La ricercatrice risponde per le rime al ministro

Lo sfogo della ricercatrice D’Alessandro nei confronti del ministro Giannini mette in evidenza i problemi reali dei ricercatori e la retorica governativa.

di Davide Amerio.

Nel lago della nauseante retorica pro governativa (pro Renzi, pro Riformismo) ogni tanto si apre uno spiraglio di verità che illumina lo stato reale delle situazioni del paese.

Roberta D’Alessandro ricercatrice italiana emigrata in Olanda ha vinto un bando del European Research Council ottenendo un cospicuo finanziamento per le sue ricerche. Poco dopo il ministro del governo Renzi, , ha annunciato la notizia complimentandosi con la ricercatrice e gongolando sugli ottimi risultati dei  italiani.

Peccato che quelle ricerche siano valorizzate, finanziate e utilizzate, per la stragrande maggioranza dei casi, all’estero. L’Italia si fregia di un onore che non merita. In particolare questo governo. Così la D’Alessandro ha sottolineato (sui social) il suo disappunto per questo intervento del ministro, ribadendo che la Giannini non ha alcun diritto di rivendicare un successo dei ricercatori italiani apprezzati e valorizzati all’estero ma non Italia dove la meritocrazia non esiste.

Vada a chiedere alla vincitrice del concorso per linguistica informatica al Politecnico di Milano (con dottorato in estetica, mentre io lavoravo in Microsoft), quante grant ha ottenuto. Vada a chiedere alle due vincitrici del concorso in linguistica inglese, senza dottorato, alla Statale di Milano, quanti fondi hanno ottenuto. Vada a chiedere alla vincitrice del concorso di linguistica inglese, specializzata in tedesco, che vinceva il concorso all’Aquila (mentre io lo vincevo a Cambridge, la settimana dopo) quanti fondi ha ottenuto.

Un sfogo più che legittimo per i nostri ricercatori. La meritocrazia in Italia ha lo stesso peso della “questione morale”. Se ne parla molto ma si fa ben poco e quello fatto è sovente opinabile: pensiamo a quelle disposizioni che “premiano” il dirigente pubblico per aver adempiuto al proprio dovere (sic).

Questa questione del “merito” investe tutti gli ambiti delle nostre istituzioni a iniziare dal settore scolastico. Riconoscere il valore delle persone, e metterle in condizione di esprimere al meglio le proprie capacità, è un fondamento della società contemporanea e del progresso. Nel nostro sistema “feudale”, invece, contano le “appartenenze” più che le “capacità”. Sono preferiti gli “yes man” ai liberi pensatori (sopratutto in politica).

La  dovrebbe favorire lo sviluppo delle capacità individuali (come previsto dalla nostra Costituzione), riconoscendo il merito di chiunque si impegna (con le proprie capacità che possono essere ridotte rispetto ad altri, perché non siamo tutti uguali) e quello di chi eccelle. Ma così non avviene. Le nostre strutture burocratiche (a ogni livello scolastico) sono più improntate a gestire centri di “potere” amministrativo e la carenza cronica di fondi, piuttosto che avere lo studente, e la qualità dell’insegnamento, come obiettivo primario.

Nel mondo progrediscono economicamente i paesi che valorizzano la cultura, la scuola, la . Il paese in cui si legge pochissimo, le scuole cadono in testa agli studenti e i ricercatori sono obbligati a recarsi all’estero è condannato alla marginalità politica, sociale ed economica sul piano internazionale. Altro che “ripresina!”.

(D.A. 14.02.16)

Così l’Europa uccide la produzione siciliana

già, ma non si può essere contro l’Europa dei popoli, sennò gli Usa si inkazzano e mandano i loro sgherri con le spranghe nei furgoni
Feb 12, 2016
 
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Arance dalla Siciia
 
di Roberta Barone
 
Dall’aumento di import senza dazi di olio tunisino alle arance svendute a Catania per 8 Centesimi, passando per il pomodoro Pachino: quel ‘mercato unico’ europeo che falsa la concorrenza affossando sempre di più l’economia meridionale. E’ così che l’Europa ci vuole bene e ce lo dimostra.
 
Da sempre gli interessi economici di piccole elite, per essere concretamente realizzati, sono stati incoronati da grandi motivazioni sociali, politiche, ideologiche. E’ quanto accaduto di recente tra le mura delle istituzioni europee quando la proposta di aumentare l’importazione di olio tunisino è stata giustificata dalla necessità di aiutare un Paese come la Tunisia a stabilizzarsi, prevenendo così fenomeni ulteriori di radicalizzazione e terrorismo. Interessi economici che pero’ non si capisce bene a chi debbano beneficiare, considerato che- grazie alla ormai prassi di ‘aprire’ le frontiere ai prodotti stranieri- si scava sempre di più la fossa ai prodotti agricoli nostrani.
 
L’olio tunisino, che già si aggiunge alle meno recenti intese stipulate dall’Ue con altri Paesi come il Marocco nella medesima materia, non rappresenta tuttavia l’unico fattore responsabile della grave crisi in cui versa attualmente il comparto agricolo meridionale, con particolare riferimento a quello siciliano. Se l’arrivo di olio straniero permette purtroppo a molti commercianti e produttori locali di falsare il prodotto facendolo passare per siciliano all’occhio del consumatore, ancora più triste è constatare come la grave crisi agrumicola stia distruggendo le campagne, inducendo troppi agricoltori a mandare ‘tutto a quel paese’.
 
Così ha detto uno di loro, Giuseppe Caponetto di Paternò, intervistato da MeridioNews: “Ho trovato una intesa di massima con un commerciante – spiega – ci siamo accordati per nove centesimo al chilo; preferisco vendere subito prima di non riuscire a piazzarli. Li vendo ma non so sinceramente se riesco a coprire le spese sostenute”.
 
A Catania un chilo di arance siciliane, belle, colorite e succulente, vengono vendute ad 8 centesimi: una miseria che non permette agli stessi produttori di ricavarvi nemmeno le spese , per non parlare dei sacrifici che stanno dietro questo mestiere, del tempo impiegato, oltre che della delusione subita di chi sa benissimo di essere vittima di interessi economici ben più grandi del proprio orto.
 
“Qualche anno fa sognavamo di scardinare l’intero sistema, favorendo le vendite dirette attraverso delle cooperative coordinate dall’associazione”valle del Simeto” e con l’utilizzo di un “magazzino sociale””, scrive su Facebook Emanuele Feltri, uno dei ragazzi facenti parte di una bellissima realtà, la comunità agricola siciliana ‘Terre di Palike’. “La nostra proposta- continua Feltri- è caduta nel dimenticatoio, non ci hanno ascoltato! Nessun sostegno alla vendita diretta. I comuni potevano utilizzare le risorse del psr ma è più comodo dire “non ci sono i soldi” e lasciare questo territorio nelle mani di due tre grossi commercianti che fanno il bello e il cattivo tempo! L’importante e partecipare alle marce contro la mafia ma di scardinare i meccanismi che alimentano i mafiosi e i loro interessi economici basati sullo sfruttamento e il terrore…neanche a parlarne!”.
 
Uno sfogo che racchiude, in poche parole, tutta la rabbia di chi vorrebbe fare di più ma vede dinnanzi a sé soltanto porte chiuse o bastoni tra le ruote. In Sicilia l’aria che si respira è proprio questa. E’ la consapevolezza di essere messo con le spalle a muro mentre la tua arancia resta lì a marcire. E mentre Pd e compagnia bella continuano a votare accordi tesi ad affossare l’economia meridionale in nome del sacro ‘mercato unico’. Ricordiamo bene che l’Europa non è entità astratta: il più delle volte sta nel volto del partito che abbiamo votato e che continueremo a votare quando ci ripresenterà la soluzione per eliminare il problema che esso stesso ha contribuito a creare.
 
 

Le autorità israeliane negano l’accesso a Gaza a una delegazione parlamentare europea

Feb 13, 2016
 
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Gaza, rovine e desolazione
 
Gerusalemme – Ma’an. Nella settimana in corso le autorità israeliane hanno impedito a una delegazione del Parlamento Europeo di entrare nella Striscia di Gaza sotto embargo, secondo quanto riportato dalla delegazione stessa in una dichiarazione ufficiale.
 
Le autorità non hanno fornito alcuna giustificazione per il rifiuto. A quanto riferito, la delegazione è arrivata a Gerusalemme lunedì e aveva pianificato di andare a Gaza mercoledì per valutare la ricostruzione finanziata dall’UE nell’enclave devastata dalla guerra.
 
Il presidente della delegazione, la deputata irlandese Martina Anderson, ha dichiarato nel comunicato stampa: “La negazione sistematica da parte di Israele di concedere l’accesso alle delegazioni parlamentari europee è inaccettabile. Il Parlamento Europeo non è in grado di entrare a Gaza fin dal 2011. Ciò solleva degli interrogativi: cosa vuole nascondere il governo israeliano? Non dobbiamo rinunciare al popolo di Gaza”.
 
L’UE è uno dei numerosi organismi internazionali che aiutano oltre 1,8 milioni di palestinesi residenti a Gaza, la maggioranza dei quali sono costretti a fare affidamento sugli aiuti stranieri a causa del blocco militare quasi decennale di Israele sulla Striscia; blocco sostenuto dall’Egitto sul confine meridionale di Gaza.
 
I palestinesi di Gaza hanno lottato per la ricostruzione dopo la distruzione di massa causata da tre offensive israeliane sulla Striscia nel corso degli ultimi sei anni. Nel 2015 le Nazioni Unite hanno riferito che la Striscia potrebbe diventare “inabitabile” entro cinque anni se le tendenze attuali dovessero continuare.
 
Traduzione di F.G.
 
Fonte: Infopal
 
Rapporto ONU: mortalità infantile nella Striscia di Gaza a livelli preoccupanti
 
Uno studio delle Nazioni Unite ha rilevato che il tasso di mortalità infantile nella Striscia di Gaza è cresciuto per la prima volta dopo circa 50 anni. Il blocco israeliano della Striscia, che ha notevolmente ridotto le importazioni nel territorio, è ritenuto uno degli elementi che ha contribuito a far salire questo indicatore, ha detto sabato un esperto di salute dell’ala delle Nazioni Unite operativa nei territori palestinesi.
 
L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (UNRWA) conduce studi sulla mortalità infantile in tutta la regione ogni cinque anni, ed i risultati rilasciati recentemente sono stati scoperti inizialmente nel 2013. L’ONU ha lavorato con gruppi di ricerca indipendenti negli ultimi due anni per esaminare i dati e garantire che i risultati fossero accurati.
 
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Gaza bambini fra le macerie
 
Lo studio ha rilevato che dal 2013 la mortalità neonatale – il tasso di bambini che muoiono prima delle quattro settimane dalla nascita – era salito a 20,3 per 1000 nati vivi, rispetto ad appena 12 su 1000 nel 2008. Per gli esperti delle Nazioni Unite l’aumento è senza precedenti ed è fonte di notevole preoccupazione.
 
La mortalità infantile è uno dei migliori indicatori per la salute della comunità”, ha detto in un comunicato stampa il dottor Akihiro Seita, direttore del programma di salute dell’UNRWA . “Si riflette sulla salute della madre e del bambino ed è uno degli indicatori chiave degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite”.
 
Seita ha detto che raramente si è visto fare passi indietro nella lotta alla mortalità infantile, con le eccezioni di alcuni Paesi africani che lottano contro l’HIV. “È difficile conoscere le cause che hanno portato ad un incremento sia del tasso di mortalità infantile che neonatale, ma temo che sia parte di un trend più ampio. Siamo molto preoccupati per l’impatto di lungo termine sul blocco delle strutture sanitarie, delle forniture di medicinali e delle attrezzature verso la Striscia di Gaza”, ha detto Seita.
 
Israele ha imposto un blocco sulla Striscia di Gaza nel 2006, dopo che Hamas, che Israele considera un’organizzazione terroristica, ha vinto le elezioni. I leader israeliani hanno detto che il blocco è necessario per evitare che i militanti nella Striscia utilizzino materiali per costruire armi per attaccare Israele. Ma i gruppi per i diritti umani hanno detto che il blocco ha strangolato l’economia palestinese e ha impedito ai residenti di ottenere aiuti e materiali necessari.
 
L’agenzia delle Nazioni Unite ha preso atto dei risultati di mortalità infantile fatti registrare prima della guerra della scorsa estate, durata 50 giorni e che ha portato alla morte di più di 2000 palestinesi. Tra coloro che sono morti durante il conflitto si pensa che più di 500 siano bambini. Il blocco della Striscia di Gaza, che ha gravemente limitato l’accesso a beni come il cemento e il combustibile, ha ostacolato gli sforzi di ricostruzione nella regione, con migliaia di case che rimangono gravemente danneggiate. Precedenti spedizioni di calcestruzzo sono state utilizzate per costruire i tunnel per contrabbandare merci e far passare aspiranti attentatori.
 
 

Gli USA portano avanti una nuova caccia delle streghe in Europa: il Front National della Le Pen e la Lega di Salvini nel mirino di Washington

ed i servi nelle rispettive nazioni obbediscono, si mobilitassero mai contro le banche…sono così amate dalle sinistre….hanno le banche..
Se sei euroscettico e contro le sanzioni alla Russia SEI NEMICO DEGLI USA
Feb 13, 2016
 
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Marine Le Pen con Matteo Salvini
 
di Luciano Lago
 
Secondo un articolo “sensazionale” del “The Telegraph”, il direttore del servizio di intelligence statunitense ha ricevuto ultimamente istruzioni dal Congresso per “realizzare una indagine di grande portata circa i contributi clandestini che sarebbero stati passati dalla Russia ad alcuni partiti europei negli ultimi anni”. L’indagine sarebbe stata affidata al numero uno dell’intelligence, James Clapper, direttamente dal Congresso.
Questa notizia – una classica notiza filtrata e controllata – cerca di mettere in guardia le entità politiche europee disobbedienti, per quanto popolari, perchè diminuiscano le loro ambizioni di riequilibrare il peso delle sovranità degli Stati nazione nell’ambito dell’Unione Europea.
 
La questione riguarda il partito Jobbik in Ungheria, Alba Dorata in Grecia, la Lega Nord in Italia ed il Front National della Le Pen in Francia , partiti che sono stati esplicitamente inseriti nella lista di “allerta” compilata dall’Intelligence USA, mentre altri partiti politici non menzionati, come quello nazionalista dell’Austria, quello della Repubblica Ceka e quello dell’Olanda, ricevono un avviso per cui si trovano soltanto “attenzionati” dai servizi di sicurezza degli USA , come verifica della loro conformità alla politica filo atlantica.
 
L’articolo del Telegraph riporta l’informazione secondo cui,  il nuovo leader laburista britannico, Jeremy Corbyn, viene sospettato  anche costui  di “flirtare” con i russi. Secondo il Telegraph, qualsiasi politico europeo che si azzardi a mettere in discussione l‘espansione della NATO verso l’Est, la politica delle sanzioni verso la Russia, o l’attuale atteggiamento dell’Europa nei confronti del conflitto in Ucraina, viene considerato essenzialmente uno strumento volontario o involontario della “guerra ibrida russa”.  Vedi: The Telegraph: Russia accused of clandestine funding of European parties ..
Questo sarebbe quasi un fatto comico se non fosse per il pericolo di “caccia alle streghe” che implica questa campagna svolta dagli USA.
 
In pù qualsiasi osservatore imparziale farebbe alcune semplici domande: Perchè le agenzie di intelligence statunitensi sono tanto interessate ai problemi di sicurezza interna in Europa? Non saranno proprio quelle stesse agenzie che finanziano, reclutano e controllano un elevato numero di organizzazioni politiche, di individui e media nel continente europeo? Perchè adesso gli USA tendono a dimostrare tanto chiaramente il loro dominio sull’Europa?
 
In realtà se guardiamo alla Storia del continente Europeo, dal 1945 in poi ,vediamo che l’ipoteca USA sugli Stati europei non è mai venuta meno dai tempi del Piano Marshall e prima ancora dal piano Morgenthau, quel piano fattto Rooswelt / Churchill per deindustrializzare e smembrare la Germania una volta finita la guerra.
La questione è quella che il dominio USA sull’Europa veniva allora giustificato, durante la guerra fredda e negli anni successivi, con la necessità di difendere l’Europa dalla “minaccia sovietica” costituita dall’URSS. Venuta meno tale minaccia, con il crollo del muro di Berlino e con lo sfaldamento dell’URSS, sono caduti gli alibi che consentivano agli USA di esercitare il loro stretto dominio militare e politico sull’Europa. Piuttosto le amministrazioni di Washington hanno approfittato per estendere questo controllo anche all’Europa dell’Est, ai paesi già appartenenti al Patto di Varsavia. Questo controllo si è concretizzato sia sul piano militare, con l’allargamento della NATO che ha incluso tutti questi paesi, sia sul piano economico tramite gli organismi finanziari internazionali come l’FMI e consimili ed i trattati con la UE.
 
Evidente che, come rilevato da molti analisti, la strategia degli USA è quella di creare una divisione netta fra Europa e Federazione Russa, nel timore che l’Europa (la Germania in primis) possano integrarsi in una alleanza con la Russia e diventare un formidabile concorrente economico per gli Stati Uniti.
 
La Lega Nord sotto l’esame di Washington
 
Interessante notare, per quanto riguarda l’Italia, l’inclusione nella “lista nera” di Washington della Lega Nord, questo per causa della linea politica del partito leghista, in base alla quale la Lega ha contestato le sanzioni alla Russia decise dall’Unione Europea e lo stesso Matteo Salvini si è recato più di una volta in Russia ed ha mostrato interesse per una più stretta collaborazione con il grande paese euroasiatico, criticando apertamente la politica di ostilità contro la Russia e di mobilitazione delle truppe NATO ai confini russi. Questo atteggiamento politico, in contrasto con l’assoluta subordinazione alla politica filo atlantista di tutti gli altri partiti, è stato determinante per considerare la Lega di Salvini una sospetta “quinta colonna” di Mosca in Italia. Vedi: Salvini:” la NATO vada a bombardare l’ISIS non a giocare alla guerra nucleare con la Russia”.
 
In realtà la linea politica si Salvini e della Lega Nord non è ancora del tutto inequivoca visto che, a parte la critica alle sanzioni alla Russia ed alle direttive di Bruxelles, Salvini non si è mai chiaramente espresso sulla questione fondamentale della NATO e dei vincoli condizionanti dell’Italia con questa organizzazzione, alla luce del fatto che la NATO è sempre più lo strumento militare delle politiche di egemonia dell’impero USA e sempre meno uno strumento di difesa dell’Europa, come emerso chiaramente nelle vicende belliche che hanno coinvolto la NATO nelle campagne in Libia ed in Medio Oriente negli ultimi anni.
 
Si è capito con tutta evidenza che la NATO non difende l’Europa dal terrorismo, al contrario, come alleanza che include la Turchia di Erdogan, un paese “canaglia”che sostiene il terrorismo salafita in Siria ed in Iraq, ne risulta oggettivamente complice. La NATO è la stessa organizzazione che ha utilizzato i terorristi di Al Qaeda in Libia per rovesciare il Governo ispirato da Gheddafi, ove l’Italia aveva forti interessi economici.
La stessa NATO ha poi organizzato il trasferimento delle brigate dei jihadisti libici dalla Libia in Siria per utilizzarli come prima forza d’urto per rovesciare il regime di Assad in Siria, regime ostile agli interessi anglo USA. La Nato sostiene militarmente l’alleanza con l’Arabia Saudita e Qatar, paesi palesemente ispiratori e finanziatori del terrorismo wahabita e salafita che sta sconvolgendo il Medio Oriente, che minaccia anche l’Europa e che sta provocando le migrazioni bibliche verso l’Europa.
 
Qualcuno quindi nel panorama politico italiano potrebbe prendere l’iniziativa e, come già ha fatto la Marine Le Pen in Francia, mettere in questione l’appartenenza dell’Italia alla NATO e richiedere un affrancamento del paese da tale alleanza.
Bisognerà vedere quale sarà il personaggio politico in Italia che avrà il coraggio di mettersi contro il possente ed ingombrante “alleato” e mettere la “questione NATO” all’ordine del giorno dell’agenda politica.
Ci si può domandare chi sarà a farlo, chi avrà il fegato di schierarsi contro la subordinazione italiana agli USA ed accettarne tutti i rischi. Sarà forse Matteo Salvini a farlo?
 
Certamente sarebbe per lui molto ma molto più comodo ritornare a “baloccarsi” sulla questione della “Padania” e sostenere la necessità di una autonomia o secessione dallo Stato italiano, con meno rischi e meno problemi, un elemento di folklore nella politica italiana che a suo tempo fu anche salutato come “una costola della sinistra” (Massimo D’Alema).
 
Salvini, nei vari talk show televisivi, si è pronunciato a favore di un intervento militare diretto dell’Italia contro il terrorismo in Libia, come anche in Siria, ma non ha mai chiarito “con chi” dovrebbe essere tale intervento: con la coalizione USA-Turchia-Sauditi o con la coalizione Russia-Siria-Hezbollah?
 
Arriva il tempo di manifestare scelte chiare e coerenti e quel momento arriva prima o poi per tutti: arriverà anche per Matteo Salvini.

Usa in pressing su Londra: “Deve restare nella Ue”

nell’Occidente tutto diritti e libertà anche l’informazione costa, tralasicamo poi cosa si intenda informazione in Occidente..ad ogni modo, un’altra MINACCIA alla GB, caspita, per essere una creazione della Germania gli Usa ci tengono proprio tanto alla UE, la Ue dei popoli, (ah giusto, gli Usa sono stati dominati dalla Germania) LA GB DEVE….complimenti alla tolleranza ed al rispetto della libertà di scelta…Sei contro la dominazione della UE sui popoli? Sei un pericoloso nichilista….
E’ molto chiaro a chi obbediscono coloro che contestano gli euroscettici
 
 
«Un Regno unito forte in una forte Unione europea». È perentorio John Kerry sull’ipotesi dell’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. La prima presa di posizione ufficiale degli Stati Uniti sulla «Brexit» giunge – non a caso – a poche ore di distanza dalle affermazioni del premier britannico David Cameron, secondo cui è «cruciale» che i britannici restino nella Ue per non cedere a «ideologie pericolose e nichiliste». Un gioco di sponda tra i due partner dell’Atlantico contro derive defezioniste che…continua
 
francesco semprini

Ultimo Momento: L’artiglieria turca ha iniziato il bombardamento della base aerea di Menagh, nel nord della provincia siriana di Aleppo

Feb 13, 2016
 
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Mezzi blindati turchi alla frontiera con Siria
 
L’artiglieria turca ha aperto il fuoco comtro le posizioni delle forze di autodifesa curde nel territorio della base aerea di Menagh”, lo riferisce la TV libanese Al Mayeeden.
 
Lo scorso Giovedì le forze curde avevano liberato la città di Menagh e si erano impadronite dell’aereoporto che era sotto il controllo dei terorristi del Fronte Al Nusra, appoggiati da Turchia e sauditi.Le stesse forze curde si accingevano ad ampliare l’offensiva verso la città di Tel Rifaat e di Kafernaya, di grande importanza strategica in quanto si trovano sulla via statale che dalla Turchia porta verso la Siria settentrionale (provincia di Aleppo) e viene utilizzata come principale via di rifornimento dai gruppi terorristi che operano nella regione.
 
I terroristi di Al Nusra si erano impadroniti della città di Menagh nel 2013 ed un anno dopo avevano preso il controllo della base aerea della stessa città.
La riconquista della base della città e dell’aereoporto, effettuata dalle Forze di Autodifesa curde, rappresenta un importante successo strategico.
 
Non è chiaro se sia iniziata, con questo bombardamento dell’artiglieria turca, la prospettata invasione di forze di terra dell’Esercito turco, nonostante gli avvertimenti precisi fatti dal comando militare russo alla Turchia circa i rischi di una aggressione turca contro la Siria dove, dal 30 Settembre scorso opera un contingente militare russo ed è presente l’aviazione russa in appoggio all’Esercito siriano che combatte per liberare il paese dai gruppi terorristi.
 
Si è saputo, fra l’altro, che sono arrivati nella giornata di ieri aerei militari sauditi in una base turca vicino al confine siriano.  Si considera questo un ulteriore segnale della preparazione della prossima offensiva congiunta turco- saudita per invadere il territorio della Repubblica araba di Siria e mettere in salvo i gruppi terroristi sponsorizzati da turchi e sauditi che sono fortemente in difficoltà per causa dell’offensiva  delle forze dell’Esercito siriano e delle formazioni curde, appoggiati dall’aviazione russa.
 
Le prossime ore saranno decisive per capire se è iniziato un allargamento del conflitto.
 
Fonti: Hispan Tv         Sputnik Mundo
Traduzione: Luciano Lago

“In serata l’aviazione turca è intervenuta pesantemente contro postazioni del regime di Assad e contro i curdi che nell’area di Aleppo si battono contro l’Is.”

com’è successo che a Repubblica sia scappata la verità?!?!!
E con chi se la prendono la Francia e Kerry? Con la Russia ovviamente. Per la Francia è tutta colpa della Russia, ma che bravo il governo dei moralmente superiori
 
Siria, la Turchia bombarda i curdi ad Aleppo
 
Raid aerei turchi su postazioni del regime di Assad e contro i curdi. Gli Usa: “Fermatevi”.  A Monaco conferenza sulla crisi siriana. La coalizione minaccia intervento di terra. Valls: “Ci saranno altri grandi attentati dell’Is”. Medvedev: “Nuova Guerra Fredda tra Usa e Russia”
13 febbraio 2016
 
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MONACO – La Turchia si dice pronta ad affiancare l’Arabia Saudita in un’operazione di terra in Siria, se la Coalizione anti-Is appronterà questa strategia. “La Turchia e l’Arabia Saudita sono a favore di un’operazione di terra contro l’Is”, ha detto il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu. “Spieghiamo in tutti gli incontri della Coalizione che serve una strategia ampia. Se questa verrà adottata, noi come Turchia e Arabia Saudita, potremo unirci in un’offensiva di terra”.
 
Attacchi turchi contro curdi e regime Assad. In serata l’aviazione turca è intervenuta pesantemente contro postazioni del regime di Assad e contro i curdi che nell’area di Aleppo si battono contro l’Is. L’attacco è stato mirato contro le milizie curdo-siriane del Pyd, nonché altri obbiettivi del regime di Damasco nel nordovest della Siria. Il Pyd, organizzazione che combatte da mesi i jihadisti dello Stato islamico, viene considerata da Ankara alla stregua di un gruppo terroristico.  I guerriglieri curdi hanno confermato l’attacco: “L’artiglieria turca ha aperto il fuoco contro le postazioni dei nostri combattenti nel territorio della base aerea Minneh Marinaz e di un villaggio a nord di Aleppo”. La base aerea ha un’importanza geografica strategica e si trova lungo una strada che porta al confine turco. Stando a fonti curde dell’agenzia russa Ria Novosti, i guerriglieri curdi avevano strappato nei giorni scorsi la base ai miliziani di ‘Dzhebhat en-Nusra’, che la controllavano dal 2013. 
 
Il governo americano ha chiesto ad Ankara di fermarsi: “Siamo preoccupati della situazione a nord di Aleppo e stiamo lavorando per allentare la tensione tra tutte le parti”, ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato, John Kirb.
Il segretario di Stato Usa John Kerry in un’intervista a Orient Tv di Dubai avverte che se “il presidente siriano Assad non terrà fede agli impegni presi e l’Iran e la Russia non lo obbligheranno a fare quanto hanno promesso, la comunità internazionale non starà certamente ferma a guardare come degli scemi: è possibile che ci saranno truppe di terra aggiuntive”.
 
Un’emergenza la crisi siriana al centro dei colloqui della Conferenza di Monaco, dove emerge la questione del terrorismo. “Siamo in una guerra perché il terrorismo ci combatte”, ha detto il premier francese Manuel Valls dalla conferenza di Monaco sulla Siria. “Ci saranno altri attacchi e grandi attentati, questo è certo. La minaccia non diventerà minore. E’ mondiale. Ci saranno altri attacchi, attacchi su vasta scala, è una certezza. Questa fase di ‘iper-terrorismo’ durerà a lungo, forse un’intera generazione, anche se dobbiamo combatterla con la massima determinazione”.
 
Siria, Valls a Medvedev: “La Russia cessi di bombardare i civili”
Concludendo il suo intervento, il primo ministro francese ha parlato di priorità di trovare strategie contro la radicalizzazione: “Esiste questa fascinazione ideologica, ci sono migliaia di estremisti in Francia, anche tante donne”. Un discorso quello del premier francese che riportano alla mente gli attacchi a Parigi del 13 novembre scorso, quando solo l’attentato alla sala concerti Bataclan uccise 118 persone.
 
A Monaco sulla la questione siriana divide ancora una volta Russia e Stati Uniti. Il premier russo Dmitri Medvedev ha dichiarato che le relazioni fra Russia e Occidente sono tornate al punto di “una nuova Guerra Fredda”. “In Siria non c’è alternativa al dialogo internazionale, non possiamo permetterci una nuova Libia, un nuovo Afghanistan o un nuovo Yemen –  ha aggiunto – . Se la situazione in Siria e in altre zone ‘calde’ non si  normalizzerà, il terrorismo si tramuterà in in nuovo tipo di guerra coinvolgendo il mondo intero”. Sul tavolo anche il tema dei migranti. Medvedev ha detto che l’attuale crisi migranti in Europa rischia di tramutarsi in un “disastro umanitario”. Su questo punto gli ha fatto eco il segretario di Stato Usa Kerry che parlando dell’emergenza immigrazione l’ha definita una “minaccia quasi esistenziale” per l’Europa.
 
Dichiarazioni quelle del premier russo sulla Siria alle quale ha replicato poco dopo il premier francese Valls. “Per ottenere la pace in Siria la Russia deve cessare i bombardamenti alla popolazione”, ha detto  Valls. L’accordo dell’International Syria Support Group “è un primo passo, ma ora devono seguire fatti e deve essere realizzato”, ha aggiunto Valls. Medvedev ha respinto le accuse secondo cui le forze del suo paese bombardano i civili in Siria, dicendo che questo è “semplicemente non è vero”. E ha aggiunto: “Non ci sono prove di nostri bombardamenti su civili, anche se tutti ci accusa di questo”. Gli Stati Uniti premono per una soluzione tempestiva. Kerry ha ribadito che Mosca “deve cambiare i suoi obiettivi militari in Siria”, sottolineando come la crisi siriana si trovi a un punto chiave, con la prospettiva di una tregua entro una settimana. “Oggi la maggior parte degli attacchi russi si concentra sui gruppi di opposizione legittimi”, ha detto Kerry.

Ultim’ora: l’Arabia Saudita muove gli aerei verso la Turchia, inizia l’attacco congiunto alle forze siriane, russe e curde

La democratica Francia dei pacifisti di Hollande, meno male ci sono loro a proteggere i civili, se ci fossero stati quei cattivi del Front National che vogliono l’uscita dalla Nato chi avrebbe protetto i civili dalle dittature?!?!
Intanto la Turchia bombarda i curdi, quando lo faceva Saddam è stato distrutto l’Iraq poi, si certo gli Usa hanno detto ai turchi di fermarsi, devono pur fingere no?
Perché attaccano i curdi che sono tra coloro che più si impegnano contro i tagliagole? Misteri.
 
Feb 13, 2016
 
Erdogan-con-Saudi-arabian
Erdogan con monarca saudita
 
by Gordon Duff
 
Confermato: i Jet russi e siriani sono pronti per abbattere qualsiasi aereo turco o saudita che attraversi la Siria. La Turchia è disposta a chiudere il Bosforo ed ad attaccare le navi russe nel Mediterraneo.
Il bombardamento delle artiglierie turche contro le posizioni curde, all’interno del territorio siriano (dura già da alcune ore) viene visto da molti osservatori militari come il preludio ad un attacco terrestre contro le forze Siriane-curde anti terroristi all’interno della Siria.
 
Fonti accreditate sostengono che l’Arabia Saudita, che dovrebbe partecipare all’attacco terrestre assieme alla Turchia, sarebbe disponibile a portare armi nucleari tattiche (?) alla Turchia. La Turchia dispone già adesso di 84 armi nucleari tattiche nella base aerea di Incirlik, sotto il controllo NATO. Le stesse fonti avrebbero confermato che l’Arabia Saudita e la Turchia dispongono di aerei americani F-15 ed F-16 modificati per attacchi nucleari da parte di Israele. Gli USA hanno eliminato tutti gli aerei di attacco nucleare della Turchia dietro ordine del presidente Obama.
 
Abbiamo conferme che la Turchia avrebbe un piano contingente per impadronirsi dell’arsenale nucleare della NATO a Incirlik, con l’aiuto delle forze speciali saudite che sono state addestrate in Israele per sbaragliare le misure di sicurezza delle armi nucleari degli Stati Uniti.
 
Abbiamo anche una conferma che l’Arabia Saudita sta muovendo i suoi aerei sulle piste nella base statunitense in Turchia. Questa settimana gli aerei USA hanno bombardato i civili su Aleppo ( due ospedali colpiti) da questa stessa base. Sia l’Arabia Saudita che i russi si aspettano una invasione turca su larga scala in risposta al consolidamento delle posizioni delle formazioni curde dello YPG, con aiuto statunitense, per prendere le nuove posizioni che (in mano alle forze curde/siriane)  potrebbero bloccare l’accesso alla Turchia dei rifornimenti per i loro soci dell’ISIS in Siria.
Entrambe le fonti ad alto livello dei russi e dei siriani, contattati questa mattina, hanno confermato che una estensione del conflitto è imminente.
 
La Turchia ha annunciato ufficialmente che le forze turche sono pronte a muoversi contro i curdi dello YPG (sostenuti dagli USA) che loro considerano un gruppo terrorista. La Turchia non ha alcuna intenzione di attaccare l’ISIS. Esiste l’evidenza di prove che Ankara ed Erbil sono completamente dietro l’ISIS.
 
Il Ministro delle relazioni estere Turco, Mevlut Cavusoglu, ha detto “Loro (i sauditi) sono venuti, hanno fatto una ispezione della base.  Al momento non è ancora chiaro quanti aerei sauditi verranno sulla base”.
 
La Turchia fornisce i rifotrnimenti all’ISIS in Iraq attraverso la via di Duhok, con l’aiuto del regime di Erbil, che si sono messi contro Bagdad e le altre forze curde.
 
L’Esercito turco ha già individuato gli obiettivi curdi nel nord della Siria
 
 
Traduzione: Manuel De Silva

27 febbraio 2016 – Presidio presso l’Ambasciata di Francia a Roma in contemporanea con la Manifestazione a Notre-Dame-des-Landes

…  Diffondete – Partecipate  …

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 in contemporanea con la manifestazione di Notre-Dame-des-Landes

Sabato 27 Febbraio 2016 nel primo pomeriggio

Presidio presso

l’Ambasciata di Francia a Roma

Palazzo Farnese, Piazza Farnese, 67

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 IL TRIBUNALE DI NANTES HA DA POCO LEGALIZZATO L’ESPULSIONE DEI CONTADINI E DEI RESIDENTI DELLA ZAD DI NOTRE-DAME-DES-LANDES

 DOVRANNO LASCIARE LE LORO CASE E CASCINE ENTRO LA FINE DI MARZO PER FARE POSTO AD UN INUTILE E DEVASTANTE AEREOPORTO

 DI FRONTE A QUESTA MINACCIA NON POSSIAMO CHE RIBADIRE IL NOSTRO SOSTEGNO A CHI A NOTRE-DAME-DES-LANDES CONTINUA A RESISTERE E  IL NOSTRO

 NO ALLE GRANDI OPERE INUTILI ED IMPOSTE

 NO TAV NE’ QUI NE’ ALTROVE

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 27 febbr 16 Manifestazione in Bretagna per Notre Dame des Landes

 

Cari amici,

probabilmente lo sapete già, IL TRIBUNALE DI NANTES HA LEGALIZZATO LA ESPULSIONE DEI CONTADINI E RESIDENTI DELLA ZAD DI NOTRE DAME DES LANDES. QUESTI DEVONO ANDARE VIA ENTRO LA FINE MARZO.

Davanti a questa minaccia, il movimento di resistenza, determinato e più unito che mai, ha deciso di organizzare una grande mobilitazione, sabato 27 Febbraio 2016, sui terreni dove AGO/VINCI potrebbe tentare d’iniziare i lavori.

Senza dubbio, capite il carattere d’emergenza della nostra reazione e visto che Notre-Dame-des-Landes è diventato uno dei simboli più mediatizzati delle Grandi Opere Inutili e Imposte, pensiamo che quest’emergenza può essere anche vostra.

Vi invitiamo, in quanto rappresentanti delle organizzazioni che resistono ai GPII. Venite a sostenerci il 27 Febbraio 2016 a Notre Dame des Landes.

Vi comunicheremo prossimamente tutte le informazioni organizzative.

Per ora, potete preparare già i vostri pannelli ove sarà rappresentato il nostro simbolo comune, l’elefante bianco.

Questa giornata sarà, anche per voi, l’occasione di comunicare chiaramente i motivi della vostra lotta.

Communiqué de presse – Notre-Dame-des-Landes, le 10 février 2016

“EXPULSER LES PAYSANS HISTORIQUES, C’EST NOUS EXPULSER DE NOS FERMES ! TRACTEURS VIGILANTS ! TROUPEAUX SOLIDAIRES

https://www.acipa-ndl.fr/actualites/communiques-de-presse/item/631-expulser-les-paysans-historiques-c-est-nous-expulser-de-nos-fermes-tracteurs-vigilants-troupeaux-solidaires

Nous paysannes et paysans de Copain du 44 et de toute la France affirmons aujourd’hui, confortés par les mises à jour récentes du CéDpa, que l’utilité publique du transfert d’aéroport est clairement remise en cause.

Nous considérons que les déclarations répétées des grands élus des métropoles, départements et régions de Bretagne et Pays de Loire, ne servent qu’à tenter de masquer les mensonges éhontés de l’étude de la DGAC qui ont servi à justifier la DUP de 2008. Aucun d’eux n’ose aujourd’hui parler du fond du dossier.  C’est pourquoi ils s’escriment piteusement à exploiter des faits divers vieux de plusieurs années, à fustiger notre ZAD, riche en explorations novatrices, à dilapider les fonds publics dans de vaines pétitions calomnieuses, ou à tenter de réduire l’étendue des promesses de M. Hollande.

Où est l’intérêt public lorsque l’on voit les actions de Vinci progresser de 2,3 points en quelques heures après le rendu du jugement d’expulsion des habitants et paysans historiques ?

Nous, paysans et paysannes de Copain, sommes des militants convaincus et déterminés d’une autre conception de l’avenir de nos territoires, par la protection de la terre nourricière, la relocalisation de la production de l’alimentation, le soutien actif à une agriculture paysanne respectueuse de l’environnement, de la biodiversité et de l’homme. C’est pourquoi nous mettrons tout en oeuvre pour empêcher la réalisation de ce projet archaïque.

Malgré nos demandes répétées, nos collègues paysans et habitants de la ZAD sont toujours sous la menace d’une expulsion imminente depuis le 26 janvier.
Nous occupons le Conseil Départemental de Loire Atlantique depuis 11h30 ce matin accompagnés d’une vingtaine de moutons vigilants.

Nous tenons à affirmer aujourd’hui, par cette action, que tenter d’expulser les paysans historiques de la ZAD déclencherait immédiatement l’engagement, partout en France, de nos tracteurs vigilants et de nos troupeaux solidaires.

Aujourd’hui, ils sont les emblèmes de nos engagements, les expulsés serait nous expulser tous.

Nous continuerons et amplifierons nos actions tant que nous n’aurons pas la garantie claire et sans ambiguïté qu’il n’y aura aucune expulsion sur la ZAD avant l’aboutissement total des recours en France et auprès de l’Europe.
Dans la ligne des déclarations de Ségolène Royal, nous demandons au gouvernement d’ordonner une réelle étude objective de l’optimisation de l’aéroport actuel, en prenant en compte l’énorme travail effectué par l’atelier citoyen.

Il n’y aura pas d’aéroport à Notre Dame des Landes,
Nous mettrons tout en oeuvre pour empêcher la disparition des terres de la ZAD et de tous ceux qui la font vivre.

VESSILLIFERO ROSSO DELLA FALSE FLAG NERA – E SOROS TRACCIA IL SOLCO.

http://fulviogrimaldi.blogspot.it/2016/02/vessillifero-rosso-della-false-flag.html

