Ha ragione la Boldrini, combattiamo insieme le bufale. Anzi, facciamone proprio “Piazza pulita”

La presidentessa della Camera, Laura Boldrini, pochi giorni fa è stata lapidaria: “Anticipo che sto per lanciare un appello ai cittadini italiani, a tutti quelli che vogliono dare una loro partecipazione contro la disinformazione e le notizie false per la tutela del loro diritto a essere informati correttamente. Il tema delle bufale è fondamentale sul fronte dell’odio via internet e sui social network”. Ha ragione, su tutta la linea. Tanto più che, come mostrano queste foto,
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il suo appello in tal senso a Facebook ha funzionato, visto che a breve il social network si doterà di un rilevatore di fake news, al fine di evitarne il propagarsi a macchia d’olio. A gestire, come terza parte indipendente il processo di fact checking, sarà il Poynter Institute e questo screenshot
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ci mostra chi ha finanziato questo progetto per scoperta di fake news: oltre al National Endowment for Democracy, think tank ombrello che raggruppa tutte le associazioni impegnate nell’organizzazione di primavera colorate per conto del Dipartimento di Stato, c’è anche la Open Society Foundation di George Soros. Che ne dite, c’è garanzia sufficiente di imparzialità nel processo del fact-checking che potrebbe portare alla cancellazione dei vostri post e, magari, al blocco del vostro account? Per questo, se la presidentessa Boldrini mi permette, vorrei aiutarla a combattere questa piaga e, sempre se mi è concesso, partirei facendolo da un fronte di enorme attualità e controversia: il conflitto in Siria e la liberazione di Aleppo. Comincerei da qui,
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ovvero da Bana Alabed, un ragazzina di Aleppo che con i suoi tweet ha commosso il mondo intero, raccontando gli orrori della guerra e l’assedio che stava patendo con la sua famiglia. Bana ha solo 7 anni ma, come può constatare andando a vedere ciò ch scrive su Twitter, padroneggia un inglese degno di James Bond (capirà dopo il perché di questo paragone). Certo, la mamma Fatemah la aiuta ma rimane comunque impressionante. Almeno quanto il numero di followers che ha, ben 310mila. C’è però un problema, per l’esattezza questo:
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qualcuno si è preso la briga di controllare i metadati e ha scoperto che l’account di Bana è registrato nel Regno Unito. Un po’ distantino da Aleppo, non le pare illustrissima presidentessa Boldrini? Inoltre, sempre guarda caso, si scopre che il padre di Bana è membro delle brigate islamiche al-Safwa, gruppo molto vicino agli “Elmetti bianchi”, eroico corpo di protezione civile che il mondo ringrazia e ammira per il loro impegno nella salvezza delle vittime dei bombardamenti di quei facinorosi di russi, iraniani e truppe siriane. Oddio, questi video

Brilliant! Unedited, fake White Helmets ‘rescue’ video
Netflix and the White Helmets, hand in hand with al Qaeda
White Helmets’ bizarre ‘mannequin challenge’ in Syrian warzone

mi pare che mettano un attimo in discussione la narrativa ufficiale, lei cosa dice, presidentessa? Non sarebbe il caso di denunciare con viva e vibrante indignazione questa bufala?

E cosa dire di quest’altra foto,
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anch’essa iconica e che ha visto adottare simbolicamente questo “Aleppo boy” da tutto il mondo? E’ un falso? Probabilmente no ma qualche dubbio sorge dopo aver visto questo video,

nel quale il fotografo che ha immortalato lo scatto, Nour al-Din al-Zenki, è in compagnia di una banda di jihadisti, mentre si apprestano a sgozzare un bambino palestinese di 12 anni. Nel video c’è tutto, anche la giustificazione un po’ traballante di Sara Flounders, la numero uno dell’International Action Centre con cui il fotografo-attivista collaborava. Cosa dice, oltre alla foto non sarebbe carino che l’opinione pubblica – anche con risalto mediatico minore, per carità – conoscesse anche il curriculum politico di chi l’ha scattata, tanto per valutarne credibilità e reali finalità con strumenti qualificanti? E che dire di quest’altra fotografia,
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cittadini di Aleppo che lanciano appelli video, sottolineando più volte che sono spaventati dall’arrivo dell’esercito siriano (in effetti, sotto quattro anni di regime dell’Isis, la città ha vissuto un periodo di splendore e sviluppo indimenticabili, quasi rinascimentale) e che quello che stanno girando potrebbe essere il loro ultimo contributo filmato dalla città assediata? Bene, questo altro video

