NO COVER FEST, Polveriera Nobel in concerto

Una festa per tutti, tre giorni di divertimento a Villarfocchiardo, 25-27 aprile.

di Valsusa Report

Saranno tre giorni di musica spettacolo e teatro il 25, 26, 27 aprile, al salone Polivalente di Villarfocchiardo. Saranno presenti bancarelle a tema e prodotti musicali, si potrà mangiare e bere. Una festa in pieno stile valsusino, la propone quella che di fatto è l’associazione, nata tre anni fa, da una costola del gruppo folk Polveriera Nobile presente da 11 sui palchi della valle di susa.

Chiediamo a Fulvio Capri cosa propone Polveriera Nobel – vogliamo dare creatività ai giovani, portare eventi culturali sulle cover ma anche nella espressione dell’arte, l’arte deve essere per tutti.

VIDEO PRESENTAZIONE EVENTO

Quindi saranno tre giorni, patrocinati dal Comune di Villarfocchiardo con l’aiuto della squadra AIB, che vedranno 4 gruppi di valle, uno di fuori valle e uno di Villarfocchiardo, si chiuderà con nomi noti di zelig e colorado, continua Alex Martoia – i gruppi giovani, sono nati nella sala prove di S.Antonino, l’associazione vuole dare nell’ambito musicale anche del teatro, del cabaret e della prosa, vogliamo dare la possibilità di crescere vicino anche a grandi nomi senza doversi svenare come costi. In autunno ci sarà una farm dove un’artista di cabaret per compenso vorrà beni in natura -, insomma un nuovo modo di continuare a far cultura a bassi costi e massima resa.

Un in bocca al lupo alla Polveriera Nobel e ci vediamo da questo pomeriggio al polivalente di Villarfocchiardo via Cappella delle vigne n.3, l’ingresso è gratuito per tutti e tre i giorni.

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3 cose che la Littizzetto non sa su Bambini Down e Nutella

 
littizzetto-nutella
“C’è un problema tra la gente”. E’ vero, ha ragione la Conad. Questo problema ha un nome: Luciana Littizzetto.
 
Durante la terza serata del Festival di SanremoLuciana Littizzetto, dopo un discorso intriso di un banale moralismo ha lanciato un appello alla Ferrero: “chiamate un bambino down per la pubblicità della Nutella”. Ok, Luciana: i tuoi buoni sentimenti ci colpiscono. Ma perché non l’hai chiesto innanzitutto alla Coop di cui sei testimonial? Se la Coop sei tu, perché non sono anche loro?  Non sarebbe il caso di risolvere i problemi partendo da casa propria? Cos’è? Non vuoi cedere il testimonial?
 
Facile fare la paladina dei diritti con le vite, la reputazione, e i soldi degli altri. Cosa ha fatto di male il sig. Ferrero per meritarsi questo attacco in prima serata? Cos’hanno fatto i bambini down per vedersi strumentalizzati in una filippica di cui, l’unico scopo, è la ricerca di un facile consenso?
 
La pubblicità è sempre strumentalizzazione, manipolazione e persuasione. In buona fede, per carità, ma di questo stiamo parlando. Volendo si possono provare a strumentalizzare i bambini down per vendere più Nutella. Ma non sarebbe come usare il corpo delle donne allo stesso fine?
 
Il signor Ferrero, per come la vedo io, pare avere una cosa chiamata etica. Eh si, Luciana: l’etica.
 
Per non parlare di alcune cose che, probabilmente, chi lavora in Ferrero sa:
  1. I bambini con la sindrome di down hanno tanta fame e uno su due è in sovrappeso. Altri disturbi correlati sono disturbi dentari, ipotiroidismo, disturbi psicopatologici, anomalie ortopediche, invecchiamento precoce e rischio di demenza più alto rispetto alla popolazione normale.
  2. La loro alimentazione dovrà essere composta da alimenti che contengono molti antiossidanti per rafforzare le difese immunitarie come frutta e verdura che dovranno essere consumate crude e solo di agricoltura biologica.
  3. Gli alimenti raffinati non dovrebbero far parte dell’alimentazione di persone che hanno un sistema immunitario indebolito come i bambini Down. I prodotti industrializzati sono completamente privi di sostanze nutritive e pieni di grassi idrogenati (cancerogeni), conservanti, sale e zucchero.
Ti suggerisco poi una serie di raccomandazioni documentate e scientifiche che fa l’Istituto Superiore di Sanità facilmente reperibili online. Se vuoi approfondire, leggi qui e qui.
 
Tra l’altro, Luciana, c’è anche un problema di carattere giuridico che riguarda le pratiche commerciali scorrette a danno di consumatori “particolarmente vulnerabili”. Ma non starò lì a tediarti con cose che avresti dovuto sapere e che invece non sai.
 
Cara Luciana, la prossima volta che decidi di strumentalizzare qualcuno fai una bella cosa: prima di sfoggiare la tua facile retorica, informati! La Coop sei tu e solo tu, Luciana. L’abbiamo capito che non cederai il testimonial.
 
 
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SANREMO 2014: UN MESSAGGIO NASCOSTO

Postato il Mercoledì, 12 febbraio

Fabio Fazio non è un presentatore: è un additivo. Un colorante artificiale. Rosso de sinistra per gli allocchi. Rosa socialdemocratico per quelli semi svegli. Verde dollaro per quelli svegli del tutto.

Fabio Fazio è collaudatissimo, e viene utilizzato di conseguenza. Si sa a priori quello che c’è nelle sue corde. Si sa ancora meglio quello che nelle sue corde non c’è, nemmeno per sbaglio. Quello che lui è incapace non diciamo di fare ma anche solo di immaginare, concepire, desiderare. Per dirla in termini canori, visto che incombe il Sanremo 2014 e che quest’anno gliene hanno affidato addirittura la direzione artistica (artistica, sic), la sua voce intellettuale (intellettuale, doppio sic) ha l’estensione di un’ottava scarsa. Più che cantare, canticchia. Ma siccome conosce a fondo il repertorio e ha la battuta facile – facile e, tuttavia, così controllata – nei limiti del pianobar televisivo si destreggia. Non proprio un playback, ma quasi. E quando aggiunge allo spartito una variazione, benché modesta, si guarda intorno per verificare subito se non si sia spinto troppo in là, anche se è evidente che ci ha pensato su mille volte e ponderato, con somma cura, i pro e i contro.

Il personaggio è questo. Un professionista affidabile, secondo gli standard attuali, e ormai proiettato nella dimensione del produttore di sé stesso, ossia dello spettacolo di turno da mettere in scena. Praticamente l’ideale, per i burocrati Rai perennemente a corto di idee. Se le cose vanno male, la responsabilità è di chi ha elaborato il progetto. Se invece vanno bene, o benissimo, il merito è loro, che gli hanno dato la possibilità di realizzarlo. Il cinema si rimpicciolisce nelle fiction. Il giornalismo politico nei talkshow. La musica meglio non parlarne, tra il kitsch dei “grandi successi” rispolverati in tutti i modi e i Castrocaro del Terzo Millennio a caccia di nuove (pseudo) star.   

Ed eccoci al Sanremo 2014, allora. Lunedì si è svolta la conferenza stampa di presentazione e il suddetto Fazio ha provato a volare alto. Il presupposto è che «non abbiamo fatto un cast televisivo, abbiamo scelto canzoni all’insegna della contemporaneità, che immaginiamo possano essere ascoltate e scaricate dai consumatori di musica». L’obiettivo, ambiziosetto anzichenò, è che quest’anno «il tema che farà da filo conduttore sarà quello della bellezza, sentito come necessità». Dopodiché, a conferma inoppugnabile dell’assunto, vai con gli esempi concreti: quell’urgenza estetica «sarà declinata in tutte le sue sfumature: con Franca Valeri, bella ed elegante, con Raffaella Carrà, energia della bellezza, e Letizia Casta, bellezza francese».

Ma c’è di peggio. Una frase che è caduta nel nulla e di cui, benché fosse contenuta in diverse edizioni del gr di Radio24, sembra non esserci traccia neanche in Internet. Fazio ha contrapposto l’Italia del passato, «un Paese che ha costruito quantitativamente la più grande bellezza del mondo», a quella odierna che «sta vivendo di aggressività, di contrapposizioni sempre più dure». La sua tesi, quindi, parrebbe essere che la creatività artistica sia il naturale riflesso della pace sociale, che com’è noto è così cara a Giorgio Napolitano e al resto dell’establishment. Se almeno in questo caso, però, l’orizzonte non si riduce a quello delle attrici in passerella, o del mero intrattenimento, o di una funzione soltanto decorativa e di per sé rassicurante di qualsivoglia opera visiva o letteraria o musicale, l’affermazione è totalmente infondata.   

Prendiamo il Rinascimento, ad esempio. Come sottolineò Bertrand Russell, nella sua Storia della filosofia occidentale, «Le condizioni politiche del Rinascimento favorivano lo sviluppo individuale, ma erano instabili; l’instabilità e l’individualismo erano strettamente connessi, come nell’antica Grecia. Uno stabile sistema sociale è naturalmente necessario, ma d’altra parte ogni sistema stabile fin qui realizzato ha impedito lo sviluppo di meriti eccezionali, artistici o intellettuali. Quanto sangue e quanta anarchia gli uomini sono pronti a sopportare, pur di compiere conquiste grandi come quelle del Rinascimento? Nel passato, moltissimo; nel presente, molto meno. Fino ad oggi non è stata trovata alcuna soluzione a questo problema, benché l’organizzazione sociale vada diventando sempre più progredita».

Certo: Fabio Fazio non è tenuto a conoscerlo, Bertrand Russell, e figuriamoci ad averlo letto e a ricordarsi di ciò che ha scritto. Tanto, visto che il filosofo è morto nell’ormai lontano 1970, non potrebbe invitarlo comunque in trasmissione.

Federico Zamboni
Fonte www.ilribelle.com
12.02.2014

Il Festival di Sanremo come Alitalia

ma si va avanti a pagare milioni a tre saltimbanchi. A suon di estorsione del canone anche a quei MILIONI DI ITALIANI IN POVERTA’

Dalla relazione della magistratura contabile emerge che per le 15 puntate tra il 2010 e il 2012 la Rai ha perso 20,1 milioni: 1,34 al giorno

12 febbraio 2014
Problemi di bilancio anche al Festival della Canzone Italiana: Sanremo è in perdita e i costi sono “nettamente superiori ai ricavi pubblicitari con riflessi negativi sul Mol aziendale”.
Così la Corte dei Conti ha precisato in una relazione della magistratura contabile. Un bilancio che non è altro che una serie di “rossi” impressionanti: 7,8 milioni nel 2010, 7,5 milioni nel 2011, 4,8 nel 2012.
Totale? 20,1 milioni di perdite per 15 puntate complessive: 1,34 milioni al giorno. Poco meno di quello che brucia ogni giorno la disastrata Alitalia (1,6 milioni).
La consigliata riduzione dei costi per ora è merito della negoziazione con il Comune di Sanremo, che pur di non perdere il Festival ha fatto uno sconto di 2 milioni ogni anno alla Rai.
 

SEM ENCAR ICI – INNO NO TAV

Testo della canzone che Sergio Berardo dei Lou Dalfin sta cantando: SEM ENCAR ICI che per me è l’inno NO TAV .Cattura1 Cattura 2

Cattura3

 Nous sommes encore ici, nous autres Occitans!Cattura4

Lou Dalfin – sem encar ici

Cattura 5

Sem encar ici – Lotta Europea

Cattura6

I Lou Dalfin cantano Sem encar ici: 

http://www.youtube.com/watch?v=9UA4XNZrr9c

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CULTURE EUROPEENNE / ROUMANIE

TRANS-EUROPA MEDIAS / CULTURE EUROPEENNE / ‘L’OR DE LA ROUMANIE ? SES JEUNES MUSICIENS’

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TEM posts - CULTURE Roumanie (2013 12 09) (1)

Il y a une version sombre de la Roumanie.

Celle de ses politiciens qui ne sont pourtant ni pires ni meilleurs que les autres.

Celle aussi précisément que les politiciens et les administrations des ‘vieux pays’ de l’UE – et singulièrement la France et la Belgique – entretiennent. Celle d’une « criminalité roumaine », d’une « émigration de bas niveau » (alors que les Roumains sont des citoyens de l’UE), la question des Roms … Celle des préjugés, de la xénophobie franchouillarde ou belgicaine.

Par exemple une Ville comme Charleroi (la première ville de Wallonie à la sinistre réputation) – et en particulier ses politiciens au pouvoir, au niveau de son administration ou de sa police – traite fort mal les Roumains ou les Bulgares, cultive discrimination rampante et vexations multiples. C’est une honte et la négation même des valeurs que l’UE prétend défendre.

Et il y a pourtant une autre version lumineuse de la Roumanie.

Ainsi celle de la contribution de la culture roumaine à la Culture européenne.

