Mail, telefonate e blitz in azienda per recuperare i debiti mai pagati. Dai mutui alle bollette, il business rischioso dei crediti dubbi

il business “rischioso”, ma poverini sti “recuperatori”. Invito a leggere bene lo screenshot da La Stampa dello stesso giorno.
L’ORIGINE DELLE SOFFERENZE BANCARIE?? 
 
Gli italiani, che, spilorci, improvvisamente smettono di pagare mutui, rate, bollette…..MICA lo fanno perché perdono il posto di lavoro…come se in Italia esistesse il reddito di cittadinanza con il quale sopravvivere ed eventualmente continuare a pagare PER I BENI che si è deciso di acquistare, inoltre, SEMBRA CHE sì, smettono di pagare all’improvviso e si tengono tutto, eh già, sappiamo che se smetti di pagare mutuo e bollette mica ti sbattono fuori casa e ti INTERROMPONO le UTENZE…NO VERO?
10/07/2016
GIUSEPPE BOTTERO
TORINO
La prima reazione è sempre la stessa: «Guardi che sta cercando la persona sbagliata». E invece no, perché nella cartellina sotto il braccio hai tutte le informazioni: nome, cognome, situazione finanziaria del barista cinese che ti guarda con aria di sfida. Sai che non paga i fornitori da mesi, che il suo locale ha un debito che viaggia attorno ai seimila euro con un grande gruppo dell’alimentare. E allora inizi a trattare, senza alzare la voce, armato di fatture, documenti di trasporto, e-mail. Lo fai sfogare, è una partita a poker: il suo obiettivo è non saldare, il tuo riprenderti il più possibile. Non vincerà nessuno, e non è una sorpresa. Altrimenti come spiegare il tesoro che banche, fondi e società non riescono a riportare a casa? Però ci si può avvicinare all’obiettivo, racconta la signora in tailleur e scarpe eleganti con l’incarico di andare in giro a caccia di denari. È quanto di più distante dall’immagine del «duro». La visita diretta, dice, è l’ultima spiaggia. Prima ci sono mail, raccomandate, telefonate. L’intento: far firmare un piano di rientro, recuperando una cifra più bassa, il 30-40%. Pochi, ma benedetti e subito. 
 
Negli anni duri della crisi gli italiani hanno continuato a fare debiti. Poi hanno smesso di onorarli. Bollette, abbonamenti alla tv satellitare, rate per acquistare moto e auto, mutui. Recuperare quei soldi, ora, sembra l’affare per eccellenza. Ci provano i colossi americani, che rilevano a prezzi di saldo i pacchetti di sofferenze dalle nostre banche e poi tentano di recuperarli. I fondi pagano quei crediti così poco che, nel caso la manovra riesca, avranno fatto bingo. Ma è impresa per pochi, servono capitali, studi legali attrezzatissimi, enorme pelo sullo stomaco.  
 
«E’ una guerra», sorride Claudio Mombelli. Da vent’anni è alla guida di Invenium, cura il recupero per conto delle aziende, nel nostro Paese e all’estero. E’ un’attività meno rischiosa e più redditizia: non acquista pacchetti di sofferenze, ma offre servizi «su misura». Gli imprenditori che si rivolgono alle società come la sua pagano una quota per iniziare la pratica e una commissione quando la partita si chiude positivamente. «La via giusta è quella extragiudiziale – spiega – Bisogna evitare di andare in tribunale».  
 
Lo sa benissimo Andrea Morsico, studi all’estero, tornato in Italia per fare il «mastino del credito». Il suo è un lavoro certosino. Si appunta la lista dei casi sul cellulare, poi comincia a spedire mail. «Spesso ti trovi di fronte a un muro». La chiave, ragiona, è farsi mandare una proposta dal debitore. E’ un riconoscimento, a quel punto non si torna indietro. Sfoglia le pratiche. Per tre mesi, racconta, ha cercato di recuperare ventimila euro. Mail, abboccamenti. Appena riesce a parlare al telefono col debitore, quello lo travolge d’insulti. Andrea non fa una piega: «E’ un trucco, bisogna farseli amici». E infatti dopo la rabbia ecco le scuse. «Abbiamo chiuso al 50% della cifra». Non è poco. Nel 2014, ultimi dati disponibili, le società di recupero crediti italiane hanno gestito 40,6 milioni di pratiche e sono riuscite a risolverne positivamente 18 milioni. E gli importi affidati in sette anni sono quadruplicati: da 15,2 a 56,2 miliardi. Numeri da paura: solo le bollette non pagate valgono 12,8 miliardi.  
 
Ultimamente le attività si sono intensificate, qualcuno esagera. L’Antitrust ha un lungo elenco di denunce fatte partire dalle associazioni dei consumatori. «Il recupero può sfociare in attività di intimidazione», attacca l’avvocato Massimiliano Dona. «Molti ci segnalano di essere stati contattati per la riscossione da società con le quali non hanno alcun rapporto». E’ una pesca a strascico, anche un azzardo. Perché le aziende che acquistano grandi pacchetti di crediti insoluti, spesso, si rendono conto che il valore è così basso che non basta neppure a pagare l’esattore. 
Mail, telefonate e blitz in azienda per recuperare i debiti mai pagati. Dai mutui alle bollette, il business rischioso dei crediti dubbiultima modifica: 2016-07-12T15:38:55+02:00da davi-luciano
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