LA PROTESTA NEGLI STATI UNITI DOPO I BOMBARDAMENTI: “GIÙ LE MANI DALLA SIRIA”

usa protesta contro raid siriaquando le proteste contro Trump sono organizzate da Soros il regime mediatico è martellante, se gli amerikani protestano contro i raid sulla Siria CENSURA

LA PROTESTA NEGLI STATI UNITI DOPO I BOMBARDAMENTI: “GIÙ LE MANI DALLA SIRIA”

Centinaia di statunitensi sono scesi in strada nelle città di tutto il paese per esprimere la loro forte opposizione al bombardamento della base aerea siriana Shayrat nella provincia di Homs, effettuato ieri.
Nonostante la natura in gran parte pacifica delle manifestazioni, sono stati segnalati arresti.
Le proteste, avviate già ieri, per la maggior parte sono stati organizzati dalla Coalizione ANSWER, un’organizzazione contro la guerra e il razzismo.
 
L’organizzazione chiede una  mobilitazione nazionale ed esige “di  porre fine alla guerra degli Stati Uniti contro la Siria” e la nuova epidemia di “aggressione” in Medio Oriente.
Le dimostrazioni sono state convocate a New York, Los Angeles, Washington D.C., Jacksonville, Boston, Chicago, Dallas, San Francisco e altre città.
New York
A Manhattan, i manifestanti si sono riuniti nei pressi della Trump Tower e nella storica Union Square.
 
Pubblicato da RT en Español
“No alla guerra in Siria”, “Giù le mani dalla Siria!” e “Ci rifiutiamo di accettare USA fascisti” in alcuni striscioni che sventolano tra la folla.
 
Gli Stati Uniti hanno lanciato 59 missili da crociera Tomahawk contro la base aerea Shayrat.
Los Angeles
“Il bombardamento della Siria non protegge le persone.
Le uccide”, si legge nei cartelli indirizzati al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump a Los Angeles.
Jacksonville
Nella città di Jacksonville, Florida, 6 persone sono state arrestate dopo scontri tra coloro che manifestavano contro e a favore del recente attacco aereo degli Stati Uniti, hanno riferito i media locali.
Boston
A Boston, Massachusetts, la gente è scesa in strada portando cartelli con scritte come: “No agli attacchi USA contro la Siria”, “Pace in Siria”, “Accoglienza, no missili” e “Solidarietà ai siriani”, tra gli altri.

L’anello mancante (Siria, gli Stati Uniti attaccano nella notte con decine di missili. Colpita la presunta base del raid chimico)

Attacco-con-missiliGli  S-400 russi posizionati in Siria avrebbero potuto facilmente disabilitare quei goffi  Tomahawks.

Ma l’ ordine è venuto dal cielo – e quindi non hanno fatto nulla.
Il Pentagono aveva mandato, per tempo,  la dritta a Mosca perché sapeva che  cosa c’era in gioco.
Così Mosca ha deciso di far marcia indietro – in cambio di QUALCOSA tutti gli attori possono accettare – qualche volta – di fare la mamma.
Lo Show dei Tomahawk è il modo con cui il Pentagono è riuscito a  demolire la credibilità del Ministero della Difesa russo –  quello che aveva spiegato che l’ “attacco chimico” è stato in realtà il risultato del bombardamento di un magazzino segreto di Jabhat al-Nusra dove si produceva  gas nervino. Così adesso il Ministero della Difesa russo è NUDO.
Ci sarà una risposta. Non ora. Bisognerà ancora aspettare un  paio di mosse, dopo questa partita.
 
