I SOLDI DELLA TAV PER LE ZONE COLPITE DAGLI INCENDI? “DEPLOREVOLI LE AFFERMAZIONI DEL PRESIDENTE DELL’UNIONE MONTANA ALTA VAL SUSA”

 http://www.valsusaoggi.it/i-soldi-della-tav-per-le-zone-colpite-dagli-incendi-deplorevoli-le-affermazioni-del-presidente-dellunione-montana-alta-val-susa/

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

In riferimento alla lettera inviata dal commissario straordinario di governo per l’asse ferroviario Torino – Lione, architetto Paolo Foietta in data 26 ottobre 2017, ci preme fare alcune semplici considerazioni: esistono due tipi di Commissario di Governo, quelli col “portafoglio” e quelli senza.
Nel nostro caso l’architetto Foietta appartiene al secondo tipo, cioè senza portafoglio, e infatti il Commissario che propone “per quanto di sua competenza”.

Fatta questa precisazione, riteniamo deplorevoli le affermazioni del presidente dell’Unione Montana Alta Valle Susa Piero Nurissopubblicate su un sito web: “Non ho ancora avuto modi di rispondere formalmente alla nota del Commissario, che ho invece raggiunto telefonicamente e ringraziato. Io credo che come istituzioni – di fronte a gravi emergenze quali stanno vivendo la nostra Valle e le altre zone colpite dagli incendi – si debba reagire in termini di solidarietà e concreta e pratica visione. E aggiungo con massimo senso di responsabilità verso tutti i cittadini. Ben venga lo stato di calamità chiesto dalla Regione, per avere rapidamente fondi destinati alle aree colpite per gli interventi, ma se è possibile in via straordinaria utilizzare soprattutto per opere durevoli di prevenzione dei rischi anche i fondi CIPE della Torino-Lione perché dire di no per motivi ideologici?”.

Ricordiamo con forza al presidente Nurisso che nel suo ruolo istituzionale rappresenta un’intera Comunità ma pare che troppo spesso se ne dimentichi.

Questo atteggiamento da parte di un amministratore pubblico non giova di certo all’immagine dell’Unione in quanto la sostituzione delle vecchie Comunità Montane, con la creazione delle Unioni dei Comuni, ha avuto come risultato un ente snaturato, con precari finanziamenti da parte della Regione che permettono male di occuparsi del territorio montano. Qualcuno vorrebbe infatti che le Unioni servissero solo ad accorpare le funzioni. Le esigue entrate e la non conoscenza/volontà da parte delle municipalità di accedere a bandi e finanziamenti europei portano sempre più spesso a pensare che solo in altri modi si possono trovare i soldi per andare avanti.
Sarebbero anche questi i motivi ideologici a cui si riferisce nella dichiarazione Nurisso? I soldi che non vengono messi a disposizione della prevenzione e della manutenzione ordinaria del territorio dove vanno a finire?

Ma elargire denaro, ipotizzandolo e/o promettendolo, per venire incontro all’esigenze basilari delle popolazioni non è un dovere che compete ai promotori di grandi opere.
Chi realmente è deputato a questo ruolo sta venendo volontariamente meno ai suoi doveri verso la popolazione in territori come il nostro: sembra che i promotori dell’opera nella nostra Valle abbiano bisogno di “comprare” il consenso verso la NLTL con ogni mezzo, anche approfittando di emergenze e disastri ambientali.

In un momento storico delicato come quello che stiamo vivendo, dove non vengono stanziati fondi per l’acquisto di Canadair, assunzioni di VVFF , ampliamento dell AIB e della Protezione Civile da parte dello Stato e della Regione, pare che solo accettando la benevolenza di aziende pubbliche, ma con diritto d’azione privato (come una normale impresa), si possa far fronte alle carenze. La situazione dei roghi in Val Susa è stata sottovalutata dalla Regione Piemonte, mentre VVFF e Volontari, sostenuti anche economicamente dai cittadini, rischiano senza sosta per difendere il territorio oggi e il suo futuro domani.

I consiglieri di minoranza dell’Unione Montana Alta Val Susa: Franca Bianco, Paolo Comba, Leonardo Capella, Monica Gagliardi

I consiglieri comunali: Roberto Ronsil ed Enrico Pozzato (Giaglione), Valeria Maria Longo e Andrea Germano Nurisso (Gravere), Giuseppe Joannas e Giorgio Guglielmo (Chiomonte), Angelo Bonnet e Ivano Martinuz (Oulx)

Il maschicidio e le 50 sfumature di violenza

http://barbarabenedettelli.it/il-maschicidio-e-le-50-sfumature-di-violenza/
donne-violenza-su-uomini

Il maschicidio, silenzioso ma reale. In arrivo il libro che approfondisce a 360° il fenomeno violenza domestica: 50 Sfumature di violenza, femminicidio e maschicidio in Italia (Cairo Editore).  

Fatti di cronaca, ricerche statistiche, testimonianze, lo dicono a chiare lettere nel nuovo libro di Barbara Benedettelli in uscita il 9 novembre 2017: la violenza all’interno della coppia è reciproca. Eppure si parla solo di femminicidio.

E c’è spesso intolleranza, odio politico, chiusura, verso chi sposta la lente d’ingrandimento sul lato nascosto dell’”amore” malato e violento: quello delle donne che odiano gli uomini.

Barbara Benedettelli lo ha fatto prima con il pamphlet Il maschicidio silenzioso. Perché l’amore violento è reciproco e le donne non sono solo vittime (Collana Fuori dal Coro, Il Giornale), uscito a marzo 2017 e con il quale ha introdotto l’argomento.

AQUISTA ORA SU AMAZONPoi con un’inchiesta corposa in 50 sfumature di violenza, femminicidio e maschicidio in Italia (Cairo Editore)in libreria dal 9 novembre (prenotabile si da ora su Amazon).

Un argomento Tabù, specialmente in Italia. Eppure sono decine i casi di cronaca riportati nel nuovo libro dall’autrice e attivista per i diritti delle Vittime. Casi spesso nascosti nelle poche righe delle ultime pagine dei giornali locali e che meritano invece attenzione.

Fatti di cronaca, dati e testimonianze che dimostrano come l’assunto donna/vittima e uomo/colpevole sia falso e rinforzi i pregiudizi sessisti.

Perché se è vero che le donne sono le prime Vittime di un mondo degli affetti sempre più vuoto e malato, è vero anche che a volte possono essere perfino più crudeli degli uomini. E’ vero anche che il senso di possesso è comune, così come un sottile (ma evidente) odio per un intero genere.

Nel pamphlet Barbara Benedettelli aveva riletto alcuni dati relativi al Femminicidio, come il rapporto Eures sulle Caratteristiche e profili di rischio del femminicidio del 2015, in ci emerge un quadro inquietante: per il quinquennio 2010-2014 un totale di 923 vittime di omicidio avvenuto nel contesto familiare o di coppia: 578 femmine e 345 maschi.

Nel nuovo lavoro emergono ulteriori dati che devono essere divulgati se vogliamo davvero prevenire le “stragi degli affetti”, e che riguardano anche responsabilità femminili. Responsabilità che non possiamo sottovalutare o negare. Nel rispetto delle Vittime, soprattutto nelle aule dei tribunali.

Riconoscere anche l’uomo come vittima di una donna non significa negare la realtà di quelle donne che subiscono violenza, significa invece avere il coraggio di guardare la realtà intera, con tutte le sue sfumature; dare dignità e supporto anche alle altre Vittime; aprire forse la strada che possa aiutare a sconfiggere la vera radice del male.

Barbara Benedettelli in 50 sfumature di violenza non de-costruire il lavoro fatto fino ad oggi per le donne, però invita a rientrare dentro i margini di un fenomeno ( il femminicidio) anche attraverso l’analisi corretta dei dati. Dati che spesso nascono o vengono utilizzati in modo strumentale a obiettivi più politici che umanitari. E invita a inserire il fenomeno nella più ampia dimensione violenza domestica.

Violenza che, come afferma perfino la Convezione di Istanbul (e come ben illustrato e commentato nel libro), colpisce anche gli uomini. Così come i bambini e gli anziani. Vittime di serie B? No!

Bambini, uomini e anziani che sono anche Vittime, come dimostra il libro, di quella violenza sessuale, di quegli stupri e di quelle molestie di cui in questi ultimi mesi si è parlato molto. Ma solo per quanto riguarda le Vittime femminili.

Chi si occupa di loro? Come possono superare i traumi, la sofferenza, se pensiamo che questa violenza non esiste? Invece esiste. Ed è più grave e consistente di quello che si pensa. E’ arrivato il momento di mostrarla.

E perché sottovalutare la malvagità di quelle donne che con cinismo, cattiveria, senso del possesso, distruggono la vita dei loro ex compagni e dei padri dei loro figli?

La visione unilaterale e unidimensionale di un insieme non è mai risolutiva. Può anzi aggravare i fenomeni: tamponi da una parte ma perdi acqua dall’altra. E alla fine affondi. E’ quello che vogliamo?

Il libro sarà presentato a Milano Domenica 19 novembre 2017, all’interno della rassegna  BookCity. Ore 16,30 Castello Sforzesco – Sala della Balla

Barbara Benedettelli

50 Sfumature di Violenza

http://barbarabenedettelli.it/category/50-sfumature-di-violenza/

In libreria “50 sfumature di violenza. Femminicidio e maschicidio in Italia” (Cairo Editore Novembre 2017).

La violenza domestica, che erroneamente pensiamo veda vittime solo le donne, è un fenomeno ampio e ricco di sfumature che devono essere individuate.

Le donne sono certamente colpite in modo sproporzionato, anche a causa della minor forza fisica, della disparità economica ancora presente, della dipendenza emotiva.

E’ tuttavia un dato che maltrattino e uccidano anche loro. Femmine e maschi: adulti, bambini, anziani, sono tutti intrecciati in quelle costellazioni di orrore che nascono spesso dall’analfabetismo emotivo e dall’incapacità di amare.

Le massicce campagne di sensibilizzazione però semplificano l’intero fenomeno in una parola: femminicidio. E in un assunto: gli uomini sono “tutti” carnefici, le donne sono “sempre” vittime, la radice di tutto è la cultura patriarcale.

Ma se è così, come si spiega la violenza femminile, psicologica e anche fisica, che questo libro estrae dall’oscurità per dare dignità a tutte le vittime e per aggiungere verità a un fenomeno grande come l’oceano?

Dati, fatti e testimonianze dimostrano che i ruoli possono essere invertiti: ci sono uomini demoliti dalle loro donne con vessazioni sistematiche, accoltellamenti, attacchi con l’acido, fucili. Nel senso comune lo fanno quasi sempre per difendersi. E’ davvero così?

Esiste, come affermano gli studiosi internazionali, una reciprocità della violenza che può essere fatale? E che dire di quelle madri che denunciano i padri dei loro figli di abusi sessuali mai commesso o di quelle che invece sono loro ad abusarli i bambini? Perché questo silenzio sul lato malvagio del femminile?

Il discorso che questo libro affronta non nega la realtà delle donne vessate o uccise. Fa appello a etica e razionalità per decifrare interamente, anche dove sembra scomodo, un male che dobbiamo guardare bene, ovunque arrivi, se vogliamo sconfiggerlo davvero.

Barbara Benedettelli

50 SFUMATURE DI VIOLENZA – ACQUISTA LA TUA COPIA

ESAGERUMA NEN

https://claudiogiorno.wordpress.com/2017/11/04/esageruma-nen/

novembre 4, 2017

Avvertenze: questa volta il mio articolo è molto più lungo del solitamente già lungo. Temo che i miei tre lettori si riducano a due (tra cui il sottoscritto che per eliminare almeno gli “errori da matita blu” è costretto a rileggersi). Ma mi conforta il fatto prima di tutto che non sia obbligatorio leggermi e secondo che pubblicando su un blog virtuale ancorché semiclandestinon  non viene sacrificato neanche un rametto per produrre la carta (con tutti i boschi appena bruciati…).

come detto nel testo le foto che documentano i danni dell’incendio nelle borgate di Mompantero sono di Luca Perino e si può vedere l’intera raccolta al seguente link https://photos.app.goo.gl/JDY60YhMs3cyAavn1

Esageruma nen”.

Come tutte le frasi dialettali è intraducibile: letteralmente significa “non esageriamo”, ma manca il tono che condurrebbe piuttosto a “non drammatizziamo”, o meglio “non facciamola più grande di quello che è”, ma ancora – per chi è nato e vive nel profondo nordovest della nostra penisola – mancherebbe qualcosa. Soprattutto è impossibile spiegare a coloro per cui sono altri gli idiomi di origine, come una frase  così elementare abbia potuto diventare il manifesto di uno dei professionisti della politica più longevi e fortunati del regno subalpino: Segiochiamparino. La usa abitualmente con concittadini, corregionali e non – anche con una delegazione di cinesi in cerca di approdo per una improbabile riesumazione della viadellaseta – se gli sembra che ci azzecchi. Forse è la prova essenziale – come essenziali sono le due parole che la compongono, che l’ex sindacalista post-comunista è un genio (ancorché un tantino incompreso): perché è vero che piace ai torinesi, è piaciuto anche ai piemontesi, ma – per adesso, non è ancora riuscito a sfondare nell’arena nazionale. Non che non ci abbia provato: tentò anche un ticket con Massimocacciari all’epoca in cui la Leganordvestiva la canottiera di Bossi (e Maroni si esibiva alla tastiera a Pontida)… Ed è riuscito dove persino Corradopassera ha fallito, a staccare un biglietto di andata & ritorno per e dalle fondazioni bancarie. Ma ha finito per fare il gregario di uno sbarbatello sopravvalutato come Matteorenzi. Tutta colpa della intraducibilità di Esageruma nen sotto il Po: così il manifesto incompreso del “moderatismo né di destra, né di sinistra” è rimasto confinato in qui Piemunt…

Chiampa (come lo abbreviano amici e nemici), non ha usato la frasestorica che meglio lo rappresenta sotto la cappa mai così pesante che gravava sul Consiglioregionale del 31 ottobre: né nelle interviste e nelle dirette partecipate prima e dopo la liturgia istituzionale. Ma ha fatto ampio ricorso a quel tono, anche attraverso l’uso – per una volta non parsimonioso – di espressioni che si potrebbero definire “didattiche” e comunque meglio compressibili dalla platea nazional-popolare di trasmissioni come “l’aria che tira” (ironia involontaria ma raccapricciante del titolo): “siamo in emergenza da venticinque giorni” – si è lamentato con l’”amica-Ansa” – “e non c‘è stato un danno alle persone, e sono stati marginali i danni alle cose o alle infrastrutture”.

