NON IMPORTA COSA VI RACCONTANO SUI VACCINI, NON ACCETTATELI, UNA NUOVA ARMA BIOLOGICA È DISTRIBUITA TRAMITE I VACCINI ..

mercoledì 20 luglio 2016

Non importa cosa vi raccontano sui vaccini, non accettateli, una nuova arma biologica è distribuita tramite i vaccini ..

PAKALERTPRESS
secretsofthefed.com

Ci sono state molte segnalazioni circa nanobot in fase di sviluppo che servono ad annientare le persone. Questo report in realtà identifica i nanobot e quello su cui si basano. Una volta che questi nanobot ricevuti tramite un vaccino contaminato, si inseriscono nel DNA delle vostre cellule ordina alle vostre cellule di riprodurre più copie di se stesso ed è così che si replica. E non  torna mai indietro, ordina semplicemente alle  cellule di continuare a produrre fino a quando le cellule stesse muoiono  facendo esattamente questo lavoro. Si è completamente verificato questo, in laboratorio già dal 2007, scorrete verso il basso l’articolo per vedere le immagini se non avete molta voglia di leggere.

Siti web di notizie alternative anti-vaccino contattate al momento RIGHT NOW  vengono epurate totalmente e simultanee della cache di Google entro poche ore e mi permetto di chiedere il perché. A dire il vero, c’è poco da mettere in discussione.

La risposta è apparentemente ovvia. Le élite sono ora in corso per una grande spinta per ottenere il nanobot batteriofagi T4 e altri additivi di vaccino contaminati messi in distribuzione pubblica mondiale tramite iniezioni tutti in una volta. E ho il sospetto che stanno per usare una falsa epidemia di Ebola per spaventare la gente ad accettare i vaccini con nanobot T4, che tutti ricevono di colpo in un breve periodo di tempo

Il volo flight370, abbattuto in Ucraina, e altre questioni, la rimozione dei siti web anti-vaccino nel bel mezzo di una epidemia “Ebola” è la coincidenza a cui tutti noi dovremmo prestare attenzione. 

Questa è la notizia, se ci manca questo quello che abbiamo sono suscettibili di essere distrutti.
Chiunque sia è sufficiente per trovare un sito web come questo, si dovrebbe conoscere il piano del NWO per lo spopolamento globale e la creazione di città di schiavi  che possono essere gestiti con facilità. Quale modo migliore poteva esserci per gestire un spopolamento massiccio con un falso focolaio , e la vera malattia ordinata a colpi, spacciata come i vaccino che dovrebbe proteggere? Puoi scommettere le élite non vogliono rilasciare in realtà qualcosa che potrebbe ucciderli in libertà sotto forma di una vera e propria epidemia. Avrebbero invece scelto di utilizzare tutti i loro soldi delle tasse ottenuti dai  malati per formulare un colpo e iniettarlo nelle loro vittime, con una certa percentuale di colpi  non pericolosi, forse da 1 a 10, e il resto rappresenta la fine della vita per il destinatario . Se la malattia è una malattia gestita  completamente non contagiosa, e che può essere accolta solo tramite una inoculazione, si può stare tranquilli mentre il mondo muore intorno a loro.

Ed è per questo che spingono i vaccini così duramente, e lavorano attivamente  per distruggere completamente diritto al legittimo dissenso. Sono certo che il mio sito web è esclusivo e rimane in linea con la causa divenuta  ben nota velocemente,  fa calare senza innalzare onde, mi accingo a impiegare questo beneficio per avvertire la gente e sperare per il meglio.

L’epidemia di Ebola è probabilmente un INGANNO un trucco per diffondere un VACCINO CONDENSATO VIRALE con Nanobot che vi distruggerà

Una nota del giocatore: che cosa accadrà se queste cose finiscono dentro di te? Questi non sono iPhone…? Sei sicuro che il laboratorio ISRAELIANO abbia il diritto di inocularti?

Con solo 183K di codice il DNA è super efficiente, nanobot virali sono stati rilasciati in libertà tramite le vaccinazioni, dal 22 settembre 2007 e vengono spacciati come una variante naturale del batteriofago T4. Ma questo rapporto prova che questi batteriofagi Nanobot non sono naturali, e sono stati creati  nei laboratori di Israele.
Questi nanobot invadono gli organismi ospiti o le cellule e inseriscono nel DNA e causa l’host per rendere più nanobot fino a quando gli organismi ospitanti o cellule muoiono da sforzi eccessivi loro produzione.

Questi sono suscettibili per essere nel vaccino per il Papilloma Virus , in quello antinfluenzale e altri vaccini: il ritiro è  distribuito con questi citati. 
Questi sono molto probabilmente nel Gardasil, che, in realtà sembra essere progettato per distruggere i centri emozionali femminili e attaccare il cervello, e come dimostra questo rapporto.

Se sei uno che va oltre il titolo e vai oltre la prima pagina di lettura, è meglio riconsiderare le vostre informazioni e abitudini ti poni nella condizione di leggere tutto.

Il nanobot a sei zampe batteriofago T4 distrugge il cervello e ti modifica geneticamente.

I vaccini utilizzati ora in distribuzione sono questi.

Qualcosa chiamato batteriofago T-4 esisteva anche prima, ma non aveva di certo l’aspetto di questo.

Sapevo che il sei zampe T4  batteriofago non era naturale e che è stato progettato e costruito da Israele, e ho trovato il modo per dimostrarlo. Clicca l’immagine a sinistra per vedere come ho dimostrato, che questa non è una bufala. Google non produce risultati di immagini per T4 bacteriphage prima del 1 settembre del 2007, e molto dopo il 1 settembre del 2008. Quindi questo è il lasso di tempo in cui questo piccolo demone a sei punte è stato rilasciato in libertà senza controlli. E Google ha successivamente truccato  queste ricerche, come  ho già documentato, in verità.

Si tratta di una situazione di emergenza, ora, questo è ciò che Israele sta  utilizzando per la sua guerra razziale con l’etno-bomba, e il seguente rapporto da questo sito web spiega tutto su questo argomento:

Questo è ciò che Israele sta per utilizzare nella sua guerra alle razze con l’etno-bomba.
La vera minaccia per il nostro futuro è il nanobot batteriofago T4 Si è verificato un allarmante sviluppo per quanto riguarda il tema dei fagi virus

Per fornire un background su questo, ho un amico molto vicino, che è un dottorato di farmacologia e un esperto nel campo della microbiologia  correlata. Pur avendo lunghe discussioni sul futuro della medicina come arma, questo amico è andato avanti e avanti su come i batteriofagi venivano riprogettati per attaccare le nostre cellule cerebrali, piuttosto che il loro ospite normale – batteri, DNA, si impianta direttamente nelle nostre cellule e le cambia immediatamente e per sempre , il cambiamento per le generazioni future, fornendo un carico utile di DNA alle cellule uovo nelle ovaie e anche per il sistema riproduttivo maschile. Ciò avrebbe un impatto permanente sul futuro del genere umano. Una volta che questo tipo di batteriofago è stato ricevuto tramite una vaccinazione, quelli vaccinati avrebbero indotto tratti del vaccino a passare lungo la via del DNA e inserito parte del betteriofago per tutte le generazioni future.

Anche se batteriofagi (che sono i virus che attaccano i batteri,) di vario tipo sono stati sempre praticamente intorno, sono finora stati considerati innocui perché diversi dal batterio, e sono anche altamente selettivi per il tipo esatto e specie di batteri che attaccheranno.

Quando si parla di questo argomento, ho sollevato la questione del perché stavano modificando i fagi invece dei virus comuni che hanno una storia nel attaccare le persone. Una risposta è nel fatto che fagi, più che i virus ordinari può attraversare il divario di specie, sono altamente selettivi nei loro obiettivi e sono programmati per attaccare solo precisamente quello per cui sono stati progettati – un batteriofago preferirà soltanto una variante di un particolare tipo di batteri. Per esempio, ci sono molti diversi tipi di batteri salmonella, e tra i batteri salmonella, un particolare fago attaccheranno solo una variante lasciando altre varianti di sola salmonella. Nel cervello , non tutti i neuroni sono identici, ma sono tutti simili così quando somministrati tramite un vaccino intenzionalmente contaminato, l’alta selettività di un batteriofago modificato può essere utilizzato per indirizzare con precisione il tipo di neurone un vaccino sabotato sarebbe destinato a spazzare via tutto.

Un’altra ragione per cui i batteriofagi sono stati scelti come candidati principali per il cervello e la modifica del DNA è il fatto che non sono progettati per attaccare le persone, per cominciare, quindi a reinfettare le persone che non hanno mai ricevuto il vaccino contaminato sarebbe impossibile – un fago, non sarebbe tale da farlo attraverso i polmoni o la pelle e nel flusso sanguigno, semplicemente perché non è mai stato progettato per rompere quelle barriere biologiche. Ma un ago, inietta direttamente nel flusso sanguigno  bypassa tali barriere. Così per l’élite, sarebbero emotivamente  intorpiditi, storditi, o geneticamente alterati avrebbero poco da temere, pur essendo tra le loro vittime, anche se la malattia infuria dentro di loro.
Non posso sottolineare come i fuori di testa miei amici nella comunità medica sono oltre questa tecnologia, uno ha detto in sostanza che rappresenta la fine del genere umano perché era nelle mani di persone malvagie, e che sarebbe stato utilizzato per dividere l’umanità in due gruppi diversi – uno che è stato reso inferiore per la sostituzione del DNA permanente, con il nuovo DNA diventano parte integrante di ciò che viene trasmesso attraverso le generazioni.

Ci sono due modalità di fagi in azione a operare , uno è per l’assalto attivo, e uno è in modalità dormiente. Il tipo assalto attivo delfago, chiamato fago litico sarebbe stato utilizzato per immediata modifica della personalità degli individui, e il tipo lisogenico, che invade e apporta modifiche al DNA, mentre lasciano tutto ciò che sta attaccando vivo, sarebbe stato utilizzato per la modificazione genetica delle persone , le modifiche che estendono alle generazioni future per essere permanenti.
E ora su questo robot spettrale come sei zampe fago T4 completamente esagonale che ora domina totalmente il web – Vorrei sapere perché le persone che stanno attuando questa truffa con il vaccino contaminato sulle persone che hanno in qualche modo fatto questa particolare variante così dominante nello spettro pubblico. Quindi, mi si permetta di chiedere perché questa cosa è quasi completamente in linea dominante, quando esistono molti tipi diversi di fagi e perché le immagini di questa cosa non c’erano  nelle immagini su Google prima di settembre del 2007?

Mi permetta di fare un ipotesi , guardate. E’ un questione di orgoglio nazionale. Una forma di culto come l’orgasmo religioso. Tutti i fagi raffigurati ora non solo hanno sei zampe, ma hanno anche una stella di David sul corpo. Questo non è naturale, è palesemente evidente, e in basso a destra è pericoloso. Sai cosa ci riserva il futuro, adesso? Si tratta di qualcosa di molto più spaventoso di ogni micro drone – è il cervello che mangia, i fago, specificamente progettati per mangiare i vostri neuroni emotivi e renderti incapaci di libero arbitrio. Mi è stato detto (molto tempo fa, nel 2010) è in fase di sviluppo come additivo per il vaccino da somministrare sotto stretto controllo e non può sopravvivere al di fuori del corpo, perché quel certo Gruppo a sei punte gli individui hanno la stessa genetica come il resto di noi, in modo da essere senza dubbio resi certi che la propria arma non può saltare fuori dal selvaggio e li perseguitino.

Incubo contaminato ha bisogno di un aggiornamento, perché parla solo di adiuvanti dei vaccini. Tutta questa cosa , il fago è qualcosa di nuovo, quattro anni avanzate di là di questo articolo. Vi suggerisco di prendere Alex come un grano di sale e di guardate questo video, è davvero mortificante.

Suggerisco a tutti di salvare una copia della foto a sinistra di un diverso tipo di #fago naturale, perché attraverso expungementdella storia “loro” senza dubbio vogliono creare uno stupore religioso su come le loro piccole gambe esagonali modelli andstar di davidphage per devastare i corpi del resto del genere umano. e su questa nota, forse l’ho già detto sopra che il motivo del ri-engineering del fago per fare il lavoro piuttosto che a un virus infettivo conosciuto, sarebbe quello di fare bene e assicurarsi che non si diffonda ad altre persone indiscriminatamente, ma non posso fare a meno di immaginare che un tale microrganismo non sarebbe stato selezionato solo per le sue apparizioni  profondamente ebraica . Quello stupido fago ha sei punti del corpo se visto dall’alto, sei punti sul corpo quando è visto di lato, e sei gambe.
PERFETTO, che tu sappia!

. . . . . Ma non sono sicuro che sia solo una coincidenza. . . . . . . .

Di seguito viene discusso un test in esecuzione di questo nanobot
I medici dicono “E’ come il cervello è in fiamme”

Leggi il seguente rapporto da vicino: è evidente che il vaccino Gardasil non è per il Papillomaè per attaccare i centri emozionali, e il seguente rapporto lo dimostra.

PHILADELPHIA (CBS) – E’ una malattia misteriosa, scoperta recentemente che colpisce principalmente le giovani donne, ed è spesso mal diagnosticataI medici hanno scoperto che, qui a Philadelphia, dicono che è come se il cervello fosse in fiamme.

Si inizia con cambiamenti di personalità, e poi le giovani donne restano stordite,  nei letti d’ospedale, come delle possedute e poi diventano catatoniche. Erano tutte normali, quando improvvisamente la loro vita è andata in tilt.

“Un minuto e sto singhiozzando, piangendo istericamente, e il minuto dopo mi piace ridere”, ha detto Susannah Cahalan, del New Jersey.

Il mio commento:

Cambiamenti di personalità? Questo è esattamente ciò che accadrà se i vostri centri emozionali, che controllano gran parte della personalità, vengono attaccati. E come possono i medici solo palesemente affermare che “E’ come il cervello fosse in fiamme” se non sono nel programma e non hanno alcuna indicazioni su ciò che sta succedendo? Inoltre, colpisce DONNE soprattutto giovani, il gruppo che avrebbe avuto il vaccino GARDASIL. Affermano in questo piccolo articolo che si può “vedervi una risposta autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca il cervello“, oh, ma sono così irresponsabili da omettere un fatto palese che è  causato dai vaccini somministrati ad un gruppo controllato, e che i vaccini sono responsabili di tutti i disturbi autoimmuni del sistema immunitario.

Il fatto che si tratta di una somministrazione controllata di una malattia è provato dal fatto che è così selettivo in “giovani donne”, non donne di mezza età, adolescenti, ragazzi, bambini, uomini o qualsiasi altra cosa, ma,solo le donne giovani. LE GIOVANI DONNE INOCULATE con il VACCINO GARDASIL ,  è praticamente fuori discussione, che SOLO  LORO sono state colpite da questa malattia, è il mezzo che ha causato questa “malattia” a Philadelphia. Philadelphia senza dubbio ha un batch del vaccino personalizzato.

Ulteriore approfondimento sulla pila di BS nella relazione della CBS è il fatto che i medici chiamano una malattia auto immune per tutte. Non vi è alcun modo di poter sapere  per certo, a meno che non sapevano che c’era una campagna di prova vaccinazione a livello locale per Philadelphia, e hanno assunto chi era auto immune.? La mia ipotesi  è che questo piccolo mostro a sei zampe è stato testato con una prova, in un gruppo controllato da élite, con l’obiettivo primario –  su giovani donne, per vedere come le distrugge. Non c’è dubbio che qualsiasi donna che ha ottenuto questi vaccini, ha nella sua cartella clinica, si userà quel record per vedere se “dopo il recupero completo” da questa malattia diventa lo schiavo salariato perfetto che vogliono lei sia. Essi senza dubbio hanno tenuto traccia di tutto il corso che fa, dal numero di aborti per quanti giorni i suoi figli trascorrono in ricovero giornaliero, e in che modo lei segue la programmazione inserita nella sua vita attraverso vari meccanismi di controllo dei media. L’Obamacare sarà perfetto per questo.

Ero molto paranoica e maniacale. C’era qualcosa che non andava. Ho immaginato camion che mi seguivano “, ha detto Emily Gavigan, della Pennsylvania. 

E il peggio è venuto per Emily Gavigan, quando era al secondo anno presso l’University of Scranton. Ricoverato in ospedale, e fuori di se,  non poteva controllare i  movimenti del braccio. Poi ci sono stati attacchi epilettici, aveva bisogno di un ventilatore sempre acceso. I suoi genitori stavano guardando la loro unica figlia andarsene. 

E’ stata tra  la vita e la morte per settimane“, ha detto Grazia Gavigan, la mamma di Emily. 

La stavamo perdendo . Questo era qualcosa che non  potevo controllare “, ha detto Bill Gavigan, il padre di Emily.

Anche i medici non riuscivano a capire cosa non andava in Susannah.

Ho avuto movimenti anomali bizzarri, avrebbe lasciato le braccia estese, si sa, di fronte a me. Ero una persona relativamente normale, poi un minuto dopo ho le allucinazioni e insistevo sul fatto che mio padre mi aveva rapito “, ha detto Susannah.

Risultato, Susannah e Emily non erano malate di mente. Entrambi avevano una malattia autoimmune chiamata Encefalite da anticorpi anti-NMDA, quando gli anticorpi attaccano il cervello, causando gonfiore.

Il mio commento nome freddo per questo – “Encefalite da anticorpi anti-NMDA” e lasciami spiegare rapidamente che cosa significa. Recettore NMDA encefalite ,  indica rigonfiamento del NMDA la ricezione di assoni nel cervello. Anti è simulato. Si dà assoluta indicazione di autoimmune, che è BS. La linea di fondo, di questa terminologia, è che qualcosa ha causato un gonfiore dei siti del recettore NMDA.

Ed ora ho la mia arma, per cancellare la BS 

Quei medici sanno esattamente che cosa ha causato questo.
Volete sapere perché? Perché hanno detto che i recettori NMDA si gonfiavano, e non c’è modo per poterlo sapere, a meno che non si faccia tramite la chirurgia CERVICALE  per rimuovere alcuni dei TALI RECETTORI e metterli su un vetrino da microscopio e confermare che sono davvero gonfi. Quei medici sapevano che questo era un test, e che questi recettori avrebbe causato il gonfiore. Sapevano che c’era un esperimento biologico in corso, e sono stati gli osservatori, ASSENTE un cervello BIOPSIA NON C’È ALTRO MODO per loro di dire quello che hanno fatto, DIVERSA  la prescienza di quello che stava realmente accadendo. Di biopsie non se ne mai parlato. Convenientemente, la parte di una morte quasi certa di questi dei recettori, è stata lasciata opportunamente fuori.

