RAPPELONS UNE VERITE : LE PRINCIPAL PARRAIN DU TERRORISME CE SONT LES USA E T PAS LE QATAR. ET ILS NE S’EN CACHENT MEME PLUS EN SYRIE !

Luc MICHEL/En Bref/ 2017 08 25/

US + DAECH

C’est bien de dénoncer le rôle du QATAR, petit parrain du terrorisme depuis une quinzaine d’années.
Mais n’oublions pas ses pères fondateurs : les Wahhabites de Riyad, l’Armée pakistanaise et ses services secrets ISI (tout aussi wahhabites) … et surtout ceux qui ont joué ce « scénario du diable », les USA !

QUAND LA COALITION AMÉRICAINE HÉLIPORTE LES TERRORISTES DE DAECH DEPUIS DEIR EZ-ZOR CE 24 AOUT 2017 …

Les forces de la coalition américaine héliportent les éléments de Daech à l’intérieur de la Syrie ! Jeudi 24 août, les terroristes de Daech ont été déplacés depuis la localité d’al-Boulil, à Deir ez-Zor, lors d’une opération héliportée de la coalition US. Le lieu vers lequel les terroristes ont été transférés n’a pas été révélé.

Par ailleurs, Daech qui se voit face à un échec imminent au Qalamoun, a demandé au Hezbollah libanais de permettre à ses éléments de partir pour Deir ez-Zor, dans l’est de la Syrie. Faite au cinquième jour de l’opération de libération du Qalamoun, cette demande n’a pas encore été prise en compte par le Hezbollah libanais. En plus, Daech a proposé un cessez-le-feu au Hezbollah et à l’armée syrienne, selon la chaîne de télévision libanaise LBCI.

Après avoir été délogés par l’armée libanaise de leurs positions à la frontière libano-syrienne, les terroristes de Daech font actuellement l’objet d’un siège dont l’étau se resserre de jour en jour, grâce aux conquêtes de l’armée syrienne et des combattants du Hezbollah. L’US Army en les héliportant empêchent leur anéantissement …

* Lire sur :

http://www.presstv.com/DetailFr/2017/08/25/532850/La-coalition-amricaine-hliporte-les-terroristes-de-Daech-depuis-Deir-ezZor

LUC MICHEL/ ЛЮК МИШЕЛЬ/

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PROCES DES ‘BIENS MAL ACQUIS’ A PARIS: SOROS LE MANIPULATEUR DE L’OMBRE CONTRE LA GUINEE EQUATORIALE (LUC MICHEL SUR PRESS TV,IRAN – PARTIE III)

ECUATORIAL-GUINEA-TV/

PROCES DES ‘BIENS MAL ACQUIS’ A PARIS:

LE SPECULATEUR MILLIARDAIRE GEORGES SOROS LE MANIPULATEUR DE L’OMBRE DERRIERE (NOTAMMENT) LES COMPLOTS CONTRE LA GUINEE EQUATORIALE

presstv bma soros

LUC MICHEL

(en duplex de Bruxelles avec Téhéran)

sur PRESS TV, la TV d’Etat francophone iranienne :

Partie III

sur https://vimeo.com/231127218 

Press TV : « La manipulation de Soros … Duel Soros-Wall Street !

Qui finance les célèbres Julian Assange, Edward Snowden ou encore Bradley Manning ? »

Me William Bourdon, l’avocat de Transparency International France à la barre du procès des BMA, est aussi l’avocat des célèbres Julian Assange, Edward Snowden ou encore des sources du Luxleaks. Mais quel est le point commun entre toutes ces personnes ?

Et pourquoi le Procureur-général de Malabo entend-t-il poursuivre Georges Sorös pour complot contre l’Etat équato-guinéen ?

Luc Michel, géopoliticien, clarifie la question.

