30 novembre 2005: sono i giorni della libera Repubblica di Venaus

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12309705_1084693044909289_9062932400492369311_o[estratto da NOTAV- La Valle che Resiste – Febbraio 2006]

I giorni di Venaus sono il vero motore di quel senso di comunità in lotta che è diventato il movimento no tav. Sosteniamo questo perchè quei 7 giorni hanno rappresentato, per quelle centinaia di persone che li hanno vissuti, il vero momento in cui la Valle è diventato un corpo unico; per la prima volta si sono sperimentate la libertà e la liberazione di un territorio sotto occupazione, come in molti avevo sentito solo nelle storie che si raccontano nelle sere d’estate.

Dal primo blitz notturno a quello dello sgombero manu militari si è fortemente radicata in tutto il movimento la consapevolezza di potercela fare, individuando in quel modo di agire e di sentirsi in “comune” la formula vincente.

Fino a poco tempo prima Venaus era forse il territorio che meno rispondeva al richiamo della lotta e, la sua popolazione, forse scettica, si affacciava timidamente al presidio che da giugno esisteva, senza far però mai mancare la solidarietà, che si esprimeva con viveri, cordialità e riconoscimento.

Tutto questo nonostante il fatto che Venaus fosse in realtà il luogo più massicciamente colpito dal progetto; la galleria che avrebbe douto sorgervi rappresentava infatti il vero e proprio punto di partenza dell’opera. Forse il momento in cui una parte dellepopolazione ha capito che il movimento avrebbe potuto farcela, pur senza darlo toppo a vedere, fu dopo la manifestazione del 4 giugno, che terminò nel proprio campo sportivo portando in questo piccolo paese della Val Cenischia decine di migliaia di persone.

Il movimento era composto dal comitato della Val Cenischia, che da quando si è formato si è sempre dimostrato attivo, c’erano i ragazzi e le persone che lo compongono, ma c’era sempre poco d’altro.

Invece fu proprio nei giorni successivi al primo blitz notturno che Venaus si è dimostrata qual è veramente, viva e combattiva, ed ha saputo mettere in gioco quanto ci auspicavamo.

Ma proviamo ad entrare nel merito cronologicamente.

Sono le 3 del mattino di martedì 29 novembre, quando iniziano a suonare i telefoni del movimento: la questura ha chiuso gli accessi a Venaus e la polizia è entrarata nel cantiere. La data prefissata per la presa di possesso dei terreni avrebbe dovuto essere il 30, avevamo comunque intenzione di aspettarli già dalla sera prima, ma questa volta, ancora una volta con un sotterfugio, hanno anticipato addirittura di due giorni.

Scatta l’allarme, la questura blocca il bivio dei Passeggeri e non fa scendere nessuno, un nuovo check point si aggiunge a quello di Urbianoche da ormai un mese costringeva gli abitanti della Valle a vivere in un territorio militarizzato. I primi ad arrivare sono alcuni amministratori e militanti dei comitati che raggiungono il presidio, da Giaglione e dai boschi, dove alcuni si erano fermati a dormire proprio per vigilare.

Ai Passeggeri è ancora buio quando all’avanguardia di no tav che hanno velocemente imbastito un   contro-presidio l chek point, sopraggiungono alcuni amministratori, e si decide di alimentare il tam tam, aspettando che albeggi per raggiungere gli altri al presidio.

Le notizie che arrivano dal basso confermano che la polizia ha preso possesso del cantiere esistente ma non ha preso i terreni, per i quali, rispettando la legge (!) aspetta il 30, giorno in cui LTF ha convocato i proprietari.

Il presidio no tav man mano s’infoltisce,e nonostante sia un martedì lavorativo la gente continua ad arrivare.

Dal giorno prima in Valle è presente la commissione europea delle petizioni giunta per visionare il territorio ed ascoltare le parti in causa, in seguito ad una petizione presentata tempo addietro a Bruxelles, dove vi era stata anche un’audizione del presidente della comunità montana e di un membro di Legambiente di Valle. Il giorno prima i commissari europei, partiti da Torino, avevano visionato il territorio, dall’alto della Sacra i valligiani gli avevano mostrato e spiegato l’impossibilità di costruire una nuova infrastruttura in uno spazio già saturo. Nessuno ha più molta fiducia nell’utilità di questa visita, ma dato che i commissari sono il loco si decide di fargli vedere come il governo e le istituzioni piemontesi intendono aprire i cantieri.

Arrivati al mattino, con il giorno inizia per una parte dei no tav la discesa a Valle per i sentieri di montagna, e man mano il presidio si popola. La polizia bada a tenere la gente ai Passeggeri e presidia il cantiere, stranamente ignorando la discesa dei manifestanti, che riescono ad eludere anche il blocco di Monpantero ed a raggiungere l’altra riva del Cenischia. La commissione, accompagnata da Vittorio Agnoletto e Monica Frassoni, viaggia su un pulmino: una volta giunta ai Passeggeri chiede di passare il blocco delle forze dell’ordine. La polizia si fa sospettosa e, incurante delle cariche europee presenti, mette in atto quelle pratiche che più le si addicono, manganellando alcuni deputati ed alcuni manifestanti che volevano oltrepassare il check point. Dopo questo atto che gioca a favore dei manifestanti, i commissari possono finalmente passare e giungere al presidio dove, dopo averlo visitato, prendono atto dell’ennesimo atto militare in corso. Più tardi in una conferenza stampa al comune di Susa, i tre membri, appartenenti a tre formazioni politiche diverse tra di loro, useranno dure parole di condanna sull’operato del governo e delle forze dell’ordine, giudizio poi messo per iscritto e presentato nella sede del parlamento europeo.

Ad un certo punto, sotto pressione e forse con le idee poco chiare, il blocco della polizia si apre e centinaia di manifestanti giungono a Venaus, riprendendo le posizioni in vista del 30.

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Il 30, mercoledì, è il giorno prefissato per la presa di possesso dei terreni di Venaus. I proprietari erano stati convocati a vari orari da una raccomandata inviata da Ltf che prevedeva già in sé l’uso delle forze dell’ordine e la nostra presenza.

Dalla notte ci facciamo trovare pronti ed al mattino centinaia di resistenti si presentano a Venaus convinti di opporsi al tentativo delle forze dell’ordine di invadere i terreni. La situazione che si presenta innanzi ai manifestanti vede la polizia già nel cantiere ed un continuo viavai di mezzi che viene segnalato dagli abitanti della Valle e da vedette preposte. Tutti i manifestanti circondano il cantiere presidiando le uscite delle forze dell’ordine, che ad un certo punto tentano il blitz passando contemporaneamente da tre punti, ma subito ai due lati di Venaus ed in mezzo al prato centinaia di valsusini gli si oppongono tenendo la spinta, incordonati e determinati. In questa fase le forze dell’ordine si muovono in maniera soft, spingendo i manifestanti con gli scudi, lavorando di forza senza usare, tolto qualche colpo proibito dal basso, i manganelli.

Da lì la situazione rimane in stallo con la forza pubblica schierata ovunque ma ferma, ha il cantiere, è presente nelle strade ma non agisce.

Intanto però decine di mezzi e centinaia di uomini bloccano gli accessi alla Val Cenischia.

Allo stesso tempo vengono alzate barricate a difesa del presidio e utili ad impedire il cambio alle forze dell’ordine. Dopo l’esperienza del Seghino il movimento, nella pratica, ha imparato quanto la freschezza delle truppe possa fare la differenza e quindi, impedendo il cambio degli agenti, oltre a rendere il favore fatto si avvantaggia nel tempo di resistenza.

La barricata è eretta e presidiata a metà strada tra l’ingresso del cantiere e la centrale dell’Aem che la questura tenta di usare come passaggio pedonale per fare i cambi. Anche in questo caso il cambio non viene effettuato grazie agli ostacoli creati dai difensori della barricata. La strategia dei cambi si dimostrerà vincente, tant’è che i gendarmi non turneranno per 18 ore consecutive.

All’imbrunire, valutando il prosieguo della serata e considerando le forze in campo, decidiamo di allentare la presa ed indietreggiare la barricata a difesa del presidio. Sappiamo che questa scelta porterà al cambio la polizia, ma consapevoli valutiamo di non poter reggere ancora per molto un’ipotesi di scontro, né pensiamo che sia utile, visto che li abbiamo tenuti bloccati per ore. Però non lasciamo senza pretendere qualcosa, quindi si tratta con la polizia l’uscita di uomini e mezzi senza però che avvenga un cambio, poi (senza dichiararlo alla controparte) avremmo indietreggiato la barricata.

Così viviamo l’ennesimo momento di smacco per la questura torinese, in cui decine e decine di uomini e mezzi di polizia, guardia di finanza e carabinieri, sono costretti a passare tra due ali di folla, che dopo aver aperto la barricata li guarda sfilare,tenendosi sottobraccio, determinati, dimostrando l’astio di una Valle intera e della sua gente per chi rappresenta l’occupazione militare che difende gli interessi del Tav. Ci rendiamo conto una volta in più, vedendoli sfilare, dei numeri che il ministero dell’interno ha messo in campo per batterci ma che, ancora una volta, non sono riusciri a farlo.

