Baghdad, tre attentati e almeno 70 morti nel giorno della visita di Hollande. Isis rivendica

 
Tre autobombe, due nel quartiere sciita di Sadr City, hanno causato un numero ancora imprecisato di vittime. E’ la risposta dello Stato Islamico alle parole del leader francese, che dalla capitale irachena ha sottolineato che bisogna “combattere Daesh a casa sua per prevenire attacchi in casa nostra”
 
Tre attentati, un numero imprecisato di vittime e la rivendicazione dell’Isis. Tutto nel giorno in cui a Baghdad è arrivato il presidente francese Francois Hollande per incontrare le truppe francesi impegnate in Iraq. Il collegamento tra gli atti terroristici e la presenza del leader d’Oltralpe è tutto tranne che casuale e sembra quasi una risposta dello Stato Islamico alle parole del capo dell’Eliseo, secondo cui “bisogna combattere l’Isis per prevenire attacchi in casa nostra”.
 
Il primo attentato è avvenuto in una piazza affollata di Sadr City, quartiere sciita di Baghdad. Almeno 39 persone sono state uccise e altre 65 sono rimaste ferite a causa dell’esplosione di un’autobomba. La notizia è stata diffusa dalla tv satellitare al-Jazeera. L’Isis dopo un paio di ore ha rivendicato l’attacco utilizzando un sito online normalmente usato dai jihadisti. A stretto giro altri due attentati nei pressi di altrettanti ospedali, secondo il sito Iraqi News. Saad Maan, portavoce del ministero dell’Interno, ha precisato che un’autobomba è esplosa vicino all’ospedale Al Kindi, mentre un’altra è stata fatta saltare in aria nei pressi dell’ospedale Al Jawader, nel sobborgo sciita di Sadr City, lo stesso quartiere del primo attentato giornaliero. Maan ha aggiunto che le esplosioni vicino agli ospedali hanno provocato un numero imprecisato di vittime. Secondo i media locali, le ultime due esplosioni hanno provocato almeno altri 30 morti.
Le deflagrazione, come detto, nelle stesse ore in cui il presidente francese, François Hollande, è arrivato a Baghdad in visita ufficiale. Il numero uno dell’Eliseo sarà ricevuto dall’omologo iracheno, Fuad Masum, dal premier, Haidar al Abadi, e dal presidente del Parlamento, Salim al Yaburi. Con le autorità locali analizzerà la situazione legata alla guerra allo Stato islamico e le relazioni tra i due Paesi. La Francia partecipa alla coalizione internazionale contro l’Isis, guidata dagli Stati Uniti, a cui contribuisce con circa 500 soldati e 30 aerei Rafale. Il presidente francese andrà poi a Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno, dove incontrerà il presidente della regione, Masud Barzani, e passerà in rivista le truppe francesi e curde peshmerga, consegnando inoltre materiale medico e umanitario. Bisogna “combattere l’Isis in Iraq per prevenire gli attacchi sul nostro territorio” ha detto Hollande, l’unico leader della coalizione anti-Isis guidata dagli Stati Uniti a fare tappa in Iraq dall’inizio dell’offensiva contro i jihadisti, due anni e mezzo fa.  “Tutto ciò che contribuisce alla ricostruzione in Iraq è condizione importante per evitare che Daesh possa agire sul nostro suolo” ha aggiunto il presidente francese.
 
 
di F. Q. | 2 gennaio 2017

Chi lavora dietro le quinte per destabilizzare la Turchia ed il regime del presidente Erdogan?

Da quando Erdogan ha licenziato i tagliagole che armava, supportava, addestrava insieme all’Occidente e si è avvicinato alla Russia gli è successo di tutto. Mentre per i pennivendoli nostrani la colpa sta solo da attribuirsi all’epurazione nelle forze dell’ordine e di sicurezza dei complici del tentato golpe poi fallito.  vedi la busiarda
Ali Ozcan: le purghe di generali e agenti hanno creato buchi ovunque. Non esiste prevenzione
Attentato di capodanno a Istambul
Attentato di capodanno a Istambul
Dopo l’ultimo sanguinoso attentato terroristico di Instambul, avvenuto nella notte di capodanno, dalla condanna espressa dai governi occidentali e dal commento prevalente che viene fatto dai grandi media, si tende a spiegare come il terrorismo sia finalizzato a creare un clima di paura e di vendetta e come questo  rappresenti una strategia del terrore svolta da alcuni fanatici invasati che colpiscono seguendo una loro ideologia fanatica e distorta.
 
Se qualcuno domanda (ingenuamente) quali possono essere i reali obiettivi dei terroristi, i commentatori cercano di convincere il loro pubblico con argomenti risibili quali, ” ci colpiscono perchè odiano le nostra libertà” indicando i terroristi islamici come dei fanatici che commettono azioni di brutalità insensata, finalizzate ad una strategia per creare l’inferno nelle città dove si svolge una vita normale.  Gli atti di terrorismo, secondo alcuni, sarebbero una forma di “punizione” riservata agli “infedeli”, che siano occidentali, turchi o arabi di fede diversa rispetto a quella islamica salafita.
 
