Il Senatore Stefano Esposito (PD) condannato – ecco la sentenza

dal sito notavtorino.org:

Sen (Pd) Esposito: nuova condanna

La nuova sentenza del tribunale civile di Torino è del 2 Febbraio: colpevole di diffamazione nei confronti di Livio Pepino, ex magistrato oggi presidente del Controsservatorio Valsusa, autore con Marco Revelli del libro “Non solo un treno… La democrazia alla prova della Valsusa”. 

Nell’estate del 2012 Esposito, all’uscita del libro, si lasciò andare a quelle che oggi vengono riconosciute come dichiarazioni diffamanti, in maniera particolarmente odiosa, attraverso un attacco al figlio di Livio Pepino basato su affermazioni totalmente infondate

Esposito deve pagare 17.500 euro, che si aggiungono agli altri oltre 20.000 per analoga condanna subita il 26 Novembre 2015, di cui sono state rese note in questi giorni le motivazioni. 

Il conto delle sue parole in libertà sale…

Livio Pepino autorizza a pubblicare la lettera che scrisse a “La Stampa” e un piccolo estratto della sentenza, le riporto qui di seguito

6 luglio 2012 lettera di Livio Pepino alla stampa

Caro direttore,

involontariamente ho riempito, in questi giorni, la cronaca cittadina e non intendo, ora, abusare della sua ospitalità.

Mi limito dunque a due flash: a tutela non della mia immagine, che non ha nulla da temere dai falsi del signor Esposito, ma del minimo etico che dovrebbe caratterizzare le relazioni tra le persone e nella politica.

Comincio col ringraziarla per aver pubblicato “notizie” che circolavano da tempo nel sottobosco di politici di second’ordine e di sedicenti agenzie di stampa a fini di ricatto: il mio silenzio sulla questione Tav in cambio della non divulgazione di “notizie” riguardanti un presunto “addestramento alla guerriglia” (sic!) di mio figlio in campi del Kurdistan.

Che si tratti di notizie del tutto false risulta dallo stesso sito che il sig. Esposito invita a consultare a conferma (dove si leggono idee, analisi, dichiarazioni e nulla di più), così come totalmente falsa è l’affermazione del sig. Esposito secondo cui mio figlio sarebbe colpito da alcune delle misure cautelari da me criticate.

In attesa che siano i giudici, da me richiesti, a dire chi mente e chi dice la verità, credo sia bene che l’opinione pubblica sappia.

E tuttavia non nascondo una profonda amarezza. Non per me, ma per il metodo seguito e per alcuni atteggiamenti che lo hanno accompagnato.

Il metodo di colpire i padri attraverso i figli o i figli attraverso i padri ricorda sinistramente lo stalinismo e supera quello che, nel nostro Paese, è stato chiamato il “metodo Boffo”.

Per questo fa male che i responsabili della forza politica di cui il sig. Esposito fa parte – che pure ha, proprio a Torino, tradizioni di grande moralità e trasparenza – non abbiano sentito il dovere di prendere le distanze.

Pazienza, anche se la democrazia si nutre di rigore morale e di rispetto delle persone.

Inutile aggiungere che non mi lascerò intimidire e moltiplicherò il mio impegno nel sostenere le ragioni del No al Tav.

Cordialmente

livio pepino

 

2 febbraio 2016

Tribunale Torino, 4^ sezione civile, 2 febbraio 2016, Pepino c. Esposito

estratto

La presente controversia è stata radicata dal dott. Livio Pepino, il quale ha lamentato la lesione della propria immagine di cittadino, magistrato esponente di spicco dell’Associazione Magistratura Democratica, derivata dalla pubblicazione sul quotidiano on-line “lospiffero.com” in data 3.7.12 di un articolo dal titolo «Figlio di giudice si addestra col PKK” e nel quale l’autore, evidenziava che «l’erede ha momentaneamente abbandonato il campo di battaglia valsusino per le montagne del Kurdistan, dove ha raggiunto i guerriglieri del PKK».

Il contenuto del testo pubblicato eccede il legittimo esercizio del diritto di critica ‒ ed integra perciò condotta illecita ‒ non solo per difetto della prova circa la veridicità delle circostanze e caratteristiche ivi riferite sul figlio, ma ancor prima e soprattutto per difetto di quelle ulteriori condizioni di pertinenza e continenza richieste per la legittimità del contenuto della notizia – il viaggio di Pepino Daniele, accostato alle critiche rivolte dall’on. Esposito alle opinioni del dr. Livio Pepino ‒ e delle modalità di esercizio della critica stessa nei confronti di quest’ultimo.