Arriviamo a sera e, rinforzando le barricate con cura, innalzandole, fortificandole grazie alle decine di persone che diventano ingegneri di questo strumento di resistenza, ci prepariamo a passare la notte, organizzando le posizioni di controllo al cantiere, le presenze alle barricate, le vedette ed i responsabili all’interno del presidio dei telefoni utili a lanciare il segnale in caso di attacco.

Barrichiamo l’accesso alla strada dai Passeggeri, quello da Venaus ed ogni possibile passaggio intorno al cantiere.

Ogni resistente mette a disposizione voglia e capacità, inventando e riscoprendo una forma di resistenza, quella di montagna, che viene da lontano nel tempo e lontano è destinata a portarci. Il prato si popola di tende, ci sono falò ovunque, sono centinaia i resistenti che turnando, faranno vivere la resistenza quotidiana e notturna. Si socializzano il cibo e le vivande, si discute, si ride, si scherza, ma si pianifica il futuro, si pensa al prosieguo della lotta e si fa sempre più forte la convinzione di potercela fare.

E’ un via vai continuo di gente, che fa il giro delle postazioni, scambia battute, porta viveri e soprattutto si ferma a resistere partecipando a questa battaglia.

Nonostante la temperatura il cibo e le bevande calde non mancano da subito, sia per la solidarietà di Venaus e della Valle, sia per l’impegno con cui decine di donne e di uomini si sono messi a disposizione della lotta, provvedendo 24 ore su 24 a cucinare ed a gestire la struttura del presidio. Molti di loro venivano da quell’esperienza ormai collaudata dei tre presidi permanenti, nei quali a qualsiasi ora del giorno era possibile mangiare e bere qualcosa di caldo, la cassetta delle offerte era la cassa del popolo.[…]

[estratto da NOTAV- La Valle che Resiste – Febbraio 2006]

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Un aiuto all’opposizione al Terzo Valico

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Raccogliamo con piacere l’appello dell’Associazione AFA (Amici delle Ferrovie e dell’ambiente). Da molti anni questa realtà si batte contro l’assurdo progetto del Terzo Valico senza chiedere nulla in cambio. Ora è proprio l’AFA ad avere bisogno di noi.

Dopo un’incomprensibile pronuncia del TAR del Lazio gli aderenti devono far fronte a spese legali non indifferenti. Dare un contributo, anche minimo, dovrebbe essere un dovere morale per quanti hanno a cuore la difesa dell’ambiente e ritengono che una cifra considerevole come 6,2 miliardi non debba essere sprecata in un’opera inutile ma investita per le vere emergenze del territorio.

Di seguito la lettera dell’AFA.

Il Terzo Valico dei Giovi è un progetto di linea ad alta velocità tra Genova e Tortona, che prevede un tunnel di 39 km sotto l’Appennino, con un costo di 6,2 miliardi di euro, di cui non esiste una valida analisi costi-benefici.
L’opposizione all’opera si è finora manifestata in varie forme come quella legale, che recentemente ha visto il pronunciamento del TAR del Lazio nei confronti dei ricorsi presentati dalle associazioni Amici Delle Ferrovie e dell’Ambiente e Pro Natura e da 15 cittadini.
L’esito negativo della sentenza, arrivata dopo sette mesi, ci ha lasciato molto perplessi sia per il modo in cui sono state respinte le nostre argomentazioni sia per la condanna al pagamento delle spese di lite, determinate in 4000 euro.
In particolare non condividiamo il modo in cui sono state valutate la questione amianto e quella idrogeologica con la piena accettazione delle giustificazioni addotte dal Co.civ. (Consorzio Collegamenti Integrati Veloci, General Contractor dell’opera) senza, per conto nostro, un approfondimento dei temi così rilevanti. Proprio in questi giorni i fatti ci stanno dando ragione: Arpa Piemonte e Liguria sostengono che le modalità previste dalla legge 161/2012 e utilizzate finora dal Co.civ. per il campionamento delle rocce al fine di verificare la presenza di amianto comportano un margine di errore fino al 98%.
Inoltre il Tar pare non voler approfondire il problema delle fonti ad uso idropotabile che alimentano gli acquedotti dei comuni di Arquata Scrivia, Gavi, Novi Ligure e Pozzolo Formigaro.
In conclusione questa sentenza rappresenta una sorta di celebrazione dell’indiscutibile corretta esecuzione dell’opera da parte del Co.civ. (anche se i fatti dicono il contrario), ma soprattutto un atto di scoraggiamento di ogni forma di opposizione sul piano legale verso le Grandi Opere, che devono essere fatte ad ogni costo.
La condanna al pagamento delle spese legali, oltre alle elevate cifre già sostenute per impugnare gli atti dei ricorsi, ci mette seriamente in difficoltà. Ci troviamo pertanto a chiedere aiuto a chi si sente idealmente a noi vicino.

Associazione AFA 
Amici delle Ferrovie e dell’ambiente e i cittadini firmatari del ricorso.

Chi volesse contribuire può fare riferimento alle seguenti coordinate bancarie:
Intestatario: Associazione amici delle ferrovie e dell ambiente onlus
IBAN: IT W076 0110 4000 0102 3096 801

L’agguato turco al Su-24 russo fu guidato dagli USA

novembre 30, 2015 
 
Questo è ciò che si chiama ‘pugnalata alle spalle’ dalla ‘coalizione antiterrorismo’
Aleksej Leonkov, RegnumRussia Insider
Un esperto militare ed editorialista della rivista Arsenale della Patria spiega i dettagli dell’abbattimento del cacciabombardiere e perché non tutto è andato bene, in un intervista all’agenzia stampa Regnum.
 
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Com’è andata?
Un aereo AWACS Boeing E-3 Sentry dell’US Air Force è decollato il 24 novembre dalla base aerea di Preveza in Grecia. Un secondo E-3A dell’aviazione saudita è decollato dalla base aerea di Riyadh. Entrambi gli aerei eseguivano attività per determinare la posizione precisa degli aerei russi. Sono essi che scelsero la “vittima”. L’E-3A statunitense doveva rilevare l’attività del radar di puntamento del Su-24M2, per determinare se fosse in modalità di ricerca o se avesse già agganciato un bersaglio elaborando i dati di lancio. E’ noto che l’AWACS può dirigere l’attività di aeromobili in combattimento, trasmettendo informazioni all’avionica e ai computer di volo a bordo.
 
Cioè, per stabilire se il nostro aereo fosse indifeso?
Come si è visto, sì. Come sappiamo, il Su-24M2 rientrava dalla missione, e il suo computer di volo operava in modalità “navigazione” in tandem con il GLONASS (GPS russo). Stava tornando alla base e non si preparava all’azione. Per tutto il tempo, gli E-3 trasferivano informazioni dettagliate sul Su-24M2 ad una coppia di F-16CJ turchi. Tale aereo (F-16CJ) è stato appositamente costruito per la Turchia. La sua caratteristica distintiva è un computer che controlla il nuovo sistema radar AN/APG-68 e che svolge il ruolo di copilota-navigatore.
 
Ma questi dati ovviamente non bastavano per colpire con precisione un piccolo bersaglio. Veniva usato qualcos’altro?
In effetti, la precisione dell’intercettazione dei caccia F-16CJ fu garantita dai sistemi di difesa aerea terrestri statunitensi Patriot, dispiegati in Turchia, o più precisamente, dal loro radar multiruolo AN/MPQ-53. Il Patriot può cooperare con un velivolo E-3 o con i satelliti-spia MENTOR, e non si può escludere che attività satellitari siano coinvolte, come il sistema Geosat. La rotta del F-16CJ indica un’intercettazione precisa dell’obiettivo mediante triangolazione: una coppia di E-3 più radar di difesa aerea Patriot più satelliti.spia geostazionari MENTOR più, forse, il sistema spaziale Geosat. Inoltre, l’E-3 forniva le indicazioni sulla posizione del nostro aereo in volo e ne determinava rotta, velocità e stato dei sistemi di controllo delle armi; e il radar di difesa aerea dei Patriot insieme al satellite-spia MENTOR, fornì la telemetria dei movimenti del Su-24M2 relativo alla superficie sorvolata, fornendo una previsione precisa di dove il nostro aereo sarebbe apparso rispetto al terreno montuoso.
 
Così si scopre che i caccia turchi sapevano con certezza assoluta dove tendere l’agguato al nostro aereo?
Certamente. Una coppia di F-16CJ volava nella zona di lancio dei missili, ad una distanza di 4-6 chilometri, praticamente a bruciapelo! Lanciarono un missile aria-aria AIM-9X Sidewinder nell’emisfero posteriore del nostro cacciabombardiere. Inoltre il radar AN/APG-68 a bordo del caccia che aveva lanciato il missile, operava in modalità “illuminazione bersaglio”, cioè acceso al momento del lancio e spento non appena il missile aveva definitivamente agganciato il bersaglio.
 