Ma a parte l’indelicatezza verso il giovane di Cantalupa (forse perché morto “solo” di infarto e non bruciato?) c’è di che sobbalzare ascoltando la sua replica istituzionale dal “Palazzo” di via Alfieri http://www.cr.piemonte.it/seduteconsiglio/interventi/appl/index.php?pagina=3(dal minuto 13:46):

“non abbiamo  avuto per fortuna vittime, non abbiamo avuto danni alle case di prima abitazione significativi, (verificheremo poi bene sul territorio ma intanto non risulta), ci sono danni a seconde case, in alcuni casi perché sono esplose bombole che erano all’interno (…), non mi risulta che (da quel che risulta a me alle 7 di ‘sta mattina) ci siano danni agli allevamenti (ci saranno sicuramente danni agli animali selvatici, alla fauna, anche qualche animale non di grandi allevamenti ma non ci sono stragi, non mi risulta. Ci sono sicuramente molti danni e da questo punto di vista posso dire che oltre ai fondi di coesione sociale che abbiamo già impegnato per contrastare (Lapsus freudiano?!NdR.) l’assetto idrogeologico che sono circa 40 milioni ma che vanno più sul versante di progetto di contenimento di frane che già si erano verificate, noi abbiamo a disposizione 82 milioni di fondi di coesione sociale da portare in cabina Cipe(…)”.

 

Secondecase

Figlio unico di genitori immigrati non ho potuto godere di questa ricchezza. Ma Roberta, mia moglie – valsusina da sette generazioni – aveva una nonna “proprietaria” di una baita in una borgata della vasta montagna di Condove (il paese con la maggior estensione di territorio montano della nostra valle)… Nonnaspirita rimasse vedova molto giovane, con una figlia piccola (mia suocera)  da da allevare e il salario offerto dall’imprenditore svizzero che aveva impiantato i cotonifici nel fondovalle non bastava. La baita non era circondata da un verde pascolo, ma da altre povere costruzioni simili: la stalla senza pavimento a pian terreno, un pezzo di un cugino che ci teneva gli attrezzi agricoli. L’unica vacca che gli aveva lasciato il marito mangiava l’erba che la donna andava a sfalciare nei terreni di uso civico quasi mille metri più su, al colle della Porta, tra la valle del Gravio e la Val Viù e che si caricava nella gerla. Poi altri mille metri di dislivello per scendere fino a Borgone, a cardare il cotone raccolto dagli schiavi in un mondo sconosciuto, per poi risalire a fare il burro.

Sono ancora oggi queste la maggior parte delle “secondecase” della bassa Val di Susa (in cui Chiampa passa da sempre distratto quando non visibilmente contrariato per andare a trovare qualche amico nelle “vere” seconde case, quelle della Valleolimppica: quella alta…).

Anche qualcuna  delle “nostre” è stata venduta negli anni (magari dopo la morte dei proprietari). E qualcuna persino ristrutturata dando fondo ai risparmi di due generazioni: spesso per motivi affettivi, qualche volta per ricavare un po’ di reddito da agricoltura montana per integrare o sostituire quello diminuito o sparito grazie alla Grandecrisi innescata dalle Grandibanche che hanno scommesso in Grandiopere e non finanziano la Piccolainiziativa (almeno questo il presidentebanchiere dovrebbe saperlo). Appartengono a questa tipologia le secondecase, che nelle borgate di Mompantero, Susa, Bussoleno, Chianocco, Caprie e Rubiana sono state toccate o distrutte dal fuoco. E magari dovranno essere ancora accatastate, perché il Governo deve fare cassa e le regioni ripianare il deficit dalla sanità. Altri soldi da spendere: la parcella del geometra e l’obolo per lo stato che con una mano ti da ottanta euro e con l’altra te ne chiede ottocento.

da destra: Romano Perino, Massimo Maffiodo e il sottoscritto negli uffici VIA del Ministero dell’ambiente a Roma a gennaio 1993 – aguzzando al vista si può notare l’adesivo No Tav – disegnato da Massimo Molinero – appiccicato al muro

Romano Perino

Per illustrare questo ennesimo inutile sfogo uso alcune immagini di Luca Perino, fotoamatore evoluto (più bravo di tanti professionisti), attivista No Tav, figlio del mai abbastanza rimpianto  Romano, già sindaco proprio di Mompantero (e di cui l’attuale primacittadina – Piera Favro – fu consigliere comunale). Romano Perino era democristiano e fiero della sua appartenenza, ma non esitò a mettersi contro il partito, a inimicarsi le gerarchie ecclesiastiche, a compromettere la sua salute quando si affacciò all’orizzonte (prima del Tav) il rischio di un nuovo elettrodotto ad alta tensione sulle pendici del Rocciamelone: fu grazie alla sua straordinaria energia e a chi promosse la protesta popolare per una volta vincente contro l’inutile raddoppio di cavi e tralicci se quella Grandeopera fu accantonata. Accadde qualche anno dopo la battaglia persa contro il raddoppio della viabilità con l’autostrada del Frejus e qualche anno prima del conflitto tuttora in atto contro “il raddoppio di una ferrovia raddoppiata”. Grazie a quella lotta vinta, vigili del fuoco, volontari e piloti di elicotteri e canadair hanno potuto – se non altro – ridurre il rischio di restare impigliati in una ragnatela da mezzo milione di volt!

Ricordo il viaggio notturno – cuccette di seconda classe – con lui e con Massimo Maffiodo, (già sindaco di Condove e presidente della Comunità Montana della bassa valle) alla volta di Roma, via delle coppelle,  sede degli uffici della Commissione di Valutazione di Impatto ambientale che doveva decidere se il nuovo elettrodotto era “ambientalmente sostenibile” (come si dice adesso): fu come viaggiare con Don Camillo e Peppone, ma non quando fanno a botte, bensì quando il prete e il miscredente si confrontano sui rispettivi dubbi rispettando le poche certezze. Non dormimmo neanche un minuto: loro a parlare, io ad ascoltarli. Di li a qualche ora dovevamo scoprire che due terzi degli impiegati non erano funzionari del ministero, ma “distaccati” in prestito da ENI, ENEL, FS, Autostrade ecc ecc e capimmo perché era così difficile far prevalere le ragioni del territorio su quelle delle imprese. Per “rappresaglia” appiccicammo alla moquette della sala di attesa il primo adesivo No Tav appena disegnato dall’avvocato Massimo Molinero (a proposito di rimpianti)…

l’articolo di Giuliano Dolfini su Stampa Sera

Massimo Maffiodo.

E’ stato scelto qualche giorno fa da Don Luigi Ciotti per commentare il Vangelo del giorno, nella più cattolica delle trasmissioni della Reteammiraglia: “a sua immagine”, in onda su Raiuno il sabato e la domenica prima e dopo l’andata in onda della Santamessa. Il fondatore di Libera, del Gruppo Abele ha scelto lui – operaio comunista, dichiaratamente ateo – per commentare la parola di Dio. Non credente,  ma “contaminato” da frequentazioni e letture gandhiane e incuriosito da un prete, anche lui un po’ eretico: Achille Croce e Don Giuseppe Viglongo cofondatori del Gruppo Valsusisno di Azione Nonviolenta. Con precisi punti di riferimento non solo nel pacifista per antonomasia, ma in Aldo Capitini, Don Primo Mazzolari, Don Lorenzo Milani. Achille era anche lui operaio, anzi era delegato sindacale come Massimo (Cisl e Cgil, non poteva essere altrimenti): lavoravano entrambi per le Officine Moncenisio che avevano in Condove la loro sede principale: uno stabilimento metalmeccanico dove si era costruito di tutto: dalle capriate metalliche per capannoni, alle prime macchine per produrre le calze di nylon. Dai carrelli per tram e vetture ferroviarie ai siluri per la marina militare (se nei nostri paesi vedevamo tornare in licenza qualche coetaneo non in divisa da alpino ma – stravagantemente – da marinaio, sapevamo che aveva fatto l’apprendista alla Monce, abbreviazione di Officinemoncenisio).

Don Ciotti non l’ha fatta lunga come la sto facendo io, i tempi televisivi sono tiranni anche per Santamadrechiesa. (Solo con Matteorenzi si può “sforare”… fin che dura). Ma ha voluto che il dialogo si svolgesse nei vecchi capannoni in stato di abbandono (la crisi non ha risparmiato le acciaierie – ultima riconversione toccata alla fabbrica di Condove – ancorché di proprietà di un qualche oligarca russo)… E ha chiesto a Maffiodo di raccontare come è stato possibile  – 47ani fa – non nella Olivetti del visionario e “Comunitario” Adriano, o alla Nuovopignone gestita a mezzadria da Mattei e La Pira, ma in una misconosciuta azienda di una periferica vallata alpina far pronunciare alla unanimità una assemblea di ottocentocinquanta operai contro la fabbricazione di armi e a costo di rifiutare commesse e di rischiare di perdere il lavoro! E Massimo lo ricorda qui https://drive.google.com/folderview?id=0B_hfkq9-kN7NfkR0V0pmZjJUX0pERzM2QVhCSTlYajNBb2hLS2NPSDNBV3JZYmpLZkxrODg&usp=sharing; che è il link al video ospitato sul sito ANPI di Condove: non cercatelo sul “sito ufficiale Rai” dove nello stesso mese c’è si Don Ciotti, ma “a fare da spalla” a Vascorossi (che – con tutto il rispetto per i suoi fans, quarantasette anni or sono aveva appena smesso di succhiare lambrusco dal biberon). Ne diede notizia una gloriosa testata chiusa da anni –  “La Gazzetta del Popolo” – a pagina 3 del giornale che andò in edicola 15 gennaio 1971 a firma di Piero Bianucci, allora giovane giornalista; ma che sarebbe poi divenuto nientemeno che il curatore delle pagine scientifiche de Lastampa, tanto per riba-dire che non sono cose di cui abbiamo memoria solo in questa Valle: semmai che in questa Valle avremmo diritto se non a un risarcimento, a una narrazione

-altra persino se fossimo davvero quel che ci hanno accusato d’essere e non siamo.

Cosa che non è avvenuta (anzi) neanche in occasione della devastazione di questi giorni se è vero che l’attuale direttore del quotidiano subalpino si è sentito – excusatio non petita – di giustificare il poco spazio e lo scarso rilievo che ci è stato dato scrivendo che un giornale non ha solo la primapagina!

l’articolo di Piero Bianucci su La Gazzetta del Popolo

Primapagina:

è una trasmissione di radio3 che ascolto e cito spesso: è condotta in queste settimane da Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, quotidiano che fa riferimento alla Conferenza Episcopale Italiana. Sentite come ha riferito – durante la lettura delle prime pagine (appunto) dei giornali del 31 ottobre   l’invettiva di un  specialista del livore un tanto al kilo che va molto nei da talk e nei reality show che ammorbano soprattutto l’ultima parte della vita di tanti anziani relegati davanti al video e che avrebbero invece diritto a una vecchiaia serena: siamo alla fine della rassegna – al minuto 39:30 e dopo il lungo pastone sulla politica estera ed economica si torna brevemente a parlare di incendi perché – dice – “la vicenda è citata in prima pagina solo sul giornale di Feltri con un editoriale polemico”; prima di leggere si scusa perché si accorge che l’editoriale non è di Feltri” legge la firma e si direbbe imbarazzato perché commenta: “guardate la polemica dove va“: “dov’erano i No Tav?, gli stonati ambientalisti pronti a difendere la loro valle con fionde, biglie, pietre ecc ecc“; si ferma ancora e aggiunge di suo: ” questa – come avete capito – è la polemica che Libero decide di imbastire: non è su presunti o veri ritardi, sottovalutazioni, ma con settori ben precisi difatti il titolo è la valsusa brucia a differenza dei no tav e dei grillini. Questa la scelta per mantenere l’attenzione su questo fatto!” Poi va a concludere il mattinale… Inutile telefonare alla trasmissione, impossibile sperare che le commoventi lettere (pubblicate in questi giorni prevalentemente sui “social”, i vituperati social) che testimoniano come molti di noi (non chi scrive) si siano spesi per salvare la nostra Valle anche dalla follia dei piromani oltre che dalla bulimia del partito del calcestruzzo, arrivi almeno sulle pagine interne, (men che meno nei Tiggì in servizio attivo permanente dell’eterna campagna elettorale di un paese che pure viene chiamato al voto sempre più raramente)…

Inventario:

oggi dei danni degli incendi è in corso l’inventario, mentre la siccità allunga la striscia-record e nessuno può ancora dormire sonni tranquilli in attesa dei fondistrutturali del Chiampa (i numeri che ha dato rappresentano un terzo scarso di quanto speso solo per l’ennesimo buco denominato cunicolo esplorativo di Chiomonte); e siamo ben oltre un ordine di grandezza al di sotto di quanto “bruciato” per il TAV in un quarto di secolo di promozione, progetti e lavori (sulla linea esistente): interventi molto onerosi ma dichiarati bizzarramente inutili già in corso d’opera! Dopo mezzo secolo di centrali, autostrade, e speculazione edilizia (di conclamata marca mafiosa) la nostra Valle (in questo caso bassa e alta) è un colabrodo. Ma non è ancora niente rispetto a quel che gli stessi proponenti il Tav (per mettere le mani avanti dopo le inchieste sul Mugello?) ammisero attraverso un expertise commissionato a uno studio di ingegneria del nord Europa circa il rischio concreto di perdita definitiva di risorse idriche. Il Presidentemattarella ha appena lanciato un monito (con la mano sinistra?) mentre con la destra firma qualsiasi cosa promuova la crescita…e anche altro; tant’è che si è sentito di dover spiegare a una scolaresca che ha l’obbligo di firmare anche quel che non gli piace.

Allora custodiamo e narriamo noi (visto che nessuno lo farà al posto nostro) ciò che di buono c’è stato anche in questo momento drammatico che ha riportato in montagna i nipoti di chi ci era salito oltre settant’anni fa a Falcimagna, verso il rifugio Stellina, al Colle del Lys per difenderle (le nostre montagne) da un altro nemico (anche allora esterno e interno).

Ci sarà (ci dovrà essere) il tempo e il modo per stabilire se i Canadair arrivavano dalla Croazia, da Imperia o da Roma-Ciampino. Ci sarà (ci dovrà essere) il tempo e il modo per verificare se è vero che appartengono a 7 società private indagate per aver fatto cartello di modo da fare lievitare il prezzo dell’appalto. Ci sarà (ci dovrà essere) il tempo e il modo per capire se è tollerabile che  Elicotteri e aerei siano “un nolo a caldo” ( = comprensivo dei piloti che rasentano l’eroismo ad ogni tuffo e a ogni picchiata tra rocce, fiamme e i tralicci di Terna). Tempo e modo per dimostrare anche a Mattarella e anche ai giornalisti dei quotidianicattolici  che gli F35, con i valorosi cui vengono affidati, possano invece essere acquistati e pagati direttamente dal contribuente (e fuori persino da qualunque “logica di mercato”)! E se chi lavora nelle aziende dove li assemblano non sia arrivato – quarantasette anni dopo la Monce – a fare un pur più modesto salto di dignità.

le due ultime foto sono tratte dalla raccolta reperibile al link https://photos.app.goo.gl/7T1MWvc2FHsztHoH2 (qualcuno lo segnali al quotidiano Libero (… di gettare fango su chi si fa il culo e di sparare impunemente sulla “Crocerossa”)

Ci sarà (ci dovrà essere) il tempo e il modo per stabilire se uomini e mezzi in quantità adeguata  non potevano essere chiamati prima (o se sono arrivati solo dopo che il Chiampa ha deciso di compiere un atto di sottomissione verso l’Astronascenteminniti  o dopo la dichiarazione, comunque tardiva, dello stato di calamità).

Ci sarà (ci dovrà essere) il tempo e il modo per denunciare la ministracompetente per l’improvvida riforma che ha annesso ai CC il Corpo forestale dello Stato.

Ci sarà (ci dovrà essere) il tempo e il modo per analizzare se dopo il passaggio di Attilabertolaso la superstazioneappaltante chiamata Protezionecivile riesce almeno a svolgere una funzione di coordinamento e se c’è qualcuno in grado si assumersi la responsabilità di mobilitare uomini, mezzi – e capitoli di spesa – prima che i politici di professione – nominati da S&P – lottizzino anche tempi ed entità degli “interventi di somma urgenza” a seconda di come votano i cittadini malcapitati di turno.  Ci sarà (ci dovrà essere) soprattutto il tempo e il modo per chiedere il risarcimento dei danni (altro che compensazioni) a lobby e politici di riferimento responsabili del cambiamento climatico come dell’impoverimento diretto e indiretto delle risorse idriche,,,

E di sperare – quindi – almeno che “Bambi non sia morto invano”.

Ma intanto ancora un grazie a “quei temerari sulle macchine volanti” e ancor di più a quegli altri temerari che hanno combattuto le fiamme stando per dieci giorni e dieci notti ininterrottamente in prima linea e  che col calare dell’oscurità si sono dovuti arrangiare come la fanteria che deve esporsi senza la “copertura aerea” ma la cui azione non è risultata altrettanto fotogenica (anche perché o si facevano i “selfie” o si davamo da fare per salvare il salvabile).

Borgone Susa, 4 novembre 2017 – festa della “Vittoria” – Claudio Giorno

SPAGNA, GRECIA, ITALIA: “DISCORSO DELL’ODIO” (COPYRIGHT BOLDRINI) SUI PREDATORI DEL SUD PERDUTO

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/11/spagna-grecia-italia-discorso-dellodio.html

MONDOCANE

DOMENICA 5 NOVEMBRE 2017

Appare oggi sul Fatto Quotidiano, a integrazione delle sue aberranti pagine di disinformazione e manipolazione della politica estera (pari per indegnità alla dignità delle sue pagine di vituperio alla classe dirigente vernacolare), un appello su intera pagina intitolato “Il silenzio della UE sulla crisi mette in pericolo l’Europa”, con occhiello attribuibile alla direzione del giornale: “Principi a rischio. L’avallo del comportamento del governo spagnolo compromette lo stato di diritto dei Paesi membri dell’Unione”.

Spinelli, questi sì tossici

Prima firma quella della nota Barbara Spinelli, vedova dell’illustre esponente della cupola finanziaria mondialista e scarnificatore della classe lavoratrice italiana, Padoa Schioppa, già militante del “Movimento pro-Tsipras a prescindere” e candidata al parlamento europeo, poi fedifraga, della Lista “L’altra Europa con Tsipras” (nella quale insistono a boccheggiare alcune tessere del mosaico radical chic del manifesto, tipo Marco Revelli). Più di queste gemme nel curriculum della parlamentare brilla quella della diretta ascendenza ad Altiero Spinelli,. di cui è prediletta figlia e prosecutrice.

Breve inciso. Spinelli, con altri due ultrà dell’americanofilia, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, fu l’autore del Manifesto di Ventotene considerato la magna charta dell’europeismo, movimento ispirato dall’élite capitalista con la testa negli Usa e le gonadi nelle banche Rotschild e affini, e finanziato fin dalle sue origini dall’OSS, poi CIA, guidata da William Donovan. L’intento era quello di far fuori i futuri Stati nazionali emersi dalla lotta antifascista, con a capo gruppi dirigenti di orientamento socialista e, comunque, democratico, ansiosi di sovranità nazionale. Bisognava immergerli in una struttura burocratica, poi rapidamente divenuta antidemocratica, che tutti li abbracciasse, livellasse e si offrisse inoffensiva al colonizzatore e occupatore militare statunitense tramite NATO e Piano Marshal. Prodromi del Nuovo Ordine Mondiale e della teoria del meticciato indistinto, governato totalitariamente dal un grumo cancerogeno capitalfinanziario mondialista, molto omogeneo, per niente indistinto.

Da Ventotene al Nuovo Ordine Mondiale
l manifesto di Ventotene è considerato a buon titolo la carta costituzionale di un’entità globalista sovranazionale a nettissimo carattere autoritario. Basta la parola: “Nel breve periodo… in cui gli Stati nazionali giaceranno fracassati al suolo e in cui le masse popolari saranno materia fusa suscettibile di essere calata in forme nuove (sic), capace di accogliere la guida di uomini seriamente internazionalisti, i ceti che più erano privilegiati nei vecchi sistemi nazionali cercheranno subdolamente o con la violenza di smorzare l’ondata delle passioni internazionaliste…” Non vi pare che nella lettera della BCE e poi di quella di J.P.Morgan, che impongono al governo italiano di massacrare ogni welfare, ogni diritto dei lavoratori e farla finita con il diritto di sciopero, vi sia un’eco di questi propositi? Propositi cari alla grande finanza italiana, capeggiata dal foraggiatore di Spinelli, Gianni Agnelli, e agli imperscrutabili gnomi giganti di Bilderberg che Spinelli annoveravano come promettente membro e agitpro.

Torniamo a bomba, il nipotino della promessa totalitaria di Ventotene, partorito da Barbara Spinelli sotto forma di appello contro Madrid e pro-Barcellona. In sostanza, il paginone, che, accanto a quella della patentata amica del giaguaro reca anche le firme di utili idioti come Zagrebelsky, volponi come Varoufakis, guru del pacifismo come Moni Ovadia, marxisti da tinello come Toni Negri e altri 170, con preponderanza della solita lobby, assegna al governo spagnolo il ruolo di carnefice e agli indipendentisti dell’eroico capitano della nave abbandonata, Puidgemont, quello della vittima. Sul piano giuridico, questi tardoventotenini si arrampicano sugli specchi per dimostrare che l’attuazione della norma costituzionale da parte di Madrid è illegittima e aberrante, mentre quel referendum votato da una minoranza e costellato di divertissements democratici, come i voti multipli e di minorenni, in minima porzione della regione, ha i caratteri del giusto e del sacro. A sostegno di tale argomentare viene esibita Human Rights Watch, segno di calda approvazione da parte dello Stato Profondo Usa.

Quelli che Rajoy è reazionario e i sorosiani di Barcellona democratici
Ora, precisiamo, qui nessuno fa il tifo per Rajoy e la sua cosca di succhiasangue e bastonatori . Ma nessuno dovrebbe neanche fare il tifo per la contrapposta, ma speculare espressione della più corrotta e vampiresca borghesia catalana (con al guinzaglio qualche sedicente sinistro tipo “manifesto”) che, finanziata da George Soros (denuncia fatta e mai smentita), esegue l’ordine di servizio dell’ élite prefigurata da Spinelli (Altiero): frantumare tutto quello che è unito, si è unito nei secoli, inserire nel frullatore mondialista e disperdere al vento. Dà un bel segnale il fatto che i celebrati Mossos, la polizia catalana, viene tutta addestrata in Israele alla repressione interna dai massimi maestri della materia.

Divide et impera e anche junge et impera

Parrebbe esserci un paradosso. Ma come, il papà, membro di Bilderberg, e il suo movimento promosso da Washington e Wall Street, si spendono per l’eliminazione degli Stati e un calare delle masse nell’unico mondo governato da “uomini seriamente internazionalisti”, mentre la figliola rovescia l’assunto e favorisce addirittura la nascita in Europa di una nazioncella tutta nuova? Paradosso apparente e obiettivo sempre quello. Spezzettare quel che è unito e unire quel che è separato, ma unirlo sotto chi ci pare a noi. La Spagna, la Grecia, l’Italia, già in Europa non contano una mazza. Figuriamoci una Catalogna e, se è per questo, una Scozia, o un Lombardoveneto. Ma Spagna, Grecia, Italia, a dispetto delle classi dirigenti di merda, hanno tuttora, per quanto sempre più formalmente, assetti democratici e costituzionali di chiara natura antitotalitaria, antifascista, egualitaria, di diritto. C’è sempre il rischio che qualcuno si ispiri alla Brexit. E questo non va bene e se Catalogna, Scozia e altri frammenti si fanno statarelli, è come se non lo fossero, e come se non ci fossero, tanto più se entrano in quello che Lafazanis, leader dell’opposizione a Tsipras, in un’intervista (poi la pubblico) mi definisce carcere europeo.

Una Brigata Kalimera è per sempre
Tutto questo per arrivare al punto. Ricordate l’allegra Brigata Kalimera. Quella, capeggiata dall’immancabile (per ogni cantonata di sinistra con retropensiero di destra) Luciana Castellina, dalla fisologica Barbara Spinelli, dagli eterni di Sarajevo, di tutte le rivoluzioni colorate, di tutti gli affogandi, di tutti gli anatemi ai “dittatori”, che dalle nostre coste si avviavano su corazzate di carta del “manifesto” verso piazza Syntagma a celebrare Tsipras e a sbaciucchiarsi con lui fin dopo il suo tradimento del referendum con cui i greci avevano ricacciato i memorandum in gola a Merkel, Schaeuble, Juncker, Lagarde e Draghi, l’orrida Trioika. C’erano anche i Cinque Stelle, ad Atene, ma furono schifati da Tsipras e, per quanto “nuovi, inesperti e ingenui”, giustamente lo schifarono e stettero con la rivolta popolare.

Quinte colonne, nemico in casa, gente da sorriso davanti e pugnalata di dietro

Bene il punto è questo ed è mirabilmente epistemiologico. Proprio la stessa masnada di tsiprasiani in Grecia la vediamo all’opera in Italia quando si tratta di battersi alla morte per l’accoglienza senza se e senza ma, che crea paesi d’origine vuoti e depredabili, forza schiavistica per campi, fabbriche e ambienti domestici, che zufolando canzonette melense sulla solidarietà, coltiva sradicati, alienati, contrastati e gettati nelle macerie sociali della guerra tra poveri. E gloria e guiderdoni morali, ma non solo, a Ong finanziate da Soros, o che collaborano con il mercenariato Blackwater. Ed è pure la stessa che oggi si straccia le vesti su una secessione in Spagna, probabilmente rientrata, e che qualcuno ha voluto imporre alla maniera di Tsipras, con un voto che più truffa non si può, sodomizzando la maggioranza dei catalani. 

Goldman Sachs e suoi domestici

Questa è gente che, terrorizzata dalla Brexit, ha gettato fango e ridicolo su precari, disoccupati, poveri, sottopagati, periferici, “lobotomizzati, ignoranti, rozzi e plebei”, che ha votato per far uscire il Regno Unito dalla mostruosa tagliola dei mafiomassoni europei. Brexit contro cui ha lanciato una poderosa campagna Peter Sutherland , come ci rivela nel suo blog Claudio Messora. Sutherland per vent’anni presidente di Goldman Sachs, poi della British Petroleum e oggi, udite udite, alto rappresentante per il Segretariato Generale della Migrazione internazionale alle Nazioni Unite. Il cerchio si chiude tra Ong dei salvataggi e Golem del colonialismo. Come sintetizza Messora: soldi, energia, dominio, migrazioni di massa. Migrazioni di massa che sono la materia prediletta di tutti i sedicenti dirittiumanisti. 

Dirittoumanisti cui non passa per la mente di battersi per i diritti umani feriti o annientati nelle guerre economiche o bombarole, di scendere in piazza, esprimersi su carta o schermi contro la Nato, lo Stato dell’apartheid israeliano, le sanzioni contro Stati detti canaglia. Che, con il solito houseorgan sorosiano “manifesto” in veste di pifferaio, hanno sostenuto Hillary Clinton, belva sanguinaria, ma donna, che hanno taciuto e continuano a tacere sulle prove che disintegrano la versione ufficiale dell’11/9, madre di tutti i terrorismi e di tutti gli Stati di polizia in atto o in fieri.

Sono anche quelli degli eufemismi ipocriti e depistanti di “società civile” e delle cose “dal basso”, nebulose nelle quali è stata fatta passare la privatizzazione di ogni cosa sotto la bandiera della sussidiarietà, sventolata dagli sradicatori e trafficanti di migranti come da quelli dell’sms per la ricerca sul cancro. Allo Stato esonerato da ogni responsabilità sociale, rimane la repressione concessa dal monopolio capitalista della violenza, quelle fiscale, militare, della sorveglianza totale, come da NSA..

Sono ancora quelli delle megamistificazioni commissionate dalle centrali geopolitiche dell’Impero e formulate dalle solite Ong Amnesty, HRW, Save the children, tipo il martire-spia Regeni per inchiappettarsi un Egitto fastidioso a Israele e Cia, o la minaccia fascista che sarebbe dei quattro scalmanati di Casa Pound e non dell’apparato occidentale delle guerre interne ed esterne come modello di governo del mondo.

