Quella su Aleppo è propaganda

Quella su Aleppo è propaganda
Fatima Jairudie e Waddah Sawadah sono due giornalisti della televisione di Stato siriana (Syrian Television): presentatrice lei, autore di programmi lui. In questi giorni si trovano in Italia, ospiti dell’associazione no-profit Mameli Sette, “per raccontare la verità su Aleppo Est”. Qualcuno obietterà che la testimonianza di due impiegati statali è di parte. Vero. Ma le fonti sinora ritenute attendibili dai nostri mezzi d’informazione non lo sono altrettanto? Il Syrian Observatory of Human Right, ad esempio, con sede a Coventry in Inghilterra, è la “creatura” di un musulmano sunnita oppositore di Assad.
Anche gli “autorevolissimi” White Helmets, fondati nel 2013 da un ex militare britannico, sono finanziati con centinaia di milioni di dollari da Stati Uniti, Regno Unito ed Europa. Lo stesso discorso vale per la versione fornita da certi media arabi controllati da Arabia Saudita, Qatar ed altri attori che finanziano i gruppi jihadisti.
Per non parlare della pletora di sedicenti blogger, attivisti e persino bambini (come Bana al-Abed di 7 anni) che twittano, 24 ore su 24, appelli disperati (la stragrande maggioranza dei quali si sono rivelati “fake news”) da Aleppo Est. Ma allora, nel multiforme quadro delle mille ed una verità che danno voce solo al fronte anti-Assad, non è doveroso sondare anche la versione di Damasco?
 
Che idea vi siete fatti sfogliando la sezione esteri dei nostri quotidiani?
 
F. J.: L’impressione resta quella di sempre, ovvero che i media europei siano i portavoce dei gruppi armati in Siria. Tutt’ora i mass-media italiani continuano ad usare il solito metodo che hanno adoperato sin dall’inizio della crisi siriana quando dipingevano i tagliagole come “ribelli moderati”, non è cambiato niente.
W.S.: Noi siamo qui per questo, per raccontare la verità all’opinione pubblica dell’Occidente. Il terrorismo che ha sconvolto l’Europa sta finalmente inducendo le persone a dubitare di quello che gli raccontano i giornali. D’altronde il presidente Assad, che i vostri giornali hanno sempre dipinto come un “dittatore crudele”, aveva avvertito l’Europa sulla reale entità della minaccia terroristica e sulla scia di sangue innocente che questa avrebbe portato anche nel vecchio continente.
 
Da Parigi a Roma, anche la Boldrini emula Hollande e spegne le luci di Montecitorio in segno di solidarietà ai civili di Aleppo?
F. J.: Si tratta di un gesto ipocrita, fingono di piangere i civili ma, in realtà, stanno piangendo il fallimento del loro progetto di destabilizzazione e smembramento della Siria.
W. S.: Proprio così! Hollande ha sempre sostenuto in maniera chiara il terrorismo in Siria attraverso l’appoggio dei gruppi armati, evidentemente veste a lutto la Tour Eiffel spegnendola per i terroristi sconfitti ad Aleppo e non, come ci racconta, per le vittime civili. Stesso discorso vale per la signora Boldrini e per gli altri “governicchi” europei aggiogati dalle politiche statunitensi. Il popolo italiano, ad esempio, sa che i carri armati usati da Isis a Deir ez-Zorr sono italiani? Noi abbiamo documenti e filmati che lo dimostrano e siamo pronti a fornirvi le prove. Avete il coraggio di diffondere queste prove?
Dottor Sawadah ma non c’è l’embargo?
 
W.S.: Certo ma questo non vuol dire nulla, il prodotto italiano arriva tranquillamente in Iraq e Turchia ed attraverso operazioni di contrabbando finisce in mano ai gruppi terroristici. Il governo legittimo della Siria non controlla tutti i confini del Paese e perciò i contrabbandieri hanno campo libero. E’ estremamente facile.
 
Aleppo quindi è una vittoria?
 
F. J.: Certo. Aleppo ha un’importanza strategica che la distingue dalle altre città sinora colpite dai terroristi. Ed è cruciale soprattutto per chi, come il governo turco, vorrebbe smembrare il nostro Paese per poi spartirselo. Avete sentito dei progetti di Erdogan su Aleppo? Nelle intenzioni del Sultano la città avrebbe rappresentato la roccaforte di un progetto che aveva per obiettivo l’ottomanizzazione della Siria.
 
W.S.: E’ finita l’epoca del caos, è crollato il progetto di colonizzazione della Siria e Aleppo non verrà strappata dal seno siriano. Adesso i Paesi che hanno appoggiato il terrorismo non possono più contare su questo asso nella manica e non gli resta che accettare di collaborare con noi. Finalmente si avvicina il sogno di un mondo multipolare e ci auguriamo che anche l’Italia sia protagonista di questo nuovo processo uscendo da sotto l’ombrello americano.
 
Che ruolo giocherà l’ingresso di Donald Trump in questo processo?
 
F.J.: C’è una grande differenza tra le dichiarazioni della Clinton e quelle di Trump. La vittoria di un candidato che afferma di non voler distruggere la Siria non può che giocare un ruolo positivo in questo senso. W.S.: Il popolo siriano guarda a Trump con cauto ottimismo perché sa perfettamente che una persona sola non può cambiare le politiche di un’intera Nazione. L’America non è governata da un singolo ma da un insieme di lobby e gruppi. Nel corso della nostra esperienza abbiamo sperimentato l’aggressività degli Stati Uniti nei nostri confronti perciò ci risulta ancora difficile credere che sia arrivato un presidente fuori da coro. Noi siamo per la pace e se Trump applicherà ciò che ha promesso verrà senz’altro accolto a braccia aperte in Siria.
 
di Elena Barlozzari – 18/12/2016 Fonte: Gli occhi della guerra
Quella su Aleppo è propagandaultima modifica: 2016-12-26T11:50:52+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo