Processo a Terna per violazione del Piano Paesaggistico

E’ stato rinviato al 3 maggio prossimo, per un vizio di forma (mancata notifica ad uno degli imputati), il processo a Terna e ai funzionari della Soprintendenza di Messina per il pilone 40 dell’elettrodotto, a 380 KV, Terna-Sorgente Rizziconi.

di Daniela Giuffrida.

Va vanti da anni, ormai, il braccio di ferro fra ambientalisti e  sull’elettrodotto in corso di realizzazione tra Calabria e Sicilia, una grande opera contestata dagli ambientalisti e dai comitati locali spontanei, sorti nell’area della piana di Milazzo, tra Pace del Mela, Serro, San Filippo del Mela e San Pier Niceto, in una zona dichiarata ad alto rischio ambientale poiché già sopporta gli effetti della presenza di una raffineria e di una centrale termoelettrica Edipower che sembra destinata ad essere trasformata in termovalorizzatore.

Ieri, 23 febbraio, si è svolta nell’ Aula B del Tribunale di Messina la prima udienza del procedimento relativo alla realizzazione nel  di Saponara, del Pilone n. 40 dell’ Elettrodotto Terna Sorgente-Rizziconi. Davanti al Giudice della IIa Sez Penale, dott. Grasso, sono comparsi il responsabile della U.O. VIIa ed il Sovrintendente della Soprintendenza ai BBCCAA di Messina. Era presente anche uno dei difensori del RUP della Società Terna e l’ Amministratore della Ceie Power S.p.A., entrambi imputati.

A causa del rinvio dell’ udienza di ieri, l’Associazione M.A.N onlus, autrice dell’esposto che aveva avviato il procedimento, ha dovuto rinviare la propria costituzione di Parte Civile, costituzione alla quale si procederà durante la prossima udienza, così come sembra avverrà anche per l’Associazione “Cittadini Villafranca Tirrena”, associazione che dal 2010 sostiene le popolazioni che non vogliono la realizzazione dell’elettrodotto.

“Con la citazione in giudizio – affermano le “mamme per la vita” di Saponara – è contestata la violazione delle norme di salvaguardia del Piano Paesaggistico dell’ambito 9, per avere realizzato in area sottoposta alla massima tutela, il pilone 40, la cui autorizzazione, rilasciata anni prima, aveva perso efficacia con la pubblicazione del piano perché l’intervento era in contrasto con lo stesso.”

no terna disegno

“Il Piano Paesaggistico dell’ambito 9, anche se ancora in regime di salvaguardia – sostengono le “Mamme per la vita” – ha oggi un ruolo molto forte nella lotta contro l’inceneritore previsto a San Filippo del Mela da Edipower perché è alla base del diniego pronunziato dalla stessa Soprintendenza, sul progetto della società Edipower/A2A. Ed è proprio per l’importanza che ricopre questo Piano di tutela che dobbiamo e vogliamo incitare tutte le Istituzioni e le Autorità competenti a sostenerlo e a farlo approvare definitivamente dalla Regione Siciliana”.

Il processo iniziato ieri riguarda le violazioni commesse in relazione alla costruzione in contrada Serro Tondo di Saponara del pilone n. 40, sequestrato a Febbraio 2015 dal GIP del Tribunale di Messina e dissequestrato dal P.M. Liliana Todaro nel Luglio del 2015, senza alcuna motivazione e nonostante la conferma del sequestro da parte del tribunale del riesame.

Ma se il pilone n.40 è stato dissequestrato in gran silenzio, da parte di tutti gli organi preposti (Terna compresa) forse per evitare le reazioni degli ambientalisti, cosa ne è stato del pilone n. 45 dello stesso elettrodotto sito, però, nella frazione Serro del Comune di Villafranca Tirrena? E soprattutto come pensa Terna di poter ultimare i lavori e rendere funzionante l’elettrodotto il prossimo giugno, senza l’ utilizzo di quest’ ultimo pilone?

Il pilone 45 è stato posto sotto sequestro dalla Polizia Giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato, su decreto del Giudice per le Indagini Preliminari, il 13 gennaio scorso. A questi, erano state segnalate, dall’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste, alcune anomalie in contrasto con  il Piano per l’Assetto Idrogeologico della Regione Siciliana.

(D.G. 24.02.16)

I No Tav andranno a Venezia

un’opposizione politica italiana a cui il Governo Renzi dovrà tenere conto perchè ogni giorno dei cittadini vi partecipano e sono sempre di più

di Valsusa Report

Da poco ed è confermato, l’8 marzo un martedì settimanale a Venezia, l’incontro annuale tra Francia e Italia. Renzi e Hollande si scambieranno accordi a 360 gradi tra cui la Torino-Lione contestatissima dai valsusini. Come sempre vi è un NoTav ovunque anche dove meno te lo aspetti ed ecco che già qualche settimana fa si vociferava dell’incontro, i valsusini erano pronti, allo scattare della conferma, sul sito del Movimento più amato d’Italia compare l’invito ad andare a Venezia sede dell’incontro.

