LORO: OBAMA, TRUMP, CLINTON, NETANIAHU, JUNCKER, MERKEL, HOLLANDE… NOI: BASHAR EL ASSAD

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/12/loro-obama-trump-clinton-netaniahu.html

MONDOCANE

DOMENICA 11 DICEMBRE 2016

“La bussola va impazzita all’avventura / e il calcolo dei dadi più non torna…Il varco è qui?” (Eugenio Montale, La Casa dei Doganieri)
 
(In calce l’aggiornamento su Aleppo ricevuto da uno straordinario esperto)
 
Nella marca imperiale Italia siamo tutti presi, affascinati o nauseati, dalla grande agitazione dei burattini . Si sbattono, battono, scontrano, ricompongono, fondono, sotto l’occhio vigile di chi li fa danzare ai propri fili in attesa di decidere a chi affidare il colpo di Stato parlamentare. Golpe 2.0, dopo quelli che hanno defenestrato in successione, all’insaputa degli elettori, Berlusconi, Monti, Letta, che tappi la voragine causata dal maglio che il popolo ha calato sui lavori globalisti in progress verso l’ultrafascismo e la messa in quarantena dei 5 Stelle. Per tale bisogna dal mazzo dei fiori secchi hanno or ora estratto il conte Gentiloni, un filo d’erba secca che però s’era reso meritevole quando ha espresso una goccia di linfa col suo “armiamoci e partite” per la Libia. 
 
 Per oscurare questo andazzo da repubblica delle banane sotto controllo Uniterd Fruits e Monsanto, dalle tradizionali salmerie che, nella neolingua della perdita di ogni significato delle parole, è detta “sinistra”, ci si rincorre a offrire puntelli vari. Tipo quell’Asor Rosa, che sul mattinale fiancheggiatore “il manifesto” si esibisce in una senile, ma non per questo meno esilarante, lectio magistralis al PD su come interrompere la sua marcia verso la poubelle (monnezza) della Storia riattivando un nuovo “centrosinistra”. Alla Bersani, ovviamente, e alla Prodi  e alla Amato, quei figuri che, su mandato di Soros, FMI, UE, Wall Street hanno rottamato ogni bene e sovranità nazionale e impelagato il paese in tutte le guerre genocidiali imperiali. Al vetusto guru di una sinistra rivoltata come un liso cappotto, si è precipitato a fornire gli strumenti operativi, le posate, tal Giuliano Pisapia, noto alle cronache per aver presieduto da sindaco sui fasti dell’Expo e per aver poi  fatto da sgabello al successore che l’Expo l’aveva dato in pasto ai ladroni amici di Renzi. 
 
Gente penosamente male in arnese, detriti che si prestano a compattare l’asfalto su cui far viaggiare la carrozza del nuovo pupo di latta nominato dal burattinaio. Ma siccome de minimis non  curat praetor, ritengo  più serio e utile occuparsi di un evento che oggi, nella congiuntura che attraversa il mondo intero, qualsiasi possano esserne gli sviluppi e l’esito finale, ci ha concesso quell’ejaculatio ritardata che, da immemorabili pippe olivesche, centrosinistre, landiniane, vendoliane, bertinottiane, girotondine, tsiprasiane ci aspettavamo. Dopo l’orgasmo domestico di un popolo che si è sottratto alla narcosi del pensiero unico a reti ed edicole unificate e all’abbioccamento sui tweet, chat , instagram e slides, quello cosmico della vittoria del popolo fratello siriano ad Aleppo. 
 
In Siria ci vado dalla guerra dei Sei Giorni del 1967 quando, inviato di Paese Sera espulso da Israele per mancanza di rispetto a un capitano dell’esercito nazisionista, incontrai i dirigenti marxisti-baathisti del presidente Nur Al Din Atassi che aveva guidato l’esercito siriano nella più valida resistenza all’aggressore israeliano. In tutte le guerre  di resistenza all’invasore talmudista, dal 1948 in qua, del resto, sono sempre stati i siriani, cuore geografico e storico della nazione araba, a costituire lo scoglio più arduo da superare. Non avergli perdonato, i sostenitori di quella nazione in lotta contro colonialismi originali e di ritorno, il mancato schieramento a fianco dell’Iraq contro la muta di licantropi. nel 1991 e 2003, non significa un giudizio negativo sul popolo fratello. Privilegiare l’assurda contesa interna al Baath, o la scelta di salvarsi tenendosi fuori, sono da imputarsi per intero a Hafez El Assad, padre di Bashar.
 
Di che solidarietà fossero capaci i siriani lo hanno dimostrato accogliendo a cuore aperto e mani operose, senza le rimostranze di giordani e libanesi, ben 2 milioni di rifugiati siriani dai macelli di Clinton, Bush, Obama. Una forza morale e una nobiltà d’animo che ora si va di nuovo esprimendo nella quinta guerra di liberazione contro il necrofago israeliano (senza calcolare il decisivo apporto ai libanesi nelle loro due guerre contro l’invasore). 
E potrei scrivere volumi sull’intelligenza, la maturità, la ricchezza creativa, culturale, la disponibilità all’amicizia, alla solidarietà, all’affettuosa accoglienza di questi due popoli indistinguibili, alla saggezza dei loro dirigenti che ne hanno coltivato l’emancipazione, il benessere, l’apertura laica, l’autostima negata da millenni di dominatori imperiali.
 
E nonostante tutto ciò, quando a un anno dallo scatenamento della furia revanscista dei vecchi e nuovi colonialisti e del livore di feudatari rigurgitati da secoli bui, terrorizzati dal contagio di un  modello di protagonismo sociale e di diritti umani veri, mi ritrovai in mezzo a queste genti, già abbondantemente sanguinanti, non avrei potuto immaginare che la loro resistenza si sarebbe potuta protrarre, per altri quattro anni e non cedere, anzi, crescere ancora. C’è stato il concorso di un vero e nobilissimo internazionalismo, russi, hezbollah, iraniani, volontari iracheni e da altri paesi arabi, ma è il popolo siriano che non si è fasciato impaurire e frantumare da quanto tutto un Occidente, dotato di mezzi e di ferocia senza pari nella Storia, gli ha scagliato addosso in termini di sanzioni genocide, lanzichenecchi, strumenti di distruzione e del terrore, diffamazione, menzogne.
 
Aleppo, la seconda città della Siria, centro della vitalità economica e una delle perle storiche e culturali del Medioriente, è libera al 93%. Ai cavernicoli assoldati dalle potenze era stato assegnato il compito di distruggere ed estirpare per sempre le radici della pianta che è una nazione, la sua coscienza di sé e della sua vicenda sul pianeta e tra le genti. Come a Baghdad, a Niniveh, a Palmira. Precondizione per l’obliterazione totale, più che sanzioni, la distruzione di infrastrutture, case, coltivazioni. La guerra non è finita, come auspica la sguattera Nato Moghrerini sussumendo gli spasmi di rabbia e frustrazione dei suoi committenti. La guerra non è finita, ma diversamente da quanto si augurano questi necrofagi, ha subito una svolta  che ha cambiato il quadro geopolitico, ma anche lo spirito, del mondo. Non è andata, stavolta, come pensavano. “Il varco è qui?” si chiedeva ancora Eugenio Montale nella  “Casa dei doganieri”. Era una domanda piena di ansia amara. Per noi si colma di ottimismo e fiducia. Qualunque cosa succeda, abbiamo imparato qualcosa che avevano voluto sradicarci dalla mente e dal cuore. L’alternativa c’è, vincere si può.
 
