UN MAGNA MAGNA OLIMPICO – DEI FASTI DI “TORINO 2006”

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15 FEB 2016 17:42

UN MAGNA MAGNA OLIMPICO – DEI FASTI DI “TORINO 2006” RESTANO STRUTTURE PUBBLICHE COSTATE UN OCCHIO ABBANDONATE AL DEGRADO E ALTRE CHE FRUTTANO UN SACCO DI SOLDI (IN MANO AI PRIVATI). CONCESSIONI A PREZZI DI FAVORE AGLI “AMICI DEGLI AMICI” E AI SOLITI NOTI… – – – –

Dieci anni fa un vandalo scrisse vicino all’arco olimpico di Torino: “Tutto questo ha xmesso a qualcuno di arricchirsi”. In prima fila i privati che pagano canoni bassissimi per la gestione di PalaAlpitour, Oval, Palavela restaurato e guadagnano milioni… –

Andrea Giambartolomei per il Fatto Quotidiano”

GIOCHI TORINO

GIOCHI TORINO

A qualcuno, dieci anni dopo, ancora brillano gli occhi. L’ entusiasmo dei giorni delle Olimpiadi invernali vive in molti torinesi che hanno visto la loro città rinascere, passare dall’ essere la “company town” di una Fiat in crisi, alla città di cultura su cui le amministrazioni di Sergio Chiamparino prima e Piero Fassino dopo hanno puntato. Ma non tutto quel tesoro ereditato dai Giochi, che fanno ancora girare molto denaro tra i privati, è splendente.

Basta fare un giro ai piedi dell’ arco rosso e alla passerella pedonale del Lingotto: “Erano uno spettacolo. C’era una vita incredibile”, ricorda l’ingegnere Domenico Arcidiacono, prima direttore generale e ora commissario dell’ Agenzia Torino 2006. “C’ erano delle sale, il ristorante del villaggio, le infermerie e le facilities”.

E ora cosa c’ è? “Mondezza”. È così.

Quelle strutture in cemento dalle linee sinuose su cui si vedono ancora le impronte delle insegne “Torino 2006” sono spazi inutilizzati e abbandonati. Da anni il Comune guidato da Fassino paventa delle soluzioni per sfruttare gli spazi.

GIOCHI TORINO

GIOCHI TORINO

L’ ultima trovata è quella di realizzare un centro di eccellenza dell’ università e del politecnico, ma se ne parla già da tempo, mentre lo stato dei luoghi è pessimo e nel frattempo sono state staccate le linee elettriche. Poco distante c’ era il villaggio olimpico, una serie di palazzine costruite in fretta per accogliere atleti e staff. Adesso un blocco ospita delle case popolari.

Quello centrale è la sede dell’ Agenzia regionale per l’ ambiente. Il terzo, più vicino alle arcate, è più segnato dall’ incuria. Le facciate sono ormai scolorite, alcune scrostate, in certe zone gli intonaci cadono. Eppure qui sono ospitati alcuni studenti, c’ è un ostello e due palazzine per le federazioni sportive.

Una struttura è affidata a cooperative e associazioni per un progetto di social housing, mentre quattro palazzine sono state occupate nel 2013 da richiedenti asilo e immigrati africani sostenuti dai centri sociali.

Sui balconi sono stesi i loro vestiti e sono state installate antenne paraboliche. All’ ingresso dell’ edificio blu un maghrebino ha allestito un minibazar alimentare. Lì di fronte c’ è una baracca in lamiera e un carretto, uno dei tanti utilizzati per andare a recuperare mobili, elettrodomestici, vestiti e scarpe dai cassonetti.

Le mascotte ai giochi invernali di Torino

LE MASCOTTE AI GIOCHI INVERNALI DI TORINO

Molti di questi oggetti sono in un magazzino della palazzina arancione, dove si trova anche la scuola in cui si fanno corsi di italiano e inglese, in cui c’ è un gruppo di supporto per le donne, l’ assistenza medica e quella legale. Su richiesta dei proprietari la Procura ha dato mandato alla Digos di sgomberare quegli spazi con due indicazioni: tenere in conto le ragioni umanitarie ed evitare problemi di ordine pubblico.

Tutto è ancora fermo. Nel frattempo però in quelle palazzine è avvenuto un fattaccio: a maggio una ragazza con problemi psichici è stata abbordata, “sequestrata” per un giorno e stuprata da tre africani, condannati il 5 febbraio scorso a otto anni di carcere.

Se gli edifici pubblici sono in questo stato, le strutture migliori sono in mano ai privati. Il palazzetto di pattinaggio sul ghiaccio costruito vicino al Lingotto, l’ Oval, è stato assegnato alla Gl Events che ogni anno paga 45mila euro al Comune per poi affittarlo a prezzi elevati per le fiere, come quella di arte contemporanea “Artissima”.

La concessione prevede che la società esegua la manutenzione per “un importo minimo di euro 201mila per anno”, ma dal bilancio 2014 risulta che siano stati spesi solo 7mila e che “il residuo eventualmente non utilizzato di tale importo annuale” dovrà essere “versato alla Città di Torino al termine della concessione”. Insomma, l’ amministrazione per ora vede pochi introiti.

PALA ISOZAKI 1

PALA ISOZAKI 1

Un altro “gioiello” affidato ai privati è il PalaAlpitour, progettato dall’ archistar giapponese Arata Isozaki. Appartiene alla Fondazione 20 Marzo 2006 (composta dal Coni e dalle amministrazioni locali) ma è concesso alla società Parcolimpico, di cui la fondazione ha solo il 10%, mentre il restante è in mano alla Get Live, formata dagli statunitensi di Live Nation e dalla Setup Live di Giulio Muttoni, amico fraterno del senatore Pd Stefano Esposito, tra i promotori della legge sul riutilizzo del “tesoretto olimpico” (al momento 40 milioni di euro) per la manutenzione e il miglioramento degli impianti.

Il Parcolimpico gestisce anche il Palavela, costruito nel 1960 per il centenario dell’ Unità d’ Italia e restaurato prima dei Giochi da Gae Aulenti, ora utilizzato per il pattinaggio in inverno, il beach volley in estate e alcuni eventi. La società privata controlla anche molti impianti sportivi sulle Alpi, come lo stadio del salto o la pista di biathlon, costruiti pagando milioni di euro, usati per i Giochi invernali e qualche altra occasione e poi dismessi.

A Torino imputano la colpa di questo spreco al Coni e alle federazioni sportive che prima, insieme al governo di Berlusconi, hanno richiesto la realizzazione di alcune opere nell’ ipotesi di fare una “Coverciano delle nevi”, e poi hanno dimenticato tutto. Avevano voluto anche la pista di bob, ormai riconosciuta come uno degli errori più grossi commessi. “Abbiamo speso tanti soldi, proprio tanti, per quella pista”, si dispiace Arcidiacono. E viene a mente la frase scritta da un vandalo vicino all’ arco olimpico “simbolo della Torino del futuro”: “Tutto questo ha xmesso a qualcuno di arricchirsi”.

