Il piano per la fine dell’Europa: la nuova URSS

 

20/12/2015

DI JOHN RAPPOPORT – jonrappoport.wordpress.com

“Se controlli il significato de “il bene” e possiedi illimitate risorse propagandistiche e il controllo sulla stampa, nonchè il controllo di forze armate e forze di polizia, puoi edificare una nuova società in tempi relativamente brevi. Puoi spazzare via secoli di tradizioni in poche decadi. Se hai pure il sistema dell’istruzione nelle tuie tasche poi, puoi persino cancellare la memoria di ciò che è esisitito. Nessuno ricorderà e a nessuno interesserà. Sta già succedendo in Europa, dove l’ignoranza è ormai forza” (John Rappoport, The Underground)

Uno dei principi cardine del globalismo elitario è: fine dei confini, cessare l’esistenza di nazioni separate e distinte.

L’Unione Europea fu concepita a tale scopo ed edificata, a piccoli passi, a partire dalle macerie della seconda guerra mondiale: una superburocrazia ed un sistema di gestione politica per l’intero continente.

Ma questo non era ancora abbastanza. Doveva esserci pure un modo di demolire nazioni diverse tra loro e sovrane fino a lasciare una tabula rasa, un modo di alterare radicalmente il paesaggio.

Aprire i confini, lasciare che i territori nazionali siano inondati da migranti. “sostituire le popolazioni”, flussi di gente che non ha la minima intenzione di accettare costumi e stili di vita in voga nelle loro nuove case.

Il risultato finale? Una riconfigurazione di fatto delle popolazioni nazionali, al punto che, guardando all’Europa tra vent’anni potremo dire: “Perchè mai parliamo di Germania, Francia o Inghilterra? Non esistono realmente. L’intera Europa è un miscuglio non omogeneo di vari migranti, l’Europa oggi è una sola nazione, è tempo di cancellare tutti questi confini artificiali“.

A un certo punto anche solo pronunciare parole quali “Svedesi, Norvegesi, Tedeschi, Francesi, Olandesi” sarà considerata una più o meno micro, o macro, aggressione contro “le genti d’Europa”.

Chiaramente una volta raggiunto questo stadio a ciò si accompagnerebbe un certo quantitativo di caos e violenza. La UE sta scommettendo sulla sua capacità di gestire il disordine, di reprimerlo quando necessario, e consolidare e mantenere lo status di unica forza di Governo effettiva in Europa.

Ad un livello culturale, nomi come Locke, Shakespeare, Goethe, Mozart, Beethoven, Bach, Lorca, Goya, Cezanne, Monet, Van Gogh, Michelangelo, Rembrandt, Dante, Galileo, Faraday e persino nomi “moderni” come Bartok, Stravinsky, Rimbaud, Orwell e Camus non resteranno che vaghi fantasmi polverosi in grado di provocare null’altro che sguardi di incomprensione. “Il passato è morto”.

LEGGI  Crisi, imprenditore si spara col fucile da caccia

“Ma non c’è nulla da temere, quel che conta è che ogni persona che vive in Europa è cittadino Europeo e gode dei benefici che ne derivano. E’ tutto molto umano, questo è il Bene, il trionfo dello Stato benevolo. Nient’altro conta”.

Tutte le lingue Europee cadranno progressivamente in disuso. Chi ha il diritto di esprimersi con parole che la maggioranza non è in grado di capire?

Questo schizzo che sto tracciando descrive la griglia che sta per essere lanciata sull’Europa.

E chiaramente, dal momento che l’automazione galoppa, molti “cittadini-lavoratori d’Europa” diventeranno inutili. Persino grandi multinazionali crolleranno, perchè non potranno più vendere i loro prodotti alle popolazioni impoverite. Non fanno che sperare che milioni di Asiatici, Cina ed India in testa, gli regaleranno nuovi mercati.

Su questo sfondo l’essere umano individuale sarà considerato, dall’alto, come una cifra, una astratta unità buona per “modelli e algoritmi”.

La domanda è: quanti individui abboccheranno e accetteranno di vedere sè stessi come semplici parti interscambiabili nel sistema generale?

Quanti getteranno via ogni speranza e accetteranno il futuro solo come una funzione di quello che lo Stato è disposto a concedere e che dallo Stato possono ottenere gratis?

In quanti realizzeranno che il loro potere come individui è inconsequenziale, o meglio pura illusione?

Come mai ho avuto voglia di far salire a galla cose simili? Perchè, nonostante la prevalente mentalità collettivistica, propagandata, promossa e sfruttata al livello dell’elite, la repressione di Stato, a tutti i suoi livelli, colpisce ogni individuo.

Se il concetto stesso di individuo viene spezzato via, cosa ne resta?

Nel 1859 John Stuart Mill scrisse: “se ci fosse coscienza del fatto che il libero sviluppo dell’individualità è un fattore essenziale al benessere non ci sarebbe alcun rischio che l’importanza della libertà sia sottovalutata”.

Contrariamente, dove il libero sviluppo dell’individualità non è preoccupazione di nessuno, la libertà è destinata a morire.