I nostri piloti avevano la possibilità di salvare l’aereo?
No. La probabilità dell’equipaggio del Su-24M2 di sfuggire alla distruzione era pari a zero… la Turchia non ha la capacità per un’operazione così dettagliata e precisa. E non si dimentichi il secondo E-3, dall’Arabia Saudita. L’intero scenario è stato molto rapido, durando pochi secondi.
 
E’ davvero andata senza problemi?
I turchi comunque hanno commesso un errore, che ha comportato che la provocazione non funzionasse del tutto. L’F-16CJ cessò l’intercettazione con due minuti di ritardo, quando il Su-24M2 aveva già lasciato la zona di 68 chilometri disputata nel nord della Siria (ci si può riferire alla sedicente no-fly-zone turca contro Assad); richiedendo al massimo 1,5 minuti. Ma il comando di “uccidere” all’F-16CJ non era stato revocato; così il lancio del missile è stato effettuato oltre il punto previsto. Ciò è confermato dal fatto che il video (della televisione turca) del Su-24M2 che precipitava doveva essere ripreso da entrambi i territori, siriano e turco; tuttavia, il “video siriano” è più dettagliato. Sembra che questo abbia salvato il nostro navigatore. Poté entrare nel bosco e aspettare la squadra di soccorso.
 
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Il pilota turco che ha abbattuto il Su-24M uccidendo il Tenente-Colonnello Pushkov
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Aereo russo abbattuto. La reazione della Russia

Alessandro Lattanzio, 25/11/2015
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Il cacciabombardiere Su-24M veniva abbattuto alle 10:24, ora di Mosca, mentre adempiva a una missione di combattimento sul territorio della Repubblica araba siriana, da un caccia F-16 dell’Aeronautica turca che aveva lanciato dei missili aria-aria a guida agli infrarossi. L’aereo turco non aveva mai tentato di stabilire comunicazioni o contatto visivo con il velivolo russo. Il Su-24M si era schiantato a 4 km dal confine con la Turchia. Il pilota è stato ucciso da fuoco da terra, mentre era con il paracadute. Il velivolo non era mai entrato nello spazio aereo turco, come confermava anche la difesa aerea della Siria. I radar nella base aerea di Humaymim indicavano che il velivolo turco era entrato nello spazio aereo siriano, per attaccare il Su-24M. 
Il Tenente-Generale Rudskoj dichiarava “Si tratta di una gravissima violazione delle norme del diritto internazionale che può avere le più terribili conseguenze, ed è anche una diretta violazione del Memorandum sulla prevenzione degli incidenti e la garanzia della sicurezza in volo nella Repubblica araba siriana che abbiamo stipulato con gli Stati Uniti, e che si applica a tutti i membri della coalizione, compresa la Turchia”. 
 
Ankara avviava le consultazioni di emergenza della NATO per porvisi al riparo, e forse scatenare la guerra con la Russia. “Vorrei inoltre richiamare l’attenzione sul fatto che nessuno dei nostri partner e Paesi che conducono le operazioni contro lo SIIL ha mai detto che c’erano cosiddette formazioni “dell’opposizione moderata” nella zona, e che dovevamo consultarli prima di lanciare attacchi in quella zona. Al contrario, la regione è un noto territorio controllato dalle formazioni più radicali”. 
 
Quindi mentre Ankara insisteva di aver abbattuto il cacciabombardiere russo Su-24 perché era entrato nello spazio aereo turco, il Ministero della Difesa russo pubblicava il video che dimostra che l’aereo non aveva mai lasciato lo spazio aereo siriano.
 
 
Un elicottero russo Mi-8AMTSh inviato in missione di ricerca e soccorso dei piloti del cacciabombardiere Su-24M abbattuto da F-16 turchi, veniva attaccato durante la missione, un soldato della Fanteria di Marina veniva ucciso e l’elicottero veniva distrutto dai terroristi dell’ELS che impiegavano missili anticarro TOW fornitigli dagli statunitensi. 
 
Il Tenente-Generale Sergej Rudskoj, capo del Direttorato Operazioni fondamentali dello Stato Maggiore Generale delle Forze Armate russe, dichiarava È stata effettuata un’operazione di ricerca e soccorso con 2 elicotteri Mi-8AMTSh incaricati di evacuare i piloti dal luogo dell’impatto. Durante l’operazione, a seguito del tiro di armi, uno degli elicotteri è stato danneggiato e costretto ad atterrare in territorio neutrale. Un soldato della Fanteria della Marina è stato ucciso“. Ma l’operazione di salvataggio del pilota-navigatore è stata un successo, venendo recuperato ed inviato nella base aera di al-Humaymim; il Ministro della Difesa russo Generale Sergej Shojgu dichiarava, “L’operazione di salvataggio è stata completata con successo. Il navigatore è tornato nella nostra base aerea. E’ sano e salvo”.
 
La Russia iniziava a dispiegare i sistemi di difesa aerea missilistica S-400 nella base aerea di al-Humaymim in Siria, “Con decisione del comandante in Capo Supremo gli S-400 saranno schierati nella base aerea di Humaymim in Siria, per fornire un complete difesa aerea“, dichiarava Shojgu. E nel frattempo, l’incrociatore lanciamissili russo Moskva, dotato di 64 sistemi di difesa aerea missilistici S-300F Fort si disponeva al largo di Lataqia, per fornire con i sistemi di sorveglianza e difesa aerea ad ampio raggio di bordo, una copertura adeguata ai velivoli delle Forze Aerospaziali russe in Siria, e gli aviogetti da intercettazione russi avrebbero scortato tutte le sortite contro i terroristi in Siria. Il Tenente-Generale Sergej Rudskoj, portavoce dello Stato Maggiore, dichiarava, “Lo Stato Maggiore attualmente lavora a misure aggiuntive per garantire la sicurezza della base aerea russa. Primo: tutte le azioni degli aerei d’attacco saranno effettuati solo sotto la copertura degli aerei da combattimento. Secondo: saranno prese misure per rafforzare la difesa, e quindi l’incrociatore Moskva, dotato del sistema di difesa aerea Fort, simile all’S-300, assumerà posizione nella regione costiera di Lataqia. Si avverte che tutti gli obiettivi che rappresentino un potenziale pericolo saranno distrutti. Terzo: I contatti militari con la Turchia saranno interrotti”. L’incrociatore Moskva è dotato di 16 missili antinave P-1000 Vulkan; 64 missili superficie-aria a lungo raggio S-300PMU Fort, 40 missili superficie-aria a corto raggio Osa-MA, 1 cannone binato AK-130 da 130mm, 6 sistemi d’artiglieria antiaerea AK-630, 2 mortai antisom RBU-6000 e 10 tubi lanciasiluri da 533mm.
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Dopo la riunione di emergenza del Consiglio del Nord Atlantico su chiamata della Turchia, il capo della NATO Stoltenberg proclamava pieno supporto ad Ankara, a ‘titolo personale’;Ci sono stati seri disaccordi durante la discussione sull’incidente del Su-24 nel corso della riunione. Alcuni emissari erano molto cauti e riservati sulle pretese turche“, dichiarava una fonte vicina agli ambienti della NATO, “Ecco perché il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha rivolto ai giornalisti una dichiarazione personale, in quanto non coordinata con tutti i membri del Consiglio”. Nel frattempo, i turchi sospendevano i voli dei loro caccia, venendo sempre illuminati dai radar russi, mentre fonti siriane riferivano che le forze aerospaziali russe avrebbero iniziato la distruzione sistematica delle basi sul confine, annientando anche i convogli dei terroristi in ritirata e i convogli dei rifornimenti diretti in Turchia.
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Secondo il colonnello Aleksandr Zhilin l’attacco improvviso e senza preavviso, nello spazio aereo siriano, al velivolo Su-24 russo, era dovuto al fatto stava bombardando una colonna di autocisterne dirette in Turchi, controllati dalla CIA tramite lo SIIL; “Ora mi si permetta di riprendere la retorica di John Kerry su “la Russia che presto vedrà i suoi aerei cadere”. 
 
L’aggressione ha una grave motivazione. Subito dopo l’incidente la Turchia avviava, su consiglio degli Stati Uniti, un incontro tra i capi di Stato della NATO, tentando di gettare nel caos l’apparente riavvicinamento tra Russia, Francia,Germania e forse coalizione anti-SIIL. Permettere la nascita di questa coalizione sarebbe un suicidio per Washington. 
 
Perciò l’operazione per separare l’Unione europea dalla Russia è stata così rapida, nonostante la mutua lotta al terrorismo internazionale. Il terrorismo internazionale è costantemente utilizzato come pedina della politica estera degli Stati Uniti”. Va anche ricordato che il capo dello spionaggio turco (MIT), Hakan Fidan, uomo di Erdogan, aveva condannato l’intervento russo in Siria, accusando Mosca di ‘soffocare’ la rivoluzione islamista in Siria, lo SIIL è una realtà e dobbiamo accettare il fatto che non possiamo debellare una struttura ben organizzata e popolare come lo Stato islamico; pertanto esorto i miei colleghi occidentali a rivedere il loro modo di pensare sulle correnti politiche islamiche, mettere da parte le mentalità cinici e contrastare i piani di Vladimir Putin per schiacciare i rivoluzionari islamisti siriani“. 
Fidan inoltre chiedeva, per favorire l’infiltrazione dei terroristi in Siria, l’istituzione del consolato dello SIIL ad Istanbul e che la Turchia doveva curare i feriti sfuggiti agli “spietati bombardamenti russi, indipendentemente dalla loro appartenenza politica o religiosa”. Difatti i terroristi dello SIIL vengono ospitati in territorio turco e ricoverati negli ospedali militari turchi. 
Emile Hokayem, analista del Medio Oriente, affermava che Turchia ed alleati del Golfo Perisco, che rifornivano i terroristi di armi e denaro, ritenevano l’intervento russo devastante per i loro sforzi nel rovesciare il Presidente Assad. Nel 2014, Hakan Fidan, il ministro degli Esteri Davutoglu, e attuale Premier, il Sottocapo di Stato Maggiore Tenente-generale Yasar Guler e altri militari, discussero di un’operazione sotto falsa bandiera in Siria. Essendo trapelato tale segreto su YouTube e Twitter, Erdogan decise di bloccare Twitter, YouTube e i server di Google e OpenDNS.
Nel 2014 la Turchia ha importato 1,7 miliardi di piedi cubi di gas naturale, pari al 99% del totale. Gazprom è di gran lunga il maggiore fornitore, con il 57% del gas naturale che la Turchia aveva importato nel 2013. Secondo gli esperti, la Turchia rivende il petrolio che riceve dallo SIIL al doppio del prezzo pagato ai terroristi, e perciò non li bombardano. Il politologo Igor Jushkov, esperto di Energia del Fondo per la Sicurezza Nazionale, dice che mentre prima le autocisterne si muovevano continuamente, ora a causa di bombardamenti russi, gli autocisterne devono disperdersi e ridurre il carico. Lo Stato islamico controllerebbe il 60% dell’estrazione di petrolio della Siria e il 10% dell’Iraq, secondo Jushkov, pari a 10 giacimenti controllati dallo SIIL nei due Paesi. Secondo Jushkov lo SIIL non crea nuovi giacimenti petroliferi, li prosciuga soltanto. Nel luglio 2015, il capo della provincia irachena di Niniwa del comitato per l’energia Qisham al-Briqfani aveva detto che le forniture di petrolio dalla Siria alla Turchia erano scese da 10 mila barili al giorno a 2 mila barili. Per Jushkov, La Turchia compra greggio a buon mercato, e lo rivende a un prezzo superiore. Quindi il collasso dello SIIL non le sarebbe vantaggioso. Inoltre, secondo voci non confermate, una delle aziende acquirenti di tale petrolio è di proprietà dal figlio del presidente turco, Bilal Erdogan“, assai vicino ai terroristi dello SIIL.
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Cronologia della terza guerra mondiale (1998-2015) – Parte 2

Neovitruvian’s Blog
 
ESTATE 2014 : NASCE IL NUOVO UOMO NERO
Anche stavolta, dal nulla, viene introdotto un nuovo ‘uomo nero’ per spaventare il mondo. Un gruppo terroristico militarizzato noto come ‘ISIS’ (Stato islamico in Iraq e Siria) comincia a svolgere atrocità in Iraq e Siria. Come questa forza ‘spontanea’ sia riuscita a finanziarsi, armarsi e organizzarsi sotto il cyber-naso della NSA, e delle intelligence “on-the-ground” della CIA, del MI6 e del Mossad rimane un mistero.
 
Perché un gruppo arabo usa un acronimo in inglese per definirsi?
 
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“L’ISIS è una farsa. Si tratta di un nemico completamente inventato, finanziato dagli Stati Uniti e dei suoi alleati.”
-Steven D Kelley ex contractor CIA e NSA
 
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Lo spauracchio’ ISIS non è altro che una riproposizione strategica degli stessi “ribelli” “Freedom fighters” che l’asse AmericanoSaudita-Israeliano ha finanziato e controllato fino ad oggi. In questa ultima reincarnazione, l’ISIS è “il cattivo”.
 
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“Terroristi” “arabi” di razza bianca, con i capelli rossi?
 
ESTATE 2014: FALSE DECAPITAZIONI IPER PUBBLICIZZATE DAI MEDIA
Come in un film di serie ‘B’, l’ISIS mette in scena un trittico di false “decapitazioni” di due presunti giornalisti (una buona copertura della CIA) e di un ‘operatore umanitario’ (un’altra buona copertura della CIA). Attraverso un ‘gruppo media’ israeliano chiamato ‘Site’, i video vengono pubblicati su You Tube. In uno dei video, l’attore mascherato chiama Obama per nome; sfidandolo a inviare truppe americane. Questi banali video, nonché le terribili interviste televisive dei parenti in lutto (attori) sono davvero molto divertenti.
Perché le “vittime” sono vestite con delle tute arancioni che ricordano quelle dei prigionieri americani?
Stranamente, l’ ISIS non ha né attaccato né minacciato Israele. Come mai? Hmmm.
 
SITE è la stessa agenzia che ha rilasciato i “credibilissimi” video di Osama Bin Laden nel 2007 – quello in cui Osama si era tinto i capelli…
 
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I falsi video delle esecuzioni, casualmente, vengono tagliati poco prima che il boia inizi la decapitazione di soggetti quanto mai calmi e rilassati. Le ‘vittime’ (un americano, un britannico e un americano-israeliano), non si contorcono nemmeno! Attorno ad Obama si va costituendo una intensa pressione mediatica…si deve “fare qualcosa” per “fermare l’ISIS”.
 
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Momenti prima della sua ‘decapitazione’, James Foley si lascia andare ad un sorriso. “Prima o poi tutti ce ne dobbiamo andare.” / In una successiva intervista televisiva, la sorella della vittima in lutto non può fare a meno di sorridere!
 
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Incredibilmente, si tratta dello stesso ‘James Foley’ che è stato rapito 4 anni fa in Libia, ispirando la campagna di marketing ‘Free Foley’! (qui) Come potete vedere, ‘mamma e papà’ erano contenti e sorridenti dopo il rapimento avvenuto nel 2011!
 
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La storia sul video falso di Foley è rapidamente ‘scomparsa’.
 Obama e Netanyahu stanno ridendo di te America!
 
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David Haines / l’agente israeliana Rita Katz
 
I falsi video delle ‘decapitazioni’ ci sono pervenuti tramite una presunta organizzazione mediatica nota come ‘Site’ (Ricerca per entità terroristiche internazionali). Site è stato fondato e gestito da Rita Katz, un agente israeliana nata in iraq e veterana della IDF (Israeli Defense Force) . Come fa ad avere l’esclusiva per questi video?
 
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SETTEMBRE 2014: OBAMA BOMBARDA LA SIRIA
 
Come accadde, circa 2 anni fa, Obama e` costretto ad annunciare la sua intenzione di bombardare la Siria, (con il pretesto di bombardare l’ISIS). Questa volta, gli Stati Uniti possono vantare una ragione “morale” per farlo – fermare i “tagliagole ‘dell’ISIS!
Con la Russia e la Cina, ora di fronte a potenziali guerre, affrontate nel loro cortile di casa, la porta al Medio Oriente è aperta agli Stati Uniti.
 
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Questa volta, grazie agli scioccanti video delle decapitazioni, Obama la ha fatta franca dicendo alla nazione (ovviamente alla vigilia dell’anniversario dell’11 novembre) che è necessario bombardare l’Iraq e la Siria. Con Putin ora preoccupato per la possibilità di una alleanza USA-UE-Israele per conquistare l’europa orientale, la Russia sara` ancora in grado di proteggere Assad?
 
SETTEMBRE 2014: LA SIRIA DIFENDERA` IL SUO SPAZIO AEREO
Il governo siriano ha dichiarato, a più riprese, che ogni bombardamento di posizioni ISIS effettuato senza il suo permesso e cooperazione, sarebbe stato considerato come un atto di aggressione. Quanto tempo ci vorrà prima che le forze siriane e quelle americane entrino in conflitto diretto?
 
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I sistemi di difesa aerea siriani, di fabbricazione russa, sono avanzati. Che cosa succederebbe se giustamente decidessero di abbattere aerei non autorizzati Usa?
 
SETTEMBRE 2014: RUSSIA E IRAN SENTONO PUZZA DI BRUCIATO
 
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha capito perfettamente cio` che sta accadendo in Ucraina e le manovre condotte dall’ISIS:
“Ci sono ragioni per sospettare che gli attacchi aerei sul territorio siriano potrebbero colpire non solo le zone controllate dai militanti dello stato islamico, ma anche le truppe del governo per indebolire le posizioni dell’esercito di Bashar Assad.”
 
Ali Shamkhani, Segretario della Sicurezza Nazionale iraniano smaschera l’inganno:
 
“Con il pretesto della lotta al terrorismo, gli Stati Uniti vogliono perseguire le loro politiche unilaterali e violare la sovranità degli Stati. Washington sta cercando di distogliere gli occhi del mondo dal suo ruolo centrale nel sostenere ed equipaggiare i terroristi in Siria nel tentativo di rovesciare il regime legittimo “.
 
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Quando visitò la Siria nel 2012, il ministro degli Esteri russo Lavrov ricevette un’accoglienza da eroe.
 
OTTOBRE 2015: PUTIN IN SOCCORSO DI ASSAD
 
Su richiesta del presidente siriano Assad, la Russia comincia a bombardare obiettivi ISIS in Siria – e pesantemente! Gli Stati Uniti accusano la Russia di bombardare “ribelli moderati”, cercando solo di proteggere Assad. Alcuni vorrebbero addirittura abbattere gli aerei russi….
 
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Assad visita Putin a Mosca mentre i bombardieri russi devastano posizioni ISIS.
 
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Flash foward (Novembre 2015): e` bastato un mese perche` abbattessero aerei da guerra russi
 
OTTOBRE 2015: IL MISTERO DELL’AEREO DI LINEA RUSSO
Poche settimane dopo l’inizio dei bombardamenti russi in Siria contro l’ISIS, un aereo di linea russo è saltato in aria mentre volava sopra l’Egitto. L’ISIS (secondo il sito di Rita Katz) si e` preso il merito per l’attacco. Russia ed Egitto – cercando di evitare un conflitto più ampio – hanno fatto finta che l’attentato sia stato solo un incidente.
 
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Site (Israele): E’ stato l’Isis E’ stato l’Isis!!
 
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L’attentato e` stata una provocazione per forzare i Russi a scendere in guerra
 
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L’attacco terroristico di venerdi 13 a Parigi è da attribuire alla mitica ‘ISIS’ (secondo il sito di Rita Katz). La Francia inizia i bombardamenti in Siria e gli americani neoconservatori chiedono l’utilizzo di militari sul campo per “fermare l’ISIS”.
 
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In risposta all’attacco rituale del 13-11-15, il membro del PNAC e neo conservatore Bill Kristol vuole che 50.000 soldati americani invadano la Siria.
 
Cosa succederà?
 
Se la NATO continua a bombardare la falsa ISIS in Siria senza l’approvazione siriana, sarà solo una questione di tempo prima che le forze siriane e gli aerei americani entrino in conflitto. Potete immaginare quale sara` la risposta da parte di Russia Cina e Iran. Questo potrebbe essere il punto chiave nella grande partita a scacchi in cui le pedine dei Paesi baltici e del Mar Cinese verranno giocate contro l’alleanza Russia-Cina.
 
L’unica domanda ora sembra essere: l’eventuale grande guerra iniziera` in Medio Oriente (come Netanyahu e i sionisti neo-cons vogliono), o in Europa orientale / Mar Cinese Meridionale (come Obama e alcuni pigmei europei sembrano preferire)? O forse entrambi?
 

Vladimir Putin potrebbe ordinare attacchi aerei su Arabia Saudita e Qatar

novembre 24, 2015 
Qarim Buali,  Algerie PatriotiqueReseau International, 24 novembre 2015
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Secondo il quotidiano russo Pravda, la Russia non esclude il ricorso all’intervento militare contro entrambi i Paesi accusati d’essere la base dei gruppi islamisti che finanziano. Per Mosca, Arabia Saudita e Qatar sono una minaccia alla sicurezza e solo attacchi fulminei a tali gruppi nei due Stati del Golfo possono fermare l’assalto dello SIIL e altri gruppi terroristici simili. Il giornale russo è consapevole che l’intervento militare della Russia in Siria, in cui sono utilizzate armi strategiche, “è un segnale inviato ai Paesi che sostengono il terrorismo”. Così, l’esercito russo non si limita solo alla Siria e deve espandere le operazioni antiterrorismo in altri Paesi del Medio Oriente. La Russia dovrebbe ampliare la portata della forza aerea che attacca il cuore del terrorismo islamico nei due Paesi principali finanziatori dgli anni ’80. Se alcuna connessione diretta è dimostrata tra i regimi saudita e qatariota con lo SIIL, gli esperti concordano che le istituzioni “indipendenti” in entrambe le ricche monarchie del Golfo contribuiscono, da diversi anni, a rafforzare i gruppi islamici armati in Iraq, Siria e più vicino in Libia e nel Sahel afflitto da una pletora di organizzazioni terroristiche. La Russia pensa, secondo i media di Mosca, di portare la questione al Consiglio di Sicurezza in cui sarebbe necessario il mandato delle Nazioni Unite per effettuare attacchi aerei in Arabia Saudita e Qatar. Un mandato che la Russia sa già che non sarà possibile ottenere, ma tale mossa potrebbe intrappolare gli alleati occidentali dei due Paesi, sul banco degli imputati per gli ultimi attentati terroristici a Parigi che hanno fatto 130 morti. La decisione di effettuare attacchi aerei in Siria interviene, secondo Pravda, dopo l’attentato che ha colpito l’aereo di linea russo sull’Egitto. Mosca intende applicare l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che considera “diritto naturale” all’”auto-difesa, individuale o collettiva, se un membro delle Nazioni Unite è soggetto ad un attacco armato, finché il Consiglio di Sicurezza adotta le misure necessarie per mantenere pace e sicurezza internazionali“. L’articolo 51 stabilisce inoltre che “le misure adottate dai membri nell’esercizio del diritto alla legittima difesa va tempestivamente comunicato al Consiglio di Sicurezza e non pregiudica autorità e responsabilità che il Consiglio ha (…) nel prendere in qualsiasi momento tale azione se giudicherà necessaria per mantenere o ristabilire pace e sicurezza internazionali”.
Un terzo “nemico” è nel mirino della Russia: la Turchia. Un’estensione della guerra a tale grande Paese, porta d’ingresso dell’Europa occidentale e membro della NATO, significherebbe che la guerra in Siria assumerebbe la forma di un conflitto generalizzato, come previsto a Damasco. Diversi raid sono già stati compiuti vicino al confine turco, e anche oltre nei giorni scorsi. Il mondo non è mai stato così vicino alla terza guerra mondiale dalla crisi dei missili di 53 anni fa.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Putin dichiara lo Stato islamico “sull’orlo della sconfitta totale”, avvertendo la NATO

novembre 24, 2015
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Un rapporto che fa riflettere del Ministero della Difesa (MoD) indicando che in un discorso ai comandanti della Federazione presso il Centro Nazionale di Controllo della Difesa, sede del governo in caso dia guerra a Mosca, il Presidente Putin abbia dichiarato che le Forze dello Stato islamico operanti nella zona di guerra del Levante sono “sull’orlo della sconfitta totale” e che le nazioni occidentali che sostenevano di combattere tali moderni barbari, ora siano state smascherate per la loro “menzogna totale”.
 