ECUATORIAL GUINEA TV /

WEBTV LA VOIX DE LA GUINEE EQUATORIALE/

2017 08 25

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ERITREA: A BOTTA DI CHI ESEGUE, CONTROBOTTA DI CHI VEDE. I DIRITTI UMANI DEL “MANIFESTO” TAPPETO ROSSO PER I MISSILI DEL PENTAGONO

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/08/eritrea-botta-di-chi-esegue-controbotta.html

MONDOCANE

VENERDÌ 25 AGOSTO 2017

 

Commento a Piazza Indipendenza e sugli avvoltoi che vi calano  e mia intervista su Eritrea e dintorni imperialisti allo Studio Del Bianco:  https://youtu.be/3zGUdTFOSCA . E’ lunghetta, ma quando ce vo’ ce vo’.

La polpetta avvelenata confezionata da chi ha scatenato la baraonda di Piazza Indipendenza a Roma, con lo sgombero del palazzo abitato da immigrati del Corno d’Africa, etiopi, somali ed eritrei (ma per la stampa solo “eritrei”) e i successivi scontri alimentati da una polizia diretta da un energumeno provocatore e da lanciatori di bombole di gas, sassi e mazze, ha conseguito tutti i risultati ripromessi. Una polpetta-fava e un bello stormo di piccioni presi, come da piano preordinato (poi è a noi che danno del “complottista”). Ne cito i primi che mi vengono in mente. 

L’ordine di sgombero l’ha dato il prefetto passando sopra la testa del Comune, ma è la sindaca Raggi,  5Stelle, che viene crocefissa per “le donne e i bambini lasciati senza tetto, allo sbando, nelle aiuole, sotto gli idranti”. Ordine dunque del governo. Piuttosto di qualche manina del governo che già si era esibita a tirare palline d’inchiostro sulla lucida testa del “ministro-anti-Ong” e affogatore di rifugiati, Minniti. All’insaputa di un Comune preso alla sprovvista e che non ha potuto improvvisare che una soluzione rimediata per una parte degli sfrattati.

Dopo Raggi e Minniti , sullo sfondo a giganteggiare, le infami Procure che si sono azzardate a scoprire magagne nei traffici di esseri umani tra Lagos e Pozzallo, passando per la Grande Armada delle Ong finanziate dal golpista planetario George Soros. Magistrati a busta paga di Salvini che, con tali vergognose montature, hanno fornito a un ministro degli interni, chiaramente xenofobo, razzista e pure un po’ nazista, il pretesto per bloccare coloro i quali sopperiscono agli italiani che non vogliono più fare né figli, né certi lavori di merda.

E siamo a quattro fave e passa. Fava-effetto collaterale è indubbiamente quanto addirittura il vescovo di Rieti, poco tipicamente prete, ha proclamato nell’anniversario del primo terremoto del 2016: siete una manica di incapaci, ciarlatani, ritardatari, traffichini e trafficoni e con voi la ricostruzione non si farà mai. Ho un po’ parafrasato, ma il senso era quello. In ogni caso, le celebrazioni a reti ed edicole unificate sulla rinascita miracolosa di Amatrice, a forza di centri commerciali, palestre, ristoranti e dove un presunto ministro cosmopolita, quello a cui il segretario Renzi intima: “Vai avanti tu, chè a me viene da ridere”,  ha internazionalizzato il tema inaugurando “l’Area Food”, non hanno potuto azzerare lo spettacolo di un regime che, sul prima- e dopo-terremoto, ha dimostrato tutta la sua cialtroneria, inettitudine, protervia.

Altra fava-collaterale, l’oscuramento del fantasmagorico pasticcio spagnolo-catalano su attentati fatti o programmati  da un presunto Imam ,cultore meno dell’Islam quanto del narcotraffico, che, una volta ancora, fa apparire in tutta la sua spaventosa dimensione criminale la matrice vera del terrorismo e i suoi obiettivi di guerra a tutti e ognuno.