PALA ISOZAKI

PALA ISOZAKI

La sconfitta dei terroristi ad Aleppo mette fine ai sogni di espansione del “neo sultano Erdogan”

 http://www.complottisti.com/la-sconfitta-dei-terroristi-ad-aleppo-mette-fine-ai-sogni-di-espansione-del-neo-sultano-erdogan/

di Yusuf Fernandez

L’avanzata irresistibile dell’Esercito siriano nella provincia di Aleppo, che ha portato alla conquista delle località di Nubbul e Al Zahra ed agli sforzi per accerchiare la stessa città di Aleppo, seconda città del paese che Erdogan sognava di annettere alla Turchia come 82° provincia. Con la caduta di Aleppo si mette fine ai sogni di espansione del nuovo Impero ottomano caldeggiati dal turco , Recep Tayyip Erdogan.

Nello stesso tempo l’Esercito siriano ha tagliato le vie di rifornimento tra il posto di frontiera di Azaz ed  Aleppo. Questo impedirà alla Turchia di rifornre di armi e munizioni i gruppi terorristi di Aleppo (come avvenuto fino ad ora). Di conseguenza questi aiuti dovranno  passare per la provincia di Idlib, ancora sotto controllo di Al Qaeda. Una gran parte degli aiuti turchi ai gruppi armati erano sempre transitati per le vie controllate da tale gruppo terrorista, che è stato quello beneficiato degli aiuti e dell’appoggio che il regime di Erdogan ha sempre fornito apertamente.

La Turchia si trova anche in una posizione peggiore per attaccare le miliziecurde per motivo dell’avanzata di queste ultime contro l’ISIS nella provincia di Hasaka.
In questo senso la politica della Turchia in Siria, diretta a fortificare i gruppi armati che combattono contro Damasco – e stabilire una “zona cuscinetto” – sembra esere stata del tutto sbaragliata.

Inoltre la difesa antiaerea russa sta impedendo di fatto  ai turchi di stabilire una zona di “esclusione aerea” nel nord del paese. Questo ha portato la Turchia a ostentare la posizione più debole in Siria negli anni, secondo il parere di David Kenner, direttore della sezione Medio Oriente della rivista “Foreign Policy”.
Le due forze a cui Ankara si oppone in Siria, l’Esercito siriano e le forze curde, inquadrate nelle “Forze democratiche Siriane”, stanno adesso cooperando fra di loro e i militari siriani  stanno fornendo armi e munizioni a queste milizie curde, che operano nella città di Hasak e nella regione di frontiera del Qamishli.
La simultanea offensiva dell’Esercito- milizie curde sta obbligando  l’ISIS e gli altri gruppi terroristi a combattere su due fronti, obbligandoli a disperdere le loro forze e  debilitandoli.  La prospettiva che entrambe le forze possano entrare in contatto e controllare così tutta l’estensione della frontiera presuppone la chiusura totale della stessa ai terorristi e questo è quello che irrita Ankara.

La sconfitta dei piani di Erdogan è stata anche sottolineata da alcuni media turchi nello loro analisi. Il giornale Radikal, ad esempio, considera che i tentativi di Erdogan di trasformare la città di Aleppo in un altra Bengasi sono falliti nonostante il fatto che la Turchia abbia fornito ogni genere di aiuti militari alle organizzazione terroriste. Questo appoggio, tuttavia,  non è stato sufficiente per prendere il controllo di Aleppo, i cui abitanti si oppongono, incluso con le armi, a questi gruppi takfiri.
Da parte sua il giornale Cumhuriyet segnala che tutti i piani di Erdogan in Siria sono falliti e che quest’ultimo, assieme al primo ministro Ahmet Davutoglu, “sono arrivati alla fine del loro percorso in Siria”, dopo i forti rovesci subiti dai terroristi che entrambi patrocinano.

Il Centro di Studi Strategici di Ankara considera, da parte sua, che l’alleanza della Turchia con i regimi reazionari e  retrogradi, come l’Arabia Saudita, è un grave errore. “La Casa dei Saud odia la Turchia ed i turchi. Gli ottomani,  proprio quelli che Erdogan ammira, consideravano che il wahabismo dei Saudera la causa di tutti i problemi del mondo islamico e lanciarono  campagne militari per distruggerli.   Sono loro, i Saud, i patrocinatori ed ispiratori del terrorismo integralista che colpisce il mondo mussulmano”.
Il Centro ritiene che la Turchia non possa llanciare un intervento in Siria perchè i curdi siriani inizierebbero allora una cooperazione con i guerriglieri del PKKche operano all’interno della Turchia. I russi, siriani ed iraniani potrebbero fornire appoggio ai curdi nella loro lotta  contro l’esercito turco, creando così una situazione molto difficile nel sud della Turchia, ad immagine di quello che la stessa Turchia sta facendo in Siria (ripagando il turco con la stessa moneta).

D’altra parte la Forza Aerea turca non potrebbe appoggiare le forze terrestri, per causa della presenza delsistema missilistico antiaereo russo S-400 a Latakia e degli aerei da caccia russi, nello spazio aereo siriano. Un intervento turco obbligherebbe la Russia ad intervenire in una forma più amplia con bordamenti contro le forze turche ed icluso l’invio di truppe terrestri.

La Russia, l’Iran o i suoi alleati potrebbero anche attaccare il territorio turco per via terra, mare ed aria, incluso la distruzione di strutture industriali, centrali elettriche ed istallazioni vitali, portandoi al collasso l’economia turca. La Cina, che diffida dei tentativi espansionisti di Erdogan verso la provincia diXinjiang(conosciuta dai turchi con il nome di Turchestán Orientale) potrebbe intervenire in appoggio della Russia.

La Siria, Hezbollah e le milizie irachene sciite dispongono inoltre di armi anticarro possenti che potrebbero distruggere i carri armati e i blindati turchi causando forti perdite all’Esercito turco. Questo creerebbe un fronte di 800 km. in cui l’Esercito siriano , i suoi alleati ed i miliziani curdi potrebbero iniziare una guerra di guerriglia contro le truppe turche. L’Iran da parte sua potrebbe aprire un altro fronte nella frontiera turca ed utilizzare i missili ed altre armi possenti, causando molti e gravi danni alla Turchia.

Fonte: Al Manar

Traduzione: Luciano Lago

Tratto da Controinformazione

“Allerta massima” delle Forze Russe ordinata da Putin per contrastare un possibile intervento turco

http://www.controinformazione.info/allerta-massima-delle-forze-russe-ordinata-da-putin-per-contrastare-un-possibile-intervento-turco/

Da   Feb 12, 2016
Forze militari russe

Forze militari russe
 

di Enrique Montánchez

Vladimir Putin ordina la massima allerta delle Forze russe per dissuadere la Turchia dall’invadere la Siria.
Putin ha ordinato lo stato di “allerta massima”  dell’Esercito del Distretto del Sud che comprende il Cáucaso, le Flotte del Mar Nero e del Caspio, composte da 9.000 soldati, 50 navi da guerra e 200 aerei da combattimento. La dimostrazione di forza del presidente russo si produce in un momento di massima tensione con il fine di dissuadere la Turchia da una eventuale invasione della Siria e gli Stati Uniti dall’appoggiare il loro alleato turco.

Il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha annunciato che le unità militari del Distretto Militare Sud sono state messe in stato d’allerta di combattimento dalla mattina di Lunedì 15 Febbraio, in alcune manovre massicce che coinvolgono le Forze del Caucaso Nord, le regioni del sud est (vicino alla frontiera dell’Ucraina), la Flotta del Mar Nero e la flotta del Caspio.

