Allarme a Ferrara: “La mafia nigeriana è qui, occhio alle risse”

profughi FerraraPiù organizzata? Alla nostra danno il 41bis (giustamente), a questi asilo politico.

estratto:

L’informativa è datata 20 luglio 2016 ma arriva alla procura di Fermo solo il 17 agosto. All’interno, come riporta oggi il Fatto Quotidiano, il vicequestore di polizia della Commissione territoriale per lo status di rifugiato scrive di aver saputo “da fonte confidenziale ritenuta attendibile che al funerale di Emmanuel sono intervenuti membri della setta Black Axe riconoscibili perché tutti indossanti abiti del colore rosso e nero al fine, verosimile, di rendergli manifestatamente onore e che la loro presenza rivelerebbe che il deceduto faceva parte della stessa confraternita”.
Allarme a Ferrara: “La mafia nigeriana è qui, occhio alle risse”
L’esperto: “Si occupa di droga e prostitute. Ragazze marchiate come bestiame”
 
Negli ultimi anni Ferrara ha registrato un incremento della presenza di nigeriani
 
Un’ombra arriva dal cuore del Continente Nero e cala sulle nostre periferie. Stiamo parlando della ‘Black Axe’ (ascia nera), la mafia nigeriana. Ne abbiamo parlato con Roberto Mirabile, presidente dell’associazione ‘La Caramella Buona’ (Onlus che si occupa di pedofilia) ed esperto di criminalità organizzata africana.
Mirabile, un fenomeno nuovo?
«Tutt’altro. In Emilia la mafia nigeriana è storicamente radicata».
 
Anche a Ferrara?
 
«Negli ultimi anni la città estense ha registrato un incremento della presenza di nigeriani dediti a due settori: spaccio e prostituzione».
 
Cosa ci rende attrattivi?
 
«Alla mafia nigeriana piacciono città marginali rispetto alla grande cronaca nera ma con importanti Università. Che vuol dire relativa tranquillità e tanti giovani a cui spacciare».
Quali sono i segni che indicano la presenza della ‘Black Axe’?
«Il primo indizio sono le risse. Iniziano con scontri fra tre o quattro persone. Poi diventano dieci o quindici. Usano armi rudimentali: bottiglie, coltelli, bastoni».
Fatti che però vengono spesso ‘derubricati’ a zuffe tra balordi.
«Errore clamoroso. Sono scontri tra fazioni diverse che si contendono il territorio. Guai minimizzare. Loro cercano il morto».
 
Gli altri indizi?
«Attenzione alle donne. Nella mafia nigeriana hanno un ruolo di primo piano. Spesso sono le compagne dei boss. Fanno le maman oppure le troviamo nei minimarket o nei money transfer. Che spesso sono ‘lavanderie’ per il denaro illecito dell’organizzazione».
 
I loro business principali?
 
«Spaccio di droghe pesanti, cocaina ed eroina, e prostituzione».
 
Parliamo di spaccio. Come si riforniscono?
 
«Non hanno problemi. L’organizzazione è potente e ha contatti con i grandi narcos colombiani e con i trafficanti afghani e iracheni».
E la prostituzione?
«In questo settore sono specializzati e crudeli. Spingono giovani connazionali, spesso minorenni, sulla strada. Le ricattano con riti voodoo. Le marchiano».
Prego?
 
«Sì, come il bestiame. Cicatrici e amputazioni sono simboli di affiliazione. Da quel momento, sei legato all’organizzazione».
 
Se ne può uscire?
 
«Difficilissimo. Per arrivare in Italia con il miraggio di un vero lavoro si indebitano per decine di migliaia di euro. Se riescono a ripagarlo, non possono più tornare a casa, pena l’esclusione: le cicatrici le identificano come prostitute».
 
Non c’è altra via?
 
«Sì, quella criminale. Molte, una volta emancipate, diventano a loro volta maman».
Che peso ha l’immigrazione nell’espansione del ‘sistema’?
«Importante e crescente. Tra le migliaia di disperati troveranno sempre più manovalanza. Aprendo così la strada a nuovi affari».
Tipo?
«L’elemosina. Fino a pochi anni fa era difficile vedere questuanti africani. Oggi è pieno. E dietro c’è il racket. Tutto organizzato: non c’è un metro quadro libero».
 
Qual è la struttura della ‘Black Axe’?
 
«‘Black Axe’ è la cupola. Poi all’interno ci sono diversi altri gruppi affiliati, che a volte si pestano i piedi. La logica è quella tribale».
 
Quando nasce?
«Negli anni ‘80, con la crisi del petrolio. Spalleggiata dal governo che chiese aiuto alla ‘mala’ per sostenere l’economia».
 
Come è arrivata in Emilia?
«Le grandi inchieste sulle mafie ‘nostrane’ hanno lasciato liberi ampi spazi di mercato».
Che fare quindi?
 
«Non bisogna arrivare a capire il fenomeno troppo tardi. Le nostre comunità non meritano la disattenzione delle istituzioni».
 
di FEDERICO MALAVASI

METÀ PROFUGHI LI GESTISCE IL VATICANO: E INCASSA (DA CONTRIBUENTI) 127.750.000 EURO

prete soldise gli italiani non hanno soldi perché perdono il lavoro e non possono pagare le esose tasse e stangate diventano evasori prima, poi, espropriati di ogni bene diventano senzatetto, se non si suicidano prima. Ecco il volto della solidarietà

by informazionelibera · 30 gennaio 2018
 
Come mai, il Vaticano e il suo braccino mediatico Avvenire (tra l’altro finanziato con le tasse dei contribuenti italiani) sono così ‘entusiasti’ dell’ondata di presunti profughi?
E’ tutta una questione di delirio masochista oppure nasconde anche cospicui interessi economici? Diamo un’occhiata.
 
Dei presunti profughi ospitati in Italia, 22 mila sono ospitati dal cosiddetto “Sistema SPRAR”, una rete di centri di accoglienza. Ovviamente sono esclusi i finti profughi ospitati negli hotel.* La realtà interessante è che di questi, ben 10 mila – quindi quasi il 50 per cento – sono gestiti attraverso la rete del Cas (Centri d’accoglienza straordinaria) da Caritas.
 
