WALL STREET JOURNAL: “L’ITALIA È SULL’ORLO DELLA BANCAROTTA, RENZI HA FALLITO”

http://web-news24.com/2016/09/28/wall-street-journal-litalia-sullorlo-della-bancarotta-renzi-fallito/

DI  · 28 SETTEMBRE 2016

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“Il malessere dell’economia italiana, ferma ai livelli di pil del 1999, minaccia la sopravvivenza delle piccole aziende del paese – scrive il Wall Street Journal – e potrebbe addirittura minare la coesione dell’eurozona, un’area valutaria caratterizzata da tensioni e squilibri sempre piu’ profondi”. Il principale quotidiano finanziario del mondo affronta oggi – con questa analisi – il quadro desolante dell’economia italiana. “Gli economisti stimano che nel primo trimestre dell’anno l’economia italiana sia cresciuta appena dello 0,3 per cento rispetto ai tre mesi precedenti: un tasso inferiore alla metà rispetto al totale dell’eurozona, dove pure la crescita e’ stentata”.
 

Come si nota, i dati a cui fa riferimento il quotidiano sono aggiornati ad oggi. Le percentuali citate sono state rese pubbliche da Istat ieri sera negli Stati Uniti, questa mattina in Italia. “L’economia italiana e’ cresciuta in tutto dello 0,8 per cento nel 2015, il primo risultato positivo in quattro anni. Entro la fine del quarto trimestre, però, la terza economia dell’eurozona pareva aver gia’ esaurito il proprio slancio, e questo nonostante fattori esogeni assai favorevoli quali il calo dei pezzi del petrolio, la svalutazione dell’euro e le politiche espansive della Banca centrale europea”.

“I problemi dell’Italia – scrive pero’ il quotidiano – hanno natura strutturale. Nei suoi primi anni di mandato, il premier Matteo Renzi ha provato a dare una scossa al paese avviando un ambizioso programma di riforma, partendo dal mercato del lavoro: i risultati di tale sforzo sono stati, almeno sul fronte economico, assai limitati. Il cavallo non beve, ha scritto Lorenzo Bini Smaghi in un recente editoriale sul Corriere della Sera. I prestiti bancari espressi in funzione del pil sono inferiori del 10 per cento ai livelli pre-crisi, le vendite di abitazioni del 30 per cento. L’industria opera al 60 per cento della capacità”.

Sono numeri impietosi. “L’iniezione di liquidita’ mensile di 80 miliardi di euro operato dalla Bce – prosegue a scerivere il Wall Street Journal – ha aiutato soprattutto le grandi aziende, che dispongono di canali efficaci per accedere a prestiti a basso tasso d’interesse e sfruttare la debolezza dell’euro per alimentare le esportazioni. La galassia delle piccole aziende, spesso a conduzione familiare, vivono invece una congiuntura critica: la deflazione impedisce loro di aumentare i prezzi, e il peso della tassazione e dei vincoli burocratici e’ in continuo aumento”.

E la conclusione dell’articolo è impietosa per l’Italia: “Proprio questo peso gravoso, che erode i margini di utile, ha progressivamente ridotto la produttività delle piccole e medie imprese sino a un livello inferiore del 10 per cento alla media europea. Non si tratta di qualcosa che le politiche monetarie possano cambiare, avverte Guntramm Wolff, direttore del think tank Bruegel Institute. Nelle attuali condizioni, numerosissime aziende italiane di piccole dimensioni non possono far altro che provare a sopravvivere alla giornata. Molte altre hanno gia’ gettato la spugna”. Serve molto altro per capire che il Paese è sull’orlo del fallimento?

Fonte: Qui

LUC MICHEL: INTERVIEW SPECIALE ‘RDC. GEOPOLITIQUE DE LA DESTABILISATION DU CONGO DE KABILA’ (INTERVIEW SPECIALE, 27 SEPT. 2016)

EODE-TV & AFRIQUE MEDIA/

https://vimeo.com/185130077

EODE-TV - LM INTERVIEW SPECIALE RDC (2016 09 28)

Laura MUSAT, Ceo de EODE-TV, interviewe le géopoliticien Luc MICHEL sur la Géopolitique de la déstabilisation du Congo du Président Kabila.