Ufficialmente l’allerta da combattimento risulta  proclamato allo scopo di comprovare la capacità dell’Esercito russo di rispondere a qualsiasi sfida, secondo Shoigu, tuttavia i mezzi di intelligence europei hanno segnalato che l‘ordine proviene direttamente dal presidente Putin come dimostrazione di forza con un doppio obiettivo: dissuadre il presidente turco Erdogan da una eventuale invasione della Siria che porti ad un confronto militare con le truppe russe che combattono lo Stato islamico ed inviare il messaggio agli USA che non utilizzino la Turchia come “ariete” contro la Russia.

Forze russe del Distretto Sud

Forze russe del Distretto Sud

Fallimento negoziati a Ginevra

In considerazione del fallimento della prima fase dei negoziati di Ginevra tra il governo di Assad e i rappresentanti della opposizione siriana, conclusi con un nulla di fatto, Washington cerca di guadagnare tempo di fronte ad una situazione dove l’Esercito siriano conquista posizioni e si appresta a mettere sotto controllo anche Aleppo e le vie di comunicazione e rifornimento con laTurchia. L’appoggio delle forze aeree russe è risultato determinante e gli oppositori di Assad, inclusi i paesi che li sostengono, si trovano in una posizione di debolezza.  Questo spiega il nervosismo di Washington che vede avanzare l’influenza russa nella regione. Per evitare che questo scenario diventi irreversibile, la Casa Bianca si prepara ad un intervento militare in Siria ma, per realizzarlo, ha necessità della “testa d’ariete” turca.

La strategia di Washington

La strategia di Washington è relativamente semplice, secondo le fonti citate: Ankara deve invadere (in prima battuta)  il territorio turco, si scontra con le forze russe schierate nella zona e gli USA (in seconda battuta) accorrono in aiuto del loro alleato turco che è anche membro della NATO, con cui l’Alleanza Atlantica risulterebbe coinvolta nel conflitto.
Questo scenario viene definito come una Terza Guerra Mondiale con tutto quello che rappresenta. In questo movimento di pezzi sulla scacchiera, bisogna inquadrare la mossa di Putin con la sua dimostrazione di forza (stato d’allarme) con cui i russi mostrano i muscoli militari.

Putin con i quadri militari

Putin con i quadri militari

Le esercitazioni messe in atto nel Distretto militare Sud, in cui intervengono 9000 soldati, 900 carri armati e veicoli blindati, 200 aerei e circa 50 navi, hanno la misssione di mettere alla prova la capacità  di proiettare le forze russe, totalmente equipaggiate, fino a 3.000 Km. di distanza, ha segnalato il Ministro della Difesa russo, secondo la “Associated Press” di Mosca. Questo raggio d’azione include l’attuale teatro di operazioni in Siria e Turchia.

Gli addetti militari sono stati informati

Come comunicato dal viceministro della Difesa, Anatoly Antonov, gli addetti militari accreditati a Mosca sono stati informati dell’allerta massima di combattimento e che questo forma parte dell’accordo di Vienna del 2011 sulle misure per diffondere fiducia e sicurezza fra gli alleati ed i soci, cosa che permette di effettuare ispezioni a sorpresa alle forze militari dei paesi firmatari degli accordi attraverso l’ OSCE, come ha inormato l’agenzia Tass.

Risulta evidente che Mosca non vuole che queste massicce manovre dissuasorie siano controllate in loco dalle commissioni militari dei paesi membri della NATO.

Fonte: Alerta Digital

Traduzione: Manuel De Silva

Stragi nazifasciste, l'”Armadio della vergogna” adesso consultabile online

http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/02/15/news/stragi-nazifasciste-l-armadio-della-vergogna-adesso-consultabile-online-1.250535?ref=fbpe

La Camera pubblica i 695 fascicoli sugli eccidi commessi in Italia dai nazisti fra il ’43 e il ’45: da Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema. Le battaglie di Franco Giustolisi sull’Espresso perché fossero condannati i colpevoli

DI PIER VITTORIO BUFFA

15 febbraio 2016

Stragi nazifasciste, l'Armadio della vergogna adesso consultabile online

L’ “Armadio della vergogna”, adesso, si potrà quasi toccare con mano. Dal proprio computer si potrà entrare nei singoli fascicoli, leggere documenti, chiederne copia. Vedere, personalmente, senza intermediari, quello che per decenni è rimasto chiuso in un archivio, sepolto, sottratto alla ricerca della verità.

Da domani, 16 febbraio, la Camera dei deputati mette online le tredicimila pagine dei documenti della Commissione parlamentare che aveva indagato sulle stragi nazifasciste e sull’occultamento dei fascicoli in quello che è stato poi chiamato l’ “Armadio della vergogna”. Fu Franco Giustolisi, che per primo, sull’Espresso, ne denunciò l’esistenza, a battezzare così un archivio ritrovato nel 1994 in uno scantinato della procura generale militare. Dentro vi erano 695 fascicoli che riguardavano gli eccidi commessi dai nazisti e dai fascisti durante gli anni della guerra in Italia, dal 1943 al 1945. Fascicoli con nomi e cognomi dei colpevoli, elenchi di vittime, testimonianze raccolte da carabinieri o da militari inglesi e americani, spesso anche a pochi giorni dai fatti. Fascicoli in cui è scritta la terribile storia della guerra condotta da nazisti e fascisti contro la popolazione italiana. La guerra contro i civili che causò almeno 15.000 morti.

Quei fascicoli, nel 1960, furono “provvisoriamente archiviati”, un provvedimento abnorme non previsto da alcuna norma, e che è consistito, semplicemente, nella loro “sepoltura nell’ “Armadio della vergogna”. La ragione fu politica. Processi che mettevano alla sbarra ex ufficiali dell’esercito tedesco con l’accusa di centinaia di omicidi non avrebbero giovato ai buoni rapporti tra Italia e Germania occidentale.

Nel 1994 i fascicoli riappaiono durante le indagini su Erich Priebke, poi condannato per l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Il primo articolo che ne parla, firmato da Alessandro De Feo e Franco Giustolisi, esce sull’’Espresso nel 1996. Da Roma i fascicoli partono per le procure militari competenti. Vengono riprese, dopo cinquant’anni, le indagini, si celebrano processi dove sfilano a decine i testimoni diretti di quegli orrori, i sopravvissuti. Gli imputati sono ufficiali e sottufficiali delle forze armate tedesche. Molti vengono assolti, una cinquantina condannati all’ergastolo. Ci sono i responsabili delle stragi di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Fivizzano, Civitella in val di Chiana… Ma le sentenze non vengono mai eseguite, nessuno ne chiede mai davvero l’esecuzione.

La pressione dell’opinione pubblica aumenta, Giustolisi e l’Espresso sono in prima linea. Nel 2003 viene istituita una Commissione parlamentare di inchiesta. I documenti inviati dai tribunali vengono catalogati e studiati, le audizioni sono numerose ma alla fine le relazioni saranno due. Una di maggioranza che non attribuisce a una precisa volontà politica l’affossamento delle inchieste. Una di minoranza, firmata dal deputato dei Democratici di sinistra Carlo Carli, che dice esattamente l’opposto.

Adesso l’accesso diretto ai documenti della Commissione dovrebbe consentire una più ampia presa di coscienza sulla profonda ingiustizia perpetrata ai danni delle vittime di quelle stragi.  Dice la presidente della Camera Laura Boldrini: “Sono contenta che il percorso di trasparenza di Montecitorio si arricchisca di un nuovo e importante capitolo perché un Paese veramente democratico non può avere paura del proprio passato”. Restano, nella coscienza del nostro Paese e oltre al silenzio durato mezzo secolo, quelle condanne all’ergastolo dei criminali nazisti che nessuno ha mai cercato di eseguire. E il destino di altre decine di fascicoli che non sono mai stati oggetto di vere indagini e che sono simbolicamente tornati nell’ “Armadio della vergogna ”.

Venezia 8 marzo 2016 ancora un vertice governativo Italia Francia

agendatop15 febbraio 2016 at 09:00

8marzo1

Apprendiamo dai quotidiani piemontesi che sarebbe in preparazione l’ennesimo vertice Italia Francia con protagonisti Renzi e Hollande su temi vari ed in particolare il progetto tav Torino – Lione. Sono ormai passati 3 anni o poco di più dall’ultimo vertice tra i due paesi, era il dicembre 2012 e in una Lione blindata si siglò l’ennesimo patto speculativo.

Dai commenti dei giornali il problema sembra essere l’iter burocratico parlamentare di approvazione dei progetti e dei finanziamenti. O meglio, ironia amara, dell’aggiustamento della svalutazione del prestito. Tanto i promotori sono certi che prima di partire già litigano per l’aumento dei costi del ritardo. Verrebbe da ridere se il denaro di cui si discute fosse frutto del sudore di Renzi o di Hollande ma non è così. Il denaro per una nuova Torino Lione tav, lo sappiamo bene ce lo metteremo noi, l’Europa, le persone, chi lavora e anche chi non troverà lavoro a causa di investimenti inutili e sbagliati.

I cantieri invece non sembrano essere un problema, dice il cronista, e qui invece ci viene da piangere, la conferma della devastazione e della speculazione. Era il 2011, si apriva il cantiere per il tunnel esplorativo a Chiomonte, una sola galleria, di dimensioni ridotte e messa per traverso al progetto del tunnel vero e proprio che dovrebbe attraversare le Alpi. Il progetto del tunnel di base prevederebbe invece 3 gallerie una a fianco dell’altra lunghe 57 km. Ora sono passati 4 anni e sono stati scavati appena 4 km nella galleria geognostica di Chiomonte sugli 8 previsti. I tempi si sono già raddoppiati, i costi pure e di treni in questa galleria non ne passeranno mai perchè è piccola e utile solo a comprendere la qualità delle rocce. A conti fatti con la logica loro possiamo ammettere che se la velocità è questa, cioè 1 km all’anno, si f potrebbe finire il tutto in 170 anni. Sì quello di Chiomonte per Renzi e i suoi amici è un cantiere perfetto che non è un problema, va piano, non finisce mai, costa molto e soprattutto è inutile.

Detto questo non ci resta che prepararci per dire ancora una volta no a questo progetto. L’8 marzo nella bella Venezia dove Renzi e Hollande, con il loro codazzo di ministri cercheranno una vetrina per esporre al mondo i loro disastri. Una grande opera inutile, un patto finanziario con le banche per strangolare i cittadini, una nuova frontiera per lasciare morire di guerra le persone, una nuova guerra e anocora molto altro di peggio. Aspettando la nefasta scaletta di appuntamenti anche noi ci prepareremo.

NDDL : Un referendum: per chi, come, perché ?

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12 Febbraio 2016

Notre-Dame-des-Landes

Un referendum : per chi, come, perché ?

 Comunicato Stampa dell’ACIPA  – Notre-Dame-des-Landes, 12 febbraio 2016


L’ACIPA ha ascoltato che François Hollande ha annunciato giovedì 11 febbraio lo svolgimento di un referendum locale sul progetto dell’aeroporto di Notre-Dame-des-Landes. Nello stesso discorso ha anche ricordato per due volte che i lavori potrebbero iniziare nell’autunno 2016.

La nostra posizione non è cambiata: continuiamo a chiedere a François Hollande di confermare che nessuna espulsione  avvenga fino a quando i ricorsi in giudizio a livello nazionale ed europeo non avranno terminato il loro corso. Abbiamo sentito bene che Hollande ha ribadito che l’iter dei ricorsi non è giunto al termine, ma non ha detto una parola sulle espulsioni programmate ! Ribadiamo inoltre la nostra richiesta di incontrarlo.

Come annunciato nel referendum locale, poniamo molte domande:

  • Chi legittimità ha un referendum su un progetto per il quale la dichiarazione di pubblica utilità è già stata pubblicata ?
  • Chi deciderà il suo perimetro ?
  • Chi deciderà il testo delle domanda ?
  • L’informazione potrà essere imparziale e completa ? In che modo ?
  • Le questioni di fondo di questo caso basato sulle menzogne ​​e sulle manipolazioni potranno essere presentate alla popolazione ? ecc.

Constatiamo anche che Ségolène Royal è stata riconfermata nelle sue funzioni. Dopo l’incontro che abbiamo avuto presso il Ministero dell’Ecologia il 22 gennaio 2016, stiamo lavorando con lei ed i suoi servizi sulla revisione del dossier (studio di soluzioni alternative all’aeroporto a Notre-Dame-des-Landes, la messa in rete degli aeroporti esistenti). Questo grande lavoro è stato avviato con l’approvazione del Presidente della Repubblica. Riteniamo pertanto urgente attendere l’esito di questo lavoro congiunto che deve essere consegnato il 31 marzo 2016.

Nel frattempo, la nostra determinazione rimane intatta e chiediamo una mobilitazione di massa il 27 febbraio 2016 a Notre-Dame-des-Landes per l’abbandono del progetto di aeroporto!


12 Février 2016

Notre-Dame-des-Landes

Un référendum : pour qui, comment, pourquoi ?

Communiqué de presse de l’ACIPA  – Notre-Dame-des-Landes, le 12 février 2016


 

L’ACIPA a bien entendu les paroles de François Hollande s’adressant aux Français ce jeudi 11 février et annonçant la tenue d’un référendum local sur la question du projet d’aéroport de Notre Dame des Landes. Dans la même intervention, il a aussi rappelé par deux fois que les travaux pourraient débuter à l’automne 2016.

Notre position n’a pas changé pour autant ; nous demandons toujours à François Hollande de confirmer qu’aucune expulsion n’aura lieu tant que les recours juridiques nationaux et européens ne seront pas épuisés. Nous avons bien entendu M. Hollande réaffirmer que ces recours n’étaient pas épuisés mais pas un mot sur les expulsions programmées ! Nous lui renouvelons également notre demande de rencontre.

Quant au référendum local annoncé, nous nous posons beaucoup de questions :

  • Qui a légitimité à organiser un référendum sur un projet d’État dont la Déclaration d’Utilité Publique a déjà été publiée ?
  • Qui décidera de son périmètre ?
  • Qui décidera de la question qui sera posée ?
  •  L’information pourra-t-elle être impartiale et complète ? avec quels moyens ?
  •  Les questions de fond de ce dossier basé sur des manipulations et mensonges pourront-elles être présentées à la population ? etc….

