TERRORISTI E POKEMON: STESSI MANDANTI E STESSI CORIFEI (“IL MANIFESTO” & CO.)

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/07/terroristi-e-pokemon-stessi-mandanti-e.html

MONDOCANE

Virtuali per non morire….liberi.
Le creature virtuali sono perfette, non inciampano, non prendono cantonate, non si distraggono. Quelle in carne e ossa no, toppano, spesso alla grande. Si salvano solo perché c’è un coro assordante che ne copre le manchevolezze. Coloro che mandano la gente a caccia di Pokemon, in parallelo evidente, per quanto inconsapevole, ma certo gratificante, con i cacciatori di teste dell’Isis, maneggiano materia cerebrale già collaudata da anni di ciberpratiche sui cellulari e sui videogiochi. Il rapporto tra l’essere virtuale sullo schermo e l’essere apparentemente ancora reale che manovra l’apparecchio, è disciplinato da regole e meccanismi  che non prevedono sbavature, errori, uscite dallo schemi. Salvo che, come va capitando, il demente incaponito su un Pokemon all’incrocio tra Corso e Via Garibaldi non si faccia radere al suolo dal tram.
 
Non così quando cacciati e cacciatori appartengono tutti ancora alla specie degli uomini. Che a cacciare siano i cosiddetti terroristi jihadisti (e basta il clic di Rita Katz per rivendicare all’esercito del califfo chi ha picchiato la suocera, o incendiato il bosco, in tal modo includendo nelle di luii armate l’universo mondo di matti e delinquenti), o i cacciatori di terroristi cosiddetti jihadisti, il rischio di accidenti, imprevisti, dimenticanze, trascuratezze, è onnipresente e immancabilmente si verifica. Ora, poi, con il lancio dell’euroterrorismo a cadenza quotidiana (in Francia e Germania, notate, i due paesi che mantengono ancora briciole di inizativa autonoma. Da noi  ci pensa la mafia), quel rischio inevitabilmente si moltiplica. Solo che diventa anche più difficile, per coloro che provano a far emergere la testa fuori dal guano delle coperture mediatiche e a guardarsi in giro, stare appresso alle lacerazioni nel tessuto del complotto, individuarle e rivelarle. Come in tanti abbiamo fatto per la fallimentare bufala dell’11 settembre e seguenti (fino a quando non arrivano, nel tripudio dei Bush e dei Cheney, dei Giulietto Chiesa a dirci che, no, ci siamo sbagliati, sono stati davvero i dirottatori sauditi, dopo tutto, a buttar giù le Torri Gemelle).
 
L’epidemia terroristica in corso in Europa ha gli stessi connotati di altre epidemie fobìageniche lanciate dalle medesime centrali – aviaria, mucca pazza, Aids, il pericolo rosso d’antan, i rom rapitori di bambini, lo spread, l’apocalisse di un’Europa senza Ue e senza euro  –  e cioè assenza di rimedi compatibili con le condizioni di vita esistenti, sentirsi totalmente inermi e alla mercè e, quindi, panico, irrazionalità, accettazione di tutto quanto ti viene fatto passare per unica possibilità di salvezza: la tua riduzione in schiavitù. Questo, nel caso specifico dello “scontro di civiltà” con l’ottenebrazione islamica, “per difendere i nostri valori e il nostro stile di vita”.
 
 
 
Nostri valori impersonati da chi ha ridotto nelle condizioni che non vediamo Iraq, Libia, Afghanistan, Siria, Yemen, Somalia. Di chi nel solo Iraq ha sterminato, tra sanzioni e decimazioni, 3 milioni di vite. Stile di vita magnificamente esemplificati dalla banda di malfattori del giglio magico, dalla signora Clinton che sghignazza sul linciaggio di Gheddafi, dal Premio Nobel delle 7 guerre e conseguenti genocidi, dagli Agnelli che si beccano 7 miliardi di euro dallo Stato e se ne vanno a pagare tasse ridicole in Olanda, da Barbara d’Urso e Maria De Filippi, da, appunto, i mentecatti persi al mondo, arrovellati nei megabyte dello smartphone, i prosseneti – genitori e pubblicitari – che corrompono la fragile psiche dei bambini prostituendoli negli spot per prodotti di merda. Valori e stili, signori miei, che qualunque musulmano assennato, come lo è un miliardo e mezzo, tolti quelli che si sono prestati a fornire all’Occidente pretesti per far invadere e distruggere i paesi dei propri correligionari, o per disciplinare i cittadini dello stesso Occidente, trova ripugnanti.
 
Attentati gruviera
Ma ecco le più recenti falle nell’esecuzione e validazione delle operazioni terroristiche, tutte eseguite da personaggi borderline, fuori di testa, malviventi, manco per niente religiosi fino al giorno prima, curriculum criminale, attenzionati (ma mai bloccati) dalla polizia e dai servizi, schedati. E tutti silenziati perché uccisi. Ovviamente manipolati, istigati, istruiti e lasciati fare. Poi succede che a Nizza le telecamere riprendano tutto, l’assenza di polizia, la corsa indisturbata del camion per giorni e chilometri, il demenziale mitragliamento finale. Ma forse anche qualche altra presenza operativa, del resto denunciata da testimoni. E succede che il ministro degli interni disponga la distruzione di tutti i video, cioè di tutto quanto possa servire agli inquirenti, e che la poliziotta nizzarda responsabile rifiuti. Bravissima. Falla imprevista.
 
Analoga procedura in Germania per la strage del matto di cui ci si inventa spudoratamente, senza il minimo addentellato concreto, l’effetto imitativo del folle norvegese che aveva fatto fuori un’ottantina di giovani del partito di sinistra.Tanto per richiamare un altro innesco di panico: il lupo solitario stragista che colpisce chiunque ovunque. Anche qui il ministro impone il sequestro di tutte le registrazioni delle telecamere e il divieto alla circolazione di video. Incomprensibile? Mica tanto. Forse non è per nascondere l’agente del BND (Bundesnachrichtendienst, l’Intelligence tedesca) che da dietro l’angolo grida “Allah-U-Akbar” . Forse è per non suscitare inutili domande su come diavolaccio sia stato possibile che un singolo e disturbato ragazzotto per almeno tre ore, dalle 17.30 alle 22.30 (quando la polizia ne annuncia il ritrovamento), si muovesse indisturbato tra marciapiede davanti al McDonald’s, scantinato e poi tetto del centro commerciale e, infine, dopo aver sparacchiato e ammazzato, si allontanasse tranquillo per un chilometro e poi si suicidasse, visto che nessuno lo arrestava. E che tutto questo succedesse mentre le dirette ci mostravano stormi di poliziotti, di robocop, di militari usciti da Star Trek, al passo, di corsa, di qua, di là, da morir dal ridere, che imperversavano in zona senza concludere una mazza, senza che un drone, un satellite, un aquilone, gli indicassero dove fosse uno che stava sparando alle persone.
 
 
 
Ma il bello, il peggio, è un’altra cosa: Ricordate il video trasmesso in tutto il mondo in cui si vede il camion di Nizza correre a zig zag per la Promenade des Anglais? Colpo di fortuna per chi l’ha ripreso. Si tratta diRichard Gutjahr, israelita legato a Israele tramite consorte Einat Wilf, ex deputata del partito neonazista di Netaniahu, proveniente dall’intelligence militare di Sion, tenente nell’UNIT 8200, già in corsa per la presidenza del Congresso Ebraico Mondiale. Era il 14 luglio. E, toh, guarda il caso, il 22 luglio (fonte Maurizio Blondet) Richard Gutjahr gode di una fortuna doppia, perché, con la sua telecamera, si trova a Monaco, davanti al Centro Commerciale “Olympia”, sul marciapiede di fronte, proprio quando ne esce Ali Sonboly e si mette a sparare sulla gente. Di nuovo sono le sue immagini che fanno il giro del mondo. E’ molto azzardato, troppo complottista, sospettare che Gutjahr fosse lì perché sapeva cosa sarebbe successo? Proprio come queilla mezza dozzina di spie israeliane che filmarono gli attentati dell’11 settembre da un terrazzo di fronte, li festeggiarono, vennero arrestati, trovati in possesso di sofisticare apparecchiature di spionaggio, rimpatriati e in patria, alla tv, ammisero che erano andati per “riprendere l’evento”.
 
Ricordate il falso dell’aeroporto di Bruxelles? Un’immagine del 2011 di un esplosione a Mosca, con tanto di vittime per terra, fatta passare per la ripresa di una telecamera di sorveglianza dell’aeroporto belga? E’ successo di nuovo, a Monaco. La presunta immagine di morti e feriti nel centro commerciale Olympia, fatta circolare nei media, è la foto, trattata, di un’esercitazione svoltasi mesi fa nel Regno Unito. Vedete la foto originale trasmessa da RT e poi quella manipolata, con i volti oscurati, fatta passare per la scena di Monaco.
Nella prima foto, originale,, il tipo ha occhiali e mascherina contro gli effetti dell’esplosione simulata. Nella foto trattata lineamenti, occhiali e maxcherina sono spariti.
   
 
 
Cosa c’entra tutto questo con i Pokemon? Non credo che sia azzardato l’accostamento tra l’ossessione Pokemon, la caccia al mostro virtuale, ora non più collocato in ambienti artificiali, ma nelle nostre piazze, case, musei, parchi, cimiteri, bar, Hiroshima, bagni pubblici, chiese, e l’ossessione della morte, dei mostri-terroristi, del serialkilleraggio passato dal mondo virtuale dei videogiochi a quello reale delle guerre esterne e interne giustificate dall’Isis.Tutto, Pokemon, smartphone, videogiochi, guerre, terrorismo esterno e interno e guerre, esce dallo stesso laboratorio dello scienziato pazzo. Tutto serve ai fini per i quali i committenti lo hanno reclutato e incaricato, lo scienziato pazzo, ma ricco..
 
Pokemon e lobotomia
I Pokemon da inseguire, catturare, potenziare, liquidare, per strada sono la versione apparentemente giocosa e benevola, con mostricciattoli accattivanti, compatibili, dei nemici  orripilanti, ma posti in ambienti di fantasia, che il giocatore di playstation deve affrontare, frantumare, bruciare, sterminare. Sono i consanguinei dei chat, dei giochi, dei selfie immagazzinati, delle musiche negli smartphone, Ipad, Iphone. Sono gli strumenti di genii criminogeni al servizio dei sociocidi che si sono ripromessi il governo totalitario del mondo, la sottomissione del genere umano, l’illimitato sfruttamento della natura, l’arricchimento sensa remore con trasferimento di ogni ricchezza dai suoi titolari ai rapinatori della Cupola. Nella metro, sul treno, in qualsiasi sala d’aspetto, sulle panchine, tra i banchi di scuola, nelle assemblee, nove idioti su 10 perdono la percezione di dove stanno, di cosa e di chi li circonda, dei suoni, colori, degli stimoli esterni al ricordo, alla riflessione, all’emozione, per sprofondare nell’isolamento totale, travestito da comunicazione o gioco. E’ l’atrofizzazione dei sensi, dei processi mentali, dei rapporti con gli altri e con l’ambiente. E’ l’atomizzazionedella comunità, l’isolamento dell’individuo, la frantumazione di ogni coesione sociale. E’ rendere inoffensivo la persona e, quindi, il suo contesto storico e naturale.
 
 
Con i brutti ceffetti di Pokemon, del solito pessimo gusto disneyano nippo-americano che aveva già tolto dignità e autenticità agli animali biecamente antropomorfizzati (per sostituire nei bambini al rapporto con esseri altri ma veri quello con repliche di se stessi, parlanti e abbigliati, hanno fatto un passo avanti. Intanto e ancora non ci si rapporta più con i propri simili e il proprio ambiente naturale o urbano, costruito dalla natura e dalla creatività umana appositamente per noi. E magari, fissati su quell’aborto di fantasia che compare all’incrocio, si andasse a sbattere e ci si svegliasse! Sarebbe un effetto collaterale anche benefico, educativo. Ma si degrada tutto ciò che ci circonda, che vada amato, goduto, incamerato, o criticato, respinto, combattuto o sposato, facendone la quinta casuale e irrilevante di piccoli obbrobri virtuali. Obbrobri a cui i creatori e i politici sponsor hanno assegnato il compito di catturarci. E’ l’hybris per cui ci illudiamo di catturare, prevalere, affermarci, vincere e, invece, siamo catturati, sottomessi, vinti. Senza renderci conto. Come succede in quel grandissimo, profetico, orwelliano, film di John Carpenter “Essi vivono”, nel quale messaggi subliminali di autocastrazione e obbedienza, leggibili solo a chi aveva quell’ultimo paio di occhiali (metafora della capacità critica), venivano assorbiti e metabolizzati da una massa ridotta in schiavitù senza sapere perché e senza rendersene conto.
 
C’è un altro programmato effetto disumanizzante nei redditizissimi, in termini monetari e sociocidi, Pokemon. Nell’immaginario individuale e collettivo vanno a sostituire un mondo di fiabe popolato da personaggi con una storia, un carattere, comportamenti, contraddizioni. Insomma, al posto di un interlocutore impegnativo, con il quale misurarsi e grazie al quale penetrare in altre categorie di comportamento, confrontarsi con altri piani mentali, trovarsi in ragionata contraddizione o armonia, ci sono queste macchiette colorate che appaiono e, al più, si trasformano senza motivazione, senza passato e futuro, senza contesto, senza un mondo parallelo nel quale trovare riflessi o negazioni del proprio. Un vero assassinio di Biancaneve, del Lupo Cattivo, di Pollicino, di Pinocchio e del Gatto e La Volpe. Dunque un socicidio abilmente affiancato al culturicidio. Un’umanità lobotomizzata, è questo il compito assegnato, in cambio di fior di miliardi e nella standing ovation di milioni di lobotomizzati, a Bill Gates, Steve Jobs,  Nintendo e gli altri mercenari del potere assoluto.
 
 
Naturalmente, a parte qualche voce dissidente compressa tra gli osanna idolatri della tecnologia qualunque essa sia (una è quella dell’ottima Daniela Ranieri su Il Fatto Quotidiano), il coro è totalmente sincrono. Sembra che l’umanità abbia compiuto un altro scatto verso l’evoluzione: la realtà virtuale inserita in quella fisica, felice matrimonio che universalizza il ludico in tempi per altri versi cupi e deprimenti. E qui il “manifesto”, con quell’etichetta per i gonzi di “quotidiano comunista”, esprime tutta la sua autentica natura di organo di fiancheggiamento dei processi di decerebrazione e falsificazione mondialisti. Accanto al panegirico dedicato a una serial killer da manicomio criminale come Hillary Clinton (ripetendo, dopo gli scandali della sua corruzione, la sua frantumazione della Libia e di Gheddafi, i suoi servizi da  bella di giorno e di notte nei postriboli Wall Street, Pentagono e Neocon, l’esaltazione del 2008, racchiusa nel termine “Angelo biondo”), accanto all’istantanea esecuzione di ogni desiderio che traspaia dai poteri criminali supremi, che riguardi l’Afghanistan o Assad, Milosevic o Gheddafi, l’operazione Regeni o il salvataggio della democrazia turca grazie a Erdogan, ci sono gli ascari della Kultur.
 
Alias, i paginoni detti culturali, astruserie elitarie da far sentire un allocco non solo il proletario, ma perfino un laureato di cospicui studi. Pagine perciò utili, con l’effetto esclusione e umiliazione, alla lotta di classe dall’alto, che hanno un loro campione in tale Federico Ercole. Quanto più splatter, orrido, corruttore, cultore di violenze efferate, sollecitatore di massacri  e devastazione, è un nuovo videogioco, tanto più orgasmatici sono i peana di Ercole. Il personaggio pare muoversi tra incoscenza e complicità con quanto è alla radice della necrofilia che gli Stati Unii coltivano nel proprio ventre e rovesciano sul resto del mondo. E naturalmente non poteva mancare all’appuntamento con i Pokemon, che la sua tagliente intelligenza ha classificato nell’amabile mondo del ludico. In pagine del giornale che avviluppano questa vera e propria apologia di reato, questo incitamento a spersonalizzarsi, se non a delinquere, si parla anche di altro. Tipo della campagna di killeraggio di afroamericani in corso negli Usa, su cui sono chiamati a sdottoreggiare comparse mediatiche rotte a ogni imbecillità: la diffusione delle armi, il secondo emendamento, il razzismo latente o patente, il disagio sociale, l’esclusione, l’incomunicabilità tra le comunità, bla bla bla.
 
In tanto, qualche pagina più avanti, Federico Ercole inneggia a tutto quello che è stato inventato e viene inventato, esaltato, diffuso, consumato al fine preciso di rendere normale e addirittura affascinante una polizia militarizzata, composta da energumeni in foia di pestaggio e spari in testa, appositamente addestrata perché i neri, e non solo i neri, si rassegnino. E, se non lo fanno, giustifichino l’inaugurazione di quei campi d’internamento, già allestiti dalla FEMA (Protezione Civile) in tutti i 52 Stati, in vista delle sollevazioni che ci saranno quando la gente non ne potrà più. O quando troverà gli occhiali che fanno scoprire i messaggi subliminali.
 
E’ il processo in atto in tutto l’Occidente. Dalle nostre partri la via la indica Erdogan che ha appena chiuso 130 pubblicazioni e incarcerato una cinquantina di giornalisti, oltre a 60mila altri sospetti. Autoattentati e autogolpe a questo servono. E’ confermato dall’11 settembre in poi. Germania e Francia si adeguano di corsa: Guardia Nazionale di nuova istituzione, tipo i pretoriani dell’imperatore, militari in strada, forze speciali, sorveglianza totale. I sospetti? Tutti. E’ il nuovo ordine mondiale, bellezza. Gli attentati servono a questo, non lo vuoi capire?
 
Manifesto e Amnesty: meglio Erdogan che Al Sisi
 
 
C’è Erdogan, al confronto col quale il presidente egiziano Al Sisi, malauguratamente laico e non Nato, è una mammoletta (diffidate dalle nefandezze che gli attribuiscono le vivandiere dell’Impero: è la tecnica Saddam, Milosevic, Gheddafi, Chavez…). Ci sono i capi che dalle capitali occidentali ordinano l’eliminazione dalla faccia della terra di paesi e popoli. Ma chi va a fiaccolar al Pantheon il “manifesto”, e con lui Amnesty Italia, e con loro Arci, triplice sindacale, Acli, i sindacalisti degli embedded Federazione della Stampa  e Usigrai, con la faccia come il culo, Save the Children, (quella del Viagra data da Gheddafi ai suoi soldati perché stuprassero bimbetti) e tutto il cucuzzaro ripugnante dei fiancheggiatori dei creatori di Pokemon e Isis? Ma come non indovinarlo: Giulio Regeni. Sì, proprio quello che a Londra se la faceva, nella simpatica ditta “Oxford Analytica”, con i più fetidi arnesi dello spionaggio atlantico e degli squadroni della morte: McColl, Young e Negroponte. Povero ragazzo che si è fidato di chi lo ha spedito a immolarsi per una bella provocazione a un presidente che si era permesso, con grave scorno del “manifesto”, di liberare gli egiziani dai cari e fidati Fratelli Musulmani.
 
Qualcuno al Pantheon avrebbe potuto scorgere qualche tesserino Cia. Qualcuno a Monaco avrebbe potuto intravvedere battaglioni di reparti speciali zampettare in giro per tre ore lasciando fare a un mattocchio iraniano. Qualcuno a Rouen o a Nizza, a Ansbach o a Wuerzburg, avrebbe potuto fare domande sconvenienti sul perché quelli che oscurano siti eversivi e ne catturano i titolari, non hanno mai beccato quelli dei siti Isis che rivendicano ogni nequizia. Qualcuno a Parigi, Bruxelles e altrove potrebbe aver visto che i terroristi si sarebbero potuti bloccare vivi meglio di un piccione a San Marco, ma che li si ammazzano apposta. Qualcuno avrebbe potuto… se intanto non fosse stato impegnato ad acchiappare quel maledetto Pokemon.
 
Pubblicato da alle ore 20:05

Il killer di Nizza a Ventimiglia? Spunta il video

Raddoppio Tunnel del Bianco, il No di Valle Virtuosa. “Inquinante e costoso”

http://www.aostasera.it/articoli/2016/07/28/41232/raddoppio-tunnel-del-bianco-il-no-di-valle-virtuosa-inquinante-e-costoso

Logo AostaSera.it

Aosta – “Sostenere che il trasporto pesante inquini pochissimo e che il grosso ne sia costituito dal riscaldamento a legna, appare grottesco” sottolinea in una nota l’Associazione.

Valle Virtuosa dice No al raddoppio del Tunnel del Monte Bianco, di cui si sono fatti promotori in particolare i membri del CdA del gestore italiano (SITMB) ed alcuni politici valdostani,  in primis il Presidente della Regione, Augusto Rollandin. 

“Inquinante di per sé, inquinante per l’aumento di traffico pesante inevitabilmente generato, costoso, fatto con soldi pubblici meglio investiti altrove, ipotizzato in una regione che non dispone ancora di una ferrovia moderna (unico caso delle grandi vie di attraversamento delle Alpi), spacciato per quanto non è con argomenti ridicoli e speciosi” sottolinea l’Associazione.

In una nota Valle Virtuosa mette a confronto il Traforo del Bianco con quelli del Fréjus e del San Gottardo, entrambi con progetto in corso di raddoppio “ma, in entrambi i casi, una ferrovia e un tunnel ferroviario sono già presenti (due, nel caso del Gottardo) da ben prima del trasporto pesante su gomma” ricorda l’Associazione. 

Sul Gottardo, il cui traffico è “di oltre il triplo quello del Monte-Bianco, quattro volte quello del Fréjus e dieci volte quello del Gran San Bernardo” (dati 2014), la decisione del raddoppio è arrivata attraverso un referendum.  Per il Fréjus, il cui traffico è paragonabile al Monte-Bianco, Valle Virtuosa ricorda come “il raddoppio partì come costruzione di una “canna di sicurezza” (apparendo allora eccessivo il progetto di costruirne due) e che solo in seguito, “a metà dell’opera”, si optò per il raddoppio”.

L’Associazione punta, quindi, il dito contro i costi. “I soldi da investire per il raddoppio stradale verrebbero invece anche dalle tasse dei cittadini, stante che il 42% della SITMB è di Anas e Regione Autonoma Valle d’Aosta: ora, appare a questo proposito assai riduttiva la spesa prevista di “450 milioni, metà noi, metà i francesi”. Non solo perché queste opere tendono sistematicamente, specie in Italia, a sforare ampiamente i preventivi, ma perché un semplice confronto con il preventivo del Fréjus (497 quello attuale, contro i 409 inizialmente previsti – quindi con un “errore” già accertato del 24% -) induce a una sana diffidenza al riguardo”

Infine il punto “fondamentale” è l’inquinamento. “Sostenere che il trasporto pesante (che sarebbe incrementato dalla costruzione della seconda canna, mentre si cerca di far credere a un rapporto causale inverso) inquini pochissimo e che il grosso ne sia costituito dal riscaldamento a legna, appare grottesco” evidenzia ancora Valle Virtuosa chiedendo un “monitoraggio accurato ed affidato a terze, imparziali parti sull’inquinamento da traffico pesante subito dalla Valle d’Aosta”.

di Redazione Aostasera

28/07/2016

Washington e Riyadh temono la crescita di Hezbollah

I sauditi wahabiti salafiti hanno classificato Hezbollah come terroristi, ci sarebbe da ridere non vi fosse una tragedia di mezzo
di Salvo Ardizzone – 28/07/2016
hezboallah
 
 
Tempo fa, l’esplosione di una bomba che aveva preso di mira la Blom Bank, nel centro di Beirut, ha acceso i riflettori sulla legge varata dal Congresso americano alla fine dell’anno scorso, secondo la quale chiunque abbia rapporti finanziari con Hezbollah incorre nelle sanzioni Usa.
La legge, denominata Hifpa, è stata recepita dalle autorità libanesi per la minaccia che il Libano venga escluso dal sistema bancario internazionale manovrato da Washington. L’attentato, che ha provocato molti danni ma nessuna vittima, è stato subito ascritto ad Hezbollah dai media internazionali, con l’ovvio intento di screditare il Movimento agli occhi dell’opinione pubblica libanese, preoccupata per il sistema bancario e i suoi rapporti con l’estero, indispensabili per un Paese tenuto a galla dalle rimesse degli emigrati.
 
In realtà, la bomba di Beirut è un episodio dell’attacco scatenato contro Hezbollah e l’intero Libano; il varo dell’Hifpa e la sua attuazione sono coincise con una serie di misure adottate dagli Usa e dai Paesi del Golfo contro la Resistenza libanese e contro Beirut allo scopo di destabilizzare il Paese. Un Paese, occorre sottolinearlo, bloccato in un lunghissimo stallo politico dalle stesse forze che ora l’attaccano, perché, malgrado ogni tentativo, non riescono più a manovrarlo a piacimento; un Paese per di più zavorrato da un milione di rifugiati siriani che si sono aggiunti ai tantissimi palestinesi già presenti, e con la guerra lungo i confini.
 
All’inizio dell’anno, sotto la pressante spinta di Riyadh, i Paesi arabi hanno classificato Hezbollah organizzazione terroristica; singolare definire così una forza politica legittima che gode di un vastissimo consenso popolare e che fa parte del Governo, e lo è ancor di più da parte di Stati noti per l’aiuto incondizionato assicurato alle vere organizzazioni terroristiche.
 
Al contempo, l’attacco al sistema bancario libanese ed all’economia, vuol tentare di fare terra bruciata attorno al Movimento della Resistenza; secondo quanto dichiarato dal Governatore della Banca Centrale, Riad Salameh, alla Cnbc americana, già l’8 giugno circa 100 account correlati ad Hezbollah erano stati congelati. Peccato si sia dimenticato di specificare, come rilevato dall’Agenzia Reuters, si tratti di ospedali, scuole, istituzioni sociali e caritatevoli attraverso cui il Partito di Dio assicura welfare, istruzione, assistenza sanitaria ad una vastissima parte del Popolo libanese che ne sarebbe altrimenti escluso, e lo fa in strettissimo contatto con il Governo.
 
In sostanza, con la mossa voluta da Washington e Riyadh, lo Stato libanese viene sottoposto al ricatto di rompere con Hezbollah, pena sanzioni finanziarie; ma facendolo, ammesso che voglia o possa farlo visto il consenso popolare di cui gode il Partito, farebbe crollare l’impalcatura di sicurezza, assistenza sociale ed economica con cui Hezbollah sorregge la popolazione, e con essa crollerebbero anche le Istituzioni nazionali.
 
In realtà, è a questo che puntano i nemici del Movimento e del Libano, tentando di replicare per l’ennesima volta il medesimo copione di destabilizzazione provato in Siria, Iraq e altrove.
 
Dietro l’Hifpa c’è la lobby sionista statunitense, che ha un ruolo centrale nel Congresso Usa e nell’emanazione delle leggi; basta leggere il documento dell’Aipac sul provvedimento, quando sostiene che esso costringerà a scegliere fra fare affari con Hezbollah o con gli Usa. Dichiarare il Partito di Dio organizzazione terroristica e comminare sanzioni a chiunque abbia rapporti con esso, ha lo scopo di colpire la base di consenso che esso ha saputo guadagnarsi negli anni.
 
La bomba alla Blom Bank è un ulteriore passo nel tentativo di destabilizzare il Libano, per tentare di frenare la crescita continua della Resistenza e la sua proiezione nell’area. I timori sono che i nemici del Libano e di Hezbollah, provino ancora una volta ad innescare un’ondata di disordini come nel 2004; sanno che il loro tempo volge al termine e proveranno a giocarsi il tutto per tutto.
 
Costerà sangue e sofferenze al popolo libanese, purtroppo, ma come in tutto il Medio Oriente la Storia s’è rimessa in moto e sta già travolgendo chi vuol fermarla.
Fonte: Il Faro sul Mondo

Hezbollah lancia un appello alla comunità internazionale ad unirsi contro ogni forma di terrorismo

Hezbollah-sostenitori
Il movimento libanese Hezbollah ha condannato l’attacco terrorista contro una Chiesa francese ed ha richiamato tutti i governi e gli Stati a riconsiderare i propri errori del passato, ad adottare un atteggiamento serio ed univoco contro tutte le forme di terrorismo, sotto qualsiasi nome o pretesto, e ad applicare la tolleranza zero davanti ai patrocinatori regionali ed internazionali dei terroristi.
Hezbollah ha segnalato che il recente crimine commesso in Francia fa parte di una catena di attentati ed assassinii compiuti dai terroristi che non si limitano ad un tempo o ad un luogo specifico, ma che stanno mirando alla vita, all’esistenza ed alla dignità degli esseri umani.
Hezbollah ha sottolineato che tali atti di violenza costituiscono una provocazione diretta ed indiretta contro l’Islam e contro la gente di fede mussulmana, inoltre sono un incitamento alla guerra di religione.
Il resto del comunicato ha enfatizzato la necessità di affrontare i paesi ed i governi che offrono appoggio di ogni tipo ai terroristi attivi in Medio Oriente, per garantire così la sicurezza globale.
 
La Francia, di cui circa duemila cittadini partecipano alla lotta nelle file dei terroristi, tanto in Siria come in Iraq, è il paese europeo che più ha sofferto le minacce e gli attacchi degli estremisti del Daesh (Stato Islamico).
 
 
Nota: Hezbollah è il movimento libanese, costituitosi in milizia armata per difendere il paese dalle aggressioni del terrorismo islamista dei gruppi come il Daesh ed Jabat al-Nusra, appoggiati da Arabia Saudita, Qatar e Turchia, con la complicità dei paesi occidentali come USA, GB e Francia.
In origine Hezbollah era un movimento essenzialmente sciita, che si era costituiito per difendersi e rispondere alle aggressioni di Israele sul Libano (tre invasioni nel corso degli ultimi 35 anni), con il tempo si è trasformato, aprendo le sue fila anche a volontari cristiani, drusi e degli altri gruppi etnici libanesi che hanno trovato in questo movimento un baluardo di difesa delle terre e delle comunità del Libano. Vedi: La Brigata cristiana di Hezbollah.
 
brigata cristiana1
Hezbollah Brigata cristiana
 
Attualmente Hezbollah è rappresentato da suoi deputati eletti nel Parlamento libanese e partecipa con un proprio contingente alla difesa dellla Siria dall’aggressione dei gruppi terroristi islamisti, wahabiti e salafiti, molti dei quali sono armati e riforniti dagli USA e dalla Francia. Gli uomini di Hezbollah hanno dato un importante contributo di sangue alla lotta del popolo siriano ed hanno difeso in particolare varie comunità cristiane che rischiavano di essere annientate dai gruppi terroristi islamisti. In Libano la gente sa che, se non ci fosse Hezbollah, il Libano avrebbe subito la stessa sorte della Siria, con il martirio della sua popolazione.
L’Unione Europea e gli USA, su istigazione di Israele, considerano Hezbollah un gruppo terrorista ed hanno sottoposto questo gruppo a sanzioni economiche.
 
volontari cristiani
Volontari cristiani di Hezbollah
 
La stessa Unione Europea intrattiene alleanza e collaborazione con i paesi mandanti ed ispiratori del terrorismo islamico, come l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia, gli stessi paesi che, come noto e comprovato, finanziano ed ispirano il terrorismo wahabita e salafita che adesso sta colpendo anche in Europa, nello stesso modo in cui da anni colpisce in Medio Oriente, con autobombe, sgozzamenti ed assassini indiscriminati.
 
Traduzione e nota: Luciano Lago
 

MANUELL VALLS INAUGURA UN CANTIERE IN FRANCIA MA DIMENTICA DI DIRE CHE L’ITALIA AIUTA LA FRANCIA A FINANZIARE LE OPERE DELLA TORINO-LIONE REALIZZATE IN FRANCIA

 Manuell-Valls-21.7.2016-.2

Il regalo dell’Italia alla Francia in difficoltà a finanziare i lavori della Torino – Lione :

2,661 Miliardi di Euro

Perché l’Italia accetta di sovvenzionare la Francia? Forse Renzi e Valls potrebbero spiegarlo

Il Primo Ministro francese Manuell Valls  ha inaugurato il 21 luglio 2016 (1) con una cerimonia molto franco-francese, data l’assenza del Governo italiano, la fresa meccanica per lo scavo della galleria di Saint- Martin-la-Porte, definito primo tronco del futuro tubo sud della galleria di base, ma non ha detto che l’appalto lanciato da TELT per questo scavo definisce i lavori ricerche geognostiche al fine di poter utilizzare i finanziamenti europei, che tuttavia secondo la Commissaria Violeta Bulc non spettano nè alla Francia nè all’Italia dati i forti ritardi accumulati. (5)

Valls ha nascosto nel suo discorso molte altre cose e ricordato, sotto tono, che la Francia apportera pour sa part 2,2 milliards d’euros, soit 25%. C’est un coût important. (… contribuirà da parte sua per 2,2 Mld. di €, il 25%. E’ un costo importante.)

Valls non ha detto che il costo totale certificato del tunnel del Moncenisio di 8,6 Mld. di € (2) è largamente sottostimato e che ogni aumento del costo sarà suddiviso in parti eguali tra i due Paesi (ex Art. 18 Accordo Italia Francia 30-1-2012) (3).

Valls non ha parlato del costo del tunnel svizzero del Gottardo di 11,3 Mld. di € (4), inaugurato il 1° giugno 2016, lungo esattamente come quello italo-francese, che indica così il vero costo tunnel del Moncenisio e non ha nemmeno detto che la differenza di 2,7 Mld. di € rispetto al costo certificato dovrà essere ripartita al 50% tra Francia e Italia.

Valls non ha detto che i costi dei lavori inaugurati a Saint-Martin-la-Porte sono a totale carico della Francia e dell’Italia (sempre al 50%), senza alcun contributo dell’Unione Europea, come ha dichiarato la Commissaria ai Trasporti Violeta Bulc il 20 aprile 2015 : “L’importo effettivo da versare dipenderà dalle azioni intraprese entro il periodo di ammissibilità, ossia fino al 31 dicembre 2015″. (5)

dal commentare l’iniqua ripartizione del costo totale del tunnel di base (al netto del contributo europeo di 3,44 Mld. di €) tra Italia e Francia, sempre stabilita dall’Art 18 dell’Accordo del 30-1-2012.: 57,9%  a carico dell’Italia e 42,1% a carico della Francia.

Questa iniqua ripartizione è doppiamente iniqua dato che il tunnel di base della Torino-Lione, lungo 57,2 km, si trova per 12,2 km su territorio italiano e per 45 km sul territorio francese e la proprietà dell’opera sarà italiana e francese nello stesso rapporto (ex Art. 11 Accordo Italia Francia 30-1-2012)  (3).

Valls non ha detto che in conclusione la Francia dovrebbe pagare il 79% dei costi e non il 25% !

In base ad una corretta ripartizione chilometrica, i costi tra Italia e Francia sarebbero talmente diversi da fare impallidire il contributo francese di 2,2 Mld. di  € che Valls ha dichiarato nel suo discorso.

L’importo a carico della Francia dovrebbe essere infatti di 6,18 Mld. di €. (6)

Questo sorprendente risultato dimostra ancora una volta che questa galleria a servizio di una inutile e imposta linea ferroviaria è stata immaginata in un contesto surreale: sia dalla Francia che pensa di farsi pagare il tunnel dall’Italia, sia dall’Italia che accetta questa imposizione.

NOTE

(1) http://www.gouvernement.fr/sites/default/files/document/document/2016/07/21.07.2016_note_aux_redactions_de_manuel_valls_premier_ministre_-_inauguration_du_tunnel_lyon-turin.pdf

Il suo discorso è qui sotto riportato con 13 commenti.

http://www.ledauphine.com/savoie/2016/07/21/chantier-du-lyon-turin-suivez-la-visite-de-manuel-valls

(2) http://www.presidioeuropa.net/blog/wp-content/uploads/2016/03/Certificazione-Costi-Torino-Lione-Raggruppamento-Tractebel-Tuc-RAIL-con-lettera-di-accompagnamento-a-Francesca-Frediani.pdf

La Certificazione dei costi da parte di un terzo esterno (Art. 18 Accordo di Roma del 30 gennaio 2012), base per il cofinanziamento dell’Unione europea, è stata affidata dal sig. Hubert du Mesnil, Presidente di TELT (già LTF), alle società Tractebel del gruppo GDF SUEZ e a TUC Rail. Rimane il dubbio che questo affidamento non sia compatibile con le disposizioni della Decisione C (2008) 7733: III.2.5 – Aggiudicazione dei Contratti e III.2.6 – Conflitto di interessi. Infatti, la società GDF Suez è un membro del Consiglio di Amministrazione di IGD del quale il sig. Hubert du Mesnil è Presidente, http://www.fondation-igd.org/files/pdf/15%20IGD%20Rapport%20Moral.indd-2014.pdf, e la società Tractebel ha lavorato per la Società Lyon Turin Ferroviaire – LTF dal 2002 al 2006 e dal 2009 al 2013, http://www.tractebel-engie.com/references/lyon-turin-railway-line-2/ , e infine che la società  TUC Rail è presieduta dal sig. Luc Lallemand amministratore di RFF (socio storico di LTF) e Vice Presidente di EIM Rail quando il sig. Hubert du Mesnil era Presidente. http://www.vub.ac.be/en/fellows/profiel/luc-lallemand http://www.mobilicites.com/011-147-Nomination-Hubert-du-Mesnil-president-de-l-European-Rail-Infrastructures-Managers.html

(3) Ai sensi dell’Art. 18 dell’Accordo Italia-Francia del 30/1/2012 http://www.presidioeuropa.net/blog/wp-content/uploads/2012/12/Accordo-Roma-30.1.2012-it1.pdf

(4) 11,30 Mld. di € (al cambio 11/7/2016) sono pari a 12,2 Mld. di Franchi svizzeri Cfr. Il dossier del tunnel del Gottardo: Coût du tunnel de base du St-Gothard: 9,7 milliards de francs (prix de 1998, hors renchérissement, TVA et intérêts intercalaires; coût effectif: 12,2 Milliards de francs)

(5) Il 20.4.2015 rif. E-001636/2015 Violeta Bulc risponde a nome della Commissione : “La risposta al terzo quesito (http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=WQ&reference=E-2015-001636&language=IT) degli onorevoli deputati è indicata all’articolo 1 della decisione C(2013) 1376, che prevede una sovvenzione UE di fino a 395 milioni di euro per l’azione in questione. L’importo effettivo da versare dipenderà dalle azioni intraprese entro il periodo di ammissibilità, ossia fino al 31 dicembre 2015.”

(6) Questa la corretta ripartizione dei costi su base chilometrica, dove si dimostra che la differenza, e quindi il minore costo per l’Italia e il maggiore costo per la Francia, ammonta a 2,661 Miliardi di € :

– ITALIA: 12,2 km su 57,2 = 21% del costo totale al netto del contributo UE: 1,676 Miliardi di € (invece di 4,337 Miliardi di €)

– FRANCIA: 45 km su 57,2 = 79% del costo totale al netto del contributo UE : 6,183 Miliardi di € (invece di 3,522 Miliardi di €)

Questa ripartizione ineguale era stata giustificata fin dal 2001 per il differente chilometraggio nei due Paesi delle linee di accesso al tunnel di base. Ma ora, viste le decisioni francese (Commission Mobilité 21, Giugno 2013 (7) e italiana (Delrio, Giugno 2016 cfr. http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=9476 ) di rimandare la costruzione delle linee di accesso nazionali a causa della mancanza di traffico di merci e di risorse pubbliche, questa ripartizione ineguale non è più tollerabile, se mai lo è stata.

