Sala indagato nell’inchiesta sul maxi appalto Expo: “Mi autosospendo anche se non ho idea delle accuse”

ovviamente un’ingiustizia, non sanno mai niente

Sala indagato nell'inchiesta sul maxi appalto Expo: "Mi autosospendo anche se non ho idea delle accuse"
Giuseppe Sala (fotogramma)

L’ex commissario tra i nuovi iscritti dalla procura generale nel fascicolo che riguarda i lavori sull’area dell’Esposizione, la gara più rilevante da 149 milioni di euro. Deve rispondere di falso

Il sindaco di Milano Beppe Sala è indagato e ha deciso di autosospendersi dalla carica di sindaco di Milano. Il suo nome compare tra quelli spuntati nell’inchiesta milanese per corruzione e turbativa d’asta sulla ‘Piastra dei Servizi’ di Expo, l’appalto più rilevante dell’Esposizione universale per i lavori di preparazione dell’area su cui sono sorti i padiglioni. Insieme a Sala, accusato di falso materiale, c’è anche quello del legale rappresentante del gruppo Pizzarotti, accusato di tentata turbativa d’asta.

Il sindaco si autosospende. “Apprendo da fonti giornalistiche – le dichiarazioni di Sala – che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco, determinazione che formalizzerò domani mattina nelle mani del Prefetto di Milano”.

Le nuove iscrizioni. L’ex commissario straordinario del governo per Expo 2015 non è  mai stato sentito dai magistrati ma aveva consegnato un audit sulla vicenda. L’iscrizione nel registro degli indagati del primo cittadino risulta dalla richiesta di proroga delle indagini per sei mesi avanzata al gip dalla procura generale, che ha avocato a sé l’inchiesta nelle scorse settimane. Dall’atto, infatti, si parla di approfondimenti necessari anche alla luce di “nuove iscrizioni”, tra cui appunto quella di Sala e Pizzarotti.

L’inchiesta. Le questioni che, a detta della procura generale, non sono chiare e non sono state approfondite a sufficienza attraversano tutta la filiera dell’appalto per la Piastra di Expo: dalla nomina dei commissari nella fase pre-gara fino all’esecuzione del contratto. Nel mirino, il prezzo al ribasso assegnato alla ditta Mantovani, di oltre il 41%. Una cifra – questo il solco su cui si è mosso il sostituto procuratore generale Isnardi – non congrua per i prezzi di mercato. A evidenziare i primi “comportamenti illeciti” in questa vicenda, era stato un corposo rapporto investigativo del Nucleo di polizia tributaria, del 2014. Allora, il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, tolse l’indagine dalle mani di Alfredo Robledo, e gestì in prima persona il fascicolo.

Gli altri indagati. Nell’inchiesta sono già indagati per corruzione e turbativa d’asta gli ex manager di Expo, Antonio Acerbo e Angelo Paris; l’ex presidente di Mantovani, Piergiorgio Baita; Erasmo e Ottavio Cinque, padre e figlio, titolari di Socostramo, che faceva parte del consorzio vincente. Al centro dell’indagine, l’assegnazione dell’appalto al consorzio capeggiato da Mantovani che si è aggiudicato la commessa, con un ribasso record del 41,80%, a 149 milioni rispetto ai 272 iniziali.

I lavori ‘urgenti’. Secondo l’indagine, l’assegnazione dell’appalto fu condizionato dalla necessità di arrivare, comunque, a completare i lavori in tempo utile per l’inzio di Expo, maggio 2015. Per questo, secondo gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, non tutte le procedure vennero rispettate. L’appalto doveva essere comunque assegnato. Anche a costo di non svolgere, scriveva la Gdf, la necessaria “verifica di congruità” nei confronti dell’impresa vincitrice, Mantovani, determinando “un contesto di evidente illegalità”.

Il ruolo di Sala. Per gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria, l’allora amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala, ora sindaco di Milano, il responsabile unico all’epoca del procedimento Carlo Chiesa e l’allora general manager Paris non avrebbero tenuto un comportamento “irreprensibile e lineare”. Pur “con gradi di responsabilità diversi – chiariva la Gdf – attraverso le loro condotte fattive ed omissive hanno comunque contribuito a concretizzare la strategia volta a danneggiare indebitamente la Mantovani (impresa che vinse l’appalto con un ribasso di oltre il 40%, ndr) per tutelare e garantire, si ritiene, più che la società Expo 2015 Spa il loro personale ruolo all’interno della stessa”. Sala, poi, come ha messo a verbale l’ex dg di Infrastrutture Lombarde spa Antonio Rognoni, avrebbe detto al manager che “non avevano tempo per potere” verificare la congruità dei “prezzi che erano stati stabiliti da Mantovani” nel corso dell’esecuzione del contratto con l’inserimento di costi aggiuntivi, e “per verificare se l’offerta era anomala o meno”.

La richiesta: “Indaghiamo ancora”. Data la mole del materiale raccolto e gli approfondimenti che devono essere ancora effettuati, il sostituto pg Felice Isnardi ha deciso di chiedere che gli vengano concessi altri 6 mesi per indagare. Il gip Andrea Ghinetti, a fine ottobre, non avendo accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla procura, aveva convocato le parti per la discussione della vicenda per poi decidere se archiviare o chiedere un supplemento di indagine o ordinare l’imputazione coatta. Nel frattempo, però, la procura generale ha avocato il fascicolo e ha ottenuto un mese di tempo per nuove indagini, termine poi scaduto. Da qui la richiesta di proroga.

di EMILIO RANDACIO
15 dicembre 2016
Sala indagato nell’inchiesta sul maxi appalto Expo: “Mi autosospendo anche se non ho idea delle accuse”ultima modifica: 2016-12-16T22:51:22+01:00da davi-luciano
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