 Secondo il rapporto, le forze aerospaziali, che nelle ultime 48 ore hanno distrutto 472 obiettivi terroristici, e negli ultimi 5 giorni hanno spazzato via 1000 autocisterne, in circa 3000 attacchi aerei e missilistici combinati dalle forze russe ai terroristi dal 30 settembre, hanno ridotto lo SIIL ad avere solo 34 basi operative, cifra confermata dall’agenzia stampa irachena al-Naqil. Assieme all’imminente successo nel sconfiggere le forze dello Stato islamico, la presente relazione continua, vi sono i nuovi attacchi aerei ai terroristi da avviare dalla portaerei francese Charles de Gaulle, sotto il controllo delle Forze Aerospaziali della Federazione, su ordine del Presidente Putin, dopo che la Francia ha rotto con la NATO schierandosi con la Russia in questa guerra. Partecipa assieme a Russia e Francia nella lotta al SIIL, la relazione osserva, anche la Cina, il cui portavoce del Ministero degli Esteri, Hong Lei, ha dichiarato: “l’attività su larga scala della Russia è un’importante parte integrante delle azioni antiterrorismo internazionali… La Cina sostiene gli sforzi della Russia nel combattere il terrorismo“. 
Non solo a parole la Cina sostiene la Russia nel Levante, secondo il rapporto, ma anche con forze militari, circa 3000 marines cinesi che operano in Siria sotto il comando militare della Federazione, mentre gli Stati Uniti inviano la forza d’attacco della portaerei USS Harry S. Truman il cui comandante, capitano Ryan Scholl, avvertiva: “Lo SIIL non è l’unica sfida che attende la flottiglia comprendente l’incrociatore Anzio e i cacciatorpediniere Bulkeley, Gravely e Gonzalez del Carrier Air Wing 7. Russi, cinesi e iraniani sono presenti in Siria, e navi da guerra russe del Mar Nero sono nel Mediterraneo orientale per proteggere gli aerei da combattimento che sostengono il regime di Assad di Siria. In preparazione, l’esercitazione composita delle unità del gruppo d’attacco s’incentra su avversari simili a quelli della Guerra Fredda“.
Se gli Stati Uniti guidando la NATO interverranno per proteggere gli alleati dello Stato islamico dalla sconfitta totale, rischiando la terza guerra mondiale con Russia e Cina, la relazione avverte, è la grande domanda senza risposta che ora ha di fronte la Federazione, una domanda resa più complicata dai molti falsi racconti dei funzionari di Washington su Russia e Siria così impegnate nella lotta al terrorismo jihadista sunnita da essere diventate un pericolo e plausibilmente una minaccia per il futuro del pianeta.
E per quanto sia divenuta complicata la propaganda degli Stati Uniti su tale guerra, la relazione nota, fu evidente la scorsa settimana, quando un telegiornale statunitense, PBS, mostrava la falsa notizia dell’US Air Force che bombardava obiettivi dello SIIL Siria, in realtà mostrando solo i video delle Forze aerospaziali russe pubblicati sul sito del MoD
Tale “scherzo di cattivo gusto” perpetrato ai popoli occidentali sulla guerra allo Stato islamico, la presente relazione continua, è stato smascherato ancor più dal Presidente Putin quando ha detto ai comandanti che le prove ormai dimostrano che la Turchia, membro della NATO, riforniva i terroristi di circa 100000 passaporti falsi consentendogli di viaggiare in Europa e in America. Peggio, la relazione afferma, un ex-terrorista dello SIIL ha detto alla rivista statunitense Newsweek che la Turchia permise ai camion dello SIIL di Raqqa di passare il confine della Turchia  di rientrare per attaccare i curdi siriani nella città di Saraqaniyah, nel nord della Siria, a febbraio, e che i terroristi dello SIIL avrebbero viaggiato liberamente in Turchia su convogli di camion, sostando in luoghi sicuri. E documenti trapelati nel settembre 2014 mostrano il principe saudita Bandar bin Sultan inviare armi e finanziamenti allo SIIL attraverso la Turchia, ed un aereo che dalla Germania consegnava clandestinamente armi all’aeroporto Etimesgut in Turchia, suddivise in tre contenitori, due dei quali spediti allo SIIL, continua la presente relazione; il monito lanciato nel dicembre 2014 da Claudia Roth, vicepresidente del parlamento tedesco, che si disse scioccata dalla NATO che permetteva alla Turchia di ospitare campi di addestramento dello SIIL e d’inviare armi ai terroristi islamici attraverso i suoi confini, sostenendo tacitamente lo SIIL ignorandone la vendita di petrolio. Inoltre, la relazione rileva, nella testimonianza al Comitato per i Servizi Armati degli Stati Uniti nel settembre 2014, il Generale Martin Dempsey, allora presidente dell’US Joint Chiefs of Staff, alla domanda del senatore Lindsay Graham se sapeva di “qualche grande alleato arabo che abbraccia lo SIIL“? Il Generale Dempsey rispose: “So che i principali alleati arabi lo finanziano. Alleati degli Stati Uniti come Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Quwayt in particolare, che negli ultimi quattro anni almeno, hanno convogliato miliardi di dollari soprattutto allo SIIL. L’invio di consistenti forniture di armi da CIA-Golfo-Turchia allo SIIL che distrugge la Siria e pone in essere lo Stato islamico, la relazione rileva, inoltre è documentato dall’analisi dei numeri di serie delle armi da parte del Conflict Armament Research (CAR) del Regno Unito, il cui archivio sul commercio di armi illegale è finanziato dal Ministero degli Esteri svizzero e dall’Unione europea, portando, la scorsa settimana, il professor David Graeber della London School of Economics ad affermare l’ovvio: Se la Turchia avesse bloccato i territori dello SIIL nello stesso modo di come blocca le regioni curde in Siria… il sanguinario ‘califfato’ sarebbe da tempo crollato, e probabilmente gli attentati di Parigi non sarebbero mai accaduti. E se la Turchia dovesse fare lo stesso oggi, lo SIIL probabilmente crollerebbe nel giro di pochi mesi. Eppure, non un solo capo occidentale ha invitato Erdogan a farlo?” E con la Russia che ha avvertito da tempo che la politica del regime di Obama sostiene lo Stato Islamico, la relazione afferma, nuove prove emergono negli Stati Uniti dimostrando che i loro ufficiali mentono a presidente, Congresso e pubblico statunitense sulla lotta allo SIIL, e la scorsa settimana l’Ispettore Generale del Pentagono, responsabile delle indagini, raccoglieva numerosi messaggi di posta elettronica dai computer del Comando Centrale degli USA, insieme ad altri documenti, nel tentativo di scoprire quanto in profondità arrivi la cospirazione.
Mentre gli Stati Uniti iniziano la farsa dell’indagine sul complotto per immergere il mondo nella guerra totale, la relazione conclude, i fatti veri alla base di tale cospirazione sono insondabili per l’occidente (come avevamo riferito nel rapporto del 14 novembre, sulla Russia che avvertiva che il massacro di venerdì 13 a Parigi era l’innesco massonico alla Terza Guerra Mondiale), ma un altro “tessera del puzzle” sarà presto posta quando l’archivio segreto che elenca i due milioni di iscritti massoni sarà reso pubblico al mondo, mostrando quanto in profondità arrivi tale piaga.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

I legami dei sauditi con il terrorismo

novembre 23, 2015 
Daniel Lazare, Consortium News, 20 novembre 2015
 
Esclusiva: mentre Washington dedica molto rumore e furore alle richieste di una guerra più ampia in Siria e la necessità di allontanare i rifugiati siriani, democratici e repubblicani evitano la domanda più difficile: come affrontare l’Arabia Saudita sul suo finanziamento occulto di Stato islamico e al Qaida, scrive Daniel Lazare.
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Come lo SIIL finanzia le sue operazioni? Questa è la questione chiave mente la guerra all’organizzazione terroristica passa a un nuovo livello dopo le atrocità di Parigi. Ma la risposta dei media mainstream è parte del problema. La risposta concessa, da molti capi politici e vari “esperti del terrorismo”, è che lo SIIL (noto anche come Stato islamico e Daash) finanzi le proprie attività con attività illecite come contrabbando di antichità, sequestro di persona a scopo di estorsione, rapine di banche e traffico di greggio dai giacimenti di petrolio che controlla nel nord della Siria e d’Iraq. La linea, doverosamente ripetuta a pappagallo da The New York Times a The Wall Street Journal e The Guardian, è solo politicamente conveniente. Se lo SIIL fosse veramente autosufficiente, essenzialmente sarebbe contenuto. Se fosse così, tutte le potenze occidentali una volta bloccato l’auto-proclamato califfato, dovrebbero solo inviare F-18 e Mirage 2000 per raderlo al suolo con le bombe intelligenti. Questa è la filosofia che ispira le sfortunate osservazioni del presidente Barack Obama del 12 novembre, quando il conduttore dell’ABC George Stephanopoulos gli chiese se lo SIIL si stava rafforzano, Obama rispose che semplicemente non era così: “Ciò che è vero è che, fin dall’inizio, il nostro obiettivo è stato primo contenerlo, e l’abbiamo contenuto. Non è avanzato in Iraq. E in Siria come è entrato, se ne andrà. Ma non si vede questa marcia continua dello SIIL sul campo. Ciò che non possiamo fare ancora è decapitare completamente le loro strutture di comando e controllo. Abbiamo fatto qualche progresso nel tentativo di ridurre il flusso di combattenti stranieri“. Contenerlo e decapitarlo, ecco l’essenza della strategia degli Stati Uniti. Quindi, più l’amministrazione Obama cerca di contenere militarmente lo SIIL, più si dice che è anche autosufficiente economicamente. Ma cosa succederebbe se non lo fosse? In realtà, ci sono tutte le ragioni d’essere scettici sulla posizione degli Stati Uniti, e non solo perché i capi statunitensi sostengono senza successo da quasi due decenni la lotta al terrorismo islamico, ma anche perché è passato da alcune cellule sparse a un vasto movimento che si estende dalla Nigeria al Bangladesh.
 
