YO TENGO MIEDO – IN MARGINE A BARCELLONA

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/08/yo-tengo-miedo-in-margine-barcellona.html

MONDOCANE

SABATO 19 AGOSTO 2017

False Flag, che palle

Con tutto il rispetto per le 14 vittime e i tanti feriti di Barcellona, con tutto, lo sconcerto per i morti “cattivi” ammazzati, o saltati per aria (prassi ricorrente e risolutrice), con ogni apprensione per gli arrestati, predestinati o a casaccio, con tutto l’orrore possibile per il viluppo terroristico in cui ci  hanno rinchiuso e con cui ci stanno sterilizzando, viene ormai a noia occuparsi dell’ennesimo attentato False Flag. E’ diventato sfessante ogni volta  gridarne al vento obiettivi immediati, scopi finali, lacerazioni logiche, elenco di chi se ne avvantaggia e chi ci rimette, parallelismi con episodi identici, analoghi, affini, contraddizioni, incongruenze, veri e propri buchi neri, colmati soltanto dalla dabbenaggine della gente assordata dal coro complice delle presstitute. Lo facciamo dall’11 settembre, dove l’arrogante insipienza degli autori e il lavoro meticoloso e inconfutabile del contradditorio scientifico e tecnico, ci avevano reso il lavoro facilotto.

Un operativo anti-islamico serio mai?

Ora, dopo Nizza, Berlino, due volte Parigi, due volte Londra, siamo all’ennesimo veicolo lanciato nel mucchio, a falcidiare una folla qualunque, priva di qualificazioni politiche, culturali, sociali, militari, composta da cittadini comuni, inermi e inoffensivi di 38 paesi, compresi i musulmani. Come in tante altre occasioni, da Charlie Hebdo – operazioni guardata e protetta da mezzi della polizia, vedi video – in poi, il conducente se la svigna, ma lascia sul cruscotto un documento che consente a chi interessa di indovinare non il, ma un esecutore da offrire a folle e schermi. Che, con ogni probabilità, non è quello che guidava, ma quello che dovrà essere catturato o, meglio, ucciso.

E subito sgorga imperiosa la domanda, bloccata in gola a tutti dal tappo mediatico made in regime: ma com’è che questi fanatici islamici se la prendono sempre con chi non si sogna di torcergli un capello, anzi, perlopiù ne favorisce, con l’accoglienza senza se e senza ma, l’invasione a casa sua? E com’è che non riescono neanche una volta a fare cianchetta, o tirare una pietra, o tagliare i freni dell’auto, a uno che di torti massicci ai musulmani è inequivocabilmente responsabile? Non dico arrivare a Obama o Blair, ma a un deputato della maggioranza bellicista, un carceriere a riposo di Guantanamo, un AD la cui multinazionale depreda la Nigeria, un caporale nei campi di pomodoro pugliesi, un velinaro di Stampubblica, o del “manifesto” che scriva sotto dettatura Cia… Se quelli in villa e i loro guardiani se la ridono, sapranno perché.

Tutte canaglie schedate, tutti radicalizzati che se ne fottono

Dopo queste, come in un rosario, si snocciolano altre domande che ad alcuni di noi, pochi, il tappo del concorso mediatico in associazione a delinquere non lo ha ricacciato in gola. Com’è che, con monotona regolarità (segno evidente di carenza di immaginazione negli organi preposti), i presunti attentatori sono tutti schedati, seguiti da tempo nel loro andirivieni tra mondo islamico ed Europa, spesso carcerati, facili dunque al ricatto, tutti detti “radicalizzati”, ma tutti assolutamente indifferenti a fede e pratiche religiose, anzi fortemente e viziosamente laici in quelle di vita, specie notturne. Pronti ad immolarsi nel segno del Corano, di cui non conoscono una sura. Tutti di cui ai giornali, nel giro di minuti, vengono comunicati nomi, cognomi, età, residenza, famigliari, viaggi, gusti, taglio dei capelli, caccole nel naso.