Significa che il Vaticano mangia circa metà della torta dell’accoglienza. L’altra metà tocca alle coop e associazioni del PD.
E si può anche fare un conto – rozzo – di quanto questa accoglienza ‘cristiana’ garantisce a Galantino e soci in termini di euro: 35 euro a clandestino, significa 350.000 euro al giorno.
In un anno, sono 127.750.000 tondi tondi. Una enormità. Tanto per dare un senso alla cifra, con 120 milioni Mondadori comprerà RCS Libri. Un fatturato da multinazionale, della falsa carità.
 
Ora, quando un vescovo vi dirà con l’acquolina in bocca che bisogna accogliere, sapete perché.
 

50 italiani chiedono asilo in chiesa, Caritas sbarra le porte: “Noi aiutiamo solo immigrati”, al freddo da 5 notti

SENZATETTOcataniaci sono riferimenti a persone, dichiarazioni, luoghi ben precisi, PRIMA DI ETICHETTARE QUESTA RIVOLTANTE VICENDA come fake news o propaganda leghista per scaricarsi la coscienza, VERIFCATE.

Meglio dedicarsi alle scaramucce di un infermiere italiano contro un altro infermiere straniero.

LE 50 PERSONE CHE DORMONO ALL’ADDIACCIO NON SONO INTERESSANTI PER I NOSTRI RADICAL CHIC

50 italiani chiedono asilo in chiesa, Caritas sbarra le porte: “Noi aiutiamo solo immigrati”, al freddo da 5 notti
 
23 dicembre 2017
 
Ormai da cinque giorni, una quarantina di persone – adulti e bambini – italiani, vivono sul sagrato del Duomo di Catania. Persone, italiani, che sono lì per chiedere a gran voce «che vengano mantenute le promesse che il sindaco Bianco, PD, ci ha fatto ormai quattro anni e mezzo fa – ha spiegato uno di loro, Salvatore Cutrona – ovvero case, lavoro, la sistemazione delle famiglie disagiate e dei quartieri stessi.*
Bianco è stato eletto con i voti dei quartieri – ha proseguito Cutrona – infatti le 25 famiglie che protestano vengono da Librino, Pigno, Villaggio Sant’Agata, San Giorgio e San Cristoforo – promesse di cui abbiamo ancora le registrazioni, ma risultate fini a se stesse.
Siamo qui da giorni senza mangiare né bere e siamo disperati: abbiamo chiesto più volte di essere ascoltati, ultima spiaggia era rivolgersi alla Chiesa, perché non abbiamo casa, tanto meno quelle promesse, e nessun posto dove andare».
«Papa Giovanni aveva detto “aprite le porte, spalancate le porte di Dio”, monsignor Scionti le porte le ha chiuse – ha accusato Pietro Giglio – il parroco di Sant’Agata ha mostrato la sua diffidenza nei nostri confronti, ha negato le coperte ai bambini, ci ha buttato fuori, non ci ha neanche dato un bicchiere d’acqua per prendere le medicine». Lo ha confermato la moglie di Pietro, Carmela Porto: «Io sono diabetica e non mi sto curando a dovere, ma per una buona causa, per la nostra dignità».
 
Che differenza rispetto a quando aprono le porte ai nuovi membri africani:
Il 29 novembre un gruppo di noi ha passato la notte in Cattedrale – ha spiegato Giusi Tirelli – salvo essere buttati fuori la mattina dopo dal parroco. Adesso dentro è rimasta solo una persona, mia zia, Aurora De Luca, che non ha certo intenzione di uscire. Continuerà la nostra battaglia dall’interno della Cattedrale. Li la trattano bene, ma è a noi che il prete ha dato disposizioni di non darci nulla da bere e da mangiare. Un nostro rappresentante si è rivolto alla Caritas, ma gli hanno risposto che aiutano solo gli immigrati, perché i fondi ci sono solo per loro. Qui abbiamo anche bambini, una quindicina, e molti di loro hanno tosse e febbre». «Siamo stati aiutati solo dai volontari e dalla gente povera come noi – ha chiosato Giglio – resteremo qui finché Bianco non manterrà le promesse di quattro anni fa.

Manovra al rush finale: addio alle buste paga in contanti, sgravi alle coop che assumono rifugiati

immigratilavorocoopED IL DUMPING SOCIALE DIVENTA LEGGE. NIENTE MALE KOMPAGNI, E MAFIA CAPITALE SI INGRASSA ANCORA DI PIù.
Proprio vero, le coop siamo noi, NOI CHE LE NUTRIAMO, la nuova forma della mafia
NO NO E’ SOLO SOLIDARIETA’ ed integrazione, NON UN SERVIZIO AL CAPITALISMO NEOLIBERISTA

Questa secondo voi è o no discriminazione con i milioni di disoccupati, di precari, di lavoratori a contratto a tempo determinato, a chi viene pagato in nero (che aumenteranno grazie sempre a questa manovra, dove non si può più pagare in contanti) . Ripeto: non è discriminazione questa?
Ps: il Capostazione aggredito da una risorsa, ha perso il lavoro perché dei bravi “antifascistiantirazzistigiùlefrontiere”, hanno fatto un video e denunciato il Capostazione di razzismo, perché ha osato prendere a male parole l’aggressore mentre veniva picchiato, invece di ringraziarlo ed offrirgli il caffè.
Ottimo lavoro da parte di questi figli di papà
Un contributo, fino a tre anni, per ridurre gli sgravi dei contributi previdenziali e assistenziali per le coop sociali che assumono nel 2018 a tempo indeterminato «persone a cui è stata riconosciuta protezione internazionale a partire dal primo gennaio 2016». Lo prevede un emendamento approvato in commissione. La proposta prevede l’erogazione di «un contributo entro il limite di spesa di 500mila euro annui a riduzione dello sgravio delle aliquote per l’assicurazione obbligatoria previdenziale e assistenziale».