TEM posts - CULTURE Roumanie (2013 12 09) (2)

La musique par exemple. Et une jeunesse hautement éduquée. “Ces musiciens sont l’or de ce pays!”, s’émerveille le maestro américain Lawrence Foster en dirigeant l’Orchestre des jeunes de Roumanie, mais dans un des « Etats les plus pauvres d’Europe », dixit l’AFP, « les jeunes talents luttent pour vivre leur passion ».

La Roumanie a donné à la scène internationale des musiciens brillants, du violoniste et compositeur Georges Enesco aux pianistes Dinu Lipatti, Clara Haskil que Charlie Chaplin qualifiait de “génie” ou Radu Lupu. Nombre de Roumains jouent dans les grands orchestres d’Europe comme Liviu Prunaru, premier violon solo au Concertgebouw d’Amsterdam.

Mais une ombre plane aujourd’hui sur la relève en raison de la faiblesse des financements pour la culture et du manque d’intérêt des gouvernements successifs pour un secteur qui collectionne pourtant les succès à l’étranger dans le cinéma, la peinture et la musique. En 2014, le budget du ministère de la culture baissera à moins de 130 millions d’euros dans un pays de 20 millions d’habitants. C’est cinq fois moins qu’en Pologne, une goutte d’eau par rapport aux milliards dédiés à ce secteur en France.

Depuis 2008, en raison de la crise économique, le recrutement de musiciens dans les orchestres d’Etat a été gelé, privant de perspectives une partie des jeunes. Si des postes devraient se débloquer, le niveau dérisoire des salaires pose problème.

Un jeune musicien qui entre dans un orchestre gagne de 200 euros à 350 euros par mois. “C’est très dur d’être un jeune musicien professionnel en Roumanie. Chacun d’entre nous fait face à un dilemme: continuer ou pas, rester ici ou partir à l’étranger”, confie à l’AFP Roxana Oprea violoniste de 28 ans à l’Orchestre de Targu Mures (nord-ouest). Roxana est malgré tout restée car elle croit “que sans la culture les gens ne sont pas complets”.

Mais surtout deux grands noms roumains de la musique, le violoncelliste Marin Cazacu et le chef d’orchestre Cristian Mandeal ont su redonner espoir à sa génération en créant “l’Orchestre national des jeunes” en 2008.

Financé majoritairement par des fonds privés –l’Etat ne contribue qu’à hauteur d’environ 5%– l’orchestre sélectionne les jeunes les plus talentueux dans tout le pays mais pas uniquement sur leur virtuosité. “Nous regardons aussi leur capacité à jouer avec d’autres”, explique à l’AFP M. Cazacu. Longtemps, l’école roumaine “a éduqué les jeunes comme des individualistes pour devenir le plus grand soliste du monde sans donner la culture du jouer ensemble”, raconte cet homme, mécène pour des jeunes de tous âges.

Mais grâce aux prestigieux musiciens invités, les jeunes ont redécouvert la noblesse de la musique symphonique et du collectif. “Aujourd’hui, ils sont au niveau des plus grands orchestres de jeunesse en Europe”, juge le chef d’orchestre Lawrence Foster qui les a dirigés durant le festival Enesco.

“Certains professionnels ne peuvent que rêver d’une telle présence”, a estimé le quotidien allemand Tagespiegel après le festival Young Euro Classic.

“Tout ce qu’a réalisé cet orchestre était vu comme une mission impossible mais l’altruisme de notre équipe, le dévouement des musiciens et de ceux qui nous soutiennent l’ont rendu possible”, souligne M. Cazacu. Il raconte avec humour que pour pallier les faibles budgets, il est “à la fois le directeur musical, la secrétaire, l’homme à tout faire” de l’Orchestre.

Les musiciens donnent aussi un coup de main pour la logistique lorsque l’Orchestre doit voyager à l’étranger tandis que nombre d’intervenants de prestige viennent volontairement. “J’ai peur parfois que les meilleurs de ceux que nous avons formés partent à l’étranger car là-bas ils peuvent jouer dans n’importe quel orchestre professionnel, c’est compréhensible mais dommage pour le public roumain. J’ai aussi peur parfois que beaucoup de jeunes qui voient qu’ils n’ont aucun soutien (en Roumanie) depuis des années perdent l’espérance”, confie-t-il.

Etoile montante, Alexandra Dariescu, 28 ans, a quitté la Roumanie pour la Grande-Bretagne il y a neuf ans. Elle qui a été la première pianiste roumaine à jouer au Royal Albert Hall de Londres aux côtés du Royal Philharmonic Orchestra rappelle qu’au Royaume-Uni, de nombreux particuliers et fondations soutiennent les jeunes musiciens. “En Roumanie, on devrait davantage se serrer les coudes”, dit-elle.

