Petizione al Parlamento inglese: “Il governo apra un’indagine sulla morte di Giulio Regeni”

oh l’Italia lo realizza eccome l’impatto, 5 miliardi di contratti in ballo con l’Egitto che con l’omicidio regeni sono saltati. Chissà chi ci guadagna adesso, 
ma certo la questione è solo sui diritti umani come no
La collega e amica a guida dell’iniziativa: “Stiamo facendo pressioni sugli Stati Uniti dal momento che Giulio studiò anche lì”
 
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La veglia in ricordo di Giulio Regeni venerdì sera a Londra (Lina Victoria)
15/02/2016
francesca paci
 
«Ci è stato detto da autorevoli fonti locali al Cairo che dati i progressi-zero nelle indagini sull’assassinio dei turisti messicani da parte dell’esercito egiziano a settembre scorso, le chance di verità e giustizia nel caso di Giulio sono simili, ossia nulle. Per questo facciamo pressione su Londra e Washington affinché affianchino e rafforzino una inchiesta seria». A parlare è Paz Zàrate, esperta di diritto internazionale a Oxford, amica fraterna di Giulio Regeni nonché sua ex collega al think tank Oxford Analytica, dove lui lavorò tra il 2012 e il 2014. Insieme a una lunga lista di colleghi a residenti nel Regno Unito è l’anima della petizione inviata al parlamento britannico in cui si chiede un’indagine senza esitazioni sul caso Regeni perché, spiega, il suo omicidio riguarda anche il Regno Unito dove il ricercatore friulano ha trascorso dieci anni della sua vita adulta. Con altri studiosi e persone qualsiasi sta cercando di fare pressione anche sugli Stati Uniti dal momento che Giulio studiò anche li, prima di spostarsi in Gran Bretagna fece un fellowship al United World College. La loro richiesta di società civile internazionale si affianca (ma sono due cose differente) alla lettera di 4600 professori di 90 paesi indirizzata nei giorni scorso al presidente eigiziano Sisi.
(Giulio Regeni con l’amica e collega Paz Zàrate)
“Sono costernata che l’Italia non realizzi l’impatto internazionale della situazione, gente legata all’ambiente accademico che non conosceva Giulio ha fatto la fila per ore congelandosi venerdì davanti all’ambasciata italiana per firmare il quaderno delle condoglianze” continua Paz Zàrate citando la pressione che stanno facendo i media inglesi. Ci sono più domande che risposte sulla morte di Regeni, quelle che elude il governo egiziano ma anche altre, come i 5 giorni trascorsi tra la scomparsa e l’annuncio ufficiale arrivato il 31 gennaio. Lei, insiste, come residente nel Regno Unito, sta cercando di fare la sua parte: “Dato che Giulio stava facendo ricerca all’università britannica e ha abitato e lavorato nel Regno Unito praticamente tutta la sua vita adulta, crediamo sia compito del governo inglese di unire le forze con l’Italia”.
Ieri sera a New York e a Washington, come già venerdì scorso a Londra gli amici, i conoscenti i colleghi di Giulio Regeni, compresi tanti che pure non lo avevano mai incontrato, si sono radunati con le candele in mano davanti al consolato italiano per una veglia funebre che è anche una richiesta corale di verità. Tante persone, cappelli e sciarpe contro il freddo pungente, tutte con le foto dello studente torturato e ammazzato al Cairo tra il 25 gennaio e il 3 febbraio scorso e con scritto sul petto l’appello alla giustizia. A Londra c’era anche l’ex premier Enrico Letta che si trovava nella City per un ciclo di incontri alla London School of Economics e ha interrotto la sua agenda per andare alla veglia.
(Jimena Blanco)
“L’omicidio di Giulio è una sfida ai valori della educazione, la stessa educazione che permette i contatti tra paesi diversi, Giulio era uno studioso di alto livello e costruiva ponti tra persone di culture differenti, la sua morte non è solo un affare di Italia e Egitto” spiega uno degli organizzatori del sit in di Washington a cui hanno partecipato numerosi ex compagni di corso di Giulio Regeni come Sela Cowger e Shen Yoong.
L’ex premier Enrico Letta alla veglia in ricordo di Regeni a Londra (Patrick Esson)
Finora il lavoro degli investigatori italiani al Cairo non è stato affatto agevolato dalle autorità locali e quel che ne emerge è un susseguirsi di annunci e smentite. Prima la pista degli articoli del Manifesto (in realtà solo uno e uscito postumo), poi i depistaggi sulla criminalità comune, poi l’allusione ai nemici del governo egiziano e dunque alla potenziale responsabilità di gruppi islamisti (a cominciare dai Fratelli Musulmani), poi i testimoni comparsi dal nulla in un paese dove piuttosto si sparisce nel nulla, infine gli agenti dell’intelligence che in forma anonima sussurrano al New York Times che Giulio Regeni è stato ucciso come una spia, perché sospettato di essere una spia.
Oggi ci sono dubbi anche su quella rivelazione perché appare strana la modalità in un regime che oggi fa quadrato piu che mai (ma che non è mai troppo ricordare non è monolitico ed è invece attraversato da più di una faida intestina). Per il momento ciò che appare evidente è che tutto quanto esce dal Cairo è quanto le autorità egiziane vogliano che esca. Leaks compresi. Che Giulio Regeni sia stato trattato come una spia lo dicono dal primo giorno i suoi amici e tutti i giovani attivisti che hanno subito lo stesso trattamento per essere egiziani ma rei, in quanto oppositori, di flirtare con sedicenti agenti stranieri interessati a destabilizzare l’Egitto. Infatti sin dal 4 febbraio ripetono, “Giulio uno di noi”.
Petizione al Parlamento inglese: “Il governo apra un’indagine sulla morte di Giulio Regeni”ultima modifica: 2016-03-31T21:37:01+02:00da davi-luciano
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