Maura Alpaca Bathory 20 dicembre alle ore 18:10 FB

Manovra al rush finale: addio alle buste paga in contanti, sgravi alle coop che assumono rifugiati
L’esame alla Camera slitta a giovedì. Rinviata al 2020 la direttiva sul commercio ambulante
 
Pubblicato il 20/12/2017
Ultima modifica il 21/12/2017 alle ore 07:09
 
La manovra è arrivata al rush finale ma l’esame alla Camera slitta ancora. La discussione generale sulla legge di Bilancio avrà inizio alle 9 di giovedì. Le votazioni sono previste non prima delle 13: da allora ogni momento sarà buono per porre la questione di fiducia. Queste le principali novità di giornata.
 
Stop buste paga in contanti
«Stop al pagamento in contanti. I datori di lavoro avranno l’obbligo di pagare lo stipendio tramite strumenti tracciabili: sarà così impedito ogni abuso futuro attraverso la prevenzione» spiega Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati del Partito Democratico e prima firmataria dell’emendamento alla manovra approvato in commissione Bilancio.
 
Più sgravi a coop che assumono rifugiati
Un contributo, fino a tre anni, per ridurre gli sgravi dei contributi previdenziali e assistenziali per le coop sociali che assumono nel 2018 a tempo indeterminato «persone a cui è stata riconosciuta protezione internazionale a partire dal primo gennaio 2016». Lo prevede un emendamento approvato in commissione. La proposta prevede l’erogazione di «un contributo entro il limite di spesa di 500mila euro annui a riduzione dello sgravio delle aliquote per l’assicurazione obbligatoria previdenziale e assistenziale».
Via libera concorso per dirigenti delle agenzie fiscali
Le Agenzie fiscali potranno indire un nuovo concorso per dirigenti e creare nuove posizioni organizzative intermedie «per lo svolgimento di incarichi di elevata responsabilità, alta professionalità o particolare specializzazione» prevede un emendamento per la riorganizzazione interna di Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
 
Ok taglia-firme, osservatori Osce in sezioni
Via libera nella notte all’emendamento alla manovra presentato dal Pd per tagliare di un quarto l’obbligo della raccolta delle firme per i partiti non presenti in Parlamento. In base alla riformulazione della misura, «è ammessa la presenza di osservatori internazionali dell’Osce presso gli uffici elettorali di sezione `in occasione di consultazioni elettorali o referendarie».
Pd “salva” ambulanti, Bolkestein rinviata 2020
Nuovo rinvio per la piena entrata in vigore anche in Italia della direttiva Bolkestein sul commercio ambulante. Un emendamento del Pd approvato nella notte in Commissione Bilancio della Camera prevede che «al fine di garantire che le procedure per l’assegnazione delle concessioni del commercio su aree pubbliche siano realizzate in un contesto temporale e regolatorio omogeneo, il termine delle concessioni in essere alla data di entrata in vigore della presente disposizione e con scadenza anteriore al 31 dicembre è prorogato fino a tale data».
 
Raddoppiato fondo vittime danni banche
«Il Fondo per le vittime dei reati finanziari sale, nel passaggio alla Camera, dai 50 milioni, inizialmente previsti, a 100 milioni. È stato approvato in commissione Bilancio un emendamento alla manovra «sui risparmiatori truffati dalle banche» che recepisce quanto proposto dai deputati, Sara Moretto, Federico Ginato e Giovanni Sanga. È quanto si legge in una nota. «Con questa sostanziale modifica – dice Moretto – le vittime potranno accedere al fondo anche attraverso una procedura di arbitrato presso l’Anac». «Mercoledì scorso – affermano i deputati Pd – insieme ad alcuni deputati veneti e al capogruppo Pd Ettore Rosato abbiamo incontrato una delegazione di risparmiatori. In quella sede ci eravamo impegnati a provare a intervenire sulle modalità di accesso al fondo, poiché la richiesta di una sentenza come requisito avrebbe reso inaccessibile il ristoro alla maggior parte dei risparmiatori traditi dalle banche venete». «Con questo emendamento – dicono ancora i deputati – diamo un segnale concreto ai tanti risparmiatori che mi contattano per chiedere risposte e dei quali comprendo la tragedia . Il Partito Democratico – conclude – con questa misura dimostra che sta dalla parte di chi ha subito la truffa, contro manager bancari che hanno lucrato sui risparmi di tanti cittadini mettendo in crisi il loro futuro».

Scontro treni Puglia, “azienda conosceva criticità sicurezza”. Ma poco prima della strage i soci si divisero 2,5 milioni di utili

strage puglia ferrotramviaUNA STRAGE ANNUNCIATA, una strage evitabile.  Perciò silenzio, l’11 dicembre è stata chiusa l’inchiesta, ci sono 19 indagati ma a quanto pare la stampa, la politica ha ben altri pensieri che evitare che queste stragi si ripetano. Anzi. Si continua con il solito clientelismo. Si sa, pensare al bene dei cittadini è populismo, una bestemmia contro il capitalismo.
ma come son stati fatti i controlli, SE son stati fatti, Presidente Emiliano? Ad un anno e mezzo di distanza, cosa è stato fatt? Anche se si sa che la sicurezza dei cittadini autoctoni non è prioritaria, non fa guadagnare.
Ma c’è di più: l’accusa è di aver nascosto al ministero i 20 incidenti che sarebbero stati sfiorati sulla linea tra il 2012 e il 2016. Sono ritenuti responsabili anche dell'”insufficiente copertura della rete di telefonia mobile lungo la tratta Andria-Corato e quindi delle conseguenziali difficoltà di comunicazione tra personale di terra e personale di bordo”. L’ipotesi dei magistrati è che un sistema di comunicazione, una telefonata fra i due capitreno avrebbe potuto fermare i convogli. fonte
Scontro treni Puglia, “azienda conosceva criticità sicurezza”. Ma poco prima della strage i soci si divisero 2,5 milioni di utili
Secondo la procura di Trani, la “strategia aziendale” era “finalizzata ad accrescere la produttività” e quindi gli “utili ricavabili”. Venti situazioni critiche registrate tra il 2003 e il 2015 – è la tesi dei magistrati – avrebbero dovuto spingere gli amministratori a investire sull’adeguamento tecnologico. Invece, due mesi prima della strage, i soci si spartirono 2,5 milioni di euro di utili del bilancio 2015
L’ultima volta era accaduto il 21 ottobre 2014, quando un treno era partito proprio dalla stazione di Andria “senza via libera”. Di episodi identici sulla linea Bari-Barletta se n’erano registrati altri 6 tra il 2003 e il 2015, erano state aperte le inchieste disciplinari – senza però segnalare le ‘situazioni critiche’, venti in tutto, alle autorità competenti – ma Ferrotramviaria non avrebbe fatto nulla per migliorare la situazione eliminando il blocco telefonico, definito “obsoleto”. Anzi, secondo la procura di Trani, i soci pensavano alle loro tasche: due mesi prima dello scontro tra i treni sulla tratta Andria-Corato nel quale morirono 23 persone, “venivano distribuiti ai soci” 2,5 milioni di euro “a titolo di dividendo” grazie a 4,74 milioni di utile del bilancio 2015.
L’amministratore delegato e il consiglio d’amministrazione, sostengono i magistrati nell’avviso di conclusione indagine inviato alle 18 persone sotto inchiesta e alla stessa Ferrotramviaria, lo fecero “pur essendo a conoscenza del grave quadro di criticità organizzativa e gestionale in cui versava” l’azienda, con particolare riferimento “alla sicurezza dell’esercizio ferroviario in regime di blocco telefonico“. Sapevano, secondo il procuratore Antonino Di Maio e il pool di pm che ha fatto luce sulle cause del disastro ferroviario, che c’erano dei rischi proprio grazie a quelle 20 inchieste disciplinari aperte nei tredici anni precedenti all’incidente.
 
Campanelli d’allarme rimasti inascoltati e citati più volte dai magistrati, convinti che la “strategia aziendale” di amministratori e dirigenti fosse “finalizzata ad accrescere la produttività della infrastruttura ferroviaria gestita da Ferrotramviaria” e quindi “agli utili ricavabili”. Enrico Maria Pasquini, sua figlia Gloria, il direttore di esercizio Michele Ronchi, direttore generale Massimo Nitti e il dirigente della Divisione Infrastruttura Giulio Roselli avrebbero perseguito quel fine indirizzando “progressivamente” i finanziamenti – stanziati dalla Regione Puglia e destinati “alla implementazione tecnologica” della tratta – verso “interventi volti ad incrementare la capacità dell’infrastruttura e la qualità del servizio” ma “non la sicurezza della circolazione”.
Per questo, sostiene la procura di Trani, “omettevano di realizzare l’adeguamento tecnologico”, installando un Blocco conta assi o il Sistema di controllo della marcia dei treni. Quei due sistemi di sicurezza, dei quali ilfattoquotidiano.it parlò già nei giorni successivi alla tragedia, sarebbero stati “idonei a garantire il miglioramento dei livelli di sicurezza della circolazione ferroviaria”. Da queste condotte, concludono i magistrati, “derivava il disastro ferroviario causato dalla collisione frontale dei due treni. di Andrea Tundo | 11 dicembre 2017

Qualche scomoda verità sull’immigrazione

verità immigrazione

a chi porti tanti benefici ormai non vi sono più dubbi, si certo, è solo solidarietà


La teoria economica classica afferma che l’afflusso netto di immigrazione, come il libero commercio, porta beneficio alla popolazione autoctona dopo un certo periodo di tempo. Ma la ricerca più recente sta aprendo grossi interrogativi sulla questione, mentre le reali conseguenze sociali e politiche dell’apertura delle frontiere nazionali suggeriscono altresì l’opportunità di mettere dei limiti all’immigrazione.

La sociologia, l’antropologia e la storia hanno fatto grandi progressi nel dibattito sull’immigrazione. Sembra che l’Homo oeconomicus, che vive solamente per guadagnarsi il pane, sia stato messo da parte in favore di uno per il quale il senso di appartenenza è almeno tanto importante quanto il mangiare.

Questo ci fa dubitare del fatto che l’ostilità verso l’immigrazione di massa sia una mera protesta verso la perdita di posti di lavoro, la depressione dei salari e la crescita delle disuguaglianze. L’economia ha certamento giocato una parte nel rilancio delle identità politiche, ma la crisi di identità non può essere espunta semplicemente attraverso le riforme economiche. Il benessere economico non è equivalente al benessere sociale.

Iniziamo però dal campo economico, usando il Regno Unito – che si sta apprestando a uscire dalla UE – come caso di studio. Tra il 1991 e il 2013 in Gran Bretagna c’è stato un afflusso netto di 4,9 milioni di immigrati nati all’estero.

La teoria economica classica afferma che l’afflusso netto di immigrazione, come il libero commercio, porta beneficio alla popolazione autoctona dopo un certo periodo di tempo. L’argomento è che se si aumenta la quantità di forza lavoro, i prezzi (e i salari) diminuiranno. Questo aumenterà i profitti. L’aumento nei profitti porterà a maggiori investimenti, il che aumenterà la domanda di lavoro, giungendo alla fine a capovolgere l’iniziale caduta dei salari. L’immigrazione permetterebbe dunque a una popolazione più ampia di godere degli stessi standard di vita di cui godeva inizialmente una popolazione più piccola – e questo significherebbe un chiaro miglioramento del benessere totale.

Un recente studio dell’economista Robert Rowthorn della Cambridge University, però, ha mostrato che questo argomento è pieno di limiti. I cosiddetti effetti temporanei in termini di spiazzamento dei lavoratori autoctoni e la caduta dei salari può durare per cinque o dieci anni, mentre i benefici si realizzano solo assumendo che non ci sia recessione. E anche se non c’è recessione, se c’è un afflusso continuo di immigrati, anziché un aumento una tantum nella dimensione della forza lavoro, allora la richiesta di forza lavoro potrebbe essere cronicamente inferiore rispetto alla sua offerta. “L’affermazione secondo la quale gli immigrati portano via i posti di lavoro ai lavoratori autoctoni e ne deprimono i salari“, dice Rowthorn, “può essere esagerata, ma non sempre è falsa“.