In realtà è facile osservare come questa sia una interpretazione riduttiva e deviante di quanto avviene in quanto gli attacchi terroristici rappresentano in effetti soltanto una tattica dietro la quale ci sono precise strategie dei mandanti, che quasi sempre corrispondono a degli Stati ed ai relativi servizi segreti che agiscono per raggiungere determinati obiettivi.
Per comprendere il contesto di azioni come quelle che avvengono in Turchia, bisogna chiedersi innanzi a tutto a chi giova? Chi guadagna da questi eventi?
I massacri che vengono effettuati dai jihadisti radicali devono sempre essere ricondotti alle centrali di arruolamento e di coordinamento di questi gruppi che non sono quasi mai dei “cani sciolti” ma sono miliziani addestrati in modo efficiente e pianificato. Le centrali di formazione dei terroristi si trovano in paesi quali l’Arabia Saudita, il Qatar, la stessa Turchia (salvo aver cambiato campo di recente), e negli USA, sotto lo schermo della CIA.
Questa non è una novità ma un fatto accertato ed ammesso dagli stessi funzionari di alto grado dell’establishment USA. I gruppi terroristi jihadisti sono stati da anni finanziati ed addestrati dalla CIA e dagli altri organismi di intelligence degli USA (e GB) per essere utilizzati come arma tattica nei vari contesti di conflitto, in Siria, in Iraq, in Libano ed adesso in Turchia.
Addestramento terroristi
Addestramento terroristi
L’utilizzo più frequente dei gruppi terroristi jihadisti è stato quello finalizzato al rovesciamento di governi ostili agli interessi USA, questo è avvenuto con Al Qaeda in Libia, ultimamente in Siria con i gruppi di Al Nusra e Jabhat Fatah al-Sham, che sono stati scopertamente armati e pilotati dalla CIA e dalla NATO (come si è reso evidente nella battaglia di Aleppo).
 
Si può facilmente dedurre come la Turchia sia oggi nel mirino della strategia USA, da quando il presidente turco Recepit Erogan è riuscito a bloccare il tentato golpe, chiaramente istigato da Washington e dalla fazione gulenista ispirata e protetta dagli USA . Risulta evidente che può essere conforme a questa strategia la destabilizzazione del paese, mediante l’attivazione della rete terroristica che opera sotto i simboli dell’ISIS o di AL Nusra e che deve colpire obiettivi indiscriminati in Turchia per seminare il terrore e l’insicurezza. La finalità di questa strategia è quella di indebolire Erdogan e di consentire un rovesciamento del suo Governo, colpevole, agli occhi di Washington, di volersi allontanare dalla stretta alleanza con gli USA e con la NATO per essersi avvicinata all’asse russo-iraniano.
Significativi due fatti:
1) il vertice trilaterale tenutosi il 20 Dicembre a Mosca tra i ministri degli Esteri di Turchia-Russia-Iran ove i tre paesi hanno concordato che i prossimi colloqui di pace sulla Siria verranno tenuti nella capitale del Kazakhstan, Astana, per risolvere la crisi siriana (esclusa la partecipazione USA);
2) Le dicharazioni di Erdogan in cui accusa gli USA di aver sostenuto l’ISIS e di averne le prove documentate.  Vedi: Erdogan accusa: gli USA hanno sostenuto l’ISIS, ho le prove
Questi due fatti hanno fortemente irritato Washington che, come si può facilmente immaginare, ha meditato le sue contromosse contro Erdogan. La Posta in gioco è troppo importante: in sospeso la permanenza nella NATO e nell’orbita occidentale della Turchia (80 milioni di abitanti) paese cerniera tra Europa e Asia, gli statunitensi non potrebbero tollerare una perdita di questo livello.
 
Questo spiega che le centrali di potere USA debbano ricorrere, per forza di cose, ad una strategia occulta che ha visto, fra i vari episodi, l’omicidio dell’ambasciatore russo ad Ankara, chiaramente pianificato per mettere in difficoltà Erdogan con la Russia ed adesso l’incremento di attentati terroristici in pieno Istambul.
Da non trascurare anche il ruolo e gli interessi dell’Arabia Saudita che è la potenza araba che rimarrebbe maggiormente pregiudicata da un riavvicinamento della Turchia all’Iran (il suo maggiore nemico nella regione) ed alla Russia. Non è raro che il “lavoro sporco”, quello di seminare attentati e terrorismo contro la Turchia possa essere stato affidato anche ai potenti servizi di intelligence sauditi che dispongono di molte entrature in Turchia in quanto, fino a pochi mesi addietro, operavano in alleanza militare con Ankara per rovesciare il Governo di Damasco.
 
Da tutto questo si capisce che ci sono varie potenze interessate a destabilizzare il Governo di Erdogan e non ci sono esclusioni di mezzi per ottenere questo obiettivo. Non si può dire quindi che manchi del lavoro per gli agenti dei servizi segreti, un settore che, di questi tempi, non conosce crisi.
di Luciano Lago
Da Redazione Gen 01, 2017

Francia: Le banche rifiutano qualsiasi finanziamento al Front National della Marine Le Pen

le banche sono etiche, finanziano solo i politically correct, quelli che non sono populisti ed amano le banche e la Ue che le salva, e loro ci salvano dai populisti. Un amore di democrazia. Un gesto che dimostra chi è a servizio e chi no.

Francia: Le banche rifiutano qualsiasi finanziamento al Front National della Marine Le Pen

Marine Le Pen, presidente del Front National e candidata alle elezioni Risultati immagini per le pen banchepresidenziali francesi del prossimo anno, si trova nettamente davanti al suo rivale Fillon, secondo gli ultimi sondaggi, cosa che ha messo della paura in tutto lo schieramento compatto dei globalisti, di destra e di sinistra, di Bruxelles e del resto d’Europa, di fronte alla prospettiva concreta  di un possibile asse Parigi-Washington-Mosca.

Tuttavia la Le Pen ha il suo “tallone d’Achille” e questo è il denaro (che non ha).
A differenza di un Donald Trump, che ha potuto superare l’opposizione del sistema delle grandi banche di Wall Street (tutte concordi a sostenere la Clinton), grazie alle sue ingenti risorse che gli hanno permesso di autofinanziare la sua campagna presidenziale, la Marine non dispone di risorse proprie e necessita di crediti bancari per coprire i circa 20 milioni di euro dei costi stimati di tale campagna.

Le banche francesi hanno già dimostrato di essere chiuse a qualsiasi richiesta della candidata sovranista: neppure un centesimo per lei.

I leaders del Front National hanno comprensibilmente lanciato grida di allarme e parlano di ” disciriminazione basata sull’ideologia”. Si afferma che “rappresenta un vero scandalo il fatto che la banche francesi non si adeguino al gioco della democrazia”, come si è lamentato in radio il segretario generale del FN, Nicolas Bay. “Ci sono alcuni candidati che, con meno consensi di Marine Le Pen, hanno ottenuto grossi crediti. Questo dimostra un vero problema basato sulle opinioni politiche”.

In realtà questa è una manifestazione di ingenuità visto che il programma politico del FN minaccia direttamente gli interessi delle Grandi banche, considerando che  si tratta di un programma antiglobalista che si propone di sottrarre il potere ai grandi potentati finanziari transnazionali.

Se fino a ieri, così per dire, sarebbe stato considerato inammissibile un atteggiamento discriminatorio di questo tipo da parte delle banche, da alcuni mesi a questa parte, l’establishment francese ha omesso di guardare alla forma o di fingere che ciascun potere sia indipendente dagli altri, per scatenare una guerra a morte contro il sovranismo del FN. Se cade Parigi, dopo il Brexit e la vittoria di Trump, non soltanto il progetto europeo potrebbe avere i giorni contati, ma anche lo stesso globalismo sulla scena mondiale potrebbe subire un colpo irreversibile.

Esste però un “piano B”, che tuttavia si cerca di frustrare: l’amico russo. Cattive notizie: lo scorso Luglio la Banca Centrale russa ha revocato la licenza bancaria alla First Czech Russian Bank, con sede a Mosca, principale finanziatore del partito della Le Pen, che ancora non ha trovato un sostituto come entità di credito che possa finanziarla, secondo il suo consigliere, Wallerand de Saint Just.

Sant Just continua a cercare, ma non risulta facile, con tutto il settore chiuso ermeticamente di fronte alla possibilità di una vittoria lepenista; sarebbe un modo troppo evidente, per citare Lenin, di “vendere la corda con cui farsi impiccare”.
Secondo Le Parisien, in Agosto vi erano delle banche di investimento nord americane disponibili ad anticipare fino a 20 milioni di dollari ma, all’ultimo momento, si sono tirate indietro (su pressioni di qualcuno).
Il dilemma è complicato. Da un lato, la Le Pen sa che potrebbe ottenere ogni finanziamento che vuole in una Russia di Putin più che entusiasmata da una sua candidatura.

Tuttavia, da un altro lato non ignora che, su questo finanziamento si monterebbe poi una campagna di diffamazione mediatica simile a quella orchestrata intorno alla risibile tesi della manipolazione delle elezioni presidenziali negli USA.  Alla Le Pen rimproverebbero di aver vinto con “l’oro di Mosca”. Già i servizi di intelligence francesi si erano messi in allarme per le dichiarazioni della Le Pen a favore della Siria, quando il governo Hollande forniva armi ed istruttori ai gruppi terroristi anti Assad.

Per adesso la Le Pen continua la sua campagna con l’autofinanziamento dei suoi sostenitori ma, arrivando a Febbraio, se il FN non ottiene un cospicuo finanziamento, rischia di non poter ottenere il risultato a cui aspira per mancanza di mezzi economici, quelli che invece non mancano al candidato della destra bancaria e globalista Fillon.

Anche se ottenesse i finanziamenti, la Le Pen sa bene che non avrà la vita facile. Infatti, come insegna l’esperienza delle recenti elezioni austriache o delle passate elezioni regionali, tutto l’arco delle forze politiche globaliste ed europeiste, di destra e di sinistra, si unirebbero per sbarrare il passo ai sovranisti della Le Pen, visti come un pericolo mortale dalla oligarchia di Bruxelles e dalla sinistra mondialista. Questo nonostanche che i sondaggi le siano sorprendentemente favorevoli tanto da attribuire alla Le Pen il 29% dei consensi. Tuttavia al secondo turno, le probabilità di ottenere la vittoria, sono molto basse.

Naturalmente non è il momento di dare molta fiducia ai sondaggi, viste le esperienze fatte in altri paesi. I partiti della sinistra globalista, pur di evitare la vittoria della Le Pen, hanno scelto Fillon come loro candidato, come unico modo di assicurarsi la elezione, nonostante questi sia un candidato della destra gollista e rappresenti gli interessi del grandesi.e capitale finanziario. Il sodalizio fra la sinistra ed il grande capitale è ormai consolidato in Francia come in Italia e negli altri pa

L’unico fattore che potrebbe sconvolgere i pronostici della vigilia è rappresentato dall’influenza sull’opinione pubblica della esplosiva questione migratoria e dell’avanzata islamica in Francia, cosa questa che potrebbe procurare qualche “amara sorpresa” nel fronte globalista e portare dei risultati inaspettati anche al secondo turno.
Su questo si fondano le speranze della Le Pen e dei suoi sostenitori sovranisti.

Fonte: La Gaceta.es

Traduzione e sintesi: Luciano Lago Da  Dic 30, 2016

http://www.controinformazione.info/francia-le-banche-rifiutano-qualsiasi-finanziamento-al-front-national-della-marine-le-pen/

Il Congresso ha detto che non farà annullare le sanzioni antirusse a Trump

trump-putin-obamaSe Donald Trump deciderà di togliere le sanzioni volute dall’amministrazione Obama contro la Russia, dovrà affrontare una forte opposizione da parte del Congresso degli Stati Uniti, ha detto un membro della camera dei rappresentanti del partito Democratico, Adam Schiff, in diretta tv a “la settimana con George Stefanolulosom” sul canale ABC. “Francamente, al Congresso non crediamo che le misure adottate siano abbastanza per scoraggiare la Russia” ha detto Schiff. Secondo le parole del democratico, nel caso in cui Trump intraprenderà passi per annullare l’operazione sul rafforzamento del regime delle sanzioni, si opporranno non solo i democratici, ma anche i repubblicani, tra cui il senatore John Mccain.
 
In precedenza, domenica il futuro portavoce della Casa Bianca Sean Spicer, in un’intervista al canale televisivo ABC News, ha parlato dei dubbi riguardo le nuove le sanzioni contro la Russia chiedendosi se fossero una risposta adeguata, a causa di un presunto coinvolgimento della Russia nei cyber attacchi durante le elezioni.
02.01.2017(aggiornato 09:33 02.01.2017)

Mosca spiega perchè non sono stati espulsi i diplomatici USA in risposta a sanzioni Obama

rodi ex presidente Usa premio Nobel per la pace. Hai ancora 18 gg per scatenare una guerra, sappiamo che farai di tutto, come falsificare le prove del presunto attacco hacker partito dalla russia contro quell’angelo della Killary, quando abbiamo pure la confessione dello staff di SANDERS (che dalla dolce signora ne ha subite di ogni).
Mr Obama che ne pensi dell’influenza degli ambasciatori Usa nella politica del paese dove essi sono dislocati? RICORDI WIKILEAKS, l’ambasciatore Spogli??? Le spie della NSA in Germania invece che facevano? RIcreazione?
 
Mosca spiega perchè non sono stati espulsi i diplomatici USA in risposta a sanzioni guida-al-cremlino-di-moscaObama
Decidendo sulla risposta all’espulsione dei diplomatici russi dagli Stati Uniti, Mosca ha tenuto conto degli interessi dei diplomatici americani e dei loro figli, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.
“Comprendendo che la diplomazia si basa su risposte e misure simmetriche, abbiamo preso in considerazione molto seriamente e con molta serietà abbiamo tenuto conto di come si sarebbero sentiti i nostri colleghi americani e le loro famiglie. Soprattutto dei loro figli, che ora si preparano alle feste di Capodanno e che sono in vacanza, di come si sarebbero sentiti se fossero stati strappati da questo processo e avessero dovuto raccogliere tutte le loro cose in 72 ore per tornare in patria in questo modo. Per questo abbiamo preso questa decisione”, — ha detto.
Giovedì l’amministrazione del presidente uscente Barack Obama ha imposto nuove sanzioni contro 9 agenzie, aziende e persone fisiche russe, colpendo anche l’FSB (servizi segreti russi, ndr) per “l’interferenza nelle elezioni” e “la pressione sui diplomatici statunitensi” che lavorano in Russia.
 
Gli Stati Uniti hanno inoltre confiscato 2 complessi residenziali, le cosiddette “dacie” dell’Ambasciata russa a New York e Washington di proprietà della rappresentanza diplomatica russa. Sono state dichiarate persone non gradite 35 diplomatici russi, che sono obbligati a lasciare il Paese.
 
Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che Mosca non manderà via nessuno diplomatico americano in risposta alla decisione di Obama, nonostante la parte russa abbia tutte le ragioni per rispondere adeguatamente.
30.12.2016 (aggiornato 10:41 31.12.2016)

Gli Ultimi Rantoli di Obama

Ultima della saga de Il presidente premio Nobel per la pace Mr Obama, l’espulsione di 35 diplomatici russi, che hanno giocato un ruolo (e che agli Usa servono le prove quando accusano qualcuno?) nel “sovvertire” il voto democratico statunitense. Qui l’articolo dello scribacchino Massimo Gaggi de Il corriere a riguardo, disgustato dal fatto che Trump (chiamato con mille epiteti diversi ma mai qualificato come presidente) le consideri ilazioni non fondate. Per lo scribacchino dell’ansa Putin è zar e Trump è solo un tycoon (che è un crimine?), un miliardario (infatti Obama era un poraccio)

Gli Ultimi Rantoli di Obama
Non so dirvi se Trump sarà meglio o peggio, come sempre è bene andare oltre i 5kb putinobamaconsueti e dunque io mi ricordo. Mi ricordo che un tempo pensai “peggio di Bush jr, non è possibile” e invece: Ecco appunto.
E siamo finalmente agli ultimi rantoli della amministrazione Obama un brutto crepuscolo fatto di fallimenti epocali, figure di merda,  dispetti e mosse disperate.
 
La madre di tutti fallimenti si svolgerà ad Astana a metà gennaio, giusto 5 giorni prima l’avvicendamento.
 
Speciale difesa: Siria, stampa turca, a metà gennaio prossimo vertice trilaterale Turchia-Russia-Iran
Ankara, 27 dic 15:00 – (Agenzia Nova) I rappresentanti di Turchia, Russia e Iran si incontreranno ad Astana a metà gennaio per discutere della cessazione delle ostilità in Siria: lo ha riferito un funzionario del ministero degli Esteri turco, secondo quanto riferito dal quotidiano “Hurriyet”. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che i leader di Turchia e Iran hanno concordato che i prossimi colloqui di pace sulla Siria vengano tenuti nella capitale del Kazakhstan, Astana, aggiungendo che anche il presidente siriano Bashar al Assad aveva accettato la proposta…….
 