(7) http://www.presidioeuropa.net/blog/la-commissione-%e2%80%9cmobilita-21%e2%80%9d-ha-presentato-il-suo-rapporto/

 Inaugurazione della fresa della Galleria di Saint-Martin-la-Porte

21 luglio 2016

Discorso di Manuel VALLS, Primo ministro

(13 commenti in basso)

Solo quanto pronunciato fa fede

Signori prefetti,

Signore, signori parlamentari,

Signor presidente del Consiglio regionale,

Signore, signori sindaci ed eletti,

Signor coordinatore europeo per il corridoio mediterraneo,

Signori presidenti della Conferenza Intergovernativa per la Torino-Lione, cari Louis BESSON e Paolo FOIETTA,

Signor presidente del Tunnel Euralpino Lione-Torino,

Signor direttore generale di TELT,

Signore, signori,

Non è la prima volta che inauguro una fresa … Questa, anche se è particolarmente impressionante – 135 metri, 2 400 tonnellate ! –, e anche se è «nata» in Francia, a Creusot, risponde al dolce nome di FEDERICA …

E finalmente, questo nome, per  sua consonanza italiana, dice bene qual è la sua missione: riavvicinare ancora di più la Francia e l’Italia.

E’ una tappa importante : il lancio dello scavo del primo troncone del nuovo tunnel …

La visita che abbiamo effettuato lascia una certezza : sarà un’opera di lungo respiro. Dodici anni passeranno prima della sua messa in servizio. Ma che opera ! Perché, se oso dirlo, al fondo del tunnel … ci saranno … le valli del Piemonte.

In questo giorno importante, desidero salutare le squadre di TELT e delle imprese fornitrici. Tutto comincia da loro ! E ho visto quante di loro avevano a cuore di portare avanti questa grande avventura : attraversare la barriera delle Alpi !

Desidero salutare anche l’implicazione di Louis BESSON, di Paolo FOIETTA e di Laurens BRINKHORST (un altro nome non identificabile). Senza di loro, quest’opera non avrebbe sicuramente potuto concretizzarsi.

E certo, caro Louis Besson, desidero ringraziarla personalmente perché lei è stato un attore decisivo, testardo, come eletto locale, ministro e presidente della delegazione francese della conferenza intergovernativa. Lei è anche la memoria di quest’opera e lei è venuto a trovarmi ancora qualche giorno fa a Matignon. Lei mi ha offerto il libro che racconta la storia di quest’opera di cui esistono già libri in merito e lei resta con altri certo,  saluto tutti gli eletti/politici presenti, l’ardente sostenitore dell’opera. (1)

All’origine di questa avventura, c’è anche la volontà di altri due uomini …

E’ infatti a poche decine di kilometri da qui che nel luglio 1990, François MITTERRAND e il suo omologo italiano Francesco COSSIGA, hanno avuto questa idea ambiziosa : scavare attraverso le montagne un nuovo passaggio ferroviario per passeggeri e merci.

Venticinque anni più tardi, e dopo ben altri vertici e riunioni, concretizziamo questa ambizione: impegnare i lavori d’una linea ad alta velocità tra queste due grandi città, questi due grandi poli economici che sono Lione e Torino !

Sono molto fiero d’esser stato ugualmente decisionista per quest’ultima tappa.

Il Vertice franco-italiano di febbraio 2015 a Parigi ha dato il via ai lavori definitivi.  Desidero, a questo titolo, salutare l’implicazione del presidente del Consiglio italiano, Matteo RENZI, che ha permesso di giungere alla conclusione di questo accordo storico, completato dal protocollo addizionale in occasione del Vertice di Venezia, nel marzo scorso. (2)

Questo accordo è storico per il suo oggetto … storico, e anche per il suo contenuto. Comporta per esempio il primo testo binazionale per lottare contro le frodi negli appalti pubblici. Il progetto di legge della ratifica di questo accordo sarà sottoposto al Parlamento francese alla prossima riapertura. (3)

Quest’opera è un progetto di grande portata.   Dimostra come l’Italia e la Francia sono partner solidi ; come possono avanzare, costruire insieme, prendere l’iniziativa. (4)

Permettetemi di vedere in questa impresa una bella illustrazione per i tempi presenti. I nostri due paesi – fondatori dell’Unione europea – hanno infatti una grandissima responsabilità.

Proprio quando il progetto europeo è in crisi, amplificato dall’onda dello choc della Brexit, noi dobbiamo lavorare, mano nella mano, a una rifondazione. Perché l’Europa parli di nuovo al cuore degli europei !  Che vedano in lei un’Europa, non impotente o pignola, ma un’Europa che agisca per la loro protezione, per la crescita economica, per l’occupazione.  Un’Europa della concretezza, un’Europa che conti.  E’ la sfida futuro a venire. E il Presidente della Repubblica porterà la voce della Francia.

A suo modo, il tunnel Lione-Torino ci parla d’Europa … dato che beneficia del suo sostegno. L’Europa finanzierà il 40% del costo totale dell’opera. (5)

La Francia contribuirà da parte sua per 2,2 Miliardi di euro, ossia il 25%. E’ un costo importante.

Questo finanziamento dovrà essere assicurato per la durata della realizzazione del progetto, non  pesare esclusivamente sul bilancio dello Stato e concretizzare la nostra ambizione del trasferimento modale. (6)

Ecco perché, l’opera beneficerà dei finanziamenti di un fondo specifico e continuo, i Fondi di Sviluppo per una  Politica Intermodale dei Trasporti nel Massiccio delle Alpi. Questi fondi saranno sovvenzionati dai benefici dei tunnel stradali del Monte Bianco e del Fréjus. (7)

Il fondo potrà anche ricevere nuove entrate, come l’Eurovignetta preconizzata dai parlamentari Michel DESTOT e Michel BOUVARD che saluto. Questa ipotesi è oggetto di una istruzione legale in linea con i servizi della Commissione europea e con il Governo italiano. (8)

Infine, questo importo di 2,2 Miliardi di €, ossia di circa 200 Milioni di € per ogni anno di durata del cantiere, deve essere messo in prospettiva. Al fine di avere una visione precisa del costo reale, deduzione fatta dalle ricadute positive legate al cantiere, ho chiesto che sia stabilita una contabilità analitica. Gli esperti di Bercy saranno a disposizione per questo, a fianco di TELT. (9)

Sì, si tratta di un costo importante.  E’ soprattutto un investimento per l’avvenire. La costruzione di questo tunnel ferroviario avrà infatti numerose ricadute economiche.

Innanzitutto, su scala locale.

Lo scavo della galleria di Saint-Martin-la-Porte ha già permesso la creazione di 455 posti di lavoro soprattutto a persone della regione – e non è che l’inizio! (10)

L’iniziativa « Gran Cantiere» – dotata di un finanziamento di 32 Milioni di € – deve inoltre garantire lo sviluppo economico locale.

Le ricadute economiche sono rappresentate anche dallo sviluppo degli scambi tra la Francia e l’Italia.

Scambi già importanti – l’Italia  è il secondo partner  economico della Francia, con 70 Miliardi di € di scambi commerciali – ma gli scambi che avremo, non ne dubito, si intensificheranno.

Il simbolo di questi stretti legami economici è il gruppo d’imprese che si è visto attribuire la realizzazione di questa galleria, sotto il mandato di SPIE BATIGNOLLES : tre imprese sul versante italiano, altrettante sul versante francese. (11)

Dicendo ciò, non dimentico certamente i lavori condotti sul versante italiano, con lo scavo in corso della galleria geognostica della Maddalena a Chiomonte, anche se ho, come voi, l’avete ben compreso, un debole per FEDERICA ! (12)

Quest’opera è un progetto di ampio respiro che ha per obiettivo di ammodernare, di sconvolgere gli schemi classici, il rapporto con lo spazio !

Era impossibile sviluppare la ferrovia del 21° secolo con infrastrutture che datano del 19°. Ora, questo è il caso del tunnel storico del Moncenisio.

Bisognava innovare, inventare ! Dando soprattutto un impulso nuovo al traffico merci ferroviario, che è diminuito in questi ultimi decenni. (13)

Un bell’avvenire è alle porte  Voglio provarlo con l’arrivo a Lione nello scorso aprile d’un treno merci proveniente … dalla Cina dopo aver percorso … 11.000 km in 15 giorni – contro i 50 in nave.  Il nuovo tunnel Lione-Torino favorirà tali convogli lungo  la « nuova via della Seta » ! E l’autostrada ferroviaria alpina che trasporta già 30 000 autocarri ogni anno sarà mantenuta ed estesa. Sconvolgere gli schemi classici, è anche liberare la regione lionese e aprire alla penisola italiana.

Sul versante francese, le valli dell’Arve e della Maurienne vedono transitare un importante traffico di merci pesanti, e ciò fino al corridoio del litorale che è totalmente saturo. Il Governo prenderà prossimamente iniziative sulla questione degli accessi al tunnel, insieme al miglioramento degli accessi ferroviari ad Annecy, Chambéry e Grenoble.

Il tunnel ferroviario Lione-Torino verrà ad aggiungersi ai tre altri tunnel di base : il Lötschberg, in funzione dal 2007, il Gottardo, fratello gemello del Lione-Torino inaugurato il 1° giugno in presenza del Presidente della Repubblica Hollande, e il Brennero i cui lavori sono in corso.

Sconvolgere gli schemi classici significa assumere  grandi decisioni per il mantenimento del nostro ambiente.

C’è urgenza di agire per il « spostamento modale » dalla strada verso la rotaia. Permetterà di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, in particolare nelle valli dell’Arve e della Maurienne.  Quest’opera partecipa così al nostro sforzo per rispettare gli impegni presi in tema di riscaldamento climatico in occasione della COP21.

Signore, Signori,

lo vedete, tutte le condizioni sono presenti perché FEDERICA cominci la sua paziente opera. Un’opera che varrà per le generazioni future che in 20, 30, 40 anni approfitteranno di ciò che iniziamo oggi.

Costruire, fare progetti per il domani, continuare a rafforzare le nostre Nazioni : ecco la nostra missione, ognuno nelle proprie responsabilità, nei propri mestieri.

Noi tutti abbiamo certamente in mente l’attacco terrorista di giovedì scorso. Questa sera,  farà una settimana … L’emozione è viva, quando dei feriti lottano ancora per la vita.