Un secondo argomento economico è che l’immigrazione ringiovanisce la forza lavoro e stabilizza le finanze pubbliche, perché i giovani lavoratori importati generano il gettito fiscale necessario a sostenere un crescente numero di pensioni. La popolazione del Regno Unito dovrebbe superare i 70 milioni di individui prima della fine del prossimo decennio, comportando un aumento di 3,6 milioni, ovvero del 5,5 percento, grazie all’immigrazione netta e a un surplus di nascite rispetto alle morti tra i nuovi arrivati.

 Rowthorn rifiuta questo argomento. “Il ringiovanimento attraverso l’immigrazione è come la corsa di un criceto nella ruota“, dice. “Per mantenere una riduzione permanente del tasso di dipendenza c’è bisogno di un afflusso interminabile di immigrati. Una volta che l’afflusso si interrompe, la struttura demografica si capovolge e torna alla sua traiettoria iniziale“. Un afflusso inferiore e un’età di pensionamento più alta sarebbero una soluzione migliore nel caso di una popolazione che invecchia.

Perciò, anche con risultati ottimi, come evitare una recessione, l’argomento economico a favore di un’immigrazione su larga scala difficilmente può dirsi decisivo. Perciò il vero nocciolo della questione resta il suo impatto sociale. Da questo punto di vista, se da un lato c’è il noto beneficio dovuto all’incontro tra le diversità, dall’altro c’è il rischio di una perdita di coesione sociale.

David Goodhart, ex editore della rivista Prospect, ha sostenuto la tesi di una limitazione dell’immigrazione da un punto di vista socialdemocratico. Goodhart non prende posizione sul fatto che la diversità culturale sia intrinsecamente o moralmente buona o cattiva. Dà semplicemente per scontato che la maggior parte delle persone preferisca vivere con altre persone a loro simili, e che i politici debbano assecondare questa loro preferenza. Un’atteggiamento “laissez-faire” sulla composizione della popolazione di un paese è tanto insostenibile quanto l’indifferenza alla sua dimensione.

Per Goodhart il nocciolo dell’avversione dei liberali al controllo dell’immigrazione è la loro visione individualista della società. Non riuscendo a comprendere l’attaccamento delle persone verso le comunità nelle quali sono radicate, etichettano come irrazionale o razzista qualsiasi avversione all’immigrazione.
 
L’eccessivo ottimismo dei liberali sulla facilità di integrare gli immigrati deriva dalla stessa fonte: la società è vista come niente altro che un insieme di individui, per cui l’integrazione è un non-problema. Certo, dice Goodhart, gli immigrati non devono per forza abbandonare del tutto le loro tradizioni, ma “esiste una cosa chiamata società“, e se essi non faranno uno sforzo per appartenervi, i cittadini autoctoni troveranno difficile considerare i nuovi arrivati come parte della loro “comunità immaginata“.

Un afflusso troppo rapido di immigrati indebolisce i legami di solidarietà e, nel lungo termine, erode i legami affettivi che sono indispensabili per sostenere lo stato sociale. “Le persone saranno sempre favorevoli verso le loro famiglie e le loro comunità“, dice Goodhart, ed “è compito di un liberalismo realistico sforzarsi di trovare una definizione di comunità che sia abbastanza ampia da includere persone con diversi retroterra culturali, ma senza essere talmente ampia da diventare priva di significato“.

I liberali e i liberisti lottano fianco a fianco per sostenere un’immigrazione senza alcuna restrizione. Molti politici liberali vedono gli stati nazionali e la lealtà verso di essi come ostacoli a una maggiore integrazione politica dell’umanità. Si appellano a doveri morali che si estendono ben oltre i confini fisici e culturali delle nazioni.

Ad essere in discussione è il più antico dibattito nelle scienze sociali. Le comunità possono essere create semplicemente dalla politica e dai mercati, o presuppongono innanzitutto un senso di appartenenza?

A me sembra che chiunque ragioni su tali questioni debba concordare con Goodhart che la cittadinanza, per la maggior parte delle persone, sia qualcosa dentro la quale si nasce. I valori nascono da una particolare storia e da una particolare geografia. Se la composizione di una società viene modificata troppo rapidamente, ciò getta le persone alla deriva rispetto alla loro storia, e le rende prive di radici. L’ansia dei liberali di non sembrare razzisti impedisce loro di comprendere queste verità. L’inevitabile conseguenza è l’esplosione di ciò che ora viene definito populismo.

La conclusione politica da trarre è abbastanza semplice, ma vale la pena ripeterla. La tolleranza della persone verso il cambiamento e l’adattamento non deve essere forzata oltre il limite, per quanto questo possa cambiare da paese a paese. In particolare, l’immigrazione non dovrebbe essere spinta oltre un certo punto, altrimenti innescherà inevitabilmente reazioni ostili. I politici che non riescono a “controllare le frontiere” non meritano la fiducia della loro gente.

di Robert Skidelsky – 05/12/2017  Fonte: Voci dall’Estero

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59850

Mentre i profughi stanno negli hotel a 3 stelle, guardate in che condizioni sono i terremotati

se a speculare sui terremotati non è il partito del satrapo di Arcore VA TUTTO BENE, SOPRATTUTTO SE E’ UNA COOP (di Buzzi tra l’altro)
boldrini concerto terremoto
VIDEO
Mentre i profughi stanno negli hotel a 3 stelle, guardate in che condizioni sono i terremotati
Queste sono le condizioni di abbandono dei terremotati.
Il fatto che privati e associazioni si stiano dando da fare per aiutarli è onorevole. Ma purtroppo il fatto che lo Stato li abbia dimenticati nella situazione precaria in cui si trovano, in inverno, con temperature che hanno sfiorato -8 o anche -15 gradi, è VERGOGNOSO.
 