Tutto ciò per quanto riguarda ciò che “i medici non riuscivano a capire ” è solo fumo negli occhi, se sputavano una risposta troppo in fretta qualcuno si sarebbe potuto chiedere come facevano a saperlo. E il fatto che questo si sia placato, dopo poche settimane, dimostra che non è stato alcun tipo di malfunzionamento autoimmune come questo articolo negli Stati Uniti, perché i disturbi autoimmuni non scompaiono dopo poche settimane. Qualcosa di diverso dal  autoimmune ha causato tutto questo. Credo che questo era un test GM virus batteriofago, dove i fagi virus è andato , ha fatto il suo lavoro, e quando lo ha completato , quei siti recettoriali non trasmettevano spazzatura casuale , perché erano morti. Fine dei sintomi. Il Morto tace.

Il fatto che tali dichiarazioni fallaci evidenti da parte dei medici reso in questo rapporto della CBS senza essere scoperto dimostra che la CBS non è qualificata per coprire argomenti di questa natura. Malattie autoimmuni chiarite in poche settimane? SI, COME NO.

Susannah dice che questo è ciò i medici hanno spiegato ai suoi genitori “, hanno detto loro che il suo cervello è in fiamme. Hanno usato queste parole: ‘Il suo cervello è in fiamme.

ETIOPIA, IL MASSACRO DEI CONTADINI CONTRO LA DIGA DELLE MULTINAZIONALI ITALIANE

http://frontierenews.it/2013/01/etiopia-il-massacro-dei-contadini-contro-la-diga-delle-multinazionali-italiane/

etiopia

Adulti legati agli alberi e fucilati, bambini e bestie gettati nei fiumi, cadaveri dati in pasto alle iene e un villaggio Suri raso al suolo. Dei 154 abitanti solo sette i sopravvissuti.

di Luca Iacoponi

Tra polemiche e controversie intorno alla diga Gibe III, cresce il numero delle vittime in Etiopia. Nell’ultimo rapporto, che risale a dicembre 2012, viene rivelato che sono centinaia le persone che hanno subito violenze, omicidi e stupri. La “colpa” è quella di opporsi alla costruzione del colosso idroelettrico per difendere la propria terra.

Nella valle dell’Omo, patrimonio dell’Unesco, un conflitto silenzioso iniziato 7 anni fa continua a mietere vittime. Non è uno di quei conflitti che ai grandi eserciti europei interessa risolvere. Si tratta di una guerra indetta e gestita dal “progresso”, se così è lecito chiamarlo. Nel luglio 2006 il governo etiope, attraverso la EEPC (Ethiopian Electric Power Corporation) appalta, ma senza bando né gara, alla Società italiana Salini Costruttori la realizzazione della terza diga che porta il nome di GIBE.

“Ispirata ai principi dello sviluppo sostenibile, fa leva sull’innovazione tecnologica e organizzativa e sullo straordinario patrimonio umano e professionale di cui dispone, per sviluppare soluzioni costruttive, capaci di valorizzare le risorse dei territori e di contribuire alla crescita economica e sociale dei popoli”, è la mission che la Salini dichiara sul proprio sito. La diga sarà un gigante di cemento in grado di produrre 6.500GWh all’anno. Energia da immettere nel sistema elettrico nazionale e da rivendere a caro prezzo alla nazione più vicina: il Kenya.

Nonostante l’ordinamento giuridico di Adis Abeba preveda che prima dell’approvazione del progetto debba essere effettuata una valutazione sull’impatto ambientale e sociale, il  governo dà il via libera al magnate italico di deporre la prima pietra. La stampa non ne parla e il grido silenzioso dei 500mila abitanti della valle resta sommerso. Soltanto nel 2008 l’EPA (Ethiopian Environmental Protection Authority) dà ufficialmente il via libera ai lavori dopo aver ricevuto un dossier del CESI – guarda caso un’agenzia milanese, che definisce l’impatto ambientale legato al progetto “trascurabile” o addirittura “positivo”. Il Cesi si è però impegnato a trascurare l’uso delle terre limitrofe alla diga da parte dei contadini locali, piuttosto che come funzioneranno i futuri piani di regolazione delle piene e delle irrigazioni artificiali. Lo studio dell’agenzia milanese non parla nemmeno lontanamente della futura situazione del lago Turkana, oltre il confine con il Kenya, che dall’Omo riceve il 90% delle sue acque.

Eppure gli studi di settore effettuati da una serie di Ong dicono l’esatto opposto. “La diga altererà in modo drammatico i flussi stagionali dell’Omo e avrà un enorme impatto sui delicati ecosistemi della regione e sulle comunità indigene che abitano lungo le sponde del fiume fino al suo delta, al confine con il Kenya. La portata dell’Omo subirà una drastica riduzione. Il fenomeno interromperà il ciclo naturale delle esondazioni che periodicamente riversano acqua e humus nella valle alimentando le foreste e rendendo possibile l’agricoltura e la pastorizia nei terreni rivivificati dalla acque. Tutte le economie di sussistenza legate direttamente e indirettamente al fiume collasseranno compromettendo la sicurezza alimentare di almeno 100.000 persone.”, si legge su survival.it.

E così le popolazioni locali sono state costrette a un processo di “villaggizzazione” come lo hanno definito le autorità locali. Un vero e proprio trasferimento forzato di intere tribù come i Mursi, i Bodi e i Kwengu in campi di reinsediamento. Violenze fisiche e morali sono i mezzi di coercizione che accompagnano questo rastrellamento. Grazie a un servizio della Cnn è emerso un reportage a dir poco agghiacciante. Adulti legati agli alberi e fucilati, bambini e bestie gettati nei fiumi, cadaveri dati in pasto alle iene e un villaggio Suri raso al suolo. Dei 154 abitanti solo sette i sopravvissuti.

Stephen Corry, direttore generale di Survival International, ha dichiarato: “Questa mappa rivela quello che il governo etiope voleva nascondere, ovvero l’intenzione di reinsediare le tribù della bassa valle dell’Omo. Tenendo conto anche delle numerose segnalazioni che ci sono pervenute su sfratti violenti e intimidazioni, l’obiettivo finale del governo è divenuto ormai lampante, così come il suo rifiuto di rispettare i fondamentali diritti di chiunque si ritrovi sulla sua strada.”

Gli appelli che chiedono di interrompere questo scempio sono molteplici. Tra i primi è stata l’Unesco, a seguire Survival International, Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, Counter Balance coalition, Friends of Lake Turkana e International Rivers. E’ stato creato il sito stopgibe3.it dove sono disponibili informazioni e news sulla situazione e Survival.it ha lanciato una petizione per impedire il continuo di questa strage.

AVIGLIANA DISERTERÀ GLI INCONTRI DELL’OSSERVATORIO TAV, “OPERA INUTILE E DANNOSA PER LA VAL DI SUSA”

Il sindaco di Avigliana, Archinà

Pubblicato il 01/08/2017
FRANCESCO FALCONE
AVIGLIANA (TORINO)

Al contrario di Rivalta, che dopo il voto di giugno ha cambiato rotta, e deciso di rientrare nell’Osservatorio sulla Torino-Lione, Avigliana non parteciperà nemmeno in futuro al tavolo presieduto da Paolo Foietta. Ieri sera, lunedì 31 luglio, la maggioranza del nuovo sindaco Andrea Archinà ha, infatti, bocciato in Consiglio comunale la richiesta delle minoranze di fare dietrofront sulla scelta di disertare gli incontri dove si decidono le modalità di realizzazione della nuova linea ad alta velocità prevista in Val Susa.  

Dai banchi delle opposizioni è arrivata la proposta di «tornare al tavolo per il bene della Città dei Laghi. Non è questione di essere favorevoli o contrari – avvertono Toni Spanò e Angelo Roccotelli -. Bisogna essere laddove si decide per poter cogliere le ricadute dell’opera, in termini di compensazioni, e per essere al corrente delle decisioni che vengono prese sul futuro del nostro territorio». 

Una visione che contrasta nettamente con quella della squadra del sindaco Archinà, in continuità con la passata amministrazione del sindaco Angelo Patrizio: «Condizione di base per sedere nell’Osservatorio è essere disposti a discutere di come realizzare l’opera, escludendo a priori l’ipotesi zero – argomentano il primo cittadino e Rino Marceca, rappresentante di Avigliana nell’Unione montana e storico esponente di maggioranza -. Abbiamo partecipato, e parteciperemo, a tutti i tavoli istituzionali e tecnici. Ma non ad un Osservatorio che parte dal presupposto che vada realizzata un’opera che riteniamo inutile e dannosa per la Valle». 

TAV e trasporti: intervista al senatore Marco Scibona (M5S)

http://www.tgvallesusa.it/2017/08/tav-trasporti-intervista-al-senatore-marco-scibona-m5s/

TG Valle Susa

Qual’è la reale situazione dei trasporti logistici e del Tav in Val di Susa? Ne abbiamo parlato con Marco Scibona che da anni segue le vicende valsusine.

di Davide Amerio per Scenarieconomici.

La situazione del  in Val di  si colora sempre più di incognite. La Francia mette in atto una “pausa di riflessione”. Nella zona del cantiere di Chiomonte è stato recentemente scoperta la presenza di un lepidottero di specie protetta dall’Unione Europea. I lavoratori del cantiere sono in sciopero, si devono rinnovare gli appalti e vengono al pettine i nodi dei rapporti con i francesi. La logica dietro quest’opera “strategica” mostra sempre più evidenti lacune a cominciare dalla visione trasportistica dell’Italia. Di tutto questo abbiamo parlato con il senatore , del M5S, esperto di  su ferrovia,  della prima ora e che da anni segue le vicende connesse alla linea . Buona lettura.

Alla luce delle notizie che giungono dalla Francia, questa pausa dichiarata dalla ministra francese Elisabhet Borne, quali conseguenze potrebbe, o dovrebbe avere, sul progetto del Tav tra Torino e Lione?

Teniamo presente che già per ben tre volte la Corte dei Conti francese ha puntato l’attenzione su questa linea tra Italia e Francia, dimostrando che in Francia c’è una diversa attenzione e sensibilità sulla spesa pubblica, laddove noi spendiamo molto di più su quella che è la parte nazionale della linea rispetto a quella internazionale. Nel momento in cui la spesa economica francese non è delle migliori e devono valutare quai sono le spese più opportune da fare in un momento di crisi, evidentemente il governo ha deciso di fare ulteriori valutazioni. Potrebbe non cambiare nulla, ma intanto ci vogliono pensare su. Non possiamo ancora dire se questo comporterà un blocco della parte internazionale o anche di quella nazionale, dal nostro punto di vista meno danni si fanno, meglio è.

La nostra parte a che punto è il progetto?

Dalla nostra parte devono ancora essere realizzate le valutazioni del VIA [Valutazione dell’Impatto Ambientale n.d.r] ed essere effettuati i bandi per le gare d’appalto. La nostra preoccupazione è riuscire a fermare il progetto prima che siano completate le gare con la messa in atto delle clausole penali. Prima riusciamo a mettere un punto su questo progetto, prima salviamo i conti pubblici. Anche se l’ultimo decreto sul VIA ha annullato qualsiasi garanzia ambientale, resta il fatto che le gare d’appalto devono svolgersi a livello europeo e i tempi sono abbastanza lunghi.

Quindi il “progetto” c’è? E se uno lo volesse esaminare?

Il progetto c’è e… non c’è. In Italia non si capisce bene chi ha i “titoli” giusti per accedere ai dati. Per esempio, un consigliere comunale ha più “potere” di un senatore. Tutte le volte che ho richiesto, ufficialmente, di vedere i documenti, mi è stato risposto che non ho “titoli” per accedervi, perché non sarei “parte in causa”. Fatto alquanto strano, come senatore del Piemonte dovrei almeno avere accesso a tutti i “progetti” che riguardano la nostra regione. Ė più facile per un consigliere comunale, magari di opposizione, accedere a queste informazioni.

Qualche giorno fa, un giornale locale della  (Valsusaoggi) ha illustrato quello che dovrebbe essere il progetto finale.

Sì, fa parte di una presentazione. Dovrebbe essere la versione “definitiva” che prevede un allargamento ulteriore del cantiere di Chiomonte, e non si comprende bene come potrebbero farlo avendo già occupato tutto lo spazio a loro disposizione. Il sito però è per loro meglio difendibile – militarmente,- rispetto alla piana di Susa e la zona è meno urbanizzata. L’uscita verso la città di Susa avverrebbe quando, di fatto, i lavori di scavo saranno finiti.

Il tunnel geo gnostico è terminato?

Il tunnel geo gnostico è finito, con 500 metri in meno (7020 metri finali), i finanziamenti sono stati recepiti tutti, in quanto i costi, hanno dichiarato i costruttori, sono stati maggiori del preventivato. Ora sono in corso i lavori di strutturazione interna della galleria per renderla funzionale all’uso.

Quindi lo scavo della famosa galleria di 57 chilometri per far transitare il Tav come si collega con l’attuale galleria?

Verrà realizzata un’altra discenderia parallela a quella già esistente, ovvero una galleria che scende fino al livello del tragitto effettivo del tunnel di base. Lì verrà realizzato il camerone dove verrà montata la talpa, o le talpe.

Ma non c’è il rischio che, occupandosi molto del tunnel, senza chiarezza del progetto finale e con queste perplessità della Francia, si finisca per fare un gigantesco “buco” (che richiede anni di lavoro e una montagna di soldi) per poi non utilizzarlo?

Questa purtroppo è quasi una certezza. L’interesse di quest’opera non è far passare il treno ma fare la galleria. Ricorda un po’ la situazione delle “Grandi Stazioni” dove quel tipo di progettualità prevede una cura molto affinata per gli aspetti commerciali (negozi, promozioni) e poi, incidentalmente, ci passano anche i treni.

Parliamo della famosa stazione “internazionale” di Susa, quella per la quale è previsto un preventivo di 48 milioni di euro e ne sono stati già spesi 3 per la progettazione.

Questa stazione in realtà, non è neanche ubicata in Susa. In linea di massima potrebbe anche starci, considerando Susa una città di confine, un fronte turistico pre alpino, l’assurdità è progettare una stazione internazionale a 3 chilometri dal centro. La prerogativa della ferrovia è quella di portare i viaggiatori nel centro delle città. Non ha senso avere delle navette per portare le persone dalla stazione al centro della città o nelle località turistiche come Bardonecchia. E’ quasi esilarante la programmazione turistica del progetto: l’idea che con questa linea arriveranno i turisti dalla Russia e dall’Inghilterra per andare a sciare a Bardonecchia. Costoro arriverebbero a Susa (alla stazione internazionale), poi dovrebbero prendere un trenino per tornare a Bussoleno per prendere un altro treno per andare a Bardonecchia! Oppure fare il tragitto in autobus. Mentre oggi arrivi direttamente con il treno a Bardonecchia senza effettuare cambi.

Questo non fa forse parte del tentativo dei favorevoli al Tav (oggi anche con un sito web) di delegittimare la linea storica che invece funziona e svolge egregiamente il suo ruolo?

Esattamente. Questo è un fatto molto grave. Ho fatto molti interventi a riguardo. Noi siamo pro ferrovia. La strada ferrata è il mezzo migliore dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Oggi assistiamo invece a un commissario di governo (Foietta) che sminuisce la sicurezza di un tunnel internazionale come quello del Frejus. Questo è inammissibile. L’operazione, fatta anche con il web, avviene per contrastare la diffusione mediatica dell’informazione No Tav.

Ma un commissario di governo che fa certe affermazioni, dovrebbe essere denunciato come minimo per “procurato allarme”, e poi mandato a casa; non può un commissario fare affermazioni contro il governo stesso.

Sembrano esserci delle contraddizioni in atto: da una parte si dice che il tunnel del Frejus non è sicuro, dall’altra, sulla via stradale, si apre la seconda canna per aumentare il transito, mentre nel contempo di vorrebbe portare su rotaia il traffico merci.

C’è una discrasia totale. Si parla da decenni della nuova linea ferroviaria, poi con la scusa delle sicurezze si costruisce una seconda canna del Frejus (solo per le emergenze) e dopo che sono stati firmati gli appalti si decide di trasformarla in una galleria di transito. Manca completamente una visione trasportistica globale. L’interesse è far lavorare determinate ditte e determinate persone.

La questione del Frejus è molto importante: è emersa la presenza di dolo, ne abbiamo parlato in commissione al Senato. Sono stati fatti dei lavori di abbassamento della linea ferrata per adeguare la sagoma della galleria al modello delle sagome PC80 per consentire ai treni Modalor (quelli che partono dall’interporto di Orbassano) di passare senza problemi. Questi treni sono in grado di caricare un Tir con la motrice attraverso un doppio pianale che scivola esternamente per far salire il mezzo. Il vantaggio è che si possono caricare/scaricare i Tir senza scomporre il treno. Un sistema simile è già utilizzato per il Gottardo.

Il problema è che questo non è il modo migliore per trasportare le merci. Il tipo di carro ha un peso di tara maggiore, a causa della sua struttura, il fatto di trasportare anche la motrice – che ha un valore di tara nullo,- e considerando che viene aggiunto un vagone per il trasporto dei conducenti, rende il sistema non sostenibile e addirittura peggiorativo rispetto al transito su gomma. Dal punto di vista dei costi sostenuti per il trasposto merci è troppo oneroso.

Se valutiamo il tempo di transito per arrivare in Francia al corrispondente centro di smistamento delle merci, il viaggio è talmente breve che gli autisti non hanno il tempo di riposo previsto per legge. Quindi all’arrivo, sono costretti a stare ancora fermi delle ore prima di ripartire.

Questo sistema di trasporto denominato A.F.A. (Autostrada Ferroviaria Alpina) è stato promosso e sponsorizzato (lato Francia e lato Italia), negli ultimi 15 anni, con 5 milioni di euro da parte di ogni governo, all’anno. Adesso è stato siglato un nuovo protocollo e la sponsorizzazione annuale passa a 10 milioni di euro. Questi soldi vanno finire ai trasportatori sotto forma di agevolazioni. Ovviamente è una cosa che non ha alcun senso! Daremo battaglia e voteremo contro questo spreco di denaro.

