La vera storia del cunicolo esplorativo della Maddalena di Chiomonte

TG Valle Susa

L’arch. Virano, direttore di TELT (Tunnel Europeenne Lyon Turin) ha dichiarato che il cunicolo geognostico della Maddalena di Chiomonte è stato realizzato nei modi e nei tempi previsti. Anche in questo caso si tratta di un’affermazione non vera.

Comunicato Stampa

La vera storia del cunicolo esplorativo della Maddalena di Chiomonte
Nel telegiornale del Piemonte delle 19,30 di lunedì 10 luglio l’arch. Virano, direttore di (Tunnel Europeenne Lyon Turin) ha dichiarato che il cunicolo geognostico della Maddalena di Chiomonte è stato realizzato nei modi e nei tempi previsti. Anche in questo caso si tratta di un’affermazione non vera. I tempi di realizzazione del cunicolo previsti dal progetto definitivo erano 36 mesi, mentre invece i lavori sono terminati dopo 50 mesi, fermandosi però 500 metri prima del previsto. Lo scavo era iniziato il 1° dicembre 2012 ed è terminato il 1° febbraio 2017; considerato
che sono stati scavati 500 metri in meno si può calcolare un aumento dei tempi del 50%, ciò che in un’opera ad appalto è considerato un fallimento.

Eppure, ancora a fine dicembre 2013, nella relazione annuale in Prefettura, con le dichiarazioni ufficiali riportate da “La Valsusa” e da “Luna nuova”, Virano aveva garantito con fermezza, e va sottolineata la forza con la quale prese l’impegno, che l’opera sarebbe stata finita entro il 31 dicembre 2015. Quindi non si sarebbe perso il contributo europeo che scadeva in tale data. Per quanto riguarda i costi, il tunnel di 7020 metri (e non di 7550 metri come doveva essere) è costato 173 milioni di euro invece dei 143 milioni fissati dal CIPE: tenendo conto della parte non realizzata, l’aumento dei costi è stato del 29% e non si possono imputare i maggiori costi alla sicurezza, perchè questi oneri, compresi quelli per i mezzi meccanici messi a disposizione delle Forze dell’ordine, sono stati a carico del Ministero dell’Interno.

Il grande interrogativo che Virano dovrebbe spiegare resta comunque per quale motivo TELT abbia abbandonato lo scavo prima di terminarlo e cosa ci fosse in quei 500 metri che doveva scavare e non ha scavato.

 

Il presidente   
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VALSUSA, TORNA IL FESTIVAL DELL’ALTA FELICITÀ CON TANTI CONCERTI GRATUITI

  

Riceviamo dall’UFFICIO STAMPA DI ALTA FELICITÀ

VENAUS – Dopo il successo della prima edizione, il Movimento No Tav, in collaborazione con il Comune di Venaus, organizza il Festival Alta Felicità 2017 che si terrà dal 27 al 30 luglio. Le parole d’ordine saranno: alta felicità a bassa velocità.

Un appuntamento per mandare un forte segnale al governo italiano, tutti insieme, sul come vanno investiti i denari pubblici: non in un’opera inutile e dannosa come il Tav, ma a favore della cura e della messa in sicurezza del territorio. Per mettere al riparo tutti i cittadini del nostro paese da tragedie, come quelle causate dal terremoto e dalle alluvioni, a volte facilmente prevedibili con una politica seria di prevenzione.

A Venaus, una porzione della valle sarà interamente chiusa al traffico. Lasceremo le nostre auto e per qualche giorno fermeremo insieme il tempo e il consumo, per scoprire i segreti della natura e della vita tra le montagne. Percorsi a piedi, zone di campeggio, palchi e arene naturali in cui vivere momenti di scambio, pace e tranquillità. Come lo scorso anno sarà attivo il servizio navetta da Susa a Venaus dalle 10 alle 4 del mattino. Sarà possibile lasciare la propria auto nei parcheggi segnalati nella città di Susa.

Oltre quaranta mila persone partecipanti all’edizione del 2016 e un centinaio di artisti da tutta Italia sono intervenuti portando la loro musica e la loro arte per il pubblico e per la causa No Tav.