Traduco: per la prima volta dal dopoguerra ci saranno negoziati di pace in una area geostrategica cruciale per i “valori dell’occidente” e USA e Europa non sono invitati. Anche perché sono le potenze che hanno perso.
Corollario: non un centesimo del bottino, ovvero la ricostruzione della Siria andrà a imprese europee o americane senza l’approvazione di Mosca, non una goccia di petrolio o un millimetro cubo di gas passerà dalla Siria senza il benestare Russo.
 
Alla voce figure di merda ci sono
  1. le parole “TESTUALI” del presidente Turco Erdogan: “Ho le prove che la coalizione guidata dagli Stati Uniti in Siria aiuta gruppi terroristici come l’Isis” (scegliete voi una fonte a caso, ne troverete centinaia)…ooooopsle parole “TESTUALI” del presidente delle Filippine Duterte a Obama in conferenza stampa :”Figlio di puttana te la farò pagare
Non male eh, quando si dice rispetto e timore.
Poi ci sono i dispetti a Trump:
E direi che la questione del NON veto americano posto da Kerry sulla questione dei territori occupati e le notizie che filtrano di un impegno americano per ottenere lo Stato di Palestina basta e avanza.
Siamo seri, in 13 giorni compreso capodanno arriva lo stato palestinese perché lo dice Obama, e vabbeh.
 
Infine la mosse disperate e qui siamo all’assurdo:
 
Mi scrive un amico:
 
L’amministrazione Obama cioè il governo in carica applica sanzioni alla Russia per comprovata manipolazione (sic) delle elezioni USA, ma allora se il congresso approva le sanzioni implicitamente sancisce che le elezioni sono taroccate.
A questo punto o si rimangiano l’accusa e ritirano le sanzioni o esce un casino.. non vorrei che fossero i prodromi di quello che ha detto Moore in una recente intervista e cioè che prima del 20 esce un fatto che stoppa l’insediamento di Trump.
 
……Mi verrebbe da dire, nulla di peggio potrà capitare dopo Obama
 
Il problema appunto è che lo pensai anche di Bush jr.
Di FunnyKing , il 28 dicembre 2016

ATTENTATO DAVANTI A LIBRERIA DI CASA POUND

è così che le sinistre lottano in favore del povero, del disoccupato, del malato, dello sfrattato, del lavoratore, del pensionato, dei milioni che vivono SOTTO la soglia di povertà,  così lotta contro il capitalismo che impone il Job Act ed i voucher, CONTRO I SALVATAGGI BANCARI.  Siamo davvero colpiti per il “coraggio” e la chiarezza di idee su chi per le sinistre sia il pericolo per il “popolo”, l’importante è salvaguardare il Pd e la sua mafia capitale.
 
Esplode pacco bomba a Firenze, artificiere perde un occhio e una mano
 
Esplode pacco bomba a Firenze, artificiere grave

Un artificiere della Polizia di Stato è rimasto gravemente ferito “alle mani e ad un occhio che sono gravemente compromessi” dall’esplosione di un ordigno rinvenuto davanti ad una libreria che fa riferimento a Casa Pound. Lo ha detto il questore di Firenze Alberto Intini ai microfoni di RaiNews24. L’involucro sospetto era stato notato all’alba da alcuni agenti davanti all’ingresso del negozio in via Leonardo Da Vinci, non lontano dal centro storico. L’artificiere investito dallo scoppio del pacco bomba durante il successivo intervento è stato ricoverato all’ospedale di Careggi. «Il fatto è sicuramente di natura politica – rilevano gli inquirenti – in relazione all’obiettivo e alle caratteristiche del manufatto», posizionato vicino alla libreria. Il poliziotto, 39 anni, sposato con due figli, è stato sottoposto a un’operazione chirurgica. Purtroppo ha perso l’occhio destro e la mano sinistra.

Dai rilievi degli esperti della scientifica risulta che l’ordigno esploso era dotato di un timer. Nessun dubbio, dunque, che si sia trattato di un attentato, la cui matrice è assai probabilmente politica. Era stato un funzionario della Digos a notare l’involucro sospetto, collocato davanti ad una libreria legata a CasaPound.
 
Sono in corso da parte della polizia alcune perquisizioni in città e nella provincia a carico di elementi riconducibili all’area anarchica. Ma gli investigatori sottolineano come sia prematuro sbilanciarsi sulla matrice del gesto e non escludono al momento alcuna pista. La Scientifica ha repertato sul luogo dello scoppio, in via Leonardo da Vinci, un elevatissimo numero di frammenti: solo dopo l’esame degli specialisti dei laboratori di balistica a Roma, che comincerà già domani, sarà possibile capire di più sulla natura e la composizione della bomba.
1 Gennaio 2017

Non condannate “Left”, è il naturale epilogo di una sinistra che molla Peppone per abbracciare Soros

Chi siano gli “elmetti bianchi” e quale sia stato il loro compito nella guerra in Siria è noto ma la stampa, operando da grancassa della coalizione anti-Assad, li ha sempre dipinti come degli angeli che mettevano la loro vita al servizio di quella degli altri, salvando tutti, persino i miliziani fedeli a Damasco, se ne avessero avuto bisogno. Bene, qualche breve nota biografica. La Syria Civil Defense (SCD) – i cui membri sono chiamati comunemente “elmetti bianchi” – è una organizzazione civile finanziata dagli Stati Uniti e dal Syrian National Council (l’opposizione armata siriana nata nell’agosto 2011 per combattere contro il governo di Bashar al-Assad): viene fondata in Gran Bretagna e inizia la sua attività nel 2013, grazie a finanziamenti statunitensi e britannici. Fondatore degli “elmetti bianchi” è questo signore Risultati immagini per james le mesurier
James Le Mesurier, un ex ufficiale dell’esercito britannico. Nato a Singapore e cresciuto in Inghilterra, dopo aver superato brillantemente la sua formazione militare presso la prestigiosa Royal Military Academy di Sandhurst, è stato destinato al reparto d’elites dei Royal Green Jackets, reggimento di fanteria dell’esercito britannico in forza al quale ha compiuto missioni operative in Irlanda del Nord, in Kosovo e infine in Bosnia. Lasciato l’esercito, ha lavorato per le Nazioni Unite, poi l’Unione europea e infine ha abbracciato la causa umanitaria, fondando l’organizzazione di protezione civile Syria Civil Defense (SCD), la cui sede principale attualmente è a Dubai. Insomma, di tutto si può parlare tranne che di spontaneismo. E se questa grafica, Risultati immagini per james le mesurier
 
