Sui dossier aperti fra i due Paesi un vertice Macron-Gentiloni a Lione

30 luglio 17 La Stampa
 
Parigi ribadisce: “L’opera si farà”. Ma Roma è in allerta
 
FABIO MARTINI ROMA
Per una volta l’allarme italiano è stato ben camuffato, anche perché se dovesse rivelarsi fondato, le conseguenze sarebbero enormi.
Una prima, generica allerta l’aveva suscitata il 17 luglio un tweet del presidente francese Emmanuel Macron che aveva annunciato: «Non si possono promettere aeroporti e linee ferroviarie ad alta velocità alla Francia intera».
E la ministra dei Trasporti francese, Elisabeth Borne, due giorni dopo, si era spinta più in là, preannunciando davanti all’Assemblea nazionale «una pausa di riflessione» anche sulla Lione-Torino.
Il preannuncio di un parziale ripensamento? O addirittura qualcosa di più drastico? 
Con i tanti dossier aperti con la Francia, i riflettori dei media sono rimasti su Fincantieri e sui migranti, ma per via informale palazzo Chigi e soprattutto il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio hanno cercato di capire come stessero realmente le cose.
Anche perché un eventuale ripensamento francese, oltre a grandi conseguenze a livello comunitario e a quelle più specifiche sul corridoio tra le Alpi, ne avrebbe anche sul fronte interno italiano: il risveglio del movimento No-Tav, che dopo anni di agguerrite battaglie, si vedrebbe legittimato da un partner europeo come la Francia.
L’informalissima istruttoria si è completata e ieri pomeriggio il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni confidava: «Nessuna novità sulla Lione-Torino». 
Ma poiché il nuovo presidente francese si è riservato una pausa di riflessione su tutte le grandi infrastrutture di trasporto – una pausa che si preannuncia di alcuni mesi – l’allerta italiana è destinata a restare.
Almeno sino a quando non ci sarà un vis-à-vis Macron-Gentiloni sui dossier più delicati.
E su questo fronte nelle ultime ore è maturata una novità.
Tra qualche giorno sarà ufficializzata la data di una vertice Francia-Italia, concordato tra Eliseo e a palazzo Chigi: il bilaterale si svolgerà a Lione il prossimo 27 settembre.  
Il format prevede due delegazioni al massimo livello, guidate da Macron e Gentiloni, accompagnati dai ministri più importanti.
Un’occasione davvero unica per chiarire almeno una parte dei contenziosi aperti tra Roma e Parigi.
E d’altra parte la sede dell’incontro, Lione, dovrebbe rappresentare una garanzia su un pronunciamento definitivo di Parigi sull’Alta velocità, ma anche sul carattere positivo di quella scelta. 
Nei giorni scorsi è stato Graziano Delrio ad assumere le informazioni più importanti sulla Lione-Torino.
Venerdì, in un ufficio dell’aeroporto di Fiumicino, il ministro delle Infrastrutture ha incontrato l’omologa francese Elisabeth Borne.
E proprio in premessa, dopo aver elogiato l’approccio del nuovo governo al dossier infrastrutture, Delrio ha trasmesso alla collega «la preoccupazione» del governo italiano per la pausa di riflessione annunciata dai francesi.
E la signora Borne ha risposto chiaramente.
Facendo capire che il nuovo esecutivo francese intende rilanciare il trasporto regionale e dunque selezionare gli investimenti, ma per quanto riguarda la Tav «i lavori continuano e la natura internazionale» del collegamento esclude ripensamenti complessivi. Questo significa che i francesi si preparano a rivisitare il loro tratto, l’adduzione al tunnel, paradossalmente prendendo esempio proprio dal modello italiano?
Un anno e mezzo fa Delrio realizzò una importante rivisitazione: meno tunnel, utilizzo e adeguamento delle linee esistenti, meno spese per lo Stato, da 4,3 a 1,7 miliardi di euro.
Una triade – rispetto del territorio, risparmio nelle risorse, tempi più brevi – che su proposta italiana è entrata nella Carta dei Trasporti del G7.  
Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari europei, che col presidente Macron vanta un rapporto di amicizia e stima, proseguito dopo l’ascesa all’Eliseo, non ha dubbi: «Il progetto andrà avanti». D’altra parte un voltafaccia francese viene escluso a Roma per una ragione evidente: il tratto sul quale Italia e Francia si sono impegnati assieme con la Commissione Ue rientra in un corridoio continentale e dunque l’autoesclusione sarebbe una sorta di «Francexit», uno scenario che a dispetto della postura gollista di Emmanuel Macron, nessuno immagina come possibile
Sui dossier aperti fra i due Paesi un vertice Macron-Gentiloni a Lioneultima modifica: 2017-08-21T08:03:22+02:00da davi-luciano
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