Si legge: 8 marzo  a Venezia contro il vertice Renzi-Hollande

Nonostante le poche informazioni in merito, abbiamo appreso che l’8 marzo si svolgerà a Venezia un vertice bilaterale tra Italia e Francia per avviare l’iter parlamentare europeo di rettifica del protocollo di intesa sull’apertura dei cantieri per l’opera definitiva. Stiamo parlando di un iter che è molto in ritardo rispetto alla tabella di marcia e che dovrà concludersi in sede europea entro fine dell’anno, a rischio ci sarebbero i soldi della UE a finanziamento dell’opera.L’incontro bilaterale verterà anche su altri temi, tanti i progetti in discussione, ma soprattutto il loro percorso di finanziamento in sede europea. Denari stanziati che, è bene non dimenticare, non sono il frutto del sudore di Renzi ed Hollande ma del nostro, degli europei, di chi lavora e di chi sopravvive a fatica nella crisi; ogni euro, insomma, destinato a quest’opera inutile e dannosa è sottratto a qualcosa di veramente utile per tutti e tutte. Continuiamo infatti a parlare di un’opera che si è già rivelata un pozzo senza fondo, a partire dell’apertura del cantiere per il tunnel esplorativo a Chiomonte nel 2011, una sola galleria messa per traverso rispetto a quello che dicono sarà il tunnel vero e proprio che dovrebbe attraversare le Alpi. Un cantiere ad oggi attivo a fasi alterne nonostante le roboanti dichiarazioni, che devasta il territorio, inquina le nostre acque e la nostra aria e specula continuativamente sui costi. Il tunnel di base che oggi appare ancora molto lontano, prevederebbe 3 gallerie lunghe 57 km mentre oggi quello “esplorativo” è arrivato a 4 km in 4 anni sugli 8 previsti (considerando la dichiarazione di apertura del cantiere). Tempi raddoppiati, costi aumentati; quello di Chiomonte, a conti fatti, si rivela il cantiere perfetto per imprenditori e governo: abbastanza lento, chissà se e quando finirà e nel frattempo continua a mangiare soldi pronti ad essere ridistribuiti a chi è dentro l’affare. C’è chi ringrazierà Renzi ed i suoi amici, ne siamo sicuri. Nel 2012 andammo a Lione a contestare il vertice tra il nostro paese e quello francese e ricordiamo bene quella che fu l’accoglienza delle autorità francesi che con polizia e blocchi tentò di non farci raggiungere la città, inutilmente. Pensiamo che la nostra presenza l’8 marzo a Venezia sia importante e ci stiamo organizzando per esserci. Invitiamo tutti i No Tav e tutti i Comitati e le realtà attive sul territorio veneto e non solo a mobilitarsi insieme a noi, per continuare la battaglia più ampia per la difesa dei territori e contro le speculazioni dei governi italiano ed europeo. Mentre intorno a noi, in questa ingiusta Europa, si chiudono frontiere e si alzano barriere, pensiamo che Renzi ed Hollande non meritino una vetrina immacolata per mostrare i loro disastri.

Ci vediamo a Venezia l’8 marzo!
Avanti No Tav!

Gli fanno eco da Venezia i movimenti  e No Tav Venezia. Partiranno dei pulman dalla Valle di Susa e lungo il tragitto si uniranno ad altri che giungeranno da tutta Italia, sembra che l’evento si sia trasformato in un corteo nazionale contro le Grandi Opere Inutili ed Imposte.

il Comunicato dei Veneziani: MOBILITAZIONE NO TAV – NOMOSE – NO GRANDI NAVI Stop alla devastazione e saccheggio dei territori. Il prossimo 8 marzo – a Palazzo Ducale a Venezia – si terrà un vertice bilaterale Hollande/Renzi su temi vari ed in particolare il progetto Tav Torino – Lione. Il movimento No Tav della Val di Susa ci invita alla mobilitazione dal sito www.notav.info: “… non ci resta che prepararci per dire ancora una volta no a questo progetto. L’8 marzo nella bella Venezia dove Renzi e Hollande, con il loro codazzo di ministri cercheranno una vetrina per esporre al mondo i loro disastri. Una grande opera inutile, un patto finanziario con le banche per strangolare i cittadini, una nuova frontiera per lasciare morire di guerra le persone, una nuova guerra e ancora molto altro di peggio. Aspettando la nefasta scaletta di appuntamenti anche noi ci prepareremo”. Non possiamo che accogliere la proposta che ci viene dal Val di Susa e proporre a tutte le altre realtà del Veneto una giornata di mobilitazione generale, contro il modello di sviluppo caratterizzato dalle grandi opere inutili, dannose ed imposte. A Venezia, città simbolo delle grandi opere – grandi bidoni, della grande retata contro la cricca del Mose che ha rubato e sperperato ben un miliardo di euro sui cinque che finora è costato il Mose, cercano la vetrina per stipulare altri accordi per il TAV in Val di Susa, opera invisa e osteggiata da trent’anni di lotte delle popolazioni della Valle. Nella città dove nulla è cambiato dopo gli arresti del 4 giugno 2014, dove il commissariamento del Consorzio Venezia Nuova da parte dell’Autorità Anticorruzione, serve solo da “specchietto per le allodole” per continuare pervicacemente con un opera inutile, che ha già devastato la laguna, che non finirà mai e che probabilmente non funzionerà mai, visto che i Commissari non stanno neppure accertando le innumerevoli criticità sul funzionamento delle paratie segnalate da anni da scienziati e tecnici indipendenti e nonostante l’inchiesta della magistratura abbia segnalato come le mazzette servissero, appunto, non tanto per vincere gli appalti (il CVN ha la connessione unica), ma per far passare ad un progetto sbagliato i vagli, i controlli e ottenere  le autorizzazioni. Una grande opera che, pur se dovesse funzionare si rivelerebbe inutile, di fronte ai cambiamenti climatici che provocheranno l’aumento del livello del mare.  Nella città dove un’altra grande opera si intende realizzare con lo scavo di un nuovo canale navigabile il Tresse – Nuovo per mantenere le grandi navi da crociera in Marittima senza farle passare per San Marco, quando esistono altri progetti che prevedono un nuovo terminale croceristico alla Bocca di Porto del Lido, fuori quindi dalla Laguna, salvaguardando i posti di lavoro, la salute degli abitanti e l’ambiente lagunare. Un’altra grande opera per soddisfare gli appetiti dei soliti noti, della cricca affaristica e criminale che la retata storica del 4 giugno 2014 ha solo rallentato, ma non certo sradicato, visto che tutto sta continuando come prima, dopo aver cambiato i vertici e qualche nome, ma mantenendo sostanzialmente integro il “sistema”, sostituendo qualche  “mela marcia”, ma mantenendo integro “l’albero” del malaffare, insito in tutte le grandi opere inutili e imposte.

Insomma un’opposizione politica italiana a cui il Governo Renzi dovrà tenere conto perchè ogni giorno dei cittadini vi partecipano e sono sempre di più, a poco serviranno le repressioni utilizzate come in valsusa, denunciate dal Tribunale Permanente dei Popoli nella storica sentenza del 2015 per riuscire a zittire le posizioni contrarie.

V.R. 23.2.16

Decennale olimpico, Torino festeggia

Il Comune di Torino ha stanziato 215000 euro per la festa del decennale olimpico che si terrà dal 26 al 28 febbraio. Anche una notte bianca per ricordare a Torino l’evento che scosse la Valle di Susa.

di Valsusa Report

Per il decennale olimpico altri 128000 euro arriveranno dalle fondazioni bancarie, la festa sarà ovunque in Torino, la riunione dei volontari “le giubbe rosse” così chiamate per l’evento sarà in piazza Castello dopo la discesa dal Monte dei Cappuccini, concerti nella metropolitana di Torino, la “notte bianca delle  nelle piazze di Torino. Per l’occasione la pista di pattinaggio su ghiaccio di piazza Carlo Alberto avrà apertura prolungata fine febbraio.

Un trionfo da festeggiare, ma dalla valle che ha tenuto effettivamente in piedi la kermesse olimpica, arriva la doccia fredda. “Se penso che mi sono fatto convincere, mi viene il magone” ha dichiarato Roberto Serra, sindaco di Cesana. Gli avevano promesso il mare, perchè i monti ce li aveva già. Era il 1999 quando si iniziò a parlare di Olimpiadi in Valle di Susa, i contestatori fatti tacere a suon di promesse, sarà “la Coverciano della neve”, si diceva nel 2000 a Cesana.

cesana-bob

La Fondazione XX marzo costituita da Regione, Provincia, Comune di Torino e Coni, svolse il compito di assicurare il Comitato Parcolimpico, una società per tenere in vita gli impianti postolimpiadi. Si passò anche dal Comitato Toroc per i lavori. Oggi, il privato ha la maggioranza del Parcolimpico e investe su quel che rende. [QUI UN ACCENNO]

La pista da bob a Cesana arrivò dopo, le prime ipotesi vedevano la costruzione a Beaulard, ma il terreno era franoso. Si spostò tutto a Jouvenceaux, sotto Sauze d’Oulx, dove gli oppositori valsusini diedero l’allarme amianto e proposero di spostare la gara in Francia dove già c’era una struttura postolimpica, a La Plagne. L’amianto si trovò, ma l’allora ministro degli Esteri Frattini e il sottosegretario Pescante vedevano solo l’Italia e i lavori si spostarono a Cesana andando avanti. “Salirono tutti qui per rassicuraci, Frattini, Pescante, Ghigo, Chiamparino, Alberto di Monaco l’allora presidente della Federazione di bob slittino” ricorda il sindaco Serra. Usata diciotto volte, è costata oltre 100 milioni, quasi 2 all’anno per continuare a mantenerla. A Pragelato i proponenti costruirono cinque trampolini dal costo di 35 milioni.

trampolini-pragelato

La gara d’appalto per il mantenimento la vince Live Nation, dopo alcuni anni vengono smantellati freestyle e biathlon, in disuso bob e salto, le piste da discesa le uniche in funzione. Smantellare la fallita Coverciano della neve avrebbe un costo di 16 milioni di euro. Tra pochi giorni a Torino si festeggerà il decennale della Olimpiadi 2006. Fassino sindaco di Torino, Chiamparino Presidente della Regione Piemonte faranno gli onori di casa, invitati i sindaci delle città olimpiche e paraolimpiche invernali di Albertville, Grenoble e Chamonix. Oggi il presidente XX marzo e sindaco di Sestriere Valter Marin dice che “sbaglia chi dice che le Olimpiadi hanno arricchito Torino e penalizzato la montagna. Eravamo isolati: non lo siamo più. E nel 2004 solo il 40% degli sciatori della Vialattea era straniero; oggi siamo all’85%”. Un’operazione virtuosa?, probabilmente chiedendo ad un imprenditore che fa del bussiness la sua fonte di vita, direbbe che in pubblicità semplice, si sarebbe arrivati spendendo meno. Intanto la notte bianca si farà a Torino per ricordare l’evento che scosse la Valle di Susa.

V.R. 21.2.16

Il pantografo e la figuraccia di Rinaudo e Pedrotta

post — 17 febbraio 2016 at 21:05

pantografoForse speravano non ce ne accorgessimo, invece diamo notizia dell’ennesima figuraccia per i pm Pedrotta e Rinaudo che quest’estate, con la solita pomposità mezzo stampa, avevano aperto un’indagine ipotizzando che dei No Tav avessero sabotato una linea ferroviaria in valle, rompendo a pietrate un pantografo di un treno in movimento.

Hanno dovuto fare marcia indietro pochi giorni fa poiché nemmeno i loro famosi “esperti”, pagati fior di quattrini pubblici, sono riusciti a fargli da sponda avvalorando la pista No Tav, costringendoli a richiedere l’archiviazione dell’indagine.

Siamo sicuri che le abbiamo tentate un po’ tutte, così come hanno fatto  per ogni procedimento degli ultimi anni, ma anche questa volta il risultato ottenuto è un bel buco nell’acqua.

Il perché è chiaro ed era già facilmente ipotizzabile inizialmente, ossia che la causa del guasto potesse essere il caldo (stiamo infatti parlando di alcuni dei giorni più torridi della scorsa estate).

L’alta temperatura aveva già causato al passaggio di un treno precedente un “rilassamento” nella tensione del cavo, che poi evidentemente ha ceduto al transito del treno “vittima”, rompendone il pantografo.

Appare impossibile, nonostante l’eccezionalità delle tesi spesso presentate dalla procura torinese,  che qualcuno possa colpire il pantografo di un tgv in movimento con un sasso.

Pedrotta e Rinaudo però, credendo nei super poteri dei No Tav, pensavano  fosse cosi.

Attendiamo la prossima figuraccia e ci chiediamo: tutte queste migliaia di euro di soldi pubblici spesi per un’indagine su ““pericolo di disastro ferroviario conseguente a danneggiamento” per cui è previsto l’articolo 431 del codice penale le rimborseranno di tasca loro? Evidentemente no…

Incidente nucleare vicino a Lione, in Francia

Un’altra centrale nucleare a rischio, le manifestazioni degli abitanti, ignorate.

di Valsusa Report

L’incidente avvenuto il 20 gennaio, verte sulle tubazioni dichiarate pericolose nella casualità di un terremoto “non terranno ad un terremoto, ma non c’è pericolo, le probabilità sono nulle” ha dichiarato EDF. La centrale nucleare di Bugey si trova nella regione di Bugey, comune di Saint-Vulbas (Ain), 19 km da Ambérieu en Bugey a 35 chilometri ad est di Lione e 110 km da Ginevra. Il sito nucleare occupa una superficie di 100 ettari sulla riva destra del Rodano [fonte wikipedia].

La Vulnerabilità del circuito di raffreddamento rende pericolosa la centrale. Durante l’estate furono trovate 4 perdite nel circuito di raffreddamento del reattore numero 2 sigillate da collari di tenuta. EDF ha chiesto ulteriori analisi su questo fatto, poi ha deciso di riparare l’ultima perdita nel mese di gennaio 2016. I primi risultati dei tecnici dicono che “i tubi hanno mostrato dello spessore residuo e non permettono di resistere in sicurezza sismica di livello medio-alto”, scrive ASN.

mappa centrale bugey

EDF ha quindi classificato il fatto come livello 1 della INES (incidenti nucleari internazionali). Da wikipedia l’elenco che già dal 1969 ha colpito di incidenti la centrale che dovrebbe iniziare la sua dismissione in quanto impianto obsoleto:

Incidenti

  • 1969: Un Jodel D-140 si schianta contro una linea elettrica che attraversa il Rodano alla destra del sito della centrale nucleare di Bugey. I tuffi della telecamera nel Rodano allagate, uccidendo tutte e quattro le persone a bordo.
  • 1984: reattore n ° 5 era vicino alla perdita totale delle forniture di energia elettrica
  • 2002: Un rapporto del Autorità di sicurezza nucleare, alcune funzioni di backup per il raffreddamento del reattore non potevano essere assicurati contro terremoto.
  • 2003: aumento della temperatura dell’acqua scaricata a causa dell’ondata di calore del 2003 . In data 20 luglio 2003, la centrale nucleare di Bugey ha commesso un reato ai sensi del limite ammissibile del riscaldamento Rhone. il Il 30 luglio 2003 La centrale nucleare di Bugey ha commesso un reato per 9 ore. La temperatura misurata non è stato rivelato.
  • 2005: 21 marzo 2005 , L’ Autorità per la sicurezza nucleare ha realizzato un controllo effettuato il precedente 3 e 4 marzo. L’esercizio ha rivelato l’impossibilità di aprire in tempo il rubinetto dell’acqua su un idrante recentemente sostituito.Inoltre, un team di risposta non ha avuto buon piano per il locale e non sapevano il posto.
  • 2007: Secondo un rapporto datato aprile 2007, la sicurezza nucleare ritiene che il sito ha bisogno di essere vigili per quanto riguarda il trasporto di materiale radioattivo e di aumentare il rigore nei controlli effettuati prima della spedizione del combustibile esaurito.
  • 2011: sette ufficiali – tra cui un dipendente del FES e sei dipendenti di aziende esterne – hanno suonato i rilevatori di radioattività per uscire dalla zona nucleare dell’edificio reattore n ° 5, poi si fermò a causa di ispezione di dieci anni.
  • 2011: tecnico EDF responsabile della radioprotezione della centrale di Bugey ha sofferto di esposizione superiore a quello previsto.
  • 2011: un camion della costruzione fuori la pianta ha scaricato macerie radioattive in una carriera nella regione.
  • June 2013: Fuoco nella sala macchine del reattore 5 al dell’alternatore nella parte non nucleare della piant.

manifestanti a bugey

I reattori della centrale nucleare vicino a Lione sono raffreddati dall’acqua del Rodano: direttamente per quanto riguarda i reattori 2 e 3 (potenza unità di 925 MW), e per i reattori 4 e 5 (potenza unità di 905 MW) sono raffreddati da 2 torri di raffreddamento alte 128 metri. Durante la stagione fredda, la temperatura dell’acqua rilasciata nel fiume è di 24 ° C, dannosa per la fauna e la flora, ma impianti di questo genere sia in Francia che negli altri paesi godono di permessi speciali in quanto viene ritenuto sempre necessarioil bene superiore dell’approvigionamento energetico senza il quale la nostra società non avrebbe progresso.

manifestanti

Da diversi anni si susseguono le critiche e le manifestazioni di antinuclearisti a Burgey.

V.R. 23.2.16

Tav: si discute l’archiviazione di Virano per omissioni di atti d’ufficio

Tav: si discute l’archiviazione di Virano per omissioni di atti d’ufficio
febbraio 19 2016

È stata discussa davanti al giudice delle indagini preliminari Gianni Macchioni, a Torino, la richiesta di un amministratore locale della Valle di Susa, Alberto Veggio, di non archiviare un procedimento che vede Mario Virano, direttore generale di Telt, indagato per omissione di atti d’ufficio.
L’amministratore lamenta il fatto che Virano, quando era presidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione, non consegnò nei tempi e nei modi stabiliti dalla legge della documentazione che voleva consultare. Secondo il pubblico ministero Giancarlo Avenati Bassi Virano non ha commesso reati e ha ribadito le ragioni della sua proposta di archiviazione

Orban si schiera con Putin, l’Unione europea si infuria

il “mostro” Orban dittatore sanguinario come narra la leggenda euroatlantica tanto devota ai popoli, incontra l’altro “mostro” dittatore sanguinario ma la Ue dei popoli ci proteggerà…..
 
obama
febbraio 18 2016
 
Incontrando a Mosca il premier ungherese Viktor Orban, il presidente russo Vladimir Putin si è detto «soddisfatto dai rapporti tra Mosca e Budapest, nonostante certi problemi noti e un crollo degli scambi commerciali». Lo riporta l’agenzia Interfax. Una visita su invito del presidente russo. I due leader hanno discusso di legami economico-commerciali e di progetti nel settore energetico: si è parlato sopratutto della centrale nucleare di Paks (nell’Ungheria centrale), che dovrà costruire il Rosatom russo con un credito di 10 miliardi di euro da Mosca. Il megaprogetto è contestato dall’Ue e dall’opposizione ungherese, in quanto renderà l’Ungheria autonoma, mentre Bruxelles sostiene che aumenterà la dipendenza energetica di Budapest dalla Russia (le centrali funzionano già all’85% con gas, petrolio e combustibile nucleare russo). Inoltre, il progetto è stato preso di mira da un’indagine della Commissione europea perché il contratto relativo è stato firmato senza bando di concorso e senza appalto, e probabilmente si realizzerà con una sovvenzione statale (vietata nell’Ue). Lo sforzo di Orban di rafforzare i legami dell’Ungheria con la Russia incontra la diffidenza dei Paesi vicini (sopratutto Polonia e Paesi baltici che ancora ricordano l’oppressione dell’Unione Sovietica) secondo i quali esiste un problema di sicurezza dopo la guerra in Ucraina e dopo l’occupazione della Crimea da parte di Mosca.
 
Orban si avvicina sempre più alla Russia di Putin
 
Secondo la propaganda comunitaria, Putin, finanziando partiti estremisti antieuropei cerca di destabilizzare l’Ue, e Orban, prestandosi a questo gioco, contribuisce a indebolire l’Unione europea, ha scritto il giornale di sinistra Nepszabadsag. In realtà la campagna stampa europea in atto contro il presidente ungherese e l’Ungheria deriva dalla posizione di Orban sull’immigrazione clandestina e sulla politica estera della Ue che, secondo Budapest, è direttamente e ispirata dal cancelliere tedesco Angela Merkel. Pochi giorni fa Polonia e Ungheria hanno detto a una voce che bisogna chiudere i confini sud della zona Schengen e trovare soluzioni all’emergenza dei migranti fuori dall’Ue. È la posizione su cui hanno concordato proprio il premier ungherese e la sua omologa polacca Beata Szydlo. «Bisogna fermare l’immigrazione di massa, e finché i dirigenti dell’Ue non saranno in grado di farlo, la crisi sarà presente e si approfondirà», ha detto Orban. Ungheria e Polonia si sono allineate anche sul Brexit: pieno appoggio a quasi tutte le richieste di riforma di Londra, e nel caso in cui la Gran-Bretagna scegliesse l’uscita dall’Unione i paesi del gruppo V4 dovrebbero prendere una posizione comune.
 

Reversibilità, addio anche ad assegno sociale, Anf e altri trattamenti

è il governo dei giusti, e poi la legge che istituì la reversibilità è una legge fascista quindi bisogna cancellarla, tanto in piazza non ci va nessuno contro il governo amico e se ci vanno altri sono quelli cattivi che è giusto contestare
 
reveribilita
febbraio 20 2016
 
Il ddl Povertà potrebbe cancellare, oltre alla pensione di reversibilità, anche gli assegni sociali e familiari, le integrazioni al minimo e le maggiorazioni.
 
Una vera e propria “cancellazione dello stato sociale” si nasconderebbe dietro quello che è stato considerato dal Governo come uno dei più massicci interventi a contrasto della povertà: il ddl di riordino delle prestazioni assistenziali, noto come ddl Povertà, difatti, se con una mano potrà elargire qualcosa ad alcuni italiani, con l’altra mano potrà togliere alla maggioranza degli italiani.
 
Non si tratta di polemiche infondate, ma il rischio concreto della perdita di numerosi trattamenti assistenziali emerge chiaramente dalla lettura del disegno di legge: in base al testo di legge ed alla relazione tecnica, a rischiare il taglio saranno, oltre alla pensione di reversibilità, l’assegno sociale, l’assegno al nucleo familiare, le integrazioni al minimo e le maggiorazioni sociali.
 
Ma andiamo per ordine, e cerchiamo di capire come le nuove disposizioni possono sottrarre tutti questi trattamenti agli italiani.
 
PRESTAZIONI DI ASSISTENZA LEGATE ALL’ISEE
 
Il disegno di legge stabilisce, in primo luogo, che tutte le prestazioni di assistenza saranno legate all’indice Isee: come abbiamo spiegato nei nostri precedenti articoli (vedi anche Reversibilità ed assegno sociale solo a chi ha un Isee basso), collegare un trattamento all’indice Isee significa, nella maggioranza dei casi, perderlo, poiché tale indicatore misura la ricchezza non soltanto in base al reddito, ma anche in base agli immobili posseduti (anche se non rendono niente) ed ai risparmi (poco importa se accumulati in tanti anni); inoltre, non misura reddito e patrimonio del singolo beneficiario delle prestazioni, ma di tutta la sua famiglia anagrafica.
 
La soglia Isee per fruire delle prestazioni di assistenza, poi, in base ad un criterio di riordino e razionalizzazione, sarà unica per tutti i trattamenti, con esclusione soltanto di alcune prestazioni particolari: è molto probabile, dunque, che la soglia universale stabilita risulti piuttosto bassa (basta vedere le soglie attualmente vigenti per la maggioranza dei trattamenti subordinati all’Isee).
 
QUALI PRESTAZIONI SARANNO TAGLIATE
 
Nel testo del ddl si legge che non solo le prestazioni di natura assistenziale, ma anche quelle di natura previdenzialesaranno subordinate al possesso di un indicatore Isee inferiore a una determinata soglia: il riferimento ai trattamenti previdenziali, dunque, sottomette all’Isee una gamma di prestazioni ancora più ampia. Per di più, la relazione tecnica al ddl indica esplicitamente i trattamenti da “razionalizzare”, cioè quelli che potranno essere tagliati:
 
– pensione di reversibilità (del taglio alla reversibilità abbiamo parlato in: Reversibilità addio, il governo vuole tagliare le pensioni);
 
– integrazione al minimo;
 
– assegno sociale;
 
– maggiorazione sociale del minimo;
 
– assegno al nucleo familiare (Anf) con tre o più figli minori.
 
PERCHÉ IL RISCHIO DI TAGLI È SEMPRE REALE
 
Dopo l’allarme lanciato dai sindacati sul taglio delle prestazioni, il Governo ha cercato di gettare acqua sul fuoco, dichiarando che le reversibilità non saranno toccate, e che la legge metterà soltanto in atto interventi dirazionalizzazione.
 
Parole. Il ddl è rimasto così com’è, ed il rischio dell’eliminazione della maggior parte delle pensioni di reversibilità, degli assegni sociali, familiari, e delle altre prestazioni, resta attuale più che mai: lo stesso On. Damiano ha detto che, se il testo non viene cambiato, il pericolo del taglio alla reversibilità ed agli altri trattamenti resta.
 
Si spera dunque che il testo di legge sia modificato al più presto, non solo escludendo la reversibilità dal novero delle prestazioni assistenziali, ma prevedendo dei limiti all’erogazione dei trattamenti basati sull’effettiva capacità di reddito delle persone, che non penalizzi ingiustamente chi ha risparmiato.
 

Impossibile non pagare. Canone Rai, doppia fregatura: disdici? La Rai ti frega così

ed i tanti utenti che non ricevono il segnale rai? Devono subire il furto, come si chiama altrimenti pagare per un servizio non reso? Se non pagano si devono vedere pignorati i beni? Giustizia renziana ma guai protestare
 
canone rai
febbraio 23 2016
 
E’ una vera e propria odissea comunicare alla Rai, per evitare il pagamento dell’odioso canone, di non essere un possesso di un apparecchio televisivo. Per evitare l’addebito in bolletta la Rai ha istituito il numero verde 800938362, Ma come fa notare Franco Battaglia su Il Giornale chiamare è un’impresa improba perché dall’altro lato  risponde una voce che ti chiede subito se vuoi parlare in italiano o in tedesco. Cominci con l’ italiano. Ma quando finalmente riesci ad avere un contatto con l’interlocutore meccanico, vieni invitato a consultare il sito internet per fissare un appuntamento telefonico.
 
Situazione kafkiana – Anche se si sceglie l’opzione della lingua tedesca, il messaggio è sempre lo stesso: bisogna passare da internet. Ma il peggio deve ancora venire. Il paradosso infatti è che la schermata internet chiede di digitare il proprio numero di abbonamento Rai. Peccato che il malcapitato si trovi su quella pagina proprio per comunicare di non essere in possesso di un apparecchio televisivo e quindi di non essere abbonato.
 
 
Per maggiori dettagli vi proponiamo l’articolo del sito “la legge è uguale per tutti”:
 
Canone Rai: impossibile opporsi alla sanzione.
Abbonamento tv e bolletta della luce: l’unico modo per superare l’automatica presunzione di possesso della televisione è di dichiarare, una volta all’anno, il non possesso della televisione.
 
 
Abbonamento tv e bolletta della luce: l’unico modo per superare l’automatica presunzione di possesso della televisione è di dichiarare, una volta all’anno, il non possesso della televisione.
 
Tra le tante cose ancora non dette dal Governo sulla riforma del canone Rai vi è il problema dell’opposizione alla sanzione per il mancato pagamento dell’imposta: questo perché il nuovo sistema di riscossione attraverso la bolletta della luce porta con sé una grave preclusione per i contribuenti, che potrebbe impedire loro l’esercizio del diritto di difesa nel caso di accertamenti fiscali. Ma procediamo con ordine.
 
La presunzione di detenzione della TV
 
Il Regio Decreto del 1938 [1] stabilisce che a pagare il canone Rai debba essere chiunque detenga un apparecchio tv (o qualsiasi altro apparecchio in grado di ricevere onde audio/video). Fino a ieri, il problema principale è stato quello di accertare chi fossero i contribuenti tenuti a pagare perché – al contrario di quanto avviene per le altre imposte come quella sulla casa (che, oltre a essere un bene non facilmente occultabile, è anche “schedato” nei pubblici registri) – per le televisioni è sempre stato facile nasconderne il possesso. Così, salvo il (raro) caso in cui il contribuente si autodenunciasse, l’unico modo per riscuotere il canone era quello di andare a fare visita a casa dei contribuenti. Un sistema che ha dato evidentemente scarsi frutti.
 
Così la legge di Stabilità 2016 [2] ha introdotto una “presunzione di detenzione” della TV per tutti coloro che sono titolari di un’utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui hanno la residenza anagrafica. Detto in parole molto semplici: “se a casa tua hai una lampadina che si accende, è sicuro che hai anche una televisione”.
 
Questo significa che, da oggi, non c’è più bisogno di andare a bussare porta a porta per stabilire chi guarda la tv, ma l’imposta viene addebitata in automatico con la bolletta della luce. Con questa precisazione: il canone va pagato solo sulla bolletta della “casa principale”, ossia quella ove il contribuente ha fissato la propria residenza anagrafica. Se, nello stesso immobile, sono residenti più persone appartenenti al medesimo nucleo familiare, il canone è dovuto una sola volta; se sono presenti persone di più nuclei familiari, sono dovuti tanti canoni per quante sono i soggetti (si pensi al caso dei conviventi o delle badanti).
 
L’autocertificazione per non pagare il canone Rai
 
Ora però viene il bello. La legge stabilisce che l’unico modo per vincere tale presunzione è quello di presentare una autocertificazione con cui il contribuente comunichi all’Agenzia delle Entrate di Torino di non possedere una tv o che l’apparecchio che si possiede a casa non è in grado di captare le onde per le radioaudizioni. Questa dichiarazione va fatta una volta all’anno.
 
Ribadiamo di nuovo: questo è l’unico modo per superare la presunzione di possesso. La sola prova contraria concessa al contribuente per dimostrare la non detenzione della tv è l’autocertificazione. Non vi sono altri sistemi, neanche in sede di opposizione all’eventuale sanzione per il mancato pagamento. La legge infatti recita testualmente: “Allo scopo di superare le presunzioni di cui ai precedenti periodi, a decorrere dall’anno 2016 è ammessa esclusivamente una dichiarazione (…) presentata all’Agenzia delle Entrate – Direzione provinciale I di Torino – Ufficio territoriale di Torino I – Sportello S.A.T., con le modalità definite con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate, e ha validità per l’anno in cui è stata presentata”. La data entro cui inviare tale comunicazione dovrà essere stabilita dal decreto di attuazione.
 
Che succede, quindi, se il contribuente dimentica di inviare la comunicazione? Stando al tenore della legge – e salvo ulteriori precisazioni che ad oggi non sono intervenute – egli non avrà più scampo e non potrà dimostrare il contrario in un momento successivo come, per esempio, all’arrivo della contestazione e richiesta di pagamento. L’utente si considererà “detentore” della tv e, quindi, tenuto a pagare il canone Rai. Con la conseguenza che, chi si dimentica, anche solo per un anno, di inviare la suddetta comunicazione, non avrà più modo di opporsi alla richiesta di pagamento. Verrà marchiato come un evasore e dovrà versare una sanzione fino a cinque volte il canone stesso. Se poi la dimenticanza si ripete più di una volta, il contribuente sarà tenuto a una multa pari a 5 volte il canone degli ultimi 10 anni (tale è infatti la prescrizione dell’imposta sulla tv).
 
