Sei contro riforma Renzi? Anti-italiano!

11 giugno 2016
 
Oboe, già big della Cisl veneta, fa un’intemerata non degna di lui. Perché, Bruno?
anti-italiano
 
«Il fronte del no alle riforme, che saranno sottoposte al giudizio di tutti noi italiani con il referendum di ottobre, sta coalizzando tutti gli estremi politici, ex fascisti ex comunisti, ex democristiani, ex socialisti, leghisti fino ai grandi riformatori grillini. Tutti i conservatori, da destra a sinistra, sono contro gli italiani». Chi l’ha detto? O meglio: chi l’ha scritto? Matteo Renzi, penserete voi. Sì, il Renzi tranchant, arrogantello, armato di lanciafiamme, che spara sentenze come si fa sui social, dove lui praticamente vive. Sbagliato.
 
Sarà stata Maria Elena Boschi, la fulgida Nostra Signora delle Riforme. Si sa come sono i giovani, specie se privi di curriculum politico, catapultati direttamente al governo, fatti ministri, poca esperienza, molta logorrea, troppa spocchia: non misurano le parole, vanno giù piatti, tradendo sotto i sorrisi nervosetti una fastidio bestiale per le critiche, gli oppositori, i contestatori (Alessio!). No, neanche lei. Acqua, acqua.
 
Ernesto Carbone, l’ineffabile Dem del “ciaone”? Nada, siete fuori strada. Alessandra Moretti, prima bersaniana, oggi renziana, ma sempre e comunque morettiana? Macché (e si starà mangiando le unghie delle mani: come ha potuto non elargire una dichiarazione come questa, così ortodossa, così allineata, così pretorianesca, così intrisa di fanatismo filo-governativo? ma porc…). Sarà stato Vittorio Feltri, neo-convertito sulla via del Nazareno, prima anti-berlusconiano e pro-Mani Pulite (con eccessi forcaioli da brivido), poi megafono del berlusconismo, adesso aggiuntosi al coro delle penne alla renziana? Tsk, non ci siete neanche vicini.
 
Scendete più in basso (si fa per dire: già veleggiamo bassini, con questi nomi). Circoscrivete al Veneto. Focalizzate il quadrante a Vicenza. Zoommate nella pagina delle lettere del Giornale di Vicenza di oggi. Nell’angolo a destra, in un cantuccio, troverete una letterina titolata così, con patriottico gusto mameliano: “Italia. Spero che dopo 30 anni si desti”. Firmato: Bruno Oboe.
 
I più incolti e giovani fra voi si chiederanno: e chi é? Ignoranti. E’ uno storico sindacalista della Cisl vicentina, un esponente di primo piano del Veneto. Uno che ha fatto la storia del sindacalismo da queste parti. Ma parla come un pasdaran del renzismo – mi direte voi. Dà degli estremisti a tutti quelli che non approvano la riforma. Zagrebelsky, Rodotà, Settis e tutti gli altri professori del No: tutti facinorosi, gentaglia pericolosa, potenziali eversori dell’ordine costituito. Mamma mia, che paura. Ma non solo estremisti: sono pure conservatori e in quanto tali, sono contro gli italiani. Italiani contro gli italiani, ovvero contro il popolo italiano. Praticamente traditori della Patria. Anti-nazionali, come dicevano i fascisti degli antifascisti. Anti-italiani.
 
Mah, Oboe deve aver perso colpi. Un’ingenuità così possiamo capirla (ma non perdonarla) dalle Boschi o dalle Moretti. In Carbone, sarebbe il riflesso condizionato del fedelissimo. In Feltri, il suo consapevole e cinico squadrismo giornalistico. Ma in Oboe?! Se sragiona così persino un antico saggio della Prima Repubblica (sindacale), se l’intolleranza avvampa perfino la vecchia guardia (perché l’estremista é proprio lui, e come tutti gli estremisti proietta il proprio estremismo sugli avversari), allora tocca diventare moderati. Prudenti. Istituzionali. Equilibrati. Bilancisti. Un po’ come i padri costituenti del ’48. Anti-italiani pure quelli, con quella fissa di discutere le virgole, conciliando culture politiche contrapposte, in una estenuante Assemblea che ci mise due cavillosi anni a scrivere la Carta, che é un monumento al compromesso. Bleah.

Primi elementi sospetti sulla strage di Orlando

Giu 13, 2016
 
Strage ad Orlando
 
Mentre tutti i media forniscono una versione univoca sulla strage di Orlando: “Estremismo cresciuto all’interno degli USA”, hanno scritto, “atto di terrorismo di un fanatico isolato”, “lupo solitario fanatizzato dall’ISIS”, qualche sospetto sulla versione ufficiale inizia ad emergere.
Secondo Obama, non c’e’ alcuna prova chiara che il killer di Orlando sia stato guidato da estremisti o che abbia fatto parte di un complotto piu’ ampio.
Il presidente americano – che ha parlato dallo Studio Ovale al termine di un briefing con Fbi e antiterrorismo – ha spiegato che il killer sembra sia stato ispirato dall’informazione estremista disseminata in internet.
 
In un  suo discorso di qualche giorno prima, Obama aveva  detto: “Ho appena partecipato ad una riunione in cui mi hanno detto che abbiamo cittadini USA che visitano i siti web  dello Stato Islamico, pur vivendo loro qui negli Stati Uniti e  pur essendo  cittadini nord americani. E se se questo ci consente di metterli nella lista di esclusione aerea, per quello che riguarda le linee aeree. tuttavia, è colpa dell’Association National del Rifle,se non possiamo proibire loro di acquistare armi da fuoco”.
“Se qualcuno è un riconosciuto simpatizzante dello Stato Islamico e vuole entrare in un negozio di armi o visitare una fiera di armi e comprare la quantità di armi e munizioni che vuole, nessuno gli può proibire questo. E tutto questo avviene nonostante il fatto che l’FBI sappia chi è questa persona”.
Curiosamente, 4 giorni dopo questo discorso, è avvenuto un attentato portato a termine da un simpatizzante dello Stato Islamico, interrogato tre volte dall’FBI e che si era recato ad un negozio di armi per acquistare un fucile d’assalto per realizzare una strage.
Molti degli elementi, come quelli che paventava Obama, nel suo discorso dell’8 di Giugno nel Teatro Lerner di Elkhart, nell’Indiana, si sono esattamente avveratiUna coincidenza?
Tutto questo risulta estremamente conveniente per facilitare il programma di disarmo della popolazione nordamericana spinto fortemente  dall’Amministrazione Obama…
 
Orlando Shooting
 
Un testimone della strage afferma che ci sarebbe stato un secondo cecchino nella discoteca
Un tale Janiel González, presente sul luogo della strage, ha riferito ad un giornale che si era accorto del fragore di due armi da fuoco nel corso della strage. “Sono abbastanza sicuro che c’era più di un cecchino. Ho udito due armi che sparavano allo stesso tempo”. Il testimone afferma di aver ascoltato i colpi di un’altra pistola da una direzione diversa, per cui ci si domanda se vi erano due uomini armati.
Gonzales ha riferito che “tutti noi si siamo buttati a terra cercando di trovare un posto da cui fuggire. Ho guardato alla mia destra ed ho visto gente che passava da sotto alcune tende e abbiamo trovato una porta”.
Tuttavia la porta era stata bloccata da un uomo, Non era sicuro che fosse un elemento delle sicurezza del club o di un complice degli uomini armati.
Vi erano 50 persone che stavano cercando di saltare uno sopra l’altro tentando di uscire dal locale. C’era un individuo che manteneva la porta e non ci lasciava uscire e ci diceva: “Rimanete dentro, rimanete all’interno”. Nel frattempo il cecchino si avvicnava alla porta e tutti erano presi dal panico e la gente si spingeva e gridava: lasciateci uscire!”
Gonzales, nel suo primo pensiero, dice che si trattava di un crimine di odio. “Questo tipo stava cercando di impedire che la gente fuggisse, Forse lui ed il killer stavano lavorando insieme”, ha detto.
 
Testimone della strage di Orlando
 
Come inizia ad essere abituale in tutti gli attentati (qualche cosa di simile era accaduto nelal Sala del Bataclan di Parigi), sembra che ci sia sempre l’intervento di più terroristi o tiratori scelti, rispetto a quanto descritto dalla versione ufficiale che ci viene raccontata…
 
Sospetti sul ruolo del G4S per il nord americano
Se questo nonbastasse, il portale  Zerohedge, citando una ricerca suscitata dal Judicial Watch, risulta che il Dipartimento della Sicurezza degli USA aveva fatto trasportare in forma discreta gli immigranti illegali dalla frontiera messicana per portarli a Phoenix, Arizona e li avrebbe lasciati liberi classificandoli come OTM (altri rispetto ai messicani).
Risulta uno strano collegamento tra l’impresa di sicurezza G4S in cui lavorava: precisamente l’impresa di sicurezza che ha contrattato il Governo USA per realizzare il trasbordo di immigranti illegali.
Di fatto le pattuglie che operano sulla frontiera con il Messico denunciano che si stanno liberando immigranti illegali per mancanza di strutture dove detenerli e che si sta facilitando l’entrata di possibili islamisti radicali fra gli immigrati illegali, considerando che lo stesso Mateen, l’autore della strage, aveva lavorato per la G4S, una società per la Sicurezza che dispone di collegamenti con i Dipartimento di Stato.
Situazione che risulta analoga a quanto si era verificato con i terorristi autori degli attentati di Parigi e di Bruxelles, dove gli autori erano stati elementi che la polizia teneva sotto controllo, la stessa cosa era accaduta con i fratelli Tsarnaev, autori dell’attentato della maratona di Boston.
Nel caso del terrorista di Orlando, anche il padre di questi avva dei contatti con le autorità di Washington, per quanto in forma aneddotica.
Tutti elementi questi che destano più di qualche sospetto sulla vicenda e si pone la domanda a chi possa giovare il clima di paura e di psicosi che si viene diffondendo nella società statunitense e verso quali sbocchi possa portare.
Fonti:   Mirror.co.uk
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

La riforma Serracchiani, tagliare su tutto: ospedali, reparti e pronto soccorso

la moralmente superiore che si batte per il bene comune, soprattutto dei poveri e degli ultimi no? Guai ribaltare i loro banchetti, le tragedie d’Italia son tutte colpa della Lega e di Casa Pound che vogliono sovvertire questa SPLENDIDA DEMOCRAZIA DI MAFIA CAPITALE. Attenzione MAI METTERE IN DISCUSSIONE IL PAGAMENTO DELLE TASSE CHE SERVONO PER DARCI TANTI TANTI SPLENDIDI SERVIZI
 
domenica 12/06/2016
Contro il piano del Pd – Raccolte 2559 firme per indire un referendum abrogativo
 
di Anna Dazzan | 12 giugno 2016
 
I codici rossi sono 29 in un anno in questo pronto soccorso, ragion per cui va chiuso”. La sala mormora e una signora si alza dicendo che solo nel secondo semestre del 2013 sono stati 116, otto volte tanto, smentendo le cifre del Direttore Centrale della Salute e delle Politiche Sociali della giunta Serracchiani, Adriano […]
 
Sanità: «tagliare su tutto»
 
 
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«La riforma Serracchiani. Tagliare su tutto: ospedali, reparti e pronto soccorso». Così nell’edizione di ieri il “Fatto Quotidiano” diretto da Marco Travaglio che non dovrebbe essere fuoco del tutto nemico, titolava un articolo sulla riforma sanitaria del Friuli Venezia Giulia a firma di Anna Dazzan. Articolo postato su fb dai comitati in difesa della nostra sanità che hanno anche promosso il referendum abrogativo della riforma forti delle 2.559 firme a sostegno dei cittadini. Ovvia la soddisfazione dei comitati per aver portato alla ribalta nazionale un problema molto sentito e avversato da una buona parte della popolazione che teme che i tagli drastici possano mettere a rischio quello che è un bene fondamentale come la salute. Vi proponiamo integralmente l’articolo, non certo per innescare ulteriori polemiche, ma per aggiungere un ulteriore contributo, e per di più autorevole, a un dibattito monocorde visto che i vertici della sanità regionale non vogliono ascoltare e proseguono imperterriti sulla strada delle riforme ad ogni costo. Ai lettori le conclusioni.
 
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Dalla Francia scrivono dell’inutilità del progetto Torino – Lione

L’inutilità del progetto Torino-Lione è nuovamente confermata – Lyon–Turin : L’inutilité du projet est a nouveau confirmée

Con questo contributo Bernard Reverdy ritorna sulla principale giustificazione del progetto di nuova linea che raddoppia la ferrovia da Lione a Torino. L’apertura di una nuova galleria si giustificherebbe solo se l’attuale tunnel del Fréjus non avesse la capacità di assorbire traffico futuro.

Utilizzando le più recenti statistiche europee pubblicate nel 2015 sui trasporti in Europa e considerando le ipotesi più favorevoli sugli sviluppi attesi, in particolare circa il trasferimento modale verso la ferrovia, questo contributo porta ad una semplice conclusione: nel 2033, ossia cinque anni dopo la prevista messa in servizio della nuova galleria, il traffico ferroviario annuale delle merci, attualmente di 3 milioni di tonnellate, non supererà i 10 milioni, quantità che la galleria attuale è largamente in grado assorbire.