Guardate il video, ospiti delle roulotte ci sono anche 8 bambini. E non vogliamo immaginare come staranno gli anziani sfollati…
 
Diffondete questo video dappertutto, fate sapere a tutti cosa fa questo governo di m…a! Nessun TG e nessun programma televisivo ha fatto vedere a tutta la Popolazione italiana la situazione attuale dei terremotati.
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“Bella ciao” accoglie la manifestazione anti-fascista a Como: presenti Renzi, Delrio e Boldrini.

como senza frontierepraticamente una riunione del Pd con i relativi skagnozzi dei centri sociali. In difesa di mafia capitale. Ah sì certo, contro l’estrema violenza che ha costretto all’ascolto di un volantino una cooperativa che si occupa (chissà con i soldi di chi) dei migranti. Vuoi mettere contro le bombe anarchiche?
Notare pure la presenza di Delrio che si rallegrava del terremoto come VOLANO DEL PIL (è sempre lì al suo posto, nessuna indignazione mica è il nano di Arcore).
WhatsApp-Image-2017-12-09-at-14.07.59-650x488La Boldrini parla tanto di non violenza ma non ricordo manifestazioni contro gli stupri quotidiani ad opera delle risorse. Tanto basta tacciare chiunque non sia allineato alle idee del regime (si chiamano così i governi non eletti, mi pare) di essere fascista che “combatterlo” con ogni mezzo diventa lecito senza dare spiegazioni. Gulak subito per dissidenti, ah no giusto, per i fascisti.

“Bella ciao” accoglie la manifestazione anti-fascista a Como: presenti Renzi, Delrio e Boldrini.
Contro-manifestazione di Forza Nuova in un albergo di Como. Casapound si dissocia: “I blitz sotto i giornali sono inopportuni”
Le note di Bella ciao, bandiere del Pd, di Cgil e Cisl, almeno 3 mila persone sul lungolago di Como per la manifestazione antifascista. Pochi minuti dopo le 11 il segretario del Pd Matteo Renzi è arrivato nel luogo dell’evento, accompagnato dal ministro delle infrastrutture Graziano Delrio. L’ex premier non si è fermato con i giornalisti, ma con alcuni dei presenti, ringraziandoli della partecipazione.
I big in piazza
Hanno partecipato anche la presidente della Camera, Laura Boldrini (che in una intervista ha dichiarato «Bisogna ripartire dalla nostra storia: la liberazione dal nazifascismo non fu un evento “di parte”, ma un atto corale dell’Italia che si ribellava al regime per riprendersi la libertà. Tutte le forze politiche democratiche dovrebbero fare fronte comune contro chi si richiama a quel regime che fu di sopraffazione, di annientamento dei diversi, di discriminazione nei confronti delle donne»), la segretaria della Cgil Susanna Camusso e diversi ministri e politici locali. Nessuno di loro, pero, è intervenuto dal palco, se non il vicesegretario del Pd, Maurizio Martina, che era gli fra gli organizzatori.
Martina si è limitato a un breve saluto finale, per poi replicare successivamente: «Salvini al governo sarebbe un rischio serio per l’Italia», rispondendo al segretario della Lega Nord che ha accusato la piazza di Como di «sostenere l’immigrazione fuori controllo».
Una ventina di pullman sono stati messi a disposizione dal Pd per tutto il nord Italia. Davanti al lago, è stato allestito un palco, dove sarà dato spazio ai giovani, non solo del Pd ma dell’associazione «Como senza frontiere» e di altre che leggeranno testi dell’antifascismo, di Calamandrei e Pertini. Hanno preso la parola anche la Presidente ANPI Carla Nespolo e il giornalista Daniele Piervincenzi, che fu aggredito a Ostia.
La contro-manifestazione di Forza Nuova
Mezz’ora dopo l’inizio della manifestazione, in un albergo di Como, è iniziato un incontro annunciato a porte chiuse, proprio di Forza Nuova con il segretario Roberto Fiore. Più giornalisti che simpatizzanti. Il leader del movimento di ultra destra, Fiore, lancia il suo programma politico. «Basta falsità sui giornali», È l’esordio di Fiore, che rivendica la manifestazione davanti a Repubblica di due giorni fa a Roma. «Gli africani vanno aiutati a casa loro», uno degli slogan. «Il Papa e mal consigliato», secondo il leader di Forza Nuova in riferimento alla linea del Vaticano sull’immigrazione. Per Fiore «si vuole creare un clima d’odio poco prima della caduta di un regime». Inoltre, i militanti di Fn, «Non si fanno intimidire e rispondono se attaccati». In merito al blitz nel centro di volontariato di pochi giorni fa ad opera di alcuni simpatizzanti, Fiore ha sostenuto che si «ė trattato di un gesto pacifico contro il business dell’immigrazione».
 
«`Il nostro nemico è il Partito Democratico´ ha detto oggi Roberto Fiore, capo di Forza Nuova. A nome di tutto il PD voglio dire che questa affermazione non ci fa paura. Perché è una frase che chiarisce ancora una volta chi sono loro e chi siamo noi», ha poi scritto Matteo Renzi su Facebook. «Nessuna persona è nostra nemica, ma siamo nemici di ogni violenza, di ogni intolleranza, di ogni fascismo. Abbiamo molte persone che ci considerano avversari, tanti ci considerano nemici, qualcuno ci odia. Ma noi siamo e saremo sempre amici della verità, della libertà, della democrazia, dei diritti. Se Forza Nuova considera il Pd come nemico – conclude Renzi – è perché noi siamo dalla parte giusta. E di lì non ci muoveremo mai».
La risposta di Casapound: “Inopportuno agire così”
«Non so se i blitz a Repubblica e a Como siano stati fatti solo per attirare attenzione. Non giudico quello che fanno altri movimenti di un’area politica in cui è inserita anche Casapound. Noi la controinformazione la facciamo diversamente. I blitz sotto i giornali sono inopportuni, perché danno l’idea che si voglia chiudere la bocca a qualcuno», ha fatto sapere Simone Di Stefano, segretario nazionale di Casapound Italia, a margine di un evento alla Spezia. «Se vogliamo contrastare un’ informazione a senso unico lo facciamo confrontandoci liberamente col giornalismo, come abbiamo fatto invitando Mentana, Formigli e altri».
 