Le connotazioni negative riferite alle convinzioni ed all’attività del figlio che corredano la notizia si palesano invero chiaramente strumentali a sminuire la credibilità e l’autorevolezza delle opinioni contrarie ripetutamente e pubblicamente espresse dal padre sulla TAV; e detto legame strumentale è ampiamente sufficiente a far ritenere sussistente in capo al dr. Pepino non solo la legittimazione attiva ma anche il suo interesse ad agire al fine di far accertare il contenuto diffamatorio dell’articolo nei propri confronti.

La Suprema Corte ha avuto modo ancora recentemente di ribadire come «in tema di azione di risarcimento dei danni da diffamazione a mezzo stampa, il diritto di cronaca soggiace al limite della continenza, che comporta moderazione, misura, proporzione nelle modalità espressive, le quali non devono trascendere in attacchi personali diretti a colpire l’altrui dignità morale e professionale, con riferimento non solo al contenuto dell’articolo, ma all’intero contesto espressivo in cui l’articolo è inserito, compresi titoli, sottotitoli, presentazione grafica, fotografie, trattandosi di elementi tutti che rendono esplicito, nell’immediatezza della rappresentazione e della percezione visiva, il significato di un articolo, e quindi idonei, di per sé, a fuorviare e suggestionare i lettori più frettolosi» (così Cass. Sez. 3, n. 25739 del 05/12/2014). Tanto più ‒ si vuole qui evidenziare ‒ allorché le critiche si estrinsechino in attacchi per cosi dire trasversali, riguardino cioè non direttamente la figura del contraddittore preso di mira – il dr. Livio Pepino, al quale è indirizzato nell’articolo l’omaggio (non privo di una certo qual carattere di untuosità) di «alfiere della non violenza» ‒ bensì quella di un appartenente allo stretto suo nucleo famigliare, con il neppur troppo celato intento di colpire sul piano mediatico il primo. Con una logica che, lungi dal costituire leale confronto di posizioni diverse, evoca fantasmi di inquietante allusività caratteristica di avvertimenti trasversali tipici di situazioni ai limiti della legalità.

Quale interesse pubblico può ravvisarsi nell’accostamento tra la personalità e la figura di un ex magistrato di pubblica notorietà e che ha rivestito importanti ruoli in ambito locale e nazionale ‒ che ha ripetutamente e pubblicamente preso posizione avverso la realizzazione di un’opera pubblica, la costruzione dell’alta velocità in Valle di Susa, su cui si è così profondamente divisa l’opinione pubblica locale e nazionale – e le presunte vicende personali del di lui figlio? Con l’effetto, evidente e certamente prevedibile da parte dell’autore, di suscitare nel lettore la percezione di una sorta di alleanza familistica che accomuna il primo al figlio su un terreno latamente trasgressivo, e riconduce ad un unico filtro ‒ di pretesa illiceità ‒ le opinioni avverse di entrambi in ordine alla realizzazione della TAV.

La pubblicazione della nota ripresa dal sito dell’on. Stefano Esposito si rivela lesiva dell’onore e della reputazione del dr. Livio Pepino, e quindi illecita e produttiva di danno alla sua immagine, anche perché contenente notizie che sono rimaste in questa sede del tutto prive di fondamento. Nessun elemento di prova è stato fornito in questa sede del fatto che Daniele Pepino si sia recato in Kurdistan «per migliorare alla scuola del PKK lo studio di tecniche di guerriglia e approfondire il concetto di guerra civile totale». La totale assenza di prova in ordine alla veridicità delle gravi accuse che formano il nucleo di quanto affermato (invero con stupefacente disinvoltura) nelle dichiarazioni dell’Esposito riprese sull’articolo pubblicato on line da “Lo Spiffero”, costituisce l’ultima, ma non meno importante, ragione per ritenere diffamatorio il contenuto della notizia ed addivenire per tale motivo a declaratoria di responsabilità dei convenuti per lesione dell’onore e dell’immagine del dr. Livio Pepino.

Per questi motivi

Il Tribunale di Torino,

condanna il convenuto on. Stefano Esposito al pagamento in favore dell’attore Livio dott. Pepino a titolo di risarcimento danni della somma di euro 15.000,00, oltre interessi legali da oggi al soddisfo, e della ulteriore somma di euro 2.500,00 ai sensi dell’art. 12 legge n. 47 del 1948. 

Il Senatore Stefano Esposito (PD) condannato – ecco la sentenzaultima modifica: 2016-02-07T13:22:16+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo