SIRIA, LIBIA: QUANDO IL GIOCO SI FA SPORCO, GLI SPORCHI COMINCIANO A GIOCARE (AMNESTY, IL MANIFESTO, I CURDI…)

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MONDOCANE

DOMENICA 21 AGOSTO 2016

Amici, anche questo è lungo, lo so. E so anche che la curva dell’attenzione dei feisbucari è brevina. Ma fate un sforzo: in Medioriente succedono cose turche (in senso letterale e figurato), dai riflessi mondiali e su tutti noi. Il mostro è scatenato. Vale la pena rendersi conto e sapere dove siamo, chi siamo e cosa ci fanno. Ho provato ad andare un pochino più in largo e in fondo. Alla faccia di giornaloni, giornalini e tv.
 
Morale? In fondo al barile, a scavare
La cinica e sporca operazione Aylan, il piccolo profugo curdo sistemato sulla spiaggia, fotografato e sparato addosso all’Europa, doveva servire a farci aprire le chiuse alla destabilizzazione e lacerazione dei  paesi europei con un’alluvione di rifugiati, effetto collaterale voluto della guerra e spopolamento voluto Usa-Israele-Golfo, e, in ultima analisi a consegnare al macellaio turco-Nato maggiore potere ricattatorio e 6 miliardi di euro. La cinica e sporca operazione del bambino siriano Omran, fotografato e sparato addosso al resto dell’umanità da una banda di assassini, è la scena madre di uno spettacolo al termine del quale spettatori ammutoliti dovrebbero rassegnarsi all’obliterazione della Siria nel momento in cui era sul punto di salvarsi.
Il gioco è sporco da far schifo e fanno schifo i giocatori che ci stanno tirando questa e altre palle caricate a frode e diritti umani: Ong, umanitaristi, sinistre, destre, sinistre di destra, destre di sinistra, il manifesto, Amnesty e succedanei, il papa, tutti impegnati a dinamitare cervelli con una successione di ordigni grandiosamente pianificati ed orchestrati perché nessuno si immagini più una Siria o una Libia o un Iraq saldi sui loro piedi, integri, vivi,  con popoli coscienti e coesi, radicati, non ridotti a figurare nella Storia come masse in fuga da respingere o, crimine contro l’umanità, da assimilare, spogliare, ridurre a surrogato di qualcosa che non c’è più, o non ci sarà mai. Virtualizzarle.
Aleppo, quasi salva, da radere al suolo; la Siria, quasi vittoriosa, offerta ai mercenari curdi
Tout se tien. Nel momento in cui la Siria con i suoi alleati stava, dopo quasi 6 anni di inaudite sofferenze e resistenze provocate dall’assalto dei demoni della morte e dei loro sicari, per volgere il destino della guerra a favore suo, della giustizia, della pace, ecco che demoni e relativi embedded hanno messo in campo tutto il proprio repertorio di armi mediatiche mirate alla decostruzione della realtà. La quinta colonna curda, travestita da brigata internazionale di curdi, siriani, assiri, turcomanni (sticazzi), foraggiata, pagata, armata, vestita e comandata dai protagonisti primi degli staticidi mediorientali, viene agevolata dal ritiro dell’Isis, pure foraggiato, armato, pagato e vestito e comandato dagli Usa, a occupare la città araba siriana di Manbij.
A questo punto, sacrosanto l’intervento contro questi mercenari Nato da parte delle forze armate governative. E da qualche giorno si combatte a Hasaka, città araba che i rinnegati curdi assediano da giorni e vorrebbero occupare, con il garantito sostegno Usa, nel tentativo di allargare la propria presa su territori che vanno ben al di là della storica area curda e che, come prescritto da Israele e Usa, anticipa la tripartizione dello Stato unitario siriano. La favola della “Forze Democratiche Siriane”, creatura Cia che, secondo” il manifesto” sarebbe multinazionale e comprenderebbe anche siriani arabi e rappresenterebbe il massimo della democrazia, risulta così smascherata. Le cosiddette formazioni miste curdo-arabe, o curdo-assire, sono un’invenzione, si tratta unicamente di combattenti dell’YPG curdo. Le forze siriane difendono la città. Cosa che corrisponde al diritto alla difesa dell’integrità territoriale dello Stato, ma che innervosisce assai “il manifesto”, quotidiano salafita, che arriva addirittura a sostenere l’argomentazione fantastica Usa che le forze regolari siriane metterebbero in pericolo quelle speciali americane, che affiancano nei combattimenti la feccia mercenaria curda. Sfugge (anzi, è gradito) allo sciagurato giornale che le forze Usa sono invasori e che i curdi sono un abbietto strumento Usa per spaccare la Siria, come già successo in Iraq. Cosa direbbe se i sudtirolesi si avventassero in armi su Milano, per incorporare la Lombardia in un proprio Stato, magari sostenuti da Berretti Verdi e Navy Seals? Auspicherebbe un nuovo Radetzky  con una sua  No Fly Zone sulla regione (impudentemente chiesta su Hasaka da Washington) e lancerebbe anatemi contro Garibaldi?
La manovra che, dovendosi completare con la presa di Raqqa, capitale siriana del califfo,  prima che ci arrivino le truppe siriane, è parte della strategia di frantumazione del popolo e dello Stato siriano (come pianificato molti anni fa in documenti ufficiali israeliani e statunitensi), è accolta da sussulti orgasmatici dall’intero giro a 360 gradi dell’opinione politically correct. Non è un sanguinario dittatore Assad, non sono, quasi brutti come lui, quelli dell’Isis, non sono invece rivoluzionari democratici, partecipatori, femministi, anche parecchio gay, i curdi del Royava? Il “manifesto” non si tiene. Che gli americani, a capo dell’operazione, abbiano agevolato l’uscita da Manbij di migliaia di terroristi Isis armati, su centinaia di veicoli, anche blindati, onde rafforzino Raqqa contro l’eventuale arrivo di Assad (ma che se la filino, magari verso Aleppo o Mosul, se ad affacciarsi per primi sono i curdi), non ha fatto sollevare un sopracciglio, né una perplessità.
Gli iracheni si stanno riprendendo il loro paese? Vai con i curdi e le forze speciali Nato!
Quanto al’Iraq, la stessa fanteria curda di Nato, Israele e Golfo, dovrebbe impedire che l’avanzata delle truppe irachene e delle milizie popolari riesca a ricomporre gran parte dell’Iraq storico grazie alla riconquista di Mosul. Le forze speciali Usa, britanniche, francesi e perfino italiote, sul campo in costante aumento, dovrebbero aiutare la bande sbrindellate dei Peshmerga a impedire che ciò accada. Intanto i soliti giocatori sporchi provano a screditare i successi delle forze nazionali irachene, attribuendo il merito dell’avanzata ai bombardamenti della coalizione, dimenticando le infinite testimonianze e prove, anche video, che mostravano i rifornimenti fatti piovere dagli aerei americani senza insegne sui combattenti del califfo.
Il futuro democratico? Al Qaida!
Tornando in Siria, al braccio curdo della tenaglia che si è chiusa su Manbij corrisponde il braccio di Al Qaida-Al Nusra, cui è assegnato il compito di chiudersi su Aleppo. Per far accettare al volgo e all’inclita il ruolo di Al Qaida di “liberatore” di Aleppo, si è proceduto a una fenomenale metempsicosi. Si è fatto fingere alla banda di mercenari che da 5 anni imperversa in Siria con ogni sorta di atrocità, per nulla minori di quelle dell’Isis, di dissociarsi dall’organizzazione madre Al Qaida, a entrare in lavatrice e a uscirne rigenerata e pulita comeJabhat Fateh Al Sham (Fronte per la conquista del Levante): stessi tagliagole, stesso mercenariato addestrato dagli Usa in Turchia e Giordania, stessi denari sauditi e qatarioti, stessi armamenti Usa e israeliani, stessi stupri, impiccagioni, squartamenti. Ma ora sono moderati. Qualcuno ricorderà che la prima tinteggiatura all’Al Nusra “moderata” la diede l’Assopace. Ora ci si ritrovano tutti e, sollevati, possono apertamente sostenere la battaglia dei “ribelli”, dell’”opposizione”, come li chiama “il manifesto”, contro il dittatore Assad.
 Esecuzioni al Nusra di prigionieri
 
Mamma li cinesi!
Stava accadendo l’indicibile, l’inconcepibile, l’insopportabile. La Siria, e i russi, stavano vincendo la battaglia di Aleppo, mettendo così un’ipoteca decisiva sull’esito della guerra. Colmo dei colmi, arrivava suilla scena, schierata con Damasco, anche la sempre pensosa Cina, scorbellata nei suoi mari dalle provocazioni Usa e dei clienti vietnamiti, giapponesi e filippini, che qui si rifà a spese dei provocatori. L’alleanza Nato-Israele-Golfo avrebbe lavorato a vuoto, alla faccia di tutti questi anni e decenni di assedio, sanzioni, menzogne, inganni, calunnie, sabotaggio e infine attacco armato. I demoni non potevano a questo punto non aprire le porte di casa loro, dell’inferno. Preparato da una serie martellamenti al corpo, con l’ossessiva riproduzione mediatica di esplosioni e macerie nella città “patrimonio dell’umanità”, tutte attribuite ai bombardamenti di Assad, con alcune migliaia di “ribelli”, anche arrivati freschi freschi dalla Turchia (a dispetto del “passaggio di Erdogan da Washington a Mosca”), poverini rannicchiati tra le rovine con bambini e donne martoriati, è poi arrivato l’uno-due al viso, diretto e montante.
Prima il bimbo orribilmente impastricciato di polvere, sangue e grumi vari (poi miracolosamente risultato indenne), dissotterrato da quei “caschi bianchi” che servono a tingere di umanità i tagliateste e che già avevo visto formicolare tra gli umanitari anti-Milosevic. Bambino inchiodato su un sedile di ambulanza e offerto ai mille obiettivi opportunamente allertati. Costruzione artefatta di evidenza solare. Non solo per l’uso che se n’è fatto. Per i dettagli “tecnici”. Lo si dice estratto dalle macerie, ma cala dall’alto da una zona scura. Nessuno ne controlla immediatamente le condizioni, se possa essere spostato o meno. Lo si maneggia, trasporta e mette seduto su un sedile di quanto si dice sia un’ambulanza. Nessuno gli resta vicino, né per pulirne il viso, né per fargli dire come si sente e, soprattutto, non appare, pur essendoci un’ambulanza, l’ombra di un sanitario, medico, infermiere per esaminarne le condizioni, l’eventuale emorragia, lesioni spinali, priorità assoluta. Lo si lascia lì a farsi fotografare e filmare. Per minuti. Già, perché si gira anche un video. E chi lo gira? L’Aleppo Media Center, gruppazzo di comunicatori legati ad Al Nusra.
Ma questo non è niente. Se tornate al mio post precedente su www.fulviogrimaldicontroblog.info,OMRAN, LA MEGABUFALA, LA PATACCA DEL CRIMINALE, LA COMPLICITA’ DI CHI LE HA ACCREDITATE
leggerete le notizie e vedrete le immagini (nientemeno che dell’Associated Press) di uno dei più fetidi inganni, fondati sull’estrazione a forza della pietà (e quindi dell’odio per Assad) umana dai boccaloni, mai perpetrati e istantaneamente diffusi in tutto il mondo dall’apparato della disinformazione Nato. Il fotografo del bambino ad arte impastricciato è un mercenario combattente di nome Mahmud Raslan, mercenario nelle file della filiale di Al Qaida, “Zenki”, accreditata dagli Usa come “moderati”, ripreso in compagnia di altri tagliagole, autori della decapitazione di un bambino palestinese ad Aleppo.
 Bambino arabo di Aleppo Ovest, sotto controllo governativo, colpito dalle schegge di una granata jihadista. Chissà perché questa foto  non è venuta virale come quella di Omran. Comunque di questo ragazzino si stanno occupando i medici,  non solo fotografi.
La BBC dall’Irlanda, che mi ritiene importante fotografo per le famose foto della Domenica di Sangue a Derry, mi intervista in proposito, assieme a un collega britannico. Esprimo dubbi, perplessità, usi strumentali frequenti, scopi politici. Il collega, udibilmente alterato, oppone : “Una foto è una foto, punto. E quello è un povero bambino salvato dalle bombe, punto.” La celebrata stampa inglese. Devo però dire che il conduttore mi ha lasciato dire tutto quello che ritenevo di dire, anche se a lui, al collega, a molti ascoltatori deve essere suonato anatema. Figuratevi una cosa così nella Tv di Campo Dall’Orto, Luca Mazzà, Bignardi….nel “manifesto” di Norma Rangeri e Chiara Cruciati.
Amnesty, il giocatore più sporco. Subito dietro il manifesto.
Poi il rapporto di Amnesty International (la filiale Cia-Pentagono, decalogo mosaico per “il manifesto”), che fino a poco tempo fa era diretta da Suzanne Nossel, ebrea come quasi tutti i mandarini dell’organizzazione, braccio destro, umanitario, al Dipartimento di Stato, della belva Hillary Clinton, cofondatrice di Isis). La patacca di questi lubrificatori dei cingoli e ripulitori dei mattatoi imperiali è spudorata perfino oltre l’impudica approssimazione con cui i loro mandanti hanno voluto farci trangugiare il pacco 11 settembre (al cui fantascientifico abbattimento tramite piloti dirottatori ed acrobati sauditi si è di recente convertito l’ex-corrispondente della sorosiana  Radio Liberty Giulietto Chiesa). Accreditando qualche soggetto che, in cambio del solito adeguato guiderdone, si dice famigliare, o sopravvissuto e dunque testimone, il rapporto ci parla di 17.723 detenuti nelle carceri del governo siriano uccisi tra marzo 2011 e dicembre 2015. Non uno di più, non uno di meno. 300 al mese, 10 al giorno.
Come li abbiano potuti contare i testimoni sfuggiti a quel destino, come li abbia potuti calcolare Amnesty che non ha mai avuto accesso a quei luoghi, è solo domanda da impertinente e irriverente San Tommaso.  Non manca il corredo di nequizie copia e incolla da precedenti puntelli di Amnesty alle imprese dei suoi datori di lavoro: torture orrende descritte in quei particolari che tanto arricchiscono la prosa dei nostri cronisti, affascinano il lettore sbigottito e risultano trasferiti pari pari dal Rapporto sulla Tortura negli Usa diffuso dal Comitato del Senato pochi mesi fa e subito finito nel pozzo nero della memoria.  Ma la cosa che rende l’impresa addirittura patetica è che si tratta di una copia, quasi sovrapponibile nei particolari delle fonti, dei numeri, di un precedente rapporto di Amnesty, rilasciato nell’autunno dell’anno scorso e, dunque, ora riciclato per la bisogna. Un amico, Marco, mi ricorda che già poco meno di un anno fa, questa immonda combriccola di pianta-veleni aveva seminato erbacce ancora più fantasmagoriche: ben 65mila detenuti sarebbero scomparsi dalle carceri siriane. La fonte, come anche stavolta, un’oscura e poi svaporata associazione di “oppositori” siriani.
 
La battaglia del secolo. E Stalingrado è Damasco.
Sesquipedali sono le balle sulla battaglia di Aleppo che hanno annichilito ogni capacità di intendere e, quindi, di volere un minimo di fondatezza e obiettività. A metà dell’anno scorso i mercenari controllano circa un quarto della città, e assediano e affamano tutto il resto. Occupano la centrale elettrica e tagliano la corrente all’intera regione, mandando in crisi tutte le strutture sanitarie e produttive (forni del pane, centrali idriche). Tagliano tutte le vie di rifornimento da Damasco alla città, riducendo la popolazione alla fame. Dalla Turchia arrivano rifornimenti in uomini e armi. Una serie di offensive governative, dall’autunno dell’anno scorso, sostenute dall’aviazione russa, riapre le vie di comunicazione, ma viene rallentata dalla scarsezza di risorse umane in un esercito esteso sull’intero territorio nazionale, e anche dalle tregue negoziate da russi e americani, di cui però si avvantaggiano per riarmarsi e riorganizzarsi le forze nemiche. Verso la fine di luglio siriani, hezbollah e iraniani pongono termine all’assedio di Aleppo occidentale (dove sono concentrati 1,5 milioni di abitanti), da parte dei mercenari che occupano la zona est e che vengono circondati. L’universo mondo dei media di regime grida all’ “assedio genocida di Aleppo da parte del dittatore”. Dal quartiere generale di Al Nusra, nella città turca di Antikiya, arrivano rinforzi muniti di carri armati, razzi anti-carro, missili terra-aria, forniti dai petrotiranni e tutti di provenienza Usa.
Un contrattacco mercenario riesce a occupare una ristretta area a est, in cui si trovano edifici e scuole militari. Pare che ora quel territorio sia stato ripreso dai lealisti. A questo punto i governativi sono in controllo di tutte le strade che conducono ad Aleppo, mentre Al Nusra, convertito in Jbahat Fateh al Sham, è circondato e isolato. La massima parte delle forze mercenarie è concentrata in una zona ridotta ai margini di Aleppo, fuori dall’abitato. Ed è qui che colpisconoi bombardamenti di russi e siriani, quelli che, secondo il servitorame mediatico, decimerebbe la popolazione di Aleppo. Che però viene effettivamente bersagliata dalle zone occupate da al Nusra con un incessante barrage di artiglieria e mortai. Secondo i russi, sicuramente i meglio informati, dati i loro sistemi di osservazione, negli ultimi 4 giorni è stato ucciso un migliaio di ribelli (ce ne sarebbero ancora circa 7000).
Come si vede, la situazione si era fatta estremamente critica. La perdita di Aleppo, seconda città del paese, motore culturale ed economico, punto strategico mediorientale tra Siria, Libano e Turchia, sarebbe un colpo probabilmente decisivo al complotto per la distruzione della Siria e stabilirebbe nuovi, insospettati, rapporti di forza in Medioriente, a beneficio di quanto, tra Libia e Iran, si oppone alla strategia imperialista. In più rischia di volgersi a detrimento del complotto colonialista anche l’aspetto umanitario, fin qui presunta prerogativa degli aggressori. I russi proclamano tregue giornaliere di tre ore e riescono ad aprire tre corridoi per aiuti umanitari che raggiungono migliaia di cittadini e ne fanno uscire dalla città altre migliaia. A questo punto non potevano non scattare le armi che Occidente e Golfo si augurano possano ristabilire gli equilibri perduti: il bambino Omran, le “bombe di Assad su Aleppo”, il rapporto di Amnesty, gli ascari curdi di Royava, il ritiro della già perfettamente inutile missione umanitaria ONU per ordine del fantoccio De Mistura, la tregua di 48 ore chiesta dall’ONU a favore dei mercenari in rotta e che Damasco e Mosca hanno dovuto accettare per motivi di pubbliche relazioni.
Libia, Fratelli Musulmani per carità bloccateci Haftar !
C’è un certo parallelismo con la primavera del 2011 a Tripoli. Le scarse truppe di un paese che preferiva spendere per la prosperità dei suoi cittadini e degli africani in generale, che per avventure belliche o repressioni interne, unite a volontari dalle campagne, fabbriche, università, quartieri, ragazzi e ragazze, stavano avendo la meglio sulle bande di jihadisti rastrellate in mezzo mondo e trasferite da Qatar e Turchia, rafforzate e guidate da teste di cuoio dei regimi colonialisti. Città dopo città, centro petrolifero dopo centro petrolifero, da Tripoli verso Bengasi, venivano liberati. La capitale era tutta un fermento di entusiasmo patriottico e mobilitazione. Vi ho visto Gheddafi girare in lungo e in largo, senza veicoli di scorta, acclamato dalla cittadinanza. A questo punto, con in forse l’esito dl progetto della spartizione del paese tra i suoi sbranatori, scattò ciò che scatta oggi per Aleppo. Scattò in preparazione delle bombe Nato, quelle che avrebbero spianato la strada alle torme jihadiste e alla feccia orrenda di Misurata, oggi di nuovo fanteria Nato.
Save the children e il Viagra di Gheddafi
Gli schermi furono inondati dalle fosse comuni di Gheddafi,che poi erano tombe normalmente scavate nel cimitero di Tripoli. Amnesty, HRW, i media, s’inventarono brigate di rivoluzionari che assediavano la residenza di Gheddafi e avevano in mano la città. Una delle più ributtanti Ong, quella che cerca di spillarvi soldi con i soliti bimbetti africani gonfi o macilenti, Save the Children, asseriva che Gheddafi in persona distribuiva il Viagra ai suoi soldati perché “stuprassero donne e bambini”. Amnesty e HRW non gli furono da meno inventandosi costumi osceni e scellerati di Gheddafi e famiglia, lussi indecenti e ricchezze incommensurabili rapinate a un popolo alla fame. La “ragazza del secolo scorso”, che sfortunatamente vi ha imperversato sermpre a danno del movimento rivoluzionario, fin dai tempi in cui faceva da calmiere al movimento ’68-’77, lanciava le “brigate internazionali, come quelle di Spagna” contro Gheddafi e a sostegno dl brigantaggio di Bengasi. Rossanda e tutti questi amici del giaguaro poi si tacquero meticolosamente quando venne fuori il regno dell’autentico terrore imposto alla Libia dai sicari Nato-Qatar, dai Fratelli Musulmani e loro succursali jihadiste e dagli scuoiatori di neri e pulitori etnici di Misurata.
Quisling islamista dopo quisling islamista
Quello scempio ora si ripete. Anche qui, campanella d’allarme del preside imperialista per come la sorte gli sta remando contro. Esiste un solo governo legittimo in Libia, democraticamente eletto, quello di Tobruk, spodestato dal golpe di una corte costituzionale asservita ai Fratelli Musulmani e messo in fuga dagli ascari jihadisti della Fratellanza che formano un governo abusivo a Tripoli. Vista l’inconfutabile legittimità del governo di Tobruk e del suo esercito nazionale comandato dal generale Khalifa Haftar (subito definito dal quotidiano salafita, sedicente comunista, golpista e spia della Cia per aver vissuto alcuni anni negli Usa), la cosiddetta “comunità internazionale” (leggi colonialista) esita a riconoscere la ciurmaglia di Tripoli e Misurata, ma la sostiene. Gli italiani, che stavano con Tobruk e con l’Egitto che correttamente sostiene quel governo, sono costretti a ripensamenti a forza di rapimenti, esecuzione di ostaggi e ondate di migranti. E soprattutto con il siluro all’Egitto lanciato dai manovratori e spioni angloamericani di Giulio Regeni. (Young, McColl e Negroponte dell’agenzia spionistica Oxford Analytica).
Dall’impasse e dalla necessità di squalificare e neutralizzare Tobruk e Haftar che inizia a sbaragliare i jihadisti minacciando la supremazia militare dei FM, i colonialisti estraggono dal cappello ONU il coniglio Al Serraj, surrogato dei fondamentalisti di Tripoli, ma senza un briciolo di consenso e legittimità popolari. Le bande di Misurata, “città martire” della Nato quando si fece avamposto della distruzione della Jamahirija e compiì le più atroci efferatezze sui dipendenti e collaboratori del precedente governo, furono lanciate contro Sirte, ma fallirono clamorosamente. Dovettero intervenire Forze speciali Nato e bombardieri Usa e all’Isis fu fatto capire che il suo compito di fungere da pretesto per l’intervento occidentale era esaurito.
Saif al Islam Gheddafi
L’ostracismo e la persecuzione di decine di migliaia di cittadini in qualche modo legati alla Jamahirija, la messa fuori legge perfino di insegnanti, medici, avvocati, impiegati statali, la condanna a morte di Saif Al Islam, figlio maggiore di Muhammar, alienarono ai FM tripolitani il residuo consenso popolare. Che invece si va accrescendo attorno a Tobruk che i “gheddafiani” li ha amnistiati, accolti nella classe politica e che ha assolto Saif da ogni accusa facendolo mettere in libertà dai suoi alleati di Zintan, nell’ovest del paese. Questo sullo sfondo di un taciuto ma impressionante ritorno in tutto il paese di uno schieramento gheddafiano, con bandiere verdi che spuntano su ogni abitato, con le due tribù gheddafiane da sempre, Gheddafa e Warfalla, insieme la maggioranza nel paese, che si riconosce nel parlamento, governo e comando di Tobruk.
Ce n’era abbastanza, come nel caso di Aleppo e Mosul, per far scendere in campo gli Sporchi. Quelli sporchi di più. I mandanti. Al grumo jihadista di Sirte, già convogliato lì dalla Turchia con vascelli Nato e turchi (e che Haftar ha ripetutamente bombardò) fu fatto capire il benservito. Cercassero soldo altrove, di opportunità non c’era mancanza. La Nato abbondava di indirizzi. Oltre tutto, mai come domani la Libia dovrà essere la piattaforma di partenza per la “normalizzazione dell’Africa tutta” (Mamma, li cinesi!”). Non per nulla Usa e Nato già disponevano di basi, presidi e presenza militari in 52 paesi africani su 53. La sciagurata eccezione essendo l’Eritrea.
“Quotidiano salafita” (e Nato)
Da “quotidiano comunista”, balbetta le sue litanie sempre più rituali con i detriti di una sinistra onanistica e ossessivamente autoreferenziale, paralizzata da un senso di morte che le si arrampica addosso alla vista che perfino certe cosiddette “destre” percorrono strade più di sinistra. Poi si rinfranca suggendo il sangue cattivo, dopato, di ogni guru apparentemente di sinistra, ma altrettanto farlocco, che appaia sull’orizzonte internazionale, Tsipras, Iglesias, Sanders, perfino Aung San Suu Kyi. Ma quando si tratta delle questioni vere, quelle strategiche, quelle che contano nel perseguimento del governo mondiale elitario, arriva il richiamo di Soros e delle centrali che tengono in vita l’organo (le nostre multinazionali maggiori, lo Stato con i suoi contributi)) e da “quotidiano comunista” si trasforma in quotidiano “salafita”. E chi diventano qui i protagonisti, gli eroi, i punti di riferimento con cui imbonire e depistare i boccaloni che credono ancora di leggere il “quotidiano comunista”?  Ma i Fratelli Musulmani, ovviamente, protagonisti oggi più che mai della controffensiva neocolonialista anti-nazionale e anti-laica lanciata dall’Occidente e dai suoi clienti del Golfo. Lo sono oggi, come lo erano alla nascita, nel 1928, levatrice Londra in funzione anti-nazionale, e nei decenni successi di costante sabotaggio delle lotte di liberazione arabe e degli Stati progressisti e antimperialisti che ne erano sortiti. Al potere in Turchia, in Iraq, a Tripoli, impegnano il proprio braccio armato jihadista, in vario franchising (Al Qaida, Isis e derivati), nel ruolo di fanteria e/o terrorismo Nato, in Siria, Libia, Iraq, in Libano, Balcani, Europa e, con particolare virulenza stragista, nell’Egitto che con una lotta di milioni se n’era liberato. E poi ha liberamente eletto un presidente laico che ogni tanto va a Mosca assieme al generale Haftar.
George Soros
Il “manifesto” risulta vetrina di Soros e del Dipartimento di Stato con una russofobia che risale agli anni ’90 del noto albanese Astrid Dakli, e mai affievolita, propulsore massimo delle tematiche depistanti sorosiane (LGBT), migranti, accoglienza universale, pokemonGO e videogiochi di mattanze, diritti civili, diritti umani, dittature, su Siria, Libia, Iraq e l’Egitto da espellere dalla comunità umana per aver eliminato il bubbone FM (operazione Regeni, balle sulla repressione, occultamento del terrorismo FM). Aveva fin dall’inizio, con i vari Acconcia, Liberti, a volte Michele Giorgio, manifestato il suo allineamento alla Mediorientegonia come tracciata da Usa-Israele-Nato. Dall’Asia, Afghanistan e dintorni, i suoi specialisti imperversavano contro Iran, Pakistan e Taliban, a fianco della “società civile” afghana (leggi collaborazionisti), avanzando analisi farneticanti su Al Qaida, Isis, Taliban, senza sfiorare con una parola presenza e responsabilità Usa e Nato. In questi giorni ha la faccia di indignarsi perché le forze armate siriane si permettono di respingere l’invasore curdo-americano.
Ma l’apice dell’embedded, il momento in cui il presunto re dell’ informazione libera compare nudo nel ruolo di vociante del padrone, s’è verificato con un corsivo di Chiara Cruciati, consolidata agitprop della disinformazione utile all’Impero, ma stavolta addirittura teorica dei Fratelli Musulmani e della loro funzione salvifica, proprio nella fase in cui, in prima persona in Egitto e con succursali varie in tutto il Medioriente, compiono nefandezze terroristiche e si pretendono governi per conto Nato. Nascondendo il madrinaggio dell’Impero Britannico nella comparsa dei FM, si spinge fino a scrivere: “Etichettare la Fratellanza Musulmana… come gruppo terrorista è un errore grave con conseguenze altrettanto distruttive…. L’islamismo moderato (chiedere agli egiziani sotto Morsi, Sharìa, fucilate agli scioperanti, chiese copte bruciate, chiedere ai bengasini sotto i tagliagole del LIFG, chiedere agli algerini sotto il FIS) vede nel processo democratico e nel rapporto con sindacati e movimenti sociali il mezzo di trasformazione della società…il grimaldello per modificare il sistema dall’interno , senza il ricorso alla violenza o lotta armata… Demonizzare e isolare gli islamisti moderati garantisce all’estremismo un bacino di consenso sempre più ampio…” 
Sarebbe fonte di incontenibile ilarità se rappresentato al Bagaglino. Il guaio è che ancora ruba credibilità.Islamisti “moderati” sono definiti e vezzeggiati i tagliagole che ad Aleppo hanno messo in piede l’oscenità Omran. Se finora era mancato un endorsement formale, eccolo qua. Soros, la Nato, Erdogan, il califfo, i petrotiranni se la godono. Quanto a noi, almeno non ci sono più equivoci.
Pubblicato da alle ore 18:05

