Fukushima 5 anni dopo: nessuno sa cosa fare

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di Dario Tamburrano, portavoce M5S Europa

A Fukushima da qualche parte sotto la centrale, in punti non identificati, ci sono tre “blob” di roba tremendamente radioattiva: il corium, il frutto della fusione del nocciolo di tre reattori nucleari. Quante persone ne sono consapevoli? A Chernobyl il “blob” fu uno solo, prontamente localizzato e isolato dall’ambiente circostante con il famoso sarcofago, mentre in Giappone non é stato ancora possibile farlo: la tragedia prosegue e ogni giorno genera 500 tonnellate di acqua fortemente radioattiva. C’é il sospetto fondato che l’acqua radioattiva raggiunga l’oceano Pacifico, sulla cui riva sorge la centrale nucleare devastata dal terremoto e dallo tsunami nel marzo 2011. Ne abbiamo parlato il 22 marzo qui al Parlamento Europeo, insieme a Nuclear Transparency Watch, durante un evento destinato all’anniversario e alle lezioni che l’Europa (non) ne ha tratto. Mentre arrivavano le notizie degli attentati in città non ci siamo fermati perché ci è sembrato un dovere civico rimanere per quanto possibile al proprio posto e portare avanti le normali attività.

L”incidente del 2011
Nel 2011 a Fukushima il terremoto impedì l’arrivo dell’energia elettrica alla centrale e lo tsunami mise fuori uso i generatori diesel di emergenza. Le centrali nucleari infatti producono energia, ma paradossalmente devono sempre a loro volta essere alimentate di elettricità quando vanno fuori uso, altrimenti é impossibile raffreddare il reattore e le reazioni nucleari vanno fuori controllo.
Il nostro intervento si é concentrato sulla situazione della centrale nucleare, perché comunemente si crede che l’incidente sia stato grave, ma non gravissimo, dal momento che la Tepco (l’operatore dell’impianto) ha fatto filtrare le informazioni nel corso degli anni, quando Fukushima era scomparsa dalle prime pagine dei giornali.

Le versioni della Tepco

In molti siamo rimasti alla prima versione della Tepco con la sua tranquillizzante stima secondo la quale era “danneggiato” (danneggiato, non fuso…) il 70% del combustibile nucleare nel reattore 1, il 33% nel reattore 2 e possibilità di “danni” anche al combustibile del reattore 3.
Adesso invece é generalmente riconosciuto che nei tre reattori di Fukushima é avvenuto un “melt through”: il combustibile nucleare si é fuso insieme all’acciaio dell’involucro di contenimento entro il quale avvengono le reazioni nucleari ed é uscito dai reattori.
Lo ha scritto ad esempio la prudentissima e attentissima agenzia Reuters in occasione di questo quinto anniversario della tragedia. La Tepco ha iniziato le prime ammissioni solo nel novembre 2011 – otto mesi di ritardo – parlando di possibili “danni” all’integrità dell’involucro di contenimento del reattore 1. Il resto é arrivato goccia a goccia e talvolta per vie indirette: alla luce di questo, é ragionevole chiedersi se, e fino a che punto, la Tepco ammetta la gravità dei problemi attuali e se le informazioni di pubblico dominio siano sufficienti a tratteggiare il quadro della situazione.

I blob radioattivi
Come si é arrivati alla consapevolezza del triplice “melt through”? Nel 2015 sono iniziate le ricerche dei resti del combustibile nucleare, per rimuoverli o almeno per isolarli in qualche modo come a Chernobyl. Grazie alla scansione a muoni è emerso che non c’é più combustibile nucleare nel reattore 1 (la fonte é un articolo sulla rivista scientifica Science, riservato agli abbonati) e che ben poco ne sarebbe rimasto nel reattore 2 (per verificarlo bisognerebbe leggere il giapponese). Se il combustibile nucleare non é nel reattore ne consegue che ne é fuoriuscito e che per farlo deve aver fuso l’acciaio dell’involucro di contenimento. E anche il reattore 3 ha affrontato la stessa mancanza di raffreddamento. Ma dove sono i “blob”, il risultato della fusione del combustibile e del reattore? Non si sa. La zona é troppo radioattiva per essere esplorata dagli umani e perfino dai robot.

L’acqua radioattiva
I “blob”, ovunque si trovino, devono essere continuamente raffreddati. Infatti migliaia di persone ogni giorno lavorano a Fukushima: lottano contro la radioattività e contro l’acqua radioattiva. Si versa acqua su quel che resta dei reattori, con lo scopo di impedire che il “blob” si riscaldi. Si pompa via l’acqua per 500 tonnellate al giorno della falda sotterranea, che si infiltra negli scantinati e diventa altamente radioattiva. Nessuno sa bene cosa farne: pur se viene decontaminata, dato che non é possibile però rimuoverne completamente la radioattività, viene stoccata in serbatoi. Attualmente attorno alla centrale ci sono già circa mille serbatoi, ciascuno dei quali contiene 1000 tonnellate di acqua e continuamente ne vengono costruiti di nuovi.

Pacifico radioattivo
Si ritiene che l’acqua di falda radioattiva raggiunga l’oceano Pacifico, sulla cui riva si trova Fukushima, ma la Tepco sostiene che il suo impatto sia limitato all’interno del porto sul quale si affaccia la centrale nucleare e che il problema dell’acqua verrà risolto con la costruzione di un muro di ghiaccio sotterraneo attorno alla centrale nucleare. Il progetto tuttavia é stato bloccato dall’autorità nipponica di regolamentazione nucleare che ha obiettato che una volta realizzato il muro sotterraneo, l’acqua radioattiva nelle cantine raggiungerebbe il livello del suolo, traboccherebbe fuori dall’edificio, e prenderebbe comunque una strada verso il mare.
In poche parole nessuno sa cosa fare.

31 Mar 201609:05

Fukushima 5 anni dopo: nessuno sa cosa fareultima modifica: 2016-04-01T13:57:10+02:00da davi-luciano
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