Questo tipo di trasporto è utilizzato altrove?

Sì, in Svizzera; ma lì l’iniziativa ha più senso in quanto nel paese è di fatto vietato il transito dei Tir. Quindi anche se il sistema non è così conveniente, lo diviene perché tolgo completamente i tir dalla strada. I camion salgono sul treno al confine e vengono scaricati al confine successivo.

A questo punto noi proporremo di incentivare un trasporto merci su rotaia di tipo “tradizionale”, ovvero con pianale basso. Oppure pianale fisso, non Modalor, con una gru per i prelievi/depositi dei camion, oppure dei container. A questo punto a viaggiare sarebbero solo le componenti merci e non le motrici, né gli autisti.

Da cosa scaturisce l’allarme del commissario di governo?

Dal fatto che con i lavori di ristrutturazione del tunnel, dal lato Italia (quindi metà della galleria) è stato abbassato il piano del ferro di 60 cm e la linea elettrica di conseguenza: un lavoro ben fatto che consente il passaggio delle sagome (PC80) in modo corretto. Dal lato francese, che è costato molto di più, è stata adottata un’altra tecnica: non hanno abbassato il piano ferroviario ma avvicinato l’interbinario (ovvero hanno messo più vicini i binari nei due sensi), per far in modo che le sagome dei treni si allontanassero dalla volta della galleria. In questo caso, transitando dei pianali di tipo Modalor, durante il movimento del treno si sommano il molleggiamento del pianale e quello del camion; quando due treni così si incrociano, il basculamento in curva di questi molleggi combinati potrebbe generare una collisione sino a due centimetri. Di conseguenza il Prefetto francese ha vietato il transito dei convogli Modalor in doppio senso in galleria. Sono stati così inficiati 400 milioni di euro di ristrutturazione.

Invece di sparare considerazioni campate per aria, il commissario, insieme al ministro (Delrio), sempre molto attento quando le questioni riguardano i No Tav, avrebbero dovuto fare pressioni sul governo francese per pretendere che i lavori fossero fatti correttamente, o esigere il rimborso dei soldi spesi dall’Italia che ha eseguito i lavori a regola d’arte. Invece il commissario usa questo questo pretesto per promuovere la nuova linea dichiarando che quella storica non è sicura. Altre questioni di norme di sicurezze sollevate da Foietta, non centrano con il Frejus, perché quelle norme sono stabilite per le nuove costruzioni. Se così non fosse, fuori norma ci sarebbe il 90% dei tunnel europei. Da notare che il tunnel del Frejus è uno dei pochi dotato di un corpo speciale, privato, di vigili del fuoco in servizio permanente. Questa normativa europea non è rispettata da nessuna parte.

Recentemente al cantiere di Chiomonte sono stati messi in atto degli scioperi da parte dei lavoratori; sono terminati gli appalti e gli operai hanno il timore di perdere il posto. Qual’è la situazione?

Quando è stato approvato l’accordo tra Italia e Francia nel 2012, noi abbiamo sempre messo in atto rimostranze perché in quell’accordo è specificato che la legislazione competente è quella francese e questo avrebbe provocato dei grossi problemi, tra questi il fatto che la Francia non ha una legge antimafia.

Tutto ciò che riguarda la sicurezza dei lavoratori e la prevenzione è a carico delle norme del governo francese. Di conseguenza anche le gare d’appalto. Se si vuole essere “globalisti” allora bisogna prendere sia i pro che i contro. Per esempio l’uso della legge regionale del Piemonte denominata “Démarche Grand Chantier” con la quale la regione voleva agevolare le ditte locali all’interno dei cantieri strategici del Tav, non è accettabile in sede europea. Non si può essere favorevoli alla globalizzazione e poi fare leggi per favorire le ditte locali amiche. Quindi ora le gare saranno realizzate a livello europeo e, ammettono anche i fautori dell’opera, ci saranno molti rischi per le nostre imprese. Per come si organizzano i francesi, prenderanno loro tutto le gare. Noi avevamo sottolineato questi rischi e siamo stati tacciati come quelli che non capivano nulla, ed erano contro il progresso. Non si può essere globalisti a proprio piacimento. Spiace per i lavoratori, ma avevamo avvisato anche loro di questi rischi.

Ci sono state polemiche sulla costruzione della linea della linea FSM5 verso Orbassano (Torino), che hanno coinvolto anche la giunta comunale, dal momento che Foietta ha dichiarato che l’opera fa parte del progetto delle compensazioni sul Tav.

Ovviamente noi siamo sempre stati a favore del trasporto pubblico, che comprende metropolitana e ferrovia), abbiamo sempre dichiarato che è inammissibile ogni opera pubblica in Piemonte, e in particolare in Val Susa, sia da legittimare all’interno di una compensazione per accettare il passaggio del Tav. La linea FSM5 non ha nulla a che fare con le compensazioni. E’ una implementazione del trasporto pubblico locale a favore dei cittadini, che hanno pagato le tasse; e lo Stato, se vuol essere tale, deve offrire dei servizi a fronte del gettito fiscale. In realtà l’anomalia è che i lavori della FSM5 erano già stati proposti come “compensazione” per i lavori dell’inceneritore (del Gerbido), quindi siamo di fronte a una autentica presa in giro: prima ti vendono un’opera pubblica come compensazione, mentre come cittadino quell’opera ti aspetta come diritto, poi, nel momento in cui non la fanno, trascorsi un po’ di anni, te la rivendono come compensazione di qualche cosa d’altro.

Anche qui il commissario di governo ha lasciato intendere che i lavori per la nuova fermata all’Ospedale San Luigi fanno parte delle compensazioni e rientrano nel progetto Tav. La realtà è differente, al momento i lavori sono partiti grazie al fatto che RFI ha deciso di anticiparli temporalmente, in quanto non si sa quando verrà realizzata la linea del TAV. Curiosità grottesca è che la fermata per l’Ospedale verrà costruita 700 metri dall’ospedale: totale assurdità, i cittadini saranno costretti comunque a prendere un altro mezzo pubblico per recarsi all’Ospedale San Luigi dalla fermata del treno metropolitano. Viene quindi meno l’utilità di quest’opera.

(D.A. 01.08.17)

SOMALIA, CON CHI STARE

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2017/07/somalia-con-chi-stare.html

MONDOCANE

LUNEDÌ 31 LUGLIO 2017

A proposito della “Risposta di un africano a Zanotelli” mi preme una rettifica a questo periodo:

“Perché Alex non ha il coraggio di puntare il dito contro chi sta creando i terroristi in Africa, a cominciare dai BokoHaram in Nigeria e Al Shabaab in Somalia? Crede davvero che in Somalia si divertano a fare una guerra civile da trent’anni? A chi giovano questi terroristi se non al neocolonialismo? La War on terror non è forse la nuova evangelizzazione del continente africano? Se vogliamo rompere il silenzio sull’Africa diciamo di chi è veramente la colpa. Quale altra potenza conosciamo impegnata a destabilizzare l’Africa ed il mondo intero con il terrorismo?”

Qui l’autore, che come me conosce l’Eritrea, mostra di non conoscere la Somalia e di cadere anche lui nella trappola delle mistificazioni/diffamazioni della propaganda imperialista e neocolonialista. Sebbene qualche tempo fa un gruppo del grande movimento islamico di liberazione nazionale Al Shabaab, si sia dichiarato seguace di Isis, o, se si vuole, dello Stato Islamico, immediata ne è stata l’espulsione da parte della direzione del movimento. Le foto che dilagano in rete di formazioni Shabaab con vessilli jihadisti favoriscono l’equivoco. Non so di ulteriori affiliazioni, se non quello che, con automatismo sospetto, ad Al Shabaab vengono attribuite dai soliti media mercenari. Si tratta di giustificare un’occupazione coloniale attuata mediante l’utilizzo di una feroce forza “interafricana”, UNOSOM, promossa dall’ONU con l’impiego di soldataglie dei paesi vicini ostili alla Somalia, colpevole di innumerevole atrocità ai danni dei civili, assistita da sempre più massicce incursioni di forze speciali, bombardieri e droni Usa, e affidata al governo di una successione di fantocci mai eletti da nessuno, ma creati a tavolino a Gibuti o a Nairobi dai colonialisti e loro clienti africani.

L’equiparazione a Boko Haram e altre forze terroristiche legate all’Isis è impropria, come è abusivo, improprio e funzionale agli interessi neocoloniali l’uso del termine “terroristi” per Al Shabaab. Mentre tutte le formazioni terroristiche legate a Isis o Al Qaida si sanno e sono dimostrate create, istigate e foraggiate dalle potenze occidentali e da Israele, non v’è nessuna indicazione che questo sia il caso per i ribelli somali. Tutte le manifestazioni di Isis e affini sono finalizzate a destabilizzare i paesi in cui avvengono, nell’evidente interesse del neocolonialismo e dell’imperialismo: dai paesi arabi alla Nigeria, all’Afghanistan, al Pakistan, alle Filippine, agli Uiguri dello Xinjiang, all’Europa. La lotta degli Al Shabaab invece è direttamente contro i regimetti filo-occidentali installati dall’imperialismo, ai suoi protettori Usa e Nato, ai loro complici africani (Kenya). Mi pare una differenza decisiva. E se tutte le formazioni terroristiche scaturite dai progetti e dalle strategia occidentali fanno sistematicamente strame di civili, ovunque, agli scopi noti della frantumazione sociale, dello spopolamento, dell’emigrazione, della militarizzazione repressiva, questo non è mai avvenuto in Somalia, dove le operazioni militari di Al Shabaab sono sempre dirette contro il regime imposto e i suoi sponsor.

