Un chiaro messaggio a Erdogan

FEBBRAIO 18, 2016
MK Bhadrakumar Indian Punchline, 18 febbraio 2016
 
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L’agenzia di stampa iraniana FARS, vicina al Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC), ha pubblicato un articolo sul quadro generale dei drammatici ultimi sviluppi nel settentrione della Siria, al confine con la Turchia. È il primo chiaro resoconto sui combattimenti nella regione che fornisce una chiara visione dello schieramento di forze; la Turchia e i gruppi estremisti ad essa allineati da un lato che disperatamente cercano di conservare le roccaforti nella provincia di Aleppo contro gli attacchi concertati delle forze governative siriane e delle milizie curdo-siriane. Il resoconto chiarisce che gli attacchi aerei russi ai gruppi estremisti sono un fattore decisivo nei combattimenti. 
 
Gli aviogetti russi bombardano gli estremisti senza sosta e gli attacchi terrestri se ne avvantaggiano. Inoltre, la Turchia ha tutt’altro che rinunciato inviando ancora rinforzi e rifornimenti. (Questo è anche confermato da altri media). Il fuoco d’artiglieria da oltre frontiera mira alle forze curde. Secondo l’articolo della FARS, vi sono crescenti segnali che un incursione militare turca in Siria sia prevista, ma appare inverosimile, tanto più che situazione della sicurezza interna della Turchia peggiora. Sembra che il momento decisivo sia una qualsiasi mossa curda per catturare la città di Azaz al confine con la Turchia che, secondo i media russi, è il punto di transito fondamentale per i rifornimenti dalla Turchia alle roccaforti degli estremisti in Siria. Il primo ministro turco Ahmed Davutoglu aveva detto apertamente: “Non lasceremo che Azaz cada“. Ma fu tre giorni fa. Nel frattempo, la crisi della sicurezza interna ricorderà alla leadership turca che, quando la casa è in fiamme, le avventure militari all’estero è meglio evitarle. In effetti, il massiccio attentato del 16 febbraio, nel cuore di Ankara dove si trovano il Primo ministro, il Parlamento e il Comando Generale dell’esercito, potrebbe rivelarsi un punto di svolta. Si è trattato dell’attacco a un convoglio di autobus militari facendo 28 vittime. In precedenza, l’esercito turco avrebbe preso la leadership civile ritenendola responsabile di tale mortale violazione della sicurezza.
I primi commenti del presidente Recep Erdogan sembrano accusare i curdi i quali, secondo lui, agirebbero da “pedine” di forze estere. (Ma poi la Turchia sostiene al solito che il governo siriano ha stipulato un accordo faustiano con i curdi). È interessante notare, però, che il Ministero degli Esteri russo ha rilasciato un’eccezionalmente forte dichiarazione di condanna dell’attentato di Ankara. La durezza (“barbaro crimine”) e l’accento sulla “necessità di unire tutti i Paesi nella lotta al terrorismo internazionale” suggerirebbero che per Mosca certi gruppi estremisti in Siria e in Iraq potrebbero esserne responsabili. Tuttavia, la ‘notizia flash’ su un secondo attentato la mattina del 18 febbraio a un altro convoglio militare turco, questa volta nella città sudorientale di Diyarbakir (focolaio del nazionalismo curdo, così come base dei combattenti estremisti in Siria), sottolinea che Erdogan è con le spalle al muro. Evidentemente, qualcuno gli incendia la casa, con ogni probabilità per impantanarlo nel tentativo di spegnere le fiamme. I due attentati delle ultime 24 ore sono un duro monito a Erdogan che la Turchia non ha semplicemente la capacità di combattere due guerre contemporaneamente. Quindi, in ultima analisi, cosa può fare Erdogan in Siria? Certamente, l’esercito turco non farà un’incursione in Siria da solo, senza un”exit strategy’, e la partecipazione di Arabia Saudita o Emirati Arabi Uniti sarà scarsa. La Turchia sperava in un pieno intervento occidentale con essa a svolgere un ruolo fondamentale. La migliore speranza per la Turchia era la NATO intervenire direttamente. D’altra parte, la Turchia è esasperata dagli Stati Uniti che si rifiutano di considerare la milizia curda-siriana “terroristica”. Presso la Casa Bianca, nella conversazione telefonica tra il premier Davutoglu e il vicepresidente statunitense Joe Biden, gli statunitensi hanno usato volutamente l’espressione “forze curdo-siriane”, che non potrebbe essere casuale.
 
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Notizie dal fronte della Siria: annientata una colonna di terroristi al confine turco

Feb 17, 2016
 
Un convoglio di rinforzi proveniente dalla Turchia, composto da decine di mezzi motorizzati ed armati con mitragliere e lanciamissili, è stato individuato ed annientato dall’aviazione russo- siriana in prossimità della località di Tal Rifat, provincia a nord di Aleppo, sulla strada che conduce da Azaz a Tal Rifat.
Sono risultati distrutti dall’aviazione tutti i mezzi ed uccisi e feriti i circa 300 componenti del convoglio, costituito da miliziani jihadisti da poco fatti addestrare ed armare dalle autorità turche.
 
Il convoglio aveva da poco attraversato il confine e si dirigeva verso la località siriana di Tal Rifat, da poco riconquistata dalle forze dell’Esercito siriano.
Il governo turco sta cercando disperatamente di accorrere in aiuto dei terroristi jihadisti che si trovano sotto assedio delle forze siriane ad Aleppo e si sforza di mantenere aperti i passaggi da cui invia rifornimenti armi e munizioni ai gruppi terroristi.
 
Tuttavia l‘intelligence russa riesce a individuare in anticipo i movimenti dei convogli in uscita dalla Turchia e l’aviazione russa- siriana provvede a controllare i passaggi della frontiera per tagliare i rifornimenti ai gruppi terroristi. Di conseguenza ogni convoglio che viene inviato in Siria dai turchi è esposto al micidiale fuoco dei caccia bombardieri russi ed i risultati sono devastanti.
 