Nous constatons également que Ségolène Royal a été reconduite dans ses fonctions. Depuis notre rencontre au Ministère de l’Écologie le 22 janvier dernier, nous travaillons avec elle et ses services, sur la remise à plat du dossier (étude des alternatives à l’aéroport à Notre Dame des Landes, dont la mise en réseau des aéroports existants). Ce gros travail a été lancé avec l’aval du Président de la République. Il nous apparaît donc urgent d’attendre les conclusions de ce travail commun qui doivent être rendues le 31 mars.

En attendant, notre détermination reste intacte et nous appelons à une mobilisation massive le 27 février prochain à Notre Dame des Landes pour l’abandon du projet d’aéroport !


https://www.acipa-ndl.fr/actualites/communiques-de-presse/item/632-notre-dame-des-landes-un-referendum-pour-qui-comment-pourquoi

S’ode dolce un fruscìo di loden …

siamo troppo ricchi dice Monti, si passa al sequestro per ripianare il debito pubblico, è partito l’ordine
di Alceste
 
Non so quanti ricorderanno la storica frasetta di Pietro Nenni negli anni Sessanta: “S’ode un tintinnar di sciabole …“. Egli paventava, allusivamente, un colpo di stato militare a spezzare la continuità democratica dell’Italia.
 
Allora il potere natoamericano (definizione limitativa, ma efficace) si serviva ancora di generali, spie, traditori e consimili sgherri per intorbidare le acque del consenso (o del dissenso) e perseguire, quindi, i propri scopi.
Con la finanziarizzazione dell’economia e la creazione della società dello spettacolo, i generali e i golpisti sono stati sostituiti da una più suadente propaganda a reti, giornali e social unificati.
 
Lo svolgersi della tattica propagandistica (in tempi di crisi) è molto semplice.
Espirazione, inspirazione, espirazione, inspirazione.
 
A volte viene posto a capo degli interessi natoamericani un Politico di assoluta fiducia; quando il Quisling non regge più è sostituito con un Antipolitico che, a prima vista (a vista dei gonzi), sembrerebbe tutt’altro rispetto al Politico.
Fanfani, Renzi e Berlusconi sono Politici.
Amato, Dini, Ciampi, Monti sono Antipolitici.
Prodi riassume in sé entrambe le fasi. Berlusconi vanta qualche sussulto d’indipendenza.
Piccole imperfezioni da eliminare.
 
Inspirazione, espirazione, inspirazione …
Caduto l’Antipolitico Monti, con la sua derivazione Letta, è stata la volta del Politico, Renzi. Ma ora Renzi non basta più, ci vuole un Antipolitico di nuovo: un tecnico.
E così torna forte il modello Monti (il modello Monti, non l’individuo Monti).
 
Attenzione: comune ai due modelli, il Politico e l’Antipolitico, funzionali entrambi al Potere, è la loro totale estraneità al corpo elettorale e alle regole democratiche sancite dalla Costituzione. Il Politico e l’Antipolitico, in tale accezione, nascono, crescono e muoiono esclusivamente nell’ambito propagandistico del Potere.
Fuori d’esso tali burattini non rilevano affatto; forse neanche esistono (possono riciclarsi, al massimo, come leccapiedi di multinazionali. Preclare il caso di Clinton, Schroeder, Blair e compagnia, la cui forza intellettuale, infatti, è pari a zero).
 
Questa, insomma, è la musica stessa del Potere, il volgersi lento e suadente – come un lungo bordone di ambient music – dell’infinocchiamento totale del cittadino-elettore. Un elettore che, a ben guardare, neanche elegge più. Egli, ormai, conferma solo i cambi di ruolo, ma lo fa ben al di fuori di qualsivoglia parvenza di processo democratico. Egli approva o disapprova su facebook; o blatera in fila alla posta e alla banca; e tanto gli basta.
Il perfezionarsi progressivo del potere terminale è questo: il cittadino, pian piano, non sente neanche più l’esigenza di votare o farsi sentire. Presto rinunzierà di spontanea volontà a quelle deboli prerogative. Anzi, sentirà come naturale lo svuotarsi di ogni diritto a reclamare il proprio destino e quello della comunità in cui vive e opera.
 
Ma torniamo ai due ruoli di Politico e Antipolitico.
Il politico Renzi è spacciato. Lo terranno in vita sino al referendum, ma la sua funzione di traditore degli italiani (a meno di una clamorosa serie di vittorie) è esaurita. Serve un nuovo Antipolitico. E allora ecco che fra le stanze del potere e dell’informazione, sempre più abietta, s’ode, dolcissimo, un fruscìo di loden. La prova? Prove non ne esistono. Indizi forti di propaganda sì. Ne voglio segnalare uno, minimo. Ex ungue leonem.
 
Pochi giorni fa è uscito su Repubblica Milano (Milano/Repubblica/Mario Monti- lezioni di sobrietà in ospedale) questo articolo (ma una variante appare su tutti gli altri media). Il titolo:
 
Mario Monti, lezione di sobrietà in ospedale: “In fila come tutti, un esempio
 
Sottotitolo (o come si chiama in gergo giornalistico):
 
L’ex premier notato dai pazienti di un ospedale milanese ad attendere il turno insieme alla moglie. La foto diventa virale, accompagnata dal commento dell’utente che ne fa un modello di stile: senza scorta e seduto sulle scale ad aspettare
 
E questo è un estratto che riporta, fra l’altro, le parole di un tal Luca Gaspari, utente di facebook, il testimone primo di tanta debordante sobrietà:
 
“Ieri mi è capitata una cosa singolare. Ero in un ospedale milanese con mia mamma ed a un certo punto è arrivato il prof. Mario Monti con sua moglie“. E’ diventato virale in tempi di ‘accusa alla casta’ il post di un utente di Facebook che ha deciso di raccontare e condividere la sorpresa di vedere l’ex premier, presidente della Bocconi, comportarsi come un “comune mortale”: nessuna corsia privilegiata per saltare i tempi di attesa della Sanità, e nessuna stanza riservata. Lì, ad aspettare, come tutti gli altri, seduto sulle scale a lavorare. Un understatement eletto a modello di sobrietà, caratteristica tra le più elogiate quando il professore arrivò a prendere il posto di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi”.
“La signora Monti si doveva sottoporre alla stesso intervento per il quale era in attesa anche mia mamma. La cosa inaspettata è che il Professore è arrivato senza scorta, ha fatto la coda come chiunque e la moglie ha aspettato il suo turno come chiunque. È rimasto seduto sulle scale in attesa per tutto il tempo, poco prima c’era anche la moglie, nessun salottino privato o quant’altro. Ha parlato con chiunque gli chiedesse qualcosa senza nessun problema ed ha lavorato tutto il tempo”.
 
Insomma, avete capito?
La chiusa, dello stesso Gaspari, è veramente un orgasmo Antipolitico:
 
“Vorrei dedicare tutto ciò a quei beceri che ci rappresentano che in continuazione sfruttano la loro posizione per avere un proprio tornaconto sempre e comunque. Il senso di tutto è che quando si è grandi lo si è senza bisogno di doverlo palesare ed ostentare ! Personalmente resto con un solo dubbio … non so se preferisca l’acqua gassata o naturale! Complimenti“.
 