Purtroppo va aggiunta, all’ultima ora, la tragedia di Palmira, città simbolo della civiltà umana, ora di nuovo aggredita dalle belve dell’inciviltà. Risulta che la conquista da parte dell’Isis non è completa, che si sta combattendo casa per casa, che le forze aeree siriane e russe si stanno impegnando allo spasimo nella difesa. E’ rivelatore il fatto che la lungamente annunciata offensiva di Usa-curdi su Raqqa è ferma da settimane e che quella coalizione di aggressori Nato e loro mercenari, approfittando dell’impegno siriano su Aleppo, si è spostata su Palmira. Lo scopo di oscurare la vittoria dei patrioti ad Aleppo è comunque raggiunto.
 
Quando Bush e Blair lanciarono la loro guerra finta al terrorismo e vera al genere umano, guerra potenziata e moltiplicata poi dal più assassino seriale di tutti i presidenti Usa, non si sarebbero sognato che tale guerra sarebbe stata vinta  – già sicuramente sul piano morale e delle virtù umane – dalle vittime previste e da una Russia che, grazie a essa, si sarebbe costituita un’altra volta in ostacolo alla corsa folle del treno imperialista, in difesa del diritto internazionale, della sovranità dei popoli. E non potevano prevedere che la vittima designata sarebbe stata guidata da un uomo come Bashar el Assad, oftalmologo educato in Occidente, poliglotta e cosmopolita, uomo schivo e di una sobrietà inusuale per i costumi del suo mondo, impreparato alla politica cui lo ha costretto la scomparsa del successore del padre. Ma la bandiera che oggi sventola su Aleppo liberata reca il volto di Bashar, come, qualunque cosa accada, lo recherà la Storia di questo formidabile popolo, della nazione araba, di tutti gli aggrediti e perseguitati.in lotta per la liberazione. L’avevo sentito ripetere da mille slogan, tra le macerie delle bombe Usa, tra i corpi straziati del terrorismo mercenario, nei funerali delle centinaia di migliaia di vittime civili e in uniforme: “Shaab, Suriya, Bashar u bas”,  Popolo, Siria, Bashar e basta. 
 
Dopo 6 anni di apocalittica ferocia, di orrori e atrocità senza paragoni nella storia e nel mondo commissionati a un mercenariato che di umano non ha nulla, degli attacchi concentrici di vicini famelici, di tentativi di divisione portati avanti con gli strumenti più abietti della calunnia e del terrore, di forsennate campagne di criminalizzazione di cui i gaglioffi di una sinistra infiltrata si sono fatti mosche cocchiere, la Siria è lì, in piedi. I turchi del sultano pazzoide occupano crescenti zone a nord del paese, le formazioni curde, disponibili a ogni nefandezza morale al servizio di qualsivoglia padrone, compiono pulizia etnica e provano a divorare territori altrui, sono in arrivo nuovi armamenti e nuovi professionisti Usa e Nato a sopperire alle truffe diplomatiche di John Kerry finalmente respinte. Ma sostegno del popolo siriano e della sua leadership si è mosso ora anche l’Egitto, massima potenza dell’area, scioltasi dal ricatto finanziario saudita e partecipe con le sue forze speciali del fronte internazionalista guidato dai russi. 
 
Parà russi ed egiziani
 
Il quadro oggi del tutto alterato rispetto a quando i paesi arabi e la loro Lega parevano sotto totale egemonia saudita e interamente integrati nella strategia USraeliana per il Nuovo Medio Oriente(tra l’altro stoltamente inconsapevoli che il disegno israeliano di frantumazione degli Stati arabi, alla fine avrebbe incluso anche loro), segna il fallimento, oltre a quello del regime change in Siria, di tutta l’operazione iniziata con la consegna dell’Egitto alla Fratellanza Musulmana, la spartizione del Sudan, la distruzione della Libia, il lancio dei terroristi pseudo-islamici contro Iraq e Siria. Ora ci sono, sullo sfondo, l’Algeria, in  prima fila Iraq e Siria all’offensiva, Yemen non domo a dispetto, anche qui, dello spaventoso carico di nequizie inflittogli dagli Usa e dai suoi complici regionali. Ed entra in scena l’Egitto di Al Sisi, reduce da ripetute esercitazioni militari con i russi, da un’intervista alla TV portoghese in cui si dichiara a fianco dell’esercito siriano, deciso a svolgere un ruolo anti-coloniale e anti-islamista sia nel Mashreq, accanto alla Siria, sia in Libia, al fianco dell’unico parlamento eletto, quello di Tobruk, e del generale Haftar, anche lui in questi giorni a Mosca. 18 piloti di elicotteri e quattro generali, secondo l’autorevole As Safir di Beirut (gli credo perché ne sono stato corrispondente da Roma), sono oggi operativi presso lo Stato Maggiore delle Forze Armate siriane.
 Esercitazione russo-egiziana
 
Anche se ora si tratta di respingere il nuovo assalto a Palmira e a riconquistare anche Raqqa, Idlib e Deir ez Zor, grazie anche a questo nuovo schieramento dall’arretramento si è passati all’offensiva. In Iraq,dove la situazione è complicata, oltreché dai soliti curdi e turchi, dalle interferenze Usa a livello politico a Baghdad, oltreché militare sul campo, come in Siria. E la reazione non si è fatta attendere. A tutti gangli della centrale di disinformazione e diffamazione imperialista facente capo a Pentagono, Dipartimento di Stato, Cia, Mossad, Soros, National Endowment for Democracy, servizi di intelligence Nato, è stato commissionata una furibonda campagna di contrasto alle ricadute morali e politiche dei successi di chi si oppone all’imperialismo e ai suoi gregari. Dell’apparato mediatico main stream va rilevato il ruolo della lobby talmudista, più implacabile che mai nelle fiocine lanciate contro pesci che parevano in rete e che sono schizzati via. Tralascio ogni scontato riferimento ai giornaloni e canaloni televisivi, alle Lucie Goracci e Giovanne Botteri di cui si di quanti scalini di carriera sia foderato il loro abbandono di ogni decenza deontologica. Roba scontata.
 
Più interessante, come sempre, la militanza di coloro che si travestono da liberi da ogni condizionamento, pagamento, infiltrazione, corruzione e portano avanti la mistificazione di un’opposizione che si limita a fare innocue bucce al fantoccio domestico di turno, per contemporaneamente dare fiato ai pifferai di Hamelin che devono trascinarsi dietro i bambini da far finire nel burrone. Così, a colpire il bersaglio piccolo, ecco che, mentre i Fratelli Musulmani ammazzano poliziotti egiziani in serie (sei due giorni fa, oltre al terrorismo endemico dei FM nel Sinai) e fanno saltare per aria copti (35, ieri) sotto le loro chiese, Il Fatto Quotidiano e il manifesto, zitti su queste sciocchezzuole, ripartono alla cieca contro Al Sisi, manipolando in martire dei diritti umani il discepolo degli spioni angloamericani di Oxford Analytica, Regeni.  Con particolare livore e totale assenza di fattualità, l’editoriale  di un vicedirettore Tommaso Di Francesco, paonazzo di bile ora che i magistrati italiani hanno apprezzato il lavoro dei colleghi egiziani e che si fa sempre più trasparente il velo che oscura le attività di Regeni al servizio di serial killer come John Negroponte.
 
I  Rampoldi, Gramaglia, Colombo, Coen della lobby ne “Il Fatto”, i TdF, Cruciati, Caldiron  di quella del “manifesto” sono ciuchini di razza incaricati di trainare il carrozzone dei boccaloni e sbatterlo contro Al Sisi. Ma anche contro la Siria, come già a suo tempo egregiamente fecero contro Gheddafi, agevolandone il cammino verso il linciaggio gestito da Hillary (non per nulla loro candidata prediletta in ogni elezione). Sapete come “il manifesto” ha titolato la liberazione di Aleppo? Pur avendo ottime ragioni per sospettare, non avreste pensato che sarebbero arrivati a scoprirsi a tal punto: “L’Occidente abdica, Aleppo in mano ai russi”.Quanto ai mostriciattoli che mitragliano le persone in fuga dai loro lager, sono “ribelli” ma tra virgolette, ma preferibilmente sono “opposizione”.  Tipo il Labour ai Tory. E dopo aver spapagalleggiato sugli innumerevoli ospedali “polverizzati dai russi” secondo la credibile vulgata di MSF ed Elmetti Bianchi, taciuto sul fatto che ai russi non è stata data mai risposta alla richiesta di fornire la localizzazione topografica dei presidi sanitari ad Aleppo Est e definito “in fuga” (da chi e per dove?) i 18milla cittadini riparati e soccorsi nell’Aleppo liberata, non potevano non ignorare gli ospedali da campo russi bruciati dai mortai dei terroristi, delle vittime civili e  delle due dottoresse russe uccise, sacrificatesi per una causa per la quale questi qua dovrebbero sciacquarsi la bocca prima di parlarne. Senza capirla. 
 
 Le dottoresse russe Nadezhda Durachenko e Galina Mikhajlova uccise ad Aleppo
 
Se questi beccamorti ce l’hanno con i siriani e gli egiziani, figurarsi con i russi!. Anche qui si è scatenato un uragano di fulmini che le saette di Giove incazzato al confronto sono fuochi fatui. E, per quanto monotonamente uguale sia la matrice e conformi  siano tutti i mezzi di diffusione, di Maestà od opposizione di Sua Maestà, notevole è la ricchezza di immaginazione impiegata. Trump è stato fatto vincere da quegli hacker russi che hanno inquinato, via il povero Assange tappato nell’ambasciata dell’Ecuador, le comunicazioni. Su ordine dei russi la rete sta diffondendo un’alluvione di fake news, bufale, che depistano la gente dalle verità diffuse dai grandi e onesti media. Almeno 1000 sono gli atleti russi che, col doping organizzato dai servizi segreti e da Putin in camice bianco, hanno indebitamente vinto medaglie a Londra, Sochi e Rio. E magari anche a Roma nel 1960. Trattasi del rapporto dell’agenzia internazionale anti-doping messa su da quel consesso di gentiluomini al di sopra di ogni sospetto del CIO, custode delle pratiche doping messe in crisi dalla correttezza russa. Rapporto basato sulle “rivelazioni” di un ex-dirigente dell’Antidoping di Mosca, Grigory Rodchenko, riparato dove? Ma degli Usa, dove se no, da dove, dotato di asilo e vitalizio, lancia queste bombe puzzolenti contro i vincitori di Aleppo, ma anche contro i mondiali di calcio del 2018 assegnati alla Russia. Prove?  Tappi di provette con graffietti, buchi nelle pareti da cui sarebbero passate le provette da alterare… Fuffa. 
 E sapete, passando alla specialità tutt’americana di decerebrazione da infotainment, chi ha superato nel ruolo di malvagi da obliterare nei videogiochi gli alieni, i terroristi, i musulmani generici i latinoamericani. Sorpresa? Mica tanto, i russi.
 
In modo che l’occidentale, scornacchiato in Siria,possa ancora sentirsi superiore. 
Anche grazie al papa, che mai ci fa mancare la sua saggia e semidivina parola. Ecco come si è espresso all’Angelus su Aleppo liberata: “Non dimenticare Aleppo”.  Un papa dalla parte dei carnefici? E vi sorprende? Elmetti bianchi e trucidatori Al Qaida e Isis: una prece, seppure cristiana.
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Ciao Fulvio!

Qui ogni mattina c’è una sorpresa… davvero gli eventi stanno prendendo una piega sempre più vorticosa e, per certi versi, complessa.

Aumentano gli “attori” in campo, in questa scacchiera dove le regole sono scritte sulla casella stessa e già non valgono più per quella a fianco. Come fonte principale utilizzo la RIA Novosti perché hanno un monitoraggio costante sulla Siria, seguendo gli eventi sia traducendo le fonti arabe, sia con giornalisti in loco. Producono una quantità impressionante di materiali come cronaca puntuale e come “analitika”, come la chiamano loro. E in questo giorno sono successe tante cose.

Attualmente, la situazione ad Aleppo è decisamente migliorata. Negli ultimi due giorni 50.000 persone sono riuscite a lasciare l’enclave occupata dai terroristi, fra cui 1.200 hanno deposto le armi.
(dalla conferenza stampa dell’esercito russo di ieri: https://ria.ru/syria_mm/20161210/1483295083.html )

Dato aggiornato con gli sviluppi della notte scorsa, con altri 2124 evacuati (di cui 1007 bambini) e 291 terroristi arresi.
https://ria.ru/syria/20161211/1483310849.html

Dati estremamente confortanti, che cozzano però con le contromisure che USA, Turchia ed EI stanno prendendo in maniera “stranamente” (mi piace usare eufemismi…) coordinata.

Mi riferisco all’ingresso di Jabhat an nusra, ovvero dei terroristi di Al Qaeda che stanno mollando Aleppo, nella città di Al Bab… grazie al fuoco di artiglieria turco!
https://ria.ru/syria/20161210/1483301048.html
Al Bab è una città di estrema importanza strategica a nordest di Aleppo, finora in mano all’EI, per loro fondamentale in quanto rappresenta il principale corridoio di approvvigionamento dalla Turchia.
https://www.google.it/maps/place/Al Bab, Siria/@36.3710463,37.5168019,13z/data=!4m2!3m1!1s0x15303d964c89c6fd:0x407b6e03a728ccc7?hl=it-IT
Hanno provato tutti, a più riprese, a impadronirsene: i curdi da sud e l’esercito siriano da sud-ovest.

Ora, attestano le fonti, a entrare sono i jihadisti di An nusra appoggiati dai turchi. CIò significa che, una Aleppo libera, rischierebbe nel corso di pochi giorni di trovarsi essa stessa in una sacca turco-jihadista: a nord dopo la presa di El Bab e con i territori occupati dall’operazione “Scudo Eufrate”, e a sud dai territori occupati dall’altra formazione jihadista Jeish Al Fatah. In sostanza, una situazione magmatica e in piena evoluzione che non dà adito a quelle che sono le reali intenzioni degli attori in campo, ufficialmente, “contro l’isis”.

Esercito islamico che, nel frattempo, ha assestato un duro colpo a Palmira. Concentrando le sue forze a tenaglia, ha tentato un attacco a sorpresa, sfruttando il dislocamento di gran parte delle forze siriane in altri settori, riuscendo quasi nell’impresa di riprendersi questa città, insieme chiave e simbolo. Impresa fallita miseramente.
https://ria.ru/syria/20161211/1483304975.html
https://ria.ru/syria/20161211/1483303393.html
Un’imponente azione coordinata di forze di terra (reparti speciali ed esercito regolare) e di forze aeree siriane e russe ha consentito non il ripiegamento delle forze dell’EI sulle posizioni precedentemente occupate. In pratica, si è trattata della stessa tattica suicida impiegata con successo in passato dai terroristi, tesa più che altro a costringere forze dislocate in altri fronti a ripiegare e a impegnarsi a fondo per non perdere avamposti o centri di importanza strategica. Una battaglia di corto respiro da parte dell’EI, se ci si limita a osservarne il risultato finale, ma di importanza vitale al fine di consentire ad altri, per esempio, l’occupazione di posti chiave al posto delle forze regolari siriane in quella terra di nessuno che, in molti punti, è diventato ormai il Califfato.

Non sono per niente tranquillo e ne vedremo delle belle.

 
Pubblicato da alle ore 20:51

Il colpo di coda del Pd: 2 miliardi e mezzo sul TAV dal governo dimissionario

http://www.beppegrillo.it/2016/12/il_colpo_di_coda_del_pd_2_miliardi_e_mezzo_sul_tav_dal_governo_dimissionario.html

Il colpo di coda del Pd: 2 miliardi e mezzo sul TAV dal governo dimissionario

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di MoVimento 5 Stelle

Un governo dimissionario. Un presidente del consiglio a termine. I ministri sono a termine. Hanno rinviato decisioni su tutto. Tranne che sulla Tav. E così il 19 dicembre il Parlamento italiano sarà chiamato a ratificare l’accordo Italia Francia sul Tav Torino Lione. Una decisione ridicola e scandalosa insieme: con un governo dimissionario e 2 miliardi e mezzo in ballo, sarebbe bastato il buonsenso, non il buon governo, a prendere quanto meno un po’ di tempo.E invece no. Il Pd non sa neanche cosa sia il buon senso. I miliardi di euro di interessi in ballo – i soliti interessi che da decenni vogliono sventrare la valle – con il Pd al governo prendono il sopravvento su tutto. 
Hanno le ore contate e questo è il colpo di coda del partito dell’arroganza che gestisce il poter mangiandosi anche le briciole del Paese. La verità è una e la vogliamo gridare forte: questo governo non è legittimato a prendere una decisione del genere! Questo governo non era legittimato a nulla, tranne ad approvare la legge di Stabilità. 
Invece vogliono dire sì all’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea in base all’intesa di Parigi del 24 febbraio 2015. E vogliono farlo anche se un’amministrazione che democraticamente eletta dai cittadini torinesi ha dichiarato la contrarietà all’opera ed è uscita dall’Osservatorio: mentre un governo dimissionario e illegittimo ci vuole tenere dentro a far spendere più di 2 miliardi!
Cifre enormi che potrebbero essere usate per i bisogni veri e dimenticati dei cittadini nonché per le emergenze reali, come ad esempio i terremotati. Il voto referendario di domenica manda un messaggio inequivocabile: stop a grandi opere inutili e stop a decisioni arroganti, calate dall’alto, che offendono la sovranità e la volontà popolare. Questi governanti a tempo fanno finta di non capire. Noi siamo disposti a tutto pur di non far passare questa ratifica.

Il nuovo osservatorio vuole emarginare i paesi NOTAV

9 dic 16 Repubblica :

Paolo Griseri

La nuova  organizzazione   dell’Osservatorio sulla Torino-Lione?  “Un  modo  per   emarginare le amministrazioni  che sono contrarie all’opera. Mi  sembra  una  proposta  confusa   mentre ufficialmente il progetto continua a cambiare”.

Mauro  Marinari, sindaco di Rivalta, amministrazione  No  Tav,  giudica   così la nuova fisionomia dell’Osservatorio che nascerà a partire  dal 1 gennaio quando l’attuale  organismo sarà scaduto. Organizzazione che ieri è stata anticipata

Marinari, il nuovo Osservatorio sarà strutturato in base al  progetto  reale  della  Torino-Lione. Perché  non  le  piace?

“Che cosa significa progetto  reale?  Il  Commissario  Foietta   parla di progetto definitivo. Non  c’è alcun progetto definitivo. Da  cinque anni si attende che il Cipe deliberi il progetto preliminare. Nel frattempo Delrio annuncia che si abbandona una parte  del tracciato per rimanere sulla  linea  storica.  Una  situazione   confusa”.

La riduzione dei costi era una  delle richieste del movimento No Tav. Perché non vi soddisfa?

“Abbiamo chiesto da anni, invano, che chi vuole realizzare l’opera venisse qui a cercare di convincere le popolazioni. Invece si  è  deciso  un  progetto  calato   dall’alto,  passando  sulla  testa   dei cittadini”.

Beh dall’alto: è un progetto  deciso dal Parlamento. Il Parlamento rappresenta il popolo, non è lalto..

“Il popolo è qui, in questo territorio. E’ qui che devono venire  a convincere le persone”.

In ogni caso voi avete scelto  di rimanere fuori dallOsservatorio..

“Lo abbiamo fatto perché è diventato un organismo che parte  dall’idea di fare comunque l’opera. Le  amministrazioni  contrarie erano in maggioranza e sono  uscite. E’ diventato un  organismo deamgogico messo in piedi  per realizzare comunque  un’opera dannosa per l’ambiente e  per il nostro territorio”.

Lei crede  che  questa  vostra   posizione rimarrà anche nella   nuova   organizzazione    dellOsservatorio?

“”Basta vedere come è stato  disegnato. In ciascuno dei gruppi di lavoro che contano, le amministrazioni contrarie sono in  minoranza. Segnalo che nel primo gruppo, quello dell’area del  cantiere di Chiomonte, oltre a  Susa è contraria anche l’amministrazione di Venaus”.

Quindi rimarrete comunque  fuori?

“Certo. Oltretutto ci sono molte incongruenze”.

Può farci un esempio?

“Si dice che tra Bussoleno e  Avigliana  si  userà  l’attuale  linea. Ma allora che alta velocità  è?

E poi se si può utilizzare in quel tratto perché non seguire la linea storica anche nel tratto  tra Avigliana e Orbassano?”.

E se quest’ultima idea venisse accolta?

“Dovrebbero comunque venire a convincerci che vale la pena  tenersi anni di cantieri, la devastazione della collina morenica  e una trincea verso lo scalo merci di Orbassano”.

Ven 9/12, ancora cantiere e polizia sotto attacco (FOTO)

post — 10 dicembre 2016 at 13:31

Si è conclusa in tarda nottata un’altra giornata di resistenza No Tav con attacchi al cantiere e ai blocchi delle truppe di occupazione per celebrare l’8 dicembre 2005.
Ore di lotta intensa in una valle che sta sperimentando un livello di militarizzazione senza precedenti, messa in campo dalla questura di Torino con l’avvallo del comando dei Carabinieri di Susa.
La giornata di lotta è iniziata con l’apericena No Tav ai cancelli della centrale conclusosi con i lanci di lacrimogeni da parte delle FFOO nel mentre celere e digos chiudevano tutti gli accessi all’abitato di Giaglione in vista della fiaccolata prevista alle 20,30 dal campo sportivo.


In centinaia ci si è ritrovati impediti all’ingresso, con la polizia che circondava le auto ed effettuava controlli asfissianti..Statale bloccata e celere schierata per intimidire i valsusini.
La risposta dei tanti NO Tav non si è fatti attendere ed ecco che lasciate le macchine sulla statale ci si è schierati in blocco davanti i cordoni della polizia antisommossa per dare tempo ai molti bloccati di raggiungere il bivio di Giaglione e dare manforte ad una protesta più che legittima.


I No Tav hanno deciso di non scendere a compromessi, ancora una volta, e mentre si percorreva un sentiero secondario a piedi per raggiungere il campo sportivo e sottrarsi quindi al blocco della polizia, ecco che dai boschi alcuni No Tav hanno attaccato celere e digos tranquilli dei numeri messi in campo, cogliendoli di sorpresa e facendoli scappare in gran fretta.
I boschi, si sa, sono amici dei No Tav e di chi li difende.


Raggiunto il piazzale di Giaglione, ovviamente in ritardo sulla tabella di marcia, ci si è messi in cammino verso il campo base in centinaia. Battiture e cori, poco più in la e a ridosso degli sbarramenti stanziati sul sentiero dalle forze dell’ordine, hanno scandito il passare della ore fino all’attacco, tanto atteso, alle FFOO stanziate sul sentiero e dietro le recinzioni.
lacrimogeni lanciati copiosamente all’indirizzo dei tanti No Tav non hanno sortito il benché minimo effetto, giusto il tempo di riprendere fiato e poi di nuovo avanti.


Dura la vita per chi si ritrova con l’infame ruolo di difendere i sporchi interessi di un sistema corrotto.
Siamo pronti a rispondere a questa militarizzazione con determinazione, come il cantiere è stato imposto con la violenza, non accetteremo che ci venga tolta la possibilità di manifestare contro di esso.
In queste due notti lo abbiamo dimostrato.
Avanti No Tav, fermarci è impossibile!

Destabilizzante è quello che sta avvenendo in Valle di Susa da anni”.

http://www.marcoscibona.it/home/?p=1162

TAV – SCIBONA, DELLA VALLE (M5S): “Destabilizzante è quello che sta avvenendo in Valle di Susa da anni”.

Complimentandoci per l’ottimo lavoro dell’amministrazione del Comune di Torino, di tutti i Consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle che hanno votato l’uscita dall’Osservatorio sulla Nuova Linea Torino-Lione e per l’espressione di una netta contrarietà ad un’opera inutile e dannosa, vogliamo esprimere un ringraziamento particolare alla Consigliera Carlotta Tevere per aver espresso “solidarietà umana nei confronti delle persone e delle popolazioni della valle”. Dichiarazioni a cui ci associamo dando, anche noi, piena solidarietà ad una intera valle martoriata e militarizzata per realizzare un’opera inutile ed imposta, con ripercussioni negative sull’intero Paese.

Vorremmo poi ricordare al Procuratore Generale di Torino Francesco Saluzzo che destabilizzante è quello che sta avvenendo in Valle di Susa da anni e quello che sta avvenendo in questi giorni in Parlamento, dove in assenza di un Governo rappresentativo della volontà popolare, si sta ugualmente approvando una ratifica che toglie sovranità all’Italia; tra l’altro, così facendo, non verranno applicate le normative antimafia presenti nel nostro Paese e assenti nella normativa francese.

Ricordiamo ancora, sempre al Procuratore Generale, che un amministratore democraticamente eletto è libero di esprimere le proprie idee politiche, esprimere solidarietà a chi gli pare, ed è anche libero di criticare delle leggi secondo il suo parere sbagliate e ingiuste, come le norme inserite nel “DL Femminicidio” che, al posto di tutelare la donna, completamente fuori tema con il titolo, limitano la libertà di espressione e di manifestazione del popolo. Quando tali leggi vengono legittimamente applicate dalla magistratura provocano delle vere e proprie ingiustizie nei confronti di cittadini e manifestanti.

Il Procuratore più che preoccuparsi di cosa dice un Consigliere comunale, che esprime una legittima opinione, si preoccupi che nella Procura di Torino sia pienamente attuato l’articolo 112 della Costituzione della Repubblica Italiana ovvero che il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale, non a senso unico, ma sia nei confronti dei manifestanti che dei tutori dell’ordine.

Marco Scibona, Senatore M5S – Segretario 8a Commissione Lavori pubblici, comunicazioni.
Ivan Della Valle, Deputato M5S – Componente X Commissione Attività produttive, commercio e turismo.

Torino, il procuratore generale attacca la consigliera grillina solidale con i condannati “No Tav”

9 dic 16 Repubblica :

Il numero uno dei magistrati piemontesi: “Condotta destabilizzante”

E’ stata “estremamente ‘destabilizzante'” la condotta di Carlotta Tevereconsigliera comunale M5s a Torino e presidente della Commissione Legalità, che ha espresso solidarietà ai condannati per l’assalto al cantiere Tav. Così il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, in una lettera alla sindaca Chiara Appendino. Saluzzo esprime “sconcerto e totale dissenso rispetto a valutazioni pronunciate in una sede istituzionale, nel corso di una seduta ufficiale e nell’ambito di un dibattito pubblico”. “L’espressione di ‘solidarietà’ – continua il procuratore generale di Torino – non può essere ridotta a una presa di ‘simpatia’ per i manifestanti violenti, le cui singole responsabilità sono state oggetto del giudizio di un Tribunale di primo grado e, poi, della Corte di appello. Essa facilmente si traduce – prosegue Francesco Saluzzo – in solidarietà per i reati commessi e questo, francamente, mi sembra assai grave”.
Il pg di Torino fa notare che la verifica delle ipotesi di accusa “si è ottenuta in due successivi gravi di giudizio ed appare, perciò, estremamente ‘destabilizzante’ la condotta di chi, investito di funzioni pubbliche, rappresentante dei cittadini e in una sede istituzionale si spinga alla solidarietà e alla giustificazione dei reati accertati”.

Francesco Saluzzo aggiunge di essere “davvero grato, a nome della magistratura inquirente, e non solo, torinese” alla sindaca Appendino per avere “deplorato l’accaduto, sottolineando anche come la sede non fosse propria per quelle esternazioni”.
Ma chiede alla prima cittadina e al presidente del consiglio comunale di “farsi interprete, nel Consiglio, di queste mie impressioni e valutazioni. Perché i cittadini (e anche i cittadini consiglieri) sappiano che i magistrati non si piegano ad alcuna logica ed emettono le sentenze proprio nel nome del popolo, che a loro chiede imparzialità assoluta e rispetto del principio di uguaglianza e di legalità che si traduce nella eguale soggezione di tutti alla legge”.

TAV, combia il Tavolo. I comuni divisi in fasce

su Repubblica di ieri Griseri colpisce ancora!

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Mentre i NOTAV commemorano l’8 dicembre (su cui i media tacciono), ultime indiscrezioni sul NUOVO DECRETO del governo per rinnovare l’Osservatorio: i comuni saranno divisi in fasce secondo l’interessamento dai lavori, se il comune Torino non parteciperà ci penseranno Chiamparino e Foietta a fare i nostri interessi

Anche Susa e Rivalta sono citati, ma non si capisce come vorranno farli intervenire visto che anche loro sono fuori. Si chiede anche se il tunnel sotto la collina morenica sia inevitabile!?

Buon lavoro ai nostri tecnici e a noi tutti per capirci qualcosa

LA GREGARIA SPOMPATA CHE PEDALA IN CODA AL GIRO DELLA NATO

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/12/la-gregaria-spompata-che-pedala-in-coda.html

MONDOCANE

GIOVEDÌ 8 DICEMBRE 2016

link per video su aiuto russi ad Aleppo Est
 
La bellicosa, psicoticamente russofobica e stellarmente incompetente ancella Nato che attualmente è incongruamente spaparanzata sulla poltrona di Rappresentante UE per la politica estera, Federica Mogherini, affacciandosi spoglia di ogni veste decente, come il re travicello della favola di Andersen, da una finestra del menzognificio Nato, ha proclamato che l’unica a portare soccorsi alla popolazione siriana sarebbe l’Unione Europea. A parte il dato che soccorsi sono giunti in Siria, a tutte le
parti, dalle agenzie ONU, fatto per cui gli sguatteri mediatici della Nato hanno elevato alti lai perchè tali aiuti erano stati fatti distribuire dal governo di Damasco, peraltro l’unico legittimo, ecco qua un video che mostra una colonna di mezzi russi che portano aiuti alla popolazione di Aleppo Est, appena liberata dalla feccia terrorista. Aiuti russi arrivano da anni a tutta la popolazione siriana, laddove le bande Isis e al Nusra non lo impediscono, come impediscono alla gente la fuga dai loro campi dell’orrore verso le zone liberate, mitragliandola.

Tutta roba che i presstituti della stampa occidentale evitano accuratamente di trattare. Come, dopo aver sbraitato sulle decine di ospedali sotto controllo terrorista a Aleppo Est distrutti da inesistenti bombe siro-russe, nulla hanno saputo dirci sugli ospedali da campo russi disintegrati e sui medici russi uccisi dai razzi dei terroristi forniti dagli Usa, via Turchia.

Staremo a veder se ora i presstituti occidentali registreranno la dichiarazione del viceministro degli Esteri russo, Sergey Ryabkov, che ha definito la balla della Mogherini uno “scandaloso stravolgimento dei fatti” ed ha documentato le migliaia di tonnellate di aiuti che da anni la Russia, con rischio per la vita dei suoi militari, distribuisce in tutte le regioni della Siria.

 
Pubblicato da alle ore 16:39

FIDEL L’ALTROIERI, ASSAD OGGI – IL SOLE, “IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA”, DALL’AVANA A DAMASCO.

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/12/fidel-laltroieri-assad-oggi-il-sole-in.html

MONDOCANE

VENERDÌ 9 DICEMBRE 2016

 
In calce un commento a un mio post sull’esito del referendum che descrive con precisione ed esplicative mappe il progresso drelle forze di liberazione ad Aleppo.
 
Sarà anatema per i cultori di vacche sacre, purchè collocabili nel loro panteon ideologico, ma io, oggi come oggi, alle celebrazioni in morte di Fidel Castro preferisco quelle in vita per Bashar el Assad e per la vittoria sua e del suo popolo ad Aleppo. Se rivoluzione si chiama il rovesciamento dell’ordine esistente, evidentemente quello imposto dal padrone, i meriti di Fidel sono ahinoi in via di smarrimento, quelli di Assad si vanno consolidando.
 
Trovo infantile, una specie di sindrome di mammismo, il coro di peana innalzato al leader cubano, che non tiene conto di quanto è andato succedendo e degradando negli ultimi 26 anni di vicende cubane. La mamma è vergine e santa, concetto base di una sinistra che ci ha portato dove siamo. E’ l’altra faccia, quella dell’eroe senza macchia e paura, di una medaglia che sul retro, da  coloro che l’eroe aveva denudati e sconfitti, si  è vista incidere quella di un farabutto. Alla Storia l’incarico di fondere questa medaglia e rigenerarla con un profilo unico e certo.
 
Eliminiamo subito dal discorso la feccia di Miami e tutto l’apparato politico, economico, culturale e mediatico capitalista e colonialista cui i rivoluzionari cubani guidati da Fidel e dal Che, non meno del movimento di liberazione algerino e di vari Sud del mondo, hanno inferto una mazzata come non se la ricordavano dal 1917. La retroattiva denigrazione del Davide – Fidel e il popolo cubano –  che per mezzo secolo ha tenuto a bada e screditato il più feroce Golia della Storia, illuminando al tempo stesso le menti e rafforzando i muscoli degli oppressi del mondo intero, non è che la vendetta postuma e impotente di chi sul piano dei progetti per l’umanità ha subito una sconfitta che rimane tale nei secoli, qualunque cosa accada.
 
Ma bisognerà pur ricordare che, mentre combattenti, medici e insegnanti cubani liberavano uomini, comunità e nazioni, la consegna della propria sopravvivenza e del proprio progresso nelle mani dell’URSS, non per nulla avversata dal Che Guevara e probabile concausa del suo distacco, ha comportato il ristagno del paese in sottosviluppo produttivo abbandonato alla monocultura della canna.. Da URSS e Comecon arrivavano addirittura la carta igienica e i mattoni, in un paese straripante di foreste e di argilla. Peccato originale che, con la fine della nazione nutrice, ha portato allo sconquasso. Debacle economica  poi governata da Raul in direzione opposta ai principi del socialismo, dopo un colpo di Stato che ha rimosso la classe dirigente allevata da Fidel e considerata sua fedele erede.
 
 
Sulle macerie economiche e sulla crisi istituzionale si sono lasciati poi imperversare tre pontefici cui spettava il compito di sostituire al l’immaginario ideologico collettivo, collettivista, quello della trascendenza cattolica in cui ci si salva per sè e da sé. Su questo terreno ha avuto cammino facile il rullo compressore delle privatizzazioni e della devastazione del pubblico, affidata a una casta militare ottuagenaria che malsanamente controlla ormai l’80% dell’economia cubana e il cui primo passo senza ritorno è stata il taglio di metà dei dipendenti dello Stato.
 