Du « Sommet USA-African Leaders » d’août 2014 à la crise de septembre 2016, voici deux années où la RDC est secouée par les vents mauvais du soi-disant « printemps africain » (sic). Luc MICHEL nous explique comment, pourquoi, pour qui …

Dans cette INTERVIEW SPECIALE ‘GEOPOLITIQUE DE LA DESTABILISATION DU CONGO DE KABILA’, Luc MICHEL, le correspondant international d’AFRIQUE MEDIA et le patron d’EODE-TV, va nous dévoiler les dessous des cartes de la crise de la RDC et le rôle qu’elle joue dans les scénarios géopolitiques occidentaux du « Printemps africain ». Notre expert va décrypter pour nous la déstabilisation de la RDC et la crise ouverte depuis août 2014, avec le Sommet USA-African Leaders de début août 2014 à Washington.

LUC MICHEL REPOND AUX QUESTIONS SUIVANTES :

INTRO :

Bienvenue pour cette INTERVIEW SPECIALE ‘GEOPOLITIQUE DE LA DESTABILISATION DU CONGO DE KABILA’, avec Luc MICHEL, le correspondant international d’AFRIQUE MEDIA et le patron d’EODE-TV, qui va nous dévoiler les dessous des cartes de la crise de la RDC et le rôle qu’elle joue dans les scénarios géopolitiques occidentaux du « Printemps africain ».

Notre expert va décrypter pour nous la déstabilisation de la RDC et la crise ouverte depuis août 2014, avec le Sommet USA-African Leaders de début août 2014 à Washington.

Bonsoir Luc Michel …

QUESTION 1 :

Avant d’aborder le dossier de la RDC, rappelons que vous avez déjà délivré trois « interviews spéciales » : la première sur la pprésidentielle équato-guinéenne d’avril dernier intitulée « GUINEE EQUATORIALE. ELECTIONS 2016, COMPLOT CONTRE LA DEMOCRATIE », la seconde concernant la présidentielle d’avril 2016 au Tchad, la troisième sur la crise du Gabon. Dans chacune vous avertissiez les citoyens de ces pays de ne pas suivre les sirènes occidentales.

Y-aurait-il un lien, un fil conducteur entre les tentatives de déstabilisation dans ces quatre pays ? Pourquoi insistez-vous tant sur le « moment fondateur » du Sommet USA-African Leaders de début août 2014 à Washington ?

QUESTION 2 :

Venons-en au cœur de votre thèse, je vous cite : « la RDC est au centre du soi-disant printemps africain made in USA et elle l’est pour des raisons géopolitiques ». Pourquoi cette insistance sur la Géopolitique dans le dossier de la déstabilisation du Congo ?

QUESTION 3 :

Luc Michel, vous parlez sans cesse de la Région des Grands-Lacs. La dimension de la crise congolaise serait aussi régionale ?

QUESTION 4 :

Dans cette géopolitique offensive des Occidentaux en RDC, vous évoquez particulièrement le rôle de Washington, Paris et Bruxelles. Commençons par le rôle des USA, en lesquels vous dénoncez le « grand marionnettiste » du Printemps africain …

QUESTION 5 :

Derrière Washington, il y a dites-vous Paris et sa Françafrique. On n’est pourtant pas dans le Congo ex-belge dans le « pré carré français » ?

QUESTION 6 :

Enfin il y a Bruxelles, l’ex puissance coloniale ?

QUESTION 7 :

Allons sur le terrain de la politique congolaise … Comment analysez-vous les événements sanglants de Kinshasa et de Kananga ces derniers jours ?

QUESTION 8 :

On présente dans les médias occidentaux le Président Kabila comme un homme seul ? Qu’en est-il vraiment ?

QUESTION 9 :

Quelle est le but du « dialogue national » ouvert par le Président Kabila ?

QUESTION 10 :

Un dernier mot Luc Michel pour les citoyens congolais ?

Merci Luc Michel !

A bientôt sur AFRIQUE MEDIA et EODE-TV, l’Axe Eurasie-Afrique des Médias, pour de nouvelles analyses …

EODE-TV

http://www.eode.org/

https://vimeo.com/eodetv

“Tutto crolla alle prime scosse, non solo telluriche”

http://www.marcoscibona.it/home/?p=1108

TAV – SCIBONA (M5S): “Tutto crolla alle prime scosse, non solo telluriche”.