 Farrah Aidid

Ma facciamo un po’ di storia. MI è capitato di essere inviato in Somalia nel 1991, pochi mesi dopo il rovesciamento di un  autocrate di lunga lena, Siad Barre, prima leader patriottico anticolonialista e alleato degli URSS ai tempi delle grandi decolonizzazioni, infine, a vento cambiato, fattorino degli Usa e feroce repressore del suo popolo. Dopo di me, per il TG3 venne Ilaria Alpi. Il defenestramento di Barre era dovuto a una rivolta dell’esercito sostenuto  da un’insurrezione di massa, guidata dal generale Mohamed Farah Aidid. Trattandosi di persona indipendente, patriottica, anticolonialista, espressione della popolazione somala, che ho avuto l’onore di conoscere e il piacere di intervistare, in Occidente gli si contrappose il solito burattino, tale Ali Mahdi, caporione tribale, del tutto incapace di contrastare la rivoluzione nazionale guidata da Aidid. Occorreva intervenire con più pesantezza per garantire al meglio il recupero della Somalia, collocata in posizione strategica sulla soglia dell’Oceano indiano e all’imbocco del Mar Rosso e Golfo Persico (quanto l’Eritrea!), o, al peggio, la solita condizione di caos e di Stato fallito, incapace di svolgere un qualsiasi ruolo di disturbo agli interessi occidentali. 

E parte la Missione Nato Restore Hope, in cui americani e italiani si distinguono per efferatezze ai danni dei civili e delle donne, sconfitta nel 1995 dalla resistenza popolare guidata da Aidid. L’Etiopia, caposaldo imperialista nel Corno d’Africa, che già aveva divorato un buon terzo della Somalia (l’Ogaden), dà una mano con ripetute invasioni, regolarmente respinte. Ali Mahdi scompare, ma Aidid, ora presidente della Somalia, viene ucciso in un epigonale scontro con miliziani residui di Ali Mahdi. Da allora è il caos, accanitamente perseguito dai soliti interessi.

La resistenza somala si riorganizza contro l’ennesimo “governo provvisorio” installato dai colonialisti, con l’Unione delle Corti Islamiche, organizzazione sociale storica, di segno moderato (esclude la Sharìa) e dotata di grande appoggio popolare, che passa alla lotta armata e contemporaneamente dà a Mogadiscio e al paese un assetto di pace e di riorganizzazione istituzionale. Sono, dopo 17 anni, i primi momenti di tranquillità e normalità per una popolazione saccheggiata e decimata dal recupero neocolonialista. Un massiccio intervento Usa, accompagnato dall’ennesima irruzione militare etiopica pone fine a questa prospettiva di riscatto della nostra ex-colonia. Una ex-colonia depredata e il debito nei cui confronti l’Italia ha voluto pagare inondandola di massacri bellici e di rifiuti tossici con gli sporchi traffici tra servizi e mafie e signori della guerra locali. Rifiuti tossici, anche nucleari, sepolti sotto nuove strade e terreni agricoli che hanno causato devastanti morie di abitanti e bestiame. Ilaria Alpi e Miran Hovratin, miei colleghi, che scoprirono questi crimini, dai loro autori e complici furono poi eliminati. E la vergogna dell’impunità di questi bonzi delle nostre istituzioni persiste.

Ci fu poi la fase della demonizzazione dei somali con la campagna contro i “pirati”, tesa a liberare le acque territoriali somale da pescatori che ne traevano sostentamento per una popolazione in preda a carestie e denutrizione, per lasciare mano libera ai predatori delle flotte pescherecce delle compagnie del Nord del mondo.

Dalla sconfitta delle Corti Islamiche nacquero gli Al Shabaab. E siamo ai giorni nostri.

Ci siamo coperti di delitti e vergogne come potenza coloniale, come partecipi di aggressioni e sterminii, come avvelenatori che rasentano il genocidio, come  istigatori di migrazioni di massa che sterilizzassero la Somalia e abbattessero salari e diritti dei nostri lavoratori, come assassini di due nostri bravi giornalisti che avrebbero inchiodato i delinquenti di regime italiani alle loro responsabilità. Non aggiungiamo ulteriore supporto ai barbari schierandoci dalla parte sbagliata. Oggi come oggi, gli Al Shabaab sono una forza di resistenza popolare a colonialismo, imperialismo, sguatteri africani corrotti e asserviti..

Forse qualcuno scoprirà che, invece, come i jihadisti sparsi qua e là dai globalizzatori di morte e distruzione, anche gli Shabaab non servono ad altro che a mantenere la Somalia nel caos  Che anche di loro le fila le tirano i barbari. Però oggi è così che non ammazzano o seviziano civili somali, ma gli invasori e traditori del paese. Cosa faranno questi combattenti somali in futuro sta in grembo a Giove e noi ci regoleremo di conseguenza.

Pubblicato da Fulvio Grimaldi alle ore 16:31

Non servono i numeri per descrivere il successo dell’Alta Felicita’

festival alta felicitàpost — 1 agosto 2017 at 00:58

Comunicato finale del Festival Alta Felicità – 

La prima cosa che vogliamo scrivere è GRAZIE, ma proprio a tutte e tutti.

Il movimento NoTav è riuscito ad arrivare ai cuori delle persone, oltre 600 persone hanno partecipato alla gita al Cantiere di Chiomonte, tutte per osservare con i propri occhi la macchina mangia soldi che da oltre venticinque anni prova a distruggere la Valsusa.

Una media di 150 persone ogni giorno hanno partecipato alle visite guidate che percorrevano due, tre vie al giorno. Solo ieri al, Ponte del Seghino, 400 persone si facevano raccontare una delle tappe della storia del Movimento, attraverso le letture dell’ultimo libro di Wu Ming 1. Quando il 31 ottobre del 2005 la polizia tentò di prendersi i terreni, ma fu respinta dalla popolazione che resistette per un giorno intero sui sentieri della montagna di Mompantero.

E oltre a sentirci parte della storia mentre che questa scorre, vediamo come la curiosità di avere risposte da parte della gente sia punto centrale.

In questo crediamo che il Festival Alta Felicità, nella sua seconda edizione, abbia nuovamente centrato l’obiettivo, ma anche alzato la posta, poiché la consapevolezza di chi ha partecipato era molto forte: tutti si sono resi conto che quanto viene raccontato fuori dai media è particolarmente discostante dalla realtà.

E così si sono creati dei legami, attraverso i sorrisi, le domande, le migliaia di indicazioni che sono state date all’info point. Abbiamo visto lo stupore negli occhi di chi in questi giorni ha avuto modo di raggiungere il Cantiere di Chiomonte passando per i sentieri de La Ramat. “Si parte e si torna insieme” e anche sotto il temporale siamo rimasti senza andar via, esattamente come negli anni durante presidi e occupazioni durate giorni e giorni.

La determinazione è un altro valore che portiamo con orgoglio, la stessa che abbiamo visto in tutti quelli che sono arrivati a Venaus, anche solo per un giorno.

Ieri pomeriggio le parole di Stefano Benni sulle lotte ambientali, sul mito del progresso,  un progresso spietato che arricchisce pochi e distrugge i territori a scapito dei suoi abitanti. Il Tav è un’opera che tutti reputiamo inutile e dannosa, tutti noi che, per quattro giorni abbiamo vissuto all’interno di una logica che escludeva il profitto. Dove l’obiettivo era spostato dal guadagno alla semplice riuscita dell’evento, della festa. Perché più che un festival è stata una festa. Quattro giorni senza fermarsi mai. Nella serata conclusiva sono saliti sul palco artisti come Roy Paci & Aretuska, i Meganoidi, Mau Mau, Clementino e tanti altri che hanno fatto ballare migliaia di persone.

La festa però è stata “alla moda nostra”, e ad aiutarci sono arrivate persone da tutta Italia, ma anche dall’Europa e dall’Africa. Oltre 200 i protagonisti della ciurma che hanno dedicato parte della loro permanenza a servizio del movimento, di un obiettivo comune, con un sorriso, entusiasmo e soprattutto tanta curiosità.

Ciò che rilanciamo è che da questo punto si continui e ci si incontri di nuovo. Il Festival Alta Felicità è un pezzo della lotta, è il momento estivo in cui ci ritroviamo per stare insieme senza pensieri. Capaci di costruire momenti interamente autogestiti e autorganizzati, dove l’apporto di ognuno arriva da una spinta che viene da dentro da una consapevolezza che ti permette di creare momenti di socialità di qualità elevatissima, e altri invece capaci di assaltare il cantiere.