E senza dimenticare nulla delle sofferenze inflitte, senza mai abbassare la nostra vigilanza e ricordando che la nostra determinazione è quella di lottare contro il terrorismo che ha colpito la Francia ma che colpisce l’Europa e il mondo, Noi dobbiamo continuare a vivere quando i fanatismi ispirano solo ad uccidere e a distruggere. La Francia vive, e voglio ricordare la bella frase del Generale de Gaulle: “Noi non rinunciamo mai a essere dei costruttori !”. E’ finalmente questo il bel messaggio per questa inaugurazione in vostra compagnia. Una grande metropolitana per tutta l’Europa. Un’opera per gli uomini e per le donne. Un’opera nel cuore di queste Alpi così belle. Un’opera nel cuore di questa valle della Savoia, uno dei più bei dipartimenti del nostro paese. Un’opera che lega la Francia e l’Italia, ne seguiremo tutti attentamente l’evoluzione.  Non posso dirvi che ci sarò come primo ministro per la sua inaugurazione, ma non dubito che almeno come semplice cittadino avrò l’onore d’essere tra gli invitati quando il tunnel sarà aperto con tutti coloro che evidentemente vi avranno contribuito.

E in attesa: auguri di buon lavoro a tutti ! Buon lavoro, cara FEDERICA !

COMMENTI

(1)  In effetti, Louis Besson è stato caparbio poiché si è attivato nel 2003 con  Jacques Chirac per proibire ogni dibattito su quest’opera rifiutata  dall’Ispezione generale delle finanze e il Consiglio generale dei Ponti e delle strade, che il primo ministro Raffarin voleva fermare. LA PROVA in questo link:  http://lyonturin.eu/analyses/docs/3%C3%A9tapes.mp4 In seguito la Corte dei Conti ha rifiutato quest’opera con quattro rapporti denunciandone l’assenza di finanziamento, l’impossibile equilibrio economico e l’assenza di necessità.

(2) E’ stupefacente che Manuel Valls non citi il nome del vero  firmatario del testo del 24 febbraio 2015: Maurizio Lupi. Il quale ha dovuto dare le dimissioni un mese più tardi per fatti di corruzione nel campo del BTP. L’accordo in questo link http://lyonturin.eu/documents/docs/2015_02_24_Accord%20Lyon-Turin-3.pdf. Le dimissioni di M LUPI possono  essere verificate in questo link http://italie.blog.lemonde.fr/2015/03/20/soupconne-de-corruption-le-ministre-maurizio-lupi-seclipse/. L’accordo franco-italiano seguente è stato firmato da Graziano Delrio che è stato raggiunto da un’indagine della Guardia della Finanza per le relazioni tra la città di Reggio Emilia di cui era sindaco e la ‘ndrangheta: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/07/petrolio-basilicata-il-consulente-della-guidi-e-il-regalo-dei-carabinieri-usciranno-foto-di-delrio-con-i-mafiosi/2615719/. La sua risposta alla polizia nel quadro dell’inchiesta  Il Sindaco non può  sapere  tutto, si assapori dunque il commento seguente.

(3) Il Primo  Ministro è perfetto nel suo ruolo di oppositore della mafia e i trucchi dei mercati pubblici. Ricordiamo che il padiglione francese all’Expo di Milano è stato costruito da  società legate alla mafia, cfr. il commento precedente. Si può dunque  fare loro sapere: http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/07/06/news/la-mafia-dentro-i-padiglioni-di-expo-2015-1.276305

(4)  Segnaliamo che è tuttora impossibile acquistare alla stazione di Torino un biglietto TGV Torino-Parigi a causa del disaccordo tra le due società ferroviarie nazionali.

(5) E’ falso: l’Europa finanzia solo il 40% del costo certificato. Il progetto di nuova ferrovia va da Lione Saint Exupéry a Torino e l’Europa non finanzia né gli accessi italiani né quelli francesi. Inoltre, se il costo certificato di 8,6 miliardi è sottostimato, ed è una certezza, il resto sarà a carico in parti eguali dei due Stati senza partecipazione dell’Europa.  Va ricordato che il costo del tunnel del Gottardo lungo 57 kilometri nelle Alpi è stato di 11,3 miliardi di Euro e nessuno spiega come il tunnel di base della Torino-Lione potrebbe costare per miracolo 2,7 miliardi in meno di quelli svizzeri. Cfr. Fatti e cifre: http://www.gottardo2016.ch/sites/default/files/Low_RZ_SBB_Gottardo_Flyer_FF_103x210_04_f.pdf

(6) Si comprende che il finanziamento dell’opera non si è fermato e non è conosciuto, lo abbiamo sollevato e provato. Il Consiglio di Stato francese nella sua decisione Poitiers Limoges scrive: ” Sulla legalità esterna del decreto attaccato: 7. Considerando  che ai termini dell’articolo L. 1511-1 del Codice dei trasporti : l’articolo 14 della legge del 30 dicembre 1982 relativa alle grandi opere infrastrutturali, alle grandi scelte tecnologiche e ai piani di orientamento infrastrutturale in materia  di trasporti interni, ripresi agli articoli R. 1511-4 e R. 1511-5 del codice dei trasporti: « La valutazione delle grandi opere infrastrutturali comporta : (…) / 2° Una analisi delle condizioni di finanziamento e, ogni volta che ciò è possibile, una stima dei tassi di redditività finanziaria ; (…) 8. Considerando che il dossier d’inchiesta  precedente alla dichiarazione di utilità pubblica, opera di linea ad alta velocità Poitiers-Limoges si limita, nella sua analisi delle condizioni di finanziamento dell’opera, a presentare le differenti modalità di finanziamento abitualmente messe in funzione per questo tipo di infrastrutture e i differenti tipi di attori suscettibili di parteciparvi; che esso non contiene così alcuna informazione precisa relativa al modo di finanziamento e alla ripartizione considerati  per quest’opera ; che a riguardo soprattutto al costo della costruzione, valutato in 1,6 Miliardi di € in valore attualizzato al 2011, la cui insufficienza ha così condizionato la valutazione economica e sociale e ha  avuto l’effetto di nuocere all’informazione completa della popolazione ed è  stata tale da esercitare un’influenza sulla decisione dell’autorità amministrativa ;cosicché il decreto attaccato è così stato adottato nelle condizioni irregolari; http://www.conseil-etat.fr/Decisions-Avis-Publications/Decisions/Selection-des-decisions-faisant-l-objet-d-une-communication-particuliere/CE-15-avril-2016-Federation-nationale-des-associations-des-usagers-des-transports . Il Primo ministro non segue i consigli e le raccomandazioni del Consiglio Generale dei Ponti e delle Strade, dell’Ispezione generale delle finanze della Corte dei Conti e ciò che concerne la mancanza di finanziamento circa le decisioni del Consiglio di Stato. Il Presidente di SNCF e la Direzione rifiutano ugualmente quest’opera come l’ha dimostrato Marc Fressoz nel suo articolo qui  consultabile in http://www.mobilicites.com/011-4798-Le-Lyon-Turin-avance-mais-la-SNCF-n-est-pas-fan.html

(7) Il FDPITMA è retto da  disposizioni del Codice dei trasporti agli articoli 51512 e seguenti. E’ stato creato nel 2002 ed è servito solo a trasferire i benefici del Monte Bianco verso le perdite del Fréjus perché il Fréjus è in perdita e non può  apportare denaro, al contrario,  vanifica i benefici del Monte Bianco, 20 milioni di euro circa nel 2015 secondo il rapporto morale della SFTRF (Société Française du Tunnel Routier du Fréjus) (pagine 36 e 44) http://lyonturin.eu/documents/docs/rapport%20sftrfag2016.pdf . Pertanto, la missione del FDPITMA è chiaramente definita agli articoli R1512 e seguenti del codice dei trasporti: Article R1512-2 I Fondi per lo sviluppo di uno politica intermodale dei trasporti nel massiccio alpino è un’istituzione pubblica amministrativa nazionale, il cui oggetto è concorrere  alla messa  in opera di una politica intermodale dei trasporti nel massiccio alpino attraverso il finanziamento dei differenti modi di trasporto e degli eventuali atti di partecipazione necessari a quest’effetto. Articolo R1512-3 I Fondi per lo sviluppo di una politica intermodale dei trasporti nel massiccio alpino può, per il raggiungimento dei  suoi obiettivi definiti dall’articolo R. 1512-2, soprattutto: 1° Partecipare al finanziamento delle infrastrutture dei differenti modi di trasporto; 2° Apportare un concorso finanziario allo sfruttamento di servizi di trasporto di carattere intermodale; 3° Avere delle partecipazioni nelle società che intervengono nei settori menzionati al 1° e al 2°punto. Finanziando l’attività stradale del Fréjus il FDPITMA e i suoi membri violano il Codice dei trasporti.

(8) Si può constatare che per finanziare un tunnel, presentato come capace di produrre la diminuzione del traffico stradale delle merci, occorre permettere la circolazione dei camion nelle Alpi per recuperare, attraverso i pedaggi, i fondi per   finanziare il cantiere che non durerà 10 anni, ma almeno 15. Poiché la messa in opera del tunnel è prevista, se i fondi saranno disponibili, solo nel 2031. Cfr. il rapporto SFTRF a pagina 20 dove si legge che solo 60.000 autocarri su un totale di 1,2 milione transiteranno in meno sotto il tunnel stradale ogni anno.

(9) Se ci si basa sul costo reale del Gottardo, ossia 11,3 miliardi di €,  la Francia dovrà far fronte ad un esborso totale di 3,52 Miliardi di € (la sua quota del 42,1% relativa al costo certificato di 8,6 miliardi + il 50% del surplus, ossia 1,7 miliardi) e non di 2,2 Miliardi di € come affermato da Manuel Valls.

(10) Un  numero di posti di lavoro da dimostrare perché ci sono lavoratori non locali, come in tutti i cantieri di costruzione.

(11) Gruppo di imprese sotto il mandato di Spie Batignolles. Ricordiamo che Hubert du Mesnil è contemporaneamente Presidente di TELT e Presidente dell’IGD di cui Spie Batignolles è membro del Consiglio di Amministrazione.  Tutto va bene nel paese della trasparenza!  Tutto va bene presso il Primo ministro ! http://fondation-igd.org/index.php/membres.html Cfr. la definizione del conflitto d’interesse secondo OLAF http://ec.europa.eu/sfc/sites/sfc2014/files/sfc-files/guide-conflict-of-interests-FR.pdf 

(12) La fresa è stata costruita da una società al 100% cinese come dimostra il bilancio di NFM Technologies alla pagina 8/41 http://lyonturin.eu/documents/docs/BILAN%20NFM%20TECHNOLOGIES%202014.pdf. La società non ha pagato  un euro d’imposta in Francia come dimostrato alla pagina 20/41 dello stesso documento e ha ricevuto nel 2014 € 242.000 di CICE – Credito di Imposta per la Competitività e l’Impiego come dimostra la pagina 22/41 dello stesso documento. Non è possibile conoscere i subappalti provenienti dalla società madre NHI ma si constata che le poste (di) altre acquisti e carichi esterni, che includono i subappalti, rappresentano più dell’86% del volume di affari della produzione venduta nel 2014 (109 milioni su 126 milioni), un tasso superiore del 10% in rapporto al 2013. E’ accertato che la maggior parte della produzione è realizzata attraverso subappalti. Il confronto degli esercizi 2013 e 2014 relativamente all’ammontare dei salari sul volume d’affari della produzione venduta: nel 2013 i salari hanno rappresentato un valore di 10,857 milioni per un fatturato di 65,5 milioni, tasso =16,57% mentre nel 2014 i salari hanno rappresentato un valori di 11,625 milioni per un fatturato di 126 milioni, tasso = 9,22%.

(13) Gli Svizzeri e gli Austriaci hanno dimostrato con gli storici tunnel del Gottardo e del Brennero di essere in grado di fare circolare fino a 16,4 milioni di tonnelllate di merci all’anno su linee identiches (capacità riconosciuta per la linea esistente), ciò che rapportato alle tonnellate che circolano tra la Francia e l’Italia dalle Alpi del Nord (dell’ordine da 22 a 25 milioni di tonnellate, rotaia e strada, Monte Bianco – Fréjus – Moncenisio) rappresenta dal 74,54% al 65,60%. L’obiettivo  dell’Europa per il 2050 è il 50%. La Francia può dunque realizzare gli obiettivi dal 2050 e quelli della Grenelle dell’Ambiente già oggi. Non è dunque un problema di infrastrutture, la prova è data dal tasso di merci ferroviario deplorevole in pianura su tutto il territorio francese.

I benpensanti della Sinistra e della UE iniziano soltanto adesso a vergognarsi dei turchi

Gentiloni-Boldrini-e-Grasso
Interessante registrare le dichiarazioni (prima e dopo)  di alcuni personaggi politici italiani a proposito del Golpe in Turchia.
 
Laura Boldrini: “In Turchia è in corso un golpe civile. L’Ue ha sbagliato a fare un accordo sui migranti”
“Quanto sta accadendo oggi in Turchia sembra lontano dallo Stato di diritto”, anzi appare proprio “un golpe civile“. Ha parlato così la Presidente della Camera Laura Boldrini, intervistata da Rainews24, su quanto sta avvenendo a Istanbul dopo il tentato colpo di Stato dei militari e la reazione di Erdogan. Dopo aver espresso “solidarietà” e “vicinanza” al popolo turco Boldrini ha chiarito che l’Europa “dovrà essere pronta per accogliere rifugiati turchi“.
 
Gentiloni. Ancora il 1° di Luglio il ministro Gentiloni aveva dichiarato: «La Turchia è sotto attacco. Sostenerla nel processo di avvicinamento all’Unione non è un gesto formale. Sottolinea invece la consapevolezza che il suo isolamento sarebbe masochista».
 
L’intervistatore gli aveva poi domandato:
Eppure la Turchia di cinque anni fa, il Paese dinamico e aperto di allora somiglia sempre di più ad un’autarchia soffocante. Che c’entra con noi?
«Dieci anni di porte chiuse da parte di Bruxelles non hanno aiutato. Ora ci sono  fatti positivi su cui investire: il primo è l’intesa sui migranti, e togliamoci dalla testa che interessi solo la Germania……………».
 
Naturalmente dopo il Golpe l’atteggiamento è del tutto cambiato anche nel caso di Gentiloni il quale, prima favorevole all’ingresso della Turchia nella UE, ultimamente ha dichiarato che: ” “E’ chiaro che non sta né in cielo né terra continuare qualsiasi percorso negoziale con un Paese che introducesse la pena di morte, visto che tra i principi dell’Ue c’è proprio l’abolizione della pena di morte”. Il ministro italiano ha ricordato che l’Unione europea è “molto esigente nei confronti della Turchia”, “al di là della pena di morte che è cosa evidentissima”: “siamo molto severi anche sulle logiche di vendette ed epurazioni, perché a differenza di tanti altri paesi in cui ci sono centinaia o migliaia di esecuzioni capitali, la Turchia è un Paese che ha aperto un negoziato con l’Ue…..”.
 
Ma guarda, i sostenitori della UE, dalla Boldrini a Renzi, al ministro Gentiloni, proprio quelli che fini a pochi giorni fa caldeggiavano l’ingresso della Turchia nella UE, adesso si svegliano ed iniziano ad avere “rimorsi di coscienza” e “scrupoli morali” per aver sempre appoggiato il regime di Erdogan che in questi giorni, fra epurazioni in stile “staliniano”, si trova  decisamente in un percorso diretto verso l’assolutismo islamico (sarà un’altra Arabia saudita?).
Peccato che gli esponenti politici italiani  si siano accorti soltanto adesso del carattere assolutista del turco, guarda caso nel momento in cui in neo sultano Erdogan sta riconsiderando i suoi vincoli con gli USA, che vengono da lui accusati di essere dietro il fallito golpe.
 
boldrini camera
Boldrini alla Camera
 
Ci si chiede se questi personaggi da operetta siano gli stessi esponenti delle istituzioni che oggi fanno i “moralisti” e si preoccupano della violazione dei “dirittti umani” ma che ieri plaudivano quando Unione Europea imponeva ai suoi membri l’accordo con una Turchia che massacrava le popolazioni curde? I diritti umani dei curdi non valevano niente per gli oligarchi della UE e per le Boldrini di turno?
 
Dove stavano i “moralisti” della UE, il ministro Gentiloni e la Boldrini quando, alle Nazioni Unite, l’Ambasciatore russo Churkin mostrava al mondo le prove di come Ankara addestrasse combattenti terroristi in Siria e del traffico continuo di armi e munizioni nei territori siriani sotto controllo dell’ISIS? Quello che dicevano i russi non era degno di fede?
 
La Boldrini ed i “moralisti” della UE neppure e si indignavano quando venivano mostrate al mondo le prove del contrabbando  del petrolio sottratto nei pozzi di Siria ed Iraq e delle opere d’arte rubate che  provenivano  dai territori  sotto il controllo dall’ISIS?
 
Tanto meno Gentiloni ed i suoi colleghi della UE  manifestavano alcuna riprovazione vero Ankara quando alle Nazioni Unite venivano denunciate con momi ed indirizzi tutte le aziende turche per aver conferito  all’ISIS tutte i componenti necessarie alla costruzione di ordigni esplosivi e di armi chimiche. Erano presenti ma dormivano ?
 
In realtà  sappiamo bene dove erano la Boldrini, Gentiloni  ed i “moralisti” della UE, erano tutti a lodare e pontificare Erdogan come alleato dell’Occidente, la Turchia come prossimo membro della UE, il turco come l’uomo giusto al momento giusto.
 
Sono questi i sostenitori dei “diritti umani” e della “democrazia” che adesso fingono indignazione mentre prima erano “pappa e ciccia” con il turco. Sono loro che hanno votato il rinnovo delle sanzioni contro la popolazione siriana che combatte da oltre 5 anni contro i terroristi sovvenzionati dalla NATO, dai turchi, dai sauditi e dalla UE per abbattere il governo di Basahr al-Assad.  Sono sempre  loro che, con queste sanzioni,  hanno aggravato le enormi  sofferenze della popolazione siriana sottoposta da 5 anni ad una aggressione di bande di mercenari sovvenzionati ed appoggiati dagli alleati della UE e da alcune potenze europee come Regno Unito e Francia.
 
I personaggi delle Istituzioni italiane e gli oligarchi della UE hanno un chiaro probelema di strabismo: vedono le dittature esclusivamente nel campo dei paesi ostili agli interessi dell’Occidente, mentre non si accorgono di quanto accade con i regimi assolutisti ed oscurantisti che sono in stretta allenza ed in business con l’Unione Europea, come ad esempio nel caso dell’Arabia Saudita e delle monarchie petrolifere del Golfo.
Ci si domanda quante altre stragi di popolazioni innocenti, come sta accadendo nello Yemen per mano dell’aggressione saudita ed anglo statunitense, dovranno verificarsi per far svegliare dal loro interessato torpore gli esponenti delle Istituzioni Europee ed i moralisti da quattro soldi di casa nostra.
 
Arriverà però il momento, presto o tardi che sia, che la campana dovrà suonare anche per loro e questo probabilmente  avverrà con il risveglio e la presa di coscienza  dei popoli europei.
 
L. Lago

Magistratura francese: ‘Distruggere le immagini di Nizza’

attentato-nizza4
La magistratura esige la cancellazione di tutte le immagini riprese dalle videocamere durante e dopo l’attentato del 14 luglio. Cosa si vuol nascondere a Nizza?
 
di Pino Cabras
 
Ne parla Le Figaro, che non manca di registrare l’assoluto sconcerto degli operatori del centro di videosorveglianza del Comune, sbalorditi da una proposta tanto irrituale. Eppure è così: se non vogliono avere guai penali, dovranno eliminare immediatamente tutto ciò che le 140 videocamere piazzate intorno al luogo del delitto hanno visto dalle ore 22:30 del 14 luglio alle ore 18:00 del giorno dopo.
 
La motivazione ufficiale per la distruzione delle prove è evitare diffusioni incontrollate di immagini che possano ledere la dignità delle vittime o che possano essere usate a fini propagandistici dai terroristi jihadisti.
Ma nel concreto accadrà un’altra cosa: in Francia è in vigore da quasi 20 mesi una legislazione da “Stato d’eccezione”, per cui le copie incomplete delle registrazioni saranno affidate a un sistema opaco, che agisce con totale irresponsabilità in nome di un’emergenza ormai permanente, senza i normali bilanciamenti e controlli dello Stato di Diritto.
 
I precedenti sono già preoccupanti: non abbiamo praticamente immagini della strage del Bataclan del 13 novembre 2015 e quindi non possiamo arrivare a giudicare nulla su cosa sia davvero accaduto allora.
 
Partiamo dall’ipotesi minima. Può darsi che si vogliano insabbiare delle responsabilità legate a una semplice negligenza, come quella gravissima che ha denunciato un’inchiesta del quotidiano Libération, che sbugiarda le dichiarazioni del primo ministro socialista Manuel Valls e del ministro dell’interno Bernard Cazeneuve. I due avevano dichiarato che i controlli erano stati accurati e che c’era un posto di blocco robusto, con veicoli che bloccavano l’accesso al Lungomare degli Inglesi, tanto che il camion in mano all’assassino stragista avrebbe forzato il blocco solo salendo sul marciapiede. Tutto falso, come ha dimostrato Libération quando ha usato le armi più pericolose di un’inchiesta: immagini e testimonianze. Lo ha ricordato Marcello Foa: “Il governo francese ha mentito. Ha cercato, a posteriori, di aggiustare la realtà per coprire le proprie clamorose lacune”.
Ebbene, in questo aggiustamento a posteriori potrebbe rientrare anche la cancellazione delle immagini della strage.
 
Le motivazioni ufficiali francesi somigliano a quelle usate dagli americani per non far vedere il corpo di Osama Bin Laden dopo che venne rimosso dalla Storia nel 2011. Dissero che nessuno doveva vedere Osama morto per non far strumentalizzare le immagini dai terroristi jihadisti. Come no? Il presunto seppellimento in mare chiuse per sempre la questione. A quanto pare anche nel mare della Costa Azzurra si vuole seppellire tutto, per fidarci solo di chi detiene le chiavi dell’allarme.
 
E qui l’atteggiamento delle autorità francesi autorizza a non trascurare altre ipotesi, più maligne. Ipotesi che non cercano solo la negligenza, ma vanno a rintracciare eventuali profonde complicità con la mano stragista.
Se io fossi un magistrato abbastanza protetto dall’indipendenza della mia funzione, nell’indagare su un massacro terroristico cercherei di non essere precipitoso, non avrei tutta questa fretta di eliminare fotogrammi che potrebbero mostrarmi eventuali complici del “lupo solitario” in azione, e scoprire magari che i lupi sono tanti, e si accoppiano con i lupi che il mio Stato ha inviato – a centinaia – a destabilizzare mezzo Mediterraneo. Fuor di metafora, in Francia, dove la magistratura non è poi così tanto indipendente, un magistrato aveva messo ugualmente becco nell’oscura vicenda della strage parigina della rivista Charlie Hebdo. La sua inchiesta venne fermata d’imperio dal ministro dell’interno Cazeneuve, là dove emergevano i rapporti tra i terroristi e i servizi segreti francesi: segreto militare, e più non dimandare.
 
Perfino il presidente turco Erdoğan, mentre difende le sue misure draconiane appena agli esordi in Turchia durante un’intervista ad Al Jazeera, ha buon gioco a citare lo Stato d’emergenza francese come un’anomalia molto più sperimentata.
 
La domanda rimane: cosa si vuol nascondere a Nizza?
 
 
AGGIORNAMENTO
 
Il quotidiano nizzardo Nice Matin riferisce che il Comune di Nizza intende rifiutarsi di cancellare le immagini. L’avvocato del Comune, Philippe Blanchetier, annuncia che l’amministrazione comunale non solo denuncerà il decreto ingiuntivo che ha ricevuto, ma che si appresta anche a chiedere al procuratore di Nizza di sequestrare queste immagini “al fine di non compromettere eventuali altre procedure che possano emergere al di là delle indagini anti-terrorismo attuali”.
 

“L’Unione Europea fermi la repressione in Turchia”: lettera aperta dell’Arci Savona

LA UE DEI BANCHIERI, DEI LOBBISTI fatta di TECNOCRATI NON ELETTI, certo comprenderà che significa democrazia, la Ue che detesta il popolo perché…troppo populista vuoi che non comprenda le ragioni dei popoli?
 
Al direttore | martedì 26 luglio 2016, 08:13
 
Lettera aperta di associazioni, sindacati, ong a Federica Mogherini,
Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari Esteri.
 
“Associazioni, sindacati, reti e ong hanno inviato una lettera aperta a Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, in cui esprimono profonda preoccupazione per la deriva autoritaria assunta dal governo turco.
Il prolungamento dello stato d’emergenza e la sospensione della Convenzione Europea dei Diritti Umani aprono scenari drammatici, mentre il presidente Erdogan con sistematiche epurazioni sta eliminando qualsiasi luogo di produzione di idee critiche, nelle scuole, nelle università, nei media, nella magistratura. Sono più di 60mila gli insegnanti, i magistrati, i funzionari pubblici, i giornalisti sollevati dal loro incarico, mentre sono state incarcerate 13mila persone, e il numero, in entrambi i casi, cresce costantemente.
Di fronte a questo scempio della democrazia, le istituzioni e i governi europei non hanno purtroppo reagito con la necessaria fermezza. L’UE sta dimostrando di essere vittima del ricatto esercitato dal governo turco data la sua posizione strategica nella regione. Ma nessuna ragion di stato può giustificare il silenzio europeo di fronte alle violazioni dei diritti umani e agli arresti indiscriminati.
Alla Mogherini viene chiesto di mettere in campo tutte le azioni possibili per fermare il disegno autoritario di Erdogan, a cominciare dalla sospensione del processo di integrazione europea e dell’accordo sui migranti.
Da parte loro, i firmatari si impegnano a promuovere in Italia e in Europa azioni di solidarietà col popolo turco, con l’obiettivo di arrivare a un grande appuntamento europeo per impedire ad Erdogan di cancellare la democrazia in Turchia.
In Italia è in programma già per domani un sit-in nei pressi dell’ambasciata turca. Dopo quello che si è tenuto mercoledì scorso per la libertà di informazione, quello di domani, promosso da Flc-Cgil, Cisl scuola e Uil scuola, avrà al centro la difesa del sistema dell’istruzione.
Per sottoscrivere la lettera cliccare su www.progressi.org/turchia
Primi firmatari: Arci, Legambiente, Libera, Centro Astalli, Acli, Flc-Cgil, Fnsi, CittadinanzAttiva, Fiom-Cgil, Auser, Slow Food, Rete della Pace, Focsiv, Aiab, Articolo 21, Arci servizio civile, Asgi, Cies,Cime, Cnca, Cospe, Gruppo Abele, Federbio, Link, Lunaria, Mani Tese, Movimento difesa del cittadino, Movimento nonviolento, Progressi.org, Rinnovabili.it, Un ponte per…, Rete della conoscenza, Rete studenti medi, Sei-Ugl, Sì rinnovabili No nucleare, Tavola della Pace, Uds, Udu, Uftdu, Ambiente e lavoro, Comuni virtuosi, Medici per l’ambiente, Centro volontariato int. Udine, Coordinamento comasco per la pace.
Per Arci Savona
Il Presidente
Alessio Artico”

Riforma pubblico impiego. Niente scatti automatici, mobilità d’ufficio o licenziamento per gli esuberi

Cgil Cils e Uil e società civile è troppo preoccupata per i diritti civili in Turchia (come se ieri ante golpe Erdogan non si fosse mai comportato così mah) e troppo occupata ad organizzare un sit in davanti all’ambasciata turca per OCCUPARSI DELLA DISINTEGRAZIONE DEI DIRITTI  IN ITALIA.
Non chiamateli servi.
di Giulia Boffa
Secondo la bozza del nuovo testo unico sul pubblico impiego, vengono eliminate due delle certezze dei dipendenti pubblici.
 
Il documento, che appartiene ad un pezzo della legge delega sulla riforma della P.A., prevede che ogni anno tutte le amministrazioni comunichino al ministero le “eccedenze di personale” rispetto alle “esigenze funzionali o alla situazione finanziaria”: in pratica i dipendenti in esubero possono essere trasferiti in un altro ufficio, purché questo si trovi a 50 chilometri da quello di provenienza, con la mobilità obbligatoria.
 
In alternativa, le ‘eccedenze’ possono essere messe in ‘disponibilità’, ossia non lavorano e percepiscono l’80% dello stipendio, compresi i contributi per la pensione. Se entro due anni non trovano un’altra occupazione, anche accettando un inquadramento più basso, con conseguente taglio dello stipendi, si viene licenziati.
 
In realtà un sistema simile esiste già, ma non sono previste sanzioni agli uffici che non comunicano le eccedenze. Il nuovo testo unico, invece, prevede lo stop alle assunzioni e l’avvio del procedimento disciplinare per il dirigente.
 
Per quanto riguarda gli scatti di anzianità, la bozza del nuovo testo unico li elimina del tutto e prevede che lavoro dei dipendenti pubblici sia valutato ogni anno dai dirigenti.
 
Sulla base di tale valutazione, verrà assegnato un aumento, variabile a seconda delle risorse disponibili e comunque erogato a non più del 20% dei dipendenti per ogni amministrazione.
 
Tra le altre novità c’è anche l’obbligo della conoscenza dell’inglese per i concorsi pubblici e la visita fiscale automatica che scatterà per le assenze del venerdì e nei giorni prefestivi. Inoltre, la bozza prevede anche il buono pasto di 7 euro al giorno, uguale per tutti gli impiegati, stop anche all’indennità di trasferta.
 
Il governo prevede di approvare la legge delega entro settembre, ma la riforma della pubblica amministrazione dà tempo fino a  febbraio 2017.