E sul blitz di Como ha aggiunto: «Avere dentro una sede dieci ragazzini che leggono un volantino può sembrare un atto intimidatorio. Ma non si può parlare di violenza quando dall’altra parte dello schieramento abbiamo chi mette bombe, assalta sedi e banchetti e parlo dei centri sociali e dell’antifascismo. Puntualmente assaltano gli stand della Lega Nord e le sedi di Casapound. Quello di Como non è stato un atto di violenza brutale come se ne vede a sinistra ma un’intimidazione».
Como Senza Frontiere
09/12/2017 alle ore 20:01 emilio randacio -inviato a como

Naziskin Como: Boldrini, mobilitazione

picchiatori nazi e democratici difende il business più redditizio della droga. Si certo, costituzione e democrazia, VOI AVETE CHIESTO AGLI ITALIANI IL PERMESSO DI FAR ENTRARE ALTRA GENTE? Non siete nemmeno stati eletti, ma cianciano di rispetto di democrazia
Quando le Sentinelle in Piedi manifestavano compostamente, sono state accerchiate, insultate, sputate e fatte oggetto di lanci di oggetti. La stampa ha per lo piu colpevolizzato “gli oscurantisti bigotti”. Un comitato che qui in città si offriva di scortare a casa le persone sole che non si sentono sentinelle aggreditepiù sicure nelle nostre strade infestate da feccia allogena e indigena, è stato assalito e picchiato dagli antifascisti perché “fomentava il razzismo”. Nulla o quasi sulla stampa.
 
Naziskin Como: Boldrini, mobilitazione
Misure adeguate ma anche difesa della Costituzione e democrazia
bliz como senza frontiere(ANSA) – FIRENZE, 30 NOV – “Ritengo che sia necessario ricorrere a delle misure adeguate ma anche che sia necessario che ci sia una mobilitazione civile su questo, perchè non possiamo permettere a questi gruppi di sporcare la nostra bella Costituzione e la nostra democrazia, che non è compatibile con questi estremisti”. Così la presidente della Camera Laura Boldrini ha risposto oggi a Firenze ai cronisti che le chiedevano un commento sul blitz dei naziskin in un circolo attivo sul fronte del sostegno dei migranti a Como.
Skinheads a Como, cresce la polemica
(ANSA) – MILANO, 30 NOV – E’ polemica sempre più esplicita tra le forze politiche per l’episodio avvenuto a Como, dove un gruppo di skinheads ha fatto irruzione nella sede di “Como senza frontiere”, associazione che si occupa di assistenza ai migranti. Per la presidente della Camera, Laura Boldrini, serve “una mobilitazione civile, non possiamo permettere a questi gruppi di sporcare la Costituzione”. Per Matteo Renzi, “su questi temi non devono esserci divisioni, ma la condanna è stata troppo timida”. Per Giorgia Meloni, invece, quanto avvenuto a Como è stato “un atto di intimidazione, dunque inaccettabile, ma è ridicolo l’appello di Renzi. Si è trattato di un atto di intimidazione, non di un atto di violenza”. Analoghe le dichiarazioni di Matteo Salvini: “Il problema dell’Italia è Renzi, non il fascismo che non può tornare. Ovvio che non si entra in casa d’altri non invitati e non è quello il modo di risolvere i problemi. Bene invece fanno i nostri sindaci che con azioni concrete combattono l’invasione di immigrati”.
Skinheads Como: 4 denunciati
(ANSA) – MILANO, 30 NOV – Sono quattro, per ora, gli appartenenti al Veneto Fronte Skinheads denunciati per violenza privata per l’irruzione dell’altra sera nella sede di un’associazione mentre stava tenendo una riunione la rete “Como Senza Frontiere”, attiva nell’accoglienza dei migranti. Si tratta dei quattro già identificati nel video girato dai partecipanti alla riunione, mentre è in corso l’identificazione di altre nove “teste rasate”. Gli agenti della Digos di Como, coordinati dal pm Simona De Salvo e dal procuratore Nicola Piacente, stanno ricostruendo il contesto in cui è maturata l’iniziativa degli esponenti neofascisti che, interrompendo la riunione dell’associazione, hanno fatto irruzione per leggere un “proclama” contro l'”invasione di immigrati e l’immigrazionismo”. Gli inquirenti stanno quindi cercando di capire come il gruppo di skinheads sia venuto a conoscenza della riunione e come sia nata l’idea del blitz.
vi han fatto la bua? Siete stati accerchiati? Da chi? Da gente armata? Le vostre risorse lo fanno continuamente con gli italiani, con le donne stuprate, ma non suscitano tutta questa attenzione e clamore. Chi vi finanzia a voi? Perché davvero suona strano che vi sia una “rete” il cui unico scopo è “cambiare la percezione” sul tema accoglienza, l’ansa scrive ” associazione che si occupa di assistenza ai migranti.”, con i vostri soldi lo fate?
Blitz Skinhead, il racconto di Como senza frontiere: “Ci hanno accerchiato, è stata intimidazione”
“Sono entrati e ci hanno accerchiato, è stata una vera e propria intimidazione”.
Inizia così il racconto di Annamaria Francescato, portavoce della rete Como senza frontiere, ancora scossa dopo l’incursione di quindici militanti di Veneto Fronte Skinheads alla riunione di martedì 28 novembre. Annamaria si trovava assieme ai rappresentanti di altre associazioni, sindacati e sigle politiche nella sede dell’associazione Artficio di via Terragni 4 quando gli skin “con atteggiamento squadrista” si sono presentati alla riunione e “dopo averci accerchiati hanno distribuito i volantini con la loro rivendicazione. Ci hanno insultati un po’. Noi non abbiamo reagito. Ci hanno sicuramente preso di sorpresa, ma non avremmo potuto fare altro che starcene seduti e buoni. Eravamo principalmente donne, con un’età media di 60 anni e persone che vanno dai 18 agli 80. Se le cose fossero degenerate ci avrebbero sopraffatti. Non è successo nulla di fisico, ma non è stato un momento piacevole”. La sede dell’associazione si trova al primo piano di un edificio nel centro di Como: “Il portoncino di ingresso era accostato, aspettavamo altri partecipanti alla riunione. Quando ho sentito i rumori provenire dalla scala ho aperto la porta e mi sono trovato davanti queste persone con le teste rasate che sono entrate con fare militaresco. Chiaramente ci siamo affidati ad un legale per denunciare l’aggressione e l’intimidazione che abbiamo subito. C’è tutta una componente non verbale in questa azione, tutta una parte che rimane non detta ma che si è sentita chiaramente. Questi individui entrando ci hanno fatto capire che loro ci seguono, sanno chi siamo e possono fare quello che vogliono. Sono spaventata e arrabbiata”.
Le reazioni politiche sono arrivate a livello nazionale. Ma le persone che hanno subito questa incursione sono rimaste stupite dal clima di indifferenza con cui l’episodio è stato accolto in città: “Dall’amministrazione comunale non ci ha contattato nessuno – spiega Annamaria – e in rete si leggono commenti di critica a noi, gente che plaude all’iniziativa di Veneto Fronte Skinheads e invoca la democrazia. Ci siamo sentiti dire che dobbiamo essere democratici e accettare le posizioni di tutti. Ma non c’è niente di democratico in quello che abbiamo subito. Non c’è niente di più lontano dalla democrazia”.
Un commento arriva anche da Giampaolo Rosso, vicepresidente dell’Arci di Como. Sedeva al tavolo di Como senza frontiere ed è l’autore del video che è circolato in rete fin dalle prime ore successive al blitz degli skinhead. “Abbiamo sottovalutato per troppo tempo questi gruppi, minimizzando le loro azioni e archiviandole come goliardate. E’ stata una sottovalutazione colpevole anche da parte delle istituzioni. Qui non c’è un normale conflitto delle idee, qui ci troviamo di fronte alla volontà di annullare altri, una cosa incompatibile con la democrazia. Idee che nemmeno tanti anni fa hanno prodotto orrori e tragedie inenarrabili. La sottovalutazione ha prodotto una sorta di sensazione di libertà di azione che si aggiunge all’effettivo scontento per la mancanza di welfare e l’enorme disparità tra ricchi e poveri”.
 