preparata da un’emittente inglese, non dalla tv di Damasco, ci mostra su quali contatti di bassissimo livello possano godere gli “elmetti bianchi”, questi video
ci mostrano in realtà quale sia stata la loro funzione: propaganda allo stato puro contro Assad prima e poi contro l’intervento russo al fianco delle truppe di Damasco, iraniane ed Hezbollah.  Bene, questa left
 
è invece la foto pubblicata nella pagina Facebook dal settimanale Left, sorto dalle ceneri di Avvenimenti, già allegato dell’Unità e autodefinitosi “A sinistra senza inganni”. Per questi signori, nel numero in edicola domani, gli “elmetti bianchi” sono le persone dell’anno del 2016. Insomma, chi ha fiancheggiato i terroristi in Siria, merita un premio, un riconoscimento pubblico. Ora, in un Paese dove quatti quatti ci scodellano la soluzione preconfezionata del caso Regeni quando abbiamo ancora la testa obnubilata dai fumi enogastronomici del Natale, può accadere di tutto ma la cosa grave non è “Left” (il quale, immagino, sia letto dai redattori e da pochi congiunti di buon cuore), è cosa “Left” rappresenti.
Ovvero, la degenerazione di una sinistra che in nome della globalizzazione come valore assoluto ha gettato alle ortiche Peppone per abbracciare George Soros. E se ne vanta, oltretutto.
E’ la stessa sinistra blairiano-clintoniana che si è bevuta la narrativa della pulizia etnica in Kosovo (dove, stranamente, il fondatore degli “elmetti bianchi” operava in un reparto d’elite, immagino in sostegno dei terroristi-narcos dell’UCK), salvo tornare brevemente pacifista in favore di telecamera quando tre suoi guru rispondenti ai nomi di Piero Pelù (quello delle matite cancellabili al referendum che oggi si scopre fare investimenti con il circolo renziano), Jovanotti e Ligabue hanno deciso che era ora di dire “mai più” alla guerra.
 
Il Mio Nome è Mai Più
In compenso, per 72 giorni la Serbia è stata devastata dai bombardamenti NATO, benedetti da un governo di sinistra che ha aperto le porte di Aviano ai caccia.
Motivo scatenante dell’intervento?
La falsa strage di Racak, smentita a guerra finita dal patologo del Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia, Emilio Perez Pujol (intervista al Sunday Times e a Le Monde) ma tramutata in casus belli dalla coppia d’oro del mondialismo da Terza Via, ovvero Madeleine Albright e Richard Hoolbroke. Disgregata a dovere la Jugoslavia, restava la Serbia a dare fastidio ai piani egemonici della NATO ad Est e nei Balcani: et voilà, una bella “guerra umanitaria”, ossimoro che è la carta d’identità della sinistra rappresentata da “Left” e dalla sua copertina.
E vogliamo parlare di come la sinistra di lotta e di governo si sia adeguata alle esigenze atlantiste dell’intervento in Afghanistan prima, per vendicare l’11 settembre (casualmente responsabilità, almeno finanziaria, saudita, ovvero principale alleato Usa nel Golfo), in Iraq poi, guerra giustificata dalle fialette piene di Aulin di Colin Powell e infine di tutte le cosiddette “primavere arabe”, sponsorizzate da Dipartimento di Stato e Soros Foundation?
Non si può parlare di buona fede, perché ognuna di queste guerre ha portato con sé e lasciato sul terreno prove sufficienti a smontare i motivi istituzionali e rivelarne l’agenda nascosta: se supportano quelle guerre, quelle strategie, quelle scelte geopolitiche, è perché o le si condivide o si è in malafede e, quindi, ontologicamente dalla parte del più forte. Siamo passati da una sinistra che vedeva complotti CIA ovunque negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta e una sinistra che dei desiderata della CIA è paradossalmente un’emanazione mediatico-politica.
Siamo passati dall’adorazione per l’URSS alla criminalizzazione tout court di Vladimir Putin, con cotè di applausi e occhi lucidi a ogni nuova sanzione comminata contro Mosca. Siamo passati dal denunciare la repressione britannica in Irlanda del Nord, brandendo Bobby Sands come esempio, a dedicare la copertina del settimanale “a sinistra senza inganni” a quegli stessi “elmetti bianchi” fondati da uno che in Ulster sparava e metteva in pratica operazioni psyops di guerra psicologica.
 
