Centri sociali attaccano CasaPound, ferito disabile. Di Stefano contro Pd e Anpi – VIDEO

Gli squadristi del PD, in 20 assaltano banchetto dell’avversario politico DI 6 PERSONE. Si vede quali sono le priorità dei cosiddetti antagonisti, non sono certo i lavoratori tanto meno i 7 milioni di italiani sotto la soglia di povertà, mai con i bastoni contro i tanti inquisiti del PD, che strano. Ottimo esempio di tolleranza non c’è che dire.
CHI SONO I VIOLENTI? Le truppe a servizio del PD decidono chi ha diritto a manifestare il proprio pensiero e chi no. Questa è il loro concetto di democrazia.
 
Roma, centri sociali assaltano banchetto di CasaPound: tre feriti, tra cui un disabile ed una ragazza
Il video dell’assalto, testimonianza del disabile ferito e le parole di Simone Di Stefano.
 
qui video
14 maggio 2016 ore 14:35, intelligo
 
Momenti di tensione stamattina a Roma, dove un gruppo di estrema sinistra ha attaccato un banchetto elettorale diCasaPound Italia. Tutto è accaduto intorno alle 11.30, quando diverse decine di esponenti dei centri sociali, armati di caschi e bastoni, hanno attaccato un banchetto di CasaPound situato in via Acqua Bullicante, nel quartiere Prenestino. Secondo quanto riportato dal movimento guidato da Gianluca Iannone, “i militanti di Cpi presenti erano in sei e hanno resistito all’aggressione, restando sul luogo del banchetto. Un candidato e un simpatizzante disabile, presenti al banchetto, sono stati portati via in ambulanza. Ferita anche una ragazza. Non si hanno ancora notizie circa le condizioni delle persone ricoverate”.
 
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La polizia, dal canto suo, ha parlato di quattro agenti feriti. I membri dell’antifascismo militante, spiega la questura “sono stati contenuti da agenti della polizia di Stato che erano dislocati a tutela dell’attività propagandistica. Quattro operatori di polizia hanno riportato lesioni. I facinorosi hanno sottratto alle forze dell’ordine un fermato”.
 
La vicenda è stata commentata anche da Simone Di Stefano, candidato sindaco di CasaPound Italia, che ha puntato il dito contro Pd e Anpi che, ha detto, “stanno creando un clima di tensione attorno al nostro corteo del 21 maggio, tentando di impedirlo in tutti i modi e sostenendo che la presenza di CasaPound a Roma, benché attestata da più di un decennio di radicamento politico e sociale, sia intollerabile. I mandanti politici di questo atto vile sono chiaramente loro. La nostra risposta a questo clima di intolleranza voluto dai soliti noti sarà una campagna elettorale ancora più capillare e decisa”.
 
 
14/05/2016 13:47
Raid contro CasaPound: ‘Un disabile e altri due all’ospedale’ – GUARDA IL VIDEO
 
Un gruppo di persone col volto travisato e armate di bastoni, riconducibili probabilmente all’estrema sinistra, ha assalto un banchetto del movimento a Roma. Feriti 4 poliziotti
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Si infuoca la campagna elettorale a Roma. Raid di gruppo di 20 persone con il volto travisato e armati di bastoni contro un banchetti di CasaPound in via dell’Acqua Bullicante al Prenestino.
 
L’assalto è scattato intorno alle 11 e 30 ed è stato contenuto dai poliziotti intervenuti, quattro dei quali sono rimasti feriti.
 
Durante la mischia gli assalitori, molto probabilmente riconducibili all’estrema sinistra, sono riusciti anche a sottrarre alle forze dell’ordine uno dei fermati. Sono al vaglio degli investigatori gli elementi già acquisiti per l’identificazione dei responsabili.
 
Una dura condanna è giunta da CasaPoud, che ha denunciato che “un candidato e un simpatizzante disabile, presenti al banchetto, sono stati portati via in ambulanza”, mentre “anche una ragazza è rimasta ferita”. “, ha precisato la nota, “non si hanno ancora notizia circa le condizioni delle persone ricoverate”.
 