E’ l’immagine di un’Italia governata al solo scopo di far profitto alla prima favorevole occasione e ciò attraverso le grandi opere.

Un Viceministro del Ministero delle Infrastrutture (Nencini) che, intercettato, se la ride con un costruttore a proposito della ricostruzione dell’Aquila a soli tre mesi dopo il terremoto.
link http://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/nencini-intercettazione-appalti/

Un ministro delle Infrastrutture (Delrio) che, seduto sulla poltrona bianca di un noto talk televisiviso malcela la gioia per la crescita del PIL grazie al recente sisma.

Un Presidente del Consiglio dei Ministri (Renzi) che, in piena campagna referendaria, va alla ricerca di consensi di costruttori e scomodi affini promettendo pubblicamente il re-avvio del progetto del Ponte sullo stretto di Messina.

L’importante è utilizzare i soldi dello Stato a fini referendari o elettorali.

Ma è di oggi la notizia che un gruppo politicamente trasversale di senatori del Senato francese intende congelare il finanziamento di tutti i progetti di grandi opere superiori ad un valore di 100 milioni di € decisi prima del 2014.
link

Tra i progetti da congelare rientra anche la nuova linea ferroviaria Torino Lyon con il fine preciso di “dare priorità alla modernizzazione delle reti esistenti“, manco avessero subito loro il disastro ferroviario pugliese.

Dopo centinaia di processi contro i NoTav viene data loro ragione dal Senato francese e ciò dopo che ben due note della Corte dei Conti d’oltralpe si era espressa, con dati precisi alla mano, contro l’utilità della Torino Lyon e la sua sostenibilità economica.

Pure lo stesso Brinkhorst, coordinatore del progetto prioritario 6 (ove insisteva la Torino Lyon, ora corridoio mediterraneo) dovette ammettere, nella sua relazione annuale del 2013, “l’infattibilità politica di proporre la costruzione di una nuova linea senza fare tutto il possibile affinché quella esistente torni a essere la principale arteria di trasporto”.

Ma dissero che Brinkhorst parlasse a titolo personale, non della Commissione Europea.

A fronte di quanto deciso dai senatori francesi chiediamo la sospensione di tutte le attività del cantiere di Chiomonte, cantiere aperto attraverso la truffa della Legge Obiettivo e per la quale richiediamo che venga discussa anche in una Commissione parlamentare di inchiesta (già da tempo richiesta e mai istituita).

Ma non solo, chiediamo che tutti i cantieri ferroviari dell’alta velocità vengano sospesi e che tutti i progetti approvati con il c.d. “Sistema Incalza” attraverso quella Legge definita “criminogena” dal Presidente dell’Anticorruzione Cantone vengano fermati, analizzati e discussi dalla nostra Corte dei Conti.

Chiediamo che i fondi stanziati dal C.I.P.E. per le predette opere vengano dirottati per l’emergenza terremoto, per la messa in sicurezza di edifici e territori e per il miglioramento degli standard di sicurezza dei trasporti ferroviari delle linee tradizionali a partire da quelle in concessione.

Chiediamo anche al Presidente del Consiglio dei Ministri di tenere a freno la lingua
e di non mettere più in imbarazzo l’Italia con folli promesse in stile saltimbanco medioevale.
La misura è colma, sarà la Corte dei Conti a ​valutare la posizione di chi “anche indirettamente” abbia concorso alle ingenti spese per la progettazione e costruzione della Torino Lyon e ciò anche attraverso erronee interpretazioni di Legge, come è puntualmente avvenuto.

Marco Scibona, Senatore M5S – Segretario 8a Commissione Lavori pubblici, comunicazioni

A LA GUERRE COMME A LA GUERRE in Siria, Africa, Italia. E per l’11/9 s’inventano piloti sauditi. Ma il 2 ottobre contro MUOS, guerre, scempi, tutti a Niscemi!

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/09/a-la-guerre-comme-la-guerre-in-siria.html

MONDOCANE

VENERDÌ 30 SETTEMBRE 2016

Impressionante la sinergia delle varie articolazioni di distruzione della libera manifestazione del pensiero e dell’azione quando si tratta di infilare granelli o chiavi inglesi negli ingranaggi dell’imperialismo e dei suoi sicari locali.
Terroristi su Aleppo, pubblici ministeri su Valsusa
Lo squarcio della verità, della democrazia, dei diritti umani, della natura e della comunità, inflitto ai siriani, in queste ore soprattutto ad Aleppo, ha il suo riflesso in quello che subisce, agevolato da un sempre più feroce accanimento giudiziario-poliziesco, il popolo della Valsusa. Nicoletta Dosio, attivista quasi settantenne e anima internazionalista dei No Tav, viene perseguitata dalla solita Procura di Torino dove imperversano due dioscuri allevati dal indimenticabile e imperdonabile Procuratore Giancarlo Caselli, ora felicemente in pensione. Prima obbligo di firma per le solite imputazioni farlocche che aleggiano su tutti gli abitanti della Valle, purchè partecipanti a cortei contro il mostro ferroviario, o trovati in possesso di arnese atto a causare danni, tipo martello, o cesoie. Obbligo vessatorio che Nicoletta naturalmente ha ignorato. Ora arresti domiciliari, dato che, se a piede libero, l’anziana signora potrebbe far saltare per aria il cantiere dal quale si stupra la montagna.
Poi c’è Alberto Perino, da decenni figura di punta, di ispirazione e di guida del movimento No Tav. Non si contano più le trovate giudiziarie della solita Procura per mozzare il fiato, la parola e le gambe ad Alberto, vuoi con le intimidazioni alla sua libertà di movimento, vuoi con mazzate pecuniarie di cui ci si illude possano far arenare il movimento. Per l’ennesima volta Alberto Perino è rinviato a giudizio, stavolta per un episodio del 29 febbraio 2012, per il quale, paradossalmente, l’avvelenata Procura avrebbe dovuto rendere omaggio alla sua capacità di evitare accadimenti incresciosi dal punto di vista dell’ “Ordine Pubblico”. In un parapiglia con certi giornalisti televisivi, alcune attrezzature della troupe vennero sottratte. Alberto si adoperò  per mediare tra le parti, riportare la calma e restituire gli apparecchi. Ora dagli immaginifici PM di Torino viene accusato di ricettazione! Nei due casi è abbagliante il proposito di decapitare un movimento che in oltre un quarto di secolo, non solo ha compromesso con ogni probabilità l’esito finale del delinquenziale progetto, ne ha denunziato le infiltrazioni mafiose e di malaffari vari, eternamente ricorrenti nelle Grandi Opere, ma ha ha rappresentato per il mondo della resistenza nazionale e internazionale un riferimento di contrasto ai manipolatori e profittatori del pianeta.
Sicilia:Tribunali a stelle e strisce
L’altro grande polo della resistenza, stavolta alla guerra militare contro il popolo e contro la sovranità di cui il popolo è portatore costituzionale, è il movimento No Muos a Niscemi e in tutta la Sicilia. Dopo che la Procura di Caltagirone aveva imposto i sigilli al megacentro di comando Usa MUOS, perché illegalmente piazzato nel cuore di una riserva naturale nella quale qualsiasi alterazione era inibita, ecco che l’Avvocatura dello Stato, all’orecchio del Pentagono più che dello Stato, ha ottenuto dal Tribunale di Riesame di Catania il dissequestro. Ma la lotta di David contro il Golìa Usa, supportato da un governo che, come suole dal 1945 ad oggi, di tutto si preoccupa fuorchè di salvaguardare quella sovranità e gli interessi che ne discendono, non finisce qui. Nemmeno di fronte ai 129 avvisi di procedimento sparati contro gli attivisti No Muos che avevano pacificamente invaso la base, nemmeno davanti alle ulteriori 50 comunicazioni aggiuntesi questo mese per un presidio nella Sughereta di Niscemi, violata nella sua sancita integrità dal carcinoma incistato nel suo mezzo e a 3 km dai 28mila abitanti di Niscemi.
Grimaldi a processo
La mia modesta persona vi è compresa. Il sottoscritto, in quanto giornalista, ma indubbiamente con un colpevole punto di vista affine a quello di chi si oppone a violenze e ingiustizie, aveva seguito l’irruzione di un gruppo di militanti No Muos nel perimetro della base, verso un pozzo illegalmente sottratto alla comunità locale per rifornire, invece, le strutture sanitarie degli occupanti statunitensi. Un’attività professionale, seppure condotta con spirito solidale, della quale andrebbe sostenuto il pieno e ineludibile diritto dagli organi sindacali competenti (figurarsi, quelli stanno in piazza a deontologicamente manifestare per gli ascari curdi degli Usa e per il discepolo del capo-squadroni della morte John Negroponte, Giulio Regeni). Il caso si inserisce nella graduale soppressione del diritto di cronaca, sempre più diffuso nel liberale Occidente, allorquando la cronaca cozzi contro l’immagine delle cose del mondo elaborate da embedded, presstitute, e zoccolame vario al servizio dei lenoni. Si colloca accanto non tanto a quello di un Erri De Luca, al quale non gradisco essere appaiato, quando lo scrittore si era, a m io avviso correttamente,  dichiarato a favore dei sabotaggi compiuto dai No Tav, quanto all’aberrante condanna a due mesi di carcere, inflitta dalla solita Procura con le zanne, alla studentessa di Ca’Foscari, Roberta Chiroli, per aver seguito e documentato fasi della vertenza No Tav  nella sua tesi di laurea. Ci vedremo al processo e, come suol dirsi, sorvolando su Torino, ho piena fiducia nella magistratura. In questo caso di Gela.
MUOS, caput mundi bello rum
 