MONDOCANE

SABATO 13 FEBBRAIO 2016

Monaco 1938-2016
La sciarada è in enigmistica lo schema per cui unendo due parole se ne forma una terza: X+Y = XY. Capirai che impresa. Di conseguenza è anche il modo per dire di una chiacchierata che non porta a niente, si arrotola su se stessa. E quello che abbiamo visto a Ginevra, poi a Vienna, poi di nuovo a Ginevra e, ora, a Monaco. Con i gufi che già strillavano alla Monaco della resa, rianimando il patto di Monaco del 1939 con Chamberlain che avrebbe ceduto a Hitler, con le conseguenze immaginabili. A parte il fatto che gli anglosassoni, allora e fino a qualche anno dopo, speravano che la Germania di Hitler costituisse un baluardo contro l’assai più temuta URSS, e le si avventarono addosso solo quando divenne manifesto che quel baluardo si sbriciolava (e anche perché i tedeschi rompevano ai colonialisti inglesi in Africa), la Monaco dell’altro giorno rappresenta, come i negoziati precedenti, una sciarada. La chiacchierata finisce con un OK, vocabolo nuovo, ma con dentro le stesse parole di prima.
I siro-irano-russi che avanzano e vanificano l’intero disegno del Nuovo Medioriente, gli statunitensi (con Israele sulla spalla destra) che non se la sentono di finire nel pantano in fase pre-elettorale, i francesi che non ce la farebbero mai da soli, i turco-sauditi che se la vedono proprio male, anche internamente, se tutto quanto hanno combinato in 5 anni, mettendo in piedi lo sfracello Nusra-Isis e appendici terroristiche, non portasse alla cancellazione perlomeno della Siria. Sono questi ultimi a spingere per l’intervento di terra. Ridicolo quello delle armate raccogliticce di Riyad, svaporerebbero al primo impatto con i ben altrimenti motivati combattenti patriottici. Lo si è visto in Yemen, dove, dopo un anno di bombardamenti a tappeto e di blocco genocida,  stanno sempre lì e subiscono i contrattacchi Huthi sul proprio territorio. Più credibile quello turco, seconda forza Nato dopo quella Usa, ma anche lì c’è da aver dubbi sulle motivazioni di soldati che vedono la propria gente a casa massacrata da uno pseudo sultano pazzo.
Così X dice basta bombardamenti, Y replica basta terroristi e XY resta a vedere cosa capita sul terreno. Con curdi, o divisi, o paraculi, un po’ con gli Usa, un po’ con Mosca e in ogni caso in fase di espansione su territori arabi; terroristi all’orecchio di Ankara e del Golfo che, scappando, gridano “prima via Assad”, Assad che, sacrosantamente, dice prima va liberata tutta la Siria, “ribelli moderati” che nessuno sa dove si trovino, ma figurano al primo posto nell’agenda occidentale. Intanto Aleppo e le vie del Nord e del Sud venngono sgomberate dalla feccia mercenaria e, al momento, ai colpevoli di tutta la tragedia non resta che attivare gli sguatteri mediatici perché frappongono ai giusti la muraglia dei “milioni di profughi siriani bombardati dai russi”. Stiamo a vedere.
 
L’altra faccia della medaglia canaglia: assalto all’Egitto
Alla testa della falange macedone lanciata contro l’Egitto e contro i rapporti Italia-Egitto stanno i tre giornalon La Repubblica, La Stampa, il Corriere della Sera, voci del padrone  euro-sion-atlantico. Ma davanti a loro, brandendo il vessillo  della guerra al “dittatore sanguinario”, già serbo poi ripetutamente arabo, zampetta impettito il “manifesto”. Mentre, di fronte alla manifesta assurdità delle teorizzazioni sulla morte di Giulio Regeni, i giornaloni stanno abbassando gradualmente i toni, magari spostandosi sull’altro versante Cia-Mossad anti-arabo, quello di Aleppo e dei “bombardamenti russi sui civili”, il “quotidiano comunista” li innalza al diapason. Un articoletto arrivato in redazione a metà gennaio, viene riesumato, contro la volontà della famiglia (che ha la dignità di non prestarsi a basse manovre) e pubblicato il giorno dopo il ritrovamento del corpo. Tanto per ribadire che Regeni bazzicava con chi non era simpatico al regime e perciò dal regime è stato tolto di mezzo.
 
In queste cose Soros è una garanzia
E’ un enorme castello di sabbia che le più agguerrite firme del giornale vanno costruendo, con per punta di diamante il Fratello Musulmano Giuseppe Acconcia, anche lui, come Regeni, con retroterra “American University”, ma anche “Opendemocracy”  del bandito George Soros, nientmeno (e si capisce tutto). E se qualcuno va sospettando che l’accademico friulano di formazione anglo-americana possa essere stato una spia, un padrino come Acconcia non è figura da attenuare tali sospetti. Fondamenta dell’edificio di sabbia, muri portanti e architravi, sono composti da capisaldi lessicali della giurisprudenza come “potrebbe”, “sarebbe”, “probabilmente”, “forse”, “secondo testimoni”, “sembrerebbe”. Misero brecciolino che la prima onda pulita si porta via.
George Soros
Mentre si arrampica sugli specchi della totale mancanza di prove per le sue accuse al presidente egiziano Al Sisi, il forsennato colpevolista a tutti i costi, con un calcolo delle probabilità tutto virtuale, finisce col trarre sostegno alla sua tesi preconfezionata dell’”assassinio dell’oppositore” dalla “provata dimensione orripilante della repressione di regime”. Se non è stato Al Sisi in persona a strappare le unghie a Regeni, saranno stati i suoi sgherri, o i suoi corpi separati. Massimo impegno, nella costruzione dell’eroe e martire sbranato dal mostro golpista, viene dato alla caratterizzazione della vittima come militante di sinistra, temerario oppositore che doveva celare la paternità dei suoi articoli (cosa che in Egitto nessuno dei pur virulenti critici del governo fa), era costantemente preoccupato, che si trovava tra tanti oppositori diretto alla celebrazione dell’anniversario della rivoluzione e fu vittima di una retata….
Tutto falso, smentito dai genitori e frettolosamente rivisto inventando una serata che avrebbe dovuto trascorrere con il suo tutor dell’American University per discutere del dottorato sui sindacati. Ma anche questo puntello al castelluccio di sabbia si sgretola  perché il giovane, quando è stato rapito, stava andando semplicemente a una festa. Si ripiega sulla sua militanza, del tutto presunta, con i sindacati “indipendenti” (islamici), dove, forse, qualcuno l’avrebbe fotografato. Embè, se qualcuno l’ha fotografato alla riunione dei sindacati, non si scappa: Al Sisi lo voleva morto e torturato. Elementare, Watson.
 
Esagerando si prendono cantonate
Il “manifesto” deve la sopravvivenza alle pubblicità, alle sovvenzioni di Stato e agli inserti di campioni del bolscevismo come Eni, Enel, Telecom, Coop. Gli deve evidentemente qualche riscontro. In questo caso un accanimento forcaiolo sul cattivone di turno che, però, gli annichilisce i neuroni e gli fa credere che quella di non far sparire una vittima del regime in un mistero insondabile per sempre, ma di farla trovare morta ammazzata e seviziata in piena vista, lungo l’autostrada, praticamente  con il dito puntato sul capo dello Stato, è la conferma che quel dito punta bene. E che quindi Al Sisi, oltre a essere una belva antropofaga, è anche fesso.
Il sogno  del Fratello Musulmano
E qui, il giornaletto, vetusta mosca cocchiera delle opposizioni di Sua Maestà, toppa alla
grande. Interpreta la scomparsa di Regeni il 25 gennaio, anniversario di Tahrir, come taffaziana manifestazione di protervia del regime. L’ideuzza che, magari, un rapimento in quella data poteva essere l’astuta trovata di chi al regime voleva assestare un bel colpo, non gli balena. E se gli balena, viene subito cacciata. Perché qui siamo all’inettitudine giornalistica potenziata dal pre-giudizio programmato in sintonia con i grandi burattinai della riconquista coloniale. Ma, a proposito di Eni e compagnia mercante, se la combriccola di Acconcia intendeva compiacere i potentati nostrani di quella riconquista, ha toppato ancora di più. Non si è accorta, non si è voluto accorgere, che il ritrovamento del corpo torturato il 3 febbraio è un’altra coincidenza. C’era al Cairo, proprio quel giorno, la ministra dello Sviluppo Economico, Guidi, e con lei sostavano famelici alle porte del governo i dirigenti di Confindustria, Sace e di 60 imprese italiane. Si trattava di definire i dettagli degli accordi per sette e passa miliardi conclusi quando Renzi visitò Al Sisi. E, guarda il caso, la coincidenza con l’orribile ritrovamento ha fatto sospendere l’incontro e rientrare a casa la delegazione. Il “manifesto” non l’ha notato. I neuroni si
sono voltati dall’altra parte.
Niente valzer con arabi. Moro e Mattei l’avevano appreso sulla loro pelle
Per il momento restano sospesi, non solo i grandi affari che il primo partner europeo e terzo mondiale dell’Egitto contava di concludere. Ma, toh, proprio all’ENI , grande inserzionista del “manifesto”, addirittura con osceni inserti che magnificano le trivellazioni in Basilicata, è toccato il contraccolpo peggiore. Era stata l’Eni ad aver scoperto al largo dell’Egitto il più grande giacimento di gas del Mediterraneo, lo Zhor. Questo non solo avrebbe contribuito all’indipendenza dell’Italia da altre fonti energetiche (in particolare da quella imposta dagli Usa con il gasdotto dal suo protettorato Azerbaijan, il famigerato TAP che minaccia di devastare il Salento) e avrebbe dato forza e prestigio alla compagnia di Stato, ma avrebbe assegnato al partner egiziano un ruolo geopolitico e una prosperità economica senza precedenti. La storia, i corsi e ricorsi di Vico, si ripete, si sa. E pare proprio essere tornati ai tempi dell’Eni, di Nasser, di Mossadeq in Iran, di Aldo Moro minacciato dall’israelita Kissinger. Roba astrusa per il “manifesto” di Rangeri-Acconcia, buchi neri, per stare à la page.
 
Altro che la bancarotta economico-sociale dell’iperliberista Fratello Musulmano Morsi tenuto in piedi dai soldi del Qatar, corredata da una repressione di sindacati e opposizioni laiche e socialiste a forza di sharìa e carcere, che Acconcia ha trasformato in felice democrazia. Piacevolezze che hanno sollevato contro il padrino del jihadismo wahabita venti milioni di egiziani, sulla cui collera sono poi andati al potere i militari, con Al Sisi che ha vinto le successive elezioni. La risposta dei FM? Un’ondata terrificante di terrorismo dal Sinai a tutto il paese. Più una pioggia di paracadutisti del Battaglione Acconcia.
A chi poteva andare di traverso un simile sviluppo?  Accompagnato anche dall’intesa italo-egiziana per una soluzione della crisi libica che consistesse, in prima, necessaria, linea, nella sconfitta del tumore jihadista incistato a Tripoli, Misurata (gli stragisti del popolo nero di Tawarga) e a Sirte e Derna, con l’Isis trasferito da Siria e Iraq, sui traghetti dei soliti sponsor, invisibili ai controllori di ogni canotto che galleggi da quelle parti, per occuparsi dei terminali petroliferi.
 
Poteva infastidire, e alla grande, coloro che si sono accaniti contro il turismo egiziano, 20% del PIL (ora ridotto al 14%) con gli attentati in serie nei resort delle vacanze; che hanno abbattuto il Metrojet russo con i suoi 224 passeggeri reduci da Sharm el Sheik; che alimentano, da Israele e dalla Saudia, il terrorismo nel Sinai; che, avendo trovato un gran lago di gas tra Israele e Cipro (subito sottratto ai palestinesi di Gaza), pensavano di avere conquistato il rubinetto energetico della regione; che si erano molto preoccupati del raddoppio del Canale di Suez realizzato da Al Sisi e che prometteva di tirare l’Egitto fuori dalle secche della crisi; che, impegnati a demolire la presenza statuale nazionale, laica, panaraba in Siria, Iraq, Yemen, dopo aver disintegrata quella libica, mal tollerano gli ultimi bastioni resistenti in Nord Africa, Egitto e Algeria. Per il momento non si parla di Sudan, uno perché già sistemato con la secessione del Sud petrolifero organizzata da Israele, Usa, Vaticano e comboniani, e con le turbolenze innescate nel Darfur, due perché Khartum non dà più, per ora, segni di insubordinazione.
 
Ma più di tutto questo irritava la prospettiva di un’Italia, naturalmente proiettata verso il mondo arabo, privata dalle sanzioni e dai blocchi di oleodotti (il South Stream che la Nato ha ordinato alla Bulgaria di stoppare) dei proficui rapporti con la Russia, che si rifa attraverso intese reciprocamente benefiche e tonificanti con l’Egitto . Da qui la carica suonata dai soliti noti dell’empireo al proprio mercenariato dei media e delle Ong dei diritti umani (e Soros paga): Al Sisi come Kim Yong Un, Milosevic, Gheddafi, Saddam, Assad, ovviamente  lo “Zar” di Mosca, Barbablù.  Questo eterno pallottoliere delle atrocità attribuite al leader del paese di turno da squartare, risulta a distanza di tempo ripetitivo, stereotipato e perlopiù finto e falso. Se anche qualche pallottola fosse genuina, il punto non è questo, ma lo è l’intento criminale di coloro che snocciolano il pallottoliere. Ma Giulio Regeni è stato una trovata nuova. Ben confezionata in ogni dettaglio.
 
Insomma, non bastando le contumelie lanciate contro il dittatore golpista da settori sempre più ridotti e poco credibili, da poveri Acconcia, ci si è risolti al solito colpo grosso, tipo Parigi, tipo Colonia, tipo Boston. Un primo avvertimento: l’attentato al consolato italiano del Cairo. Quindi il ragazzo italiano, metamorfizzato in un piccolo Che Guevara, finito nella gabbia e poi nelle fauci dell’orco. Orco egiziano, arabo, laico, che fa costruire infrastrutture e centrali nucleari ai russi (proprio come Nasser con gli omonimi lago e diga) e concorda con Xi Jinping grandi interventi cinesi, si presta a sradicare il carcinoma jihadista in Libia (l’unico che può farlo, con ciò minacciando le bande di ventura dell’Occidente, fondamentali alibi per guerre e repressioni interne). Insopportabile.
 
Giulio Regeni, alla prova dei fatti e della logica, non è l’oppositore falciato da uno spietato tiranno, non è Pietro Micca e neppure Gaetano Bresci, come ce lo vorrebbe far sognare Acconcia. E’ l’inconsapevole mina di chi vuo far saltare il rapporto Italia-Egitto, affidata dall’alto a una manovalanza probabilmente dei Fratelli Musulmani.. E’ una mazzata-avvertimento mafioso ad Al Sisi. E’ una tirata d’orecchi a Renzi. Per l’unica cosa buona che ha fatto in tutta la sua vita politica. E di cui il merito, come ai tempi di Mattei, va a chi fa da sempre la politica estera non subalterna dell’Italia, all’Eni. Che tiene in vita il “manifesto”. Ingrati!
 
 
Pubblicato da alle ore 20:24