Esagerando le cifre
Quindi partiamo dal passato. L’anno scorso, NBC News riferiva col fiato sospeso che lo SIIL gestiva un contrabbando da 7 miliardi di dollari per finanziare le sue operazioni. “Pezzi di storia senza prezzo strappati da scavi illeciti o rubati dai musei sono diventati uno dei quattro beni più comuni, accanto a droga, armi ed esseri umani, trafficati da contrabbandieri“, dichiarava. Ma il totale di 7 miliardi di dollari è dubbio se si considera che il mercato dell’arte contemporanea, naturalmente legale, ammonta a soli 2 miliardi di dollari. I mercati neri ci sono, ma è impossibile misurarli per il semplice motivo che i partecipanti si disperdono come topi non appena le luci si accendono. Il ruolo dello SIIL, inoltre, è doppiamente difficile dato che opera sotto una copertura profonda. Ma sappiamo un po’ di cose, una delle quali è che le antichità non si muovono facilmente come, ad esempio, il mais o il grano. Al contrario, gli acquirenti sono relativamente pochi e distanti tra loro, sono necessarie valutazioni e la contrattazione è standard. Con così tanta polizia a curiosare in giro, gli acquirenti sono particolarmente cauti per farsi scoprire a finanziare lo SIIL. Così il ruolo delle antichità sembrerebbe essere non più che accessorio. Lo stesso vale per le rapine in banca. Anche se lo SIIL è ampiamente ritenuto aver sottratto 400 milioni quando occupò Mosul, nel nord dell’Iraq, nel luglio 2014, il Financial Times parlò della più grande rapina “mai successa”. “Parliamo alle banche di lì sempre”, citava un funzionario bancario iracheno. “Siamo stati informati che tutte erano custodite dalle loro guardie e che nulla fu tolto dalle locali banche, nemmeno un pezzo di carta“. Il rapimento a scopo di estorsione sembra ancor meno redditizio per l’economia del territorio controllato dallo SIIL che collassa. Idem per la fiscalità locale. Mentre le vendite illegali di petrolio possono svolgere un ruolo importante, probabilmente non sono così redditizie come si crede. Supponendo fossero piene fino all’orlo, le 116 autocisterne che gli aerei statunitensi hanno distrutto il 16 novembre avrebbero contenuto un centinaio di barili di greggio ognuna, che ai prezzi attuali, lo SIIL sarebbe stato fortunato a vendere per 30 dollari al barile. Pertanto, il danno al “tesoro” dello Stato Islamico è relativamente minore, 350mila dollari circa. Inoltre, lo SIIL è ormai un’enorme operazione. Stime indicano il numero di militanti da 20000 a 31500 (secondo la CIA nel settembre 2014) fino a 200000, anche se 100000 sembra più plausibile. Costoro guadagnerebbero comunque da 350 a 800 dollari al mese. Sono numeri molto imprecisi, ma per lo meno suggeriscono un’organizzazione con un budget mensile di decine di milioni di dollari. Così i proventi di cento e rotti camion di petrolio non spiegano come lo SIIL si finanzi. Né la speculazione sulla vendita di antichità. Quindi, se lo Stato islamico non riceve la maggior parte dei fondi da tali fonti, da dove proviene il denaro?
 
La connessione saudita
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La risposta politicamente sconveniente è dall’estero, vale a dire, da altre parti del Medio Oriente, dove i giacimenti di petrolio non sono marginali come nel nord della Siria e in Iraq, ma piuttosto ricchi e produttivi; dove le raffinerie sono avanzate e il petrolio viaggia nelle tubature anziché in camion. E’ anche un mercato in cui la corruzione è massiccia, i controlli finanziari scarsi e le simpatie ideologiche per SIIL e al-Qaida forti. Ciò significa dagli Stati arabi del Golfo, Quwayt, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita; Paesi dalle enormi riserve di ricchezza nonostante il crollo del 50 per cento del prezzo del petrolio. Gli Stati del Golfo sono politicamente autocratici, sunniti estremisti e, inoltre, bloccati in un brutto vicolo cieco ideologico. Nel mondo, i sunniti sono quattro volte gli sciiti. Ma nelle otto nazioni del Golfo Persico, la situazione è invertita, gli sciiti superano i sunniti di quasi due a uno. Più il mondo diventa teocratico, e la teocrazia è una tendenza non solo nel mondo musulmano, ma in India, Israele e persino Stati Uniti se certi repubblicani si affermano, più il settarismo s’intensifica. Nella sua forma più semplice, il conflitto tra sunniti e sciiti è una guerra di successione tra i seguaci di Maometto, morto nel settimo secolo. Quando una parte ha sempre più controllo politico in nome dell’Islam, il più vulnerabile dall’altra parte viene accusato di avere pretese al potere sempre meno legittime. La famiglia reale saudita, che si spaccia “custode delle due moschee sante” di Mecca e Medina, è particolarmente sensibile a tali accuse, se non altro perché la sua posizione politica sembra sempre più precaria. È per questo che si è gettata nella crociata anti-sciita dallo Yemen al Bahrayn e alla Siria. Mentre Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia condannano Bashar al-Assad come dittatore, non è il motivo per cui i ribelli sunniti combattono per rovesciarlo. Lo fanno, invece, perché è un alawita, una forma di sciismo, ramo dell’Islam che i petro-sceicchi di Riyadh considerano una sfida alla loro stessa esistenza. La guerra civile è raramente moderata, e come la lotta contro Assad s’intensifica, il potere tra i ribelli passa a forze sunnite sempre più militanti, fino ad al-Qaida e al rivale ancora più aggressivo SIIL. In altre parole, lo Stato islamico non è interno e autosufficiente, ma prodotto e beneficiario di forze più grandi, in sostanza un esercito paramilitare di ascari degli sceicchi del Golfo. La prova dell’ampio sostegno regionale è abbondante anche se la stampa, come il New York Times, fa di tutto per ignorarlo. Alcuni dei punti salienti della rotta del denaro:
– In una nota diplomatica del 2009 resa pubblica da Wikileaks, l’allora segretaria di Stato Hillary Clinton dichiarò che “i donatori sauditi costituiscono la principale fonte di finanziamento dei gruppi terroristici sunniti nel mondo“. (Al discorso aggressivo presso il Council on Foreign Relations, Clinton, ora la favorita alla nomination presidenziale democratica, concentrava i piani di escalation militare, tra cui l’invasione della Siria per “imporre la no-fly zone” e creare ciò che chiamava “zona di sicurezza”. Ma aggiungeva un breve ed esasperato riferimento alla realtà finanziaria, dicendo: “una volta per tutte, sauditi, qatarioti ed altri devono impedire ai loro cittadini di finanziare direttamente le organizzazioni estremiste come pure scuole e moschee nel mondo che radicalizzano troppi i giovani“).
– Un rapporto dell’agosto 2012 della Defense Intelligence Agency afferma che al-Qaida, salafiti e Fratellanza musulmana dominano il movimento ribelle in Siria e che loro obiettivo è creare un “principato salafita in Siria orientale“, dove ora c’è il califfato dello Stato islamico.
– L’articolo del Times di due mesi prima secondo cui la CIA collabora con i Fratelli musulmani per inviare via canale turco-saudita-qatariota armi ai ribelli sunniti in Siria.
– La notevole ammissione del vicepresidente Joe Biden alla Kennedy School di Harvard nell’ottobre 2014, secondo cui “sauditi, emirati, ecc… erano così decisi ad abbattere Assad ed essenzialmente a scatenare la guerra tra sunniti e sciiti… (che) hanno speso centinaia di milioni di dollari e decine di migliaia di tonnellate di armi per tutti coloro che combattono contro Assad, tranne che coloro che rifornivano erano al-Nusra e al-Qaida“.
– L’editoriale del Times del mese scorso che lamentava come sauditi, quwaytiani e qatarioti continuino a finanziare lo Stato islamico.
– Infine, in un articolo in prima pagina, il Times tardivamente riconosceva il devastante rapporto della DIA, solo sei mesi dopo essere stato pubblicato dal gruppo di osservazione conservatore Judicial Watch. Ma anche allora, il giornalista Ian Fisher riusciva ad evitare la parte più importante, e cioè che la roccaforte salafita che i sunniti cercano di creare è “esattamente ciò che le potenze che supportano l’opposizione“, cioè occidente, Stati del Golfo e Turchia, “vogliono per isolare il regime siriano“. Asserendo che ci sono “molte filiere colpevoli” della debacle, Fisher riusciva a criticare tutti tranne la propria testata.
 
Chiacchiere sui soldi
Perché dire la verità è così difficile? Grande parte della risposta è il denaro. Perché Stati Uniti, Francia e le altre potenze occidentali dipendono dagli Stati del Golfo per il petrolio e li vedono come un mercato sempre più importante per le armi ad alta tecnologia. Proprio il mese scorso, il Pentagono ha annunciato di vendere ai sauditi 4 navi da combattimento litoranee realizzate dalla Lockheed per 11,25 miliardi di dollari, mentre la scorsa settimana appariva la notizia che vendeva ai sauditi 1,29 miliardi di bombe intelligenti prodotte da Boeing e Raytheon in sostituzione di quelle sganciate sullo Yemen nella crociata contro gli sciiti huthi. 
 
Gli USA riforniscono quindi i sauditi di bombe con cui radono al suolo quartieri yemeniti, creando rifugiati e, nel frattempo, rafforzando “al-Qaida nella Penisola Araba” in modo che gli Stati Uniti possano inviarvi droni per eliminare un paio di alqaidisti. Ognuno ci guadagna, fabbricanti d’armi, politici del Pentagono e di Washington, i Clinton che beneficiano della generosità saudita, ed anche al-Qaida che, mentre può perdere qualcuno, vede il proprio potere crescere. Far notare i soldi che da Arabia Saudita e altri Stati del Golfo finiscono ai gruppi responsabili della carneficina a Parigi, metterebbe a rischio tale mutuo rapporto vantaggioso. Mettere a repentaglio tale redditizio ciclo del denaro è una cosa che Washington non può sopportare, motivo per cui l’amministrazione Obama preferisce fare credere che lo SIIL sia autosufficiente e che possa essere paralizzato da azioni militari come bombardare un convoglio di autocisterne di petrolio. Mentre in Europa esplode la xenofobia, il vero problema non sono gli arabi o l’Islam, ma lo “speciale” rapporto Usa-Arabia Saudita, che sarebbe ancora più sacro del rapporto con Israele. 
 