Il 2 ottobre a Niscemi si manifesta contro il Muos, sistema di comando e comunicazione satellitare che si collega a quattro stazioni analoghe in Virginia, Hawai e Australia, per comunicare, a una velocità senza precedenti, con tutte le unità Usa e Nato distribuite tra Africa, Medioriente e oltre, su tre quarti del pianeta e che, contemporaneamente, bombarda le popolazioni locali con onde elettromagnetiche al punto da far schizzare in alto il tasso di leucemie, tumori e altre patologie legate al suo uso. Un enorme, mostruoso promotore di guerre, distruzioni, morte.
La Russia ha risposto al bombardamento Usa e Nato della base siriana di Deir Ezzor (90 soldati uccisi) a sostegno di un’offensiva  dei mercenari Isis, con la distruzione ad Aleppo di un centro di comando popolato dall’intelligence israeliana, saudita, qatariota e Nato. Per sopperire alla perdita della testa strategica dei terroristi Al Nusra ancora annidati in Aleppo e che stanno per essere sloggiati dalle truppe che restituiscono alla Siria il maltolto dall’aggressore e dai suoi mercenari, è probabile che entri in funzione il Muos. Mentre da Sigonella, base Nato, decollano i droni armati di missili Hellfire con destinazione Libia, Sahel e oltre, il Muos provvede, nel suo raggio d’azione, a coordinare quei genocidii che dai nostri media ci vengono occultati sotto vagonate di bambini, tutti uccisi esclusivamente dalle bombe di Assad e di Putin.
E qui, in particolare con l’immancabile “manifesto”, appena rivoluzionato nel travestimento e l’agitprop Chiara Cruciati occidentalista, si è in pieno delirio, con metà della popolazione siriana dichiarata fuori paese o fuori casa, con tanti ospedali colpiti (da Assad) quanti non ce ne  sono in tutto il Medioriente, con mezzo milione di morti dove, appena ieri, si parlava di 200mila. Quanto agli 11 milioni sradicati su 22, la curiosità sta nel fatto che, a parte un quartiere di Aleppo, Raqqa, l’area curda e qualche settore a nord e a sud, protetto da Israele, il governo siriano controlla tutta la parte abitata del paese, mentre Isis e Al Nusra stanno in aree vaste, ma semidesertiche, a est.
 Tornano i dirottatori sauditi, Washington scarica l’11/9 su Riad. Giulietto Chiesa, il colto e l’inclita, agevolano.
 
Lo studio sulla demolizione controllata delle Torri Gemelle pubblicata da oltre 2000 scienziati nella rinomata rivista “Europhysics
 
E’ questo che consente ai propagandisti di dichiarare il 60% del paese sotto controllo dei “ribelli”.I neocon, autori del Programma per un Nuovo Secolo Americano (PNAC) e dell’operazione 11/9, ora scaricata dal Congresso Usa sui sauditi con la riesumazione dei fantasmatici 19 dirottatori che avrebbero abbattuto le torri e bucato il Pentagono, non sono mai usciti dal cerchio magico di Obama e, ora, stanno per celebrare la propria apoteosi con l’elezione di Hillary Clinton, figura intimamente connessa ai loro propositi di Armageddon planetario. E qui non si può non riconoscere un ruolo di apripista a Giulietto Chiesa, convertitosi per primo in Italia all’ipotesi dei piloti sauditi che, non sapendo pilotare, acrobaticamente colpiscono le torri e il Pentagono. Alla faccia di quanto da lui e da migliaia di esperti asserito per 15 anni circa una demolizione controllata eseguita dagli establishment USraeliani). Non poteva non essere della compagnia Tommaso De Francesco,  responsabile esteri del “manifesto”, che del resto, diversamente dal convertito Chiesa, da sempre supporta incondizionatamente la fiaba dei piloti dirottatori e da sempre sbertuccia con sarcasmo e livore noialtri, “affetti da complottismo”.
Con il Muos più guerre contemporanee in più scenari.
Il Muos, in questo contesto è indispensabile. Il PNAC vaticinava la possibilità per gli Usa di condurre più guerre in più scenari contemporaneamente, magari anche con l’uso di forze surrogate. E così con Obama abbiamo avuto guerre, bombe e golpe in Afghanistan, Pakistan, Iraq, Libia, Yemen, Siria, Honduras, Paraguay (dovremmo aggiungere il golpe parlamentare in Brasile, teleguidato da Washington). Ma l’orizzonte si allarga. Minacce si reiterano contro l’Eritrea, sotto tiro perché unico paese (credo con lo Zimbabwe)d ei 53 del Continente che non accetta presenze militari Usa o Nato e che, perciò, viene periodicamente aggredito dal vassallo occidentale Etiopia. E si riprende la campagna sudanese.
Muos per l’Africa: ricominciamo dal Sudan
 
E’ dal momento della sua indipendenza, 1955, che il Sudan, paese più grande dell’Africa, è nel mirino di coloro che da decenni puntano alla distruzione e frammentazione delle grandi entità statali multinazionali arabe. Il suo presidente, Omar el Bashir, è imputato davanti a quel noto consesso che si pregia di incriminare solo esponenti di pelle scura e che è il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja. Bill Clinton, preso gusto a bombardare la Jugoslavia e l’Iraq sotto sanzioni, pensò bene di allargare il tiro al Sudan, dove riuscì a distruggere l’unica industria farmaceutica del paese e dell’intera regione. Lo sforzo combinato di Israele, Usa, i vecchio colonialisti di Londra e il Vaticano, brigarono per fomentare il separatismo della regione meridionale, cattolica e ricca di petrolio. Ci riuscirono.
Ma non si accontentarono della creazione di uno Stato da subito fallito, dove etnie opposte si fanno a pezzi per il controllo delle risorse, guidate rispettivamente dal presidente e dal vicepresidente dell’artificiale creazione. Dal 2003 è in atto una campagna, con il solito contributo degli affiliati Cia e Amnesty International di Hollywood, per ripetere l’operazione nella regione occidentale del Darfur. Qui la tensione tra tribù nomadi di allevatori e sedentarie di agricoltori, innescata dalla scarsità d’acqua provocata dalla progressiva desertificazione, viene strumentalizzata in Occidente come feroce repressione del governo di Khartum, chissà perché, contro la popolazione della regione. Nel quadro delle tante guerre che i neocon ritengono si debbano poter condurre, la campagna è tornata a farsi virulenta in questi giorni e cosa non poteva mancare anche qui? Ovviamente la pistola fumante contro Khartum: l’uso delle armi chimiche contro la popolazione del Darfur. Con tanto delle solite prove testimoniali della solita Amnesty. Peccato che il Sudan non abbia mai posseduto armi chimiche. Chissà se si consentirà che un organismo indipendente lo vada a verificare.

Ecco dunque il contesto per il quale il Muos si rende indispensabile. Il Sudan, il Darfur, l’Eritrea, l’intera Africa, di cui si va occupando il neocostituito comando continentale Usa, AFRICOM, come anche Siria, Iraq, Medioriente tutto, sono la sua circoscrizione. Le comunicazioni che ne dovrebbero consentire lo spolpamento, quando non la polverizzazione, partono da lì. Che poi, grazie al suo ruolo nello sterminio di genti, rende quelle di Sicilia passivo bersaglio di sempre possibili rappresaglie.  Se c’è una buona ragione per togliere di mezzo questo covo di killer dalla faccia della Sicilia e del Mediterraneo, l’abbiamo trovata e le vorremmo dar corpo il 2 ottobre a Niscemi.

Tutti con i No Muos il 2 ottobre a Niscemi.

Pubblicato da alle ore 18:48

IL FAUT SAUVER LES RHINOCEROS !!!

# LUCMICHEL. NET/

LM/En Bref / 2016 09 30/

Avec Libé – PCN-SPO/

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http://www.lucmichel.net/

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SAUVEZ LES RHINOCEROS !

Les rhinocéros d’Afrique, toujours dans les viseurs !

Poussé par la demande asiatique, le braconnage de cornes de rhinocéros a augmenté ces dernières années. Les Etats parties de la Convention sur les espèces menacées, réunis en Afrique du sud du 24 septembre au 5 octobre, tentent d’endiguer la crise.

Il existe sur la planète quatre espèces de rhinocéros, présents en Asie et en Afrique. 70 % des 29 500 rhinos restants vivent en Afrique du Sud. Dans les années 1800, avant l’intensification de la colonisation européenne, plusieurs centaines de milliers de ces mammifères vivaient sur le continent africain. Le rhinocéros blanc a ensuite failli disparaître à la fin du XIXe siècle. Actuellement, grâce aux mesures de repeuplement prises dans plusieurs pays africains et notamment en Afrique du Sud, les rhinocéros blancs seraient autour de 20 000 dans le monde.

IL FAUT SAUVER LES RHINOCEROS !!!

* Lire :

http://www.liberation.fr/planete/2016/09/29/les-rhinoceros-d-afrique-toujours-dans-les-viseurs_1514916

PS/

certains d’entre vous m’ont surnommé “le rhinocéros de la géopolitique mondiale”. Surnom qui me plait, sachant que le rhinocéros, vrai “roi de la jungle” méconnu, capable d’attaquer seul et de mettre en fuite tout un clan de lions, correspond à mon tempérament et à mes combats …

* Lire sur ‘Palestine Solidarité’ :

Luc Michel. Le « Rhinocéros de la géopolitique internationale » …

sur http://www.palestine-solidarite.org/actualite.luc_michel.010216.htm

LM

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ATTENTAT DE NICE : LE MINISTRE CAZENEUVE A MENTI !

# LUCMICHEL. NET/

DERRIERE CHAQUE AFFAIRE DE TERRORISME IL Y A UNE IMMENSE ZONE D’OMBRE !

896172-des-enqueteurs-autour-du-camion-le-15-juillet-2016-a-nice-au-lendemain-de-l-attentat

LM/En Bref / 2016 09 30/

Avec Quotidien – Libé – PCN-SPO/

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https://twitter.com/LucMichelPCN

Voir les procès de djihadistes en Belgique (où l’infiltration des services belges est mise en lumière),

l’Affaire Merad (agent des services français),

les filières djihadistes entre l’UE et la Syrie via la Turquie (sous le parapluie des services de l’OTAN),

les immenses zones d’ombre du “11 septembre” (où l’implication de “l’allié saoudien” n’est plus niée aux USA),

partout l’ombre des services secrets des USA et de l’OTAN,

partout les infiltrés et les agents de ceux-ci dans les rangs djihadistes,

partout le mensonge d’état !

La soi-disant “guerre au terrorisme” occidentale est un grand théâtre d’ombre qui ne sert qu’à faire accepter des “patriots acts” sans limites :

le but est tout autre, c’est la guerre aux dissidents politiques et sociaux de l’ordre américano-occidental !