DEPUIS LA CRISE CRIMEENNE EN FEVRIER-MARS 2014 LA RUSSIE EST DE RETOUR !

EODE/ 2016 08 20/

GEOPOLITIQUE/
Avec Francetv info/

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La Crimée est russe depuis mars 2014, du moins pour le Kremlin. Vladimir Poutine avait annoncé, le 18 mars, le rattachement de la péninsule à la Fédération de Russie. Le président russe a alors profité des hésitations des Occidentaux : Européens et Américains avancent en ordre dispersé face aux décisions russes.

Retour sur un tournant géopolitique, que Luc MICHEL avait alors analysé comme « une révolution géopolitique » …

RELIRE L’INTERVIEW DE L’EXPERT ALBAN MIKOCZY SUR FRANCE TÉLÉVISIONS (2014 03 18) :

Pour Alban Mikoczy, correspondant à Moscou de France Télévisions, Poutine veut marquer le retour de la puissance russe sur la scène internationale.

Extrait :
Francetv info : le maître du Kremlin a accéléré ses projets de rattachement de la Crimée. A qui s’adresse Vladimir Poutine : aux Russes ou aux Occidentaux, pour leur montrer que la Russie est redevenue une grande puissance ?

Alban Mikoczy : Vladimir Poutine a les deux objectifs en ligne de mire. Effectivement, avec 70% d’opinions favorables en Russie, il jouit d’une cote de popularité qu’il n’avait plus obtenue depuis la fin de son tout premier mandat. En jouant sur la fibre patriotique très forte ici, il a rassemblé les Russes derrière lui et fait oublier l’absence de plus en plus flagrante de liberté d’expression dans le pays. C’est évidemment un objectif. Mais il me semble que cette intégration express de la Crimée contient surtout un message au reste du monde : “la Russie est de retour”. Dans son message de presque une heure devant le Conseil de la Fédération, réuni au Kremlin, le président russe s’est livré à un plaidoyer très construit de ce qu’il faut bien appeler une annexion, même si les Russes préfèrent parler d’un “retour à la maison”.

En substance, il conteste l’ordre mondial qui serait, selon lui, “dicté par l’Occident en fonction de ses propres intérêts”. En mélangeant tout à la fois, la réunification allemande [en 1990], le référendum au Kosovo [en 1991] et le bombardement de Belgrade [en 1999], il a voulu affirmer que les Occidentaux s’arrogeaient le droit de décider ce qui était juste et ce qui ne l’était pas… Selon lui, cette période doit s’achever. Et l’affaire de la Crimée plaide en ce sens.

Francetv info : Que cherche Vladimir Poutine ? Ecrire sa propre histoire?

Alban Mikoczy : Pour justifier l’intégration de la Crimée, Vladimir Poutine est remonté jusqu’à l’époque des tsars. Il a critiqué le choix de Khrouchtchev comme une “décision prise dans un couloir entre membres de la nomenklatura communiste de 1954”. L’histoire jugera, a-t-il répété, par deux fois. Surtout, il s’en est pris longuement aux dirigeants russes des années 1990, l’époque où la voix de la Russie n’était plus écoutée et où les Occidentaux ont imposé leurs vues. On le sait, ce démantèlement de l’Union soviétique est, à ses yeux, la catastrophe politique qui a affaibli la Russie.

Aujourd’hui par le commerce, par la politique et quelquefois par la force, comme en Abkhazie, en Ossétie du Sud [deux territoires qui ont fait sécession de la Géorgie] et aujourd’hui en Crimée, la Russie veut créer, autour d’elle, une alliance, une sorte d’empire. C’est la raison d’être de la fameuse union douanière qui réunit déjà la Russie, le Kazakhstan, la Biélorussie et l’Arménie. Une sorte de reconstitution de l’ex-URSS. Et si les Etats baltes semblent s’être définitivement éloignés, l’Ukraine est, à ses yeux, une pièce maîtresse. Ne serait-ce qu’en raison de sa superficie et de ses 45 millions d’habitants. Le rêve de Vladimir Poutine est simple : rendre à la Russie sa puissance évaporée.

Francetv info : Va-t-on vers un nouvel ordre mondial ? Les relations seront-elles maintenant marquées par une négociation permanente et le retour de deux blocs ?

Alban Mikoczy : La Russie ne sera pas un partenaire commode, ce ne sera pas “un paillasson sur lequel on s’essuie les pieds”, pour reprendre une expression de Vladimir Poutine. De plus, le président russe est clairement dans une situation favorable. Sur les dossiers syriens, iraniens et maintenant sur l’Ukraine, la Russie a affiché sa fermeté et a obtenu des succès. Cela encourage bien sûr Vladimir Poutine à poursuivre dans la même voie. Le rapport de force est un terrain sur lequel il est plus à l’aise que celui de la négociation. Lui qui se plaint régulièrement de ne pouvoir faire confiance à aucun interlocuteur étranger cache en fait, derrière cet argument, son incapacité à donner des contreparties.

Les derniers accords signés avec la Russie ne sont symétriques que sur le papier. La Russie les applique ensuite avec plus ou moins de bonne volonté. Vladimir Poutine n’est pas un homme de concessions. Quant à la notion des deux blocs, elle n’est probablement plus d’actualité dans notre monde de 2014. Mais la Russie s’appuiera sur la Chine, l’Iran et d’autres encore pour imposer aux Américains un nouvel équilibre dans les relations internationales.

* Lire sur Francetv info :
“Le message de Poutine est clair : la Russie est de retour”

http://mobile.francetvinfo.fr/monde/europe/manifestations-en-ukraine/crimee/le-message-de-poutine-est-clair-la-russie-est-de-retour_555617.html

Photo (Afp) : Manifestation pro-gouvernementale à Stavropol (Russie), le 18 mars 2014, pour célébrer le rattachement de la Crimée à la Russie.

EODE / GEOPOLITIQUE

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LEAKED MEMO SHOWS GEORGE SOROS WORKED TO PUSH GREECE TO SUPPORT UKRAINE COUP, PAINT RUSSIA AS ENEMY

EODE/ 2018 08 20/

OBSERVATORY OF COLOR REVOLUTIONS/

Capture

Leaked documents show that George Soros was active in mapping out the Greek media landscape with generous grants, so as to further the Ukraine coup.

Last week we reported on the DC Leaks hack of what was over 2,500 documents detailing how George Soros and his NGOs influence world leaders, drive foreign policy, and help to create unrest in sovereign nations, that many times leads to chaos and civil war.

FOCUS FOR GEORGE SOROS AND HIS NGOS IS UKRAINE

One country of particular focus for George Soros and his NGOs is Ukraine.

It is now accepted fact that Soros was deeply involved in the Maiden protests in 2014 and the violent coup, that saw a democratically elected government overthrown in the name of “EU values”.

What is even more troubling, as revealed by the DC Leaks hack, is how Soros and his network of “non-profit organisations” worked to lobby EU member states into not only buying his Ukraine “Maidan” narrative, but to also disavow any ties and support for Russia.

Leaked documents show that George Soros was active in mapping out the Greek media landscape with generous grants, so as to further his Ukraine project, while also using his deep pockets to get Greek media to turn against the Russian Federation…in what can only be described as a well-funded and orchestrated smear campaign.

In one document entitled: “Open Society Initiative For Europe (OSIFE). Mapping the Ukrainian debate in Greece” (Ukraine and Europe-greece-tor ukraine debate mapping  greece.docx), Soros offers a consultant a remuneration of $6,500 (gross) for “at least 15 full working days in carrying out this task” plus all expenses paid.

The aim of this task:

The consultant is expected to chart the main players in the Greek debate on Ukraine, outline the key arguments and their evolution in the past 18 months. Specifically, the report will

Ukraine-and-Europe-greece-carras-tsimitakis-greece-ukraine-mar-2015 Ukraine-and-Europe-greece-carras-tsimitakis-greece-ukraine-mar-20152 Ukraine-and-Europe-greece-carras-tsimitakis-greece-ukraine-mar-20153

take stock of any existing polling evidence

provide a ‘who is who?’ with information about at least

– 6 newspapers,

– 10 audiovisual outlets (TV and radio),

– 6 internet sites,

– About 50 opinion leaders and trends in social networks[1].

Categorize the main strains of discussion and eventually identify different sides / camps of the discussion.

Provide a brief account of how Russia has tried to influence the Greek debate on Ukraine through domestic actors and outlets

Include a section with recommendations on

– What are the spaces OSF should engage and would most likely to have impact?

– What are the voices (of reason or doubt) that should be amplified?

Open Society Initiative For Europe (OSIFE) selected Iannis Carras for the Greek media mapping grant. The justification why he was chosen…

PLAN IN DETAIL FOR PUSHING SOROS’ UKRAINE AGENDA IN GREECE

All contracts were for the same amount. We needed to find highly specialized researchers to map the debate on Ukraine in Europe, therefore we identified a shortlist of candidates in consultation with colleagues in the Think Tank Fund, OSEPI and in consultation with members of the OSIFE board and chose the most qualified who could produce the report in the time allowed. In the case of Greece we agreed that Iannis Carras, an economic and social historian of Balkan and Russian relations with expert knowledge of Greece’s NGOs and social movements, was the best suited to the task.

What is even more interesting is not the grant from OSIFE, but a letter from grant winner Carras to a person named Mathew (another Greek speaker???), outlining his plan in detail for pushing Soros’ Ukraine agenda in Greece.

Of significance is how Carras tells Mathew about Greek society’s overall suspicion of The Open Society after the roll in played in seeding unrest in Yugoslavia. Carras even tells Mathew to not mention The Open Society in Greece.

“Do you want your name to appear alongside mine on the paper?  Do make comments on all of the below.