Marin Cazacu garde l’espoir: “L’avenir… je ne le vois qu’avec un soutien minimum de l’Etat et des compagnies privées. Je vieillis, un jour, la santé, le temps ne me permettront plus de poursuivre mais cet orchestre doit vivre car il est essentiel pour l’avenir du pays”…

TEM / avec AFP – EODE / 9 déc. 2013 /

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Vogliono appropriarsi dei beni reali delle nazioni in cambio di carta che creano dal nulla!

CIR DraghidebitoSi rimane sempre più basiti per certe dichiarazioni fatte da personaggi che rivestono ruoli di rilievonelle istituzioni finanziarie, in particolare se queste dichiarazioni sono rilasciate addirittura dal capo (formale) della più importante istituzione finanziaria europea, che è la BCE.

di Cesare Padovani

Questi signori (del denaro) fanno finta di non sapere che quello che loro chiamano debito pubblico degli stati (e che pure noi per ignoranza ci siamo lasciati convincere a chiamare in questo modo) nasce per ragioni strutturali: gli stati non possono stampare la moneta che usano, ma sono costretti e obbligati a prenderla in prestito dal sistema bancario (con a capo, formalmente, la BCE) che la crea dal nulla e la presta a interesse.

 

Questo meccanismo contiene implicitamente in sé l’impossibilità di restituzione del relativo debito.

Infatti, per via degli interessi, gli stati dovrebbero restituire più carta-moneta di quella che ricevono in prestito. Inoltre, poiché la carta-moneta è indispensabile alla vita economica della comunità (si potrebbe dire che ne rappresenti il sangue), segue che gli stati non possono nemmeno privarsi di quella ricevuta in prestito.

La conseguenza di ciò è che il debito pubblico aumenta inevitabilmente nel tempo. Inoltre, esso segue un andamento più o meno esponenziale, in quanto il debito è calcolato con la formula dell’interesse composto (ANATOCISMO). Allora? E’ un debito questo? Nooooo, questa è una truffa, è una rapina!! E’ la più grande rapina della storia dell’umanità, è la più grande truffa della storia dell’umanità! Pertanto, questo debito è illegittimo ed immorale. Come si fa a restituirlo? E’ fisicamente e matematicamente impossibile restituirlo! Il debito pubblico, è inestinguibile!

Alla luce di queste considerazioni, l’affermazione del governatore della BCE (se non ci sono errori nel riportarla) “Non può esserci crescita con una creazione infinita di debito” appare veramente ridicola, dal momento che il sistema stesso di cui lui è formalmente a capo è congegnato proprio in modo da creare debito all’infinito.

Poi arriva l’avvertimento: “prima o poi si viene puniti ed è esattamente quel che è successo”! In realtà, lo scopo di questi signori (i signori del denaro) è che lo Stato svenda sue proprietà per restituire questo debito inesistente! A questo mirano: appropriarsi di beni reali della comunità in cambio di carta che loro creano dal nulla. Per poi, ovviamente, dare origine a un nuovo ciclo di indebitamento.

Per questo si rimane veramente senza parole di fronte alla disinvoltura con cui persone, come Mario Draghi, che non possono non essere al corrente di questo meccanismo, se ne escano con affermazioni che rappresentano invece una negazione del fatto stesso.

Queste dichiarazioni fanno breccia e trovano consenso in quelle persone (purtroppo molte) che si sono fatte ingannare dal falso luogo comune che l’esistenza del debito pubblico sia conseguenza del fatto che lo Stato si è comportato come una famiglia che ha speso troppo, che è vissuta al di sopra delle sue possibilità, che ha sperperato e che per questo ha dovuto indebitarsi. Quante volte l’abbiamo sentito ripetere in televisione da personaggi del sistema, come per esempio Giuliano Amato!

Perché questo è un falso?

Perché fra lo Stato e una famiglia esiste una differenza fondamentale: lo Stato è sovrano, una famiglia no! Semplice! Senza scendere in dettagli, possiamo asserire che una famiglia può indebitarsi perché non può stamparsi la propria carta-moneta, invece lo Stato, in quanto sovrano, può stampare la carta moneta di cui necessita (rispettando ovviamente delle regole).

