Dopo la madre del bimbo disabile Ikea, secondo licenziamento choc: cacciato per 5 minuti di pausa in più

quale shock? Con il Job act è stata concessa questa opzione e tante altre. 50 sfumature di licenziamento, grazie kompagno Renzi e tutti coloro che hanno tanto lottato incessantemente……ora ci si stupisce. Ma dobbiamo combattere un pericolo peggiore….il ritorno dell’ondata nera…per fortuna che i governi non eletti che hanno approvato Job Act, Fornero, e porcherie varie è in prima linea contro il vero nemico che lascia ogni giorno sulla strada lunghe scie di morte e sangue ….

IKEA raddoppia: dopo aver licenziato a Corsico una madre con figlio disabile che non riusciva a star dietro ai turni che le erano stati assegnati, è di oggi la notizia di un uomo licenziato a Bari. L’uomo, padre di due bimbi piccoli, è stato licenziato da Ikea per essersi trattenuto in pausa 5 minuti più del tempo previsto. La notizia è stata data dal sindacato Uiltucs e arriva il giorno dopo quella analoga del licenziamento nella sede di Milano di una mamma separata con due figli di cui uno disabile, che non riusciva a entrare al lavoro alle 7 del mattino. Sul licenziamento della donna, Ikea oggi ha emesso un comunicato sostenendo che il provvedimento è doloroso ma giusto. Le colleghe della donna licenziata hanno protestato nella sede di Corsico, mentre da Genova non si annunciano iniziative sindacali di solidarietà.
«Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Marica, la lavoratrice di Ikea licenziata a Corsico», insiste invece la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan. «È un fatto molto grave – prosegue – inaccettabile, che ripropone nel nostro paese quanto sia difficile per le donne conciliare il lavoro con la cura della famiglia. È una vicenda che mortifica tutte le donne madri. Ikea deve tornare sui propri passi e rispettare le norme che tutelano le lavoratrici madri. Con la contrattazione si possono affrontare le questioni che riguardano la tutela della maternità, ma occorre buon senso e corrette relazioni sindacali. Il rispetto per le donne passa anche attraverso il riconoscimento del lavoro di cura e di assistenza ai propri familiari, soprattutto quando si tratta di persone deboli e non autosufficienti».
Tornando al licenziamento di Bari, in un comunicato, il sindacato parla di «licenziamento illegittimo e vergognoso» e di un «provvedimento eccessivo e sproporzionato che ha portato l’uomo, tra l’altro monoreddito, ad essere cacciato dopo ben 11 anni di lavoro impeccabile».
«È un clima molto pesante quello che si respira in Ikea ultimamente – dichiara Ivana Veronese, segretaria nazionale della Uiltucs, Unione italiana dei lavoratori dei settori turismo, commercio e servizi, che segue a livello nazionale le trattative con Ikea – e i licenziamenti sono la punta di un iceberg. Anche per questo motivo da una decina di giorni, insieme ai lavoratori dipendenti di Ikea Italia, abbiamo lanciato la campagna #CambiaIkea», che in una settimana ha raccolto 25mila firme web e cartacee. «Il provvedimento verso Claudio (questo il nome del lavoratore licenziato, ndr) – spiega Giuseppe Zimmari, segretario generale della Uiltucs Puglia – è eccessivo e sproporzionato. L’azienda non ha poi avanzato tutte le contestazioni, appena avvenivano i presunti ritardi nel rientro in servizio dalla pausa, ma ha atteso di sommarle. Per questo per noi è un licenziamento senza dubbio illegittimo e sarà impugnato a livello legale. Daremo battaglia dal punto di vista sindacale, non ci fermeremo».
La versione dell’azienda sul licenziamento della madre.
«Ikea Italia, a conferma del proprio modo di lavorare che sostiene e sviluppa le proprie risorse interne, ha creduto nel percorso professionale della signora Marica Ricutti che negli anni ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità. L’azienda – si legge in una nota – si è sempre dimostrata disponibile a concordare le migliori soluzioni, per contemperare le necessità della lavoratrice con le esigenze connesse al suo lavoro. In merito alla vicenda, Ikea Italia desidera precisare le ragioni alla base della propria decisione, che «è stata difficile quanto necessaria, nel rispetto dei propri valori e alla luce dei fatti avvenuti». «Negli ultimi 8 mesi – spiega l’azienda – la signora Ricutti ha lavorato meno di 7 giorni al mese e, per circa la metà dei giorni lavorati, ha usufruito di cambi di turno e spostamenti di orario, concordati con i colleghi e con la direzione del negozio. Nell’ultimo periodo, in più occasioni, la lavoratrice – per sua stessa ammissione – si è autodeterminata l’orario di lavoro senza alcun preavviso né comunicazione di sorta, mettendo in gravi difficoltà i servizi dell’area che coordinava e il lavoro dei colleghi, creando disagi ai clienti e disservizi evidenti e non tollerabili. Di fronte alla contestazione di tali episodi e alla richiesta di spiegazioni da parte dei suoi responsabili su questo comportamento, la signora Ricutti si è lasciata andare a gravi e pubblici episodi di insubordinazione. Sulla base dei propri valori, del rispetto dovuto alla totalità dei propri collaboratori e della cura dei propri clienti, Ikea, pur avendo fatto il possibile per andare incontro alle richieste della lavoratrice, ha ritenuto non accettabili comportamenti di questo tipo che hanno compromesso la relazione di fiducia. Alla luce di questa insostenibile situazione, l’azienda è giunta alla decisione di interrompere il rapporto di lavoro».
Oggi in Ikea Italia, ricorda l’azienda, «lavorano più di 6.500 collaboratori diretti, in oltre 21 punti vendita, per i quali valorizziamo le competenze e garantiamo percorsi di crescita. I risultati della nostra indagine di clima interno, infatti, confermano che l’82% dei nostri lavoratori si sente rispettato e valorizzato e l’83% si dichiara orgoglioso di lavorare in Ikea e di farlo sapere. Il 90% è impiegato con un contratto a tempo indeterminato e, nell’ultimo anno, oltre 100 donne e 100 uomini hanno avuto un avanzamento di carriera». Ikea «è da sempre un’azienda sensibile e rispettosa delle diversità. Questo atteggiamento è frutto della consapevolezza che le differenze di genere, orientamento sessuale, provenienza, età e anzianità aziendale sono elementi di sviluppo culturale individuale e collettivo. Grazie alla valorizzazione delle diversità e dell’inclusione, possiamo dire con orgoglio che oggi abbiamo il 58% dei collaboratori e il 44% dei responsabili rappresentato da donne. Per Ikea i propri collaboratori – conclude l’azienda – sono la risorsa più importante e questo è dimostrato dalla storia dei nostri 29 anni di presenza in Italia»
29 novembre 2017
Dopo la madre del bimbo disabile Ikea, secondo licenziamento choc: cacciato per 5 minuti di pausa in piùultima modifica: 2017-12-10T08:41:52+01:00da davi-luciano
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