Questa ulteriore verifica conferma le opinioni riservate di molti economisti ed esperti del trasporto ferroviario. Il finanziamento per la parte francese di questa nuova infrastruttura non è ancora acquisito, dato che si basa sulla creazione della “Eurovignette alpina”, siamo ancora in tempo per fermare il progetto e per reindirizzare l’impegno pubblico verso l’utilizzo ottimale dell’attuale galleria del Fréjus.

Qui il testo Bernard REVERDY Torino-Lione – L’inutilità del progetto è nuovamente confermata 20160218

Bernard Reverdy ha quaranta anni di esperienza professionale nei grandi progetti infrastrutturali, la pianificazione dei territori e lo sviluppo economico. Associato all’economista Brieuc Bougnoux (*), insieme hanno prodotto tre perizie indipendenti sulla Torino-Lione nel 1997, 1999 e 2006. Laureato alla Ecole Polytechnique, Bernard Reverdy ha insegnato per dieci anni economia come Professore associato all’Università Pierre Mendés France di Grenoble. Dal 2008 è eletto locale in Savoia.


(*) Brieuc Bourgnoux, associato del Prof. Bernard Reverdy,  è deceduto in montagna travolto da una valanga il 31 gennaio 2014.

Il padre Daniel ha scritto di lui in memoriam:

… tu étais un farouche opposant du TGV Lyon-Turin, gabegie financière où tu voyais surtout la collusion des intérêts politiciens. Tu étais très sévère pour certains projets ou décisions de nos élites, tu ne mâchais pas tes mots, tu ne ménageais pas la chèvre et le chou. Les promoteurs du TGV peuvent aujourd’hui soupirer d’aise, tu ne leur mettras plus de bâtons dans les roues. … ” http://media.blogs.la-croix.com/brieuc-in-memoriam/2014/02/05/

… tu eri un fiero oppositore del TAV Torino-Lione, imbroglio finanziario nel quali vedevi soprattutto la collusione degli interessi politici. Tu eri molto severo per certi  progetti o certe decisioni delle nostre  élite, tu non ti mordevi la lingua , tu non cercavi di accontentare tutti. I promotori del TAV possono ora tirare un sospiro di sollievo, non metterai più i bastoni nelle ruote … ”

Pubblichiamo qui un suo scritto:

Faut-il dépenser 26 milliards d’euros dans le Lyon-Turin?

Brieuc Bougnoux  2.12.2012 http://www.slate.fr/tribune/65491/lyon-turin-trop-cher

Le Lyon-Turin devrait être 2 fois plus cher que le tunnel sous la Manche pour un trafic 5 fois moins important. C’est une dépense risquée pour la France.

Le 3 décembre 2012, l’infrastructure de transport la plus chère de notre pays, le Lyon-Turin, va faire l’objet d’un sommet franco-italien.

Face au volontarisme politique affiché, le Lyon-Turin apparaît comme une dépense très importante remplissant mal trois fonctions essentielles: transporter des personnes et des marchandises pour un coût raisonnable, lutter efficacement contre le réchauffement climatique, enfin créer de l’emploi et renforcer notre économie.

Explications.

1. Transporter des personnes et des marchandises pour un coût raisonnable

Le projet Lyon-Turin est déraisonnable parce qu’il se caractérise par un coût extrêmement élevé (26 milliards d’euros) et par des trafics captés faibles. En novembre dernier, la Cour des comptes a rendu un avis réservé sur le projet rappelant que les coûts prévisionnels sont «en forte augmentation», les prévisions de trafic sont «revues à la baisse», et la rentabilité socio-économique du projet est «faible».

Dans la bouche de la Cour des comptes, «faible» est un doux euphémisme. On pourrait noircir le tableau en indiquant que le Lyon-Turin devrait être 2 fois plus cher que le tunnel sous la Manche pour un trafic 5 fois moins important. Autrement dit, si vous avez été échaudé par la rentabilité du tunnel sous la Manche, celle du Lyon-Turin promet d’être bien pire.

Pour comprendre la faiblesse des trafics du Lyon-Turin, il suffit de regarder la géographie européenne. Ce projet intéresse les populations des régions Rhône-Alpes et Piémont, soit environ 10 millions d’habitants, guère plus.

Au-delà, un voyageur a toute les chances de continuer à se déplacer en avion tant ce mode de transport est compétitif. En comparaison, le tunnel sous la Manche a permis de relier Paris et Londres, les deux plus grandes villes d’Europe, et ce projet intéressait aussi Lille, Bruxelles et d’une façon générale le sud de l’Angleterre. On peut aussi noter que le Lyon-Turin serait la 5e ou 6e infrastructure d’envergure reliant l’Italie au reste de l’Europe, ce que ne manque pas de rappeler la Cour des comptes en évoquant la concurrence des tunnels suisses, alors que le tunnel sous la Manche est unique. En conclusion, le Lyon-Turin ne pourra pas compter sur des trafics mirobolants venant justifier un investissement aussi important.

2. Lutter contre le réchauffement climatique

En matière de réduction du CO2, toutes les solutions ne se valent pas. Certaines peuvent conduire à une forte réduction de nos émissions de gaz à effet de serre, et d’autres à pas grand-chose, et ceci pour une même dépense.

Le rendement de la dépense publique doit être regardé de près. Sur cette question, la principale alternative au Lyon-Turin consisterait à isoler les logements. En France, le besoin est immense puisque nous avons un des parcs qui consomme le plus en Europe, avec en outre un nombre croissant de ménages éprouvant des difficultés à faire face à leur charge de chauffage.

Même si cette analyse comparative n’est pas simple, selon nos calculs, un euro investi en rénovation thermique devrait permettre d’économiser environ 10 fois plus de CO2 que le même euro investi dans le Lyon-Turin. Avec un budget équivalent au Lyon-Turin, plusieurs millions de logements pourraient être isolés en France. Quoi qu’en dise ses promoteurs, la conclusion est que le Lyon-Turin est peu efficace pour réduire les émissions de CO2. Le coût des tunnels y est bien sûr pour quelque chose.

Quant à la pollution locale dont sont responsables les poids lourds dans les vallées alpines, il semble là aussi y avoir d’autres solutions plus intéressantes. Premièrement, la Cour des comptes propose «de ne pas fermer trop rapidement l’alternative consistant à améliorer la ligne existante».

Sage conseil quand on sait que les prévisions de trafic ont diminué et qu’on peut repousser les horizons de saturation du réseau.

Autre solution, l’autoroute de Maurienne est toute jeune (1998) et reste relativement peu utilisée. Une technologie prometteuse, actuellement testée en Allemagne, consiste à électrifier le transport routier de marchandise grâce à l’installation d’une caténaire au-dessus d’une voie de l’autoroute (autoroute électrique). Ainsi, on n’a plus de pollution locale.

Comparativement au Lyon-Turin, le coût de cette solution est marginal. Aucun tunnel n’est à construire, on se contente d’utiliser une autoroute mitoyenne et peu utilisée de surcroît.

3. Créer de l’emploi et renforcer notre économie

Il est vrai que les infrastructures de transport contribuent en général aux échanges et à la croissance. Mais pas à n’importe quel prix.

Le kilomètre de voie du Lyon-Turin revient à plusieurs fois ce qu’il est habituel de constater dans les projets ferroviaires. Mais surtout, il ne semble pas que ce traitement corresponde actuellement au besoin de l’économie française, confrontée à un choc de compétitivité industrielle sans précédent. Aujourd’hui, la bonne maxime économique pour notre pays n’est pas «Quand le BTP va, tout va» mais «Pas d’avenir sans industrie». Tous les économistes ou presque seront d’accord avec cette analyse.

Le problème des travaux publics est qu’une fois terminés, les emplois s’en vont, comme les hirondelles. On l’a bien vu en Espagne. Ces dernières années, ce pays a massivement investi dans les travaux publics (autoroutes, TGV, aéroports…), au point par exemple que l’Espagne compte aujourd’hui un réseau TGV plus important que celui de la France. Ces investissements n’ont pas eu d’effets structurels sur l’économie, une fois les chantiers terminés, le taux de chômage espagnol est remonté en trois-quatre ans de 9% à 25% de la population active.

L’enjeu est bien de renforcer notre compétitivité industrielle, très sérieusement challengée. L’argent du Lyon-Turin pourrait être beaucoup plus utile s’il était consacré à la recherche et au développement de filières industrielles d’avenir.