Ma  tutte queste favette scompaiono davanti al favone grosso che, poi,  dei cacciatori di piccioni di Piazza Indipendenza era l’esca principale. Dal momento che agli sponsor dello Stato Profondo Usa, quelllo che fa parlare il pappagallo Trump, il genocidio in Yemen, lo sterminio di civili in Iraq, Siria, Afghanistan,  da trasformare in cadaveri sul posto o in fuggitivi, la promessa di obliterazione a Venezuela e Nordcorea, la parata di marines, a bandiera Usa spiegata, a fianco dei nazisti ucraini del battaglione Azov, non danno sufficienti soddisfazioni, ecco che doveva trovarsi un altro paesuccolo impertinente da spiaccicare al muro.

Pensandosi il generale prussiano Bluecher a Waterloo che lancia la sua cavalleria a salvare Wellington dalla quasi sconfitta per mano di Napoleone, la caporale di giornata italica dello Stato Profondo, Norma Rangeri, apre le stalle del suo  “manifesto” e lancia un tiro a tre di somari (infinite scuse al nobilissimo animale) a depositare deiezioni che coprano quanto è opportuno coprire (a partire dalle macerie di terremoto e regime e a finire con i nazionicidi Pentagono e Cia) e che invece facciano emergere quanto conviene far emergere.

E così nell’ampio spazio informativo del “manifesto”, nulla si legge di terremoti, Venezuela, Nordcorea, mentre tantissimo si legge sui migranti all’addiaccio a causa della malvagità di Virginia Raggi  e su quanto il trattamento da loro subito si colleghi a quello scellerato inflitto da Minniti e PM vari  alle Ong  figlie di Soros (che, oltre a pagare quelle, ha versato 50 milioni di dollari nei tascapane del battaglione Azov e suoi camerati quando si trattò di rovesciare il governo legittimo filo-russo). L’asso calato sulle pagine così pregne di eroismo diritto manista è però un altro. Come da ordine di scuderia, l’Eritrea.

Affidandosi alla penna di tale Alessandro Leogrande, che cito tanto per non far nomi di coloro a cui va riconosciuta integrità deontologica e competenza professionale, “il manifesto” infierisce sull’unico paese africano che non accetta né basi Usa, né ricatti FMI e BM, che è autosufficiente e si fida solo di sé, che ha per cardini della propria azione governativa l’ecologia e la giustizia sociale, che non conosce né macrocriminalità, né microcriminalità, che è laico fino all’osso e tiene insieme in fraternità le due grandi religioni, islamica e cristiana, che per liberarsi della dominazione coloniale dei dittatori etiopici sostenuti da Usa, prima, URSS, dopo USA e, infine, di nuovo Usa, che non si piega alle periodiche aggressioni del vicino da 100 milioni di abitanti e dall’armamentario Usa più ricco del continente e che, soprattutto, anti-neoliberisticamente, garantisce a tutti i suoi abitanti istruzione e sanità gratuite. Roba da far accapponare la pelle tanto a Goldman Sachs, quanto Luciana Castellina e Norma Rangeri.

Avendo Barack Obama, il presidente della sette guerre e della licenza di assassinio di massa  extragiudiziario mediante drone, formulato il giudizio definitivo sull’Eritrea, pronunciando questa sentenza: “Corea del Nord e Eritrea sono le due dittature più orribili del mondo”, come poteva esimersi “il manifesto” dal corroborare e rimpinguire il verdetto, come ha fatto con tutti quelli dello stesso presidente, lastricando di buone intenzioni umanitariste tutte le sue mattanze belliche?

Naturalmente un occhiuto analista come Leogrande non ha bisogno di documentarsi sul posto. Che gli è del tutto ignoto. A uno dalla perspicacia come la sua basta ascoltare un paio di rifugiati  e la segretaria (ex-Amnesty!!!) della Commissione d’inchiesta ONU. Una  che ha ascoltato gente solo nella nemica Etiopia e poi è stata sbugiardata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite che ha rigettato il suo cumulo di menzogne. E allora vai con lo scroscio di fandonie che i lustratori di scarponi del Pentagono rigurgitano ogni qual volta quelli sentono l’uzzolo di calpestare qualcosa e qualcuno: “una delle dittature più feroci del mondo… un regime cha  ha privato il suo popolo di ogni libertà civile e politica… che ha imposto il servizio militare obbligatorio e a tempo indeterminato per ogni eritreo uomo o donna che sia (è vero per Israele, non per l’Eritrea), un’immensa caserma-prigione da cui i giovani fuggono in massa… i gulag eritrei dove si praticano le torture imparate dagli italiani… almeno diecimila i prigionieri politici…”

