Striscione di minacce a Salvini: “Occhio, stavolta spariamo noi”

minacce salvinima per un fotomontaggio si manda la Digos a casa dell’autore. Per le minacce a Salvini? Per il proiettile alla Susanna Ceccardi, immagino nessuna, condanna.

Sputi, insulti e lancio di bottiglie di plastica: Meloni contestata a Livorno

Tolleranza ed eguaglianza strabica, come al solito, solo sulla base di posizioni politiche diverse, così come la condanna e solidarietà alle donne vittime di atti vili, non sono atti vili se le donne in questione non sono “dalla parte giusta” della storia.

Striscione di minacce a Salvini: “Occhio, stavolta spariamo noi”
 
Il leader della Lega, Matteo Salvini, atteso di fronte alla moschea di Umbertide. Appeso uno striscione di minacce ad un cavalcavia
Giuseppe De LorenzoGio, 08/02/2018 –
Matteo Salvini stamattina sarà ad Umbertide per protestare contro la costruzione della nuova moschea in Umbria, una delle più grandi in Italia.
 
Fa parte della nuova offensiva leghista in campagna elettorale, partita con l’annuncio del leader del Carroccio di voler “chiudere tutti i centri islamici illegali in Italia”. Ebbene, nella notte, in attesa dell’arrivo dell’indesiderato ospite, qualcuno ha appeso un cartello di minacce ad un cavalcavia: “Occhio Salvini, stavolta spariamo noi”.
 
Il riferimento, appare ovvio, è alle vicende di Macerata e alla folle caccia all’immigrato messa in campo da Luca Traini. “Mentre a Foligno stavamo esponendo le nostre idee, i nostri progetti per il futuro, e preparando le nostre battaglie – spiega Riccardo Marchetti, coordinatore nazionale Umbria per la Lega e candidato alla Camera – ad Umbertide qualche democratico appendeva sul cavalcavia dell’E45 questo striscione. E poi i brutti e violenti siamo noi. Saremo ancora più numerosi, non abbiamo paura, le idee sono a prova di proiettile!”.
Non è ancora chiaro chi abbia esposto il telo di minacce. Ma è evidente che la presenza di Salvini susciti sentimenti contrapposti in terra umbra. I lavori per la moschea di Umbertide si erano interrotti a causa della mancanza di fondi. Ma sono ripartiti ad inizio anno e il luogo di culto islamico dovrebbe vedere la luce entro la fine di maggio. I fondi, secondo quanto dichiarato dall’imam, Chafiq El Oqayly, proverrebbero tutti dall’Italia e sarebbero “tracciabili”. “Abbiamo ricevuto questi soldi perché i nostri fedeli continuano a donare – ha detto l’imam ad Altotevereoggi – e abbiamo contatti con diverse moschee, per esempio Bologna e Milano. La struttura di Madonna del Moro torna a crescere. La costruzione è oramai quasi al completo ed entro maggio verrà aperta”. Salvini permettendo.

 

Manifestazione antifascista, picchiato un disabile con la bandiera tricolore sulle spalle

antifa umanimanifestazione “pacifista dei moralmente superiori” a Genova, chissà perché debbano girare armati per manifestare contro un regime cocluso 70 anni fa ed in che modo spaccare vetrine e picchiare un disabile reo di indossare il tricolore (ma non era reato dileggiare la bandiera come scritto nella costituzione antifascista?) possa giovare alla “strana” causa non si comprende.

Al corteo degli antifascisti di Genova sequestrato un arsenale da guerriglia

estratto:

Sequestrati coltelli, bastoni e polvere pirica Tra gli oggetti celati negli zaini e sequestrati si contano 1 mazzetta da muratore in metallo da 1 chilo, due bastoni di legno con bandiere nere attaccate, un fumogeno da segnalazione, 7 fuochi di artificio non di libera vendita, 1 coltello lungo 20 centimetri, una cintura in cordura e poi numerosi capi di abbigliamento neri, guanti in gomma, caschi e felpe nere.

 

Bastoni neri? Magari per fingere fosse qualcuno appartenente ad un altro gruppo da incolpare?

Manifestazione antifascista, picchiato un disabile con la bandiera tricolore sulle spalle
 
Nella giornata di ieri, la città di Genova è stata impegnata in una grossa manifestazione antifascista, annunciata da tempo e che ha coinvolto circa 5mila partecipanti da tutta italia e diverse centinaia di uomini delle Forze dell’Ordine tra Reparti Mobili e Battaglioni dei Carabinieri specializzati in ordine pubblico, squadre digos, scientifiche, polizie locali per la viabilità e via dicendo.
 
Nonostante le pessime notizie da Macerata, però, le Forze dell’Ordine sono riuscite a contenere qualsiasi intento bellicoso degli Antifa.
 
Purtroppo però, un drappello, fortunatamente costituito da poche decine di teste calde (per non dire peggio), secondo quanto riportato dai quotidiani locali, a metà corteo si sarebbe staccato dal fiume di compagni danneggiando vetrine e tentando di provocare le forze dell’ordine.
 
Il servizio d’ordine interno al corteo è intervenuto velocemente.
 
E’ però di queste ore una notizia ancor più sconcertante, riportata da GenovaQuotidiana e che riportiamo di seguito
“Un gruppo di manifestanti a volto coperto, forse gli stessi che hanno sfasciato le vetrine e hanno tirato petardi alle forze di polizia in via Montevideo, ha picchiato un ventenne con problemi psichici in piazza della Vittoria.
Avrebbe scambiato il giovane per un provocatore di estrema destra perché era vestito con abiti mimetici e aveva addosso una bandiera tricolore.
A costoro è sembrata, forse, un’allusione a quanto avvenuto a Macerata, dove un estremista di destra vestito con una giacca mimetica ha sparato e ha ferito 6 africani, quindi si è buttato sulle spalle una bandiera tricolore, è salito si un monumento ai caduti e ha fatto il saluto romano urlando viva l’Italia.
 
Il ragazzo genovese, invece, soffre di disturbi ossessivi e nulla sapeva dell’accaduto. Ha rifiutato di togliere la bandiera dalle spalle ed è stato aggredito.
È stato trasportato al Galliera a causa dei colpi alla testa, al volto e a un ginocchio, forse inferti con un manganello da uno degli aggressori che avrebbe agito a volto coperto.
Medicato con cinque punti alla testa, è stato sottoposto anche a Tac.
Tutti i problemi creati nel corso del corteo sarebbero attribuibili a un ristretto gruppo di una decina di persone che ora la Digos sta cercando di individuare. Il servizio d’ordine del corteo è dovuto intervenire più volte per tentare di contenere i violenti“

Fiaccolata anti violenza nel mirino dell’odio rosso

fiaccolata mirino odio rossochi non è di sinistra non è autorizzato a scendere in piazza, pacificamente, nemmeno se è per richiedere sicurezza contro stupri e violenze sulle donne. Insulti e sputi sono quindi lotta antifascista di grande civiltà, sono violenze poltically correct.