Prenons l’exemple de Grenoble, non loin de là. Au cours des vingt dernières années, l’Etat et les Collectivités ont investi 2 à 3 milliards d’euros pour aider au développement de la filière microélectronique. Aujourd’hui, cette filière maintient environ 30.000 emplois localement. La vallée de la Maurienne renforcerait bien plus son économie si on l’aidait à conserver une filière industrielle, comme par exemple l’électrométallurgie. Et ceci serait possible avec 100 ou 200 millions d’euros. Les élus locaux ne doivent pas se tromper de stratégie économique.

Ni les besoins de nos concitoyens en matière de transport, ni la lutte contre le réchauffement climatique, ni enfin la recherche d’une stimulation keynésienne de notre économie ne justifient de dépenser 26 milliards d’euros dans le projet Lyon-Turin.

Brieuc Bougnoux

Relazione

Sabato 11 giugno, alle ore 10, nella sala consigliare del comune di Manziana, il Circolo della Tuscia dell’ANAIC  e il Meetup del Movimento 5 Stelle di Manziana hanno organizzato un incontro sul referendum, in programma a ottobre, sulla riforma della Costituzione e sulla legge elettorale.

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Relatori il senatore Ferdinando Imposimato,  presidente onorario della Corte di Cassazione, consulente Onu, giudice del caso Moro, fondatore del Comitato per il No, Vicepresidente dell’ANPI Roma, e Gianluca Perilli, consigliere  regionale del Lazio per il Movimento 5 Stelle.

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Moderatore il giornalista Fulvio Grimaldi.

Dopo i saluti delle due organizzazioni che hanno allestito l’incontro, Fulvio Grimaldi ha introdotto il tema del referendum illustrando le ragioni del NO alla riforma costituzionale Renzi-Boschi-Verdini e alla collegata legge elettorale Italicum, spiegando anche come lo Sblocca Italia, esautorando gli enti territoriali, fosse il preludio alla controriforma Renzi e come il TTIP Usa-UE ne fosse il naturale completamento.

Il consigliere Perilli ha approfondito con grande competenza tutti gli aspetti tecnici della legge e le degenerazioni politiche che ne derivano.

L’alto magistrato Imposimato da anni documenta e denuncia le malefatte della classe dirigente italiana, a partire dai misteri che avvolgono i grandi episodi di terrorismo per arrivare all’assalto alla Costituzione e ai fondamentali principi democratici insiti nella controriforma Renzi-Boschi-Verdini e nella legge elettorale. Il suo affascinante intervento, che spaziava dal contesto nazionale a quello internazionale, descriveva in termini davvero drammatici un assalto che, se non neutralizzato da una grande mobilitazione popolare e dalla vittoria del NO al referendum, sostenute dall’azione politica del Movimento 5 Stelle, rischia di portarci alla fine della democrazia e a un potere oligarchico di netta marca fascista.

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Il giornalista Grimaldi, alla mano di citazioni testuali, ha poi denunciato il trasformismo dei politici sostenitori della riforma che, però, solo dieci anni fa, ne avversavano vigorosamente quella analoga, pure volta a distruggere la costituzione e a concentrare tutto il potere nelle mani del governo, proposta dal governo Berlusconi e ampiamente bocciata dal voto popolare.

Gli interventi hanno destato grande interesse e molti applausi da parte di un pubblico numerosissimo e attento, che ha poi dato vita a un acceso dibattito, cui ha contribuito, con il suo saluto, anche l’Assessore alla Cultura del Comune, Eleonora Brini.

Da parte di tutti è stato sottolineato il fatto che questa riforma azzera le libertà democratiche e centralizza il potere nelle mani dell’esecutivo, senza i necessari contrappesi. Sono poi stati evidenziati i principi autoritari della legge elettorale proposta dalla maggioranza e il totale ribaltamento della Costituzione vigente nata dalla Resistenza.

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Si è anche sottolineato come nei mezzi di comunicazione si siano completamente oscurate le ragioni del No, proprio parchè questa “schiforma“ è voluta fortemente dai poteri forti internazionali, non solo italiani.

Il grande successo dell’iniziativa ci fa ben sperare per la nostra attività futura nel territorio.

Un grazie particolare va agli amici 5 Stelle per il validissimo e decisivo contributo tecnologico e di allestimento.

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Cogliamo l’occasione per annunciare che dopo metà luglio riprenderanno gli incontri del cineforum Patio Latino. Ci occuperemo, tra l’altro, di America Latina e delle elezioni presidenziali Usa.

Sandra Paganini

(Segretaria Circolo della Tuscia ANAIC)