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Bombardamento aerei russi
 
Coperazione militare fra Russia ed Iran
 
Nel frattempo è arrivato a Mosca il ministro della Difesa iraniano, Husein Dehqan, ricevuto da Valdimir Putin con cui ha avuto una importante riunione per concordare le strategie di difesa e sicurezza di lungo termine che riguardano entrambi i paesi.
Il ministro iraniano ha esaltato la cooperazione fra i due paesi ed ha lodato la posizione della Russia di Putin che, con le sue decisioni strategiche, sta fornendo un apporto decisivo per risolvere le crisi del Medio Oriente ed in particolare quella della Siria.
 
Inoltre il ministro ha manifestato la sua gratitudine a Putin per le strette relazioni in materia di difesa e sicurezza che intercorrono tra i due paesi. Putin da parte sua ha qualificato come “strategiche” le relazioni della Russia con L’Iran rispetto alle questioni regionali ed ha esaltato il ruolo di entrambi i paesi nel momento in cui occorre ripristinare la sicurezza e la stabilità in tutto il Medio Oriente. Sono in corso importanti accordi che vedranno rafforzata la cooperazione fra i due paesi nel campo militare, della difesa e della sicurezza, come hanno riferito le fonti iraniane e russe.
 
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La Russia e l’Iran stanno cooperando strettamente per difendere la Siria dall’aggressione dei gruppi terroristi e mercenari pilotati dall’estero, l’Iran ha inviato aiuti al governo siriano ed anche alcuni reparti di consiglieri militari che partecipano alle operazioni antiterrorismo affiancando sul terreno  l’Esercito siriano. Allo stesso modo l’Iran sostiene con proprie forze e con istruttori militari anche la lotta in Iraq contro l’ISIS, appoggiando il governo sciita con cui ha concluso accordi di cooperazione.
 
Ultimamente le massime autorità dell’Iran hanno proclamato il loro sostegno irreversibile alla lotta del popolo e dell’Esercito siriano anche di fronte alle ultime minacce di Arabia Saudita e Turchia che hanno manifestato in questi giorni  la volontà di inviare contingenti di truppe per via terrestre.
Questa  minaccia di un intervento turco saudita, se avverrà, sarebbe considerata, a detta del governo di Damasco e di Teheran, un flagrante atto di aggressione e l’Iran ha dichiarato che non rimarrà inerte di fronte a questa azione turco saudita ai danni del paese alleato ma interverrà con le sue forze.
L’Iran non permetterà mai che a Damasco si possa installare un califfato dello Stato Islamico patrocinato da Turchi e sauditi, in quanto questo minaccerebbe la sua stessa sicurezza, ha dichiarato ieri l’altro, il capo di Stato Maggiore delle forze iraniane.
 
In questa situazione l’Iran sta intensificando gli aiuti all’alleato siriano, inviando propri reparti reparti militari in appoggio dell’Esercito siriano, incluso missili di ultimo tipo ed equipaggiamenti vari.
L’alleanza Iran- Siria -Hezbollah viene ormai indicata come “l’Asse della Resistenza” che si oppone ai disegno delle potenze imperialiste (USA-Israele ed i loro alleati regionali) di sottomettere la Siria e l’Iraq e smembrare i paesi arabi in funzione dei propri interessi geopolitici, con la complicità di Turchia, Arabia Saudita e Qatar, i paesi che hanno sostenuto fino ad oggi l’azione distruttrice dei gruppi terorristi in Siria ed in Iraq.
 
Fonti: Al Manar
 
 
Traduzione e sintesi. Luciano lago

GRECIA IN RIVOLTA: MANIFESTANTI ACCERCHIANO E PICCHIANO MINISTRO HATZIDAKIS

ha ragione quando dicono che i manifestanti vanno picchiati, sono “fascisti” e bruciano la bandiera della Ue, tanto cara a Tsipras
  

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L’ex ministro greco Costis Hatzidakis aggredito e picchiato dai manifestanti in protesta contro le misure d’austerità imposte dalla Troika. Succedeva a dicembre 2010: già allora il popolo greco tirava fuori le palle.
 
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Continua il poco spazio dato dai media, forse per paure di un effetto emulativo, alla reale situazione in Grecia dove da alcuni giorni la rivolta è ormai esplosa.
 
Circa sei ore fa Rai news ha dato un interessante aggiornamento. Nella sostanza i blocchi stradali degli agricoltori che protestano contro l’austerità tagliano letteralmente in due il paese. L’autostrada principale che corre dal nord al sud della Grecia è quasi interamente paralizzata. La rivolta, la sacrosanta rivolta del popolo greco, non solo continua ma diventa più intensa di ora in ora. Vi sono poi molti altri blocchi in provincia e ai valichi di confine con Bulgaria, Albania e Macedonia.
 
Sempre secondo rai news si parla anche di un blocco, da realizzare nelle prossime ore, intorno ad Atene per impedire l’arrivo in città di alimenti freschi.
 
Prima dell’inizio di questo sciopero gli agricoltori erano stati chiari, avevano ampiamente annunciato che stavolta erano disposti a versare sangue. Le piccole imprese agricole d’altronde non lottano da sole e tantomeno non sono isolate. Hanno ottenuto la solidarietà di varie sigle sindacali, non ultimo quello di polizia del POASY, che ha anche richiesto l’arresto in flagranza dei membri della Troika, per crimini contro la nazione e la sua popolazione.
 
Non manca neppure l’appoggio delle imprese e della popolazione in generale, ormai stremata dalla cura criminale imposta al Paese. Il Governo Tsipras al momento sta rispondendo con una certa cautela evitando gravi scontri tra manifestanti e le forze dell’ordine, la cui fedeltà non è più certa a questo punto. Se il blocco durerà come annunciato si potrebbe davvero arrivare alla resa dei conti nel Paese.
 
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LA GRECIA IN FIAMME
Non molto tempo fa, nel Paese col più alto debito pubblico d’Europa, Mario Montiaffermava: “La Grecia è il più grande successo dell’Euro”. Aveva ragione, perché la moneta unica sta svolgendo il compito per cui è stata creata, ovvero disintegrare gli Stati del Sud Europa annichilendo il loro welfare e di conseguenza ogni voce democratica che quest’ultimi possono esprimere. Archiviato il terzo programma di “aiuti” alla Grecia siglato tra i creditori e il Governo (democraticamente eletto per due volte) Tsipras, è iniziato un vero e proprio bagno di sangue per il popolo ellenico. Non ci volevano i grandi economisti della televisione italiana per scoprirlo.Come vi avevamo anticipato, l’ultimo memorandum più di un accordo sembra un necrologio.
 
LA GUERRA CIVILE ALLE PORTE
Stiamo lentamente e inevitabilmente arrivando alla guerra civile. Un crescendo di eventi ad uso e consumo della Troika, che punta a destabilizzare gli Stati membri così da renderli più dolci da controllare, derubare e spremere. Questa strategia venne palesata sempre da quel grande statista di Mario Monti, che solo qualche anno fa affermò: “Le forti crisi e le pressioni psicologiche correlate servono per far accettare ai popoli e ai Governi cessioni di sovranità”. Ed è esattamente quello che sta accadendo oggi: mercati in contrazione; rallentamento dell’economia globale; crisi delle banche; crisi degli emergenti; possibile Brexit; possibile Grexit; problema immigrazione; guerra in Siria e in Libia alle porte. Gli eurocrati sfrutteranno la crisi per avere un forte mandato dettato dalla pressione psicologica, così da chiudere l’unione bancaria e lanciare nel 2017 la revisione dei trattati. L’obbiettivo (nemmeno troppo mascherato) è incastrarci in una “super Eurozona” germano-centrica basata sul rigore, con un super ministro delle finanze unico, che parlerà secondo il volere tedesco e che promuoverà direttamente le politiche dettate dal patto di stabilità e dal Fiscal Compact. In questo sistema si imporranno aggiustamenti fiscali e legislativi dettati a tavolino da Bruxelles e Francoforte sui paesi dell’area Euro, accelerando la spartizione strategica del mercato, già in atto da parte dei grandi detentori di capitale.
 
 

Ambasciatore saudita: liberare i siriani dal regime sanguinario di Assad

senza contare l’aiuto nello sterminio di yemeniti e bahreiniti
 
venerdì, 19, febbraio, 2016
 
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Roma – “Non ci sara’ una soluzione” alla crisi siriana “se Bashar al-Assad restera’ al potere: e’ responsabile della morte di decine di migliaia di siriani e della fuga di meta’ della popolazione, dell’uso di bombe barile, adopera la fame come arma”: e’ l’avvertimento dell’ambasciatore saudita a Roma, Rayed Krimly, che in un’intervista all’AGI ha ribadito il no di Riad alla permanenza del presidente siriano al potere.
 
“I siriani hanno bisogno di una nuova Siria, libera dal terrorismo e da questo sanguinario regime”, ha affermato, sottolineando che “non c’e’ soluzione militare che possa essere efficace nella creazione di una Siria stabile e sicura”. Per questo, l’Arabia saudita sostiene “una soluzione politica” con “la creazione di un’autorita’ ad interim che scrivera’ una nuova Costituzione per un sistema politico inclusivo e laico che rispetti i diritti di tutti i siriani“, ma finora sui colloqui ha pesato “l’opzione militare scelta dal regime e dai suoi sostenitori”. Sul fronte del petrolio, il diplomatico ha sottolineato che l’intesa raggiunta a Doha da Arabia Saudita, Russia e Qatar per il congelamento della produzione e’ “un primo importante passo, se anche gli altri produttori faranno lo stesso”.
 
Krimly ha ricordato la disponibilita’ espressa da Riad fin dall’inizio a trovare un accordo “con altri produttori, Opec e non Opec, se pero’ tutti rispettano un sistema di quote”. “Ma – ha aggiunto – se pensano che Riad tagliera’ unilateralmente la sua produzione, cosi’ da lasciare che altri la aumentino, ovviamente non lo faremo”. L’obiettivo, ha sottolineato l’ambasciatore, e’ avere “stabilita’, equilibrio”.
 
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ecco perché cosa va in piazza la società civile, IL REGIME DELLE BANCHE va loro più che bene.

Caspita, questi eventi  si che sono cose che pregiudcano la vita di una persona, mica manifestano contro le leggi salva banche, contro il segreto di stato sui miliardi di derivati contratti dall’amministrazione pubblica che noi cittadini paghiamo,  contro la precarizzazione, contro il taglio alle pensioni, MACCHE’. 
 
Imola: partigiani bloccano la presentazione del libro su Rachele Mussolini +Partigiani e Pd vogliono impedire la manifestazione di Salvini contro Renzi
 
venerdì, 19, febbraio, 2016
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Imola (Bologna), 19 febbraio 2016 –  E alla fine (nel 2016) la presentazione del libro è saltata. Un evento raro per Imola, forse il primo. COme scrive il Resto del Carlino,  il 26 febbraio, al River Side, doveva andare in scena un incontro con una delle autrici di ‘Donna Rachele mia nonna. La moglie di Benito Mussolini’. Edda Negri Mussolini, nipote del Duce e figlia della sua ultimogenita e di Nando Pucci Negri, avrebbe parlato del libro (scritto a quattro mani con la giornalista Emma Moriconi) dedicato a sua nonna Rachele, moglie di Benito Mussolini.
 
Ma alcuni appartenenti alla sinistra radicale si scatenano su Facebook, mentre dall’Anpi arriva un sonoro altolà. E così i promotori della tappa imolese – una tra tante, la prima a essere cancellata – fanno un passo indietro «per non urtare la sensibilità di nessuno».
 