E’ chiaro che al nostro arrivo ad Asmara, nel primo zighinì (l’ottimo piatto nazionale) offertoci ci devono aver siringato una notevole dose di acido lisergico per colmarci di tali traveggole da farci attraversare per due settimane un paese sereno, dove presidenti e ministri circolano tra la folla senza l’ombra di una guardia del corpo, dove non si vede un poliziotto se non quando passa la corsa ciclistica, dove le ragazze girano libere e con jeans incollati a mezzanotte, dove in ogni locale pubblico si può sghignazzare alle balle di CNN, BBC, e Euronews, dove i cafè internet traboccano di ragazzi, dove i soldati hanno tutti meno di vent’anni e dopo si fa anche un po’ di servizio civile per la comunità, dove peraltro si può essere richiamati a difendere la patria perché ogni due per tre gli Usa mandano gli etiopi ad attaccare, dove abbiamo potuto parlare liberamente con bimbetti e vecchietti, studenti e operaie. Dove abbiamo colto l’orgoglio di una nazione che si è liberata e libera intende rimanere.

Stesso trattamento dello zighinì al peyote deve essere capitato a tanti giornalisti che hanno visto, scritto e filmato quello che abbiamo visto, scritto e filmato noi (“Eritrea, una stella nella notte dell’Africa” è il documentario mio). E pure alle numerose delegazioni parlamentari, ricordo quella danese e quella svizzera, che hanno visitato il paese e se ne sono venuti via sbigottiti non da quello che avevano visto, ma da quanto Obama andava blaterando. Gente che di sicuro al ripetitore Leogrande suggerirebbe quello che gli suggerirei io, ma che la mia difettosa pronuncia del romanesco gli risparmia.

Comunque, bravo “il manifesto”, per aver assolto ancora una volta al meglio, con i generosi ragli della sua cavalleria, quanto da Wellington gli veniva chiesto.

P.S. E ancora una volta complimenti anche al comunista Manlio Dinucci  che si pregia di poter raccontare dallo sgabuzzino del “quotidiano comunista” qualche notiziola su dove gli USA manovrano e su dove mettono i loro missili. Fa bene. Vuoi forse dubitare che i suoi trafiletti non sappiano ripulire tutta una foliazione imbrattata come sopra?

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 17:30

DONALD TRUMP REFUSES TO PLAY THE GAME IN CHARLOTTESVILLE

Bibeau.robert@videotron.ca    Éditeur.

http://www.les7duquebec.com

 23.8.2017

THE ARTICLE IS AVAILABLE ON THE WEBMAGAZINE: in French

http://www.les7duquebec.com/7-au-front/donald-trump-refuse-de-jouer-le-jeu-a-charlottesville/

First refusal to play the game of the ecologist consensus.

A few weeks ago Donald Trump , on tour in Europe, broke a first consensus cleverly orchestrated among the globalized capitalist class. The US President has repudiated the climate agreement in Paris (COP 21) by dozens of politicians who are eager to sanction the taxpayers who are “irresponsible”, “guilty” of global warming (1). Through his highly publicized gesture, the most “people” man on the planet snatched the mask from the peripatetic “global warming” and exposed the scam of popular surcharges destined for billion-dollar multinationals. Why did this wealthy man refuse to play the big ecological game like the other political mountebanks who are supported by the go-left ecosocialist?

Second refusal to play the game of the consensus of the bonpensants.

