in Palestina. L’Argentina era allora…
 
Notizia del: 19/12/2017
Macrì “riforma” le pensioni. Dura repressione e video shock di un pensionato schiacciato da una camionetta
La criticata riforma del programma pensionistico voluta da Macrì in Argentina è stata approvata questo martedì. Nonostante le proteste di massa e la brutale repressione della polizia…
Notizia del: 15/12/2017    Fonte: www.tiempoar.com.ar
Repressione in Argentina, la denuncia del Nobel Pérez Esquivel: «Non possiamo continuare così, ci sono morti e feriti»
«Non possono continuare a reprimere la gente. (Il ministro della sicurezza, Patricia) Bullrich deve essere allontanata. La gendarmeria ha puntato le sue armi contro il popolo. Questo non è democratico, chiediamo che lo Stato di diritto sia rispettato e che i diritti umani siano rispettati»
  La repressione delle proteste contro la riforma delle pensioni di Macri è brutale. Il regime neoliberista…
Notizia del: 15/12/2017
Brutale repressione in Argentina, colpiti giornalisti e deputati: con Macrì tornano gli spettri del passato
La polizia argentina ha duramente represso una manifestazione nei pressi del Parlamento per impedire il passaggio dei protestanti delle organizzazioni sociali, dei sindacati, delle organizzazioni dei diritti...
Notizia del: 14/12/2017
Argentina, Cristina contro la brutale repressione della polizia. “Così non si governa”
“Per dodici anni e mezzo ci sono state manifestazioni a favore e contro, come in qualsiasi democrazia, ma non abbiamo mai visto episodi come quelli di adesso”
Telesur L’ex-presidente e attuale senatrice dello stato argentino, Cristina Fernández de Kirchner…

Liguria, gli ospedali sono al collasso

pronto soccorso GEstrano, ci tengono così tanto alla salute dei propri cittadini tanto da essere l’unico paese ad obbligare a ben 10 vaccinazioni, per fortuna che pagare le tasse serviva per garantire i servizi, ma quale disastro tanto sti manager, assessori e consiglieri se hanno bisogno mica si devono mischiare con i comuni mortali


Liguria, gli ospedali sono al collasso
 
Genova – Pronto soccorso liguri in piena emergenza da giorni, tra medici in ferie e picco influenzale che si è presentato prima delle previsioni: sovraffollamento di malati, ambulanze in coda, attese oltre le 6 ore, da Genova a Sanremo, da Lavagna a Imperia, la situazione è critica.
E i reparti in ginocchio sono subito diventati un caso politico : con il Pd che da una parte accusa la giunta regionale di impreparazione chiedendo le dimissioni del commissario di Alisa, Locatelli, e dall’altra l’assessore Viale che garantisce che «il sistema ha retto».
La Regione: «Non si può parlare di catastrofe»
Questa mattina si è tenuta nella sede di Alisa la riunione dei Diar, i dipartimenti Interaziendali Regionali del sistema dell’emergenza-urgenza proprio per fare il punto sulla situazione nei pronto soccorso in occasione del picco influenzale.
 
L’assessore Viale ha parlato di «influenza in anticipo per la seconda volta in 15 anni» e di aumento delle polmoniti», ribadendo che «il sistema nel complesso ha retto, anche se era sotto stress: i tempi di trattamento per i “codici gialli” e “rossi” previsti nel Piano nazionale Emergenza sono stati rispettati in tutta la Liguria. Per i “codici verdi” e “bianchi” le attese sono state più lunghe, ma in un giorno in cui il San Martino tratta 270 accessi non si può parlare di catastrofe».
Ancora: «Dalle 60 barelle in corridoio che erano abituali al primo piano al San Martino si è passati a 15-20. Al Villa Scassi ci sono problemi strutturali e li conosciamo, per questo abbiamo previsto un nuovo ospedale a Ponente».
Da parte sua, il direttore dell’agenzia Alisa, Walter Locatelli, ha difeso la programmazione dell’attivazione delle unità di crisi ed evidenziato l’afflusso di turisti: «Nelle Asl imperiesi e savonesi c’è stata una percentuale del 20% e oltre di accessi da fuori regione».
 
Che cosa farà la Regione
In ogni caso, fra le misure che saranno attivate sino all’ 8 gennaio ci sono:
– 15 posti letto in più al Villa Scassi per post acuti;
– 12 posti letto supplementari al Galliera in unità di crisi;
– nuove linee telefoniche per la guardia medica.
 
