Per la propaganda contro la Siria, l’Ansa arriva a falsificare i titoli delle dichiarazioni

L’Ansa, l’agenzia di stampa che detta il copia e incolla di tutti i giornali italiani (allineati alla propaganda della Nato) vi presenta proprio oggi questo titolo:
Siria:’Damasco dietro attacco con sarin qui articolo
Dai due punti e dalle virgolette, etica giornalista vorrebbe che a parlare fosse qualcuno dalla Siria. E sarebbe una notizia clamorosa perché sarebbe un’ammissione a Damasco dell’utilizzo del gas sarin. Invece sapete chi è stato a fare queste dichiarazioni? Lo scoprite solo leggendo il testo…
L’attuale ministro degli esteri francesi Ayrault.
Incredibile.
Etica giornalistica vorrebbe che il titolo fosse questo:
Ministro degli esteri francese: “Damasco dietro attacco chimico a Idlib”
E le persone non avrebbero neanche troppa voglia di soffermarsi a leggere ulteriormente. Parigi, infatti, insieme a Stati Uniti, Arabia Saudita e Turchia, è il paese che più di tutti ha la responsabilità maggiore della distruzione pianificata della Siria attraverso una guerra per procura alimentata dal finanziamento, armamento e addestramento dei terroristi che hanno stuprato il paese. Vi ricordate gli “amici della Siria” a Parigi nel 2012?
Parigi persegue ancora quest’obiettivo di destabilizzazione della Siria e mente come ha sempre mentito dal 2011 e continuerà a farlo.
Deve farlo perché tutti i castelli di carta di bufale raccontate sulla Siria stanno venendo giù. E gli organi di stampa – come vi dimostra anche questo caso dell’Ansa – servono i loro padroni (editori) in un’azione di propaganda senza fine. Senza fine e senza la minima vergogna come dimostra quest’ultimo caso dell’Ansa.
P.s sull’attacco ad Idlib siamo in attesa che Parigi mostri le prove o convinca il suo alleato statunitense a mandare una commissione d’inchiesta Onu. Sarebbe bello capire come gli Elmentti Bianchi siano riusciti a riscrivere la tavola periodica degli elementi avendo agito senza protezioni e senza conseguenze all’attacco.

Deposito di armi chimiche dell’ISIS, colpito da bombardamento della coalizione USA, esplode causando centinaia di vittime

Esplosione-depositi-armi-chimiche-terroristi
Gli Usa sapevano dove era questo deposito, cancellano le prove guadagnandosi anche dei punti nella fantomatica lotta al terrorismo a loro dire ingaggiata dagli stessi Usa?

Esplode deposito armi chimiche terroristi
Un attacco della coalizione diretta dagli USA, sulla zona di Deir El Zor nell’est della Siria, ha causato l’esplosione di un deposito di armi chimiche detenuto dai terroristi che ha causato centinaia di morti
“Nella giornata di Mercoledì, alle 17,30/17,50 ora locale, la coalizione internazionale a guida USA ha centrato un obiettivo del Daesh (ISIS) nella piana di Hatla, ad est di Deir E-Zor, est Siria”, come ha informato oggi il Comando Generale dell’Esercito e le Forze Armate in un loro comunicato.
 
L’attacco, come spiega la fonte militare, ha provocato in un primo momento del fumo bianco che più tardi è diventato giallo, fatto che dimostra che il bombardamento della coalizione ha centrato un deposito che contiene “una grande quantità di sostanze tossiche” che erano in possesso del gruppo jhadista.
Il bombardamento degli aerei della coalizione anti-ISIS hanno provocato distruzione ed esplosioni nella sede dei terroristi. Inoltre si informa che “un gran numero di civili sono morti in conseguenza della inalazione di sostanze tossiche”, hanno aggiunto le fonti.
L’incidente fornisce la conferma che, senza alcun dubbio, “i gruppi terroristi, in particolare il Daesh ed il Fronte Al-Nusra (autodenominato Fronte Fath Al-Sham), già erano in possesso di armi chimiche e hanno la capacità di trasportare, immagazzinare ed utilizzare tali agenti chimici con l’aiuto di alcuni paesi regionali che forniscono loro tale materiale.
Allo stesso modo le fonti hanno sostenuto che l’episodio dimostra che i gruppi estremisti takfiri sono coordinati dai loro patrocinatori per accusare l’Esercito siriano di utilizzare armi chimiche, così come era accaduto nella città di Jan Sheijun, nella provincia di Idlib.
Questo accade pochi giorni dopo che Washington ed i suoi alleati avevano accusato il Governo siriano di usare armi chimiche su Idlib. Gli USA non hanno accordato alla richiesta della Russia di realizzare una indagine approfondita ed indipendente per provare la responsabilità delle autorità siriane e hanno realizzato in modo unilaterale un attacco contreo la base aerea di Al-Shairat , nell aprovincia centrale di Homs.
Fonti : HispanTv Sputnik Mundo Traduzione e sintesi: J. Manuel De Silva Apr 13, 2017

Siria, il Fronte AL Nusra ha attaccato un convoglio di civili che venivano trasferiti ad Aleppo