And here is Trump does it again. Following the incidents at Charlottesville (Virginia), the consensus was forged instantaneously among the media in the pay and the parliamentary underlings. In unison, the political polichinels of the whole world, having received no training, spontaneously sparked the anti-fascist canticle murmured by the eclectic go-left. Even the billionaire Carl Icahn, financial tycoon on Wall Street, the Bush and Clinton families, proved war criminals, fierce anti-Arabs, a supporter of racist Zionism, began the anti-fascist chorus learned during the Second World War when the great international capital immolated 50 million people to determine which faction would have the hegemony over the globalized economy.

Some perspicacious commentators are surprised that these political rapists, who support the fascist-jihadist hordes abroad, are offended at finding them on their parterre in the USA (2).

And now Donald Trump rebels and refuses to play the game of supporters of Churchill, de Gaulle, Stalin and Roosevelt. Does he not understand that the economic crisis, which will intensify a new war, will be necessary; Where it will be necessary to form battalions of workers as cannon flesh for the new virtual trenches of nuclear war; that it will be necessary beforehand to designate and stigmatize an abhorred enemy; then that we must motivate the left and right troops and cause them to kill each other in a great war holocaust to globalize and atomize?

The left-wing and right-wing scapegoats  

To ensure this convoluted scenario, it is necessary to designate nasty scapegoats to the angry crowd (angry for reasons unrelated to the case, but that does not matter); to provoke these scapegoats by suddenly dismantling old rusty statues dating from the Confederate War. Then, to attack these scapegoats demonstrating their hatred against this futile public misdeed (to unbolt a forgotten statue). Finally, some small groups of left-wing bourgeois left-wingers, sponsored, will accredit the operation, envenom the action, exacerbate the animosity, and display their adherence to the democratic “values” shared by Wall Street billionaires (3), Representatives in Congress, their lying media, the Bush and Clinton families, and all the others of the world “progressive” Holy Alliance (sic).

The Charlottesville scam.

Obviously, the head of the White House was expected to play the game of the outraged man who denounced the fascist scapegoats for daring to protest against this fact (to kill a statue in a park). Surely, the reason for the brawl does not matter, it is the campaign of intoxication that follows that matters insofar as each one plays the consensual game. If the President of the United States refuses to play the game then it is much better, his enemies will also unbolt him at the same time. This is where the Charlottesville scam is located. On one side or the other, the Trump puppet is trapped.

The secret of Donald Trump.

A mystery remains, however. Why does the billionaire Donald Trump persist in refusing to play this propaganda game? The electoralist explanation does not satisfy. The supremacists and the KKK do not represent a significant electoral dowry. Moreover, the elections will only take place in three years and the clan of billionaires Democrats, with the unwavering support of the left-reformist US go-left, will not be fooled for a second tour. The fate of the cowboy of New York is sealed, if he goes to the next convention of his party. So, why does this businessman refuse to play the game of consensus for the war? … Unless the pugilat has its own agenda!

The American proletarian class.

The American proletarian class, which has begun its class war for its survival, has nothing to do with the futile malversations of these cowards from left to right. It does not share the “values” of these billionaires liars nor their punchers of terror. The American proletarian class has already signified its refusal of the bourgeois consensus of left and right and refused to participate in the electoral masquerades mediatised (4). The class did not vote, neither for Trump nor for any other abhorred punch. The exploited wage-earning system does not allow itself to be distracted by the manipulated left and continues to concentrate its efforts to fight the disempowered capital and this is very well (5).

                                                         Notes

 

 

Traduction   by  Claudio Buttinelli.  Roma.

TAV A CHIOMONTE, IL SINDACO PREOCCUPATO PER L’ALLARGAMENTO DEL CANTIERE / L’OPPOSIZIONE: “STA INCOMINCIANDO A CAPIRE?”

http://www.valsusaoggi.it/tav-a-chiomonte-il-sindaco-preoccupato-per-lallargamento-del-cantiere-lopposizione-sta-incominciando-a-capire/

Ollivier: “La variante prevede uno sconvolgimento dell’assetto sociale, ma non abbiamo potuto ancora presentare il progetto alla popolazione”. Guglielmo: “Il sindaco confessa la sua impotenza nel compiere un dovere istituzionale”

CHIOMONTE – Il sindaco Silvano Ollivier ha inviato una lettera ufficiale al ministero dei Trasporti, a Telt, al commissario Foietta e ad altri enti (tra cui questura, prefettura, carabinieri, ecc.) per esprimere preoccupazione sull’allargamento del cantiere della Tav, previsto dalla variante del progetto.