Pepe Escobar – 7.03.2017
Link: https://www.facebook.com/pepe.escobar.77377/posts/10155089396471678
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di  Bosque Primario

Siria tra bombe e fake news

Senza lo straccio di una prova, senza nessuna verifica circa l’accertamento dei fatti e le responsabilità, senza nessuna certezza sul materiale chimico utilizzato e, con esso, sull’identità dell’eventuale possessore, gli Stati Uniti hanno sferrato un attacco a base di missili Tomahawk sulla base militare siriana di Al Shayrat. Il Presidente Trump ha così avuto il suo “battesimo del fuoco”, rito di passaggio di ogni presidente statunitense che segna il passaggio dalla sua elezione all’assunzione effettiva di ruolo.
Stavolta è toccato alla Siria, il cui governo sembra effettivamente poco entrarci con le armi chimiche che hanno avvelenato decine di vittime. Ma non c’è nessuna prova che accusi le forze armate siriane dell’accaduto, che riferiscono invece di aver centrato con i loro aerei un deposito di armi dei terroristi jahidisti, dove evidentemente erano stoccate anche quelle chimiche.
Che l’Isis e le fazioni terroristiche facenti riferimento ad Al-Nusra dispongano di armi chimiche non è un segreto: gliele hanno fornite i turchi un anno fa su indicazione statunitense.
Le hanno già usate in diverse occasioni, a Palmira come ad Aleppo, ma nel silenzio dei media occidentali che, del resto, tacciono anche sul flagello saudita su Sana’a e derubricano a incidente il massacro USA a Mosul. Come a dire che le vittime pesano a seconda di chi le fa.
Ma in guerra, come in politica, di fronte agli eventi domandarsi a chi giovano è esercizio ineliminabile se si vuole limitare i danni della propaganda. E anche in questo caso andrebbe fatto. E qui davvero non si comprende quale utilità avrebbe avuto Assad all’utilizzo di armi chimiche. In primo luogo la guerra in Siria è agli sgoccioli e l’alleanza tra Damasco e Mosca, con l’aiuto di Teheran e Hezbollah libanesi, ha praticamente vinto. Dunque perché provocare la comunità internazionale quando si sta già decidendo sede e composizione del tavolo della pace sulla Siria?
 
In secondo luogo: visto che la Siria ha dichiarato di aver inviato a suo tempo a Gioia Tauro tutte le armi chimiche siriane e che la Russia si è resa garante internazionalmente della moratoria sul loro uso, perché mai effettuare una sortita così goffa che distruggere la credibilità di Mosca e Damasco di fronte alla comunità internazionale? E tutto questo, ovvero un prezzo altissimo, sarebbe stato pagato per avere ragione di una casamatta dell’Isis in un paese senza particolare importanza, quando per la stessa presa di Aleppo, ben più importante strategicamente e politicamente, non è stato fatto?
Per sostenere la tesi dell’attacco aereo con armi chimiche su Khan Sheikhoun bisognerebbe ritenere che Assad sia stupido. Ma stupido non è. Lo fosse, non avrebbe resistito per anni e vinto una guerra con la quale tutto l’Occidente, in forma diretta e per procura con i terroristi islamici, ha tentato di spodestarlo. Damasco può semmai essere accusata di cinismo, di opportunismo, autoritarismo, ma certo non di stupidità.
La nuova crociata intrapresa si spiega con ragioni di politica interna statunitense, abilmente sollecitate. L’intenzione di Trump è di offrire spazio all’apparato militare statunitense per poter rafforzare una presidenza altrimenti già in crisi di credibilità, caratterizzata ogni giorno da licenziamenti, dimissioni e gaffes. L’apparato bellico statunitense, già in disaccordo con Obama sul mancato attacco in Siria, è il bastone indispensabile per Trump, l’unico in grado di bilanciare l’ostilità di CIA e FBI verso il tycoon, che deve quindi, in primo luogo, divincolarsi dalle accuse di collusione con Putin. In questa direzione va il licenziamento di Bannon, voluto dal falco McMaster: Trump cerca di acconsentire alle tesi guerrafondaie dei neocons, per cumulare forze utili a ridurre l’impatto dell’offensiva democratica, che punta a costruire le condizioni per arrivare in tempi rapidi all’impeachment.
Tutto ciò non esaurisce le motivazioni dietro all’ordine di attacco impartito ieri, vi sono anche ragioni di politica internazionale ancor più serie, non ultima quella di assegnare al presidente un profilo di uomo determinato, capace di sorvolare sulle ragioni della mediazione politica a favore del decisionismo. Le coincidenze non vanno mai sottovalutate. Trump attacca Damasco soprattutto per inviare un monito a Pechino.
Ospite del governo statunitense in Florida, il Presidente cinese è stato il vero destinatario del messaggio. Il riferimento è al nuovo equilibrio di forze che Trump chiede alla Cina. Un avvertimento forte circa la Corea del Nord, sul quale Washington la ritiene non sufficientemente attiva nel controllo e poco trasparente nelle sue intenzioni.
Quello che Trump vuole è un sostanziale reset del quadro delle relazioni con i cinesi, che comprenda la disputa sul Mar della Cina, il destino di Taiwan e, appunto, la soluzione della questione spinosa di Pyongyang. In cambio di questo offre l’apertura di relazioni commerciali prive delle logiche protezionistiche che si vorrebbero imporre al resto del mondo. L’Asia, i suoi immensi mercati, il suo ruolo geostrategico sono l’essenza della visione di politica estera della Casa Bianca e raggiungere un accordo con la Cina che veda gli Stati Uniti come dominus nell’area è il suo vero indirizzo strategico in politica estera.
Le reazioni russe all’attacco sono state dure, ma si sono fermate allo scontro politico e diplomatico, almeno per ora. Ha sospeso il memorandum con la coalizione a guida americana per la prevenzione degli incidenti e la garanzia della sicurezza dei voli ed ha annunciato che rafforzerà la difesa aerea siriana e chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
 
Nella valutazione di Mosca pesa la sostanza militare dell’operazione, davvero per ora assai limitata. Il bombardamento ha colpito una base militare già evacuata, nessun missile ha colpito Damasco né obiettivi politici. Si può quindi definire l’azione militare una iniziativa che, sebbene rischi di innescare conseguenze gravi – resta comunque un gesto a carattere sostanzialmente dimostrativo.
La valutazione di Putin è che l’offensiva politica e diplomatica occidentale contro Mosca tende a stroncare sul nascere il clima di dialogo tra Putin e Trump. In questo senso pur muovendo le pedine politico-diplomatiche si guarda bene dall’incrementare lo scontro, consapevole che l’obiettivo strategico è quello di riportare il dialogo con Washington ad un livello che consenta il definitivo sdoganamento di Mosca nel grande risiko internazionale.
Obiettivo però ostacolato in diversi modi e da diverse forze. Gli interessi in gioco sono enormi e vanno da quelli del Pentagono, che senza la “minaccia russa” vedrebbe una diminuzione effettiva del suo ruolo e, in conseguenza, del budget per la Difesa. Ci sono poi gli interessi europei, tedeschi in testa, che puntano al rafforzamento della tensione con Mosca utilizzando la Crimea, l’Ucraina e le accuse di ingerenze russe nelle elezioni europee.
Parigi è interessata ad uno scontro politico aperto con Putin nella speranza che nell’attuale campagna elettorale francese questo possa danneggiare Marine Le Pen, che di Putin è estimatrice, mentre alla Germania giova un clima di tensione crescente con la Russia. Nella strategia tedesca c’è l’intenzione di candidare Berlino a un ruolo di garante politico verso i paesi dell’ex Patto di Varsavia.
 
La Germania pensa in sostanza di poterne rappresentare uno scudo politico e militare, prefigurando una sorta di suo protettorato verso Est e, in questa veste, disporre di una interlocuzione esclusiva con Mosca, bypassando la stessa UE, che considera un problema e non una soluzione.
 
Vedremo quali saranno gli sviluppi nelle prossime ore. Nel frattempo si può solo registrare come l’attacco alla Siria non abbia nulla a che vedere con la sorte delle vittime, a maggior ragione in un paese dove la guerra scatenata dall’Occidente in cinque anni ha lasciato sul terreno 270.000 morti di cui 14.000 bambini e mezzo milione di profughi. E’ solo il teatro cinico ed ipocrita di una colossale fake news avente come oggetto il tentativo disperato d’invertire le sorti del campo di battaglia, nella speranza di fermare una storia già scritta, quella della sconfitta occidentale in Siria.
VENERDÌ 07 APRILE 2017 di Fabrizio Casari

Il presidente Trump, ormai ostaggio del circolo dei neocons di Washington, prepara le nuove guerre ed il nuovo caos in giro per il mondo.

US-Special-forces-in-SyriaUS. Special Forces in Siria
Le ultime dichiarazioni della ambasciatrice USA all’ONU, Nikki Haley, in cui la diplomatica ha sostenuto che “Trump vede la Russia come un problema” sono significative della conversione a 180 gradi che l’Amministrazione Trump ha fatto rispetto alle prime dichiarazioni distensive rispetto alla Russia fatte dal presidente, prima della sua nomina alla Casa Bianca. Sembrava in un primo momento che Trump e Putin avrebbero trovato una intesa sulle questioni più importanti, dall’Ucraina alla Siria, basandosi sulla volontà comune di dare la priorità alla lotta contro l’ISIS ma poi gli eventi hanno preso un’altro corso.
Il “Russia Gate”, montato ad arte dai circoli neocons e del Partito Democratico, ha avuto l’effetto di paralizzare l’azione di Trump in politica estera e bloccare qualsiasi ipotesi di riavvicinamento tra Washington e Mosca. Da ultimo si è complicata la questione siriana, nonostante le dichiarazioni fatte pochi giorni prima da Trump, di non considerare più l’allontanamento di Assad come una “priorità strategica”, Trump si è dovuto auto smentire poco dopo, dichiarando di “aver cambiato idea” su Assad.
Per una casualità (forse non tanto fortuita) è intervenuto l’attacco con armi chimiche di Khan Sheikun (Idlib) in Siria ed i suoi 74 morti accertati che hanno avuto l’effetto di ribaltare la situazione, facendo usare a Trump lo stesso linguaggio dell’odiato predecessore: “Assad ha superato “molte, moltissime, linee rosse”, ha detto ieri, interrogato sulla questione siriana. Questo mentre, al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Haley minacciava un intervento militare unilaterale USA in Siria contro le forze di Assad.
Non a caso gli analisti riscontrano una estrema volubilità nelle posizioni del presidente Trump, il quale non ha esperienza e competenze proprie in politica estera e per di più si trova circondato da consiglieri che hanno costruito sulla guerra le loro carriere (da Rex Tillerson a James Mattis, a Mike Pompeo).
Tutti personaggi al servizio del possente apparato militare/industriale che detta legge a Washington e che necessita di sempre nuove guerre ed interventi militari per auto alimentarsi.
La Haley ha riferito di aver mantenuto conversazioni con Trump in cui il presidente ha sostenuto di ” vedere la Russia come un problema, tutti vorrebbero ascoltare queste parole (di Trump) ma guardate le sue azioni, ha detto la Haley. La Russia conduce una politica ostile e si oppone al rafforzamento della NATO, ” mantiene una posizione intransigente sul problema della Crimea e con il suo intervento copre il regime di Assad”, ha riferito.
Le dichiarazioni della Haley danno l’impressione che lei stessa stesse cercando di ricomporre l’immagine di Trump, il quale era stato molto criticato per non avere un atteggiamento abbastanza duro con la Russia, in un momento in cui si sta indagando sulle possibili interferenze di Mosca nella campagna presidenziale.
 
Haley e Trump
Nella giornata di ieri è andato in scena lo scontro verbale al Palazzo di Vetro con Mosca che si è schierata nettamente a difesa di Assad, accusando i gruppi ribelli di produrre testate a base di armi chimiche e definendo “completamente falsi” i rapporti su cui Washington, Parigi e Londra hanno basato la bozza di risoluzione sulla strage di Khan Sheikun: al Consiglio di Sicurezza si richiedeva una risoluzione per l’apertura di un’inchiesta guidata dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e, a Damasco, di collaborare fornendo informazioni sul giorno dell’attacco, sui voli degli aerei siriani e sulle loro posizioni, ecc. . La Russia si è opposta ed ha chiesto di attendere il risultato di una inchiesta sostenendo la falsità delle frettolose ricostruzioni fatte dagli USA, Francia e Gran Bretagna.
 