Facciamo un esempio. Poniamo il caso di Tizio, il quale non ha mai avuto una tv a casa. Tutti gli anni – tutti i sacrosanti anni – dovrà ricordarsi, con la stessa meticolosità con cui effettua la dichiarazione dei redditi, di inviare l’autocertificazione. Se per una volta non lo fa e gli arriva la richiesta di pagamento non potrà più opporsi alla sanzione, perché l’unico modo che aveva per vincere la presunzione era quello dell’autocertificazione.
 
Quindi, se Tizio spera di presentare un’opposizione alla sanzione, per dimostrare che a casa sua non c’è mai stato alcun televisore, non avrà margini di successo, perché ormai è decaduto dalla possibilità della prova contraria.
 
Canone Rai e la lesione del diritto di difesa
 
La situazione così disegnata dal legislatore è ai limiti della costituzionalità, atteso che, contro l’avviso di accertamento non sarà più possibile sollevare contestazioni sul merito e quindi presentare ricorso. Quella che, infatti, inizialmente è una presunzione “relativa”(la detenzione della tv per via dell’esistenza di un’utenza elettrica), contro la quale è consentita la prova contraria, una volta scaduti i termini per l’invio della dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, diventa una presunzione assoluta: nessuna prova contraria è più possibile. Risultato: il contribuente che non abbia certificato la non detenzione dell’apparecchio non potrà più opporsi alla sanzione ed esercitare il proprio diritto alla difesa giudiziale. Insomma: ogni ricorso è vietato.
 
Canone Rai: impossibile l’opposizione alla sanzione
 
Insomma, in materia di canone Rai avviene l’esatto opposto di ciò che accade per tutte le altre imposte. Se, per esempio, l’Agenzia delle Entrate invia al contribuente una rettifica di valore del suo immobile, chiedendogli la differenza in termini di imposta sulla casa; oppure se gli notifica un accertamento perché ritiene che abbia guadagnato di più e non abbia versato l’Irpef a sufficienza, al momento dell’accertamento medesimo il cittadino ha sempre la possibilità di adire il giudice, con un’opposizione, e dimostrare il contrario. Nel caso del canone Rai invece non lo potrà fare, perché l’unico modo che il contribuente aveva per vincere la presunzione di possesso – stando al tenore letterale della legge – era l’invio della autocertificazione.
 
Se le cose non muteranno, possiamo dire che il Governo non abbia solo modificato il metodo di riscossione del canone Rai, ma abbia stravolto anche la possibilità della prova contraria, creando un grossissimo pregiudizio per il contribuente in termini di onere della prova e ipotecando una sicura vittoria su qualsiasi tipo di contestazione.
 
[1] Rd. N. 246/1938
 
[2] L. 208/2015.
 

NATO: ci costa 64 milioni al giorno. Ecco tutte le spese militari a confronto

nato
febbraio 23 2016
 
(di cui solo il 4.5% circa sono serviti alla difesa civile). Fanno 64 milioni di euro al giorno. Non male! Sempre nel 2014, i paesi NATO nel loro complesso hanno tirato fuori oltre 4 mila miliardi di euro (comprese le pensioni dei militari etc). Certo, la parte del leone la fanno gli USA, con 553 miliardi di euro, ma non scherzano neppure la Francia, con i suoi 56 miliardi, il Regno Unito, con i suoi 54 miliardi, la Germania, con i suoi 42 miliardi, gli Emirati Arabi Uniti, con i loro 20 miliardi (che poi sono sempre roba inglese), la Turchia, con i suoi 20 miliardi e Israele, con i suoi 14 miliardi e mezzo.
 
Questo grafico illustra il divario nella spesa militare tra gli USA e gli altri partner della NATO, anno per anno (cliccate per espandere). La linea blu è la spesa militare totale NATO. La linea rossa è la spesa totale dei partner NATO senza gli USA.
 
 
Sono numeri impressionanti: tutti i paesi NATO hanno destinato nel 2014 ben 800 miliardi di euro alle spese militari. A leggere i numeri così come sono, emerge impietoso il quadro di chi detiene la frusta e di chi non può che prendere frustate: tutta l’Africa nel suo complesso, nello stesso periodo ha stanziato solo 45 miliardi di euro in armamenti e in eserciti, mentre la Russia ha speso 76 miliardi di euro, l’Iraq 8,63 miliardi e l’Iran 11,53. Se mettiamo da un lato il budget militare delle forze NATO e dall’altro quello della Siria – che nel 2011 spendeva “solo” due miliardi di euro (poi il dato logicamente non è stato più disponibile) -, della Russia e dell’Iran, ne esce un 800 a 90 che dice molto sull’entità delle forze in campo. Tra l’altro, non sorprende che l’Arabia Saudita abbia messo a budget dal canto suo ben 72 miliardi di euro in spese militari (ricorderete le bombe che regolarmente partono da Cagliari con probabile destinazione Arabia Saudita, e ricorderete il commento di Renzi, che a SkyTG24 ha detto che “è doveroso fare affari” in tal senso), né perché si sia messa alla testa di una massiccia “esercitazione militare” di 18 giorni, condotta da almeno 21 paesi arabi proprio nel nord del paese, verso i confini con la Siria.
 
 
Per consultare i dati grezzi, scaricate il SIPRI Military Expenditure Database. Intanto, la petizione NO GUERRA, NO NATO conta già 18 mila firmatari, oltre a Dario e Jacopo Fo, Ferdinando Imposimato, David Riondino, Gianni Vattimo, Giulietto Chiesa, Vauro e molti altri. Si aderisce firmando qui: “La pace ha bisogno di te“.
 
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Fonte: ByoBlu