Attacco-convoglio-civiliAttacco convoglio civili
Il presidente della Siria, Bashar Al-Assad, ha informato oggi che si è verificato un attacco con bombe da parte del gruppo terrorista Fronte Al Nusra (appoggiato da USA ed Arabia Saudita) contro un convoglio di civili in fase di trasferimento su Aleppo.
Un convoglio di 10 autobus con i civili siriani sfollati, che provenivano tutti dalle località assediate dai terroristi,  sono arrivati questo venerdì nella città di Aleppo.
I veicoli arrivati ad Aleppo erano partiti dai paesi si Al-Fua e Kefraya, abitati da popolazione sciita, nelle vicinanze della città nord occidentale di Idlib, dopo essere rimasti bloccati per 48 ore, secondo le informazioni dei media locali. Nel viaggio di trasferimento il convoglio, che portava segni di riconoscimento per trasportare civili, è stato attaccato dai terroristi del Fronte Al-Nusra con bombe e raffiche di armi automatiche. Non è stato ancora comunicato il numero delle vittime e dei feriti.
Questo episodio segue di soli tre giorni l’altro luttuoso avvenimento quando un auto bomba dei terroristi è stata fatta esplodere contro un convoglio di civili (sciiti)  sempre in fuga dalle località assediate (Fua e Kefraya) con un bilancio di oltre 124 morti di cui 72 bambini.
Le forze dei terroristi che hanno il controllo dei villaggi a nord di Idlib, continuano a ricevere dalla Turchia e dagli USA ingenti forniture di armi e rifornimenti che utilizzano indifferentemente per attaccare le posizioni dell’Esercito siriano e per aggredire i civili di fede sciita, considerati fedeli al Governo di Damasco e che erano stati tenuti da circa due anni prigionieri ed a cui, grazie all’intermediazioni di ONG internazionali, era stato ultimamente concesso di abbandonare i villaggi a seguito di un accordo di scambio di prigionieri.
La guerra in Siria è ormai entrata nel 7° anno ed ha avuto un costo umano di circa 490.000 vittime, secondo le stime dell’ONU, oltre a centinaia di migliaia di feriti, invalidi e circa 5 milioni di profughi. Una immane tragedia che non accenna a terminare vista la volontà delle grandi potenze (USA, Gran Bretagna, Arabia Saudita e Turchia) di rovesciare il Governo di Damasco e di smembrare il paese per i propri interessi geopolitici.
Il 7 Aprile le forze navali USA hanno colpito con missili da crociera una base dell’aviazione siriana, causando danni e varie vittime. L’attacco ha preso a pretesto un attacco chimico avvenuto nella provincia di Idlib che ha causato circa 80 vittime e di cui è stata accusata l’aviazione siriana. Il governo Siriano ed il Ministero degli Esteri russo hanno decisamente negato l’utilizzo di armi chimiche da parte delle forze siriane ed hanno sostenuto che in realtà era stato bombardato un deposito di armi chimiche detenuto dai terroristi. Il Governo russo ha richiesto in sede ONU agli USA ed alle altre potenze di incaricare una commissione internazionale indipendente di svolgere indagini e di portar le prove delle accuse fatte all’aviazione siriana.  Vedi: Idlib ‘chemical attack’ was false flag to set Assad up,…
Gli USA si rifiutano di apportare prove e di far nominare una commissione indipendente e continuano a ribadire le accuse (senza prove) contro il Governo di Damasco, ventilando la possibilità di altri attacchi unilaterali.
Le accuse si basano su filmati trasmessi sui social media da parte dei “Caschi Bianchi “, una organizzazione di parte, legata al Fronte al Nusra e finanziata dai servizi di intelligence di USA e Gran Bretagna. Gli osservatori, fra cui anche una organizzazione di medici svedesi ed anche esponenti delll’Establishment USA (il senatore Ran Paul), hanno negato la veridicità delle prove adottate dal Pentagono per mettere sotto accusa il Governo siriano e vi sono fondati sospetti che si sia voluto prefabbricare un pretesto per una aggressione militare USA contro la Siria.
Apr 21, 2017  Fonte: Hispan Tv  Traduzione e sintesi: L.Lago

I missili americani colpiscono le forze siriane che combattono Al Qaeda

President Barack Obama meets with President-elect Donald Trump in the Oval Office of the White House in Washington, Thursday, Nov. 10, 2016. (AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)

Oltre 60 missili cruise lanciati dalle forze armate americane hanno colpito una base militare siriana vicino Homs, che attualmente costituisce la prima linea tra le forze arabo-siriane e varie organizzazioni – definite dallo stesso Dipartimento di Stato Americano – terroristiche , tra cui Al Nusra e l’autoproclamato Stato Islamico.

Secondo quanto riportato, l’attacco è stato effettuato come ritorsione per un presunto “attacco con armi chimiche” vicino alla città di Idlib nel nord della Siria, attualmente la capitale di ciò che rimane delle forze di Al Qaeda in territorio siriano.
Attacchi precipitosi basati su dichiarazioni dubbie sulla presenza di armi di distruzione di massa
Gli attacchi effettuati si basano su dichiarazioni dubbie, non sostenute da prove materiali consistenti, riportate da militanti e organizzazioni finanziate dall’estero che si fingono enti umanitari. Dichiarazioni simili sono state fatte – e verificate come false – a partire dall’attacco chimico del 2013 a Ghouta.
La decisione statunitense di procedere velocemente senza l’approvazione delle Nazioni Unite, e prima che una qualche indagine formale potesse essere effettuata, dimostra che la natura di questi attacchi è una  messa in scena. Se gli USA fossero stati davvero convinti dell’uso delle armi chimiche da parte del governo siriano, un’indagine formale non solo avrebbe portato ad una risoluzione delle Nazioni Unite contro il governo siriano, ma anche probabilmente al lungamente desiderato cambio di regime a Damasco.
Sapendo invece che un’indagine formale avrebbe smascherato la natura dell’attacco, gli Stati Uniti hanno agito velocemente, cercando di provocare la risposta da parte del governo siriano, in modo da giustificare retroattivamente un altrimenti ingiustificabile inizio dell’attacco stesso.
Questi attacchi precipitosi sono una replica su scala ridotta delle prove inventate e prodotte prima dell’invasione e dell’occupazione dell’Iraq nel 2013, che hanno portato come risultato un cambio di regime pianificato da lungo tempo, la distruzione dell’Iraq come stato-nazione funzionante, ed ora  più di un decennio di caos, conflitti, divisioni e devastazione.
Simili presupposti “umanitari” furono usati dagli Stati Uniti nel 2011 per giustificare un intervento militare diretto in Libia, che anche questo ha portato come risultato il cambio di regime e la divisione e distruzione della Libia come stato-nazione. La Libia ora è terreno fertile per le organizzazioni terroristiche, e un trampolino verso l’Europa per gli emigranti africani che per decenni hanno cercato di sopravvivere e lavorare in Libia prima dell’intervento degli Stati Uniti nel 2011.
Sembra che ora l’America abbia fatto il passo successivo per ripetere il processo di divisione e distruzione, questa volta in Siria.
Gli attacchi aiutano Al Qaeda e difendono l’ultimo bastione dei terroristi in Siria
La città settentrionale di Idlib è al momento l’ultima roccaforte significativa di Al Qaeda in Siria [in inglese], mentre la città orientale di Raqqa è la città gemellata allo Stato Islamico. Malgrado secondo le dichiarazioni i due gruppi siano ideologicamente e strategicamente opposti, essi hanno coordinato i loro sforzi in Siria per tutta la durata del conflitto siriano.
Sebbene sia chiaro che Al Qaeda sia in possesso di questa città anomala – tenuta insieme quasi completamente da aiuti stranieri – politici americani hanno più volte chiesto che diventasse la capitale dell’opposizione governativa. Come Bengasi in Libia, per decenni capitale dei terroristi, è stata trasformata nel fronte del cambio di regime preparato dagli USA, Idlib dovrebbe funzionare come fronte politico appena gli Stati Uniti, l’Europa, la NATO e gli stati del Golfo Persico avranno fatto a pezzi l’esistente stato siriano.
Dal momento che la città stava per vivere un’imminente liberazione da parte delle forze siriane e dei loro alleati, la messa in scena dell’attacco con armi chimiche e il precipitoso e unilaterale lancio di missili da parte degli USA che ne è seguito, cerca di rallentare o di ribaltare completamente i progressi siriani su Idlib, la roccaforte di Al Quaeda.
Paradossalmente, nel 2016 il presidente americano Donald Trump ha seguito una linea anti-terroristica intransigente, solo per trovarsi a presiedere una politica estera che aiuta e favorisce i veri autori degli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York e a Washington D.C. , su cui lui ha dichiarato aver creato la lista dei divieti di immigrazione.
“La politica di Trump” è soltanto continuità di agenda
 
L’uso di missili cruise americani per colpire l’aviazione siriana non è per forma, tipo o modo la politica del Presidente Trump.  E’ invece semplicemente l’esecuzione finale di una politica che era già sulla scrivania del Presidente Barack Obama, dai tempi del fallimento dei tentativi di rovesciare il regime in Siria nel 2011.
L’uso di armi radiocomandate come i missili cruise era stato discusso nel 2013 dopo un finto attacco con armi chimiche vicino a Damasco, e poi nel 2015 dopo che l’intervento militare russo in Siria aveva impedito un più diretto uso delle forze armate USA sul territorio siriano. L’uso di tali armi è necessario per la natura della rete di difesa aerea siriana.
Nell’articolo di Bloomberg del 2013 “Missili cruise Tomhawk potrebbero essere lanciati dagli Stati Uniti in Siria” [in inglese] si legge:
Missili cruise Tomahawk potrebbero essere lanciati di notte contro centinaia di obiettivi siriani, tra cui le speciali unità militari del Presidente Bashar al-Assad, se gli USA e gli alleati decidono di lanciano un attacco militare in risposta all’uso delle armi chimiche.
Jeffrey White, che è stato analista alla DIA (Defense Intelligence Agency) e ora è membro per la difesa al Washington Institute per la politica nel vicino oriente, ha dichiarato “Sto pensando ad una ondata iniziale piuttosto significativa” di molte centinaia di Tomahawks ,“e un periodo di assestamento, quindi forse una seconda ondata se non pensiamo di poter completare la distruzione che volevamo”.
Di nuovo nel 2016 il New York Time ha pubblicato un articolo intitolato “51 diplomatici americani fanno pressione per un attacco contro Assad in Siria ” [in inglese].
Più di cinquanta diplomatici del Dipartimento di Stato hanno firmato una nota interna decisamente critica rispetto alla politica dell’amministrazione Obama in Siria, sollecitando gli Stati Uniti ad attaccare militarmente il governo del Presidente Bashar al-Assad al fine di fermare le continue violazioni del cessate il fuoco durante i cinque anni della guerra civile nel paese.
 
L’articolo citava specificamente l’uso di armi radiocomandate come i missili cruise, dichiarando e sottolineando:
 
La nota, una bozza della quale è stata inviata al New York Times da un funzionario del Dipartimento di Stato, afferma che la politica americana è stata “travolta” dall’inarrestabile violenza in Siria. Sollecita inoltre un prudente uso delle armi radiocomandate che potrebbero assicurare un più focalizzato e convinto processo diplomatico guidato dagli USA”
Ovviamente, poi, a prescindere dal presunto “pretesto”, gli USA cercavano una escalation militare contro la Siria e come un prerequisito ulteriore per un eventuale cambio di regime, l’uso di armi radiocomandate, tra cui i missili cruise, era parte di un’agenda particolare dall’amministrazione Obama.
Con il fallimento della politica Americana in Siria e nel mondo [in inglese],  è scomparsa la patina della politica di parte e le plausibili argomentazioni per convincere gli Americani e il mondo che una sorta di legittimo e rappresentativo governo esiste a Washington. Ciò che è rimasto è una disperata e pericolosa oligarchia finanziaria, che sta portando avanti apertamente la sua agenda, con poco riguardo alla pubblica opinione, al diritto internazionale o anche alla paura delle conseguenze nell’attuare tali brutti piani rispetto ad un sempre più consapevole e possibile alternativa di un “ordine internazionale”.
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Articolo di Toni Cartalucci pubblicato da LD-Land Destroyer Report il  7 aprile 2017
Traduzione in Italiano a cura di Elvia per SakerItalia.it
 
di Toni Cartalucci – 11/04/2017 Fonte: SakerItalia

L’anello mancante (Siria, gli Stati Uniti attaccano nella notte con decine di missili. Colpita la presunta base del raid chimico)

Attacco-con-missiliGli  S-400 russi posizionati in Siria avrebbero potuto facilmente disabilitare quei goffi  Tomahawks.

Ma l’ ordine è venuto dal cielo – e quindi non hanno fatto nulla.
Il Pentagono aveva mandato, per tempo,  la dritta a Mosca perché sapeva che  cosa c’era in gioco.
Così Mosca ha deciso di far marcia indietro – in cambio di QUALCOSA tutti gli attori possono accettare – qualche volta – di fare la mamma.
Lo Show dei Tomahawk è il modo con cui il Pentagono è riuscito a  demolire la credibilità del Ministero della Difesa russo –  quello che aveva spiegato che l’ “attacco chimico” è stato in realtà il risultato del bombardamento di un magazzino segreto di Jabhat al-Nusra dove si produceva  gas nervino. Così adesso il Ministero della Difesa russo è NUDO.
Ci sarà una risposta. Non ora. Bisognerà ancora aspettare un  paio di mosse, dopo questa partita.
 
Pepe Escobar – 7.03.2017
Link: https://www.facebook.com/pepe.escobar.77377/posts/10155089396471678
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di  Bosque Primario

Siria tra bombe e fake news

Senza lo straccio di una prova, senza nessuna verifica circa l’accertamento dei fatti e le responsabilità, senza nessuna certezza sul materiale chimico utilizzato e, con esso, sull’identità dell’eventuale possessore, gli Stati Uniti hanno sferrato un attacco a base di missili Tomahawk sulla base militare siriana di Al Shayrat. Il Presidente Trump ha così avuto il suo “battesimo del fuoco”, rito di passaggio di ogni presidente statunitense che segna il passaggio dalla sua elezione all’assunzione effettiva di ruolo.
Stavolta è toccato alla Siria, il cui governo sembra effettivamente poco entrarci con le armi chimiche che hanno avvelenato decine di vittime. Ma non c’è nessuna prova che accusi le forze armate siriane dell’accaduto, che riferiscono invece di aver centrato con i loro aerei un deposito di armi dei terroristi jahidisti, dove evidentemente erano stoccate anche quelle chimiche.
Che l’Isis e le fazioni terroristiche facenti riferimento ad Al-Nusra dispongano di armi chimiche non è un segreto: gliele hanno fornite i turchi un anno fa su indicazione statunitense.
Le hanno già usate in diverse occasioni, a Palmira come ad Aleppo, ma nel silenzio dei media occidentali che, del resto, tacciono anche sul flagello saudita su Sana’a e derubricano a incidente il massacro USA a Mosul. Come a dire che le vittime pesano a seconda di chi le fa.
Ma in guerra, come in politica, di fronte agli eventi domandarsi a chi giovano è esercizio ineliminabile se si vuole limitare i danni della propaganda. E anche in questo caso andrebbe fatto. E qui davvero non si comprende quale utilità avrebbe avuto Assad all’utilizzo di armi chimiche. In primo luogo la guerra in Siria è agli sgoccioli e l’alleanza tra Damasco e Mosca, con l’aiuto di Teheran e Hezbollah libanesi, ha praticamente vinto. Dunque perché provocare la comunità internazionale quando si sta già decidendo sede e composizione del tavolo della pace sulla Siria?
 