Tutto è stato rinviato a data da definire.
 
Secondo Washington la descrizione fatta dalla Russia è falsa: la ricostruzione del Ministero della Difesa, ha detto Haley, non sta in piedi. “Un affronto all’umanità”; ha aggiunto Trump parlando della necessità di un intervento unilaterale USA qualora l’ONU risulti paralizzato. Perché “se l’Onu non è in grado di reagire collettivamente – ha chiosato Haley – spetta ai singoli Stati farlo”.
 
Nel frattempo la guerra in Siria continua e potrebbe complicarsi ulteriormente nel caso di un maggiore intervento di USA e dei suoi alleati. Considerando tutti gli attori in campo, con le forze siriane, le forze russe e quelle iraniane ben piazzate sul territorio, allo stato dei fatti, sembra difficile prospettare una soluzione militare del problema siriano.
Fra i “cattivi consiglieri” di Trump ci sono certamente i personaggi manovrati dalla potente lobby filo Israele di Washington che da tempo non vedono l’ora di poter provocare un intervento militare statunitense in Siria per rovesciare il governo di Damasco ed attuare il vecchio progetto di balcanizzazione del paese arabo,
bloccato al momento dall’intervento russo. L’intervento miltare diretto degli USA avrebbe anche l’importante obiettivo di sgomberare il territorio siriano dalle forze dell’Iran e di Hezbollah, rendendo un grande servigio a Netanyahu. La gratitudine di Israele sarebbe assicurata per sempre all’Amministrazione di Donald Trump, e questo lo solleverebbe anche agli occhi dei neocons evitando le prossime “congiure di palazzo”.
Avanza il sospetto, che di giorno in giorno diviene una certezza, che  l’intera  questione dell’attacco chimico effettuato nella zona di Idlib sia tutta una messa in scena accuratamente predisposta dalle forze ribelli (terroristi jihadisti sostenuti dall’Occidente e dall’Arabia Saudita) per creare il pretesto di un intervento diretto USA sul campo.
Ci sono tutti gli elementi per ritenere altamente probabile la questione: dalla scenografia dei soccorsi “anomali”se si fosse trattato realmente di gas sarin, al momento preciso in cui questo si è verificato, mentre sul campo le forze siriane e russe sono vittoriose e quello di Idlib è di fatto l’ultimo baluardo dei terroristi nella regione.
Non si capisce quale avrebbe dovuto essere il vantaggio per il Governo di Assad di ricorrere ad un attacco chimico se non quello di darsi una enorme zappa sui piedi. In realtà si ritorna indietro alla situazione del 2013, quando Obama prospettava la famosa linea rossa per l’intervento USA poi fermato dall’accordo con la Russia per il trasferimento delle armi chimiche della Siria. Anche allora si ricorse ad un finto attacco con un eccidio di persone innocentiattuato dai terroristi, come poi venne dimostrato anche dal Massachusetts Institute of Technology, e persino dallo stesso segretario di Stato John Kerry, vedi: Possible Implications of Faulty US Technical Intelligence in the Damascus Nerve Agent Attack     Vedi anche: Huffingtonpost
Un eccidio fatto, allora come adesso, per colpire emozionalmente l’opinione pubblica, grazie all’apparato mediatico propagandistico di cui gli USA dispongono (dalla CNN alla Reuters, alla BBC, alla CBC, Sky News, NBC, ecc..), con menzogne costruite e diffuse in tutto il mondo, totalmente pilotate da Washington e da  Londra.
La questione più grave è quella che si dimostra come, in questo momento, il “military industrial complex” di Washington tiene in ostaggio il presidente Trump per imporre la sua agenda di guerra: possiamo quindi aspettarci una vasta scelta fra un intervento in Siria, anche a costo di un confronto con la Russia, un prossimo intervento in Ucraina per riconquistare la Crimea, un intervento aeronavale nel Mar Meridionale della Cina per fronteggiare l’espansione di Pekino, intervento in Venezuela per riportare all’ordine l’importante paese petrolifero, ed altri possibili interventi per saziare l’appetito delle grandi industrie belliche, di Wall Street e del predominio del dollaro nel mondo.
Cambiano gli “imperatori” ma la logica dell’Impero rimane la stessa. Apr 06, 2017
di  Luciano Lago