All’appello lanciato per il Festival 2017 hanno aderito un centinaio di artisti italiani e internazionali tra cui: Lo Stato Sociale, Bandabardò, Omar Pedrini, Africa Unite, Eugenio Bennato, Clementino, Roy Paci, Mau Mau, Dubioza Kolektiv, Stefano Benni, il recente premio Strega Paolo Cognetti, Wu Ming1, Marco Aime, Luca Mercalli, Giuseppe Sergi, Michela Murgia e moltissimi altri.

Ogni attività proposta sarà gratuita e completamente accessibile. Per il pernottamento saranno messe a disposizione aree campeggio dotate di docce e servizi igienici e anch’esse gratuite.

Quattro giorni di musica, performances, dibattiti e gite che si susseguiranno nelle diverse aree naturali raggiungibili a piedi attraverso sentieri, opportunamente indicati, tra i boschi, i fiumi e le montagne della Valle di Susa e delle Alpi Cozie.

Tra le vie del paese di Venaus, come lo scorso anno, sarà allestito il mercato consapevole.

Tutto questo contando su un pubblico che non si senta cliente ma parte attiva dell’evento; proprio per questo è stata lanciata la campagna “Diventa Protagonista”, un modo per partecipare all’organizzazione mettendo a disposizione anche solo poche ore del proprio tempo.

Anche per chi non potrà partecipare sarà possibile dare il proprio contributo sostenendo l’organizzazione attraverso una donazione libera.

L’ospitalità e il reciproco scambio come forma di organizzazione e difesa di una comunità e di un territorio: la Valle ha sempre vissuto di questo. Una valle che in quei giorni mostrerà tutti i suoi fiori con un’idea semplice, diversa e opposta al consumo frenetico della vita e dell’ambiente.

Ventimiglia, stop ai pasti della Caritas: seicento migranti restano senza cibo

per quanti individui SENZA REDDITO e con la cittadinanza autoctona E’ QUESTA LA caritas pranziREALTA’ QUOTIDIANA? Eppure non indigna nessuno la loro condizione. Eppure ci sono tanti filantropi e tanti solidali che però i quattrini dalle loro tasche non li tirano fuori, solo fiato dalla bocca, giusto per parlare di eguaglianza. Ma il fiato dalla bocca non esce per chiedere aiuto per i pensionati che frugano nei cassonetti a fine mercato, per dare reddito e pensioni dignitose che non costringano a commettere furto di generi alimentari e finire denunciati per una scatoletta di tonno o un pacco di mortadella, che non sfrattino di casa ultra ottantenni.

Ventimiglia, stop ai pasti della Caritas: seicento migranti restano senza cibo
La Diocesi si arrende: costi troppo alti, spazi angusti e pochi volontari
 
I due biglietti attaccati all’ingresso della Caritas di Ventimiglia: da oggi solo colazioni, sospeso il servizio di distribuzione pasti
 
«Only breakfast», «Seulement tè et biscuits»: ovvero, soltanto colazione, tè e biscotti. Sono due fogli scritti con pennarello rosso e nero che segnalano, all’ingresso della Caritas di Ventimiglia, la resa della Diocesi. Stop alla distribuzione del pranzo, quindi: restano soltanto le colazioni. Un bicchiere di tè, qualche biscotto, un pezzo di pane. È una decisione inaspettata e drastica quella adottata dalla Caritas. Seicento persone al giorno restano senza pranzo. I volontari sono troppo pochi, i costi troppo alti, gli spazi decisamente esigui. «E poi, con il centro d’accoglienza al Parco Roja che è appena stato ampliato – spiega il coordinatore ventimigliese Cristian Papini – è anche un gesto di responsabilità», nei confronti di una città che ha dato tanto e che oggi fa fatica a convivere con un numero di profughi in continua crescita.
Nella città di confine, è ancora emergenza. Il greto del fiume Roja è stato sgomberato soltanto una decina di giorni fa, lunedì 26 giugno. Ma il «villaggio» dei migranti è ricomparso. Qualche straccio per terra al posto dei materassi, i panni stesi dopo il bucato nel fiume, i sacchetti con le cianfrusaglie appoggiati accanto ai giacigli. Gli «ospiti» del «villaggio» sono tutti ragazzi, non parlano né francese né inglese, sono spaventati e hanno paura di inserirsi nella struttura della Prefettura, gestita dalla Croce rossa, al Parco Roja. Timore infondato, come tanti volontari delle associazioni cercano di far sapere a quanti più stranieri possibile: quasi tutti sono stati identificati all’arrivo in Italia e, entrando al centro d’accoglienza, non subiranno limitazioni alla loro libertà di movimento.
 
Il «villaggio» nel greto del fiume Roja era stato lasciato una decina di giorni fa dai profughi nel cuore della notte, con una «marcia» cominciata poche ore prima dell’arrivo delle ruspe inviate dal Comune a ripulire un’area ormai in condizioni di igiene precarie. Gli stranieri si erano dispersi nei boschi tra Italia e Francia, ma quasi tutti erano stati poi «intercettati» dalla polizia d’Oltralpe, «riammessi» all’interno dei confini italiani e infine trasferiti a Taranto con i pullman. Uno scenario che, a osservare il greto del Roja in queste ore, «ripopolato» di stranieri, non è escluso che possa ripetersi.
Ventimiglia, in questi giorni di inizio luglio, con la Francia di Macron che ha appena ribadito la proroga della sospensione di Schengen, si conferma un «imbuto». Le frontiere restano chiuse, i controlli sono a tappeto, gli stranieri che arrivano in Riviera pensando di poter continuare il loro viaggio della speranza verso altri Paesi del Nord Europa fanno fatica a entrare in Francia. Ci provano camminando lungo l’autostrada (dove ormai da mesi c’è l’avviso luminoso «pietons», cioè pedoni, che invita gli automobilisti a procedere con attenzione), nascondendosi sui treni, o ancora camminando nelle buie gallerie ferroviarie. Percorsi alternativi rispetto alle strade, pattugliate soprattutto sul versante francese. Ma anche percorsi molto pericolosi, dove in tanti hanno già trovato la morte.
 
Lunedì la Caritas di Ventimiglia ha distribuito gli ultimi pasti, da martedì il servizio è bloccato. «A giugno abbiamo dato da mangiare a 6.200 persone, a maggio a 5.100», snocciola i dati degli ultimi mesi il direttore della Caritas Diocesana, Maurizio Marmo. Il sodalizio ha letteralmente sfamato migliaia di profughi, dando un significato concreto e positivo al termine accoglienza, grazie all’impegno dei suoi vertici e alla generosità di tanti volontari che mai si sono risparmiati per aiutare gli stranieri. Il servizio «ristorante» per il pranzo è partito a febbraio di quest’anno, in seguito alla chiusura a nuovi ingressi del vicino centro d’accoglienza (per la manutenzione dei moduli abitativi). «Ora che il centro al Parco Roja è stato ampliato – ancora Papini – speriamo che i profughi si spostino lì. Qui, la situazione non era più gestibile». Restano attivi gli altri aiuti dedicati agli stranieri: oltre alle colazioni per i migranti (ieri ne sono state distribuite 637), i profughi trovano alla Caritas cambi d’abito e scarpe, donati dai ventimigliesi e non solo.
 
E sta per chiudere anche un altro «servizio» per i migranti: il centro dedicato a donne e bambini allestito nella vicina parrocchia di Sant’Antonio, alle Gianchette. Entro la prossima settimana sempre al campo Roja sarà pronta una zona dedicata proprio a mamme e bimbi. L’obiettivo, caldeggiato dal Comune e portato avanti dalla Prefettura, è concentrare gli stranieri, evitando «accampamenti» e tentando di limitare in qualche modo i disagi per la città. Tentando di dare un’accoglienza più dignitosa ai profughi, che continuano però ad affollare il greto del fiume Roja.

Istat: “In Italia cinque milioni di poveri assoluti”

Poverta-assoluta-raddoppiata-in-9-anniaggiungiamo a questo numero anche chi vive in condizioni di povertà relativa e peggio ancora i working poors (ossia i lavoratori che percepiscono un reddito incapace di garantire una minima sopravvivenza)?. Non contiamoli, fingiamo che non esistano mi raccomando, noi dobbiamo salvare i profughi economici da altrove. Questo sì che è civile. Bisogna poi salvare le BANCHE, GUAI A “SPRECARE” SOLDI PER IL REDDITO DI CITTADINANZA.
Abbiamo un tasso di occupazione del 57% (sorvoliamo sul fatto che vengano inclusi anche chi lavora 1 ora in un anno con i voucher et similia) chi se ne frega di come vive SENZA REDDITO il 43%, saran tutti ricchi figli di papà, con le LAUTISSIME PENSIONI elargite agli italiani c’è di che spassarsela, 63% delle pensioni SOTTO I 750 EURO.
In questo quadro, si deve ancora subire anatemi e paternali da parte di politicanti da 20 MILA EURO AL MESE sulla loro indignazione a fronte delle basse cifre dichiarate nei redditi da parte degli italiani? Ma cos’è scherzi a parte? Ormai pare che lo sport che le sanguisughe al potere amano di più sia OFFENDERE gli italiani mentre li condannano a morte per fame.
 
In 6 anni 85 MILIARDI ALLE BANCHE, solo nel DEF 2017 quasi 5 MILIARDI (sono molti di più considerate le voci scorporate per le varie operazioni collegate) per gli indigenti italiani? 2 miliardi per 400 mila famiglie, per essere un reddito di inclusione DI POVERI NE ESCLUDE PARECCHI.
 
L’Istat ha stimato in 17 milioni 469 mila le persone a rischio povertà o esclusione sociale in Italia nel 2015. Una percentuale pari al 28,7% degli abitanti. Secondo la Strategia Europea contro la povertà, entro il 2020, l’Italia dovrebbe ridurre gli individui a rischio sotto la soglia dei 12 milioni 882 mila FONTE
Istat: “In Italia cinque milioni di poveri assoluti”
 
In situazione di indigenza 1,6 milioni di famiglie. Peggiora la situazione dei giovani
 
La povertà in Italia non scende. Anzi per le famiglie con tre e più figli aumenta in maniera drammatica. La fotografia dell’Istat, in attesa che decollino concretamente le nuove iniziative del governo (il nuovo Sia, il Sostegno di inclusione attiva andrà a regime solo dopo l’estate), è desolante. Nel 2016, infatti, si stima siano ancora 1 milione e 619 mila le famiglie residenti in condizione di povertà assoluta, nelle quali vivono 4 milioni e 742 mila individui. Rispetto al 2015 si rileva una sostanziale stabilità della povertà assoluta in termini sia di famiglie sia di individui, segno che la situazione economica del paese stenta a migliorare. Tant’è che l’incidenza di povertà assoluta sul totale delle famiglie è pari al 6,3%, praticamente in linea con i valori stimati negli ultimi quattro anni. Per gli individui, l’incidenza di povertà assoluta si porta al 7,9% rispetto al 7,6% del 2015, una variazione che però l’Istat definisce “statisticamente non significativa”.
Tra le famiglie con tre o più figli minori l’incidenza della povertà assoluta aumenta quasi del 50% passando dal 18,3 al 26,8%. Ad essere coinvolte sono così 137.711 famiglie ovvero 814.402 individui. Aumenta anche l’incidenza fra i minori che sale dal 10,9% al 12,5% e nel complesso interessa 1 milione e 292 mila soggetti. L’incidenza della povertà assoluta, specifica l’Istat nel suo ultimo rapporto, aumenta al Centro in termini sia di famiglie (5,9% da 4,2% del 2015) sia di individui (7,3% da 5,6%), a causa soprattutto del peggioramento registrato nei comuni fino a 50mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane (6,4% da 3,3% dell’anno precedente).
 
Rispetto al 2015 la povertà relativa risulta stabile: nel 2016 riguarda il 10,6% delle famiglie residenti (10,4% nel 2015), per un totale di 2 milioni 734mila, e 8 milioni 465mila individui, il 14,0% dei residenti (13,7% l’anno precedente). Anche questa condizione è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (17,1%) o 5 componenti e più (30,9%) e colpisce di più i nuclei giovani: raggiunge infatti il 14,6% se la persona di riferimento è un under 35 mentre scende al 7,9% nel caso di un ultra sessantaquattrenne. Ultimo dato: l’incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per gli operai e assimilati (18,7%) e per le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione (31,0%).
Pubblicato il 13/07/2017
Ultima modifica il 13/07/2017 alle ore 15:58 paolo baroni