In secondo luogo: visto che la Siria ha dichiarato di aver inviato a suo tempo a Gioia Tauro tutte le armi chimiche siriane e che la Russia si è resa garante internazionalmente della moratoria sul loro uso, perché mai effettuare una sortita così goffa che distruggere la credibilità di Mosca e Damasco di fronte alla comunità internazionale? E tutto questo, ovvero un prezzo altissimo, sarebbe stato pagato per avere ragione di una casamatta dell’Isis in un paese senza particolare importanza, quando per la stessa presa di Aleppo, ben più importante strategicamente e politicamente, non è stato fatto?
Per sostenere la tesi dell’attacco aereo con armi chimiche su Khan Sheikhoun bisognerebbe ritenere che Assad sia stupido. Ma stupido non è. Lo fosse, non avrebbe resistito per anni e vinto una guerra con la quale tutto l’Occidente, in forma diretta e per procura con i terroristi islamici, ha tentato di spodestarlo. Damasco può semmai essere accusata di cinismo, di opportunismo, autoritarismo, ma certo non di stupidità.
La nuova crociata intrapresa si spiega con ragioni di politica interna statunitense, abilmente sollecitate. L’intenzione di Trump è di offrire spazio all’apparato militare statunitense per poter rafforzare una presidenza altrimenti già in crisi di credibilità, caratterizzata ogni giorno da licenziamenti, dimissioni e gaffes. L’apparato bellico statunitense, già in disaccordo con Obama sul mancato attacco in Siria, è il bastone indispensabile per Trump, l’unico in grado di bilanciare l’ostilità di CIA e FBI verso il tycoon, che deve quindi, in primo luogo, divincolarsi dalle accuse di collusione con Putin. In questa direzione va il licenziamento di Bannon, voluto dal falco McMaster: Trump cerca di acconsentire alle tesi guerrafondaie dei neocons, per cumulare forze utili a ridurre l’impatto dell’offensiva democratica, che punta a costruire le condizioni per arrivare in tempi rapidi all’impeachment.
Tutto ciò non esaurisce le motivazioni dietro all’ordine di attacco impartito ieri, vi sono anche ragioni di politica internazionale ancor più serie, non ultima quella di assegnare al presidente un profilo di uomo determinato, capace di sorvolare sulle ragioni della mediazione politica a favore del decisionismo. Le coincidenze non vanno mai sottovalutate. Trump attacca Damasco soprattutto per inviare un monito a Pechino.
Ospite del governo statunitense in Florida, il Presidente cinese è stato il vero destinatario del messaggio. Il riferimento è al nuovo equilibrio di forze che Trump chiede alla Cina. Un avvertimento forte circa la Corea del Nord, sul quale Washington la ritiene non sufficientemente attiva nel controllo e poco trasparente nelle sue intenzioni.
Quello che Trump vuole è un sostanziale reset del quadro delle relazioni con i cinesi, che comprenda la disputa sul Mar della Cina, il destino di Taiwan e, appunto, la soluzione della questione spinosa di Pyongyang. In cambio di questo offre l’apertura di relazioni commerciali prive delle logiche protezionistiche che si vorrebbero imporre al resto del mondo. L’Asia, i suoi immensi mercati, il suo ruolo geostrategico sono l’essenza della visione di politica estera della Casa Bianca e raggiungere un accordo con la Cina che veda gli Stati Uniti come dominus nell’area è il suo vero indirizzo strategico in politica estera.
Le reazioni russe all’attacco sono state dure, ma si sono fermate allo scontro politico e diplomatico, almeno per ora. Ha sospeso il memorandum con la coalizione a guida americana per la prevenzione degli incidenti e la garanzia della sicurezza dei voli ed ha annunciato che rafforzerà la difesa aerea siriana e chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
 
Nella valutazione di Mosca pesa la sostanza militare dell’operazione, davvero per ora assai limitata. Il bombardamento ha colpito una base militare già evacuata, nessun missile ha colpito Damasco né obiettivi politici. Si può quindi definire l’azione militare una iniziativa che, sebbene rischi di innescare conseguenze gravi – resta comunque un gesto a carattere sostanzialmente dimostrativo.
La valutazione di Putin è che l’offensiva politica e diplomatica occidentale contro Mosca tende a stroncare sul nascere il clima di dialogo tra Putin e Trump. In questo senso pur muovendo le pedine politico-diplomatiche si guarda bene dall’incrementare lo scontro, consapevole che l’obiettivo strategico è quello di riportare il dialogo con Washington ad un livello che consenta il definitivo sdoganamento di Mosca nel grande risiko internazionale.
Obiettivo però ostacolato in diversi modi e da diverse forze. Gli interessi in gioco sono enormi e vanno da quelli del Pentagono, che senza la “minaccia russa” vedrebbe una diminuzione effettiva del suo ruolo e, in conseguenza, del budget per la Difesa. Ci sono poi gli interessi europei, tedeschi in testa, che puntano al rafforzamento della tensione con Mosca utilizzando la Crimea, l’Ucraina e le accuse di ingerenze russe nelle elezioni europee.
Parigi è interessata ad uno scontro politico aperto con Putin nella speranza che nell’attuale campagna elettorale francese questo possa danneggiare Marine Le Pen, che di Putin è estimatrice, mentre alla Germania giova un clima di tensione crescente con la Russia. Nella strategia tedesca c’è l’intenzione di candidare Berlino a un ruolo di garante politico verso i paesi dell’ex Patto di Varsavia.
 
La Germania pensa in sostanza di poterne rappresentare uno scudo politico e militare, prefigurando una sorta di suo protettorato verso Est e, in questa veste, disporre di una interlocuzione esclusiva con Mosca, bypassando la stessa UE, che considera un problema e non una soluzione.
 
Vedremo quali saranno gli sviluppi nelle prossime ore. Nel frattempo si può solo registrare come l’attacco alla Siria non abbia nulla a che vedere con la sorte delle vittime, a maggior ragione in un paese dove la guerra scatenata dall’Occidente in cinque anni ha lasciato sul terreno 270.000 morti di cui 14.000 bambini e mezzo milione di profughi. E’ solo il teatro cinico ed ipocrita di una colossale fake news avente come oggetto il tentativo disperato d’invertire le sorti del campo di battaglia, nella speranza di fermare una storia già scritta, quella della sconfitta occidentale in Siria.
VENERDÌ 07 APRILE 2017 di Fabrizio Casari

Il presidente Trump, ormai ostaggio del circolo dei neocons di Washington, prepara le nuove guerre ed il nuovo caos in giro per il mondo.

US-Special-forces-in-SyriaUS. Special Forces in Siria
Le ultime dichiarazioni della ambasciatrice USA all’ONU, Nikki Haley, in cui la diplomatica ha sostenuto che “Trump vede la Russia come un problema” sono significative della conversione a 180 gradi che l’Amministrazione Trump ha fatto rispetto alle prime dichiarazioni distensive rispetto alla Russia fatte dal presidente, prima della sua nomina alla Casa Bianca. Sembrava in un primo momento che Trump e Putin avrebbero trovato una intesa sulle questioni più importanti, dall’Ucraina alla Siria, basandosi sulla volontà comune di dare la priorità alla lotta contro l’ISIS ma poi gli eventi hanno preso un’altro corso.
Il “Russia Gate”, montato ad arte dai circoli neocons e del Partito Democratico, ha avuto l’effetto di paralizzare l’azione di Trump in politica estera e bloccare qualsiasi ipotesi di riavvicinamento tra Washington e Mosca. Da ultimo si è complicata la questione siriana, nonostante le dichiarazioni fatte pochi giorni prima da Trump, di non considerare più l’allontanamento di Assad come una “priorità strategica”, Trump si è dovuto auto smentire poco dopo, dichiarando di “aver cambiato idea” su Assad.
Per una casualità (forse non tanto fortuita) è intervenuto l’attacco con armi chimiche di Khan Sheikun (Idlib) in Siria ed i suoi 74 morti accertati che hanno avuto l’effetto di ribaltare la situazione, facendo usare a Trump lo stesso linguaggio dell’odiato predecessore: “Assad ha superato “molte, moltissime, linee rosse”, ha detto ieri, interrogato sulla questione siriana. Questo mentre, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Haley minacciava un intervento militare unilaterale USA in Siria contro le forze di Assad.
Non a caso gli analisti riscontrano una estrema volubilità nelle posizioni del presidente Trump, il quale non ha esperienza e competenze proprie in politica estera e per di più si trova circondato da consiglieri che hanno costruito sulla guerra le loro carriere (da Rex Tillerson a James Mattis, a Mike Pompeo).
Tutti personaggi al servizio del possente apparato militare/industriale che detta legge a Washington e che necessita di sempre nuove guerre ed interventi militari per auto alimentarsi.
La Haley ha riferito di aver mantenuto conversazioni con Trump in cui il presidente ha sostenuto di ” vedere la Russia come un problema, tutti vorrebbero ascoltare queste parole (di Trump) ma guardate le sue azioni, ha detto la Haley. La Russia conduce una politica ostile e si oppone al rafforzamento della NATO, ” mantiene una posizione intransigente sul problema della Crimea e con il suo intervento copre il regime di Assad”, ha riferito.
Le dichiarazioni della Haley danno l’impressione che lei stessa stesse cercando di ricomporre l’immagine di Trump, il quale era stato molto criticato per non avere un atteggiamento abbastanza duro con la Russia, in un momento in cui si sta indagando sulle possibili interferenze di Mosca nella campagna presidenziale.
 
Haley e Trump
Nella giornata di ieri è andato in scena lo scontro verbale al Palazzo di Vetro con Mosca che si è schierata nettamente a difesa di Assad, accusando i gruppi ribelli di produrre testate a base di armi chimiche e definendo “completamente falsi” i rapporti su cui Washington, Parigi e Londra hanno basato la bozza di risoluzione sulla strage di Khan Sheikun: al Consiglio di Sicurezza si richiedeva una risoluzione per l’apertura di un’inchiesta guidata dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e, a Damasco, di collaborare fornendo informazioni sul giorno dell’attacco, sui voli degli aerei siriani e sulle loro posizioni, ecc. . La Russia si è opposta ed ha chiesto di attendere il risultato di una inchiesta sostenendo la falsità delle frettolose ricostruzioni fatte dagli USA, Francia e Gran Bretagna.
 
Tutto è stato rinviato a data da definire.
 
Secondo Washington la descrizione fatta dalla Russia è falsa: la ricostruzione del Ministero della Difesa, ha detto Haley, non sta in piedi. “Un affronto all’umanità”; ha aggiunto Trump parlando della necessità di un intervento unilaterale USA qualora l’ONU risulti paralizzato. Perché “se l’Onu non è in grado di reagire collettivamente – ha chiosato Haley – spetta ai singoli Stati farlo”.
 
Nel frattempo la guerra in Siria continua e potrebbe complicarsi ulteriormente nel caso di un maggiore intervento di USA e dei suoi alleati. Considerando tutti gli attori in campo, con le forze siriane, le forze russe e quelle iraniane ben piazzate sul territorio, allo stato dei fatti, sembra difficile prospettare una soluzione militare del problema siriano.
Fra i “cattivi consiglieri” di Trump ci sono certamente i personaggi manovrati dalla potente lobby filo Israele di Washington che da tempo non vedono l’ora di poter provocare un intervento militare statunitense in Siria per rovesciare il governo di Damasco ed attuare il vecchio progetto di balcanizzazione del paese arabo,
bloccato al momento dall’intervento russo. L’intervento miltare diretto degli USA avrebbe anche l’importante obiettivo di sgomberare il territorio siriano dalle forze dell’Iran e di Hezbollah, rendendo un grande servigio a Netanyahu. La gratitudine di Israele sarebbe assicurata per sempre all’Amministrazione di Donald Trump, e questo lo solleverebbe anche agli occhi dei neocons evitando le prossime “congiure di palazzo”.
Avanza il sospetto, che di giorno in giorno diviene una certezza, che  l’intera  questione dell’attacco chimico effettuato nella zona di Idlib sia tutta una messa in scena accuratamente predisposta dalle forze ribelli (terroristi jihadisti sostenuti dall’Occidente e dall’Arabia Saudita) per creare il pretesto di un intervento diretto USA sul campo.
Ci sono tutti gli elementi per ritenere altamente probabile la questione: dalla scenografia dei soccorsi “anomali”se si fosse trattato realmente di gas sarin, al momento preciso in cui questo si è verificato, mentre sul campo le forze siriane e russe sono vittoriose e quello di Idlib è di fatto l’ultimo baluardo dei terroristi nella regione.
Non si capisce quale avrebbe dovuto essere il vantaggio per il Governo di Assad di ricorrere ad un attacco chimico se non quello di darsi una enorme zappa sui piedi. In realtà si ritorna indietro alla situazione del 2013, quando Obama prospettava la famosa linea rossa per l’intervento USA poi fermato dall’accordo con la Russia per il trasferimento delle armi chimiche della Siria. Anche allora si ricorse ad un finto attacco con un eccidio di persone innocentiattuato dai terroristi, come poi venne dimostrato anche dal Massachusetts Institute of Technology, e persino dallo stesso segretario di Stato John Kerry, vedi: Possible Implications of Faulty US Technical Intelligence in the Damascus Nerve Agent Attack     Vedi anche: Huffingtonpost
Un eccidio fatto, allora come adesso, per colpire emozionalmente l’opinione pubblica, grazie all’apparato mediatico propagandistico di cui gli USA dispongono (dalla CNN alla Reuters, alla BBC, alla CBC, Sky News, NBC, ecc..), con menzogne costruite e diffuse in tutto il mondo, totalmente pilotate da Washington e da  Londra.
La questione più grave è quella che si dimostra come, in questo momento, il “military industrial complex” di Washington tiene in ostaggio il presidente Trump per imporre la sua agenda di guerra: possiamo quindi aspettarci una vasta scelta fra un intervento in Siria, anche a costo di un confronto con la Russia, un prossimo intervento in Ucraina per riconquistare la Crimea, un intervento aeronavale nel Mar Meridionale della Cina per fronteggiare l’espansione di Pekino, intervento in Venezuela per riportare all’ordine l’importante paese petrolifero, ed altri possibili interventi per saziare l’appetito delle grandi industrie belliche, di Wall Street e del predominio del dollaro nel mondo.
Cambiano gli “imperatori” ma la logica dell’Impero rimane la stessa. Apr 06, 2017
di  Luciano Lago

Putin avverte Netanyahu

Netanyahu-con-PutinNetanyahu con Putin
Il presidente russo Vladimir Putin  ha qualificato  come “inaccettabili” le accuse infondate contro la Siria per il presunto attacco chimico avvenuto ad Idlib.
“Putin ha sottolineato la inaccettabilità di lanciare accuse infondate contro qualsiasi persona prima di realizzare una indagine internazionale seria, esaustiva ed imparziale”, così ha comunicato questo Giovedì il Cremlino.
 
Per mezzo di una nota ufficiale cica il contatto telefonico avuto dal dignitario russo con il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, la Presidenza russa sottolinea il rifiuto di Putin delle accuse senza prove sulla implicazione di Damasco nel recente attacco chimico lanciato nella provincia nord occidentale di Idlib.
A giudizio del capo di Governo di Mosca, aggiunge la nota, “l’incidente con armi chimiche sul suolo siriano necessita di essere indagato in forma giusta ed obiettiva, visto che da parte siriana, si era sempre avvertito dei possibili attacchi chimici dei terroristi presenti nel paese arabo.
La Siria aveva informato il Martedì di un incidente chimico avvenuto nella città di Jan Sheijun, le cui conseguenze  erano  state la morte di 80 persone, inclusi 30 bambini, che avevano perso la vita e più di cento persone risultate ferite.
Immediatamente da parte occidentale si è dato inizio ad una campagna contro il Governo siriano di Bashar al-Assad, accusato di essere l’autore dell’attentato, omettendo il fatto dell’evacuazione già avvenuta di di tutti gli arsenali chimici a suo tempo detenuti da Damasco, già da anni.
Seguendo il modello della propaganda, il ministro israelinao della Difesa, Avigdor Lieberman, ha dichiarato di essere sicuro al 100 % che il presidente Al-Assad ha ordinato direttamente il presunto attacco chimico a Idlib.
Nel frattempo il ministro degli Esteri della Siria, Walid al-Moalem, ha messo bene in chiaro che il Governo siriano non ha mai fatto uso di armi chimiche nè contro il proprio popolo e tanto meno contro i suoi bambini, e neppure contro i terroristi che hanno ucciso il suo popolo.
 