dimostra che non sono cittadini normali, bensì attivisti e blogger anti-Assad con parecchia capacità di finire nelle news occidentali in prime time con i loro video di propaganda. Eccheccazzo, illustrissima presidentessa Boldrini, non le pare che qui con le fake news, la post-verità e la propaganda si stia andando un po’ oltre? Ah già, quelle sono armi dei russi, i quali hanno anche fatto vincere Donald Trump con gli attacchi hacker e favorito la Brexit promettendo vodka gratis a migliaia di alcolizzati britannici. Comunque, Aleppo è città martire e va aiutata. Soprattutto, servono generi alimentari e occorre che questi finiscano a chi ne ha davvero bisogno. Questo video

ci mostra infatti come dopo la iattura della liberazione della città, quella che i media di tutto il mondo descrivono come una carneficina, la gente di Aleppo si stia recando nel quartier generale dell’Isis alla ricerca di cibo, visto che gli aiuti che arrivavano nella città venivano confiscati, stipati in questa sorta di magazzino e venduti a peso d’oro al mercato nero. Come si fa a non aver nostalgia di un periodo di simile floridezza e passione per il bene comune?

Particolarmente attivi sul fronte delle bufale sono poi i media sauditi, come ad esempio Al Arabiya, la quale ha pubblicato il 14 dicembre questo articolo
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nel quale annunciava “una copertura non stop dei recenti eventi di Aleppo nel dettaglio”. Come si può vedere, l’articolo è corredato con una foto che ritrae i già citati eroici “elmetti bianchi”, mentre estraggono un ragazzino dalle macerie di un edificio. Peccato che come potete notare, la stessa foto
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fosse a corredo di un articolo pubblicato dal quotidiano Aliwaa il 25 novembre di quest’anno, tanto per dimostrare la veridicità della copertura non stop di Al Arabiya. E ancora, il 13 dicembre, in pieno assedio di Aleppo, la popolare pagina Facebook in arabo “Memories ツ ツ” postava questa fotografia
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che otteneva 14mila likes, quasi 400 commenti e oltre 10mila condivisioni. A corredo della foto c’era la seguente frase: “Signore, abbiamo perso tutta la speranza, a parte quella in te. E abbiamo perso la fiducia in tutto, a parte che in te. Ci affidiamo a te per salvare il popolo di Aleppo dal disastro”. Incrociate le notizie di giornali e tg sull’assedio finale della città (tutte a senso unico) con questo post e immediatamente, quasi a livello pavloviano, si pensa a una catastrofe umanitaria, con gente incapace di fuggire. Peccato che invece fossero stati preparati corridoi umanitari da siriani e russi e che, soprattutto, la stessa foto
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risalga a un articolo della BBC in versione araba del 15 marzo del 2014, nel quale raccontavano le prese di posizione di molte celebrità in favore della fine della guerra in Siria. E sempre “Memories ツ ツ”, ancora il 13 dicembre, pubblicava quest’altra foto
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chiedendo di pregare per Aleppo: 3mila likes, un centinaio di commenti e 1000 condivisioni. Cosa pensa, Presidentessa, al riguardo? Ovviamente, bambini morti ad Aleppo per colpa dei combattimenti. No, invece, la foto è la stessa pubblicata il 21 luglio 2014 dal popolare blogger @MazenAlhddabi dopo un raid israeliano nella Striscia di Gaza. Sono bambini palestinesi morti due anni e mezzo prima ma per tutti i followers di quella pagina erano bambini siriani ammazzati da raid russi o mitra di Assad. Che ne penserà la presidentessa Boldrini?