Fiaccolata anti violenza nel mirino dell’odio rosso
Insulti, sputi e sassi contro cittadini e polizia. Milano Sicura: “Il Comune condanni il gesto”
È successo di nuovo. A Milano ormai sembra che qualsiasi manifestazione pubblica, come una fiaccolata in memoria di una donna uccisa barbaramente da uno sbandato, possa riaccendere la miccia dello scontro tra fascisti e antifascisti.
 
Così se in consiglio comunale giovedì si è discussa animatamente, tanto da rimandare il voto, la mozione della sinistra radicale che impegnerebbe il Comune a non concedere suolo pubblico, patrocini e contributi di qualunque natura a chi non rispetta i valori antifascisti della Costituzione, sabato durante la fiaccolata organizzata da un comitato di cittadini per ricordare Marilena Negri, la donna di 67 anni uccisa nelle scorse settimane nel parco di Villa Litta, esponenti della sinistra hanno insultato e aggredito cittadini e poliziotti. Il bilancio della manifestazione è di 4 poliziotti feriti con prognosi di 10 giorni. «Domani andrò a sporgere denuncia» dichiara la presidente dl Comitato Milano Sicura Sabrina Geraci «ci siamo spaventate, non ce l’aspettavamo. Era una manifestazione cittadina, con in testa una quarantina di donne tra cui una incinta, per ricordare la donna uccisa a novembre. Mi spiace solo che sia finita così, avrebbe dovuto essere un corteo pacifico».
 
Alla fine del percorso, che da via Ornato a Niguarda si è snodato fino al parco di Villa Litta ad Affori, a quanto raccontano i partecipanti «una quindicina di esponenti del circolo Anpi del Municipio 8», hanno attaccato le forze dell’ordine che scortavano il corteo con cinghie, sassi e guinzagli. «Quando il corteo era in prossimità del parco i contestatori – racconta un agente – hanno cominciato a lanciarsi contro i nostri scudi, a tirare calci, sassi e a colpirci con le cinghie». «Via i fascisti del quartiere» «Bella ciao!» gli slogan e gli inni cantati dai contestatori che avrebbero insultato i manifestanti durante tutto il tragitto. «Non posso che esprimere una dura condanna per questo grave episodio – commenta ancora Sabrina Geraci -. Non ci sono giustificazioni per accogliere una iniziativa apartitica contro la violenza sulle donne con cori antifascisti pur non essendoci alcun simbolo che richiamasse partiti o, tanto meno, ideologie politiche. Ci sono state anche minacce ed aggressioni che hanno imposto un intervento delle forze dell’ordine, che si sono trovati insultati ed aggrediti. Riteniamo doveroso che, oltre a perseguire i responsabili, ci sia una condanna unanime da parte dei vertici dell’amministrazione». «È davvero incredibile quanto successo ieri sera, dove al termine del corteo indetto dal Comitato Milano Sicura alcuni aderenti ai centri sociali hanno assaltato a colpi di cinghiate i poliziotti e i partecipanti al corteo. Nella Milano di Sala succede ormai di tutto», l’amaro commento di Riccardo De Corato, capogruppo di Fdi in Regione.
Marta BraviLun, 18/12/2017 – 08:23

Zizek e Chomsky scaricano l’antifascismo: “Un feticcio”

zizek chomskyZizek e Chomsky contro l’isteria antifascista. La paranoia degli ultimi tempi imposta dall’opinione pubblica liberal sta segnando il dibattito politico, dagli Stati Uniti al Vecchio Continente, Italia compresa.

Dalle polemiche sui monumenti fascisti alla recente manifestazione di Como, anche il nostro Paese è impantanato in una discussione surreale e artificiosa sugli spettri del ventennio e dei suoi eredi. Ma esiste davvero il pericolo di un ritorno del fascismo oppure si tratta di un’isteria montata ad arte? Se i progressisti sono sordi ad ogni tipo di critica mossa da destra, ora sono due importanti intellettuali di riferimento della sinistra mondiale come il filosofo sloveno Slavoj Zizek e il grande linguista americano Noam Chomsky a scaricare gli antifascisti, con due articoli usciti a pochi giorni di distanza sul quotidiano britannico The Independent.

“Antifascismo l’oppio dei popoli”
Per Zizek, il nuovo “oppio dei popoli” di marxiana memoria non è più la religione ma l’antifascismo militante. “Un nuovo spettro sta perseguitando la politica progressista in Europa e negli Stati Uniti, lo spettro del fascismo. Trump negli Stati Uniti, Le Pen in Francia, Orban in Ungheria – sono tutti dipinti come il nuovo male verso il quale dovremmo unire tutte le nostre forza. Ogni minimo dubbio e riserva è immediatamente additato come segnale di collaborazione segreta con il fascismo”, osserva il filosofo marxista. L’antifascismo dunque non è altro che un feticcio agitato in maniera strumentale per incanalare i consensi contro il nemico: “L’immagine demoniaca di una minaccia fascista serve chiaramente come nuovo feticcio politico; feticcio nel senso freudiano del termine, ovvero di un’immagine affascinante la cui funzione è quella di offuscare il vero antagonismo”, afferma il Zizek.

Il filoso Zizek: “Il panico antifascista uccide la speranza

Secondo il filosofo sloveno, infatti, la “figura del fascista” è funzionale “a nascondere le situazioni di stallo alla base della nostra crisi”. Una strategia mirata a compattare il fronte progressista:

“Quando ho richiamato l’attenzione su come parti dell’alt-right stavano mobilitando le questioni della classe lavoratrice trascurate dalla sinistra liberale, sono stato, come previsto, immediatamente accusato di invocare una coalizione tra sinistra radicale e destra fascista, cosa che non ho mai fatto”, rileva il filosofo. La triste prospettiva che ci attende, secondo Zizek, “è quella di un futuro in cui, ogni quattro anni, saremo gettati nel panico, spaventati da una qualche forma di pericolo neofascista, e in questo modo ricattati a esprimere il nostro voto per il candidato civilizzato in elezioni prive di significato. […]

L’ oscenità della situazione è da mozzare il fiato: il capitalismo globale ora si presenta come l’ultima protezione contro il fascismo, e se cerchi di farlo notare sei accusato di complicità. Il panico antifascista di oggi non porta speranza, la uccide”.