E, avanti, ci volete spiegare come tutti costoro, pur schedati e tenuti d’occhio, pedinati, perquisiti, fermati, ascoltati a distanza, al momento del botto risultano sfuggiti sistematicamente a qualsiasi consapevolezza e controllo? Mentre noi no, di noi, tramite telecamere più frequenti delle zanzare, aggeggi telematici e informatici che di ogni istante della nostra vita, di ogni comunicazione, di ogni spostamento, danno contezza a un qualche software centrale, di noi che, appena formuliamo un pensierino cattivo in rete, ci salta addosso la Boldrini e ci disintegra con i suoi strali anti-odio, di noi si sa tutto, prima, durante e dopo?

Un thriller che neanche Hitchcock. Talmente ingarbugliato che alla fine rinunci di trarne qualche filo o senso logico. E questo è lo scopo. A 200 km da Barcellona, Alcanar, la notte prima delle Ramblas, salta per aria una casetta e  si trovano bombole e resti carbonizzati di due sconosciuti. Sconosciuti, ma opportunamente “sospetti”. Come fa a non esserci un legame tra una bombola esplosa a 200 km di distanza e un furgone che falcia passeggiatori a Barcellona?!  Hai visto mai che volevano caricare bombole di gas su un camion e farlo esplodere nelle Ramblas. E’ che poi è andata storta e, nel giro del mattino successivo, hanno noleggiato un furgone, trovato l’autista, elaborato il piano B e predisposto un giro miracoloso che avrebbe evitato di incocciare nei mezzi blindati e nelle pattuglie che guardavano le Ramblas. Obiettivo perennemente affollato di possibili vittime, quindi obiettivo del tutto alieno agli interessi dei terroristi. Che, come si sa e come ho ricordato sopra, prediligono colpire in alto, i bonzi che li bombardano….

Tutto fila liscio, tranne la sicurezza dei cittadini

Passa il furgone, fa il suo bravo macello e il conducente riesce a darsi alla fuga. Tra migliaia di persone e decine di poliziotti tutt’intorno. Vabbè. In compenso, il passaporto del personaggio da incriminare ce l’abbiamo, trovato sul cruscotto. Vabbè. Visto quanto di interessante era successo a 200 km a sud di Barcellona, vediamo un po’ cosa succede a 100 km a nord, Ripoll. Senza il minimo dubbio, la cellula islamista stava qua. Così ne arrestiamo un po’, altri li dichiariamo in fuga e la stampa avrà l’osso da rosicchiare e i congiunti delle vittime di che confortarsi.. I media inondano foliazione e i schermi di valanghe di sciropposa e stereotipata retorica sulla Barcellona che non ha paura, che in centomila urla “No tengo miedo”, o come si dice in catalano. I poveretti lo fanno invece  proprio per esorcizzare una paura che gli viene rovesciata addosso a grandine. Con il re, Rajoy e i secessionisti catalani che si ritrovano uniti e circonfusi nell’unica bandiera nazionale. Una roba quasi più micidiale degli exploit della Guardia Civil.

Carosello catalano

Non è finita. Torniamo a sud di Barcellona, a 115 km, poche ore dopo la mattanza delle Ramblas. Cambrils, esterni notte. Al posto di blocco per prendere il conducente delle Ramblas (17 anni, no 22, boh, chissà, alla faccia del passaporto ritrovato), transita un’Audi A3. Dopo pochi metri, inspiegabilmente, cappotta e così la ritroviamo nelle foto. Succede una baraonda, al termine della quale i cinque passeggeri della vettura restano stecchiti per terra. Tutti fulminati, ci raccontano, da un unico poliziotto. Clint Eastwood era un bamba al confronto.  Gli altri del posto di blocco, si stavano accendendo sigarette. E i cinque del macchinone sportivo erano altrettanti imbranati persi, ansiosi di fare la figura dell’orso nel tirassegno. Quella delle esecuzioni extragiudiziali di massa pare una specialità della polizia spagnola. 11 marzo 2004: strage terroristica alla stazione Atocha di Madrid, 191 morti, 1.858 feriti. I colpevoli, tali definiti dalla polizia, stanno tutti rinchiusi in una casa. Li prendono per fame, per gas asfissianti, per granate acustiche? No, fanno saltare per aria l’intero edificio. Nessun superstite. Nessun pentito. Però, stesso annuncio di oggi: “Totalmente smantellata cellula islamica”. O qualcosa.

Quelli bravi sapevano. E facevano?