Ma anche a casa nostra non scherziamo, visto che questo video

ci mostra l’appello per Aleppo della giornalista/esperta di politica estera, Rula Jebreal, andato in onda giovedì sera durante la trasmissione di La7, “Piazza pulita”. Ascoltatelo se, come il 99% degli italiani, il giovedì sera avete di meglio da fare che guardare Corrado Formigli, ne resterete colpiti. Si scopre, infatti, che la liberazione di Aleppo ha portato con sé esecuzioni sommarie, carneficine, rastrellamenti, sparizioni e addirittura stupri etnici perpetrati dalle truppe siriane, con venti donne di Aleppo che si sarebbero suicidate pur di non finire in mano alle milizie di Assad. Ora, io non so dove Rula Jebreal abbia trovato queste notizie, lei dice dal confine tra Libano e Siria (c’è da dire che ha un occhio di falco per vedere cosa succede ad Aleppo, visto che la città si trova quasi al confine con la Turchia) ma non c’è alcun riscontro di questo, da nessuna parte.
jebreal Un po’ come i famosi colpi di artiglieria che non permettevano ai civili e ai ribelli arresisi di evacuare la zona Est: giovedì i pullman verdi hanno lavorato incessantemente sotto l’occhio vigile dei militari russi. Ieri i bombardamenti sono ripresi ma indovinate da parte di chi? Anche perché, intuitivamente, cosa avrebbero da guadagnare truppe siriane, russi e iraniani da una strage di civili, dopo aver liberato la città e creato i corridoi? Se volevano fare una strage, avrebbe colpito a tappeto settimane fa, senza preoccuparsi dei civili usati come scudi umani da Al-Nusra, non vi pare? Oggi, poi, magicamente le evacuazioni sono riprese, dopo una nuova tregua: forse, le voci di arresti da parte dei siriani di addestratori anche occidentali mescolati tra le fila dei ribelli, ha portato qualcuno a più miti consigli. Eppure la signora Jebreal scomoda con assoluta leggerezza parole come “genocidio” e “moderno olocausto”, quasi certamente ignorandone il significato intrinseco.
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Resta un fatto e questo è riscontrato e riscontrabile: sotto l’Isis, stupri, impiccagioni, decapitazioni, lapidazioni, lanci di omosessuali dai tetti degli edifici e altre amenità da Grand Guignol in salsa salafita erano all’ordine del giorno, erano la legge ma non abbiamo sentito appelli come questo da parte della signora Jebreal, nessun j’accuse con toni così apocalittici? Cito testualmente dall’appello: “E’ dal 2011 che seguo questo conflitto dall’interno ma nessuno mi ha mai preparato alla barbarie, alla ferocia e alla carneficina che sta accadendo in queste ore ad Aleppo. Questa rivoluzione è iniziata nel 2011, quando i cittadini siriani, in maniera pacifica, chiedevano al regime riforme politiche, giustizia sociale, pane e libertà. E il regime ha seguito una strategia: rilasciare dalle prigioni i jihadisti, mentre massacrava e trucidava tutti gli attivisti pro-democrazia”.
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Ora, io capisco che i danni provocati dalla legge Basaglia non sono di competenza della presidentessa della Camera, così come evitare che chi avrebbe bisogno di amorevole aiuto finisca in tv in prima serata ma non vi pare che la ricostruzione sia vagamente miope, di parte e omertosa riguardo alcuni piccoli, insignificanti particolari? Tra i quali, ad esempio, l’appoggio sistematico – diretto o indiretto – di cui hanno potuto godere i terroristi dell’Isis grazie a governi stranieri che vogliono fortemente la testa di Assad per ragioni geopolitiche, primo dei quali quello che regola la vita nel Paese scelto per il suo lavoro dalla signora Jebreal? La quale, dopo aver cominciato la sua carriera con Michele Santoro, facendo le interviste in studio ad “Annozero”, è sparita dalla circolazione mediatica italiana per un po’, trasferendosi appunto negli Usa, dove è diventata analista di politica estera, intervistata in questo ruolo addirittura dalla CNN.
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Ora, al netto delle bufale on-line che Zuckerberg intende smascherare insieme a Soros e al National Endowment for Democracy, non vi pare che quanto andato in onda su La7 in prima serata sia quantomeno scandaloso nella sua faziosità, propaganda anti-russa e anti-Assad, oltre che nella negazione della realtà e mancanza di contraddittorio? Perché questo video

ci mostra come i cittadini di Aleppo non si siano proprio messi a piangere in massa quando le truppe siriane e iraniane hanno cacciato l’Isis e liberato la città, non vi pare? Perché non sono io a dire che quanto millantato dalla Jebreal sia palesemente distorto (se non integralmente falso) ma una giornalista indipendente e seria, la canadese Eva Bartlett, la quale il 9 dicembre scorso ha tenuto una conferenza stampa alle Nazioni Unite di ritorno dalla Siria, nel corso della quale ha sbugiardato clamorosamente tutti i media mainstream presenti. Vi invito a guardare il video integrale, lo trovate qui.

Magari la signora Jebreal, pur mantenendo la narrativa dello stupro etnico perpetrato dai miliziani di Assad, tasto su cui ha calcato elegantemente la mano, avrebbe potuto limitarsi ad aggiungere, en passant e per un minimo di deontologia professionale, che prima della liberazione non è che Aleppo fosse proprio Disneyland o Las Vegas. Così, tanto per completezza d’informazione e un minimo sindacale di senso del pudore. Ma si sa, come tutti i grandi professionisti, Rula Jebreal ha un carattere forte, indomito e questo video,

sempre tratto da una puntata di “Piazza pulita”, lo dimostra mi pare in maniera evidente, così come tratteggia in punta di dialogo la sua stabilità emotiva e intellettuale. Che altro aggiungere, illustrissima presidentessa Boldrini? Rimango umilmente a sua disposizione nella sacrosanta lotta contro le bufale, le fake news e la propaganda. Se vuole cominciare la sua crociata, penso di averle offerto abbastanza materiale. Ma dubito lo farà. La lascio quindi ai diritti dei migranti, al femminicidio, alla comunità LGBT, al gender nelle scuole, all’integrazione, ai nomi di cariche e professioni con desinenze ridicolmente declinate al femminile e alle altre materie degne della sua attenzione. La ricerca della verità su Aleppo e sulla “guerra civile” siriana – talmente civile da essere stata combattuta, sul fronte anti-Assad, da mercenari provenienti da una decina abbondante di Paesi – è roba da fascisti. Magari anche xenofobi e omofobi. Ma, soprattutto, amici di Putin. La colpa più grave.

di Mauro Bottarelli – 18/12/2016 Fonte: Rischio Calcolato

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=57938

Sepolta viva sotto la spazzatura. Così hanno ucciso la giovane cinese

le femministe zitte? Le boldriniane tanto indignate per l’odio sul web e femminicidio tacciono? Il club delle “se non ora quando” si è sciolto? O la vittima cinese non è degna di essere nominata per non diffondere “odio”? DI tutto per proteggere certe cosche mafiose, anche indagare un macchinista che non ne può niente.

DELITTO EFFERATO

I media hanno insinuato che la ragazzina era stata incauta, incosciente nel cercare di reagire alla rapina e infine hanno gettato la croce sull’incolpevole macchinista di un treno di passaggio

 
Come è morta la pover

Sepolta viva sotto la spazzatura. Così hanno ucciso la giovane cinesea Zhang Yao, studentessa cinese innamorata dell’Italia? Non uccisa da un macchinista distratto come da giorni raccontano vergognosamente i giornali, ma sepolta sotto cumuli di spazzatura e terriccio gettati sopra il suo corpo ferito da un rom che poco prima l’aveva scippata. Come pensavamo e in fondo tutti sapevamo. L’hanno uccisa loro, o almeno l’hanno condotta alla morte e poi il boss se ne è vantato e ne ha bruciato il cappotto e la borsa. Il capobanda, ancora libero, si è però tenuto il cappello che, secondo i complici, mostra orgoglioso. Una specie di trofeo di caccia, una medaglia al valore in un’Italia sinistrata senza valori.