Sono sempre loro, quelli di Kalimera, dei diritti (e interventi) umani, del credito dato a tutte le vere Fake News (non quelle su cui si accanisce Laura Boldrini) che hanno lastricato la strada dei genocidi in Libia, Siria, Iraq, Afghanistan, Jugoslavia, del politically correct, dello ius soli donato qui e negato a casa loro. 

Sono i perennemente pronti a portare l’acqua con le orecchie ai complottisti del Nuovo Ordine Mondiale, a quelli che, da Ventotene in qua, fabbricano popoli dispersi che nome non hanno. E quali sono questi popoli? Ovviamente i PIGS (ricordate come, sfruttando un lurido acronimo, ci qualificarono a Bruxelles?), maiali: Grecia, Spagna, Italia, l’orlo liso della grande Europa merkeliana e macroniana, marca privilegiata dell’Impero. Gli europei in eccesso, spendibili. E, ovviamente, i popoli del Sud più Sud, da sradicare, destoricizzare, disidentificare, meticciare al ribasso. Nel mio nuovo film m’è venuta una battuta che mi sembra azzeccata: uomini neri + uomini bianchi = uomini grigi. L’altra, la nuova faccia dell’eterno colonialismo cristiano occidentale.

Vuoi mettere come si viaggia meglio su una bella strada liscia, asfaltata a specchio, come quelle di Germania, piuttosto che su carrarecce e sentieri di campagna con tutti quei dossi, massi, fossi, alberi, uno diverso dall’altro, che ancora intralciano uniformità e velocità nel meridione del mondo? Ci vuole il bulldozer. E che quelli di Kalimera, di Medici Senza, frontiere, di Sutherland, di Mattarella e di Spinelli, accorrano a oliargli i mozzi del rullo compressore.

 

DE L’AXE MOSCOU-TEHERAN A UN AXE EURASIATIQUE MOSCOU-PEKIN-TEHERAN : COMMENT LA CHINE S’EST AUSSI RAPPROCHEE DE L’IRAN

 

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE/

Luc MICHEL pour EODE/

Flash géopolitique – Geopolitical Daily/

2017 11 04/

LM.GEOPOL - Pekin teheran (2017 11 04) FR (2)

Foreign Affairs : « la Chine courtise l’Iran »

FOREIGN AFFAIRS, la revue du Council on Foreign Relations, célèbre think tank américain, a consacré un article aux intérêts chinois en Iran …

* Lire aussi sur LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/ L’AXE MOSCOU-TEHERAN : UNE REALITE PUISSANTE A LA FOIS POUR L’EURASIE ET LE PROCHE-ORIENT sur http://www.lucmichel.net/2017/11/02/luc-michels-geopolitical-daily-laxe-moscou-teheran-une-realite-puissante-a-la-fois-pour-leurasie-et-le-proche-orient/

« Tandis que l’administration de Trump élabore des stratagèmes pour juguler l’Iran, la Chine cherche des moyens pour intégrer l’Iran au système international », analyse un article publié dans la nouvelle édition de Foreign Affairs, intitulé « La chine courtise l’Iran ».

L’IRAN OCCUPE UNE PLACE CAPITALE DANS LE PROJET CHINOIS DES 3 NOUVELLES ROUTES DE LA SOIE » ET DE « L’INITIATIVE ONE BELT, ONE ROAD»

En faisant référence à l’un des plans économiques de la Chine, dont l’Iran est également l’un des principaux partenaires, Alex Vatanka, l’auteur de l’article, a essayé de donner des éléments de réponse à la question suivante : « Pourquoi Pékin cherche-t-il donc à intégrer l’Iran au système international ? » Il s’agit des « nouvelles route de la soie ». Dévoilée à l’automne 2013 par le gouvernement chinois, elle est l’un des projets phare du président Xi Jinping.

* Voir sur PCN-TV/

LUC MICHEL & FABRICE BEAUR:

NOUVELLES ROUTES DE LA SOIE. VERS L’INTEGRATION GEOECONOMIQUE DE L’AXE EURASIE-AFRIQUE sur https://vimeo.com/218758549

Suite à la tenue du dix-neuvième Congrès national du Parti communiste chinois en octobre 2017, qui a cimenté les assises du pouvoir du président chinois Xi Jinping, ces efforts prendront probablement désormais la forme de l’achèvement de son plan de politique étrangère le plus ambitieux, « l’initiative One Belt, One Road » (OBOR), « dont Téhéran sera l’un des principaux bénéficiaires ».

Selon l’article, « Pékin considère l’OBOR comme un passage obligé afin de créer les infrastructures nécessaires pour encourager le commerce, mais l’initiative devrait s’avérer payante, car ce plan, en allant au-delà de ses objectifs affichés, est une tentative de renforcer la confiance politique entre les États participants. Et tout cela est au goût de l’Iran, qui considère l’OBOR comme un projet qui fera de l’Iran un partenaire indispensable non seulement pour la Chine, mais aussi pour l’Inde, la Russie et les États d’Asie centrale ».

« Lancé en 2013, le plan de Xi a été dès le début chaleureusement accueilli par Téhéran. Ce projet d’un billion de dollars, qui vise à relier la Chine en l’espace de 10 à 15 ans aux marchés mondiaux grâce à un vaste ensemble de routes commerciales terrestres et maritimes à travers l’Eurasie, place l’Iran au centre des plans mondiaux de la Chine », écrit Alex Vatanka. Et l’auteur d’ajouter : « Deux facteurs font de l’Iran un acteur primordial : sa géographie incontournable et son utilité en tant que partenaire jouissant d’une sécurité et d’une stabilité relatives dans un Moyen-Orient par ailleurs tumultueux. La situation géographique de l’Iran en fait le seul pont terrestre viable entre le golfe Persique, les pays enclavés d’Asie centrale (un marché d’environ 65 millions d’habitants) et les trois États du Caucase (Arménie, Azerbaïdjan et Géorgie). La Chine cherche à devenir la principale puissance économique et politique dans ces régions.

UNIFIER LES TROIS VOIES EURASIATIQUES D’ACCES AUX MARCHES MONDIAUX

À l’heure actuelle, les pays d’Asie centrale ne peuvent accéder aux marchés mondiaux que via trois canaux : depuis l’est, par la Chine, du sud, par l’Iran, et de l’ouest, par la Russie. « La mise en œuvre réussie de l’OBOR confère à la Chine un contrôle de facto sur deux des trois routes ». En décembre 2014, le Kazakhstan, l’Iran et le Turkménistan ont inauguré un réseau ferroviaire de 925 km reliant les trois pays.

Plus tard, lors des pourparlers dans le cadre des négociations nucléaires entre l’Iran et l’Occident, le président kazakh a servi de médiateur entre les deux parties. En février 2016, la première cargaison en provenance de la Chine est entrée en Iran via la voie ferrée Kazakhstan-Turkménistan-Kazakhstan » …

VERS UN AXE GEOECONOMIQUE PEKIN-MOSCOU-TEHERAN …

La Chine a organisé en juillet dernier un sommet de deux jours consacré au projet des « nouvelles Routes de la soie ». « Le projet est titanesque il englobe 68 pays représentant 4,4 milliards d’habitants et 40 % du PIB mondial », remarque CNN. « Ceci peut être une révolution dans le monde géopolitique et géoéconomique et pourrait changer le rôle et la puissance des pays influents dans le monde ».

Qui seront les nouveaux acteurs de ce monde dessiné par Pékin et Moscou?

L’avenir verra l’Axe géopolitique Moscou-Pékin passer à un Axe géoéconomique Pékin-Moscou-Téhéran …

* Voir mon analyse pour PRESS TV sur PCN-TV/ LE MONDE GEOPOLITIQUE ET GEOECONOMIQUE DESSINE PAR PEKIN ET MOSCOU (PRESS-TV) sur https://vimeo.com/237046294

VOIR AUSSI SUR LES « NOUVELLES ROUTES DE LA SOIE » SUR LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY :

* THE “NEW SILK ROAD” PROJECT SEEN FROM THE USA (II):

CHINE-PAKISTAN AXIS VS INDIA

sur http://www.lucmichel.net/2017/08/28/luc-michel-%D0%BB%D1%8E%D0%BA-%D0%BC%D0%B8%D1%88%D0%B5%D0%BB%D1%8C-eode-luc-michels-geopolitical-daily-the-new-silk-road-project-seen-from-the-usa-ii-chine-pa/

* THE “NEW SILK ROAD” PROJECT SEEN FROM THE USA (I):

CHINA IS WORKING ON THE ‘NEW SILK ROAD’ (STRATFOR) sur http://www.lucmichel.net/2017/08/27/luc-michel-%d0%bb%d1%8e%d0%ba-%d0%bc%d0%b8%d1%88%d0%b5%d0%bb%d1%8c-eode-luc-michels-geopolitical-daily-the-new-silk-road-project-seen-from-the-usa-i-china-is/

(Sources : Press TV – PCN-TV – EODE Think Tank)

LUC MICHEL (ЛЮК МИШЕЛЬ) & EODE

* PAGE SPECIALE Luc MICHEL’s Geopolitical Daily https://www.facebook.com/LucMICHELgeopoliticalDaily/

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* Luc MICHEL (Люк МИШЕЛЬ) :

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* EODE :

EODE-TV https://vimeo.com/eodetv

WEBSITE http://www.eode.org/

REPRESSION NEO-FRANQUISTE EN CATALOGNE : RASSEMBLEMENTS EN CATALOGNE CONTRE LA DETENTION DES MEMBRES DU GOUVERNEMENT CATALAN DEMOCRATIQUEMENT ELUS

 

Luc MICHEL pour PCN-INFO/

Avec / 2017 11 02/

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Rassemblements en Catalogne contre la détention des membres du gouvernement, emprisonnés et destitués sur base d’une interprétation autoritaire de la constitution espagnole, dont Rajoy et les siens ont outrepassé l’article 155 … Le président du Parlement flamand (Belgique), Geert Bourgeois dit sur la Catalogne : « Enfermer des dirigeants démocratiquement élus, c’est aller plus d’un pont trop loin » !

Des milliers de personnes se sont rassemblées ce jeudi 2 novembre en divers endroit de la Catalogne pour protester contre l’incarcération des anciens ministres du gouvernement catalan, rapporte La Vanguardia jeudi soir. Huit anciens ministres régionaux ont été placés en détention provisoire quelques heures plus tôt par la justice espagnole.

A Tarragona, ville portuaire à une centaine de kilomètres de Barcelone, près de 5.000 personnes se sont réunies pour exiger la libération des conseillers (ministres) et du vice-président Oriol Junqueras, selon La Vanguardia. A Lleida, 170km à l’ouest de la capitale catalane, environ 3.000 personnes se sont aussi déplacées pour demander la liberté des anciens élus.

Le président catalan destitué Carles Puigdemont a exigé jeudi depuis Bruxelles la libération des huit anciens ministres catalans : « Comme président du gouvernement légitime de Catalogne, j’exige la libération des conseillers (ministres) et du vice-président” Oriol Junqueras », a-t-il déclaré lors d’un discours retransmis à la télévision régionale catalane.

LE PDeCAT ET LES INDEPENDANTISTES NE SONT PAS SEUL :

LES PARTIS CATALAN ‘CATALUNYA EN COMU’ ET ESPAGNOL PODEMOS REVENDIQUERONT L’AMNISTIE DE PUIGDEMONT POUR LES ELECTIONS DU 21 DECEMBRE

Podemos revendiquera l’amnistie de Puigdemont pour les élections du 21 décembre En Catalogne, Podemos, en coalition avec Catalunya en Comú pour les prochaines élections, inscrira à son programme l’amnistie de Carles Puigdemont et des membres du gouvernement récemment démis, annonce le quotidien espagnol El Mundo. Xavier Domenèch, coordinateur général de Catalunya en Comú et candidat de la coalition formée par son parti et Podemos aux élections du 21 décembre, explique que « l’amnistie sera requise pour toutes les charges politiques retenues par la Justice espagnole à la suite de la déclaration unilatérale d’indépendance de la république catalane ». X. Domenèch a par ailleurs appelé tous les partis à inscrire l’amnistie et l’annulation de l’article 155 dans leur programme, jugeant la situation “gravissime”. Il espère que les prochaines élections serviront à “dépasser” les dissensions entre blocs politiques et à “débloquer cette difficile situation”.

De la sorte, les deux partis rejoignent PDeCAT, la formation de Carles Puigdemont, qui fait de l’amnistie la mesure phare de son programme pour décembre, souligne El Mundo. Les Catalans sont invités à se rendre aux urnes le 21 décembre prochain, à la suite de la décision de Madrid de dissoudre le gouvernement de Carles Puigdemont.

# ALLER PLUS LOIN …

POURQUOI LE PCN SOUTIENT L’INDEPENDANCE DE LA CATALOGNE ?

* Voir sur les raisons tactiques de notre soutien :

LUC MICHEL SUR PRESS TV (IRAN)/

DANS ‘LE DEBAT’ (2 OCTOBRE 2017) :

REFERENDUM EN CATALOGNE, UN SCRUTIN QUI DECHIRE L’ESPAGNE Sur https://vimeo.com/236551805

* Voir aussi sur :

LUC MICHEL’S GEOPOLITICAL DAILY/

VERS UN SEISME GEOPOLITIQUE DANS L’UNION EUROPEENNE:

LA CATALOGNE SE DECLARE INDEPENDANTE !

sur http://www.lucmichel.net/2017/10/11/luc-michels-geopolitical-daily-vers-un-seisme-geopolitique-dans-lunion-europeenne-la-catalogne-se-declare-independante/

PCN-INFO/ LUC MICHEL/ ЛЮК МИШЕЛЬ/

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Parti Communautaire Néoeurasien, PCN,

Neoeurasian Communitarian Party, PCN-NCP, Неоевразийская Общественная Партия, PCN-НОП, Neo Avrasyali Komunotarist Partisi, PCN-NAKP, Partidul Comunitar Neoeurasian, PCN …

ALLEZ LIKER LES PAGES MEDIAS DU PCN :

* PCN-SPO (Service de Presse du PCN)

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* LA REPUBLIQUE D’EUROPE

la Page officielle d’information du PCN Wallonie-Bruxelles … https://www.facebook.com/la.Republique.d.Europe/

* PCN-НОП AGITPROP (Blog actu du PCN)

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