Altra ricorrenza rituale. La Cia da Langley e il Mossad dal Marocco (che ci sta a fare?)  avevano avvertito con grande precisione: attentato a Barcellona. Azzardare il pensiero che chi sa fa, è davvero qualcosa che la Boldrini considererebbe un  crimine dell’odio. Da evitare, se non vogliamo che la presidente della Camera ci rada al suolo.

Vabbè, vabbè, vabbè. Passiamo all’inevitabile cui prodest. Siamo stravaganti a fare questa domanda, secondo le persone normali domanda inutile, tautologica, stupidina e anche un po’ maleducata. Pazienza, abbiamo i nostri limiti. Ci sono, come sempre, i soliti prodest che si ripetono fin dall’11 settembre 2001 e anche da molto prima. Prodest vecchi come il mondo. Da quando gli Usa fecero saltare per aria la nave Maine per poter fregare Cuba agli spagnoli. Avere per le mani un pretesto per muovere guerra a chi si vuole togliere di mezzo è pratica che risale a Ulisse.

Paura glocal, dittatura global

In questi anni i motivi ricorrenti sono quelli strategici: fomentare lo scontro di civiltà e di religione per giustificare ai mortali comuni l’assalto e la rapina della parte migliore e più ricca del Terzo Mondo. Alla faccia dei poveri catalani e loro amici parigini, londinesi, berlinesi, che urlano di non avere paura e di non voler cambiare vita, istituzionalizzare lo stravolgimento della vita e la paura dell’altro, dentro e fuori di noi, al punto da invocare poliziotti fin in camera da letto, sorveglianza totale, militarizzazione di ogni centimetro quadrato (in Spagna il raggio militarizzato nell’occasione è di qualcosa come 500 km da sud a nord di Barcellona), tanto da rendere rivolte antisistema, e anche solo manifestazioni incazzate, gozzaniane “buone cose di pessimo gusto”, una foto ingiallita di Nonna Speranza, un vaso di fiori secchi su un centrino a punto e croce.

Nello specifico iberico, c’è il bonus addizionale del ricompattamento, nel segno delle lacrime e della comune lotta al terrorismo, dei gruppi dirigenti di Spagna e Catalogna, proprio alla vigilia di quel referendum sulla secessione che farebbe degli uni e degli altri qualcosa di poco più rilevante del Kosovo o del Nord Irlanda e, comunque, susciterebbe perpetua turbolenza nel Sud-ovest d’Europa. Con un pezzo, la Catalogna, che, oltretutto, viaggia a un alto tasso di sinistrismo. Tutte cose, ci sembra, poco gradite alla Nato e ai neoliberisti, da Washington a Bruxelles.

Aggiungo una considerazione che potrebbe sembrare balzana. Ma il fatto che quelli che allestiscono tutto l’ambaradan da qualche tempo mandano avanti la loro strategia a forza di veicoli guidati contro folle qualunque, Nizza, Berlino, Parigi, Londra, Barcellona, vorrà pure dire qualcosa. Per avere la patente, comprare una macchina, noleggiarla, guidarla, ti ci vorranno la fedina penale intonsa, il curriculum erotico, le impronte digitali, la parentela perbene fino al 7° grado, la presenza di un controllore, un chip sottocute? O si vuole farla finita con l’auto privata e imbarcarci tutti su blindati?

Tra le varie possibilità riferisco la riflessione di uno che di solito ci prende, Claudio Messora del canale web Byoblu. Le più grandi industrie automobilistiche e del software (da Google a Telint, da BMW a Fiat-FCA) stanno investendo miliardi nello sviluppo dell’automobile senza guidatore. L’auto con conducente è un auto controllata da chi la guida e da nessun altro. L’auto che si guida da sola, e i suoi passeggeri, vengono guidati da fuori. Il software centrale che ne dispone, sa tutto dei tuoi movimenti. E, al limite, può farti sbattere contro un muro. Auto uguale autonomia. Quel poco di autonomia che ci resta. Troppa.

Vedete voi. 