Chi c’era alla riunione
Alla riunione dei Diar hanno partecipato, oltre a Locatelli e alla Viale: Stefano Ferlito (Ds Asl1), Luca Corti (Asl2), Luigi Bottaro (Asl3), Michele Orlandini (Ds Asl4), Maria Antonietta Banchero (Ds Asl5), Sergio Vigna (Ds Alisa), Giovanni La Valle (Ds San Martino), Angelo Grattarola (responsabile Emergenze del San Martino), Adriano Lagostena (Dg Galliera), Giuliano Lo Pinto (Ds Galliera), Silvio Del Buono (Ds Gaslini) e Andrea Stimamiglio (federazione dei Medici di famiglia).
Sanità 03 gennaio 2018 Emanuele Rossi

900MILA EURO DI VITALIZIO PER 4 ANNI DA DEPUTATO: E’ SCALFARI IL PARASSITA DA RECORD.

scalfariduro il lavoro del civilizzatore savonarola del politically correct

“Pochi se lo ricorderanno. Eugenio Scalfari, il più famoso giornalista italiano vivente, è stato anche un politico in una parte assai breve della sua lunga carriera.Eletto nel partito socialista, fece il deputato fra il 1968 e il 1972, quattro anni prima di fondare Repubblica”. Inizia con un j’accuse contro il fondatore di Repubblica l’inchiesta di Franco Bechis su Libero sui vitalizi degli ex parlamentari che, nel corso degli ultimi decenni, hanno percepito molto di più di quanto hanno versato.
Grazie a questi pochi anni da deputato Scalfari prende ogni mese un assegno lordo di 2.162,52 euro. “Non è un granché, e Scalfari – scrive Bechis – manco se ne accorgerà: le sue finanze dipendono sicuramente da altro. Però tutti insieme quegli assegnini- il famoso vitalizio degli ex onorevoli- hanno fatto negli anni un assegnone, superiore ai 908mila euro”. Una cifra ben superiore di quella che “la Camera stessa gli aveva messo da parte durante quella legislatura che fu pure sciolta anticipatamente”. “Fra quello che allora fu versato e quello negli anni incassato – spiega Bechis – c’è una differenza da 847mila euro, che mettono Scalfari ai primi posti della classifica dei re del vitalizio. Anche merito della sua buona salute e della evidente longevità”.

La nazione Ue con più poveri è l’Italia. Più di 10 milioni

poveri panchina

L’incredibile Renzi: «Grazie a noi gli italiani vivono meglio di prima»

ma questo non è un dato che preoccupa GLI STRILLONI SOLIDALI che guadagnano dalla tratta dei poveri da altre nazioni. NESSUNO DI QUESTI SIGNORI CHE CHIEDA L’ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE SULL’OBBLIGO DELLO STATO DI GARANTIRE UNA VITA DIGNITOSA.

NO. Nessuna manifestazione.Ah giusto, se la scelgono questa vita di stenti. Si ringrazia coloro che si spacciano come tutori degli ultimi, il vostro impegno si è visto.

La nazione Ue con più poveri è l’Italia. Più di 10 milioni

La classifica Eurostat vede l’Italia davanti a Romania e Francia. Sono considerate indigenti le persone che non si possono permettere almeno cinque cose necessarie per una vita dignitosa, come un pasto proteico ogni due giorni, abiti decorosi, due paia di scarpe, una settimana di vacanze all’anno, una connessione a internet. I poveri assoluti nella Penisola sono triplicati in 10 anni
L’Italia è il Paese europeo in cui vivono più poveri. Sono 10,5 milioni, su un totale a livello Ue di 75 milioni, i cittadini che hanno – per esempio – difficoltà a fare un pasto proteico ogni due giorni, sostenere spese impreviste, riscaldare a sufficienza la casa, pagare in tempo l’affitto e comprarsi un paio di scarpe per stagione e abiti decorosi.
Gli italiani in questa condizione rappresentano il 14% del totale europeo e sono più dei 9,8 milioni di abitanti della Romania nella stessa situazione, anche se in termini percentuali la Penisola è undicesima tra i 28 Stati membri con un 17,2% di indigenti sul totale.
A rendere ufficiale la classifica è stata l’Eurostat, secondo cui dietro Roma e Bucarest c’è Parigi: i francesi in stato di deprivazione sociale sono 8,4 milioni. Il poco invidiabile primato non stupisce se si pensa che, stando ai dati Istat, negli ultimi dieci anni i “poveri assoluti” – chi non è in grado di acquistare nemmeno beni e servizi essenziali – sono triplicati.
Nel 2006 erano 1,66 milioni, l’anno scorso l’istituto di statistica ne ha contati 4,7 milioni. Tra cui 1,3 milioni di bambini.
Gli indicatori Ue: possibilità di fare un pasto proteico, possesso di due paia di scarpe – La cifra diffusa martedì dall’istituto europeo è più del doppio rispetto a quella relativa ai poveri assoluti perché la visuale si allarga a tutti i residenti “in stato di deprivazione”. Sono considerate tali le persone che non si possono permettere almeno cinque cose ritenute necessarie, come un pasto proteico ogni due giorni, vestiti nuovi per sostituire quelli inutilizzabili, un’auto, due paia di scarpe, una settimana di vacanze all’anno, una connessione a internet, un‘uscita al mese con gli amici.
 