ATTENTAT DE NICE : 

LE MINISTRE CAZENEUVE A MENTI !

«Quotidien», l’émission de Yann Barthès révèle que ce ne sont pas les policiers qui ont entravé la course du camion lancé dans la foule à Nice, mais que le véhicule a calé …

* Lire la dernière “affaire” :

Attentat de Nice : la version des autorités contestée par un document d’enquête

http://www.liberation.fr/france/2016/09/29/attentat-de-nice-la-version-des-autorites-contestee-par-un-document-d-enquete_1515136

Extrait : « Dans son édition du jeudi 29 septembre, Quotidien, la nouvelle émission de Yann Barthès sur TMC, révèle de nouveaux éléments sur l’attentat perpétré par Mohamed Lahouaiej Bouhlel le 14 juillet, sur la promenade des Anglais, à Nice. Quatre-vingt-six personnes ont été tuées et plus d’une centaine blessées par la course d’un camion de 19 tonnes lancé dans une foule venue assister au feu d’artifice. Quotidien fonde ses révélations sur un DOCUMENT D’ENQUETE DE LA SOUS-DIRECTION ANTITERRORISTE DE LA POLICE JUDICIAIRE (Sdat), qui revient minute par minute sur le déroulé des faits. Il contredit les versions livrées jusqu’ici par les autorités – ministère de l’Intérieur et ville de Nice –, comme l’a déjà révélé Libération dans ses éditions des 21 et 22 juillet. Le samedi 16 juillet, Bernard Cazeneuve, le ministre de l’Intérieur, déclarait sur le perron de l’Elysée, à la sortie d’un conseil de défense : «La police nationale était présente et très présente sur la promenade des Anglais.» Avant de préciser que «des véhicules de police rendaient impossible le franchissement de la promenade des Anglais». Et d’assurer que c’est «par les trottoirs et de façon très violente» que le camion a réussi à s’engager sur la voie piétonne. Or, le document de la Sdat exhumé par Quotidien n’établit la présence que «d’une voiture de police nationale sur la promenade des Anglais». Voiture qui, comme nous le révélions cet été, ne se trouvait pas au barrage situé à l’angle avec le boulevard Gambetta, point d’entrée de la zone piétonne. De plus, ce véhicule ne barrait pas la route mais était garé sur le bas-côté. »

LM

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CE DIMANCHE 2 OCTOBRE 2016 SUR AFRIQUE MEDIA: ‘LE DEBAT PANAFRICAIN’

 

Vers 14h30 (Douala/Ndjaména/Malabo)/

Ou 15h30 (Bruxelles/Paris/Berlin)

Multiplex de Douala – Yaoundé – Ndjaména – Malabo

avec tous les panelistes des plateaux

Luc Michel en multiplex EODE-TV (depuis Bruxelles)

Rediffusion ce lundi…

debat 2016 09 11      1

AFRIQUE MEDIA

* en STREAMING sur http://lb.streamakaci.com/afm/

* sur SATELLITE sur http://www.lyngsat.com/Eutelsat-9B.html

* WebTV sur http://www.afriquemedia-webtv.org/

DEBAT    2016 09 11    7

THEMES DU ‘DEBAT PANAFRICAIN’ DE CE 2 OCTOBRE 2016 :

 * LES CORRESPONDANTS INTERNATIONAUX :

SPECIAL RUSSIE :

 Fabrice BEAUR (Sotchi, Russie)

MAJORITE POUR POUTINE AUX LEGISLATIVES RUSSES

Luc MICHEL (Bruxelles)

RETOUR SUR LE CRASH DU VOL MH17 DE AIR MALAISA (2014) :

LES CONTRE-ENQUETES DE BUK (RUSSIA) ET DU MDD RUSSE METTENT A MAL L’ENQUETE INTERNATIONALE ET SES EXPERTS …

* SUJETS A DEBATTRE

1- AFRIQUE :

Alternance au pouvoir est-il un gage de paix et de développement ?

2- GABON :

Vers un dialogue « sans tabou ni soupçon ». Que pourrait tirer l’opposition du dialogue national ?

PRESENTATION: M.B.L & CYPRIEN ABDOULAYE

AFRIQUE MEDIA / EODE-TV

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