Poteva essere salvata, la povera Yao, giunta in Italia attratta da Giulietta e Romeo e finita in un campo rom. Poteva essere salvata, dopo essere stata probabilmente ferita da un treno, ma l’hanno sepolta sotto cumuli di spazzatura cui si è aggiunta la spazzatura di giornali e TV che dapprima hanno tentato di inventarsi una qualche responsabilità della comunità cinese, poi hanno insinuato che la ragazzina era stata incauta, incosciente nel cercare di reagire alla rapina e infine hanno gettato la croce sull’incolpevole macchinista di un treno di passaggio e sugli “xenofobi” che si “inventano cose inesistenti”. Invece le cose che dicevamo sono vere e la xenofobia non c’entra nulla perchè Yao pur essendo cinese era una di noi.

Una persona onesta che voleva vivere in pace senza disturbare nessuno, ma non ha potuto farlo perchè è finita in un paese dove gli onesti, di qualunque etnia, sono vittime designate e dove il potere è vile con i violenti e arrogante con i deboli. Zhang Yao lascia una madre da anni immobilizzata a letto e oggi ancor più annientata dal dolore e un padre che ancora spera nella giustizia italiana che evidentemente non conosce. Speriamo di sbagliare e speriamo che il vigliacco che l’ha coperta di spazzatura questa volti paghi. In un modo o nell’altro.

http://www.ilpopulista.it/news/19-Dicembre-2016/8366/sepolta-viva-sotto-la-spazzatura-cosi-hanno-ucciso-la-giovane-cinese.html

La favola dell’attacco hacker russo si rivela una totale bufala mediatica…le email provengono da un insider di Bernie Sanders

ma no, quella dolce, onesta, pacifica e democratica donna, impossibile abbia fatto scorrettezze nei confronti di Sanders.

Ed ecco che la gigantesca bufala della delirante teoria del complotto della sinistra ha cominciato a sgretolarsi. Dopo aver assistito per giorni a continue dichiarazioni da parte dei media di sinistra a proposito delle email dei democratici hackerate dai “russi” e consegnate a Wikileaks, risulta che le email in realtà sono state fatte trapelare da una persona interna al partito democratico in collera per l’eliminazione orchestrata di Bernie Sanders da parte degli agenti dei Clinton.

Il UK Daily Mail riporta ora che Craig Murray, ex ambasciatore britannico in Uzbekistan, ha incontrato personalmente il leaker (informatore) che gli ha fornito le email poi pubblicate da Wikileaks. Il leaker di email, una persona della cerchia di Bernie Sanders, sarebbe stato spinto dal “disgusto di fronte alla corruzione della Fondazione Clinton e al ribaltamento delle elezioni primarie contro Bernie Sanders,” scrive il Daily Mail.

Il passaggio di informazioni è avvenuto a Washington D.C. in un’area boschiva presso la American University, ha spiegato Murray. Scrive il Daily Mail:

Murray ha insistito nel dire che le email di Podesta e del partito democratico pubblicate da Wikileaks non provenivano dai russi e sono state consegnate al gruppo di whistleblowing da cittadini americani che avevano accesso autorizzato alle informazioni.

“Nessuno [dei leak] proveniva dai russi,”  ha detto Murray “La fonte aveva legale accesso alle informazioni. I documenti provenivano da leak interni, non da hackeraggi esterni.”