Se invece dei numeri assoluti si guardano le percentuali, la classifica cambia. I Paesi europei con le maggiori quote di cittadini deprivati sono Romania, con il 49,7%, Bulgaria (48%), Grecia (36%), Ungheria (32%) e Lituania (29%). I Paesi nordici sono quelli che stanno meglio. La percentuale di indigenti sulla popolazione è solo del 3% in Svezia, del 4% in Finlandia e del 5% in Lussemburgo e del 6% in Danimarca. In tutta la Ue la deprivazione colpisce di più le persone con livelli di istruzione bassi. Il 25% dei cittadini con bassi livelli di istruzione ne soffre, mentre il tasso è solo del 14% tra chi ha un’istruzione secondaria e del 5% per i laureati.
Povertà triplicata in dieci anni – La povertà in Italia è aumentata esponenzialmente dopo la crisi finanziaria: tra 2007 e 2008 i poveri assoluti sono saliti di 400mila unità, a 2,1 milioni, e i poveri relativi sono aumentati altrettanto, a 6,5 milioni. Di lì al 2012 l’incremento è stato lento e costante: i poveri assoluti sono diventati 2,3 milioni nel 2009, 2,47 milioni nel 2010, 2,65 nel 2011, addirittura 3,5 nel 2012 (la crisi ha iniziato a falcidiare i posti di lavoro), 4,4 nel 2013.
L’incidenza della povertà assoluta sulla popolazione italiana è passata di conseguenza dal 2,9% del 2006 al 7,9% del 2016.
Nel frattempo, sempre stando ai dati Istat, ben 18 milioni di italiani si sono ritrovati “a rischio povertà o esclusione”.
Si tratta del 30% della popolazione, in salita rispetto al 2015 mentre a livello Ue la percentuale è diminuita dal 23,8 al 23,5%. È l’effetto, secondo l’istituto di statistica, di un aumento della disuguaglianza: il quinto più ricco della popolazione ha visto crescere i propri redditi molto più di quelli della parte più povera.
 
Il rischio povertà in Italia è “molto superiore”, ha segnalato l’Istat, “a quelli registrati in Francia (18,2%), Germania (19,7%) e Gran Bretagna (22,2%) e di poco più alto rispetto a quello della Spagna (27,9%)”.
Dicembre 17 2017 Foto di WerbeFabrik / Fonte: ilfattoquotidiano.it

Asimmetrie

 

articolo sul futuro dell’Italia attraverso i fratelli greci, corredato da molte immagini che per motivi di spazio toglierò qui, lasciando la descrizione per comprendere cosa ritraeva e se interessati si possono visionare al link in fondo. L’immagine a fianco Asta di immobili. Atene, novembre 2017 (stampa greca)

Bravo kompagno TOriginal File Name: 2017120657.jpgsipras, dalla parte del popolo contro le banche sfratta LA SUA GENTE. Però accoglie tanti “profughi” tanto delle sorti dei greci dopo che hanno fatto la cosa giusta votando il solito GIUDA non importa nulla a nessuno. Ma non è stata strumentalizzazione no eh.. Già, la troika, quella BRAVA E BUONA CHE FA GLI INTERESSI DELLE GENTI E POPOLI EUROPEI, NARRANO le sinistre che sono politically correct e tanto tanto solidali ed antipopuliste.
 
Asimmetrie
Panagiotis Grigioriou ha partecipato il 2 e 3 dicembre al convegno organizzato a Montesilvano (PE) da Asimmetrie e, viaggiando, per mare dalla Grecia, ha potuto notare quanto l’Italia sia ancora – fortunatamente – ad uno stadio precedente di distruzione rispetto al suo paese. In altri articoli pubblicati nel mese di novembre, era stata descritta, tra le altre cose, la condizione disperata anche di chi lavora, in Grecia, ridotto spesso in povertà da stipendi da fame, o addirittura bloccato da datori di lavoro che non pagano del tutto (inchiesta di Der Spiegel tradotta da Vocidallestero).
Oggi i greci vedono sempre più spesso le proprie case messe all’asta ed acquistate per frazioni del loro valore da fondi esteri, in quella che, secondo Panagiotis, è la Fase II dell’azione distruttrice della Troika, finalizzata a spogliare i cittadini ellenici di tutte le loro proprietà (sia private che pubbliche) in modo da favorire il disfacimento dell’idea stessa di Grecia indipendente. Processo, questo, che viene posto in essere dalla geopolitica mondiale anche attraverso la forzata conclusione di accordi sull’altra grande vittima dell’euro-austerità bancaria, ovvero Cipro, da trasformare in un protettorato dalle istituzioni inutili e quindi sotto tutela. E allora diventa chiaro che l’austerità, l’euro, la Troika etc non erano “meri” meccanismi di dominazione economica, ma dissimulavano finalità ancora più ampie, di mutamento del quadro geopolitico del mediterraneo, e quindi europeo.
Alberto Bagnai (a sinistra) e Panagiotis Grigoriou, simposio A-Simmetrie. Italia, Pescara 3 Dicembre 2017
Piogge e venti. Un tempo credevamo di prepararci per il Natale. La scorsa settimana, gli amministratori coloniali della troika erano al loro consueto quartier generale ad Atene, l’hotel Hilton, per ricevere i ministri locali. Erano qui principalmente per monitorare l’esatta continuazione del programma di distruzione delle loro prede. Il 2018 sarà l’anno in cui il processo di de-ellenizzazione dell’economia, (e) che passa attraverso il sequestro della proprietà privata e pubblica dei Greci, accellererà. I para-ministri di Tsipras sorridono sempre davanti alle telecamere, e i greci li odiano. Sì, l’odio, come dire, la scomparsa assoluta del gesto politico.
Asta di beni dopo il sequestro. Tribunale di Atene, Novembre 2017 (stampa greca)
 
Le aste, ora elettroniche, dei beni immobiliari sequestrate dalle banche e dalle “autorità fiscali greche” hanno soddisfatto una richiesta … storica e insistente della Troika. I media hanno riferito che più di 18.000 immobili saranno liquidati, solo per la prima tranche. Va notato che coloro che perdono le loro proprietà (di solito, appartamenti e case, loro residenze primarie), non hanno il diritto di “riscattarle” al 5% del loro valore (attraverso un accordo con “loro” banche), come nemmeno possono farlo gli altri cittadini greci.
E questo perché gli acquirenti (quelli ammessi a “comprare” le attività al 5% del loro valore), provengono esclusivamente da quei famosi fondi di diritto estero, o in alcuni casi dai loro associati greci, selezionati uno per uno.
In effetti, tutto fa pensare che 2018 sarà l’anno in cui il processo de-ellenizzazione dell’economia (sequestro di beni privati e pubblici greci compreso), accelererà. I beni pubblici e privati gradualmente passeranno nelle mani dei nuovi proprietari del paese. Si colpisce così la spina dorsale economica, simbolica trave portante della società greca, poiché perdere la proprietà della casa in un paese dove lo stato non è (giustamente) storicamente considerato l’ultimo protettore, perdere il tetto è come perdere la propria stessa famiglia. Allo stesso tempo, è proprio questo processo che renderà i lavoratori greci, schiavi dei padroni rimasti del paese, che siano i futuri padroni tedeschi o altri, a meno che il progresso dei robot non decida diversamente (e questo ) prima del previsto.
 
Le seconde case dei greci vicino alla costa e sulle isole, diventeranno col tempo le prime case dei cittadini europei in pensione, mentre le abitazioni principali dei Greci già sequestrate saranno perse per sempre. Così, e questo è già molto evidente, anche alcune attività legate al mare, al turismo, all’agricoltura ed altre sono già in procinto di passare sotto controllo straniero. Si può dire che “questo è il risultato di un fallimento globale, un debito pubblico e privato così enorme che in più è … sotto il sole bruciante della globalizzazione” ragionamento volutamente semplificato e riduttivo, perché è un elemento essenziale nella guerra psicologica e asimmetrica che la Grecia o altri paesi, popoli e società subiscono e subiranno.
Asta vendita di immobili. Atene, novembre 2017 (stampa greca)
 
Tsipras “Creatura di Frankenstein”. Quotidiano “Kathimerini”, 2 dicembre 2017
 
Quindi sappiamo che attraverso questo processo alcuni faranno bottino, così, spudoratamente fregandosene delle nostre osservazioni. Queste stesse persone stanno già godendo in qualità di consulenti, liquidatori (come la società Qualco, proprietà di Orestis cugino del Ministro delle Finanze Tsakalotos, per esempio) e dipendenti degli studi legali più specializzati, localmente impegnati in loco dagli acquirenti, in modo da … concludere il lavoro, con la partecipazione delle istituzioni greche che dovrebbero proteggere i cittadini (polizia, giustizia, notai). Va notato che la legge chiamata “Legge Katseli”, dal nome del Ministro in carica nei primi anni del memorandum, che proteggeva i sequestri delle abitazioni principali, è stata in gran parte modificata, così da diventare praticamente inefficace.
Abbiamo l’impressione che se questo “governo” non venisse rovesciato, se i cittadini non dovessero reagire … o se una guerra civile non dovesse scoppiare (immaginando uno scenario scenario terribile ed estremo) in definitiva un una certa crescita economica, come quella evocata dai nostri ministri, potrebbe alla fine concretizzarsi. Certo … la classe media greca sarà stata prima completamente distrutta, ed i Greci non beneficeranno di questo ritorno alla crescita, eccezion fatta per questa nuova “elite” in divenire, anche in parte legata alla vecchia casta di nepotismo politico-finanziario e francamente mafiosa … come novelli Efialte costantemente tornati a nuova vita..
I greci non beneficeranno di questo ritorno della crescita e degli investimenti, che alla fine accadrà, così come la proprietà pubblica e privata non sarà greca. Così, certi capitali già arrivano, per esempio, per comprare appartamenti ed edifici proposti in lotti. E questa nuova “elite”, vivrà in zone più protette, lontano da plebei … e migranti, come negli altri paesi nelle Americhe e in Asia, e in modo che possiamo persino scommettere che l’economia della colonia finirà per generare ripetuti “surplus”. Come Racine probabilmente avrebbe detto a suo tempo: “E, per renderci felici, perderà per strada i miserabili” è un metodo anche questo….
 