Per i soliti comunisti «appare inopportuna la presentazione del libro a Imola, città medaglia d’oro per la Resistenza, con la presenza della nipote e della giornalista Emma Moriconi “
 
Partigiani e Pd vogliono impedire la manifestazione di Salvini contro Renzi
venerdì, 19, febbraio, 2016
Matteo Salvini ha avuto il coraggio, se così si può chiamare, di violare un simulacro. Una data sacra. Talmente sacra per la sinistra che l’ha monopolizzata.
 
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“Nessuno tocchi il 25 aprile, la festa degli italiani”, è lo slogan. E così a scendere in piazza – scrive il Giornale –  possono essere solo loro. Ieri il leader della Lega ha annunciato che ha intenzione di realizzare una grande manifestazione contro Renzi proprio nel giorno della festa della Liberazione. Apriti cielo. L’Associazione dei partigiani e la sinistra tutta è saltata subito sulla sedia. Si è sentita depredata di una data monopolizzata dalla loro bandiera (rossa).
 
“Spero che quella di Salvini sia solo una battuta infelice e di cattivo gusto – ha detto Carlo Smuraglia, presidente dell’Anpi – altrimenti dovrei pensare che si tratta di una provocazione. Il 25 aprile è una festa nazionale, di tutti gli italiani, che dovrebbe unire nel ricordo della resistenza, della Costituzione. È una giornata destinata a questo. Volerla utilizzare per altri scopi, per di più divisivi come sono sempre quelli politici, è un segno di assoluta insensibilità, se non una vera e propria provocazione”. Ha fatto bene il presidente Smuraglia ad usare il condizionale “dovrebbe”. Non sempre, infatti, il 25 aprile ha unito l’Italia. Anzi.
 
Ed ora che Salvini vuole “liberare” l’Italia da Renzi, Anpi e sinistra fanno le barricate. “Renzi si comporta come Stalin – ha detto Salvini lanciando l’idea della manifestazione – sento puzza di regime, di unione sovietica: ci sono parlamentari in vendita, il governo completamente appiattito. L’Italia è al collasso”.
 
Sulla falsariga dell’Anpi si sono schierati anche Sel (“in quel giorno gli italiani festeggiano la liberazione dal nazifascismo i cui eredi non alleati di Salvini”) e il Pd(“strumentalizza una manifestazione sacra”).
 
Ma Salvini tira diritto. Durante un incontro con Parisi, candidato sindaco di Milano, ha detto che “il 25 aprile non è privatizzato dai compagni e quindi noi ci saremo. L’Anpi non è padrone del 25 aprile perchè la Resistenza ha avuto tante facce e il 25 aprile è di tutti“.
 
Poi Salvini ha precisato che “porteremo la voce anche dei partigiani che non avevano il sogno della bandiera rossa Sarà una grande manifestazione per la sicurezza, anche degli immigrati regolari e per i rifugiati veri che sono le prime vittime dell’arrivo di migliaia di balordi e rifugiati finti”.

LE SS ITALIANE, INFAME TRADIMENTO DELLA PATRIA

http://materialismostorico.blogspot.it/2016/02/le-ss-italiane-infame-tradimento-della.html

VENERDÌ 19 FEBBRAIO 2016 

 

 
SS italiane, la ferocia degli stranieri in patria
Ossessionati dal “tradimento” degli italiani, scelsero di restare al fianco dei tedeschi. Impiegati all’inizio contro gli alleati, furono presto dirottati nella guerra contro i partigiani dove si distinsero per la loro crudeltà 
Amedeo Osti Guerrazzi Stampa 19 2 2016
Nelle pubblicazioni dei reduci di Salò, l’adesione alla Repubblica di Mussolini viene sempre giustificata con la volontà di difendere l’onore della Patria tradita dalla Monarchia e da Badoglio, e con la necessità di rendere meno dura la vendetta dei nazisti, continuando a combattere al loro fianco. Ma non tutti coloro che rifiutarono di accettare l’armistizio giurarono fedeltà a Mussolini. 
Ventimila volontari
Circa ventimila italiani scelsero non di combattere «a fianco» dei tedeschi, ma «con», i tedeschi, arruolandosi direttamente nelle Waffen SS. Questi italiani, disgustati dal comportamento del re e del governo, umiliati per lo sfaldamento dell’esercito subito dopo l’armistizio, decisero di combattere nelle armate di Himmler per dimostrare al mondo che non tutti gli italiani erano dei «traditori». Chi si arruolò nel «Corpo nero» giurò fedeltà ad Hitler e di seguire i dettami dell’ideologia nazista. Insomma chi entrò nelle SS decise di far parte di un corpo fortemente politicizzato che aveva come scopo la costruzione di un «Nuovo Ordine Europeo», ovvero un’Europa dominata dalla Germania nazista, con una precisa gerarchia politica e razziale. 
Gli arruolamenti di italiani nelle SS cominciarono immediatamente dopo l’armistizio. Mussolini aveva proposto ad Hitler la creazione di un corpo di SS italiane nei giorni successivi alla sua liberazione, nei colloqui avvenuti a Rastenburg il 13 settembre. All’inizio di ottobre il comandante supremo delle SS Himmler diede il via all’operazione. Alcune migliaia di internati militari, i soldati del Regio esercito rastrellati dalla Wehrmacht nei giorni immediatamente successivi all’otto settembre e deportati in campi di prigionia in Germania ed in Polonia, si presentarono spontaneamente, ed andarono a costituire i primi battaglioni. Altri gruppi, invece, si arruolarono in blocco. Si trattava di piccole unità di camicie nere che, sorprese nei Balcani o nell’Europa dell’Est dagli avvenimenti di settembre, avevano deciso di rifiutare l’armistizio e di continuare la loro guerra a fianco dei tedeschi. Furono questi gruppi che si dimostrarono i più decisi e violenti nei mesi successivi. Ai primi di novembre 1943 i primi reparti tornarono in Italia e, agli ordini di ufficiali tedeschi, furono immediatamente utilizzati nei rastrellamenti contro i partigiani, specialmente in Piemonte. 
L’esordio a Vinadio
La prima operazione di una certa importanza nella quale fu impiegato un reparto di SS italiane fu il rastrellamento di Vinadio, una cittadina in provincia di Cuneo che era caduta nelle mani dei partigiani. Il 9 dicembre 1943 i nazi-fascisti riconquistarono Vinadio e lo misero a ferro e fuoco. Secondo il racconto del comandante partigiano Nuto Revelli furono gli italiani a chiedere «l’alto onore» di fucilare i partigiani catturati, anche quelli feriti. «Hanno trascinato i feriti come bestie fuori dall’Ospedale Santa Croce. – scrisse Revelli – Li hanno buttati su un camion. Al poligono di tiro un ferito non si reggeva in piedi, le sue ferite aperte perdevano sangue. I fascisti lo hanno legato a una sedia per fucilarlo meglio».
Non fu un caso isolato: anche nelle operazioni successive le SS italiane si distinsero per la brutalità nei confronti di prigionieri e civili. Nel marzo 1944, durante un rastrellamento nei pressi del paese di Balangero, un ufficiale italiano delle SS insistette per fucilare dei civili presi come ostaggi, anche contro la volontà del suo superiore tedesco, tale Kreuser. «Il Kreuser non aveva fatto nulla, mentre T., italiano, volle e spietatamente volle», si legge nella sentenza che condannò l’ufficiale italiano nel dopoguerra. Poche settimane dopo, un reparto delle SS italiana fu attaccato nel paese di Cumiana, a nord di Pinerolo. Lo scontro fu rapido e le SS furono costrette ad arrendersi, lasciando nelle mani dei partigiani 32 soldati e due sottufficiali tedeschi. Il primo aprile giunse a Cumiana un altro reparto delle SS italiane che come prima cosa diede fuoco al paese, raccogliendo poi circa 200 ostaggi tra la popolazione civile. Nonostante i tentativi di trovare un accordo, lo scambio tra prigionieri ed ostaggi non si poté effettuare e le SS fucilarono 51 ostaggi, distruggendo poi il paese. 
Impiccagioni
Nel 1945 alcuni reparti furono impiegati in Lombardia, dove operarono sempre con gli stessi metodi. Secondo le memorie di un ex SS italiana, pubblicate nel 2007: «Con i partigiani […] applicammo la legge marziale: quando ne catturavamo qualcuno, lo impiccavamo. D’altra parte, ogni volta che loro mettevano le mani su un legionario SS, non avevano alcuna remora a passarlo per le armi.»
L’ultima strage compiuta dai «legionari SS» avvenne a Rodengo-Saiano, in provincia di Brescia, il 29 aprile 1945, quando il maggiore Thaler decise la fucilazione di sei partigiani fatti prigionieri.
Non è facile capire le motivazioni di una tale violenza. Sicuramente le caratteristiche della guerra civile e della guerra anti partigiana portarono alla brutalizzazione dei reparti, tuttavia le SS italiane si distinsero per la loro spietatezza soprattutto nei confronti dei civili. L’adesione ad un corpo scelto e fortemente ideologizzato, li convinse di essere parte di quella élite guerriera che avrebbe governato l’Europa nel dopoguerra, così descritta dalla rivista ufficiale del corpo, Avanguardia: «Camerati tedeschi, uomini tagliati da una scure divina in un blocco di diamante, gente stretta da una solidarietà più unica che rara, spiriti indomiti e invincibili, mirabile esempio di disciplina, correttezza e lealtà […]. Il mondo cieco e malvagio vi odia perché vi sentite forti, migliori e decisi a vedere la morte del vostro nemico […]. Con voi ci sono gli uomini di Mussolini, le creature che non tradirono».
Spietati
Per fare parte di questa élite, per dimostrare di non appartenere ad un popolo di «traditori», era necessario dimostrarsi più duri e spietati degli stessi tedeschi. L’aver prestato giuramento ad un corpo straniero, inoltre, aumentò l’isolamento dei militi, che si sentirono «stranieri in Patria», e combatterono come se fossero parte di un esercito di occupazione in territorio nemico, cosa che in realtà erano. Soltanto tenendo ben presenti questi elementi si spiega l’estrema violenza dimostrata dalle SS italiane nei confronti dei civili italiani, e la decisione con la quale eseguirono gli ordini dei loro superiori tedeschi. Molti di essi, disgustati dalle stragi, disertarono, ma coloro che scelsero di rimanere nei ranghi fino alla fine si dimostrarono perfettamente all’altezza della fama delle SS tedesche.
 
PUBBLICATO DA 18:59

ITALIANI, BRAVA GENTE – ON LINE I 900 FASCICOLI (FINORA TOP SECRET) CON I DETTAGLI DEI CRIMINI DI GUERRA COMMESSI DA ITALIANI E TEDESCHI DURANTE L’OCCUPAZIONE NAZIFASCISTA

dago

17 FEB 2016 17:16

 – RITROVATI NEL ’94, SONO STATI TENUTI SEGRETO PER EVITARE PROBLEMI CON LA GERMANIA

Da oggi sono consultabili sul sito della Camera 695 fascicoli d’inchiesta e un registro contenente 2274 notizie di reato sui crimini di guerra, fra cui i più trucemente noti: eccidio di Sant’ Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine, Marzabotto…

Giordano Bruno Guerri per “il Giornale

fosse ardeatine

FOSSE ARDEATINE

Tredicimila pagine e oltre 900 fascicoli, che raccontano la storia di 15mila persone, coinvolte nei crimini di guerra commessi in Italia durante l’ occupazione nazifascista. È il cosiddetto «armadio della vergogna», rimasto chiuso per decenni, ritrovato solo nel 1994, ma da oggi consultabile on-line sull’ archivio della Camera. Sul mistero dell’ occultamento dei fascicoli, che riguardano anche le principali stragi nazifasciste in Italia ha lavorato una commissione d’ inchiesta parlamentare tra il 2003 e il 2006. Ora si può accedere al sito: http://archivio.camera.it/

ufficiali nazisti eseguono una condanna

UFFICIALI NAZISTI ESEGUONO UNA CONDANNA

Da sempre tutti gli Stati come le famiglie – occultano documenti su vicende scabrose, o peggio. Basti ricordare che il Regno appena nato, nel 1861, distrusse buona parte dei documenti sulla «lotta al brigantaggio»: una vera guerra civile che comportò violenze che oggi ci fanno rabbrividire.

Soltanto più di un secolo dopo, nel 1963, uno studioso Franco Molfese – rintracciò parte dei documenti superstiti, dando avvio a una faticosa ricostruzione dei fatti non ancora conclusa e che non sarà mai completa.

La vicenda di cui si parla in questi giorni è simile, e anche in questo caso si deve in buona parte a un libro, pubblicato nel 2004 dal giornalista dell’ Espresso Franco Giustolisi e intitolato appunto L’ armadio della vergogna (Nutrimenti). Giustolisi è morto l’ anno scorso senza poter assistere alla propria vittoria, all’ apertura pubblica dell’«armadio della vergogna».

nazisti a distomo 1944

NAZISTI A DISTOMO 1944

Al contrario di quello degli scheletri, questo era un vero e proprio armadio, scoperto nel 1994 a Roma, in uno sgabuzzino di palazzo Cesi-Gaddi (dove hanno sede vari organi giudiziari militari), in via degli Acquasparta. Dentro c’ erano 695 fascicoli d’ inchiesta e un registro contenente 2274 notizie di reato su crimini di guerra, 13.000 pagine, fra cui i più trucemente noti: eccidio di Sant’ Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine, Marzabotto, Cefalonia, la risiera di San Sabba.

E poi: documenti sugli italiani deportati in Bassa Sassonia, sull’ eccidio di duemila italiani vicino a Borek. E le carte segrete del Sismi, compreso l’ appunto sulla fuga di Kappler e il ruolo che vi ebbe l’ organizzazione Odessa. C’ è una lista di giudici nazisti che fecero carriera anche dopo la guerra. E documenti che ci riguardano come carnefici: per esempio quelli sul generale Mario Roatta nei territori occupati.

adolph hitler

ADOLPH HITLER

Si tratta di documentazione di prima mano, ovvero delle istruttorie realizzate decenni prima dalla Procura generale del Tribunale supremo militare, che ne aveva ricevuto incarico dal Consiglio dei Ministri. Basti dire che c’ è anche un promemoria del comando dei servizi segreti britannici, intitolato Atrocities in Italy, con il timbro secret.

Il 13 gennaio del 1960, con un atto «illegittimo e illegale», il procuratore generale militare Enrico Santacroce mise su molti di quei fascicoli il timbro: «Archiviazione provvisoria». Nel 1999 il Consiglio della magistratura militare, e nel 2001 la II Commissione Giustizia della Camera dei deputati, spiegarono l’ occultamento dei documenti con presumibili – pressioni politiche per impedire qualsiasi azione giudiziaria contro i responsabili tedeschi. Motivo?

himmler

HIMMLER

«Opportunità politica, in un certo senso una superiore ragione di Stato». Nel 2003, per iniziativa del deputato Carlo Carli (Pd), venne istituita una Commissione d’ inchiesta furono interrogati anche Giulio Andreotti e Oscar Luigi Scalfaro che nel 2006 anni dopo formulò tre ipotesi. 1) In un periodo di guerra fredda, si volevano mantenere buoni rapporti con la Germania Ovest. Ma, aggiungo, oltre la guerra fredda, i motivi potevano riguardare i buoni rapporti economici.

NAZISTI

NAZISTI

2) Anche dei militari italiani erano accusati di violenze in Albania, Etiopia, Jugoslavia, Grecia, e portando a fondo l’ accusa contro i tedeschi, si sarebbe riaperta anche quella contro gli italiani. 3) Fascisti e nazisti riciclati all’ interno dei servizi segreti dei due Paesi sarebbero riusciti a insabbiare i documenti e quindi i processi.

ingresso campo di concentramento di dachau

INGRESSO CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI DACHAU

La relazione di maggioranza, firmata dal deputato di Alleanza nazionale Enzo Raisi, sottolineò la mancanza di prove su ognuna delle tre ipotesi. É vero, le prove mancano, ma di certo una delle tre ipotesi o tutte e tre insieme è vera. Oggi la presidente della Camera Laura Boldrini dichiara: «Un Paese veramente democratico non deve aver paura del proprio passato». Giusto, però solo pochi nostalgici hanno paura di svelare gli orrori della Seconda guerra mondiale. Mentre tutti dobbiamo avere paura ancora di come politica e magistratura possano nascondere verità scomode. Anche quelle recenti e recentissime.

Wu Ming 1 “La Memoria cancellata. Viaggio nel vittimismo italiano”

Spinta dal Bass

sabato, febbraio 20, 2016
Avigliana 25/2, Wu Ming 1 “La Memoria cancellata. Viaggio nel vittimismo italiano”

Avigliana 25/2

Giovedì 25 febbraio alle ore 21:00 presso la Biblioteca Civica “Primo Levi” di Avigliana, via IV Novembre 19,serata di confronto ed informazione con Wu Ming 1 dal titolo “La Memoria cancellata. Viaggio nel vittimismo italiano”.

Destoricizzare, slegare i fatti da cosa è capitato prima, cucinare la storia a proprio uso, reinterpretare. Da tempo il collettivo di scrittori Wu Ming affronta i nodi irrisolti del passato italiano, che passato non è perchè proprio quei nodi si riflettono sul presente. Abbiamo chiesto a Wu Ming 1 di partecipare ad una serata per riflettere su questi temi, per stimolare lo strumento della critica, per ragionare fuori dalla melma e dalla melassa delle giornate preposte al ricordo.

Serata informativa Foibe 25-2-2016

Appello 8 marzo No Tav, a Venezia contro il vertice Renzi-Hollande

post — 20 febbraio 2016 at 17:22

notav-val-di-susa-fs81Nonostante le poche informazioni in merito, abbiamo appreso che l’8 marzo si svolgerà a Venezia un vertice bilaterale tra Italia e Francia per avviare l’iter parlamentare europeo di rettifica del protocollo di intesa sull’apertura dei cantieri per l’opera definitiva.

Stiamo parlando di un iter che è molto in ritardo rispetto alla tabella di marcia e che dovrà concludersi in sede europea entro fine dell’anno, a rischio ci sarebbero i soldi della UE a finanziamento dell’opera.
L’incontro bilaterale verterà anche su altri temi, tanti i progetti in discussione, ma soprattutto il loro percorso di finanziamento in sede europea.
Denari stanziati che, è bene non dimenticare, non sono il frutto del sudore di Renzi ed Hollande ma del nostro, degli europei, di chi lavora e di chi sopravvive a fatica nella crisi; ogni euro, insomma, destinato a quest’opera inutile e dannosa è sottratto a qualcosa di veramente utile per tutti e tutte.
Continuiamo infatti a parlare di un’opera che si è già rivelata un pozzo senza fondo, a partire dell’apertura del cantiere per il tunnel esplorativo a Chiomonte nel 2011, una sola galleria messa per traverso rispetto a quello che dicono sarà il tunnel vero e proprio che dovrebbe attraversare le Alpi. Un cantiere ad oggi attivo a fasi alterne nonostante le roboanti dichiarazioni, che devasta il territorio, inquina le nostre acque e la nostra aria e specula continuativamente sui costi.
Il tunnel di base che oggi appare ancora molto lontano, prevederebbe 2 gallerie lunghe 57 km mentre oggi quello “esplorativo” è arrivato a 4 km in 4 anni sugli 8 previsti (considerando la dichiarazione di apertura del cantiere). Tempi raddoppiati, costi aumentati; quello di Chiomonte, a conti fatti, si rivela il cantiere perfetto per imprenditori e governo: abbastanza lento, chissà se e quando finirà e nel frattempo continua a mangiare soldi pronti ad essere ridistribuiti a chi è dentro l’affare. C’è chi ringrazierà Renzi ed i suoi amici, ne siamo sicuri.
Nel 2012 andammo a Lione a contestare il vertice tra il nostro paese e quello francese e ricordiamo bene quella che fu l’accoglienza delle autorità francesi che con polizia e blocchi tentò di non farci raggiungere la città, inutilmente.
Pensiamo che la nostra presenza l’8 marzo a Venezia sia importante e ci stiamo organizzando per esserci.
Invitiamo tutti i No Tav e tutti i Comitati e le realtà attive sul territorio veneto e non solo a mobilitarsi insieme a noi, per continuare la battaglia più ampia per la difesa dei territori e contro le speculazioni dei governi italiano ed europeo.
Mentre intorno a noi, in questa ingiusta Europa, si chiudono frontiere e si alzano barriere, pensiamo che Renzi ed Hollande non meritino una vetrina immacolata per mostrare i loro disastri.
Ci vediamo a Venezia l’8 marzo!
Avanti No Tav!

Tav Firenze: bloccare l’autorizzazione paesaggistica

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i No Tav Firenze contestano e argomentano i danni provocati dagli scavi e i reali pericoli per l’ambiente già gravemente offeso.

 
Comunicato Stampa 

Il giorno 18 febbraio 2016 la Commissione Ambiente del Consiglio Comunale di Firenze ha ascoltato una relazione dell’Associazione No Tunnel  in cui sono stati illustrati i motivi per cui non andrebbe concessa l’autorizzazione paesaggistica per il Passante .

Purtroppo questa audizione, chiesta i primi di gennaio, è stata data dopo l’avvio del procedimento che la legge vigente prevede per addivenire al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica. Infatti la Commissione per il Paesaggio nella seduta del 13/01/2016 ha espresso parere positivo a maggioranza e il Comune di Firenze, in data 18 gennaio 2016, ha inviato alla Soprintendenza il citato parere con i relativi elaborati progettuali. Da quest’ultima data (18 gennaio) la Soprintendenza ha 45 giorni per rilasciare o meno l’autorizzazione richiesta; nel caso non lo faccia il Comune ha ulteriori 15 giorni per decidere o meno sul rilascio dell’autorizzazione.

L’audizione ha senz’altro perso efficacia, ma non hanno perso validità le critiche fatte.

I principali problemi derivanti dal progetto che confliggono con il rilascio dell’AP sono:

  • Le gallerie del Passante saranno scavate interessando moltissimi edifici, alcuni di questi di alto valore storico ed artistico, in particolare: Porta San Gallo, Arco dei Lorena, Fortezza da Basso. Si metteranno in pericolo la sicurezza di edificio aperto al pubblico (EsseLunga di Via Masaccio) e un edificio notificato ex Legge 1089/39 (Centrale termica e Cabina apparati centrali dell’ing. Mazzoni).

  • La possibilità che questi lavori creino danni agli edifici è talmente alta che fin dal progetto è previsto il consolidamento del terreno sotto i bastioni della Fortezza da Basso con la tecnica del “compensation grouting”. Questa tecnica, i cui effetti sono ancora discussi in campo scientifico, avrebbe una certa efficacia in presenza di terreni con elevata permeabilità che non è posseduta dalla eterogenea tipologia dei terreni sottostanti la Fortezza alcuni dei quali hanno una marcata matrice argillosa. In questi terreni l’effetto voluto di consolidamento non è efficace, anzi il cemento utilizzato tende a concentrarsi in bolle sotterranee che generano innalzamenti del terreno sovrastante (una cosa del genere è già avvenuta in occasione del consolidamento della scuola Rosai dove si sono avuti danni all’edificio).