Quello che è successo nell’Eurozona è che agli stati è stata sottratta la loro sovranità, all’insaputa dei rispettivi popoli. Il signor Mario Draghi dovrebbe spiegarci come mai la BCE crea denaro e lo presta alle banche commerciali al tasso di interesse dello 0,5% e queste lo prestano agli stati (che non sono liberi di fare altrimenti) a tassi 10 volte maggiori! Questa è una truffa nella truffa.

http://www.coscienzeinrete.net/economia/item/1366-draghi-supera-se-stesso

 

Maxi compensi a Sanremo: assolutamente non giustificati,

 

In occasione di ogni kermesse/evento mediatico rilevante, e Sanremo è sempre tra questi, esplodono le solite polemiche circa il compenso dei conduttori: quest’anno il “tesoretto” se lo spartiscono Fazio e la Litizzetto, negli scorsi anni Benigni, Celentano, etc.

Molti cittadini che pagano il canone si indignano, giustamente: ma c’è anche chi, erigendosi ad intellettuale, difende il maxicompenso, con un ragionamento che apparentemente sembra giusto: ma in realtà è una stronzata, vediamo:

“Il compenso è proporzionale all’introito pubblicitario dell’azienda: e visto che in occasione di Sanremo pochi secondi di spot costano un vero e proprio capitale, i conduttori pretendono cifre cospicue: la loro ”fetta di torta”. Un discorso simile a quello riguardante i calciatori: se vengono pagati milioni e milioni è perché per le società sportive è comunque un affare: diritti tv, radiofonici, merchandising etc; Dopotutto ci sono milioni di persone disposte a pagare 30-40-50€ al mese per vedere le partite: pertanto è tutto proporzionale”….

IL PARAGONE CON I CALCIATORI è FUORVIANTE: i calciatori infatti hanno un contratto annuale, e ovviamente si concedono alla società sportiva disposta a pagare di più. I calciatori famosi sono indispensabili per le grandi società, e c’è una concorrenza ed un mercato europeo e mondiale: Barcelona e Real Madrid; Machester Utd, Arsenal, Chelsea; Bayern e molte altre, oltre alle italiane.

Se da questo punto di vista i maxi compensi del calcio sono “giustificati” (e comunque elargiti da società private) SANREMO è UNA QUESTIONE BEN DIVERSA:

SI TRATTA DI POCHE PUNTATE e NON C’è CONCORRENZA: se quei giorni Fazio e la Litizzetto non avessero condotto Sanremo non sarebbero andati in un’altra emittente tv con un cachet maggiore, ma probabilmente sarebbero rimasti a casa (a guardare Sanremo?). Inoltre si tratta di un evento che conferisce grande prestigio al conduttore; ci arrivano sempre presentatori e personaggi di grande esperienza, ma il Festival è una sorta di consacrazione. DAVVERO LA LITIZZETTO E FAZIO NON AVREBBERO ACCETTATO LA CONDUZIONE PER UN CACHET DI 100.000€ (cifra di tutto rispetto) E SE AVESSERO RIFIUTATO, PER TALE CIFRA NON SAREBBERO STATI TROVATI SOSTITUTI ADEGUATI? Tra l’altro, personalmente non sono un grande fan di Fazio, non mi sembra questo “gran che” da meritare simili cifre…

LA RAI, IL CUI BILANCIO NON è NEMMENO FLORIDO, DEVE INTRODURRE TETTI MASSIMI PER I COMPENSI… anziché ridurre le redazioni regionali che offrono un servizio utile come il TGR