In general, and at your discretion, do not say you are doing this for Open Society because it is likely to close down doors. There’s a lot of suspicion about Open Society in Greece, mainly because of its positions vis-à-vis the former Yugoslavia. As I am simultaneously writing an article for Aspen Review Eastern Europe that can be used as the organisation for which research like this is taking place.”

Carras then goes on to outline his approach in manipulating Greek society, covering topics such as:

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1.     Media.

2.     Political parties and think tanks

3.     Opinion polls.

4.     Business relations.

5.     Religious and cultural ties.

6.     Migration and diaspora.

7.     Greece and Ukraine in the context of Greece’s economic crisis.

8.     Greece, Ukraine and the Cyprus issue.

9.     Names and brief description of significant actors: a ‘who is who?’ with information on at least 50 opinion leaders

GREECE – RUSSIA – UKRAINE

Carras notes how Russia has much goodwill in Greece, exercising “signifiant soft power”.  Carras notes that Greece is, at this moment, a weak player in the Ukraine debate and the Greek Foreign Minister Kotzias realises this.

Summary: I am working on the hypotheses largely born out by the interviews carried out so far that Russia has significant soft power in Greece though this does not easily convert into hard power (e.g. vetoing EU sanctions).Greeks are basically not very interested in Ukraine and the crisis there. They reflect and understand that conflict through their own economic crisis and their relations with Europe (nowadays primarily Europe and not US). To the extent that relations with Europe remain the focus and do not go off the rails, Greece will bark but will not bite. If they improve, Greece might not even bark (as can be seen with Greece’s policy on Israel, Kotzias can be very much a realist).

Carras does warn that should Greece’s economic situation deteriorate further, than Greece may very well look to Russia for support, and this has implications on the Ukraine plan.

If they deteriorate however, Greece will be looking to Russia for increased support and will alter its Ukraine policies accordingly. Do you agree with these hypotheses? Can you find confirmation for or against them in the media outlets examined?

Carras places extra emphasis on influencing the media in Greece, citing various large news outlets that the Soros NGO can target, including approaching left wing and right wing blogs.

This is the bulk of the work (we have to think about how to divide the work up). We have to provide a ‘who is who?’ with information about at least 6 newspapers, 10 audio-visual outlets (TV and radio) and 6 internet sites. Some of these will be obvious, but, even in these cases, change over time (at least eighteen months) is an important consideration. Here are some suggestions for newspapers: Kathimerini, Avgi, Ta Nea, Vima, Efymerida Syntakton, Eleutherotypia, Proto Thema, Rizospastis? etc. What else? Protagon? Athens Review of Books? (info on Kotzias). As for TV, we’ll just do the main ones. What about left wing blogs? What about commercial radio stations? I think we should cover Aristera sta FM. Sky. What else? Anything from the nationalist and far right? My choice would be Ardin (already looking at this) which at least tries to be serious. Patria is even more unsavoury. I’ll deal with the religious web sites in the culture and religion appendix. I think we should interview Kostas Nisenko (http://www.kathimerini.gr/757296/article/epikairothta/kosmos/viaih-epi8esh-kata-toy-antapokrith-ths-ka8hmerinhs-sthn-krimaia) and Kostas Geropoulos of New Europe to get into the issues involved… not at all sure though that it’s advisable to talk to the Russia correspondents Thanasis Avgerinos, Dimitris Liatsos, Achileas Patsoukas etc. (I know all of them). Also if we come across articles with interesting information on any one of the topics, we should mail them to one another.

INFLUENCING GREEK POLITICAL PARTIES

Attention is placed on influencing political parties. Carras sees this as a more difficult task, as parties in Greece would not be warm towards turning their back on Russia.

Who if anyone deals with Russia / Ukraine within each of the political parties?

How important are political parties in formulating policies? (my hunch is totally unimportant). I must admit I have little idea of how to proceed with this one, but I have written to the academic Vassilis Petsinis and I hope I’ll get to skype with him soon. Think-tanks are easier, and, I think, more important. I have already interviewed Thanos Dokos (director Greek foreign policy institute, ELIAMEP) in person.

Carras notes how he has approached various religious leaders, academics and actors, to gauge a sense of how deep Russia’s influence and “soft power” runs in Greek society and culture.

So far I have interviewed by telephone Metropolitan John of Pergamum (one of the top figures in the inner circle of the Istanbul based Ecumenical Patriarchate). I have read Metropolitan Nektarios of the Argolid’s recent book (2014), “Two bullets for Donetsk”. I have tried but so far not succeeded in contacting Metropolitan Nektarios himself, and have started work on two of the main religious news websites romfea.gr and amen.gr .

With respect to culture I intend to contact Georgos Livathinos, leading director of Russian and other plays and Lydia Koniordou, actress. Also the management of the Onassis Centre, particularly Afroditi Panagiotakou, the executive vice-director who is quite knowledgeable in this field having travelled to both Ukraine and Russia.

In 2016 Greece and Russia will be hosting each other as the focus of cultural events in the two respective countries. I will be looking to understand the extent to which Russia’s unparalleled cultural soft-power might translate into Greek policy making.

Greek military is the final point of influence, with Carras interviewing Ambassadors and policy decision makers.

FOREIGN POLICY AND THE GREEK MILITARY

Foreign policy and the Greek military. So far I have interviewed in person Ambassador Elias Klis (formerly ambassador of Greece to Moscow, advisor to the current Foreign Minister, advisor to the Greek Union of Industrialists. He is perhaps the single most important person for understanding Greek-Russian diplomatic relations at present). Ambassador Alexandros Philon (formerly ambassador of Greece to Washington, to whom I am related). Captain Panos Stamou (submarines, extensive contacts in Crimea, also secretary and leading light of the Greek-Russian historical association) who emphasised the non-political tradition of the Greek armed forces. Tempted to talk to Themos Stoforopoulos for a nationalist left wing view. I have also read foreign minister Kotzias’ latest book. All of this has provided me with useful insights for appendices 7 and 8, and particularly for the connection to the Cyprus issue (which at the moment Greece is very keen to downplay).

Carras places an emphasis on Cyprus, perhaps recognising the islands affinity to support Russia and its large Russian diaspora community.

The recommendations will be for the medium and the short term, cited here based on interviews carried out so far. Medium term recommendations will include a cultural event (to be specified later) and a one-day conference on Ukraine and international law, citing precedents for dealing with the situation in Ukraine (particularly Cyprus). Recommendations may include capacity building for local Ukrainian migrant spokesperson(s). Short term recommendations will include an action pack on what Greece has at stake in Ukraine, and ways to narrate parallels in interactions between nation and empire vis-à-vis Greece / Ukraine. Think about whether these work / what else we might recommend?