“Da giorni l’Anpi e il Pd – ha dichiarato Simone Di Stefano, candidato sindaco di CasaPound Italia – stanno creando un clima di tensione attorno al nostro corteo del 21 maggio, tentando di impedirlo in tutti i modi e sostenendo che la presenza di CasaPound a Roma, benché attestata da più di un decennio di presenza politica e sociale, sia intollerabile. I mandanti politici di questo atto vile sono chiaramente loro. La nostra risposta a questo clima di intolleranza voluto dai soliti noti sarà una campagna elettorale ancora più capillare e decisa”.
 
Secondo il movimento hanno partecipato all’assalto ben 50 esponenti dei centri sociali contro i sei militanti presenti al banchetto, che “hanno resistito all’aggressione”.
 
Si infuoca la campagna elettorale a Roma. Un raid (CLICCA E GUARDA IL VIDEOdi un gruppo di 20 estremisti col volto travisato e armati di bastoni è scattato questa mattina contro un banchetto di CasaPound in via dell’Acqua Bullicante al Prenestino.
L’assalto è iniziato intorno alle 11 e 30 ed è stato contenuto dai poliziotti intervenuti, quattro dei quali sono rimasti feriti.
Durante la mischia gli assalitori, molto probabilmente riconducibili all’estrema sinistra, sono riusciti anche a sottrarre uno dei fermati alleforze dell’ordine. Sono al vaglio degli investigatori gli elementi già acquisiti per l’identificazione dei responsabili.
Intanto una dura condanna è giunta da CasaPound, che ha denunciato che “un candidato e un simpatizzante disabile, presenti al banchetto, sono stati portati via in ambulanza”, mentre “una ragazza è rimasta ferita”. E, ha precisato la nota, “non si hanno ancora notizia circa le condizioni delle persone ricoverate”.
“Da giorni l’Anpi e il Pd – ha dichiarato Simone Di Stefano, candidato sindaco di CasaPound Italia – stanno creando un clima di tensione attorno al nostro corteo del 21 maggio, tentando di impedirlo in tutti i modi e sostenendo che la presenza di CasaPound a Roma, benché attestata da più di un decennio di presenza politica e sociale, sia intollerabile. I mandanti politici di questo atto vile sono chiaramente loro. La nostra risposta a questo clima di intolleranza voluto dai soliti noti sarà una campagna elettorale ancora più capillare e decisa”.
Secondo il movimento hanno partecipato all’assalto ben 50 esponenti dei centri sociali contro i sei militanti presenti al banchetto, che “hanno resistito all’aggressione”.

Carabiniere sequestrato e picchiato, assolti due No Tav: non ci sono prove

Resta senza indiziati il pestaggio a un militare durante gli scontri del 2011 in Valsusa: dopo oltre 400 giorni di prognosi è stato congedato dall’Arma

Il 27 giugno e il 3 luglio 2011 in Valsusa avvennero gravi scontri

«Mi hanno rovinato la vita. Prima ero un carabiniere, servivo lo Stato, ora non ho più nulla. Mi sento come un bambino, ho paura di tutto, anche di rimanere da solo». La vita del vice brigadiere Luigi De Matteo, 55 anni, si è fermata il 3 luglio 2011 a Chiomonte, durante gli scontri intorno al cantiere dell’alta velocità, quando si trovò solo in mezzo a un gruppo di manifestanti, venne preso, portato nel bosco e picchiato.  

Il giudice Gianluca Robaldo ha assolto per non aver commesso il fatto due attivisti che secondo la procura di Torino avevano partecipato al pestaggio. Erano accusati di sequestro di persona, lesioni gravissime, rapina e detenzione di arma da guerra. I pm Antonio Rinaudo e Andrea Padalino avevano chiesto la condanna a 6 anni, con rito abbreviato. «L’assoluzione era inevitabile», commenta l’avvocato Claudio Novaro, legale di uno dei due imputati. «Gli elementi in mano alla procura erano straordinariamente labili». Uno dei due imputati era stato identificato perché, mentre il carabiniere veniva rilasciato, urlò «il prossimo non torna indietro». Sul secondo gravava invece una intercettazione dei carabinieri del Ros fuori da un circolo anarchico. Durante il processo le difese hanno giocato anche sul fatto che il primo magistrato a occuparsi del caso, l’attuale procuratore capo di Ivrea Giuseppe Ferrando, non aveva incriminato nessuno.  
 
Rimane così irrisolto uno degli episodi più drammatici accaduti negli ultimi anni in Valsusa. Quel giorno si verificarono violenti scontri al cantiere, per cui 47 persone sono poi state condannate in primo grado. De Matteo si ritrovò isolato tra i manifestanti, fu sequestrato e trattenuto oltre un’ora. Gli fu sottratta la pistola, mai più ritrovata. Fu picchiato e rilasciato solo dopo una lunga e laboriosa trattativa. «Ricordo una raffica di calci, pugni e sprangate», ha raccontato. «Mi hanno massacrato e rapinato, si sono presi tutto. Mi ha salvato una ragazza: “Basta, lasciatelo stare, lo state ammazzando”. Da quel giorno non sono più lo stesso». 
La sua carriera è finita lì: dopo 408 giorni di prognosi, è stato costretto ad andare in congedo.  

CENTRO STUDI DI ”IMPRESA LAVORO” METTE IN GUARDIA TUTTI I CORRENTISTI: L’INTERO SISTEMA BANCARIO E’ A RISCHIO FALLIMENTO

mercoledì 11 maggio 2016
 
MILANO – Nella giornata in cui il Banco Popolare arriva a perdere il 12,5% in Borsa e la Banca Popolare di Milano l’8,7%, il Centro studi di Impresa Lavoro pubblica la propria analisi sulle banche italiane: ed è da panico.
 
“Duecentonove miliardi: a tanto ammonta il conto che la crisi del nostro sistema bancario ha presentato ai risparmiatori e agli investitori. Tre miliardi e 900 milioni e’ il controvalore complessivo di titoli azionari e obbligazionari subordinati di Banca Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara e Carichieti, andati interamente in fumo nel weekend del 21-22 novembre 2015, in seguito ai provvedimenti di risoluzione emanati dal Governo e da Bankitalia per salvare la parte buona delle quattro banche dell’Italia centrale da anni in stato di crisi” – si legge nell’apertura della relazione d’analisi.
 
I calcoli sono precisi, documentati e incontrovertibili: il computo fornito dal Centro studi Impresa Lavoro e’ stato realizzato sulla base dei dati contenuti negli ultimi bilanci pubblicati dalle banche cadute in liquidazione, nonche’ degli ultimi aumenti di capitale e dei dati Reuters sui titoli obbligazionari colpiti.
 
“I soci delle quattro banche, oltre agli obbligazionisti subordinati, si sono visti infatti letteralmente azzerare il valore dei propri investimenti, senza per loro alcuna chance di recupero poiche’ sulle nuove banche, che hanno raccolto la parte buona dei vecchi istituti, non possiedono alcun diritto, ne’ patrimoniale ne’ di voto”. Concretamente, sono stati tutti tagliati fuori, abbandonati a loro stessi e alle loro terribili perdite che hanno distrutto i risparmi – anche di generazioni – dei correntisti letteralmente gettati sul lastrico senza alcuna colpa personale.
 
“Le quattro banche oggetto del salvataggio hanno bruciato circa 3,1 miliardi di valore in capitale azionario (di cui oltre 500 milioni raccolti – quasi tutti da piccoli risparmiatori – solamente tra il 2011 e il 2013) mentre a quasi 800 milioni corrisponde la perdita per le obbligazioni junior, ovvero subordinate rispetto alle piu’ comuni ordinarie, anch’esse collocate per gran parte a piccoli risparmiatori – scrive Impresa Lavoro”.
 
Ma questo è solo l’antipasto, per così dire.
 
“Gli azionisti di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, poi, in forza del processo di riorganizzazione in atto con aumenti di capitale e IPO, hanno subito o stanno subendo perdite per complessivi 8,2 miliardi di euro. Tali valori sono stati stimati prendendo come riferimento i valori a cui sono state acquistate dagli investitori/risparmiatori le azioni di queste banche e confrontati con gli attuali valori, prossimi allo zero”.
 