“L’apertura del nuovo cantiere avrà una durata di almeno 15-20 anni ed è quantomeno paragonabile all’apertura di uno stabilimento con 500 o più dipendenti che ruotano attorno ad un paese di montagna che a meno di 900 abitanti – scrive il sindaco nella lettera – lo sconvolgimento dell’assetto sociale previsto, credo che meriti una approfondita riflessione da parte dei miei concittadini, che meritano sicuramente pari dignità di chi ha deciso, se pur democraticamente, la costruzione della linea Nltl e dell’allocazione del cantiere nel nostro paese. Ciononostante mi si chiede di rinviare ulteriormente il confronto con i cittadini”.

Il sindaco di Chiomonte ha scritto questa lettera perchè non ha ancora potuto organizzare l’incontro pubblico con la popolazione per presentare il progetto, che avrà un impatto notevole sul paese: “Il 10 luglio in Regione si è tenuto il primo passaggio in conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto – spiega il sindaco – in precedenti incontri con Telt, si era convenuto di presentare pubblicamente il progetto in anteprima alla comunità di Chiomonte, praticamente l’unica vera interessata direttamente alla variante”.

Peccato che questo incontro non si sia ancora tenuto: “A seguito della presentazione in conferenza dei servizi, avevo richiesto che la presentazione fosse fatta al più presto – scrive il sindaco – dando la possibilità di utilizzare i locali comunali. Alcuni giorni dopo, la presentazione è stata “bloccata” su “consiglio” della questura per paura di disordini provocati dalle frange estreme del movimento No Tav. Le telefonate successivamente intercorse hanno suggerito ulteriori rinvii, anche a causa delle difficoltà dovute al periodo di ferie”.

A inizio agosto, il Comune di Chiomonte ha chiesto ufficialmente una proroga per la presentazione delle osservazioni al progetto, ma anche in questo caso non ci sono state risposte da parte delle istituzioni: “La mancanza di una risposta preoccupa molto la nostra amministrazione, che a tutt’oggi non ha ancora riferito alcunché alla popolazione, se non asettiche comunicazioni del deposito degli atti presso gli uffici comunali” aggiunge il primo cittadino.

La conclusione di Ollivier è amara: “Rimetto a voi tutti queste considerazioni, affinché ogni organismo provi a meditare su quanto sta accadendo e si rifletta sulle dichiarazioni degli oppositori all’opera, che affermano che la stessa è calata in modo autoritario sui cittadini”.

Il primo cittadino ha inviato la lettera anche ai vari consiglieri comunali. A tal proposito interviene il capogruppo dell’opposizione, Giorgio Guglielmo: “Il sindaco lamenta l’impossibilità di presentare il progetto di variante sul cantiere della Maddalena alla popolazione di Chiomonte, per una serie di motivazioni piuttosto nebulose. Il sindaco si dichiara “molto preoccupato”, e secondo noi ne ha ben motivo, per non avere potuto riferire alla popolazione e di essere stato sollecitato ad ulteriori rinvii”.

E aggiunge: “Il nostro gruppo consiliare, con l’aiuto di tecnici competenti, il 18 agosto ha illustrato alla popolazione in modo oggettivo ed in una serata contrassegnata dalla massima tranquillità la situazione che si prospetta per i prossimi 13/15 anni. All’incontro era presente anche il sindaco e lo può testimoniare. Ciò che lascia esterrefatti è che Ollivier candidamente confessi la propria impotenza a compiere un dovere istituzionale, quale è quello di informare la sua gente. Riteniamo che il sindaco dovrebbe meditare sulla vicenda e trarre le dovute, amare conclusioni”.