500mila lavoratori  e rispettive famiglie (su 11 milioni di abitanti) mandati a fare gli “imprenditori” e finiti per la maggior parte dietro a bancarelle di succhi, ciambelle e panni vecchi, a gestire giri di varie prostituzioni. O, se fortunati e svelti, a inserirsi da agenti, ristoratori, biscazzieri, negozianti per detentori di moneta per ricchi, nel giro del turismo, quello che ha generato una nuova classe di  parassiti destinata a gonfiarsi grazie all’invasione, testè iniziata, di turisti americani di cui si dovranno soddisfare gli appetiti di locali notturni, bische, mignotte, McDonald’s, lusso a gogò. Ricordate Batista?
Miseria, nepotismo e corruzione dilagavano anche prima, da anni. 
 
Ne sanno qualcosa i silenziosamente sofferenti attori della solidarietà internazionale che vedevano i loro aiuti alla popolazione rifiorire nei negozi della valuta buona e nelle ville dei protagonisti del boom burocratico e turistico. Ma ora quelle patologie sociali diventavano sistema, tollerate, addirittura  dotate di una cornice ufficiale e di una base ideologica. E così che Raul poteva accogliere Obama e definirlo “uomo onesto” e auspicare lo tsunami, eticamente e socialmente devastante, degli “investimenti” predatori Usa. Qualcuno avrebbe finalmente prodotto a Cuba carta igienica e tegole non d’amianto. E magari chiodi, penne, bottoni. Pane sarebbe arrivato finalmente agli affamati.
 
Quell’Obama che, simultaneamente, andava allestendo il nuovo Piano Condor. Quell’Obama che lavorava alla riconquista del vecchio cortile di casa latinoamericano a forza di sabotaggi economici, affama mento delle popolazioni destabilizzazioni terroristiche, colpi di Stato militari o parlamentari, perfezionamento delle vecchie repubbliche delle banane in narcomattatoi.  Proprio in quei paesi che avevano aiutato Cuba, seviziata e strangolata dal bloqueo, a restare a galla dopo la fine del muro di Berlino.
 
E Fidel? Avvallata, sotto pretesti miserabili, la liquidazione del suo delfino Perez Roque, uno dei migliori politici generati dalla rivoluzione, insieme a tutta la sua seconda generazione, su tutto questo non ha sollevato ciglio. Ogni tanto, ma non bastava a lenire le nostre perplessità, il nostro sconforto, scriveva cose giuste sul Granma, contro le guerre imperialiste, per la salvezza dell’ambiente, perché cessasse la vergogna di Guantanamo, di appoggio al Venezuela torturato dagli Usa e dai suoi propri gusanos al soldo materiale o ideale dei necrofagi di Washington. Troppo poco, troppo tardi. Intanto la sua rivoluzione andava per la tangente.
 
La nebbia d’incenso che da tutti i turiboli è stata sparsa sui resti mortali di Fidel offusca la verità e fa torto al popolo cubano e alla verità storica dello stesso Fidel. Un Fidel che resta il nostro comandante dalla Moncada  fino all’ingresso all’Avana il 1. Gennaio del 1959 e poi anche per tutto il tempo della costruzione del socialismo, dell’indipendenza difesa con i denti,  dell’antimperialismo, dell’internazionalismo combattente, della resistenza al terrorismo Usa, dell’istruzione e della sanità libere e rivoluzionarie. Era un inizio di uomo nuovo. Poi inciampato più e più volte. Ma Fidel le buche e gli intralci non li ha visti. E non ha gridato alla sua gente: “Occhio alla buca!”. Forse non poteva. Al  Che è andata meglio. Le buche le aveva viste da lontano.
 
 
 
Il popolo di Cuba nei giorni scorsi ha pianto il comandante scomparso. Ho l’impressione che abbia pianto il Fidel del Moncada, dello sbarco del Granma, della Sierra, della rivoluzione incorrotta per tanti anni, dell’orgoglio, di socialismo o muerte, di yankee go home, della dignità., di hasta la victoria siempre!  Sul resto ha taciuto, come è giusto che fosse nella circostanza. A lui, a questo popolo che piange, speranza, vicinanza, fiducia. Non al clan di Raul.
 
E dunque oggi io celebro  Bashar el Assad, comandante di una Siria e di un mondo che le buche le va tappando Anche quelle scavate nel cuore. Ne parleremo meglio la prossima volta.
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Commento al mio articolo “E son soddisfazioni”
 
E son soddisfazioni, caro Fulvio!
Soddisfazioni a cui unisco i recenti successi ad Aleppo dell’esercito siriano: per quanto appoggiato dalle forze aeree russe, ancora oggi fatico a rendermi davvero conto dell’immenso sforzo di questo popolo per la sua liberazione.
Tre cartine che parlano da sole:
Ancora il 7 maggio la situazione era questa
http://cigr.net/glavnoe/26383-boevye-karty-sirii-boi-za-aleppo-haleb.html
due bracci si allungavano in una spirale mortale, il rosso siriano da sud-est e il verde di An-nusra (al qaida) da nord-ovest. Ciascuno cercava di stringere, di soffocare il nemico chiudendo il proprio cerchio: se fossero stati, per esempio, i verdi, a chiudere nella più classica delle sacche i rossi, oggi non saremmo qui a parlare in questi termini. Poco possono servire, in questo senso, i raid aerei, in quel settore di città che è da anni ridotto a cumuli di macerie. L’esercito siriano coi suoi alleati conduceva una incessante, tenace, paziente, opera di bonifica casa per casa, settore per settore, a costo di gravi perdite e di continui, demoralizzanti, contrattacchi da parte di terroristi altrettanto tenaci, foraggiati per contro dagli USA e non solo, e per nulla rassegnati a perdere anzi, non perdendo occasione per assestare loro il colpo del ko. Così non è avvenuto, seppure molte volte ci è mancato poco. Una variegata coalizione di Ezbollah, milizie popolari, insieme all’esercito regolare, riusciva dopo qualche mese a chiudere, finalmente, il cerchio (17 luglio). Cerchio rotto ancora una volta qualche giorno dopo: anche qui, la sconfitta cocente avrebbe scoraggiato chiunque. Chiunque, tranne l’esercito siriano, che avrebbe fatto tesoro di tale sconfitta e, tornando nuovamente al contrattacco, chiuso nuovamente il cerchio e gestito – questa volta – meglio le proprie forze facendo sfogare quelle avversarie in controffensive culminanti sempre più in vittorie sterili, salvo poi stringere sempre più un territorio sempre più incalzato dall’avanzata anche qui, lenta, casa per casa, su tutte le direttrici.
Tuttavia, il 7 ottobre questa era ancora la situazione: http://cigr.net/glavnoe/26819-siriya-poslednie-voennye-karty.html
Fino al tracollo di quest’ultimo fine settimana: in 7 giorni il territorio controllato dai terroristi di An-nusra è stato ridotto del 60%!
http://cigr.net/glavnoe/27166-siriya-voennaya-obstanovka-v-aleppo-karta.html
E non vorrei cantare vittoria troppo presto, ma ormai è, tutt’al più, questione di mesi, se non di settimane.
Tutto questo, mentre si sono spenti i riflettori mediatici su Mosul, impantanata in questa situazione:
http://cigr.net/glavnoe/27169-irak-bitva-za-mosul-05122016.html
L’ennesima “guerra elettorale”, combattuta senza criterio contro un nemico che, assorbito il colpo iniziale, contrattacca sfruttando le divisioni tra i diversi membri della coalizione (in particolare curdi e iracheni), facendo carta straccia dei piani iniziali della coalizione (presa della città prevista addirittura prima delle elezioni usa, così da avere un trofeo di guerra da esibire all’elettorato) e costringendo a un rallentamento che sembra più uno stallo, con una serie di errori tattici grossolani che, russi e siriani, stanno studiando attentamente proprio per evitare di commetterli nelle future, possibili, battaglie di Deiz-Ez-Zoor e di Raqqa.
Anche queste son soddisfazioni!
 