Tsipras virtuoso della capriola, premiato a Parigi. Quotidiano “Kathimerini”,novembre 2017
 
Residenti di Mandra, arrabbiati contro Rena Dourou. Consiglio regionale, Atene, novembre 2017 (stampa greca)
 
La desolazione a Mandra dopo le inondazioni. Novembre 2017 (stampa greca)
E ancora, [la necessità di una] una rinegoziazione del debito greco diventerà senza dubbio finalmente chiara ai nuovi padroni del paese, come un modo per favorire il riavvio dell’economia greca, a spese dei cittadini degli altri paesi della disastrosa Unione europea, visto che dal 2012, le banche private francesi e tedesche sono state salvate … dal debito greco (tale è stato, sin dalle origini, lo scopo del “gioco”, non certo il “salvataggio della Grecia” , come confermato anche dalle recenti dichiarazioni di un certo Jeroen Dijsselbloem).
Questa nuova situazione è già abbastanza consolidata, i salari sono un quarto rispetto a quelli di prima del 2010, i contratti collettivi sono stati aboliti, e dalla scorsa settimana, gli amministratori coloniali della Troika allargata hanno ottenuto (tra le altre misure, incluso il raddoppio dell’importo delle ammende relative alle infrazioni al codice della strada) … dai burattini di Tsipras una notevole limitazione del diritto dei lavoratori allo sciopero, cambiando infine il processo decisionale all’interno delle aziende e, rendendo illegale ogni sciopero iniziato solo dai sindacati di settore, e non dai sindacati aziendali, caso per caso.
I greci hanno già capito che “loro” confederazioni sindacali hanno svolto lo stesso sociale ruolo della  valvola in una pentola a pressione, soprattutto nei primi anni dell’Occupazione (della troïka). Questo, dopo aver organizzato tra il 2010 e il 2013, molti scioperi ed eventi i più disparati, di solito divisi, come previsto, nascosti dietro un linguaggio vetero-rivoluzionario. Questi “sindacati”, tra l’altro finanziati anche dai fondi UE, ora possono scomparire, avendo compiuto la missione assegnata, poiché in realtà più di trenta anni di riformismo, e le recenti manifestazioni di un giorno ad Atene e Salonicco non cambieranno più la situazione.
 
“Il Parlamento – WC”. Quotidiano “Kathimerini”, dicembre 2017
 
Dibattito sul futuro di Cipro e la Grecia. Atene, 29 novembre 2017
 
Dibattito Dimitris Belandís (a sinistra) e Dimitris KONSTANTAKOPOULOS. Atene, 29 novembre 2017
E proprio quando … le manifestazioni stavano finendo, dopo coloro che manifestavano la loro rabbia in aula dopo il sequestro e la vendita all’asta delle loro proprietà, sono arrivati anche gli abitanti di Mandra che (dopo le inondazioni subite lo scorso novembre), hanno fatto irruzione nella sessione plenaria del Consiglio regionale sotto la presidenza della molto Syrizista Rena Dourou; le discussioni si sono vivacizzate di nuovo.
E per renderci felici, ci rimetterà il miserabile … e con esso il suo paese. In Grecia, regna un’atmosfera di rabbia sorda e di odio, così come di disperazione. A questo contesto, si aggiunge il triste teatro delle ombre degli eventi regionali e internazionali, che noi ora vediamo chiaramente.
 In un dibattito pubblico in cui sono stato di recente ad Atene, si è parlato della messa in  liquidazione della Repubblica di Cipro, come richiesto dalla potenze marittime (Stati Uniti e Gran Bretagna, con la gentile collaborazione delle Nazioni Unite e l’UE). Un processo (quasi) senza precedenti, già trattato qui su questo blog nel mese di dicembre 2016 (tre articoli dedicati alla pseudo-pacificazione di Cipro attraverso “negoziati” a Ginevra nel dicembre 2016-gennaio 2017).
 
L’attualità di questo dibattito è nasce dalla recente pubblicazione dell’analisi dell’esperto di  geopolitica e giornalista Dimitris KONSTANTAKOPOULOS, su questo argomento. Tra i partecipanti a questo dibattito, Dimitris Belandís, giurista, avvocato, che si dimise dal Comitato centrale SYRIZA nel luglio del 2015, ha sottolineato la totale incostituzionalità degli accordi che si realizzano sotto i nostri occhi, così come le palesi violazioni della Carta delle Nazioni Unite, e questo è solo l’inizio.
 
Filo spinato al porto di Patrasso. Dicembre 2017
 
Autorità Portuale e la bandiera greca. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
Trasporti … pacifici. Porto di Patrasso, dicembre 2017
Ricordiamo rapidamente che il putsch (di cui nessuno parla) è in pieno svolgimento (dal 2016), e mira a porre fine alla esistenza della Repubblica di Cipro, con il pretesto di trovare una “soluzione” per problema cipriota.
Si tratta senza dubbio del ‘piano Annan’ (ONU 2004) appena rimaneggiato, ricordando anche che la sovrarappresentazione politica della popolazione turco-cipriota rispetto al suo peso demografico (18% prima dell’invasione dell’esercito turco nel 1974 e della conseguente occupazione della parte nord dell’isola), nell’ambito del piano Annan, è stata uno dei motivi del rifiuto da parte dei greco-ciprioti nel referendum del 2004.
 