LEGGI  “Il Venezuela non è una minaccia, ma una speranza”. La lettera di pace di Maduro ad Obama

Boris Pasternak, lo scrittore e poeta Russo, che certamente sapeva un paio di cosette sulla repressione politica, scrisse (nel 1960): “Loro (I burocrati Sovietici) non pretendono molto da te. Soltanto di odiare le cose che ami e amare le cose che odi”.

Questa inversione viene riproposta oggi, in Europa.

I dissidenti della vecchia URSS lo riconosceranno in un lampo, dal momento che ci sono già passati. La versione Europea ci tiene ad apparire più morbida e gentile, ma non è altro che questione di strategia. La cultura se la stanno cuocendo a fuoco lento.

Ma il semplice fatto che non abbiamo la polizia segreta che bussa alle nostre porte nel mezzo della notte per eseguire arresti di massa non è di per sè garanzia che la libertà individuale regna.

Parecchi politici Europei dicono ai loro elettori “non avete il diritto di opporvi in nessun modo alla marea di migranti in arrivo. Dichiarare pubblicamente ostilità ai migranti è offensivo”.

Suona familiare?

Il sogno segreto di ogni collettivista sta divenendo realtà. Tutto il potere accentrato al vertice; e totale conformità (definita “unità”) ad ogni altro livello. La nuova URSS.

Ai vecchi tempi la polizia della Germania Est aveva un fascicolo su ogni cittadino e seminava per la popolazione spie e informatori. Il moderno stato di sorveglianza ha rimpiazzato questi sistemi, cercando piuttosto i “nodi del discontento“.

I collettivisti possono, a parole, anche denunciare all’occorrenza i rischi di uno stato di polizia, ma ogni volta che questi sistemi sono usati per sbarazzarsi di qualcuno che possiede la visione di un mondo migliore di quello basato, tra le altre cose, sull’assenza di confini allora è soltanto “il Bene” imposto a chi non sa riconoscere il bene da solo.

Se un tale nobile scopo umanitario ha bisogno di qualche spintarella per essere inculcato, perchè no?

Per collettivisti fatti e finiti, la libertà non è solo un fastidioso blocco stradale, peggio, è una illusione irrilevante, non è mai esistita. Tutti gli esseri umani funzionano per come sono programmati a farlo, sin dalla nascita. Quindi, basta installare un programma migliore, inculcalo con ogni mezzo a disposizione, purchè si producano i desiderati “uomini-bambino”.

LEGGI  Alberto Bagnai ad Italia Soprattutto (Video): “noi oggi siamo in guerra, una guerra non dichiarata”

E’un imperativo sia politico che tecnologico.

Confini aperti ed immigrazione illimitata sono un ottimo caso-prova. Per la gente che pensa gli venga imposta la frammentazione delle proprie comunità, che si sentono personalmente minacciate, che abbiano la percezione che sia una operazione coperta per trasformare l’Europa in una nuova URSS, urge rieducazione al livello più profondo possibile. Per il loro bene, perchè certamente questa gente soffre di gravi disturbi. I loro circuiti sono bruciati, dev’esserci qualche difetto hardware del cervello, sono incapaci di vedere le cose correttamente.

Tra le cose che non potrebbero vedere ad esempio ad esempio, è la saggezza in queste parole di Zbigniew Brzezinski, ovvero l’alter ego di David Rockfeller, che nel 1969 scriveva:

“Lo stato nazione, inteso come unità fondamentale nella vita organizzata dell’uomo ha cessato di rappresentare la principale forza creativa: le banche internazionali e le corporazioni multinazionali agiscono e pianificano in termini che scavalcano ed eludono i concetti politici delllo Stato-nazione”

Qui vediamo il tattico globalista in azione, un uomo che apparentemente odia la vecchia URSS ma che in realtà punta all’installazione del medesimo collettivismo attraverso altri mezzi.

Se Lenin fosse vivo oggi, guardando all’Europa sarebbe d’accordo che la sua agenda è in pieno corso e gode di ottima salute. Potrebbe obiettare solamente per il passo relativamente lento a cui procede. Potrebbe sostenere che serve maggiore violenza. Ma non potrebbe non riconoscere come i suoi successori hanno scoperto un bel pò di utili trucchetti nuovi.

Approverebbe dell’ “altruismo umanitario”, il modo in cui viene presentato e manipolato, in modo che l’edificio del “Bene” appaia come una luce che brilla nell’oscurità.

Gran film. Bel lavoro di produzione. Le lacrime sulle gote degli spettatori.

Le menti ridotte a una sola costante: dobbiamo interessarci a chi è meno fortunato di noi.

Milioni di migliaia di migliaia di dollari spesi per instillare il sentimento, indipendentemente dalle circostanze o dalle vere intenzioni malevole sottostanti, o le indicibili sinistre intenzioni degli artisti elitari della realtà.

Fonte: Come Don Chisciotte

Il piano per la fine dell’Europa: la nuova URSSultima modifica: 2015-12-25T17:39:29+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “Il piano per la fine dell’Europa: la nuova URSS

I commenti sono chiusi.