Altri otto miliardi e duecento milioni di euro di risparmi cancellati con un tratto di penna.
 
“Va ricordato, infatti, – prosegue la relazione di Impresa Lavoro – che Banca Popolare di Vicenza valeva al suo massimo 62,50 euro per azione mentre Veneto Banca toccò qualche anno fa quota 39,50 euro per azione posseduta, ora il valore si calcola in centesimi di euro”.
 
Ora si arriva al punto centrale, lo stato delle principali banche italiane, ed è – ripetiamo – da panico.
 
“Molto piu’ trasparente, ma anche molto piu’ grave, il conto per le piu’ grandi banche italiane quotate in Borsa. Il mercato azionario ha punito i loro investitori sin dai primi inizi della crisi finanziaria, ovvero dal 2007. Secondo i dati di Borsa Italiana – elaborati da Impresa Lavoro – il settore delle banche italiane risulta aver bruciato, rispetto al 2007, 197,6 miliardi di euro divisi tra diminuzione del valore di capitalizzazione con una perdita di 148,7 miliardi e aumenti di capitale effettuati e bruciati in Borsa dal 2008 ad oggi per 48,9 miliardi di euro”.
 
“Le 17 banche quotate capitalizzavano in Borsa nel 2007 circa 230-240 miliardi di euro mentre oggi i valori di capitalizzazione si aggirano attorno agli 85 miliardi. Ma la vera spada di Damocle che incombe sulle banche italiane, sostanzialmente comune a tutto il circuito bancario nazionale – scrive Impresa Lavoro – e’ ancora quella dell’elevato volume dei crediti deteriorati, problema ad oggi irrisolto, che corrisponde, secondo le recenti stime della European Banking Authority, addirittura a oltre il 17% del nostro Pil”.
 
La percentuale è insostenibile. In Europa è al massimo un terzo di quella italiana, in alcune nazioni un quinto. Questo significa che le banche italiane sono tutte destinate al dissesto. Ed è ancor più insostenibile la mole effettiva dei crediti deteriorati, che supera i 360 miliardi di euro quando le banche italiane quotate in borsa hanno – tutte assieme – solo 85 miliardi di capitale! Questo è come dire che ogni euro di capitale delle banche, le stesse banche hanno più di 4 euro di perdite da coprire. Sono numeri da bancarotta.
 
“Nella sostanziale impossibilita’ di un aiuto pubblico in soccorso dei dissesti bancari, rimarcata dalle nuove regole del bail-in, una cosa e’ certa: i piccoli risparmiatori dovranno necessariamente aumentare il proprio grado di consapevolezza e ricordarsi che in base alle nuove norme gli unici strumenti davvero tutelati contro il fallimento delle banche saranno i conti correnti e depositi e solo entro i 100mila euro per istituto, mentre gli altri titoli bancari come azioni e tutti i tipi di obbligazioni gia’ oggi possono presentare un grado di rischio piu’ alto di quanto inizialmente prospettato”.
 
In sostanza, Impresa Lavoro sta mettendo in guadia tutti i correntisti italiani dal concreto pericolo di dissesto di tutte le banche italiane.
 
Redazione Milano.
 
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Bersani spiega come l’ISTAT “trucca e falsa” i dati sull’occupazione

 
Più volte ed in diversi articoli, avevamo spiegato quali sono i metodi che l’ISTAT usa per le rilevazioni sulle statistiche che poi ci propina.
 
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In particolare avevamo spiegato come fosse semplice truccare i dati della fiducia degli italiani sui consumi qui l’articolo ma ancora non avevamo capito come facessero a truccare quelli sull’occupazione. Ieri sera Bersani ci ha finalmente “svelato” l’arcano. Il modo è talmente semplice e stupido che nessuna persona di buon senso ci sarebbe mai arrivata.
 