  • I tunnel previsti impattano sulla falda rendendo difficoltoso il naturale deflusso; in corrispondenza dei tunnel non sono previste opere di mitigazione tali da garantire la trasparenza idraulica. In corrispondenza dei cantieri ai Macelli e a Campo Marte sono state previste opere di mitigazione, ma si sono dimostrate assolutamente inefficaci: lo sbilanciamento della falda è risultato ai controlli ARPAT di circa 1,5 metri. Abbassamenti o innalzamenti della falda sono assai pericolosi perché possono ridurre la portanza delle fondazioni degli edifici, possono indurre cedimenti del terreno e dei sovrastanti edifici e possono addirittura provocare l’allagamento di locali interrati. È opportuno, in particolare, valutare la grossa interferenza delle gallerie nella zona della Fortezza sulla falda anche in relazione al fatto che, al tempo, fu possibile realizzare solo 2 piani interrati del parcheggio della Fortezza.

  • Nella fase di scavo le subsidenze previste da RFI e GC sono sottostimate, almeno confrontando il progetto fiorentino con i dati della letteratura scientifica sull’argomento.

  • È stato completamente ignorato l’”effetto deriva” della realizzazione delle gallerie in curva; questo consiste in un maggior volume perso provocato dalle strutture rigide della fresa nei tratti non rettilinei. Nelle zone di via Masaccio – viale Don Minzoni e Fortezza da Basso – via delle Ghiacciaie si situano curve di raggio ridotto.

  • Sono stati completamente ignorati i maggiori valori dei cedimenti derivanti dallo scavo delle gallerie con una sola fresa. Nel progetto originario si prevedeva lo scavo con due frese che avrebbero dovuto lavorare contemporaneamente, come sempre accade per questi tipi di opere (ad es. passante ferroviario di Bologna). Invece, con il parere rilasciato dall’Osservatorio Ambientale il 05.02.2010, è stata data la possibilità al GC di utilizzare una sola fresa in relazione ai quantitativi di scavo ignorando le conseguenze tecniche. Questo è stato un gravissimo errore perché lo scavo eseguito in momenti diversi produce incrementi del cedimento in superficie di circa il 50% come è dimostrato dalla letteratura scientifica al riguardo. La cosa deve essere considerata ancora più grave perché questa modifica al progetto è stata legittimata dall’Osservatorio Ambientale senza che essa sia stata trattata nella “relazione di ottemperanza”, cioè nel documento redatto dal CG che giustifica le modifiche tra il progetto posto in gara e quello redatto dal CG.

  • Nel progetto è previsto un “pozzo di aggottamento” nei giardini attorno alla Fortezza nei pressi della cosiddetta vasca dei cigni. Il pozzo di aggottamento è una struttura che consente di estrarre dai tunnel le acque che per qualunque motivo si infiltrassero; è posizionato ovviamente nella parte più bassa di tutto il Passante per consentirne il recupero. È composta da un edificio che sporgerà dal suolo – modificando il paesaggio – e da una vasca interrata dove verranno raccolte e pompate le acque luride dei tunnel per essere trattate e poi immesse nel sistema fognario (sic). Per quanto riportato nel progetto redatto dal CG, le acque emunte saranno sicuramente inquinate, acide e corrosive; per questo dovrà anche essere previsto un depuratore e si dovrà prevederne la manutenzione. I manufatti di questa struttura interverranno pesantemente nella zona, probabilmente anche sulle presenza di alberi di alto fusto.

Ai problemi che abbiamo enumerato in precedenza l’ingegner Giacomo Parenti ha teso a minimizzare o ignorare i rilievi fatti dimenticando tutti i problemi esistenti e irrisolti. In particolare il direttore generale del Comune non vuol rendersi conto che l’autorizzazione paesaggistica per i lavori in sotterranea è fondamentale per studiare i danni che questi lavori potrebbero provocare in superficie, non si tratta solo di verificare se sarà mutata la percezione visiva di un luogo a lavori finiti. Questo è fortemente ribadito dal parere espresso dall’Ufficio Legale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, proprio sul Passante fiorentino, l’8 marzo 2013.

Crediamo sia chiaro a tutti che i nodi tecnici di questo progetto, emersi in parte anche nelle inchieste della Magistratura di Firenze, siano enormi e tali da indurre prudenza; non si parla di cantieri in mezzo alla campagna, ma sotto interi quartieri della città e sotto importanti monumenti. Le battute di Parenti che vede lavori analoghi sotto il Big Bang effettuati senza problemi ignorano che i contesti e le ditte che effettuano i lavori sono diversi; gli stessi lavori fatti a Firenze da Nodavia hanno provocato danni alla scuola Rosai.

I motivi elencati sopra dovrebbe indurre l’Amministrazione Comunale, la Giunta e il Consiglio a rivedere il parere favorevole espresso dalla  per il rilascio dell’autorizzazione e si dovrebbe provvedere ad un riesame di tutto il procedimento; questo è nel potere del Comune e sarebbe sicuramente nell’interesse della città e del suo patrimonio immobiliare e monumentale.

Nel caso in cui il parere della Soprintendenza non pervenga, il Comune di Firenze può ancheconvocare una Conferenza dei Servizi che analizzi seriamente e dettagliatamente tutti i problemi che questo progetto si porta in seno.

L’avvenuta audizione e la contemporanea consegna di documentazione speriamo serva per lo meno a mettere davanti alle proprie responsabilità il Comune tutto e anche gli organi politici; nessuno può ignorare i gravi rischi che Firenze sta correndo. Nessuno potrà dire in futuro “noi non sapevamo, noi non potevamo sapere”.

Alternativa Libera
Firenze Riparte a Sinistra
Movimento 5 stelle
Comitato No Tunnel TAV