Pubblicato da alle ore 18:19

Il Tav perde i pezzi

https://mavericknews.wordpress.com/2016/12/05/il-tav-perde-i-pezzi/

5 DICEMBRE 2016 

Torino esce dall’Osservatorio tecnico del Tav. Un evento atteso che sottrae ulteriore spazio all’opera. Gazzarra in Sala Rossa di Osvaldo Napoli (FI), Roberto Rosso (ex FI) , Davide Ricca (Lega) e  Lo Russo (Pd) per avere i titoli dei giornali e inquinare la notizia del giorno in chiave anti-Appendino. La dichiarazione finale di Chiara Appendino.

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di Fabrizio Salmoni

Pd piranha/ è finito il magna magna. Cosi i No Tav radunati sotto il Municipio hanno salutato l’uscita della Città di Torino dall’Osservatorio tecnico della Torino-Lione. Con questo atto politico, tutt’altro che innocuo, la nuova amministrazione ha tenuto a spiegare tutte le ragioni della mozione portata al voto in consiglio comunale come un’importante presa di posizione che riversa sui decisori attuali e prossimi tutte le responsabilità di voler un’opera inutile, dannosa all’ambiente, alla salute e alle tasche degli italiani con l’opposizione o quantomeno in mancanza di uno dei due poli della linea; oltre ai 23 comuni valsusini che già hanno deliberato la loro contrarietà.

Un’altra buona ragione per festeggiare questa giornata magica. Dunque:alle 19.40 di oggi  la giunta Appendino ha mantenuto l’impegno preso con il Movimento No Tav. Non è stata una passeggiata: c’è stata bagarre in Sala Rossa. La minoranza (Pd, Forza Italia e Lega) ha reagito con urla e qualche intemperanza verbale alla dichiarazione personale di solidarietà della consigliera 5S Carlotta Tevere ai valsusini condannati. Una sceneggiata che aveva la finalità di dettare i titoli dei giornali di domani ai giornalisti amici che non aspettavano altro per inquinare negativamente la notizia del giorno.  Evidente la pretestuosità della gazzarra per chi osservava da vicino: in quattro, Lo Russo, Napoli, Rosso e Ricca, si scagliano decisi verso il banco dei giornalisti, dettano loro i messaggi da riportare fingendo indignazione poi se la ridacchiano tra loro. Napoli e Rosso, verginelle violate immemori di quando il loro leader delegittimava e insultava la magistratura ora indignati per una solidarietà politica a dei condannati in un processo politico. Chiedono le dimissioni della consigliera e in subordine una rettifica. arriva invece la condivisione del capogruppo M5S Unia.

La seduta è stata sospesa per diversi minuti. Alla ripresa dei lavori conclusi dalle sintesi del vice sindaco Montanarie della sindaca, si è votata la mozione che è passata con i voti Cinque Stelle e della lista di sinistra Torino in Comune: 26 favorevoli, 6 contrari. Ora la Torino-Lione è solo più Chiomonte-Lione. Prossima tappa: cercare di rinviare la ratifica dell’accordo con la Francia pervista alla Camera per il 19 Dicembre. Il Movimento No Tav ha inviato una lettera argomentata a tutti i parlamentari chiedendo di rivedere la questione e di manifestare in qualche modo in aula e fuori la loro opposizione. (F.S. 5.12.2016)

La dichiarazione di Chiara Appendino

Grazie Presidente. 

Io ringrazio tutti i consiglieri per il dibattito, che credo sia stato interessante anche se credo che sia stato davvero un peccato che non sia potuto procedere con un consiglio comunale aperto, dove avremmo potuto sentire le ragioni del Sì e del No a confronto. 

Io so bene che un sindaco non può bloccare l’opera. L’ho detto più volte in campagna elettorale, l’ho anche detto in conferenza stampa e lo ridico qui. Però questo è un atto che ha una grande valenza politica. 

E’ un atto di cui io sono molto orgogliosa e che voterò con grande fierezza, perché la Città di Torino dice NO alla Torino-Lione e questo è un messaggio che non può essere ignorato dal Paese e non può essere ignorato dall’Europa.

Quindi è un atto politico di grandissima importanza.

E le ragioni del mio No – e mi spiace che oggi non si siano potute affrontare anche nel merito confrontandole con quelle del Sì – ribadisco, non sono assolutamente ideologiche, ma sono frutto di un’analisi costi-benefici.

Siamo in una società e un momento, purtroppo, dove le risorse sono scarse, dove i bisogni sono forti e noi abbiamo bisogno di dare attenzione a quelli che sono i bisogni primari. E la Torino-Lione alta velocità non dà una risposta a bisogni primari. I costi sono maggiori dei benefici. 

E’ un’opera inutile, dannosa, e quindi io oggi voterò Sì a questa mozione per riaffermare la posizione della Città di Torino.

L’Osservatorio, come diceva la consigliera Maura Paoli prima di me, sostanzialmente ha come primo elemento per poterne fare parte di essere favorevoli all’opera.  Beh, io credo che questa maggioranza e questo Consiglio non abbia questa posizione. E aggiungo di più. Non ha alcun ruolo formale. L’Osservatorio non approva progetti, l’Osservatorio non firma autorizzazioni, l’Osservatorio non eroga compensazioni, come è giusto che sia. 

Quindi, io ribadisco, ringrazio davvero tutti i consiglieri che sono intervenuti. 

Spiace, davvero spiace, che alcune forze di opposizione non abbiano voluto apporre quella firma su una mozione che avrebbe permesso un confronto utile per tutta la cittadinanza affinché ciascuno potesse in qualche modo formarsi un’opinione per chi non l’aveva già formata e credo che oggi sia veramente un momento importante, un momento importante per la città e un segnale forte che – per quanto so bene che un sindaco non può iniziare un’opera e non la può bloccare – è un segnale che non può essere ignorato da chi dovrà prendere delle decisioni importanti che hanno impatto sulla vita di tutti noi. 

Grazie.”