Non esistono strane retoriche per continuare a tentare di vendere un modello che respingiamo già nelle piccole cose. Vogliamo vivere potendo immaginare il nostro futuro, costruire le nostre vite su obiettivi condivisi; quello che non accettiamo più è assistere alle kermesse come il G20 di Amburgo o il prossimo G7 di Torino. Non siamo più disposti a rimanere fermi di fronte a tutto quello che gli stessi “grandi del mondo” ci stanno portando via. Esigiamo rispetto e sappiamo costruirci lo spazio d’azione. Il Tav distrugge i territori, toglie fondi alla sanità, all’istruzione, costituisce un problema di fronte al quale l’unica possibilità che abbiamo è quella di alzare la testa e dire basta.

In diversi ci hanno chiesto quante persone siano arrivate e a noi che i numeri preferiamo farli dare agli altri, rispondiamo che le nostre aspettative si sono superate e di tanto, che sono andati 15.000 arrosticini, 15.000 litri di birra, 700 kg pasta, 400 kg sughi, 6100 kg tra frutta e verdura, 2000 kg tra carne e pesce, 8000 panini, 1200 tomini brace, 2000 gofri, 5300 dolci e non potevano mancare i 1200 litri di vino e 65 di Genepy.

Migliaia di grazie a chi è venuto per la prima volta nella Valle che Resiste, a chi ci è tornato, a chi non ha potuto ma è intervenuto con una donazione, a chi ha cucinato tutte quelle meraviglie, alle acciughe al verde, alla cura con cui tutti i cibi sono stati presentati, a chi il festival l’ha vissuto a Susa ai parcheggi dando indicazioni a tutti e facendo così i primi incontri con il movimento. Grazie a chi ha guidato avanti e indietro Venaus Torino accompagnando gli artisti, grazie anche a chi è stato ai punti di rallentamento sulla strada statale a far rallentare e confluire le auto, a chi ha fatto le pulizie sempre con il sorriso, a chi ci ha dato copertura medica ventiquattrore su ventiquattro, a chi ci ha dissetato in ogni momento, a chi ci ha consigliato dove mettere la tenda, a chi ha montato i palchi, li ha seguiti e li ha smontati, a chi ha fatto su e giù per i sentieri occupandosi delle gite, a chi ha saputo raccontarvi le discrepanze tecniche all’interno dei progetti dei vari governi italiani, a chi vi ha fatto venire una gran voglia di raggiungerci curando la comunicazione, a chi ha accolto la ciurma e le ha permesso di entrare nel movimento, a chi ha organizzato tutti i concerti e tutti gli eventi culturali, a chi si è messo a disposizione quando ce n’era la necessità, alla stampante del sindaco, a tutti gli artisti che hanno partecipato.

Un grazie alla borgata 8 dicembre che ci siamo ripresi nel 2005. Ci vediamo sulle barricate.

Grazie!

Non servono i numeri per descrivere il successo dell’Alta Felicita

TORINO-LIONE, MACRON BLOCCA PER UN ANNO 7,5 MILIARDI DI FINANZIAMENTI

“Pausa di riflessione” sui cantieri francesi. Obiettivo: usare tratte esistenti per risparmiare
LAPRESSE

Emmanuel Macron

Pubblicato il 30/07/2017
LEONARDO MARTINELLI, ANDREA ROSSI
 

Non solo Libia e Fincantieri/Stx. Con l’arrivo di Emmanuel Macron all’Eliseo, anche il dossier Torino-Lione è motivo di timori e potenziali attriti tra Italia e Francia. Anche se lo stop dei cantieri già avviati non è in discussione, la pausa di riflessione sulle grandi opere annunciata dalla ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne, rischia di paralizzare per un quasi un anno l’avvio di nuovi cantieri e l’attribuzione di appalti sulla tratta francese. Bisognerà attendere la nuova legge programmatica sulle infrastrutture entro la fine del primo semestre 2018.  

I ruoli si sono invertiti: finora era l’Italia a essere considerata l’anello debole, per via dei conti traballanti e dei movimenti che da vent’anni contestano l’alta velocità. Ora è la nuova Francia macronista a voler riflettere sul da farsi. Ricalcolare le spese anche per evitare di avviare opere che non è in grado di finanziare. E adesso è l’Italia (e con lei l’Europa) a chiedere spiegazioni, garanzie e rassicurazioni. 

«Non possiamo promettere aeroporti e linee ad alta velocità alla Francia intera – recita un tweet pubblicato a metà luglio dal presidente – La legge assocerà ad ogni progetto il suo finanziamento». Un po’ quel che mesi fa ha chiesto la Corte dei Conti francese, inchiodando l’Agenzia di finanziamento delle infrastrutture di trasporto (Afitf), accusata di avviare opere largamente insostenibili dal punto di vista economico. 

La Francia ha un piano di infrastrutture che vale tra 70 e 80 miliardi nei prossimi anni. Tre progetti sono di rilevanza internazionale: il Canal Seine-Nord, 4,5 miliardi per collegare il porto di Le Havre e il Benelux; il nuovo aeroporto di Parigi; e la Torino-Lione. Venerdì a Roma la ministra delle Infrastrutture Elisabeth Borne ha rassicurato il collega italiano Graziano Delrio: per la Torino-Lione i lavori proseguono e sono confermati gli «impegni internazionali». I lavori del tunnel di base non si fermano, anche perché l’Unione europea finanzia il 40% degli 8,3 miliardi necessari (all’Italia tocca pagare il 35%, alla Francia il 25). Entro gennaio la Francia si impegna a rivedere la tratta di sua competenza. E lo farà prendendo spunto dall’Italia che ha già avviato e concluso la ricognizione delle proprie infrastrutture. Il processo ha coinvolto anche la tratta italiana della Tav: il governo e la struttura tecnica guidata dal commissario Paolo Foietta hanno rivisto il progetto, deciso di sfruttare parte della linea già esistente, abbassando il costo da 4,3 a 1,9 miliardi. Lo stesso farà adesso la Francia, la cui tratta di Torino-Lione vale sulla carta 7,5 miliardi ma – eliminando alcuni tunnel previsti e sfruttando la tratta storica che devia verso Chambery – potrebbe passare a 3,5-4 miliardi. 

Il progetto non sembra dunque essere in discussione. Lo stesso Macron, in campagna elettorale, è stato categorico: «C’è un trattato internazionale, ci sono finanziamenti europei disponibili, ci sono gli operai che hanno incominciato a scavare. A questo punto non abbiamo più scelta: bisogna andare fino in fondo». Quel che verrà valutato, oltre al tracciato, sono le modalità di finanziamento. «Per ora vengono valutate su base annua – spiega Stéphane Guggino, delegato generale di Transalpine -. Entrare in una legge di finanziamento pluriannuale (come vuole fare Parigi entro il primo semestre 2018, ndr) permetterebbe di mettere in sicurezza il progetto sul lungo periodo». Anche a costo di perdere altro tempo, che tuttavia si pensa di compensare. Gli accordi internazionali fissano la fine dei lavori al 2030: un progetto low cost, che sfrutti in parte infrastrutture già esistenti, potrebbe accorciare i tempi di realizzazione. «Non è più un progetto, è un cantiere», spiega Guggino. «Un miliardo e mezzo è già stato speso, 20 chilometri di gallerie scavati e 400 persone lavorano sul lato francese del tunnel».  

La strage di Bronte dell’Agosto 1860: per non dimenticare le vergogne di Garibaldi e Nino Bixio

http://timesicilia.it/la-strage-bronte-dellagosto-1860-non-dimenticare-le-vergogne-garibaldi-nino-bixio/

La strage di Bronte dell’Agosto 1860: per non dimenticare le vergogne di Garibaldi e Nino Bixio

La strage di Bronte dell’Agosto 1860: per non dimenticare le vergogne di Garibaldi e Nino Bixio

Time Sicilia

di Ignazio Coppola

Sembra incredibile che, ancora oggi, la Sicilia non si sia ancora liberata dal ricordo di questi due assassini. Ancora oggi le statue (soprattutto di Garibaldi) campeggiano in tante città della nostra Isola. E ancora oggi scuole e vie portano i nomi di questi due gaglioffi. Ricordiamo, in questo articolo, una strage che ancora oggi brucia

Dal 6 al 10 Agosto del 1860 esattamente 156 anni fa, a Bronte, Nino  Bixio, su mandato di Giuseppe Garibaldi, si rendeva protagonista di un atto scellerato ed infame che la storia quella vera e non quella paludata della storiografia ufficiale e scolastica ci ha tramandato e condannato come “l’eccidio di Bronte”.

Ciò val bene per ricordare e non diminticare su come i “liberatori” alla Nino Bixio intendevano trattare i siciliani e soprattutto, i contadini illusi dalla promesse dei decreti garibaldini sulla assegnazione delle terre, convinti che, finalmente, con l’arrivo di Garibaldi e delle camicie rosse potessero legittimamente essere garantiti i principi di libertà e di giustizia sociale.

In quel maledetto e torrido Agosto del 1860 ai siciliani ed ai brontesi, speranzosi che per loro le cose sarebbero cambiate in meglio, mal gliene incolse. A farli ravvedere dalle loto aspettative provvide alla bisogna il paranoico generale garibaldino – il già citato Bixio – che certo dei siciliani non aveva gran considerazione e stima, se è vero che, alla moglie Adelaide, durante l’impresa dei mille, così ebbe tra l’altro testualmente  a scrivere a proposito della Sicilia e dei siciliani:

“Un paese che bisognerebbe distruggere e gli abitanti mandarli in Africa a farsi civili”.

E’ con questo stato d’animo e questa predisposizione nei confronti dei siciliani che Bixio si presentò a Bronte prendendo, per tre giorni, alloggio al collegio Capizzi. La mattina del 6 agosto, con due battaglioni di bersaglieri, Bixio decise di ristabilire l’ordine che era stato turbato nei giorni precedenti dai popolani e dai contadini-vassalli della ducea di Nelson che, illusi, si erano ribellati rivendicando il diritto all’assegnazione delle terre ed al riscatto sociale promesso loro dai truffaldini decreti garibaldini.

All’avanzata di Garibaldi in Sicilia e con l’illusoria promessa di una più equa distribuzione delle terre furono molti, infatti, i paesi della Sicilia che, come Bronte, insorsero al grido “Abbassu li cappeddi, vulimi li terri”. Tra questi, Regalbuto, Polizzi Generosa, Tusa, Biancavilla, Racalmuto, Nicosia, Cesarò, Randazzo, Maletto, Petralia, Resuttano, Montemaggiore, Capaci, Castiglione di Sicilia, Centuripe, Collesano, Mirto, Caronia, Alcara Li Fusi, Nissoria, Mistretta, Cefalù, Linguaglossa, Trecastagni e Pedara.

Le aspettative del popolo e dei contadini nei confronti dei “cappeddi” ( i latifondisti ed i ricchi proprietari terrieri) furono represse in quei paesi con il piombo e nel sangue da quei garibaldini che avevano promesso loro terre, libertà e giustizia. Quello stesso piombo che, 34 anni dopo, nel 1894, l’ex garibaldino Francesco Crispi, che era stato prima segretario di Stato e teorico della spedizione dei Mille e successivamente, dopo l’Unità, divenuto presidente del Consiglio, ordinò di scaricare sui contadini siciliani che rivendicavano le terre e reprimendo così nel sangue con centinaia di vittime innocenti l’epopea dei Fasci Siciliani.

A distanza di anni con pedissequa ferocia, di fatto, si riproponeva, ancora una volta, in un bagno di  sangue, la logica della difesa del privilegio e della conservazione perché nell’ottica gattopardiana nulla cambiasse, prima con Garibaldi e poi con Crispi

Ma torniamo ai fatti e al grido di libertà dei contadini e dei cittadini di Bonte. Su pressione del console inglese di Catania, John Goodwin, a sua volta sollecitato dai fratelli Thovez amministratori della ducea per conto  della baronessa Bridport, Garibaldi, costi quel che costi, per reprimere la rivolta di quei brontesi che avevano avuto l’impudenza di ribellarsi agli inglesi suoi protettori e finanziatori dell’impresa dei Mille, invia per risolvere la questione ed assolvere questo sporco lavoro, come era nelle sue attitudini ed abitudini, il suo fedele luogotenente Nino Bixio.

Appena giunto, come primo atto, il “liberatore” (degli interessi degli inglesi e non dei contadini e dei siciliani), Bixio decretò lo stato d’assedio e la consegna delle armi imponendo una tassa di guerra, dichiarando il paese di Bronte colpevole di “lesa umanità” dando inizio a feroci rappresaglie senza concedere alcuna minima garanzia e guarentigia  alla cittadinanza. I nazisti ottant’anni dopo prenderanno lezioni da questi metodi dei “liberatori” garibaldini.

Bisognava dimostrare ai “padroni” inglesi che nessuno poteva toccare impunemente i loro interessi. E il paranoico “servo” con i suoi metodi criminali li accontentò appieno. Si passò ad una farsa di processo e tutto fu liquidato in poco tempo senza riconoscere alcun diritto alla difesa discutendo e dibattendo il tutto in appena quattro ore.

Alla fine, alle 8 di sera del 9 Agosto, calpestando ogni simulacro  di garanzia, era già tutto deciso con la condanna a morte di cinque cittadini che niente avevano avuto a che fare con i tumulti e le rivolte delle precedenti giornate che avevano turbato la tranquillità ed il sonno degli inglesi in quel di Bronte.

I cinque, la mattina del giorno dopo il 10 agosto, nella piazzetta della chiesa di San Vito, finirono vittime innocenti dinanzi al  plotone d’esecuzione. L’avvocato Nicolò Lombardo notabile del paese che, da vecchio liberale, con tanta speranza aveva atteso lo sbarco garibaldino sognando un futuro migliore per la sua terra dovette ricredersi in quell’attimo che la scarica di fucileria spense quel suo sogno e per l’avvenire il sogno di tanti siciliani. Con lui morirono Nunzio Spitaleri Nunno, Nunzio Samperi Spiridione, Nunzio Longhitano Longi, Nunzio Ciraldo Fraiunco. Quest’ultimo era lo scemo del paese che sopravvisse alla scarica di fucileria e invocando vanamente la grazia fu finito cinicamente con un colpo di pistola alla testa dall’ufficiale che aveva comandato il plotone

Dopo la feroce esecuzione, a monito per la popolazione di Bronte, i corpi delle vittime rimasero esposti ed insepolti per parecchio tempo.

Ma non era finita. A questo primo processo sommario ne seguì un altro altrettanto persecutorio e vessatorio nei confronti di coloro che avevano arrecato oltraggio ai grossi proprietari terrieri e agli inglesi della ducea. Il processo che si celebrò presso la Corte di Assise di Catania si concluse nel 1863 con 37 condanne esemplari di cui  25 ergastoli. Giustizia era stata fatta. I poveracci non avrebbero più alzato la testa.

Il 12 Agosto, dopo avere fatto affiggere nei giorni precedenti, a suo nome, un proclama indirizzato ai Comuni della provincia di Catania con il quale invitava i contadini a stare buoni e a tornare al lavoro nei campi pena ritorsioni e feroci rappresaglie, Nino Bixio ribadiva:

“Gli assassini e i ladri di Bronte sono stati puniti e a chi tenta altre vie crede di farsi giustizia da sé, guai agli istigatori e ai sovvertitori dell’ordine pubblico. Se non io, altri in mia vece rinnoverà le fucilazioni di Bronte se la legge lo vuole”.

Proclami e avvisi tendenti ad rassicurare baroni, latifondisti, proprietari terrieri e soprattutto gli inglesi che, con Garibaldi e Bixio, non c’era alcun pericolo di rivolte sociali. La rivoluzione garibaldina aveva mostrato il suo volto. Gli interessi della borghesia, dei latifondisti, degli inglesi che facevano affari in Sicilia e di quei settentrionali che in nome di Vittorio Emanuele in futuro li avrebbero fatti erano salvi e salvaguardati dalle camicie rosse.

E dire che a questi personaggi, come Nino Bixio e Giuseppe Garibaldi, i siciliani con un masochismo degno di miglior causa, hanno dedicato una infinità di via strade, piazze, scuole, monumenti e quant’altro a significativa memoria che da sempre siamo affetti dalla sindrome di Stoccolma, ossia quella di innamoraci dei nostri carnefici.

E’ ora di finirla. Prendendo  coscienza e consapevolezza della nostra vera storia, è giunto il momento di buttare giù lapidi, e disarcionare dai monumenti questi personaggi che, dipinti come falsi eroi, ci hanno depredato della nostra economia, della nostra storia, della nostra cultura e della nostra identità. I tribunali della storia che per fortuna sicuramente non sono quelli dei processi sommari di Bronte alla fine certamente condanneranno per i loro crimini questi personaggi: anticipiamo sin da ora  le sentenze e buttiamoli giù dai loro piedistalli.

Per quanto riguarda infine Gerolamo Bixio detto Nino, pochi sanno che, alla fine la giustizia divina, per le sue malefatte, più di quella degli uomini, gli presentò un conto salato, facendolo morire tra atroci dolori, sofferenze e tormenti in preda alla febbre gialla ed al colera a bordo della sua nave (s’era dato ai commerci con l’Oriente) il 16 dicembre del 1873, a Banda Aceh, nell’isola di Sumatra, a quel tempo colonia olandese.

Il suo corpo infetto chiuso in una cassa metallica fu sepolto nell’isola di Pulo Tuan che nella lingua locale significa isola del Signore. Successivamente tre indigeni, credendo di trovare qualche tesoro, disseppellirono la cassa denudarono il cadavere e poi lo riseppellirono vicino ad un torrente. Due di loro, infettati dal colera morirono nel breve giro di 48 ore. Anche da morto Bixio era riuscito a fare delle vittime. Roba da Guinnes dei primati.

I pochi resti del suo corpo ed alcune ossa, grazie al terzo indigeno sopravvissuto alla maledizione, vennero ritrovati nel giugno del 1876. Il 10 maggio del 1877 quello che rimaneva dei resti del massacratore di Bronte veniva cremato nel consolato italiano di Singapore. Il 29 Settembre di quello stesso anno le ceneri giunsero a Genova e seppellite nel cimitero di Staglieno.

L’avvocato Nicolò Lombardo e le altre vittime di Bronte, per loro buona pace, si può dire che per la morte atroce del loro aguzzino e per ciò che ne conseguì, erano state vendicate, alla fine, dalla Giustizia divina. (Avvertiamo i nostri lettori che abbiamo iniziato a raccontare la Controstoria dell’impresa dei Mille. Qui troverete la prima di nove puntate).