Non servono i numeri per descrivere il successo dell’Alta Felicita’

festival alta felicitàpost — 1 agosto 2017 at 00:58

Comunicato finale del Festival Alta Felicità – 

La prima cosa che vogliamo scrivere è GRAZIE, ma proprio a tutte e tutti.

Il movimento NoTav è riuscito ad arrivare ai cuori delle persone, oltre 600 persone hanno partecipato alla gita al Cantiere di Chiomonte, tutte per osservare con i propri occhi la macchina mangia soldi che da oltre venticinque anni prova a distruggere la Valsusa.

Una media di 150 persone ogni giorno hanno partecipato alle visite guidate che percorrevano due, tre vie al giorno. Solo ieri al, Ponte del Seghino, 400 persone si facevano raccontare una delle tappe della storia del Movimento, attraverso le letture dell’ultimo libro di Wu Ming 1. Quando il 31 ottobre del 2005 la polizia tentò di prendersi i terreni, ma fu respinta dalla popolazione che resistette per un giorno intero sui sentieri della montagna di Mompantero.

E oltre a sentirci parte della storia mentre che questa scorre, vediamo come la curiosità di avere risposte da parte della gente sia punto centrale.

In questo crediamo che il Festival Alta Felicità, nella sua seconda edizione, abbia nuovamente centrato l’obiettivo, ma anche alzato la posta, poiché la consapevolezza di chi ha partecipato era molto forte: tutti si sono resi conto che quanto viene raccontato fuori dai media è particolarmente discostante dalla realtà.

E così si sono creati dei legami, attraverso i sorrisi, le domande, le migliaia di indicazioni che sono state date all’info point. Abbiamo visto lo stupore negli occhi di chi in questi giorni ha avuto modo di raggiungere il Cantiere di Chiomonte passando per i sentieri de La Ramat. “Si parte e si torna insieme” e anche sotto il temporale siamo rimasti senza andar via, esattamente come negli anni durante presidi e occupazioni durate giorni e giorni.

La determinazione è un altro valore che portiamo con orgoglio, la stessa che abbiamo visto in tutti quelli che sono arrivati a Venaus, anche solo per un giorno.

Ieri pomeriggio le parole di Stefano Benni sulle lotte ambientali, sul mito del progresso,  un progresso spietato che arricchisce pochi e distrugge i territori a scapito dei suoi abitanti. Il Tav è un’opera che tutti reputiamo inutile e dannosa, tutti noi che, per quattro giorni abbiamo vissuto all’interno di una logica che escludeva il profitto. Dove l’obiettivo era spostato dal guadagno alla semplice riuscita dell’evento, della festa. Perché più che un festival è stata una festa. Quattro giorni senza fermarsi mai. Nella serata conclusiva sono saliti sul palco artisti come Roy Paci & Aretuska, i Meganoidi, Mau Mau, Clementino e tanti altri che hanno fatto ballare migliaia di persone.

La festa però è stata “alla moda nostra”, e ad aiutarci sono arrivate persone da tutta Italia, ma anche dall’Europa e dall’Africa. Oltre 200 i protagonisti della ciurma che hanno dedicato parte della loro permanenza a servizio del movimento, di un obiettivo comune, con un sorriso, entusiasmo e soprattutto tanta curiosità.

Ciò che rilanciamo è che da questo punto si continui e ci si incontri di nuovo. Il Festival Alta Felicità è un pezzo della lotta, è il momento estivo in cui ci ritroviamo per stare insieme senza pensieri. Capaci di costruire momenti interamente autogestiti e autorganizzati, dove l’apporto di ognuno arriva da una spinta che viene da dentro da una consapevolezza che ti permette di creare momenti di socialità di qualità elevatissima, e altri invece capaci di assaltare il cantiere.

Non esistono strane retoriche per continuare a tentare di vendere un modello che respingiamo già nelle piccole cose. Vogliamo vivere potendo immaginare il nostro futuro, costruire le nostre vite su obiettivi condivisi; quello che non accettiamo più è assistere alle kermesse come il G20 di Amburgo o il prossimo G7 di Torino. Non siamo più disposti a rimanere fermi di fronte a tutto quello che gli stessi “grandi del mondo” ci stanno portando via. Esigiamo rispetto e sappiamo costruirci lo spazio d’azione. Il Tav distrugge i territori, toglie fondi alla sanità, all’istruzione, costituisce un problema di fronte al quale l’unica possibilità che abbiamo è quella di alzare la testa e dire basta.

In diversi ci hanno chiesto quante persone siano arrivate e a noi che i numeri preferiamo farli dare agli altri, rispondiamo che le nostre aspettative si sono superate e di tanto, che sono andati 15.000 arrosticini, 15.000 litri di birra, 700 kg pasta, 400 kg sughi, 6100 kg tra frutta e verdura, 2000 kg tra carne e pesce, 8000 panini, 1200 tomini brace, 2000 gofri, 5300 dolci e non potevano mancare i 1200 litri di vino e 65 di Genepy.

Migliaia di grazie a chi è venuto per la prima volta nella Valle che Resiste, a chi ci è tornato, a chi non ha potuto ma è intervenuto con una donazione, a chi ha cucinato tutte quelle meraviglie, alle acciughe al verde, alla cura con cui tutti i cibi sono stati presentati, a chi il festival l’ha vissuto a Susa ai parcheggi dando indicazioni a tutti e facendo così i primi incontri con il movimento. Grazie a chi ha guidato avanti e indietro Venaus Torino accompagnando gli artisti, grazie anche a chi è stato ai punti di rallentamento sulla strada statale a far rallentare e confluire le auto, a chi ha fatto le pulizie sempre con il sorriso, a chi ci ha dato copertura medica ventiquattrore su ventiquattro, a chi ci ha dissetato in ogni momento, a chi ci ha consigliato dove mettere la tenda, a chi ha montato i palchi, li ha seguiti e li ha smontati, a chi ha fatto su e giù per i sentieri occupandosi delle gite, a chi ha saputo raccontarvi le discrepanze tecniche all’interno dei progetti dei vari governi italiani, a chi vi ha fatto venire una gran voglia di raggiungerci curando la comunicazione, a chi ha accolto la ciurma e le ha permesso di entrare nel movimento, a chi ha organizzato tutti i concerti e tutti gli eventi culturali, a chi si è messo a disposizione quando ce n’era la necessità, alla stampante del sindaco, a tutti gli artisti che hanno partecipato.

Un grazie alla borgata 8 dicembre che ci siamo ripresi nel 2005. Ci vediamo sulle barricate.

Grazie!

Non servono i numeri per descrivere il successo dell’Alta Felicita

Non servono i numeri per descrivere il successo dell’Alta Felicita’ultima modifica: 2017-08-01T08:17:57+02:00da davi-luciano
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