Chomsky: “Il fascismo non c’entra nulla con la destra di oggi”
La critica mossa da Naom Chomsky contro gli antifascisti è ugualmente potente. Il professore emerito del Massachusetts Institute of Technology sostiene che il movimento antifascista odierno non può essere paragonato a quelli del passato. Insomma, guai a confondere lo stato attuale dell’alt-right negli Stati Uniti con la crescita del fascismo in Europa all’inizio del XX secolo. “Le differenze sono radicali”, dice Chomsky, “negli anni ’30, i nazisti governavano la Germania, il fascismo si era stato stabilito per anni in Italia e vi erano potenti movimenti fascisti altrove. Oggi ci sono molti sviluppi minacciosi, ma nulla di paragonabile. In particolare, negli Stati Uniti non è certo un caso che la classe lavoratrice si sia avvicinata all’estrema destra”. Per il professore, “gli antifa sono un dono all’estrema destra e alla repressione dello stato americano”.

di Roberto Vivaldelli – 13/12/2017  Fonte: Il Giornale

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59896

L’antifascismo psichiatrico pre-elettorale del cane di Pavlov

cani pavlovChi trova un nemico trova un tesoro. Rovesciando il detto popolare, questo ci sembra il commento più adatto all’ondata di antifascismo di ritorno che sta pervadendo l’Italia ufficiale.

Colti di sorpresa da qualche inatteso successo elettorale “nemico”, nudi di fronte al loro fallimento politico, lorcompagni e l’esercito ausiliario progressista hanno trovato la soluzione, la solita: antifascismo, ancora antifascismo, ogni giorno di più, a dosi omeopatiche. E’ diventata una dipendenza e, come per gli alcolisti irrecuperabili, basta un solo bicchiere per ubriacarsi. In qualche caso, è sufficiente l’odore del vino. Il neo- antifascismo è ormai giunto a questo stadio penoso.

Ricorda assai il povero cane di Pavlov. Per dimostrare le sue teorie sui riflessi condizionati, lo scienziato russo del primo Novecento Ivan Pavlov realizzò un esperimento in cui ad un cane era offerto un succulento boccone di carne mentre un campanello veniva fatto suonare. Dopo varie ripetizioni, Pavlov dimostrò che il cane iniziava a produrre saliva già al trillo del campanello, prima cioè della comparsa del cibo. Lo stimolo condizionava, producendola, la risposta del cane, ovvero la salivazione che anticipava il piacere del boccone di carne. Siamo esattamente allo stesso punto: opportunamente attivate le aree neuronali dell’antifascista tipo, la risposta è immediata e scontata. Si manifesta attraverso l’immediato corrugamento della fronte, il linguaggio non verbale dell’indignazione a comando, poi in lunghe intemerate sul tema della democrazia violata, per sfociare in manifestazioni di moralismo politico da operetta, interrogazioni parlamentari, “spontanee” adunate di piazza, richiesta di “pene esemplari”, intimazione di escludere i reprobi dal consorzio umano.

Potremmo cavarcela affermando che si tratta di convulsioni, rigurgiti uguali e contrari a quelli di coloro che davvero pensassero di resuscitare il fascismo attraverso bandiere, simboli trapassati, abbigliamento o parole d’ordine del tipo di quelle di Catenacci, la macchietta neofascista di Alto Gradimento o di Fascisti su Marte di Corrado Guzzanti. Potremmo anche liquidare tutto come un caso di ubriachezza molesta di gruppo (ricordate il “botellòn”, la riunione del sabato in piazza dei giovani spagnoli per bere e sballare in branco?).

Temiamo che le cose stiano diversamente e che non regga del tutto neppure la spiegazione psicanalitica secondo cui l’antifascismo rappresenta la coperta di Linus (l’unica, l’autentica) delle sinistre. Per il personaggio di Peanuts, la coperta è un oggetto transizionale, ovvero quella cosa prediletta ed insostituibile scelta come sostituto simbolico della mamma. Linus recupera la sua serenità soltanto accanto all’amata coperta. In parte è così’, poiché il popolo progressista (qualunque cosa significhi il termine) perplesso, disilluso e scoraggiato si rianima ed insorge come un sol uomo alla semplice parola fascismo, anzi, all’apparire o balenare di qualunque cosa, simbolo, persona, allusione che richiami l’odiato, ma sepolto regime. Non serve neppure il suono del campanello perché scatti il riflesso, ma la sua semplice vista o evocazione. Pavlov aveva ragione e i cuochi del ristorante di sinistra lo sanno bene, apparecchiando la solita rancida minestra e trovando ancora commensali.

Ecco dunque le giornate intere a deprecare, le paginate di giornali, le pensose tirate televisive contro un gruppetto di stupidi ragazzini tifosi della Lazio (uno ha solo tredici anni, un bambino) che hanno travestito da romanista l’immagine di Anna Frank. Cretini insensati, figli di questo tempo senza ritegno, poiché la morte ingiusta di una ragazza di 16 anni non può essere oggetto di sfottò, lazzi o insulti tra tifoserie. Ma da qui a farne oggetto di terribili revival ideologici ce ne corre. Specialmente se passano inosservate le blasfemie quotidiane, l’ostentazione sfrontata di qualunque porcheria spacciata per liberazione, la bestemmia, l’esibizione di ogni vizio in nome della libertà.

Poi abbiamo avuto lo sdegno telecomandato per “l’irruzione” di un gruppo di giovani in un centro di aiuto agli immigrati. Meglio se avessero fatto altro, ma sono entrati da una porta aperta, hanno letto un loro documento, non hanno torto un capello a nessuno, né hanno danneggiato o asportato beni o suppellettili, quindi se ne sono andati. Esattamente come i gentili esponenti dei centri sociali, anzi i “ragazzi”, quando svolgono le loro attività ludiche, consistenti in genere in devastazioni, imbrattatura di muri, intimidazioni, insulti e cariche alle forze dell’ordine. Loro non fanno irruzione, bensì usano spazi dialettici di libertà.

L’ultima prodezza del cane di Pavlov è la segnalazione (la delazione, il dito accusatore puntato restano marchi di fabbrica indelebili di lorcompagni) di una bandiera nazista in una caserma dei Carabinieri. Si è mosso persino il ministro della Difesa, disinteressato a difendere le frontiere dalle invasioni di clandestini che arrivano dal mare e non solo. Donna Roberta Pinotti, ex girl scout di Genova Sampierdarena, ha promesso pene esemplari per il ventenne carabiniere, i telegiornali hanno aperto le loro edizioni con il terribile episodio (in Italia non succede mai nulla, non c’è corruzione, delinquenza, disoccupazione, degrado), convocando alla bisogna persino un superstite partigiano fiorentino, che ha definito “infame” l’accaduto.