L’ex segretario del PD, inizia parlando della crisi economica, conferma che è ancora in atto e non c’è nessuna ripresa economica. Poi con una semplicità disarmante e ridendo della cosa, forse per sdrammatizzare,  spiega il metodo che l’ISTAT usa: telefona ad un campione predeterminato e fa una semplice domanda, “lei ha lavorato almeno un’ora nell’ultima settimana in maniera retribuita?” Ed ancora: “ lei ha lavorato nell’ultima settimana almeno un’ora, anche presso familiari in maniera NON retribuita? SI? Bene lei è nel mondo degli occupati”. Molto esaustiva la risata sarcastica di Giovanni Floris a commento della spiegazione.
 
Capite? Basta dire che avete pulito il giardino di casa vostra, o avete lavato i tappeti del salotto, per rientrare tra gli occupati e far calare la disoccupazione. Quale casalinga non ha lavorato a casa propria un ora senza retribuzione? Nel video potete sentite le frasi dalla viva voce di Bersani, che inoltre, fa una analisi spietata sulla ripresa economica che – a suo dire – non c’è. E se lo dice lui che fa parte del governo…

Da ieri la legge è in vigore: 203 esami medici sono a pagamento

Potremmo mai contestare il kompagno Renzi che è tanto antirazzista e solidale con  i non italiani?
 
Quando si parla di immigrati, Matteo Renzi è sempre pronto ad aprire il portafogli.
Lo ha dimostrato nei giorni scorsi garantendo la tessera sanitaria per chiunque sbarchi in Italia e aprendo i corsi universitari sia ai profughi sia ai richiedenti asilo. Lo dimostra oggi estendendo ai giovani extracomunitari il bonus per i consumi culturali da 500 euro destinata ai diciottenni. Il tutto, ovviamente, a spese nostre. Il emendamento presentato dal governo in commissione al Senato sarà contenuto nel decreto sulla scuola. CONTINUA
 
Il decreto “inappropriatezza” – mai nome fu più fantasioso – da oggi è in vigore.
 
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Da ieri la legge è in vigore: 203 esami medici sono a pagamento
 
La legge per chi avesse la memoria corta, è quella che porta alla stretta sulle prescrizioni di visite mediche ed esami a rischio come la TAC e riguarda 203 prestazioni di specialistica ambulatoriale di vitale importanza, che ora saranno a pagamento.
Infatti il decreto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 20 gennaio e cita testualmente: “Condizioni di erogabilità e indicazioni di appropriatezza prescrittiva delle prestazioni di assistenza ambulatoriale erogabili nell’ambito del Servizio sanitario nazionale”. Quì il testo integrale
Il decreto pone dei limiti per la prescrizione a carico del SSN per esami di notevole importanza per la qualità di vita. Tra questi, vi sono gli esame del colesterolo, risonanze magnetiche, ma anche estrazioni e ricostruzione di denti ed ancora, Odontoiatria, Genetica, Radiologia diagnostica, Esami di laboratorio, Dermatologia allergologica, Medicina nucleare, cioè TAC. In pratica 203 prestazioni che, se prescritte AL DI FUORI DELLE CONDIZIONI DI EROGABILITA’ contemplate dal decreto saranno A TOTALE CARICO DEL PAZIENTE.
 
Da ora in poi, il medico potrà prescriverli solo rispettando paletti e criteri precisi, che di fatto impediscono la prevenzione, inoltre per i medici che violano la legge, anche solo perché in “coscienza” percepiscono che l’esame va fatto, è prevista una sanzione pecuniaria.
 
I cittadini dunque, non potranno più curarsi pagando solo il ticket, ma – per chi può – dovrà sostenere di tasca propria i costi per visite di routine ed esami che riguardano la prevenzione di importanti patologie come il cancro.
 
A nostro avviso quindi questa legge è incostituzionale, ma il “dittatorello di Firenze”, ormai ha fatto della costituzione carta da “cesso”.
 
la costituzione, infatti nella parte I, titolo II, all’art. 32 cita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
 
Speriamo che qualche medico impugni la legge davanti all’alta corte così da fagli fare la fine degli altri decreti – vedi “Sblocca Italia” – già cassati.
 
Le grandi aziende del settore sono comunque sul piede di guerra, ma solo perché avranno notevoli ammanchi di  introiti, speriamo dunque che almeno per una volta , si “sbranino” tra di loro e i cittadini ne ricavino un qualcosa di positivo.
 
fonte qui