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 16:33

Dichiarazioni Del Rio: Finora sono stati scavati 20 km di galleria, ovvero il 14 percento dei lavori.

questa sfacciata affermazione dei 20 km l’aveva già fatta Virano giorni fa e il suo ministro se la beve.
Ma se 20 km sono il 14%, allora il tunnel è lungo 142,8/2 km = 71,4 km per canna.
Resta da capire cosa sono le 42 tonnellate su gomma delle quali “ più della metà potrà usare l’alta velocità già nel 2018”.
Qui tutte le fandonie TELT-ANSA, compresi lavori per €5,5 miliardi tra il 2017 e il 2019.
Qui sotto le bufale ufficiali del sig. Del Rio che parla di scavo dei tunnel di base già effettuato per 20 Km cioè il 14%!!
Ma non si vergogna a dire certe fandonie?.
Se il Tunnel TAV è di 57Km, di che c…o di % sta parlando?
Ma la sua promessa di cento milioni di compensazioni ai Comuni della Valle mette a tacere molti Sindaci compiacenti.

Non metteranno certo a tacere i cittadini “homo sapiens” che ieri sera erano presenti all’Assemblea a Chiomonte ove il Gruppo Consiliare di Minoranza ha presentato il progetto “Variante del cantiere Maddalena” del TAV : le loro facce di montanari esprimevano la chiara volontà di continuare la lotta ultraventennale per impedire un ulteriore e maggior disastro di quanto già attuato al loro piccolo Paese, in salita per il tentativo di un rilancio in termini di turismo agro-culturale.

Dichiarazioni di Del Rio a Torino – 18/08/2017
Pochi giorni fa – ha premesso il ministro del governo Gentiloni – abbiamo riportato a cento milioni i soldi per le opere compensative della Tav, i soldi ci sono e siamo felici di avere incontrato i sindaci. Abbiamo messo poi 40 milioni nel trasporto metropolitano. La Tav diventa una realtà, non è più un’opera teorica, finora sono stati scavati 20km di galleria, ovvero il 14 percento dei lavori. Vogliamo fare le opere sobrie e in tempi ragionevoli“.
“Abbiamo – ha proseguito Delrio – 42 tonnellate di merci che viaggiano su gomma e più della metà potrà usare l’alta velocità già nel 2018, abbiamo chiuso un accordo per fare viaggiare le merci sulla Tav già esistente e abbiamo approvato lo svincolo di Chiomonte per 80 milioni di euro“.
“Sulla Tav – ha ricordato Chiamparino – con le compensazioni riportate a livello degli accordi originali, e  i lavori che vanno avanti stiamo rispettando i tempi, insieme al Terzo valico che procede”. 

PURGE A LA MAISON BLANCHE: LES GENERAUX REMPLACENT LES CONSEILLERS DE TRUMP

PCN-TV/

PURGE A LA MAISON BLANCHE:

LES GENERAUX REMPLACENT LES CONSEILLERS POLITIQUES DE TRUMP (PRESS TV, IRAN)

2017 08 19/

Video sur https://vimeo.com/230273566

presstv trump

Le commentaire du géopoliticien Luc MICHEL :

Donald Trump a limogé, ce vendredi 18 août, son conseiller stratégique Steve Bannon, l’un des architectes de sa victoire à l’élection présidentielle américaine en novembre dernier, pilier de l’extrême-doite conservatrice (site Breitbar) et l’un des promoteurs au sein de la Maison-Blanche d’une vision ultranationaliste pour les États-Unis.

Son limogeage intervient en outre au terme d’une semaine au cours de laquelle Donald Trump a paru de plus en plus isolé, aussi bien vis-à-vis du reste de la classe politique que des milieux d’affaires et de la société américaine en général, pour ses propos renvoyant dos à dos suprémacistes blancs et contre-manifestants antiracistes après les violences survenues à Charlottesville, en Virginie.

MAIS surtout la présidence Trump tombe chaque jour davantage dans les mains des généraux du Pentagone, qui avaient conduit au choix et à la victoire de Trump (*) et dont j’avais analysé l’émergence dès décembre 2016, avec une toute autre vision du « America first », celle du « XXIe siècle américain » similaire à celles des neocons de Bush II mais aussi des géostratèges de STRATFOR !

Nos amis de PRESS TV voient déjà une « démission » de Trump à l’horizon !?

Ils vont vite en besogne. D’une part parce que une démission ou un impeachment de Trump verrait comme alternative la victoire de la « Purple Revolution » (mouvements « sorösiens » liés : « Bonnets roses » féministes, « Move On », « Blackmatter ») de Sorös-Clinton-Obama.

Mas surtout parce que l’issue la plus probable serait une Présidence Pence, l’homme lié depuis plus de 30 ans à l’AIPAC, le lobby pro-israeélien US. Pence qui est avant Trump lui-même le choix des généraux faucons du Pentagone …

(*) Lire sur EODE THINK TANK (2016 12 04)/ Luc MICHEL, LA PRESIDENCE TRUMP : VERS UN NOUVEAU STADE DE L’IMPERIALISME AMERICAIN … sur http://www.eode.org/eode-think-tank-la-presidence-trump-vers-un-nouveau-stade-de-limperialisme-americain/

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THE VENEZUELA AT THE TWILIGHT OF THE «BOLIVARIAN REVOLUTION»

 

Bibeau.robert@videotron.ca    Éditeur.   http://www.les7duquebec.com

16.8.2017

THE ARTICLE IS AVAILABLE ON THE WEBMAGAZINE:

http://www.les7duquebec.com/7-au-front/le-venezuela-au-crepuscule-de-la-revolution-bolivarienne/

In 1998, a faction of Venezuelan capital, supported by the army and by a large section of the nationalist and leftist petty bourgeoisie (tasked with mobilizing the poor population of the Barrios), took power “El Comandante” Hugo Chavez after two failed coups. In order to consolidate his staggering power, Hugo Chavez financed a package of social measures (nurseries, schools, higher education, dispensaries, medicines, food aid, etc.) from the nationalized oil rent, which he called “Revolution“. “The Bolivarian Revolution is the name given by his partisans to the movement of reforms and redistribution of the oil pension introduced by Hugo Chávez in Venezuela after his coming to power” (1).

It was through the development of these public services that the left-wing petty-bourgeoisie found its way to employment and cessation of its migration abroad. This type of service is common in advanced but non-existent industrial countries, at least for the poor, in “emerging” capitalist countries. Hugo Chavez presented this upgrading of national social services as a populist social Revolution – much like “The Thunder Team” in Quebec carried out the “Quiet Revolution” in 1960. After a phase of “take off“, an expanding industrial economy always demands such an upgrade in order to ensure the training of workers and the reproduction of an increasingly expensive and skilled labor force. What recognize the experts with leftist bias who study the “Bolivarian Revolution” as model of modernization of the capitalist mode of production on the Latin American continent: “Beyond only Venezuela, the study of the Bolivarian revolution is all the more interesting, as it began the passage to the left of numerous Latin American countries at this beginning of XXIth century, causing deep and unpublished changes through the continent, with more or less success as the case may be”(2).

Obviously, the latifundians and a fraction of the big Venezuelan capital, incapable of understanding that the social peace and their global expansion called for this upgrading of social services, rose up against these “largesse” made to the poor populace, which had the habit of starving or repressing. These wealthy, ignorant people did not understand that if one million isolated rural peasants can be exterminated by the army, the situation is different when it comes to massacring a million of solidarized urban proletarians. Still, the landlords and a part of the Venezuelan capitalists organized coups and repeated insurrections against the Bolivarian power. They appealed to their friend and protector in the United States to give them a helping hand to put an end to this “waste” of capital in favor of the “worthless” cities (3). Hugo Chavez , bearing high oil prices, had no difficulty in imposing his power on behalf of his social class. Thus, oil accounts for 25% of the country’s GDP and for 95% of foreign exchange inflows (4). However, at his death in 2013, “El Comandante” left a troubled Venezuelan economy and his successor 

Nicolas Maduro experienced the cataclysm of a barrel of oil at 50 US dollars. The Bolivarian Reform government found itself in a very bad position vis-à-vis its international creditors, as this excerpt demonstrates: “In January 2015, the website Dolar Today  [archive]  (whose access is prohibited by the Venezuelan government) announces an exchange rate of 180 VEF for 1 USD on the black market, which would correspond to a depreciation of nearly 98% of the value of the local currency in 12 years. The private sector holds 70% of the economy. According to the IMF, the inflation could jump to 2068% in 2018 after 720% in 2017; Venezuela’s GDP is expected to contract by 12 per cent in 2017 after falling by 18 per cent in 2016. According to the Colombian authorities, 300,000 Venezuelans have fled their country to seek refuge in Colombia … (5).

As it does in every capitalist country “emerging”, the reactionary faction of world capital to take this unfavorable economic climate to undermine the nickname “Bolivarian Revolution” and regain power under the indolent eyes of the poor Barrios of indifferent to the fact to be cut off social services by Maduro the left-wing capitalist, or by right-wing capitalists. The Venezuelan proletariat had not understood that under capitalism in imperialist phase these so-called “social gains” are never acquired nor poorer countries or in rich countries, and that the proletariat must lead a permanent war to defend its working and living conditions. The world leftist petty-bourgeoisie rises to barricades to protect and extend the life of its most recent vote-catching reformist “miracle” which crumbles off as all the previous national – chauvinistic – progressive governments of the history…. the next one could well be the Bolivia of Morales, or Cuba, or …

The trick of the Constituent Assembly (a referendum that the Venezuelan proletariat has shunned) will not save the governance of the bleating Venezuelan left, nor will it eventually save the reformist power of Mélenchon in France, or the “reformist solidarity” in Quebec, wherever the go-left proposes to share the power of the rich by making the “people” believe that it has any power at the end of its voting pencil or in the presence of a constituent assembly. The Venezuelan proletarians, like the other contingents of the international proletariat, will not be spared a true proletarian world revolution, probably after a severe nuclear war … unfortunately

NOTES

 

Traduction   by  Claudio Buttinelli.  Roma.

APRES L’ESPAGNE, L’ALLEMAGNE ET LA FINLANDE : LA RUSSIE FRAPPEE PAR UN ATTENTAT DJHADISTE DE DAECH !

Luc MICHEL/En Bref/ 2017 08 19/

En Russie, un homme armé d’un couteau blesse 7 personnes: l’EI revendique l’attaque !

surgout siberie

APRES L’Espagne, l’Allemagne et la Finlande : la Russie frappée par un attentat djhadiste de Daech … Ils ont bonne mine tous les « experts autoproclamés » des médias de l’OTAN qui nous annonçaient « la déroute de Daech » (beaucoup sont des agents d’influence du Mossad – comme le belge Moniquet ou l’américaine Katz – et/ou des services secrets de l’Otan (Moniquet est aussi un ancien de la DGSE) !

Cette attaque intervient au lendemain d’un assaut en Finlande où un homme a poignardé à mort deux personnes et en a blessé huit autres dans la ville de Turku (sud-ouest).

Jeudi et vendredi, l’Espagne a aussi été la cible d’un double attentat meurtrier, à Barcelone et Cambrils en Catalogne (nord-est), qui a fait au moins 14 morts et 120 blessés.

SOURGOUT, EN SIBERIE : CE QUE L’ON SAIT …

Un homme armé d’un couteau a été abattu par la police après avoir poignardé sept personnes en pleine rue à Sourgout, en Sibérie, ont annoncé samedi les enquêteurs russes. La piste terroriste n’est pas privilégiée. L’assaillant a été identifié. L’homme “a attaqué des passants, blessant au couteau huit personnes”, alors qu’il se trouvait “dans les rues centrales” de cette ville de 330.000 habitants, aux alentours de 11H20 heure locale (06H20 GMT), a précisé le Comité d’enquête russe, organe chargé des principales investigations criminelles. La police a “neutralisé” l’attaquant, a ajouté le comité, dans un communiqué. Deux des blessés sont dans un état grave, a indiqué le gouvernement de la région de Khanty-Mansi dans un communiqué. L’attaquant n’a pas été identifié, selon la même source.

DAECH/EI REVENDIQUE L’ATTAQUE EN RUSSIE

Le « groupe » (dit sans rire l’AFP d’une menace mondiale paraétatique) jihadiste Etat islamique (EI) a revendiqué dans un communiqué l’attaque samedi à Sourgout, en Sibérie, où un homme a poignardé plusieurs personnes en pleine rue avant d’être tué.

L’ « organisation ultraradicale » (toujours la négation de la réalité paraétatique de Daech), qui a également revendiqué les attentats en Espagne (14 morts), a précisé que “l’assaillant dans la ville de Sourgout en Russie est un soldat de l’EI”, selon le communiqué diffusé par son agence de propagande Amaq.

LUC MICHEL/ ЛЮК МИШЕЛЬ/

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