Putin avverte Netanyahu

Netanyahu-con-PutinNetanyahu con Putin
Il presidente russo Vladimir Putin  ha qualificato  come “inaccettabili” le accuse infondate contro la Siria per il presunto attacco chimico avvenuto ad Idlib.
“Putin ha sottolineato la inaccettabilità di lanciare accuse infondate contro qualsiasi persona prima di realizzare una indagine internazionale seria, esaustiva ed imparziale”, così ha comunicato questo Giovedì il Cremlino.
 
Per mezzo di una nota ufficiale cica il contatto telefonico avuto dal dignitario russo con il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, la Presidenza russa sottolinea il rifiuto di Putin delle accuse senza prove sulla implicazione di Damasco nel recente attacco chimico lanciato nella provincia nord occidentale di Idlib.
A giudizio del capo di Governo di Mosca, aggiunge la nota, “l’incidente con armi chimiche sul suolo siriano necessita di essere indagato in forma giusta ed obiettiva, visto che da parte siriana, si era sempre avvertito dei possibili attacchi chimici dei terroristi presenti nel paese arabo.
La Siria aveva informato il Martedì di un incidente chimico avvenuto nella città di Jan Sheijun, le cui conseguenze  erano  state la morte di 80 persone, inclusi 30 bambini, che avevano perso la vita e più di cento persone risultate ferite.
Immediatamente da parte occidentale si è dato inizio ad una campagna contro il Governo siriano di Bashar al-Assad, accusato di essere l’autore dell’attentato, omettendo il fatto dell’evacuazione già avvenuta di di tutti gli arsenali chimici a suo tempo detenuti da Damasco, già da anni.
Seguendo il modello della propaganda, il ministro israelinao della Difesa, Avigdor Lieberman, ha dichiarato di essere sicuro al 100 % che il presidente Al-Assad ha ordinato direttamente il presunto attacco chimico a Idlib.
Nel frattempo il ministro degli Esteri della Siria, Walid al-Moalem, ha messo bene in chiaro che il Governo siriano non ha mai fatto uso di armi chimiche nè contro il proprio popolo e tanto meno contro i suoi bambini, e neppure contro i terroristi che hanno ucciso il suo popolo.
 
Nota: La telefonata di avvertimento a Netanyahu fatta da Putin non è fatta  a caso ma in quanto il presidente russo sa bene che Israele è molto probabilmente la mente che ha orchestrato tutta la provocazione dell’attacco chimico a Idlib  per dare il pretesto al Presidente Trump di un intervento diretto  in Siria, a cui si accoderebbe Israele nel tentativo di allontanare la presenza iraniana all’interno della Siria che Tel Aviv considera una “grave minaccia”.
Netanyahu è avvisato che anche Israele dovrebbe pagare un prezzo, un duro prezzo, nel caso di un suo intervento in Siria dove stazionano le truppe russe e dove Mosca ha posizionato mezzi di difesa e di attacco  che potrebbero essere rivolti contro Israele, in caso di una aggressione improvvisa  e combinata delle forze di  USA-Israele.
Fonte: Hispan Tv – Apr 06, 2017
Traduzione e nota: L.Lago

Aggressione delle forze USA contro la Siria: Attacco contro base dell’esercito siriano