A.R. – nocensura.com



http://www.nocensura.com/2013/02/maxi-compensi-sanremo-assolutamente-non.html

SANREMO: 1 MILIONE DI EURO A LITTIZZETTO & FAZIO

Posted By Redazione On 11 febbraio 2013 di Gianni Lannes

 Lo spettacolo è cominciato, come al solito. Vi faranno ridere a crepapelle e piangere a catinelle, mentre vi prenderanno per i fondelli tanto per nascondere la realtà. Domanda facile facile. Quanti secoli occorrono ad un operaio italiano, o se preferite un insegnante, oppure un agricoltore e mettiamoci anche un artigiano e un impiegato, per guadagnare circa due miliardi delle vecchie lire? Chissà chi lo sa. Naturalmente a milioni di precari e disoccupati non basteranno altre vite. Ebbene, è la cifra che in una manciata di giorni intascherà il duetto Littizzetto & Fazio. Ma dove sta scritto che questi individui debbano sgraffignare così tanti soldi, per giunta in un momento difficile per il nostro Paese? In una fase eterna dove a pagare sono sempre gli onesti ed i lavoratori che ormai non arrivano neanche alla fine della settimana, non dico del mese. Ma dove sono tutti gli specialisti a pagamento che affollano i divanetti televisivi e pontificano sempre, senza avere le competenze?Il tema è per niente artistico: il cachet milionario ai vip della televisione. La RAI seguita a violare la normativa sulla trasparenza che obbliga l’azienda di Stato a pubblicare in Rete (online) la pubblicità dei compensi, metà dei quali pagati dal contribuente italiota. Da almeno 6 anni la società guidata dalla plurindagata Tarantola, già ai vertici di Bankitalia, calpesta impunemente le leggi in vigore senza alcuna conseguenza. Perché mai la Corte dei Conti non interviene? Eppure, recentemente, un decreto legge dal 1 gennaio scorso impone ancora una volta alla Rai di fare quel che finora non ha mai fatto: rendere noti i compensi delle star. Ma la legge, si sa, almeno in Italia non è uguale per tutti.

 

Dalle stalle alle stelle: i compensi stratosferici ed ingiustificati. E nessun solone di centro, destra e & sinistra, fiata, compreso Vendola. E si capisce Nichi: è spesso ospite di siparietti televisivi. Si parla di cifre a 5 zeri per entrambi i conduttori, cifre che si aggirano attorno a 600 mila euro per Fabio Fazio, mentre a  Luciana Littizzetto – che ogni domenica spara a zero circa i compensi dei politicanti italiani – andranno più di 350 mila euro, più tutti  gli extra garantiti dagli immancabili sponsor pubblicitari. A parte le trivialità, la comicante torinese pubblica con Mondadori, di proprietà dell’imbonitore confusionario Berlusconi (tessera P2 numero 1816). La stessa casa editrice di Massimo D’Alema: esatto, quello delle scarpe da ricchi che nel 1999 in qualità di “premier” autorizzò i bombardamenti in Kossovo e firmò il 13 dicembre 2007, assieme a Romano Prodi, il famigerato e poco noto Trattato di Lisbona. Vale sempre l’adagio: per entrare nel sistema bisogna appartenere al sistema. 

Ricordiamo che il presentatore dell’anno scorso, Gianni Morandi, tra festival e pubblicità incassò più di un milione di euro, mentre Belen Rodriguez per il ruolo di valletta venne pagata circa 150 mila euro.

 Quanto costa questa kermesse? Si era tanto parlato di un Festival di Sanremo, che puntava tutto sulla qualità e soprattutto sul “risparmio”, o per meglio dire quel principio di “spending review”, di cui abbiamo tanto sentito blaterare dal primo ministro non eletto democraticamente, Monti Mario (affiliato a società segrete e consulente di banche e multinazionali che speculano sull’Italia).

Cifre da capogiro, che fanno impallidire e anche un po’ rattristire: ma non è solo questo il caso in cui bisognerebbe indignarsi. Restano da capire i soldoni  che verranno intascati dai super-ospiti di quest’anno, tra i quali ci sarà anche Carla Bruni, non si sa bene a quale titolo.

L’atavica crisi economica, dunque, sembra aver messo piede anche sul palco dell’Ariston, tanto che la Rai avrebbe deciso di andare al risparmio, con costi che oscilleranno tra gli 11 ed i 12 milioni di euro (al netto della convenzione tra la Rai e il Comune di Sanremo, che vale 7 milioni l’anno), ovvero un milione in meno rispetto agli ultimi due anni, con un taglio pari al 10 per cento circa. Compresa la convenzione, dunque, i costi complessivi oscilleranno tra i 18 ed i 19 milioni.

 La legge del dicembre 2007 valida per tutte le pubbliche amministrazioni, traccia la strada della «trasparenza»: c’è un tetto nel mondo del pubblico legato allo stipendio del primo presidente della Cassazione, ma lo si può superare per prestazioni artistiche o professionali svolte in particolari condizioni, insomma quando la concorrenza offre ingaggi milionari. Perfetto, però in questi casi ci vuole «l’indicazione nominativa dei destinatari e dell’ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web». Non ci sono dubbi. Il decreto legislativo 150 del 2009  fa riferimento alla trasparenza intesa come accessibilità totale. Non è tutto. Il decreto del 22 giugno 2012 fa riferimento alle sanzioni che scattano appunto dal primo gennaio 2013. La grave e reiterata mancanza di trasparenza, comporta infatti «la diretta responsabilità amministrativa, patrimoniale e contabile per l’indebita concessione o attribuzione del beneficio economico.