“Come ha chiarito Assange in modo inequivocabile, i leak non provengono dai russi,” scrive Murray sul suo sito web. “Come ho già spiegato innumerevoli volte, non si tratta di hackeraggi bensì di leak interni – c’è una notevole differenza fra le due cose. E dovrebbe essere ancora ribadito che se Hillary Clinton non avesse cospirato con il comitato nazionale dei democratici per stabilire il programma delle primarie in modo da sfavorire Bernie, se non avesse ricevuto anticipazioni sulle domande del dibattito da usare contro Bernie, se non avesse accettato cospicue donazioni alla fondazione Clinton e ai membri della sua famiglia in cambio di influenza sulla politica estera, se non avesse fallito nel tentativo di allontanare da se certi soggetti poco raccomandabili, allora non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò. La continua abilità dei media mainstream nel sostenere che i leak sono costati le elezioni alla Clinton per colpa della “Russia” senza mai accertare le verità che essi rivelano, è veramente kafkiana.”

Il fondatore di Wikileaks Julian Assange ha già confermato in precedenza che le email in questione non provenivano dai russi. Il Washington Post, il New York Times ed altri ormai screditati portavoce della propaganda di regime continuano ad insinuare che i russi hanno in qualche modo alterato l’esito delle elezioni in favore di Donald Trump, ma non hanno prodotto uno straccio di prova reale a sostegno delle loro affermazioni.

L’obiettivo è creare il dubbio nelle menti dei “grandi elettori”

Nonostante la completa mancanza di prove, la totalità dei media di sinistra (spacciatori di propaganda) negli Stati Uniti ha ormai abbandonato qualunque parvenza di integrità giornalistica continuando a trasmettere la narrazione manifestamente falsa secondo la quale i russi avrebbero hackerato e divulgato le email del partito democratico a Wikileaks.

La delirante teoria della cospirazione è stata spinta attraverso una campagna mediatica coordinata con l’obiettivo di diffondere sufficiente disinformazione da causare un cambiamento del voto elettorale del 19 dicembre. Lo scopo è negare a Donald Trump 270 voti elettorali e per ottenere questo gli stessi media di sinistra che hanno mentito incessantemente su tutto durante la campagna continuano a mentire dopo la vittoria di Trump.

Se a Donald Trump possono essere negati 270 voti elettorali, la narrazione della sinistra dichiarerà “illegittima” la sua presidenza in quanto avrebbe fallito nel raggiungere i richiesti 270. Tutto questo è ridicolo, ovviamente, poiché la stessa disinformazione mediatica sarebbe la causa di un eventuale stravolgimento del voto elettorale. In questo modo, la propaganda si autoalimenta… e i grandi elettori saranno oggetto della più intensa psyop politica mai osservata nelle elezioni americane.

Le email rivelano sconvolgenti abissi di corruzione e collusione all’interno del partito democratico (DNC) e della campagna di Hillary

 Focalizzando l’attenzione sui russi, i media mainstream sono riusciti a distrarre completamente quasi tutti dalla sostanza delle email trapelate. Esse contengono schiaccianti dettagli sull’estrema corruzione e collusione all’intero del DNC, che ha tramato attivamente per utilizzare Bernie Sanders come fantoccio politico per poi “colpirlo alle spalle” nel momento più opportuno in modo da aprire la strada a Hillary Clinton.

Breitbart.com ha pubblicato una lista di 18 fra le più sconvolgenti rivelazioni emerse dalle email. Ma ce ne sono centinaia.

Quando Wikileaks ha cominciato a pubblicare le email, una delle storie create inizialmente dai media di sinistra allineati era dichiarare le email “false.” Così, ora sostengono fondamentalmente che i russi hanno alterato l’esito delle elezioni hackerando in qualche modo il DNC per acquisire false email pubblicate da Wikileaks. Non ha alcun senso, naturalmente, ma le narrazioni della sinistra non hanno bisogno di avere senso. Devono solamente sembrare emotivamente cariche e scandalose. (I liberali non pensano usando la logica. Prendono decisioni basate su emozioni e conformità sociale. Ecco perché non ci si può ragionare.)

WashPost, NYT e CNN hanno costruito una grande bufala per cercare di scippare le elezioni dopo averle perse

Le rivelazioni di Craig Murray mostrano che la teoria delirante di un “attacco informatico russo” non è che una gigantesca bufala portata avanti da Washington Post, New York Times e CNN. Niente di ciò che hanno dichiarato è vero. Tutto ciò che scrivono sull’argomento è una costruzione o una eco di qualche fonte che sta fabbricando simili assurdità.