Se realizzato, questo piano creerà un’entità piuttosto strana, una teratogenesi in più, come nessun altro stato al mondo (ad eccezione probabilmente della Bosnia o di Timor Est). Il piano prevede la creazione (in un’isola relativamente piccola) di vari parlamenti e senati, con un sistema di veti incrociati e [prevedibilmente] continui, che garantirà posti di lavoro a migliaia di avvocati e, allo stesso tempo  impedirà al nuovo Stato di funzionare’.
Il nuovo stato non avrà un proprio esercito, ma una sorta di polizia internazionale per mantenere l’ordine tra gli abitanti. Il progetto costituisce una grave violazione di tutte le disposizioni in materia contenute nella Carta delle Nazioni Unite, nel diritto europeo, internazionale e costituzionale. Questo mostro giuridico trae la sua legittimità … dalla sua stessa logica, la quale pretende di risolvere il conflitto tra la maggioranza e la minoranza a Cipro trasformando uno stato indipendente, sovrano e democratico, in una sorta di protettorato postmoderno.
Gli esecutori, Alexis Tsipras e soprattutto Nicos Anastasiades (Presidente di Cipro) dal gennaio 2017 sono “fortemente incoraggiati” a firmare l’accordo. Quanto a Cipro, ci sono già molte reazioni che rifiutano questa “confederazione”, per cui il colpo di stato consiste nel dotare questo primo accordo (che non è stato ancora raggiunto) di un valore legale (che il Presidente Anastasiadis non può fornire, perché l’accordo sancisce la dissoluzione dello Stato del quale è Presidente), il tutto evitando e bypassando il necessario svolgimento di un referendum a Cipro.
 
 Rifornimento. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
 Camion ispezionato alla ricerca dei migranti. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
Guidatore in guardia al proprio camion. Porto di Patrasso, dicembre 2017
 
Salvo che Cipro e Grecia sono i due paesi maggiormente colpiti dalla Troika, la gente è stanca, la psiche sufficientemente “modellata” dall’ingegneria sociale, accelerata da quando c’è l’austerità … come regime politico. Il libro di KONSTANTAKOPOULOS porta il dibattito verso l’evidenza, quella che, ovviamente, i greci riconoscono verso la quale, tuttavia, sono impotenti: Nei programmi la Troika, è presente [anche] un implacabile ordine del giorno geopolitico.
 
Ed è proprio su questo aspetto della realtà che Dimitris Belandís ha anche illustrato, di sfuggita, le sue idee politiche: “SYRIZA, non è sinistra” è vero, ma ora è anche poco rilevante, se non insignificante, smitizzare il contenuto politico di SYRIZA, di Tsipras e di Nuova democrazia di Mitsotakis, siamo oltre … se non… siamo già spariti.
Ciò che la sinistra (prima che la società greca) non ha compreso (o non ha voluto capire) è che non si trattava solo di un finanziarismo e di un’austerità neoliberista (o ordoliberale), che era ed è sempre stato chiaro fin dall’inizio. Si deve notare che la cosiddetta austerità imposta alla Grecia l’ha privata del 27% del PIL in sette anni (più della quota del PIL francese persa durante la prima guerra mondiale, per esempio), e che lo stesso massacro non è stato imposto ad altri paesi sottoposti al regime della troïka, come il Portogallo.
 
Questo indebolimento completo della Grecia (popolazione, ricchezza, istituzioni, cultura, demografia, reattività come possibilità di rinnovamento della classe politica in modo democratico), non è un mero “effetto neoliberista,” perché dopo otto anni di totalitarismo ora si privano i greci del nocciolo duro della loro sovranità, nell’istante in cui li si priva della loro proprietà pubblica e privata e, in ultima analisi, della loro democrazia. Il progetto attacca ora, l’indipendenza stessa della Grecia (dal 1830) e di Cipro (dal 1960), che non è mai stata pienamente accettata dalle potenze occidentali “gerenti” del Mar Mediterraneo (Regno Unito e Stati Uniti), è che, secondo loro, dovrebbe ora scomparire del tutto.
Patrasso e la prima neve sulle montagne. Dicembre 2017
 
Nei pressi di Atene, passato abbellito. Fine novembre 2017
 
Mare Adriatico. Dicembre 2017
 
Questa è la vera agenda geopolitica dell’austerità, e non è solo una questione di lotta di classe, ahimè. Questo è particolarmente vero in quanto le attuali élite geopolitiche della globalizzazione finanziarista è essenzialmente un’elite del caos, e non della stabilità, anche in Europa. Gli ultimi accordi conclusi tra il burattino Tsipras e gli Stati Uniti sul rafforzamento accelerato del ruolo delle basi militari degli Stati Uniti a Creta (e presto nel nord della Grecia), comprese le potenziali armi nucleari che vi saranno installate (per non parlare degli accordi tenuti segreti anche ai membri cosmetici del “Parlamento” greco, così come a noi), non lasciano presagire niente di pacifico in un futuro che, stando ai fatti, sembra imminente.
Ed eccoci alla fine di un processo e, pure, all’inizio di un altro, in un contesto di guerra asimmetrica, non dichiarata, larvata e prossima a venire, che coinvolge le potenze marittime occidentali, l’Iran, la Russia e la Cina. Meglio si comprende, allora, la tattica Tsipras (e di Tsipras) è proprio di mettere la Grecia nella Fase II del programma di annientamento, dopo la fase-I realizzata tra il 2010 (inizialmente dal fantoccio Papandreou) ed il 2015. Giova ricordare che l’arrivo al potere di SYRIZA fu grazie al proposito di porre fine ai memoranda, attraverso l’idea generale “di restituire la dignità, far tornare la speranza far vincere la democrazia.” Poveri cittadini.
Lo choc fu enorme come previsto, e il lutto non finisce mai. Poiché il crimine del secolo è stato commesso dai truffatori Syrizisti (tale è sicuramente il pensiero della maggioranza dei greci), i cittadini così pesantemente ingannati sono sospettosi di tutto il “loro” personale politico e dei media. Il clima diventa più inquinato che mai, i servizi segreti (e quelli meno segreti) delle potenze straniere controllano i media, e anche alcuni baroni della politica di nepotismo locale come dell’economia, tra cui SYRIZA e il suo alleato dei “Greci Indipendenti” oggi nuovi campioni in questo campo. Nel frattempo, il burattino Mitsotakis sa che il suo tempo scatterà un minuto dopo il momento in cui Washington, Berlino e Bruxelles giudicheranno che il pupazzo Tsipras non sarà più utilizzabile.
Recentemente (due settimane fa), uno scandalo politico-finanziario e diplomatico è scoppiato quando si è appreso che alcune attrezzature militari (munizioni), era in procinto di essere vendute dalla Grecia all’Arabia Saudita. In seguito, un certo Papadopoulos (sconosciuto al grande pubblico), e vicino al ministro della difesa (leader del partito alleato di Syriza di “Greci Indipendenti”) Kammenos, si è presentato come il presunto intermediario (ben pagato per i suoi servizi). In base a come il caso è stato presentato dai media, Papadopoulos avrebbe imbrogliato sul suo incarico, e la vendita è stata infine congelata e poi annullata, considerando anche (per le apparenze), la guerra che l’Arabia Saudita conduce in Yemen.
 
Protesta e sgomento per il sequestro della casa. Atene, novembre 2017 (stampa greca)
 
Una certa stampa di oggi. Atene, dicembre 2017
 
Guardando le vetrine. Atene, novembre 2017
 
Intanto, l’”opposizione” (Nuova Democrazia) e sostanzialmente il clan Mitsotakis, ha presentato al “Parlamento” dei documenti compromettenti, classificati ancora come riservati, [secondo cui] i servizi segreti greci (?) e di altri paesi sarebbero coinvolti … nel caso, che può quindi rivelarsi un imbroglio [ndt: in italiano nel testo] totale. A meno che non ci siano altri casi pendenti, più gravi e dei quali è meglio che i greci non sappiano nulla… probabilmente per metterli davanti a un nuovo fatto compiuto.
 
Le nostre acque sono agitate e salmastre. Questo è anche il motivo per cui l’associazione (Think Tank) “a/Simmetrie” mi ha fatto l’onore di invitarmi in qualità di relatore al simposio che ha appena organizzato con il patrocinio dell’Università degli Studi di Abruzzo, con sede a Pescara, svoltasi il 2 e 3 dicembre, sotto il titolo “Euro, Mercati e Democrazia. Più Italia: la globalizzazione e l’austerità – quale ruolo per l’Italia?”. Voglio ringraziare anche pubblicamente “A / Simmetrie”, il suo iniziatore, professore di economia presso l’Università di Pescara Alberto Bagnai e l’Università di Abruzzo per l’invito, ed anche per la gestione materiale del mio viaggio, senza la quale sarebbe stato impossibile partecipare.
E parlo di viaggio e non di spostamento perché la particolarità è stata di effettuarlo su strada (800 km Andata e Ritorno tra Atene e Pescara) e in barca da Patrasso ad Ancona, abbandonando volontariamente . .. il sacrosanto aereo, solitamente usato in tali viaggi. Questo viaggio così strutturato, mi ha dato l’opportunità di vedere certe cose e di sentire che si dice della Grecia; viaggiare in Italia (e non solo) rimane un viaggio nel tempo nella geopolitica della crisi. L’Italia e la Grecia non si trovano nello stesso punto del ciclo con le loro rispettive situazioni, questo è evidente.
 
Prof. Alberto Bagnai. Pescara, il dicembre 2017
Dibattito sull’austerità. Pescara, 3 dic 2017
 
… Copie del passato e del presente. libreria di Atene, novembre 2017
Ouzo novembrino. Cortili impreziositi del passato in Attica
 
Questi viaggi lasciano anche la porta socchiusa per vedere qualche delitto della nostra modernità (che gli aerei e gli aeroporti, asettici, non consentono), come, ad esempio, nel porto di Patrasso quando si osservano “dal vivo”, i disperati tentativi dei migranti per nascondersi tra gli assi dei camion carichi. Gli autisti vigilano ansiosi sui loro mezzi, agenti di polizia e guardie di sicurezza fanno il loro lavoro…, anche i contrabbandieri dovrebbero essere lì da qualche parte. Viaggiare su strada è anche un modo di vedere, infine, come le autostrade italiane sono sempre così trafficate, mentre quelle in Grecia sono vuote dal 2010. Poi, in Italia la preparazione al Natale, le pubblicità e l’atmosfera ricordano la Grecia degli anni prima della crisi, alcune pubblicità italiane sarebbero da tempo impresentabili … per i greci.
 
Nel corso della conferenza, sono stato intervistato dal professor Alberto Bagnai per il suo pubblico, informato e curioso degli affari greci, sulla situazione del paese, e ho insistito su alcuni fatti ormai evidenti, poiché inerenti la fase I, ed altri relativi alla fase II del “caso greco”.
Ho insistito soprattutto sul calendario specifico dell’austerità, purtroppo ben nascosto nell’agenda geopolitica, e sulla neutralizzazione (e canalizzazione) delle reazioni popolari contro l’uccisione della democrazia, avvenuta ad esempio, facendo adottare al “Parlamento” il testo del memorandum Tsipras (agosto 2015), lungo 7.500 pagine, ed imposto dalla Troika. Un testo, va specificato, redatto in inglese e tradotto solo in parte in greco da un traduttore automatico, ma che colpisce quasi tutti i settori di attività, la democrazia, i diritti umani, come la vita dei Greci che i parlamentari, certamente, non hanno letto. “In ogni caso, non c’era umanamente il tempo per leggerlo,” hanno dichiarato alla stampa nel 2015 alcuni ministri Syrizisti.
 
Tornato in paese, il nord dell’isola di Corfù, dicembre 2017
Ritorno al paese. Igoumenitsa, nord-ovest della Grecia. Dicembre 2017
 
Le asimmetrie economiche che, prima o poi si dimostrano paraventi per le asimmetrie geopolitiche, e portando il ragionamento fino in fondo, ho mostrato che in ultima analisi, il popolo greco sta subendo una forma di aggressione simile ad una guerra asimmetrica. Così e francamente [è emerso] il timore degli amici italiani (per lo meno quelli i cui occhi e orecchie sono già aperti), che il loro paese possa “accettare” un futuro sotto la troïka, aumentando così il dosaggio di austerità che il paese di Garibaldi ha già subito. Certamente la geopolitica riguardante l’Italia non è paragonabile a quella della Grecia o di Cipro, salvo che il ragionamento (irrazionale) di base (austerità metademocrazia, sottomissione) sembra immutabile, a prescindere dei paesi interessati.
Al termine del processo, di cui l’euro è un caposaldo, c’è la morte della democrazia, la morte di ogni governo dell’economia di un determinato territorio da parte dei suoi cittadini, ed è la fine di qualsiasi controllo del proprio tempo (cioè del futuro) e, quindi, la sconfitta di ogni speranza, almeno di rompere l’intero guscio … (europeista). Ecco perché io non credo in “un’altra Europa possibile,” e ancora meno in “Plan-B”, triste a dirsi, forse, difficile da ammettere, ma è così.
Animali senza padrone Italia. Pescara, dicembre 2017
 
Se non altro, il viaggio è stato per me l’occasione di uscire dal quadro psico-letale della Grecia moderna e non è poco, allora, poter vedere, come si suol dire, un po’ di mondo, prima che sparisca del tutto.
 
Gli ultimi giorni di bel tempo nel mese di novembre e del suo ouzo [da bere] sulle spiagge di Atene sono lontani, e tornando a casa, ho trovato il nostro appartamento disperatamente freddo, perché senza riscaldamento dal 2012, ed i nostri animali, che vicini avevano curato durante la nostra … osservazione partecipativa [ndt: tecnica di analisi sociale, che prevede che l’osservatore stia dentro il sistema oggetto di osservazione e partecipi alla sua vita] in Italia.
 
Poi pioggia e vento. Nei tempi andati ci si preparava anche al Natale, solo che ogni illusione conosce prima o poi la sua fine. Tornando in Grecia, ci si sente come impantanati in una melassa che ostacola ogni riflessione, che avvelena la più piccola felicità quotidiana, e rende allo stesso tempo, ogni visione degli esseri umani e dei paesaggi, come oscurata da un velo di lutto.
 
Tuttavia, ho potuto raccontare al nostro Mimi e soprattutto al nostro piccolo Hermes, detto il Trismegisto (ha già … quattro mesi), che anche in Italia, a volte, ci sono animali senza padrone. Geopolitica o no … Missione compiuta. Ritorno a casa e ritornano anche le difficoltà per l’inverno! Povero blog … nell’esatto splendore della sua sopravvivenza …
 
Hermes ritrovato. Dicembre 2017
Articolo originale QUI
Sul sito www.asimmetrie.org saranno a breve disponibili i video integrali degli interventi dei vari oratori, tra cui quello di Panagiotis Grigoriou.
 
Traduzione a cura di FRANZ-CVM – sul mio blog è disponibile un “frasario essenzialedel convegno citato.
Resoconti più istituzionali dei lavori sono disponibili su questo stesso sito da parte di Fabio Conditi e su Intellettuale Dissidente da parte di Guido Rossi.
 
13 dicembre 2017 DI PANAGIOTIS GRIGORIOU greekcrisis.fr