La Terza Via, il grande inganno della globalizzazione, ci ha portato a questo: incarnare, declinare e incastonare nel contesto globale come progressista ciò che in realtà è potere allo stato puro, imperialismo, terrorismo finanziario, destabilizzazione.
L’orrore di conradiana memoria oggi è il mainstream, mascherato da umanitarismo. A testimonianza di questo c’è la nuova arma della sinistra: la post-verità, le “fake news”, il “linguaggio d’odio”, ovvero bollare come bufale tutte le notizia che escono dallo schema narrativo di Usa e soci e che vanno a infrangere il totem del politicamente corretto.
Quanti ospedali pediatrici distrutti dai russi hanno pianto su “L’Unità”, su “Repubblica” e sicuramente su “Left”? Ora scopriamo che erano utilizzati dai cosidetti ribelli moderati come deposito per le armi e scopriamo anche che “Medici senza frontiere” non ha mai avuto alcun ospedale in Siria e che non comunica le coordinate delle strutture che supporta, nonostante il suo presidente lanciasse accuse pesantissime come queste
nei confronti delle truppe di Damasco. E la post-verità sarebbe quella dei blog e della stampa indipendente? Le bufale sarebbero quelle di chi sta con Putin e non con Al-Baghdadi o Al-Nusra?
 
La questione è culturale, prima che strategica. Una sinistra che ha contrabbandato e svenduto i diritti dei lavoratori per quelli LGBT, accettando la riduzione in schiavitù di massa dei voucher in nome delle unioni civili (andate a vedere quante ne sono state celebrate dall’ok al Ddl Cirinnà e quanti milioni di voucher sono stati venduti) e della dittatura del piagnisteo è null’altro che il cavallo di Troia della mercificazione totale della società, schematizzata in genere e non più percepita in classi.
Una sinistra che scambia un pianificato piano di destabilizzazione per accoglienza, ha violentato e ucciso se stessa: accettare che la nuova rivoluzione sia quella globalista del “no borders” e non più quella dell’uguaglianza sociale e dei diritti reali per chi ha davvero bisogno – e non per chi viene qui a svernare da Paesi non in guerra, chiedendo wi-fi più potente e pasti gourmet in attesa di andare a sfruttare, da vero parassita, il welfare tedesco o svedese – equivale ad abdicare dallo status di pensiero politico per adagiarsi in quello più comodo (e, a volte, remunerativo) di gadget del pensiero unico.
Chi paga infatti il conto di questa situazione? Le periferie e i ceti deboli, non certo chi abita in centro o magari a Capalbio, paradiso della sinistra in tweed che i migranti non li ha voluti ma ha preferito scomodare amicizie politiche per ottenere lo stesso risultato cui anelavano gli abitanti di Gorino con i loro blocchi stradali. Ci vuole classe anche nell’essere “razzista”, l’ipocrisia è bene supremo e motore immobile. Bollare come fascista il fatto che la sicurezza sia il primo dei diritti che i ceti meno abbienti reclamano è suicida, tanto più che quel campo è divenuto non a caso feudo e bacino elettorale della destra, più o meno centrista). Dichiarare gli “elmetti bianchi” persone dell’anno è soltanto l’epilogo naturale di un processo metastatico iniziato anni fa. Ma occorre prendere atto che il cambio di paradigma scompagina molte logiche, ottunde molte menti e incattivisce molti animi: anche a destra, dove un anti-comunismo d’antan spinge molti a vedere nella Russia di Putin la minaccia rossa, patologia che negli anni Settanta portò molti “fascisti” a fare il gioco della CIA e di Gladio in chiave anti-sovietica. State sereni, ci sarà tempo per riflettere. E pentirsi amaramente.
Di Mauro Bottarelli , il 29 dicembre 2016

Da De Benedetti a Marcegaglia: Mps prestava soldi ai ricchi che non li restituivano

sono i piccoli imprenditori e gli artigiani ad aver “rubato” al sistema bancario vero, (lo disse il Bomba)? Siamo certi che la Ue, le banche, il fisco, il governo andranno a bussare alle porte di pensate-al-popoloquesti signori amici del PD (compreso l'”antagonista” Silvio) Ricapitoliamo, loro si tengono i soldi, non rischiano certo né Equitalia né il suicidio, E NOI CON LE STANGATE VARIE E TASSE RIPIANIAMO IL LORO DEBITO

Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all’aumentare del finanziamento.”

Fra i debitori che non hanno onorato i debiti verso il Montepaschi c’è anche Giuseppe Garibaldi. Incidenti che capitano alla banca più antica del mondo. Evidentemente anche in tempi non sospetti, a Siena sentivano il fascino della camicia rossa. Ma soprattutto rivelavano una certa reverenza nei confronti dei poteri forti. Preferibilmente in odore di massoneria.
 
Nell’archivio della banca c’è questa lettera dell’Eroe dei Due Mondi: «Signor Esattore mi trovo nell’impossibilità di pagare le tasse. Lo farò appena possibile». Correva l’anno 1863 e non sapremo mai il destino di quel debito.
 
C’è anche da dire che a Siena avevano una certa dimestichezza con i protagonisti del Risorgimento. Fra il 1928 e il 1932, infatti, la banca era entrata in possesso della tenuta di Fontanafredda che Vittorio Emanuele II aveva regalato alla Bella Rosina. Gli eredi se l’erano fatta espropriare per un debito non pagato. Un npl (non performing loans) in versione reale.
 
Giuseppe Garibaldi e i nipoti della moglie del Re che non poteva diventare Regina.
 