Como senza frontiere è un network di sigle che si riunisce da circa un anno con l’obiettivo dichiarato di cambiare la percezione del problema della migrazione tra la gente e, in seconda battuta, di supportare l’attività di accoglienza. Como è stata per molto tempo una piccola Ventimiglia, negli anni scorsi c’è stata una forte pressione migratoria al confine con la Svizzera. Decine di persone accampate in stazione, continui tentativi di passare il confine e molti respingimenti. Si è creato così un clima di ostilità da parte delle forze politiche di destra che ha alimentato la diffidenza da parte dell’opinione pubblica. Con il tempo la rotta svizzera ha attirato meno migranti e il problema è diventato meno evidente: “Le persone che vogliono andare in Svizzera oggi sono poche – spiega Annamaria Francescato -. Molti hanno rinunciato a passare il confine e hanno deciso di fermarsi in Italia. Si tratta di persone che hanno perso il diritto all’accoglienza e, pur avendo titolo per restare in Italia, vivono per strada”. Stiamo parlando di una sessantina di persone che, dopo essere state allontanate dai locali della parrocchia di San Martino di Rebbio che li ha ospitati per un periodo, da qualche tempo vivono in un autosilo abbandonato. “La presenza di queste persone in città non si nota, sono assolutamente marginali – spiega ancora la portavoce della rete – ma l’attività culturale che facciamo evidentemente dà fastidio. L’azione di Veneto fronte skinhead è indubbiamente una conseguenza della presenza dei migranti, ma spero anche una conseguenza del nostro lavoro che forse dà fastidio perché inizia ad aprire qualche breccia”.
di Alessandro Madron | 29 novembre 2017

Centro di permanenza per i rimpatri a Macomer, il sindaco: “Accogliere tra gli 80 e i 100 migranti”

ex carcere3 milioni di euro , chissà chi li intascherà, certo, un bel giro d’affari questa solidarietà. Quanto è stato stanziato per gli alloggi popolari per gli 8 milioni di italiani indigenti?

 
Si tratta di una struttura di massima sicurezza, l’ex carcere, che fino ad alcuni anni fa ospitava pericolosi terroristi
Un intervento di circa 2,5 o 3 milioni di euro per adattare l’ex carcere di massima sicurezza di Macomer a Centro di permanenza per i rimpatri, su richiesta urgente del Ministero degli Interni da completare in 12 o 14 mesi. Ma secondo le ultime direttive, dettate dalle esigenze degli sbarchi non programmati nel Sulcis, i tempi potrebbero essere dimezzati.
La Sardegna si prepara ad accogliere i migranti non programmati, ovvero gli algerini che arrivano nel Sulcis, che a fine settembre sono sbarcati in oltre 380 in 48 ore, circa 1300 dall’inizio dell’anno. “Le progettazioni, la ristrutturazione e adattamento dell’ex carcere è in mano ad Invitalia per tramite del Ministero degli Interni”, spiega all’Adnkronos il sindaco di Macomer Antonio Onorato Succu, in merito al Cpr destinato ad accogliere i migranti irregolari che arrivano in Sardegna. Ma i tempi, vista la sollecitazione e “l’urgenza del Ministero degli Interni potrebbero essere accorciati a 6 o 8 mesi”.   Si tratta di una struttura di massima sicurezza, l’ex carcere, che fino ad alcuni anni fa ospitava pericolosi terroristi, “anche 120, tra detenuti condannati appartenenti ad organizzazioni terroristiche internazionali di matrice islamica o per pirateria internazionale, ma è chiusa ormai da 3 anni”.
Sarà destinata ad “accogliere tra gli 80 e i 100 migranti”, spiega Succu. “Noi non ci occupiamo né di tempi e tantomeno di appalti, che sono tutti in capo al Ministero degli Interni, ma facciamo prima di tutto un servizio alla Sardegna (sarà l’unico Cpr, ndr), poi al Ministero. Per questo chiediamo, in un’ottica di collaborazione, rispetto e tutela del territorio”, afferma Succu.   “Abbiamo aderito al programma Sprar come Unione dei Comuni del Marghine e chiediamo che non vengano attribuite al territorio ulteriori quote di migranti non programmate. Abbiamo programmato l’accoglienza diffusa per 81 persone nei sette comuni che hanno aderito al progetto. C’è da considerare che il territorio va tutelato e protetto. Non vogliamo gente che stia con le mani in mano. Noi da tempo abbiamo chiesto e ottenuto l’integrazione diffusa dei migranti, a patto che ci siano ricadute economiche per il territorio”. 09 ott 2017