* Lire sur  :

Leaked memo shows George Soros worked to push Greece to support Ukraine coup, paint Russia as enemy

http://theduran.com/leaked-memo-shows-george-soros-worked-to-push-greece-to-support-ukraine-coup-paint-russia-as-enemy/

EODE/ OBSERVATORY OF COLOR REVOLUTIONS

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DC LEAK EXPOSES TOP CLINTON DONOR GEORGE SOROS MANIPULATING ELECTIONS

EODE/ 2016 08 20:

OBSERVATORY OF COLOR REVOLUTIONS/

George Soros Speaks About The Euro

Billionaire investor buys access to high-powered Democrats !

One of Hillary Clinton’s biggest donors, billionaire George Soros, has been exposed in a massive hack for manipulating elections in Europe via his non-government organizations. DC Leaks revealed more than 2,500 files from Soros’ groups, most notably the Open Society Foundations. The leaks are especially concerning for Americans given Soros’ close relationship to former Secretary of State Clinton.

So far this election cycle, the billionaire investor has donated over $25 million to Clinton and other Democratic Party members, with more expected before November. Soros has also funded Media Matters, founded by David Brock, who operates on behalf of Clinton in several dubious capacities—like running the Correct the Record SuperPAC, which hires Internet trolls to spread pro-Clinton ideologies on the Internet. Soros has been a major donor to the think tank Center for American Progress, founded by Clinton’s campaign manager, John Podesta. The organization also runs the pro-Clinton media outlet ThinkProgress.com.

The troubling ties between Soros and Clinton extend to her tenure as secretary of state. An email released by Wikileaks revealed that, in 2011, Soros instructed Clinton to intervene in Albanian politics—advice she acted upon. Soros directly benefited from Clinton pushing for the 2011 Panama Free Trade Agreement, as several of Soros’ holdings were implicated in the recent scandal there. That deal opened up the country for billionaires and millionaires to exploit as a tax haven, which was exposed in the Panama Papers leak earlier this year.

Soros developed an ominous reputation as a greedy billionaire in the early 1990s, when he single-handedly caused an economic crisis in England by betting against the British Pound. The investment, dubbed “Black Wednesday,” made Soros over a billion dollars at the expense of Britain’s economy. In 1998, Malaysia’s prime minister attacked Soros for inciting negative influences on the country’s economy through currency speculation. Clinton’s running mate, Sen. Tim Kaine, reportedly had a private dinner with Soros’ son Alexander recently, who has also been known to have unfettered access to high-profile Democrats.

In their coronation of Clinton, the Democratic Party maintained that the massive amounts of money being pumped into their candidate’s campaign wouldn’t affect her at all. The connection between Clinton, who has embraced SuperPACs and large donations from wealthy and corporate donors, and the influence these donations have provided them in the State Department are well documented.

If elected president, Clinton will continue exchanging favors and access to her big-ticket donors, as she courts their interests over those of everyday Americans. Soros’ access to Clinton and the Democratic Party leadership is well documented, as are his interests and concerns receiving special consideration. Democracy has devolved into a system that works only for millionaires and billionaires with the money and desire to assert their own voices in government with big campaign contributions, simultaneously silencing the voice of every American voter.

* See on :

DC Leak Exposes Top Clinton Donor George Soros Manipulating Elections

http://observer.com/2016/08/dc-leak-exposes-top-clinton-donor-george-soros-manipulating-elections/

EODE/ OBSERVATORY OF COLOR REVOLUTIONS

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CE DIMANCHE 21 AOUT 2016 SUR AFRIQUE MEDIA/ ‘LE DEBAT PANAFRICAIN’

Vers 14h30 (Douala/Ndjaména/Malabo)/

Ou 15h30 (Bruxelles/Paris/Berlin)

Multiplex de Douala – Yaoundé – Ndjaména – Malabo

avec tous les panelistes des plateaux

Luc Michel en multiplex EODE-TV

Rediffusion ce lundi…

 AFRIQUE MEDIA

Capture DEBAT   1

* en STREAMING sur http://lb.streamakaci.com/afm/

* sur SATELLITE sur http://www.lyngsat.com/Eutelsat-9B.html

* WebTV sur http://www.afriquemedia-webtv.org/

Capture LM FACE ACTU 2016 07 05   2

THEMES DU ‘DEBAT PANAFRICAIN’ DE CE 21 AOUT 2016 :

1- GABON / PRESIDENTIELLE :

Coalition de l’opposition. Stratégie opportuniste ou réelle volonté de servir le peuple ?

2- RDC / DIALOGUE :

L’opposition récuse toujours EDEM KODJO, le facilitateur de l’UA.

Que faire ?

3- SOUDAN DU SUD :

SALVA KIIR pour un dialogue sur l’envoi de 4000 casques bleus.

Pourquoi maintenant ?

AFRIQUE MEDIA / EODE-TV

__________________________

* Allez « Liker »

AFRIQUEMEDIA.pageofficielle

Sur : https://www.facebook.com/AFRIQUE.MEDIA.TV

* Le BLOG DES COMITES AFRIQUE MEDIA

‘JE SUIS AFRIQUE MEDIA’

http://www.scoop.it/t/je-suis-afrique-media

* CAMPAGNE ‘JE SUIS AFRIQUE MEDIA’. LE CLIP !

Rediffusez, partagez largement …

Video à télécharger sur PANAFRICOM-TV :

https://vimeo.com/135906462

* Retrouvez nous sur Facebook …

GROUPE OFFICIEL AFRIQUE MEDIA TV

(bientôt 100.000 membres ! Administré par

les COMITES AFRIQUE MEDIA et Luc Michel)

https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

* Suivez l’actu de votre chaîne panafricaine sur

AFRIQUE MEDIA. LE BLOG

http://www.scoop.it/t/afrique-media-t

LE YEMEN, LA SECONDE GUERRE IMPORTEE AU PROCHE-ORIENT (APRES LA SYRIE) PAR L’AXE WASHINGTON-RYAD …

GEOPOLITIQUE/ 
 EODE/ 2016 08 20/
Le commentaire de La Libre (Bruxelles) :
“En décembre 2015, l’Onu annonçait des pourparlers de paix entre les belligérants yéménites. Dans cette même colonne, Vincent Braun la qualifiait de “lueur dans l’obscurité”. Ces pourparlers ont pris fin il y a deux semaines, abandonnés faute de progrès vers la pacification du pays.
Et c’est la nuit noire qui est retombée lourdement sur cette contrée désertique.
Déjà classée, avant le conflit qui la ravage, parmi les pays les plus pauvres du monde, aujourd’hui éreintée par les incendies boutés aux raffineries, exsangue 18 mois après le début des opérations de la coalition, elle reprend sa chute vers l’inhumanité.”
 
* Lire sur LLB /
EODE