A Siena sono sempre stati molto trasversali nella scelta dei loro clienti. E anche le sofferenze rifiutano il monocolore. Così fra i clienti che non hanno rimborsato figurano la Sorgenia della famiglia De Benedetti e Don Verzè che, grazie anche all’amicizia con Silvio Berlusconi aveva fondato l’ospedale San Raffaele portandolo anche al dissesto con un buco di duecento milioni. Dagli archivi risultava anche, almeno fino all’anno scorso, una fidejussione di 8,3 milioni che il Cavaliere aveva rilasciato a favore di Antonella Costanza, la prima moglie del fratello Paolo. La signora aveva acquistato, per nove milioni, una villa da sogno in Costa Azzurra e poi aveva dimenticato di pagarla. A Siena, però, conoscevano bene la famiglia Berlusconi e si fidavano. Erano stati i primi a credere nella capacità imprenditoriali di Silvio e non se n’erano certo pentiti.
Non altrettanto bene però, sono andate le cose con il gruppo che fa capo a Carlo De Benedetti, l’eterno rivale del Cavaliere. Sorgenia, il gruppo elettrico guidato da Rodolfo, primogenito dell’Ingegnere, ha lasciato un buco da 600 milioni. Le banche hanno trasformato i debiti in azioni. Ora sperano di trovare un compratore. Il cuore di Sorgenia è rappresentato da Tirrenia Power le cui centrali sono localizzate in gran parte fra la Liguria e l’Italia centrale. Naturale che Mps fosse in prima linea nel sostenere l’investimento e oggi a dover contabilizzare le perdite.
 
Ma i problemi di Mps non si fermano alla Toscana e zone circostanti. La forte presenza in Lombardia attraverso la Banca Agricola Mantovana ovviamente l’ha portata in stretti rapporti d’affari con il gruppo Marcegaglia che ha sede da quelle parti. Fra l’altro Steno, fondatore dell’azienda siderurgica, era stato uno dei soci della Bam che aveva favorito l’ingresso di Siena. Tutto bene fino a quando al timone è rimasto il vecchio. Poi è toccato ai figli Antonio ed Emma. Complice la crisi economica, hanno accumulato un’esposizione di 1,6 miliardi che le banche hanno dovuto ristrutturare aggiungendo altri 500 milioni.
 
Ma a parte questi nomi eccellenti chi sono gli altri debitori che hanno mandato in crisi la banca più antica del mondo? La ricerca non è facile. Il gruppo dei piccoli azionisti del Monte guidato da Maria Alberta Cambi (Associazione del Buongoverno) ha cercato l’identità delle insolvenze. I dirigenti della banca si sono rifiutati di rispondere schermandosi con le regole della privacy. Qualcosa, però, hanno detto. Non i nomi ma almeno la composizione.
Viene fuori che il 70% delle insolvenze è concentrato tra i clienti che hanno ottenuto finanziamenti per più di 500mila euro. In totale si tratta di 9.300 posizioni e il tasso di insolvenza cresce all’aumentare del finanziamento. La percentuale maggiore dei cattivi pagatori (32,4%) si trova fra quanti hanno ottenuto più di tre milioni di euro. Ovviamente un tasso di mortalità così elevato sulle posizioni più importanti apre molti interrogativi sulla gestione. Anche perché la gran parte dei problemi nasce dopo l’acquisizione di Antonveneta. Prestiti concessi nel 2008 che finiscono a sofferenza nel 2014. Certo sono gli anni della grande crisi. Ma non solo. La scansione dei tempi dice anche un’altra cosa: Mussari e Vigni hanno concesso i crediti. Profumo e Viola hanno dovuto prendere atto che erano diventati fuffa.
giovedì, 29, dicembre, 2016
di Nino Sunseri – –  LIBERO

Stangata delle bollette in arrivo: 986 euro a famiglia.

pd-incarica-pda chiamarli servizi ci vuol coraggio.
Non facciamo i populisti, c’è da trovare 20 miliardi per le povere banche
Stangata delle bollette in arrivo: 986 euro a famiglia.
 Ecco i rincari voce per voce
Il 2017 si presenta all’insegna della stangata delle tariffe. Torna a salire la bolletta dell’elettricità, più marcata l’impennata di quella del gas su cui pesa la stagionalità invernale. Secondo quanto stabilito dall’Autorità per l’Energia, nell’abituale decisione trimestrale, dal primo gennaio la bolletta elettrica registrerà un aumento dello 0,9% mentre per il gas l’aumento sarà del 4,7%.
Ma la stangata non finisce qui. Il bello (o il brutto) deve ancora arrivare. A gas e luce dobbiamo aggiungere -come si legge su Quotidiano.Net  – i pedaggi  autostradali, bollette di acqua e rifiuti. E, ancora, tariffe postali, carburanti, assicurazioni e banche. «Anche se l’economia italiana rallenta, con un’inflazione che viaggia pericolosamente vicino allo zero, i prezzi di quasi tutti i servizi nel 2017 tenderanno ad aumentare»
 
Il  Codacons, l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori (Onf), hanno fatto i conti di tutti gli aumenti in arrivo e ne risultano cifre assai poco rassicuranti. Il Codacons ha stimato una stangata media per famiglia di 986 euro.  Di poco inferiore,  771 euro, la stima di Federconsumatori. Ma non c’è, anche in questo ipotesi più “ottimistica”, da stare molto allegri.
 
«Il pezzo fondamentale   di questo carico – si legge sempre su Quotidiano.Net –  arriverà dalle tariffe applicati ai servizi. Partiamo dai trasporti. Per aerei, treni, taxi, mezzi pubblici e traghetti una famiglia media spenderà tra 60 e 80 euro in più. A questi saranno sommati i costi extra per le autostrade, pari a poco meno di 40 euro. Dopo che molti incrementi non sono stati riconosciuti nel corso del 2016, i concessionari autostradali hanno già presentato al ministero delle Infrastrutture le loro richieste di aumento. E il fardello potrebbe crescere, visto che in molti casi sono stati presentati ricorsi per recuperare gli incrementi sospesi nel 2016. Sempre nell’ambito dei trasporti, torneranno a crescere anche le assicurazioni auto: la media in programma è, a seconda delle stime, compresa tra 10 e 20 euro».
di TITO FLAVI
giovedì 29 dicembre 2016