Nota: La telefonata di avvertimento a Netanyahu fatta da Putin non è fatta  a caso ma in quanto il presidente russo sa bene che Israele è molto probabilmente la mente che ha orchestrato tutta la provocazione dell’attacco chimico a Idlib  per dare il pretesto al Presidente Trump di un intervento diretto  in Siria, a cui si accoderebbe Israele nel tentativo di allontanare la presenza iraniana all’interno della Siria che Tel Aviv considera una “grave minaccia”.
Netanyahu è avvisato che anche Israele dovrebbe pagare un prezzo, un duro prezzo, nel caso di un suo intervento in Siria dove stazionano le truppe russe e dove Mosca ha posizionato mezzi di difesa e di attacco  che potrebbero essere rivolti contro Israele, in caso di una aggressione improvvisa  e combinata delle forze di  USA-Israele.
Fonte: Hispan Tv – Apr 06, 2017
Traduzione e nota: L.Lago

Aggressione delle forze USA contro la Siria: Attacco contro base dell’esercito siriano

Attacco-con-missiliAttacco USA contro la Siria
 
Gli USA hanno effettuato un primo attacco missilistico contro una base dell’esercito siriano. Lo comunica la tv NBC News, su informazione proveniente da fonti governative.
Contro la Siria si ripete il collaudato copione Iraq/ Libia, sulla base di accuse precostruite su “armi di distruzione di massa”, gli USA lanciano un attacco militare unilaterale, come prima azione per prendere il controllo del paese arabo.
Secondo i dati trasmessi, gli USA avrebbero lanciato 50 missili Tomahawk dal Mediterraneo contro una base militare dell’esercito siriano situata nelle vicinanze di Homs, da cui, secondo il Pentagono, sarebbero partiti gli attacchi con armi chimiche.
La CNN comunica che l’attacco è avvenuto tra le 20 e le 21 di Washington, piena notte europea.
La Siria ha definito l’accaduto un “vile atto di aggressione”.
La Russia ha richiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza ONU.
Come noto, l’atttacco è stato preceduto da una massiccia campagna mediatica di falsificazione e di manipolazione dei fatti, utilizzando i bambini vittime di un “presunto attacco chimico ” delle forze siriane (mai dimostrato) per convincere l’opinione pubblica occidentale della “necessità” di colpire il regime di Assad. Stesso copione utilizzato a suo tempo per l’Iraq e per la Libia e prima ancora per l’attacco alla Serbia di Milosevic.
Tutti i media si sono prestati egregiamente a fare da megafono alla propaganda dettata dai mega media USA : “Assad assassino”, “Putin dittatore”, l’”Esercito siriano colpevole”, “crimini di guerra”, ecc…Concetti ripetuti fino alla nausea. Mancherebbe soltanto l’ingresso delle truppe dei “liberatori” e sarebbe completo il copione di tipo Hollywodiano.
Si sono distinte come al solito le TV italiane, dalla RAI alla 7 con, le menzogne trasformate in verità, con le fonti di parte come il fantomatico “Osservatorio Siriano per i Diritti Umani” (organo dei F.lli Mussulmani) elevato a fonte primaria e con gli “elmetti bianchi” (Organizzazione di Al Qaeda finanziata da intelligence USA e Britannica) elevata ad “eroi” e premiata con oscar cinematografico. Tutte le informazioni provenienti da fonti CNN, CBC e Reuters considerate vangelo indiscutibile. Opinionisti a comando con stipendio e bonus pagati da organizzazioni vicine all’Ambasciata USA.
 
Seguiranno altre informazioni e commenti……Apr 07, 2017

Adesso anche il CNR inizia ad avere dubbi sulle “HARMI KIMIKEH DI HAZZAD”!

real-sarin-fake-sarinLe immagini fake del gas sarin in Siria
Userei una certa cautela nell’affermare che nell’attacco chimico avvenuto oggi in Siria è stato utilizzato il gas Sarin”. Ad affermarlo, l’esperto di armi chimiche Matteo Guidotti, dell’Istituto di Scienze e Tecnologie molecolari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istm-Cnr).
“Ho già visto in passato immagini e video di persone colpite con il Sarin e i segni erano molto più evidenti – spiega Guidotti -: i corpi sono madidi di sudore, lacrime, saliva ma soprattutto escrementi. I soggetti intossicati generalmente vengono colpiti da fortissime convulsioni. E dai video diffusi localmente non si vede tutto questo”.
“Ma i dubbi maggiori vengono – dice ancora il ricercatore – dalla disinvoltura con cui gli operatori sanitari maneggiano i corpi delle vittime. Molti sono senza guanti e non indossano neanche le mascherine. C’è una serie di protocolli da rispettare per evitare che anche i soccorritori vengano contaminati dall’agente tossico”.
Il fatto è che è in atto una guerra di immagini con cui si fa propaganda – ha aggiunto – per cui bisogna avere molta cautela. Basti pensare all’effetto mediatico che un attacco chimico può avere rispetto a un attacco normale”.
Pubblicato da Suleiman Kahani – Apr 05, 2017