C’è poco da fare. La Rai deve rendere noti all’opinione pubblica gli ingaggi dei suoi divetti. Altrimenti non dovrebbe pagarli con i soldi di cittadine e cittadini. Ma è meglio non far sapere nulla a quei fessi e pecoroni di italiane ed italiani. Alla luce di questi fatti inequivocabili ilcanone RAI non è altro che una rapina legalizzata.

Con 10 milioni di persone in Italia che sopravvivono al di sotto della soglia di povertà materiale, secondo i rapporti della Caritas, che sommati ai dati sconosciuti dello Stato arrivano a toccare effettivamente 12 milioni, i governanti dilapidano ancora il denaro pubblico come se niente fosse. Possibile che i pensionati a fare la carità per mangiare dinanzi ai supermercati siano invisibili?

Anche il tribuno Grillo tace sul tema, ma sbotta, mettendo le mani avanti, attanagliato dalla strizza di non riuscire a far entrare in Parlamento i suoi servitori: «Se non facciamo il botto subito, lo facciamo tra sei mesi. E’ solo questione di tempo: se non facciamo il botto subito, lo facciamo in autunno. Restando così la situazione, torniamo alle urne fra sei mesi». Parola di Beppe Grillo, che in un’intervista al Secolo XIX annuncia di voler «mettere i politici a dieta».

Niente di nuovo, tutto programmato, preordinato, legato e coordinato. Tutto torna. Recitano a soggetto mentre il popolo italiano giace in letargo ed avverte la fame.

Il problema, forse, siamo noi che li sopportiamo: non è il prezzo del successo. Un altro nodo irrisolto e cruciale, è la diseguaglianza sociale, sempre più grande. Perché dobbiamo foraggiare ed osannare questi privilegiati? Non siamo una platea ma esseri umani, con cuore, intelligenza ed anima. Ora basta, ma non basta indignarsi. Voglio scendere in piazza e paralizzare pacificamente l’Italia. Siamo una forza, ma disuniti. Siamo patria. E’ ora di dimostrarlo con i fatti concreti. Coraggio!

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Stipendi vip, Rai fuorilegge: tace sugli ingaggi a Sanremo

Hanno proposto di inserire il canone rai nella bolletta della corrente per pagare  questi INUTILI residuati stile cortigiani della regina Antonietta.

A noi l’austerità, taglio stipendi e pensioni, disoccupazione, Imu, niente sanità ED ORA l’obbligo di pagare i cortigiani a tutti, compresi quel 50% di italiani che non riescono più a mantenere la famiglia. 

Se non potranno pagare il canone, sarà loro staccata la luce.

Un grande esempio di solidarietà tipica di certi parassiti di stato.

 Stipendi vip, Rai fuorilegge: tace sugli ingaggi a Sanremo 

Insomma tutto questo per dire cosa? Che, in occasione del momento televisivo più importante dell’anno, il Festival di Sanremo, l’onorevole Renato Brunetta torna all’attacco su una sua vecchia battaglia: la trasparenza dei conti e dei soldi elargiti. E sfrutta la scintillante vetrina dello show canoro per ricordare, in una lettera inviata ieri al presidente della Rai Anna Maria Tarantola, che l’azienda pubblica non si è ancora uniformata a quanto previsto dalla legge (e tra l’altro recepito dall’ultimo contratto di servizio stipulato tra Ministero dello Sviluppo economico e Rai medesima). Brunetta chiede, per l’appunto, che vengano pubblicati sul sito (e anche nei titoli di coda ai programmi) i compensi di quanti, persone e società, contribuiscono alla preparazione e alla gestione del Festival.

La Rai, su questo punto, ha da sempre risposto che l’azienda ha una funzione pubblica, ma deve agire seguendo le logiche di mercato dovendo confrontarsi sul piano pubblicitario. Dunque la pubblicazione andrebbe a proprio danno in quanto favorirebbe la concorrenza. Per essere chiari: sapere quanto guadagna una star facilita le altre tv nella trattativa per portarsela via. E i volti noti non vogliono assolutamente che si sappiano i loro compensi. Insomma, a viale Mazzini sono pronti a mettere tutti gli stipendi online ma lo faranno solo quando cominceranno a farlo anche Mediaset, Sky e La7. Cioè, mai.

http://www.losai.eu/stipendi-vip-rai-fuorilegge-tace-sugli-ingaggi-sanremo/#.URZn-0LrS6E