Il succo dell’articolo, corredato da una foto di rara perfezione propagandistica (Monti sulle scale dell’ospedale, bottiglietta a lato, continua a leggere e studiare e lavorare indefesso: non perde mica tempo, lui!), è questo:
 
Basta coi politici ladri, scansafatiche, inetti, gradassi e scandalosi.
 
Ci vuole un uomo sobrio, discreto, lavoratore, silenzioso, che pensi nell’interesse della patria, e che salvi noi, persone comuni, dalle burrasche dello spread e della vorace finanza internazionale. Io chiamo tutto ciò: populismo plutocratico.
Il potere prima crea a proprio uso i Politici ladri, scansafatiche, inetti, gradassi e scandalosi (in tal modo ricattabili per un pezzo di pane) e poi, all’occorrenza, li getta via come una scarpa vecchia sostituendoli con un Antipolitico integerrimo.
 
In fondo l’assetto comunista e democristiano dai Sessanta in poi cos’era se non una lunga fase Politica (ladra, inetta, gradassa, scansafatiche …)? Poi, nel 1992, subentrò l’Antipolitica …
Quando l’Antipolitico integerrimo si rivelerà per quello che è (un fellone e un traditore della patria) la propaganda spingerà, per dirla con Carlo Emilio Gadda, sul controcazzo: basta tecnici, basta Antipolitica, qui ci vuole la Politica! Restiamo umani!
E il ciclo ricomincia.
 
L’importante è che i cittadini non partecipino assolutamente a tale gioco, per carità.
Un gioco molto usurato (i tempi sono calamitosi e i burattini e i cambi di scena si susseguono con ritmo sempre più vorticoso): ma pare funzionare.
Ora il turno del Politico sembra finito (povero Renzi!) e cominciano i peana per l’Antipolitico.
L’articolino appena letto (un Pulitzer per il signor Luca Gaspari, ammesso che esista) è un indizio inequivocabile.
 
Inequivocabile anche il titolo dell’Ansa: (foto-mario-monti-su-scale-in-ospedale-conquista-il-web):
 
Foto Mario Monti su scale ospedale conquista il web
 
E quando parla la vecchia baldracca …
Prepariamoci.
Non a Mario Monti individuo, ma al modello Mario Monti.
L’offensiva è partita. Proprio ieri Mario I il Sobrio, su una delle tante cloache catodiche, sibilava:
 
L’Europa e i mercati non capiscono perché essendo l’Italia il paese con il più alto debito pubblico e la più consistente ricchezza privata non si possa limare un po’ quest’ultima per aggredire il debito”.
 
Wunderbar! Povero Renzi! E poveri noi.
 

Fanno il deserto e lo chiamano progresso

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Da Appelloalpopolo dell’8-2-2016 (N.d.d.)
 
L’Occidente spesso si definisce come “progressista”, ma che cos’è il progresso? L’enciclopedia Treccani definisce il progresso come “lo sviluppo verso forme di vita più elevate e complesse, perseguito attraverso l’avanzamento della cultura, delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, dell’organizzazione sociale, il raggiungimento delle libertà politiche e del benessere economico, al fine di procurare all’umanità un miglioramento generale del tenore di vita e un grado maggiore di liberazione dai disagi.” Dopo aver letto e riflettuto brevemente su questa definizione, sfiderei qualunque “occidentale” a definire ancora la società in cui vive come “progressista”.
 
La parte di mondo in cui viviamo è indubbiamente caratterizzata da un fortissimo progresso scientifico e tecnologico. Siamo in grado di inviare persone e satelliti vari nello spazio e siamo circondati da tecnologie molto avanzate, che hanno sicuramente rivoluzionato il nostro modo di vivere, probabilmente in meglio, ma è tutto qui. Al di là del progresso scientifico e tecnologico, per l’uomo occidentale non c’è nient’altro ed egli ha finito per confonderlo con il progresso tout court.
 
Affermare che la cultura europea sia progredita è praticamente una follia. La verità è che l’Europa non riesce neanche più ad affermare una propria cultura, tanto è succube di quella statunitense. Le università pubbliche, nel nostro Paese, sono praticamente abbandonate a sé stesse, poiché i finanziamenti che ricevono sono ridotti al minimo. Eppure nonostante ciò, gli studenti italiani vengono ancora ritenuti tra i migliori d’Europa e sono ricercatissimi all’estero. Questo dice tutto sul livello culturale e accademico dei nostri paesi vicini, sui quali non serve neanche spendere una parola.
 
Credere che la nostra società sia quella organizzata nella maniera migliore è altrettanto una follia. In realtà non si riesce a comprendere come le parole “organizzazione” e “disoccupazione” possano stare nella stessa frase. Nelle società cosiddette primitive, ampiamente studiate dagli antropologi, tutti avevano un compito, nessuno rimaneva un giorno senza fare nulla, il che significa che nessuno rimaneva fuori dalla “comunità”, eppure l’uomo occidentale, pieno di sé e della sua superiorità è convinto che questa sia una società meglio organizzata di quella primitiva.
 
Il raggiungimento delle libertà politiche senza cittadini che esplicano i loro diritti politici è praticamente fine a sé stesso. Oggi tutti hanno il diritto di voto, eppure molti non vanno a votare poiché si sentono impotenti nei confronti della politica. Il problema è che sono venuti meno i partiti e la loro funzione mediatrice, ossia non ci si pone più come una collettività nei confronti della politica, ma ci si pone come individui ed è dunque normale che si avverta un senso di forte impotenza. Questi corpi intermedi sono stati volutamente spazzati via da un contrattacco delle forze liberali e alto-borghesi, che per conservare i loro privilegi tendono a creare volontariamente questo sentimento d’impotenza. In pratica, siamo politicamente liberi, ma di questa libertà non sappiamo cosa farcene.
 
Riguardo il benessere economico e il miglioramento del tenore di vita dovuto alla liberazione dai disagi, probabilmente è anche superfluo parlare. È ormai lampante la distruzione totale della classe operaia italiana ed è a buon punto quella della classe media. Negli ultimi anni, la loro capacità d’acquisto è stata notevolmente limitata e ciò ha portato ad un impoverimento generale del nostro Paese e rende impossibile il raggiungimento di un diffuso benessere economico o un miglioramento del tenore di vita, anzi i disagi sono molto aumentati e non diminuiti. Ovviamente, tutte queste considerazioni valgono anche per gli altri Paesi “occidentali”.
 
Ora ditemi, siete ancora sicuri di vivere nella parte progressista del mondo? La verità è che fanno il deserto e lo chiamano progresso!
di Luca Mancini – 14/02/2016
 
Fonte: Appello al Popolo

Mit, arriva il portale con tutti i numeri sui cantieri

Grandi opere, solo 1/4 di tempo in più per realizzarle rispetto alle previsioni?

Questo portale è un’altro strumento di propaganda di dati taroccati, altro che trasparenza!
 
15 febbraio 2016 Repubblica 

Il Ministero dei Trasporti aggiorna il sito e presenta le novità, con le informazioni relative a tempi e costi di realizzazione
 Mit, arriva il portale con tutti i numeri sui cantieri

MILANO – I trentadue maggiori cantieri in Italia, quelli che vanno dalla Torino-Lione alla Napoli-Bari, con un costo contrattuale di oltre 70 miliardi di euro, subiscono un aggravio del 24% in termini di tempi di realizzazione, rispetto a quelli inizialmente stimati da contratto. 

E’ uno dei numerosi dati contenuti nel portale Opencantieri del Ministero dei Trasporti, un’opera meritoria di trasparenza che viene presentata ufficialmente oggi. 
Un cruscotto sui lavori in corso lungo la Penisola, che verrà sviluppato e allargato in continuo e che ha anche il merito di aggregare il flusso proveniente da Anas e Rfi, strade e ferrovie.

La Turchia è la fonte non la soluzione per l’ISIS e la crisi in Siria

Feb 14, 2016
 
Ejercito-sirio-entra-in-Qalamun
Esercito siriano entra a Qalamun
 
di Tony Cartalucci
 
Un torrente di propaganda abituale  ha inondato le onde radio TV come per l’approssimarsi del collasso di Washington e dei patrocinatori dei gruppi terroristi e dei loro alleati regionali nello scenario della Siria. Tutta una propaganda basata su “preoccupazioni umanitarie”, fa ricordare del torrente di menzogne, falsificazioni e inganno diffusi per l’opinione pubblica mondiale, che avevano preceduto l’intervento militare della NATO in Libia – un intervento militare che ha creato la completa distruzione del paese nord africano , sempre diviso e con grandi areee del suo territorio sotto il controllo di Al Qaeda e del denominato Stato Islamico (ISIS).
 
In pratica tutti i titoli dei giornali e dei media dell’Occidente adesso raccontano, con immagini drammatiche, dei rifugiati e dei bambini in particolare , utilizzati a fini propagandistici per suggerire la urgente necessità di un intervento militare occidentale. L’articolo della CNN, “l’assedio di Aleppo marca il drammatico reportage dal campo di battaglia siriano”, inizia con la frase:  “Le immagini di Aleppo, Idlib e della Siria alla frontiera con la Turchia si possono descrivere in una parola: disperazione”.  (“Aleppo siege marks dramatic upheaval on Syrian battlefield,”)
 
L’articolo del “The Guardian”, “decine di migliaia di siriani che fuggivano dall’avanzata delle forze governative appoggiate dalla Russia su Aleppo sono rimaste bloccate vicino alla frontiera turca questo fine settimana, senza nessun segnale che le autorità di Ankara rispondano alla crescente pressione internazionale per permettere a più rifugiati sradicati per l’intensificarsi della guerra”.
 
Troppo drammatico il titolo del New York Post “Le mancanze di Obama sulla Siria, non fa nulla per aiutare i civili innocenti”, è seguito da: solo settimane dopo segretario di stato John Kerry ha parlato di una’nuova iniziativa’sulla Siria, dettagli stanno emergendo su ciò che davvero significa: la consegna del Medio Oriente agli avversari degli Stati Uniti.
Ben lontani dall’informare il pubblico, il diluvio di propaganda va dall’assurdo al surrealista, propaganda diretta a provocare emozioni, per persuadere l’opinione pubblica e creare un pretesto, come già ricercato da molto tempo, e fissato da allora per la necessità di un intervento militare, i risultati del quale già si trovano tragicamente nello schermo dell’Afghanistan, nell‘Irak e più di recente in Libia.
 
Nonostante la evidente realtà del fallimento dietro gli interventi occidentali in altre regioni, che furono intenzionalmente progettati per dividere e distruggere, non certo per sollevare o aiutare le popolazioni, l’interventismo è stato utilizzato dall’Occidente per i suoi interessi e gli USA restano impegnati a rifilare ancora una volta questo stratagemma al mondo, convinti che sia ancora una strategia attuabile.
 
La NATO e la proposta sulla Siria già attuata in Libia
 
L’alluvione di propaganda proveniente dai media occidentali ha uno scopo – quello di giustificare un’offensiva appoggiata dagli USA, condotta dai turchi e sauditi  in territorio siriano a lungo ricercata per ritagliarsi dopo delle ‘zone sicure’ entro il quale l’Occidente proteggerebbe i martoriati resti delle  forze terroristiche da loro sponsorizzate.
 
L’Occidente sostiene che i ‘rifugiati’ languiscono sul confine, nel senso che la Turchia non può accettare più ulteriori rifugiati, e che l’unica soluzione quindi è l’invasione.
Le menzogne che sono per una parte dirette a giustificare in nome dell’”Intervento umanitario“, dall’altra parte per combattere presumibilmente l’ISIS, che in realtà già da tempo si è fermato a riposare ed a far comprendere la sua finzione ad un più accorto pubblico internazionale. Questo è in parte dovuto al lavoro fatto, per mano della NATO, che ha esposto al mondo in modo costante il disastro della Libia, la nazione nordafricana  che ancora sta bruciacchiando sulla scia dell’ultimo ‘intervento umanitario’ della NATO laggiù.
 
Nonostante l’intervento della NATO, la Libia rimane una vera e propria tempesta di caos – non solo questa costituisce un continuo disastro umanitario – alimentando direttamente l’afflusso dei migranti che alimenta la crisi in Europa – ma è anche diventata un rifugio sicuro e una base operativa per Al Qaeda e per lo stato islamico. In realtà, col senno di poi, è chiaro che la NATO ha intenzionalmente molto armato e finanziato questi gruppi jihadisti nel loro tentativo riuscito di rovesciare il governo di Muammar Gheddafi.
 
Lo stesso Dipartimento di Stato americano si è venuto a trovare nel focolaio di estremisti consolidatosi a Bengasi, aiutando il traffico di armi e combattenti verso la Siria prima ed  il Consolato americano è stato poi  attaccato e ucciso lo stesso ambasciatore USA, J. Christopher Stevens – i terroristi sono soliti mordere la mano che li ha alimentati.  Se in Siria – dovesse intervenire la Turchia , membro NATO-– questa si tradurrà in una molto più grande conflagrazione rispetto alla Libia, causando molti più rifugiati che in realtà già  fuggono dalla Turchia e poi in avanti verso l’Europa, in quelli che sono il  numero dei profughi che sta sostenendo l’Occidente nella attuale situazione.
 
L’ISIS ha le sue  basi  in Turchia – Combattere contro di loro in Turchia
 
In Siria le forze dell’Esercito siriano di terra, rinforzate con Hezbollah e i consiglieri iraniani e con il sostegno molto efficace dell’Aviazione russa, hanno tagliato le linee di rifornimento dei terorristi e della NATO dal territorio turco. Questo non soltanto include i denominati gruppi “moderati” affiliati ad Al Qaeda  e la sua filiazione regionale di Al Nusra, ma anche l’ISIS (Stato Islamico).
 