Dal Daily Mail:

Murray ha affermato che ha deciso di parlare dopo le dichiarazioni dei funzionari dei servizi segreti secondo cui hacker russi avrebbero fornito i documenti a Wikileaks come parte di uno sforzo per aiutare Donald Trump a vincere le elezioni presidenziali americane.

‘Non capisco perché la CIA sostenga che le informazioni provengono da hacker russi quando dovrebbero sapere che non è vero,’ ha detto. ‘A prescindere da eventuali hackeraggi russi nel DNC, i documenti pubblicati da Wikileaks non provengono da lì.’’

Mike Adams Fonte: www.naturalnews.com

Link: http://www.naturalnews.com/2016-12-15-russian-hack-narrative-revealed-as-elaborate-media-hoax-email-leaks-bernie-sanders-insider.html

15.12.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org a cuta di EMANUELA LORENZI

Attenzione: stanno tentando di rovesciare Trump!

i simpatici paladini della democrazia detestano quando il popolo sbaglia a votare e si impegnano a mettere una pezza, certo per il bene di quei popoli che tanto disprezzano

Quella di lunedì, negli Stati Uniti, dovrebbe essere una tranquilla giornata di democrazia. I Grandi elettori si riuniscono nella capitale di ogni Stato per eleggere il presidente, rispecchiando il voto popolare. Di solito è una formalità ma questa volta rischia di non essere tale.

Uno dei migliori commentatori americani, Paul Craig Roberts, denuncia apertamente un tentativo di un colpo di stato (leggi qui), altri giornalisti nei giorni scorsi avevano evidenziato lo stesso pericolo, come Michael Snyder. Ma ieri sera anche la Washington Post ha dato conto di quel che sta avvenendo: i grandi elettori di ogni Stato, che dovrebbero semplicemente ribadire il risultato delle urne, stanno ricevendo incredibili pressioni al fine di indurli a non votare per Trump.

mappa-elettorale-USA-2016Sono letteralmente bombardati di email e di telefonate in cui si evidenzia la pericolosità di Trump e in cui vengono evidenziati i rischi dell’America,mentre la Cia, l’Fbi e ovviamente Obama continuano a denunciare le interferenze russe nell’elezione nel tentativo, vano, di dimostrare che l’elezione non era regolare. Tentativo vano, perché fino ad oggi non è stata presentata alcuna prova. Secondo il Washington Post anche i grandi elettori democratici sono sottoposti a pressioni analoghe da parte di attivisti repubblicani, di cui peraltro, però, non si capisce il senso, considerato che Hillary ha perso. Ci sarà qualche caso ma irrilevante.

Le pressioni sono esercitate sui Grandi Elettori degli Stati che hanno votato per Trump e il significato è fin troppo chiaro: le élite globaliste che hanno governato l’America e indirettamente il mondo occidentale, sta per uscire dalla stanza dei bottoni, visto che il magnate non ha piazzato i loro uomini nei dicasteri chiave. Quell’élite sta tentando di tutto per impedire che Trump entri davvero alla Casa Bianca a ribalti la politica estera e di sicurezza perseguita finora, a cominciare dai rapporti con la Russia e dalla lotta all’Isis e corregga quella sulla globalizzazione incentivando la riscoperta di un “patriottismo imprenditoriale” sugli investimenti e sui posti di lavoro.

Attenzione: quel che sta avvenendo in queste ore è gravissimo ed è assolutamente incompatibile con i principi democratici. Speriamo che i Grandi Elettori non si lascino suggestionare.
Se davvero Trump venisse rovesciato prima ancora di entrare in carica, gli Stati Uniti perderebbero qualunque legittimità di fronte al proprio popolo e al mondo.

Alle élite importa poco. A noi sì, tantissimo.

Link: http://blog.ilgiornale.it/foa/2016/12/18/attenzione-oggi-potrebbero-rovesciare-trump-e-privarlo-della-vittoria/