Il problema è che quella bandiera è solo l’insegna di guerra della marina dell’Impero tedesco, detto anche Secondo Reich, anno 1871. Non sapevamo che Bismarck e l’imperatore Guglielmo II fossero vietati, ma evidentemente i nervi sono scossi e la cultura (di cui pure sono depositari esclusivi) non li soccorre.

Un ultimo episodio tra i tanti: la richiesta di un consigliere municipale della Spezia di vietare e rimuovere ciò che riguarda la Decima Mas dal Museo Navale della città. Peccato che la Decima flottiglia abbia fatto parte della marina nazionale, che il museo sia dedicato ad una medaglia d’oro al valore militare, Mario Arillo, un ufficiale che si rifiutò di consegnare ai tedeschi il sommergibile che comandava ed ebbe un ruolo centrale nel convincere gli stessi, nel 1945, a non far esplodere le mine che avrebbero distrutto il porto di Genova, come gli riconobbe pubblicamente un giovane monsignore che sarebbe diventato il grande cardinale Siri. Ma tant’è, l’odore, anzi il fumo del fascismo avvolge tutto in un’atmosfera da incubi notturni: lavoro per il dottor Freud.

Ecco perché occorre porsi qualche domanda in più rispetto ad un fenomeno anacronistico, alimentato ad arte e con aspetti tragicomici. A noi sembra che il sistema di potere abbia bisogno, come in tutti i momenti di crisi, di un capro espiatorio. Il fascismo ed i neofascisti, veri o presunti fa lo stesso, rispondono egregiamente alla bisogna. Sono il nemico assoluto, i malvagi per definizione ufficiale ed indottrinamento coatto, sono pochi, deboli e dispersi. Splendide condizioni per fungere da nemico pubblico e ricompattare la folla dei buoni e dei giusti, i membri del gruppo.

Ne parlò con grande acutezza René Girard, antropologo e filosofo francese scomparso nel 2015, autore de La violenza e il sacro. Il capro espiatorio ha la funzione di restituire la comunità a se stessa: la folla si raccoglie unanime attorno alla vittima designata e la distrugge. L’eliminazione fa sfogare la violenza e la frenesia che era stata indotta ed ha un enorme impatto emotivo sulla comunità, il gruppo lacerato. La vittima è insieme responsabile della crisi ed insieme causa del miracolo della concordia ritrovata. La coazione a ripetere evoca la speranza che ogni volta si riproducano i taumaturgici effetti di sutura delle ferite sociali, e comunque sotto lo strato sottile della lotta contro il Male serve a suscitare e sublimare i più bassi sentimenti di violenza o vendetta della massa congregata.

Questa sembra essere il ruolo assegnato al fascismo fantasmatico da alcune menti pensanti (oggi si dice influencer) che lottano per riconquistare l’egemonia perduta sul pensiero comune.

Sono ingegni finissimi a cui tuttavia è sfuggito di mano il presente.

Essi sanno di aver perduto l’esclusiva, di non essere più in sintonia con lo spirito del popolo, temono di essere sorpassati dalla realtà.

Fascista è per loro qualunque idea, persona, attitudine, discorso, sentimento che non coincida con la loro visione del mondo.

Il fondo totalitario e poliziesco dell’animo loro si manifesta nell’imposizione del linguaggio politicamente corretto come nell’esigere leggi e sanzioni penali per chi non sia d’accordo con la vulgata “sinistra” sui temi che contano, con particolare riguardo alle questioni morali, etiche, identitarie, politiche e, innanzitutto sui due temi tabù della nuova narrazione: la santificazione dell’immigrazione e la promozione dell’omosessualismo.

I loro argomenti sono screditati e la gente comune – non a caso tacciata di “populismo” nonché di ignoranza – non li segue, nonostante l’immenso spiegamento di risorse mediatiche ed economiche. Serve un nemico, uno spauracchio, come ci vuole pane per gli affamati: niente di meglio dell’Uomo Nero, il cattivo ideale, valido per tutte le stagioni.

Hanno potere, fanno leggi sempre più repressive ma hanno bisogno di testarne l’esito a partire da quelle destinate a colpire il Capro Espiatorio più facile ed immediato. Di qui il tentativo (vedi legge Fiano) di proibire persino i calendari del deprecato ventennio, le immagini, ogni iconografia anche detenuta in privato. Se funziona, andranno avanti, e la repressione colpirà tanti altri soggetti, giacché il neo antifascismo psicanalitico e pavloviano non è che una “false flag”, un’operazione sotto falsa bandiera dietro la quale si nascondono operazioni di normalizzazione e divieto del dissenso assai più serie.

Adesso tocca ai fascisti, nessuno si lamenterà, anzi molti applaudiranno. Domani andranno a cercare altri non conformi. Abbiamo capito, però, e “benché il parlar sia indarno” rispondiamo ai cani di Pavlov rammentando loro un brano che dovrebbero apprezzare, pronunciato da un pastore protestante al tempo della Repubblica di Weimar ed attribuito erroneamente ad uno dei loro venerati maestri, Bertolt Brecht.

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare. “

Meditate, democratici, progressisti e cani di Pavlov, meditate. Con un po’ di impegno, potete farcela, passata la sbornia, esaurita la salivazione, scesi dal lettino dello psicanalista e pagata la parcella

di Roberto Pecchioli – 06/12/2017  Fonte: Ereticamente

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59855

Sondaggio: “Gli italiani hanno paura del fascismo”. Nicola Porro sputtana Repubblica: “Ma sapete che…?

bandiera imperosotto: Il pericolo farsista
Quasi la metà degli italiani, per la precisione il 46%, pensa che il fascismo oggi sia (molto o abbastanza) diffuso nel Paese. E’ quanto emerge dal sondaggio di Demos”, scrive Ilvo Diamanti su Repubblica. Continua: “Secondo i dati suscita molta inquietudine“. Ma questo nel sondaggio non c’è. “Il fascismo, infatti, viene percepito come un fenomeno diffuso da quasi il 60 per cento degli studenti”. Insomma, Repubblica nei titoloni di prima pagina e pagina 2 parla di “paura” e “pericolo fascismo” ma nell’articolo non ce n’è traccia, si parla solo di “diffusione”.
 
Nicola Porro, su Twitter, li sfotte: “Repubblica: fascisti un italiano su due ha paura. La paura a pag.2 diventa pericolo. Poi leggi il testo del sondaggio e paura e pericolo non ci sono. Boh”. Già…
9 Dicembre 2017
Il pericolo farsista

Siamo alla paranoia ideologica virale. Una bandiera del Secondo Reich, che era una monarchia costituzionale ottocentesca, tenuta in caserma da un ragazzo carabiniere di vent’anni, diventa il pretesto del giorno per gridare al Nazismo risorgente, che non c’entra un tubo con la bandiera e con la storia del secondo Reich.

L’uso fake della storia sconfina nel delirio persecutorio.

Ma non basta. In pieno autunno del 2017, un benemerito compagno ha scoperto una cosa tremenda: il 20 maggio del 1924, la città di Crema conferì su proposta della giunta locale la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini.

L’orrenda scoperta ha subito compattato il valoroso popolo de sinistra – enti, associazioni, partiti e sindaca, oltre l’ineffabile Anpi – che ha intimato di provvedere subito a ritirare l’atto osceno in luogo pubblico.

Togliendo la cittadinanza onoraria di Crema a Mussolini avremo finalmente un Duce scremato. Tempestivo, non c’è che dire, se ne sentiva l’urgenza, 93 anni dopo.

Ma come dice un proverbio politicamente corretto, Chi va piano va Fiano e va lontano. E’ tutta una gara in Italia per scoprire e revocare la cittadinanza onoraria al Duce in un sacco di comuni.
Pensavo a questo eroico atto di ribellione al fascismo da parte della città cremosa mentre leggevo per il terzo giorno consecutivo commenti, anatemi e mobilitazioni contro il pericolo fascista dopo la sconcertante “azione squadrista” compiuta a pochi chilometri da Crema, a Como.

La Repubblica, per esempio, ha schierato il suo episcopato per condannare il fascismo risorgente e chiamare a raccolta l’antifascismo eterno. Sui tg c’è stato un tripudio di demenza militante a reti unificate. Non avevo intenzione di scriverne, mi pareva immeritevole d’attenzione, ma la paranoia mediatico-politica non accenna a scemare.

1) Ora, per cominciare, quell’irruzione in un’assemblea pro-migranti non è di stampo squadrista semmai di stampo sessantottino. Gli squadristi, come i loro dirimpettai rossi, non irrompevano per leggere comunicati e andarsene senza sfiorare nessuno.

L’abitudine di interrompere lezioni, assemblee, lavori è invece tipicamente sessantottina e poi entrò negli usi degli anarco-situazionisti, della sinistra rivoluzionaria, dei centri sociali, ecc. Gli “skin” in questione ne sono la copia tardiva, l’imitazione grottesca.

2) Secondo, i comunicati. Trovate pure demente e mal recitato, quel comunicato che gli impavidi neofascisti hanno letto interrompendo la riunione filo-migranti. A me fa sorridere, se penso ai comunicati degli anni di piombo.

Vi ricordate? Davano notizie o annunci di assassini, accompagnavano attentati ed erano a firma Br, Primalinea e gruppi affini. Quando penso a quei comunicati, deliranti ma corrispondenti ad azioni deliranti e sanguinose, trovo farsesco il remake a viso aperto di quattro fasci e l’allarme mediatico che ne è seguito.

3) Terzo, la violenza di irrompere e interrompere. Succede ancora, nelle università, in luoghi pubblici, verso chi non piace ai movimenti di sinistra radicale, lgbt, centri sociali o affini. È capitato anche a me, girando l’Italia, di trovare aule universitarie e luoghi pubblici in cui non riesci a parlare o parli sotto scorta, tra interruzioni, proclami e incursioni.

Di questo teppismo i giornali e i tg non ne parlano mai. E nessuna di queste anime belle che gridano indignate al pericolo fascista, ha mai espresso una parola di solidarietà e di condanna.

Lo dico anche al pinocchietto fiorentino che esorta la comunità nazionale a indignarsi tutta e non solo la sua parte politica, per l’episodio di Como, anzi per la strage virtuale: lui non ha mai speso una parola per stigmatizzare episodi di segno opposto, assai più numerosi e più violenti e pretende che l’Italia insorga compatta per una robetta del genere?

Diamine, ci sono ogni giorno storie di violenza e di morti, aggressioni in casa, e la comunità nazionale intera deve mobilitarsi unita di fronte a un episodio verbale così irrilevante?

In realtà, voi informazione pubblica, voi governativi, voi giornaloni e associati, siete i primi spacciatori di bufale o fake news. Perché prendete una minchiata qualsiasi e la fate diventare La Notizia della Settimana, ci imbastite teoremi, prediche, rieducazioni ideologiche, campagne e mobilitazioni antifasciste.

Se il pericolo che corrono le nostre istituzioni ha tratti così farseschi, allora il primo pericolo è la ridicolizzazione della storia e della democrazia da voi operata quando sostenete che sono messe a repentaglio da episodi così fatui e marginali.

Non sapete distinguere tra una bomba e una pernacchia. E finirete spernacchiati.

di Marcello Veneziani – 03/12/2017

“Bella ciao” accoglie la manifestazione anti-fascista a Como: presenti Renzi, Delrio e Boldrini.

como senza frontierepraticamente una riunione del Pd con i relativi skagnozzi dei centri sociali. In difesa di mafia capitale. Ah sì certo, contro l’estrema violenza che ha costretto all’ascolto di un volantino una cooperativa che si occupa (chissà con i soldi di chi) dei migranti. Vuoi mettere contro le bombe anarchiche?
Notare pure la presenza di Delrio che si rallegrava del terremoto come VOLANO DEL PIL (è sempre lì al suo posto, nessuna indignazione mica è il nano di Arcore).
WhatsApp-Image-2017-12-09-at-14.07.59-650x488La Boldrini parla tanto di non violenza ma non ricordo manifestazioni contro gli stupri quotidiani ad opera delle risorse. Tanto basta tacciare chiunque non sia allineato alle idee del regime (si chiamano così i governi non eletti, mi pare) di essere fascista che “combatterlo” con ogni mezzo diventa lecito senza dare spiegazioni. Gulak subito per dissidenti, ah no giusto, per i fascisti.

“Bella ciao” accoglie la manifestazione anti-fascista a Como: presenti Renzi, Delrio e Boldrini.
Contro-manifestazione di Forza Nuova in un albergo di Como. Casapound si dissocia: “I blitz sotto i giornali sono inopportuni”
Le note di Bella ciao, bandiere del Pd, di Cgil e Cisl, almeno 3 mila persone sul lungolago di Como per la manifestazione antifascista. Pochi minuti dopo le 11 il segretario del Pd Matteo Renzi è arrivato nel luogo dell’evento, accompagnato dal ministro delle infrastrutture Graziano Delrio. L’ex premier non si è fermato con i giornalisti, ma con alcuni dei presenti, ringraziandoli della partecipazione.
I big in piazza
Hanno partecipato anche la presidente della Camera, Laura Boldrini (che in una intervista ha dichiarato «Bisogna ripartire dalla nostra storia: la liberazione dal nazifascismo non fu un evento “di parte”, ma un atto corale dell’Italia che si ribellava al regime per riprendersi la libertà. Tutte le forze politiche democratiche dovrebbero fare fronte comune contro chi si richiama a quel regime che fu di sopraffazione, di annientamento dei diversi, di discriminazione nei confronti delle donne»), la segretaria della Cgil Susanna Camusso e diversi ministri e politici locali. Nessuno di loro, pero, è intervenuto dal palco, se non il vicesegretario del Pd, Maurizio Martina, che era gli fra gli organizzatori.
Martina si è limitato a un breve saluto finale, per poi replicare successivamente: «Salvini al governo sarebbe un rischio serio per l’Italia», rispondendo al segretario della Lega Nord che ha accusato la piazza di Como di «sostenere l’immigrazione fuori controllo».
Una ventina di pullman sono stati messi a disposizione dal Pd per tutto il nord Italia. Davanti al lago, è stato allestito un palco, dove sarà dato spazio ai giovani, non solo del Pd ma dell’associazione «Como senza frontiere» e di altre che leggeranno testi dell’antifascismo, di Calamandrei e Pertini. Hanno preso la parola anche la Presidente ANPI Carla Nespolo e il giornalista Daniele Piervincenzi, che fu aggredito a Ostia.
La contro-manifestazione di Forza Nuova
Mezz’ora dopo l’inizio della manifestazione, in un albergo di Como, è iniziato un incontro annunciato a porte chiuse, proprio di Forza Nuova con il segretario Roberto Fiore. Più giornalisti che simpatizzanti. Il leader del movimento di ultra destra, Fiore, lancia il suo programma politico. «Basta falsità sui giornali», È l’esordio di Fiore, che rivendica la manifestazione davanti a Repubblica di due giorni fa a Roma. «Gli africani vanno aiutati a casa loro», uno degli slogan. «Il Papa e mal consigliato», secondo il leader di Forza Nuova in riferimento alla linea del Vaticano sull’immigrazione. Per Fiore «si vuole creare un clima d’odio poco prima della caduta di un regime». Inoltre, i militanti di Fn, «Non si fanno intimidire e rispondono se attaccati». In merito al blitz nel centro di volontariato di pochi giorni fa ad opera di alcuni simpatizzanti, Fiore ha sostenuto che si «ė trattato di un gesto pacifico contro il business dell’immigrazione».
 
«`Il nostro nemico è il Partito Democratico´ ha detto oggi Roberto Fiore, capo di Forza Nuova. A nome di tutto il PD voglio dire che questa affermazione non ci fa paura. Perché è una frase che chiarisce ancora una volta chi sono loro e chi siamo noi», ha poi scritto Matteo Renzi su Facebook. «Nessuna persona è nostra nemica, ma siamo nemici di ogni violenza, di ogni intolleranza, di ogni fascismo. Abbiamo molte persone che ci considerano avversari, tanti ci considerano nemici, qualcuno ci odia. Ma noi siamo e saremo sempre amici della verità, della libertà, della democrazia, dei diritti. Se Forza Nuova considera il Pd come nemico – conclude Renzi – è perché noi siamo dalla parte giusta. E di lì non ci muoveremo mai».
La risposta di Casapound: “Inopportuno agire così”
«Non so se i blitz a Repubblica e a Como siano stati fatti solo per attirare attenzione. Non giudico quello che fanno altri movimenti di un’area politica in cui è inserita anche Casapound. Noi la controinformazione la facciamo diversamente. I blitz sotto i giornali sono inopportuni, perché danno l’idea che si voglia chiudere la bocca a qualcuno», ha fatto sapere Simone Di Stefano, segretario nazionale di Casapound Italia, a margine di un evento alla Spezia. «Se vogliamo contrastare un’ informazione a senso unico lo facciamo confrontandoci liberamente col giornalismo, come abbiamo fatto invitando Mentana, Formigli e altri».
 
E sul blitz di Como ha aggiunto: «Avere dentro una sede dieci ragazzini che leggono un volantino può sembrare un atto intimidatorio. Ma non si può parlare di violenza quando dall’altra parte dello schieramento abbiamo chi mette bombe, assalta sedi e banchetti e parlo dei centri sociali e dell’antifascismo. Puntualmente assaltano gli stand della Lega Nord e le sedi di Casapound. Quello di Como non è stato un atto di violenza brutale come se ne vede a sinistra ma un’intimidazione».
Como Senza Frontiere
09/12/2017 alle ore 20:01 emilio randacio -inviato a como

Scontri tra CasaPound e centri sociali davanti a Palazzo Marino a Milano

scontrimilano9352ecco che DISTRIBUIRE VOLANTINI (non entrare con armi spianate in comune) chiedere le dimissioni di un sindaco PD INDAGATO diventa atto fascista ed ovviamente, spuntano i difensori del Pd con lo slogan Nessuno è illegale ossia tradotto VIVA MAFIA CAPITALE TANTO CARA ALLE CASSE DELLE COOP
Come a Genova, appena persa dal Pd, viene indetta una manifestazione antifascista, chissà chi li avrà convocati, strane coincidenze. Ovviamente l’apertura di una sede di CP è un problema che affligge gli italiani molto sentito, un problema che non lascia le famiglie arrivare a fine mese e non le lasciano dormire la notte..
 
A Genova hanno anche avuto il coraggio di usare la parola LAVORO, da quando non fanno manifestazioni per difendere il salario, il lavoro, il DIRITTO AD UN REDDITO DI CITTADINANZA, e lo tirano fuori per una manifestazione antifascista in una città appena persa dal Pd?
Scontri tra CasaPound e centri sociali davanti a Palazzo Marino a Milano. Interviene la polizia
Scontri in piazza della Scala e in piazza San Fedele in pieno centro a Milano si sono verificati, verso sera, tra esponenti di CasaPound e giovani dei centri sociali. L’intervento della polizia, in tenuta antisommossa, ha impedito che i disordini degenerassero e tutto si è poi risolto con l’allontanamento dei due gruppi.
Le tensioni erano cominciate nel tardo pomeriggio all’interno di Palazzo Marino, sede del Comune, dove i militanti di CasaPound avevano distribuito volantini contro il sindaco Sala, per chiederne le dimissioni in relazione alle indagini su Expo, e sono diventate fuori dall’edificio una vera e propria colluttazione con gli esponenti dei centri sociali, in particolare di «Nessuno è illegale», lì per manifestare a favore dell’accoglienza ai migranti. L’incontro è stato quindi casuale. Tra l’altro nello spazio dedicato al pubblico dell’aula consiliare un simpatizzante del movimento di estrema destra ha fatto il saluto romano suscitando subito le proteste dei rappresentanti di centrosinistra.
Comunque quando le due aree politiche si sono incrociate nell’ingresso del palazzo sono sono dovuti intervenire i vigili a dividerli. Gli esponenti di CasaPound avevano lanciato in Consiglio comunale dei volantini contro il primo cittadino. Mentre in Consiglio andava in scena la protesta, in piazza della Scala esponenti di Nessuno è illegale», manifestavano a loro volta ma per i migranti. Sono partiti subito spintoni e solo l’intervento dei vigili ha scongiurato la rissa. Quindi all’esterno sono dovuti intervenire gli agenti che hanno dovuto far uso dei manganelli per dividere le due fazioni. La polizia ha poi creato un cordone di sicurezza tra i due gruppi. I militanti di estrema destra sono stati fatti passare dall’edificio dove hanno sede i gruppi consiliari, che si trova a fianco di Palazzo Marino e che ha una uscita sul retro mentre il presidio dei centri sociali si è disperso.
Consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione hanno diffuso un comunicato congiunto per stigmatizzare la protesta organizzata da CasaPound. Nella nota i consiglieri Franco D’Alfonso (Noi per Milano), Luigi Amicone (Forza Italia), Filippo Barberis (Pd) e Anita Pirovano (Sinistra per Milano) chiedono che «sia fatta chiarezza in merito alle gravissime provocazioni consumatisi oggi in Aula Consiliare ad opera di un gruppo di militanti di Casa Pound, che hanno cercato di impedire lo svolgimento del Consiglio Comunale». I consiglieri chiedono al sindaco ed alle autorità competenti «di prendere tutte le iniziative necessarie ed appurare come sia stato possibile quanto avvenuto e soprattutto di prendere ogni necessaria misura perché lo sfregio alla democrazia municipale non abbia più a ripetersi».

“Macron non è né un outsider né uno sfidante dello staus quo: è solo una pedina dell’establishment per bloccare la Le Pen”

Il candidato «centrista» Emmanuel Macron non era neanche stato proclamato vincitore del fillonmacronlepenprimo turno delle elezioni presidenziali francesi che l’establishment politico si è precipitato a serrare i ranghi contro la rivale Marine Le Pen del Fronte Nazionale, scrive Finian Cunningham sul giornale online della Strategic Culture Foundation, Macron ha vinto il primo turno con il 23,8 per cento dei voti. La Le Pen è arrivata seconda con il 21,5 per cento. I due si affronteranno nel secondo turno, che si terrà il 7 maggio.
 
Il leader del FN ha il diritto di chiamare il suo risultato elettorale un risultato «storico». E’ stato il miglior risultato per il partito nazionalista alle elezioni presidenziali francesi dalla sua fondazione nel 1972. Ma mentre i suoi sostenitori stavano celebrando una vittoria storica, l’establishment francese stava serrando le fila per assicurarsi che la le Le Pen non acceda mai alla sede del potere.
 
Le Pen, che ha preso la leadership del partito nel 2011 da suo padre Jean-Marie, ha portato il FN ad essere la principale forza politica francese e a concorrere per vincere la presidenza della Repubblica francese. Ma è improbabile che Marine Le Pen diventi Madame Presidente – almeno nel 2017. Il suo rivale Macron ha già ricevuto il sostegno dei due ex partiti principali, i repubblicani e i socialisti in carica. Entrambi i partiti hanno subìto dolorose sconfitte nel fine settimana, la prima volta in 60 anni che nessuno di loro avrà un candidato al secondo turno.
Il candidato repubblicano Francois Fillon, che ha ottenuto il 19,9 per cento dei voti, ha dato subito il suo appoggio a Macron, dicendo ai suoi sostenitori che la Le Pen sarebbe un «disastro» per il paese.
Il concorrente socialista, Benoit Hamon, la cui prestazione elettorale si è fermata al 6,5 per cento dei voti, è stato ancora più forte nel sostenere Macron. Nel suo discorso di sconfitta, Hamon ha invitato i suoi sostenitori a sostenere Macron perché la Le Pen era «un nemico dello Stato».
Jean-Luc Melénchon è arrivato al quarto posto con un  rispettoso del 19,6 per cento, subito dietro Fillon. Considerando che Melénchon ha fatto campagna su un manifesto socialista e che il suo partito è stato appena costituito, è stato un risultato lodevole per il cadidato di estrema sinistra. Egli può affermare di aver assicurato il mantello della «vera e propria sinistra» in Francia, e andare avanti con una base forte su cui costruire un nuovo partito socialista. Per questo motivo, Mélenchon ha rifiutato di appoggiare sia Macron che la Le Pen per il secondo turno. A suo merito, non sta vendendo i suoi principi politici.
 
L’elezione del capo dello stato francese potrebbe trasformarsi in una ripetizione dell’elezione presidenziale del 2002, quando il padre di Marine, Jean-Marie, ha causato uno shock politico quando è approdato al secondo turno . All’epoca, come ora, l’establishment si è unito per sostenere Jacques Chirac, dell’Ump di centro-destra (precursore dei Repubblicani attuali). Nel 2002, Jean-Marie Le Pen è stato sconfitto, ottenendo solo il 18 per cento dei voti, contro l’80 per cento di Chirac.
Come allora, è in corso la stessa manovra  contro Marine Le Pen. Macron consoliderà gli elettori dei repubblicani di Fillon e i socialisti di Hamon, e sarà proiettato a vincere con il 60 per cento contro Marine Le Pen.
In termini di voti, FN di Le Pen si è evoluto diventando una indubbia forza politica centrale nella politica francese. Durante il fine settimana, ha guadagnato circa 7,6 milioni, meno di un milione dietro Macron, e ben prima degli altri contendenti. La performance del suo partito ha superato quello del suo miglior risultato nelle elezioni comunali del 2015 quando il FN ha ottenuto 6,6 milioni di voti.
 
Tuttavia, il FN di Le Pen è ancora inquinato dalla sua associazione originale con il fascismo, il razzismo e l’antisemitismo. Le Pen afferma che l’etichettatura dei media mainstream del suo partito come di «estrema destra» è una calunnia. Preferisce chiamare il FN «nazionalista». In larga misura, l’avvocato di 48 anni è riuscita a «disintossicare» l’immagine del partito e lo ha posizionato come un movimento populista che si oppone al capitalismo globale e alla servilizzazione dell’Unione europea per la finanza aziendale.
 
Le Pen sta facendo campagna sulle politiche economiche di sinistra della “protezione sociale” e sul portare la Francia fuori dall’Unione europea, allo stesso modo della Brexit per la Gran Bretagna. Inoltre vuole abbandonare la NATO a guida Usa e chiede apertamente relazioni amichevoli con la Russia. Il FN punta a ripristinare il controllo nazionale sulle frontiere francesi e ad attuare grandi tagli nel numero degli immigrati. La sua denuncia   di «islamizzazione» della cultura francese le è valsa l’accusa di xenofobia.
Tuttavia, etichettare Le Pen e il FN come «un nemico dello stato» sembra essere una caricatura isterica. Il sospetto è che le politiche del suo partito che si oppongono al capitalismo globale, all’UE e alla NATO siano la vera fonte dell’animus dell’establishment, nascoste da accuse accuse di «razzismo, xenofobia e fascismo» e «nemico dello stato».
 
È notevole che i leader dell’UE si siano uniti a figure dell’stablishment francese  per sostenere Macron durante il fine settimana. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il cancelliere tedesco Angela Merkel hanno risposto rapidamente per congratularsi con lui per aver vinto il primo turno presidenziale. A due settimane dal secondo e ultimo round, i commenti pubblici dei leader dell’Unione europea sembrano una flagrante interferenza nelle elezioni francesi. Tuttavia sottolineano l’urgenza per l’establishment politico in Francia e in tutta Europa di impedire a Le Pen di entrare all’Eliseo il 7 maggio.
Quanto a Macron, il branding del politico “centrista” ha l’aria inconfondibile di marketing slick dai poteri-that-be. Naturalmente, essendo proficuamente pro-UE, pro-NATO e gelido verso il leader russo Vladimir Putin, Macron è apprezzato agli occhi dello status quo.
Macron sostiene che, politicamente, non è “né di destra né di sinistra” e i media mainstream lo hanno brillantemente definito un “outsider” . Confronti sono stati fatti con John F Kennedy, Tony Blair e Barack Obama. Macron è presentato come il ragazzo d’oro della politica che porterà “speranza e cambiamento” per tutti.
 
Solo in un senso crudo e superficiale Macron potrebbe essere descritto come «un outsider» che sta forgiando una «nuova politica». È vero che non ha mai ricoperto una carica elettiva e che ha fondato il suo partito politico, En Marche!, solo un anno fa.
Ma Macron è espressione dell’establishment e dello status quo. Con un’educazione d’élite, ha lavorato come ex banchiere di   Rothschild  prima di essere nominato ministro dell’economia  da Francois Hollande, quattro anni fa. In quel posto è stato l’architetto delle «riforme»  «pro-business» ampiamente odiate, che il governo di Hollande è stato costretto ad adottare con decreto, nonostante le massicce proteste pubbliche.
 
Macron ha abbandonato abilmente il suo posto di ministro in anticipo per entrare nella corsa presidenziale e prendere le distanze dai socialisti al governo largamente invisi alla popolazione. Il governo di Hollande (2012-2017) ha servito come sostenitore ardente del capitalismo neoliberista al servizio della finanza globale. Questo è in parte il motivo per cui il  successore di Hollande, Benoit Hamon, ha vissuto un tracollo elettorale , mentre Jean-Luc Melénchon  è emerso con un sostegno rispettabile.
 
Quindi, Macron non è certamente «estraneo»  dello status quo. Questo è solo marketing per assicurare che impedisca la vittoria della le Le Pen.  Macron si rivelerà essere un servo del capitalismo globale, l’Unione europea e la NATO, e un colpevole economico nei confronti della classe operaia.
La lista dei sostenitori di Macron dice molto. Essa comprende: il presidente incaricato Francois Hollande e l’attuale primo ministro Bernard Cazeneuve, il ministro degli esteri Jean-Marc Ayrault e il ministro della difesa Jean-Yves Le Drian. Oltre all’intera leadership repubblicana del centro-destra. Questi due partiti sono stati rigettati solidamente al primo turno delle elezioni presidenziali. Eppure ora appoggiano Macron, il supposto «outsider». Ciò significa che i politici francesi falliti hanno generato altri politici francesi falliti. Wow, che cambiamento!
Notizia del: 26/04/2017

ATTENTATO DAVANTI A LIBRERIA DI CASA POUND

è così che le sinistre lottano in favore del povero, del disoccupato, del malato, dello sfrattato, del lavoratore, del pensionato, dei milioni che vivono SOTTO la soglia di povertà,  così lotta contro il capitalismo che impone il Job Act ed i voucher, CONTRO I SALVATAGGI BANCARI.  Siamo davvero colpiti per il “coraggio” e la chiarezza di idee su chi per le sinistre sia il pericolo per il “popolo”, l’importante è salvaguardare il Pd e la sua mafia capitale.
 
Esplode pacco bomba a Firenze, artificiere perde un occhio e una mano
 
Esplode pacco bomba a Firenze, artificiere grave

Un artificiere della Polizia di Stato è rimasto gravemente ferito “alle mani e ad un occhio che sono gravemente compromessi” dall’esplosione di un ordigno rinvenuto davanti ad una libreria che fa riferimento a Casa Pound. Lo ha detto il questore di Firenze Alberto Intini ai microfoni di RaiNews24. L’involucro sospetto era stato notato all’alba da alcuni agenti davanti all’ingresso del negozio in via Leonardo Da Vinci, non lontano dal centro storico. L’artificiere investito dallo scoppio del pacco bomba durante il successivo intervento è stato ricoverato all’ospedale di Careggi. «Il fatto è sicuramente di natura politica – rilevano gli inquirenti – in relazione all’obiettivo e alle caratteristiche del manufatto», posizionato vicino alla libreria. Il poliziotto, 39 anni, sposato con due figli, è stato sottoposto a un’operazione chirurgica. Purtroppo ha perso l’occhio destro e la mano sinistra.

Dai rilievi degli esperti della scientifica risulta che l’ordigno esploso era dotato di un timer. Nessun dubbio, dunque, che si sia trattato di un attentato, la cui matrice è assai probabilmente politica. Era stato un funzionario della Digos a notare l’involucro sospetto, collocato davanti ad una libreria legata a CasaPound.
 
Sono in corso da parte della polizia alcune perquisizioni in città e nella provincia a carico di elementi riconducibili all’area anarchica. Ma gli investigatori sottolineano come sia prematuro sbilanciarsi sulla matrice del gesto e non escludono al momento alcuna pista. La Scientifica ha repertato sul luogo dello scoppio, in via Leonardo da Vinci, un elevatissimo numero di frammenti: solo dopo l’esame degli specialisti dei laboratori di balistica a Roma, che comincerà già domani, sarà possibile capire di più sulla natura e la composizione della bomba.
1 Gennaio 2017