La stessa CNN affrmando  che la Siria e la Russia sono i responsabili della crisi attuale, ha ammesso nel suo articolo ““You thought Syria couldn’t get much worse. Think again”,:  “A est di Aleppo, forze curde stanno, con il supporto americano, individuando  le roccaforti di ISIS lungo il restante   confine turco — Jarablus e Hierapolis Bambyce. Gli Stati Uniti vogliono rimuovere l’accesso per il rifornimento di materiale bellico e di combattenti dalla Turchia per l’ISIS e gli altri gruppi”.
La domanda che tutti i lettori della CNN dovrebbero farsi ed un qualsiasi vero giornalista che si trovava lì avrebbe dovuto rispondere “perchè,  se gli USA sono installati in Turchia, non sono stati loro a fare questo  lavoro ed il loro alleato turco, membro  della NATO, fra l’altro,  ovvero bloccare l’accesso delle vie di rifornimento  di materiale bellico all’ISIS ed agli altri gruppi al di là della frontiera?”
 
La risposta è tanto inquietante quanto ovviagli USA e la Turchia hanno creato l’ISIS, lo hanno armato e finanziato fino all’ultimo giorno ed utilizzano la sua esistenza e le atrocità delle sue forze come un pretesto per spingere avanti la miseria, la divisione, le distruzioni e la crisi umanitaria in Siria, incluso la crisi dei rifugiati conseguente che sta affliggendo  le nazioni circostanti ed anche quelle più lontane come l’Europa ed il Nord America.
Di fatto gli USA e la Turchia ed i loro  alleati, come i regimi delle monarchie assolute e dispotiche del Golfo Persico, hanno creato di proposito l’ISIS e ancora adesso non lo ammettono.
 
Non soltanto questo viene affermato dai media russi e dello Stato siriano nei proclami che hanno messo in rilievo la complicità degli USA con l’ISIS, ma anche gli Stessi USA, nel proprio programma  dell’Intelligence di Difesa (DIA) nel 2012, in una informativa che aveva rivelato i piani per creare quello che in quel momento veniva chiamato ” l’asse salafita” ed il ” principato” (statale), l’odierno califfato, definito una “risorsa strategica” per gli interessi USA nella regione.
 
Nel rapporto scritto della DIA datato 2012 e desecretato,  si legge quanto segue:
“If the situation unravels there is the possibility of establishing a declared or undeclared Salafist principality in eastern Syria (Hasaka and Der Zor), and this is exactly what the supporting powers to the opposition want, in order to isolate the Syrian regime, which is considered the strategic depth of the Shia expansion (Iraq and Iran)”.
Per chiarire solo che questi ‘poteri di supporto’ che ricercava la realizzazione di un Principato (islamica) ‘Salafita’ sono stati'(stato), la relazione DIA spiega (il corsivo è mio):
” The West, Gulf countries, and Turkey support the opposition; while Russia, China, and Iran support the regime”.
 
L’esattezza notevole della relazione 2012 è la previsione  dell’emergere dello ‘Stato islamico’ durante i successivi anni proprio nella  Siria orientale, come dichiarato dal rapporto, è più che una mera coincidenza – ci conferma  la veridicità della relazione e il tradimento assoluto, l’inganno e la depravazione che sottende il coinvolgimento dell’Occidente sia nel conflitto siriano che  nella regione nel suo complesso , così come si minaccia nelle sue intenzioni un ulteriore intervento militare da eseguire adesso (guarda caso) mentre suoi terroristi protetti  fuggono dal campo di battaglia in Siria.
 
Nel contempo  i media occidentali sostengono che i  fantomatici ” ribelli ‘moderati ‘ sono stati sconfitti dalle forze siriane e russe, mentre ISIS rimane una minaccia costante, la realtà è quella che i ‘moderati’ e l’ISIS sono le stesse persone, ed entrambe  stanno per essere piegate  ed adesso  stanno fuggendo dinanzi alle forze siriane e russe.
La chiusura lungo le  linee di rifornimento verso la  Turchia in Siria, ha paralizzato la capacità di combattimento del gruppi  terroristici patrocinati dall’Occidente, ed è solo una questione di tempo prima che l’intera operazione porti al loro crollo  e  venga  ripristinato l’ordine  a livello nazionale. Questo crollo comprende  ‘ISIS’ e la sua base nella regione orientale della Siria. I rapporti indicano che Turchia ha spostato sue linee di rifornimento dentro e fuori il paese da nord della Siria alla parte  orientale  della Siria  per via dell’ Iraq settentrionale.
 
Una volta che la Siria settentrionale  resta  protetta  dalle forze siriane e russe, è molto probabile che il potere aereo dei russi  sia diretto verso l’est  per chiudere l’ultima  via di rifornimento dalla Turchia.
 
Diabolicamente, quindi, sembra che  gli sforzi degli USA per ‘combattere’ ISIS  siano  invece più uno sforzo per mantenere le forze  di combattimento  dei miliziani jihadisti  veramente efficienti,  per non  compromettere le linee di rifornimento dell’ISIS.  Questo spiega  i media occidentali ammettono che l’ ISIS viene  rifornita attraverso la Turchia, ma non possono  spiegare perché né la Turchia né le forze statunitensi in Turchia hanno fatto niente per indirizzare queste operazioni contro le basi logistiche basate sul territorio  turco.
 
Le operazioni degli Stati Uniti in Siria hanno  puntato sull’ ISIS ma  sono state fatte nella buona consapevolezza  che non importa quanti ‘danni’ possano fare, ma che rimane essenzialmente superficiale come qualcosa di perso che può essere facilmente sostituito tramite le linee di rifornimento dalla Turchia – compresa la sostituzione di combattenti, armi e, naturalmente, entrate finanziarie.
Nonostante le narrazioni piagnucolose a reti  unificate , ancora una volta realizzate ,  attraverso i media bugiardi  occidentali, nel tentativo di vendere un intervento in Siria, la realtà lampante è che sia il problema che  la soluzione comporta l’intervento della  Turchia e oltre a questa, dei regimi dispotici del Golfo Persico che apertamente hanno ispirato  per decenni  la  sorgente ideologica  dell’estremismo più osceno e totalitario che si sia  radicato  nella storia umana: l‘ideologia wahabita e salafita.
 
I media occidentali  affermano che la Siria ha bisogno di essere occupata  e ‘salvata’ dai regimi  (Turchia e  Arabia Saudita) che hanno  molto intenzionalmente creato e perpetuato lo spargimento di sangue non solo in Siria, ma anche altrove in Iraq e anche per quanto riguarda la Libia.  Questo è di per sé  un crimine contro l’umanità per come   i media occidentali affermano che gli sforzi siriani e russi di terminare questo conflitto siano una finzione.
Per l’Occidente, forse l’unico modo per rimediare  alla  mortale ferita , autoinflitta  alla sua credibilità e alla presa di posizione sulla scena mondiale, è quella di ritirarsi dal conflitto siriano e proteggere il confine della Siria dal territorio turco.
 
Continuando in questo modo,  il mondo si rende conto sempre di più di chi siano davvero coloro  che sta conducendo questo conflitto e  quello che lascerà l’Occidente – non importa quello che alla fine potrà raggiungere in Siria – ancora più debole quando farà  la sua mossa successiva. Per la Siria e la Russia, è probabilmente sicuro supporre l’Occidente continuerà a proseguire il conflitto  nonostante la realtà e devono essere pienamente in grado di fare la loro giustizia in mezzo a un sistema intenzionale fatiscente che da tempo ha calpestato qualsiasi senso già preesistente.
 
 
Traduzione: Luciano Lago