Attacco-con-missiliAttacco USA contro la Siria
 
Gli USA hanno effettuato un primo attacco missilistico contro una base dell’esercito siriano. Lo comunica la tv NBC News, su informazione proveniente da fonti governative.
Contro la Siria si ripete il collaudato copione Iraq/ Libia, sulla base di accuse precostruite su “armi di distruzione di massa”, gli USA lanciano un attacco militare unilaterale, come prima azione per prendere il controllo del paese arabo.
Secondo i dati trasmessi, gli USA avrebbero lanciato 50 missili Tomahawk dal Mediterraneo contro una base militare dell’esercito siriano situata nelle vicinanze di Homs, da cui, secondo il Pentagono, sarebbero partiti gli attacchi con armi chimiche.
La CNN comunica che l’attacco è avvenuto tra le 20 e le 21 di Washington, piena notte europea.
La Siria ha definito l’accaduto un “vile atto di aggressione”.
La Russia ha richiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza ONU.
Come noto, l’atttacco è stato preceduto da una massiccia campagna mediatica di falsificazione e di manipolazione dei fatti, utilizzando i bambini vittime di un “presunto attacco chimico ” delle forze siriane (mai dimostrato) per convincere l’opinione pubblica occidentale della “necessità” di colpire il regime di Assad. Stesso copione utilizzato a suo tempo per l’Iraq e per la Libia e prima ancora per l’attacco alla Serbia di Milosevic.
Tutti i media si sono prestati egregiamente a fare da megafono alla propaganda dettata dai mega media USA : “Assad assassino”, “Putin dittatore”, l’”Esercito siriano colpevole”, “crimini di guerra”, ecc…Concetti ripetuti fino alla nausea. Mancherebbe soltanto l’ingresso delle truppe dei “liberatori” e sarebbe completo il copione di tipo Hollywodiano.
Si sono distinte come al solito le TV italiane, dalla RAI alla 7 con, le menzogne trasformate in verità, con le fonti di parte come il fantomatico “Osservatorio Siriano per i Diritti Umani” (organo dei F.lli Mussulmani) elevato a fonte primaria e con gli “elmetti bianchi” (Organizzazione di Al Qaeda finanziata da intelligence USA e Britannica) elevata ad “eroi” e premiata con oscar cinematografico. Tutte le informazioni provenienti da fonti CNN, CBC e Reuters considerate vangelo indiscutibile. Opinionisti a comando con stipendio e bonus pagati da organizzazioni vicine all’Ambasciata USA.
 
Seguiranno altre informazioni e commenti……Apr 07, 2017

Adesso anche il CNR inizia ad avere dubbi sulle “HARMI KIMIKEH DI HAZZAD”!

real-sarin-fake-sarinLe immagini fake del gas sarin in Siria
Userei una certa cautela nell’affermare che nell’attacco chimico avvenuto oggi in Siria è stato utilizzato il gas Sarin”. Ad affermarlo, l’esperto di armi chimiche Matteo Guidotti, dell’Istituto di Scienze e Tecnologie molecolari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istm-Cnr).
“Ho già visto in passato immagini e video di persone colpite con il Sarin e i segni erano molto più evidenti – spiega Guidotti -: i corpi sono madidi di sudore, lacrime, saliva ma soprattutto escrementi. I soggetti intossicati generalmente vengono colpiti da fortissime convulsioni. E dai video diffusi localmente non si vede tutto questo”.
“Ma i dubbi maggiori vengono – dice ancora il ricercatore – dalla disinvoltura con cui gli operatori sanitari maneggiano i corpi delle vittime. Molti sono senza guanti e non indossano neanche le mascherine. C’è una serie di protocolli da rispettare per evitare che anche i soccorritori vengano contaminati dall’agente tossico”.
Il fatto è che è in atto una guerra di immagini con cui si fa propaganda – ha aggiunto – per cui bisogna avere molta cautela. Basti pensare all’effetto mediatico che un attacco chimico può avere rispetto a un attacco normale”.
Pubblicato da Suleiman Kahani – Apr 05, 2017