È un’alleanza che pretende che gli Stati Uniti non vedano, sentano o parlino male del principale partner arabo. Quindi, Washington copre la vera causa degli orrori che vanno dal World Trade Center al Bataclan e alla guerra civile siriana.
Finché tale rapporto “speciale” USA-Arabia Saudita Saudita continua, i cadaveri continueranno ad accumularsi.
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Daniel Lazare è autore di diversi libri tra cui La Repubblica congelata: come la Costituzione paralizza la democrazia (Harcourt Brace).
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Cronologia della terza guerra mondiale (1998-2015) – Parte 1

 
1998 – 2000: I PREPARATIVI
 
Le potenti ed influenti elite e vari think tank prevedono un periodo in cui l’America condurra’ un’aggressiva politica estera. Zbigniew Brzezinski ne parla ne ‘La Grande Scacchiera’, un libro in cui si sostiene apertamente una più audace azione americana al fine di dominare il territorio euroasiatico.
 
Durante questo stesso periodo, persone come Robert Kagan, William Kristol, Paul Wolfowitz e Dick Cheney, iniziarono a fare propaganda per rovesciare ogni governo in Medio Oriente, che costituisse un problema alla dominazione israeliana della regione. A tal fine, Kagan e Kristol avevano fondato un gruppo chiamato PNAC (Progetto per il Nuovo Secolo Americano).
 
Si vengono quindi a formare 2 fazioni. I globalisti, generalmente più concentrati sul circondare e sovvertire il blocco Russo-Cinese, al fine di creare un ‘mondo unipolare’ (Nuovo Ordine Mondiale). I neo-con sionisti sono generalmente d’accordo, ma la loro enfasi principale è quella di aiutare Israele ad espandere il suo territorio e farla diventare una potenza dominante in quella zona del mondo.
 
Pensate alla competizione tra queste fazioni come alla competizione nelle famiglie ‘mafiose’. Fanno parte della stessa struttura di potere, ma con interessi che possono periodicamente scontrarsi
 
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Amici e rivali: Il globalista Zbigniew Brzezinski e il Neo-Con Robert Kagan vorrebbero che politica estera degli Stati Uniti fosse piu’ aggressiva. Entrambi hanno anche citato, per iscritto, la necessità di una “nuova Pearl Harbor” per radunare il sostegno pubblico per i loro ambiziosi obiettivi di politica estera.
 
Brzezinski / 1999 (citazione Pearl Harbor)
 
Kagan & amici / 2000 (citazione nuova Pearl Harbor)
 
* Kagan è sposato con Victoria Nuland (Nudelman). Ricordatevi del suo nome, perché tornerà in gioco più avanti in questo articolo.
 
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Fast Forward al 2005: Vickey Nuland diventa rappresentante degli Stati Uniti alla NATO, come sembrano orgogliosi il marito Robert Kagan e i bambini.
 
2001-2003: IL PIANO ENTRA IN AZIONE
 
Sulla scia dello stranissimo, e molto conveniente attacco stile ‘Pearl Harbor’ del 2001/09/11, il generale Wesley Clark venne a sapere che i neo-conservatori filo-israeliani all’interno dell’amministrazione Bush-Cheney avevano piani per rovesciare i governi di Iraq, Libia, Siria, Iran e molti altri stati. Clark svelo` questa informazione solo nel 2007.
 
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Il generale Clark ha affermato che la distruzione dell’11 settembre ha consentito l’attuazione di una politica estera aggressiva; anche se nessuna delle nazioni prese di mira avesse qualcosa a che fare con il 9/11
 
2003-2011: MORTE E DISTRUZIONE
 
Anche se i piani non si sono esattamente svolti secondo la time-table di 5 anni  del Pentagono, gli eventi successivi confermano le accuse del generale Clark.
 
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2006: PUTIN E` L’ARCHITETTO DIETRO IL BLOCCO COMMERCIALE BRICS
 
BRICS è l’acronimo di un’associazione tra le cinque grandi economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Il raggruppamento è stato originariamente conosciuto come “BRIC” prima dell’inclusione del Sud Africa nel 2010. I membri del BRICS sono tutti in via di sviluppo, con grandi economie in rapida crescita. Con la Russia e la Cina al suo interno, il BRICS da allora è cresciuto così tanto in influenza economica e politica, che i suoi membri non possono più essere controllati dai maestri di affari globali. L’ex ministro degli Esteri indiano, Coneel Sebal: “L’Occidente ha paura dei BRICS in quanto non ha alcun controllo su di essi.”
 
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Il blocco BRICS diventa più forte ogni giorno. Entro il 2014, il gruppo ha stabilito un proprio meccanismo di finanziamento internazionale per aggirare gli avvoltoi del FMI (Fondo Monetario Internazionale). Quello che i gangster del monopolio degli affari finanziari occidentali non possono controllare, cercheranno di distruggere.
 
2010-2014 / WIKILEAKS/ PRIMAVERE ARABE
 
Dopo aver rilasciato video che imbarazzavano l’America, l’operatore ombra di nome Julian Assange e la sua Wikileaks hanno fatto trapelare informazioni a danno di alcuni leader arabi. I media arabi scoprirono che gli “attivisti” altro non erano che pupazzi della Cia i quali sfilarono con gli studenti per le strade di Tunisia, Marocco, Giordania, Yemen, Sudan, Libia, Egitto e Siria. Alcune di queste sommosse ‘primavere arabe’ divennero violente (Libia, Siria).
 
Lo stratagemma intelligente fu quello di mascherare, dietro proteste spontanee, “la mano nascosta” degli Stati Uniti.
 
L’agente Assange avrebbe poi ammesso pubblicamente che fu sua l’idea delle ‘primavere arabe’. (qui). Il ruolo effettivo di Wikileaks nello scatenare la ‘primavera araba’ e`stato solo quello di catalizzatore. Le attività della CIA all’interno dei governi e media arabi, erano anche parte della astuto stratagemma per destabilizzare i governi arabi del Nord Africa e Medio Oriente.
 
L’arma di destabilizzazione di massa, WikiLeaks,  svolse un ruolo enorme anche nelle dimissioni del primo ministro italiano Silvio Berlusconi. (qui) Per la sua stretta amicizia personale con il russo Vladimir Putin e il suo aperto sostegno di Gheddafi in Libia, il colorato magnate italiano entro` nella ‘hit-list’ del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e del New York Times.
 
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Sia l’attore, Assange, che i falsi ‘manifestanti’ sono stati nominati come “Persone dell’Anno ‘. La truffa della ‘primavera araba’ ha destabilizzato diversi stati arabi, molti dei quali provenienti dall’elenco precedentemente citato da Wesley Clarke!
 
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CIA-Wikileaks e i media corrotti punirono il ‘pericoloso’ Berlusconi per le sue strette associazioni con il grande cattivo Gheddafi e il grande cattivo Putin.
 
PRIMAVERA 2013: I “RIBELLI” SIRIANI HANNO BISOGNO DI AIUTO
 
Gli Stati Uniti e i “ribelli” supportati dai sauditi stanno perdendo la loro lotta per rovesciare Assad in Siria. Con l’obiettivo di aiutare i “ribelli” per lo più stranieri e mercenari, gli Stati Uniti, con Israele e grazie anche all’insistenza dei neo-conservatori americani, cercarono un pretesto per iniziare il bombardamento del governo siriano.
 
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Il senatore guerrafondaio McCain visita i “ribelli” in Siria; la maggior parte dei quali sono in realtà combattenti stranieri. Le loro fila sono costituite da mercenari, detenuti, e sedicenti jihadisti; il tutto e` organizzato e guidato da agenti sotto copertura Occidentali/Israeliani/Sauditi e dai loro agenti arabi.
 
GIUGNO 2013: PUTIN VISITA ISRAELE
 
Il Presidente russo Vladimir Putin arriva in Israele per fare visita al famigerato premier guerrafondaio, Bibi Netanyahu. In termini diplomatici ma allo stesso tempo forti, il Presidente russo (e filo-siriano) esprime la sua opposizione a qualsiasi attacco contro la Siria o l’Iran.
 
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A differenza dei leader americani che strisciano di fronte a Netanyahu, Putin non ha avuto paura di andare in Israele e parlare con franchezza al Primo Ministro.
 
Sia Putin che il Dr. Assad, (un oculista educato in Inghilterra) hanno una grande supporto tra siriani.
 
ESTATE 2013: HILLARY CLINTON MINACCIA CINA E RUSSIA
 
Russia e Cina hanno sempre supportato la pace. Una Hillary Clinton arrabbiata dichiara: “La Russia e la Cina pagheranno per essersi schierate con il regime di Assad.”
 
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Una Clinton rinata conservatrice minaccia Russia e Cina
 
ESTATE 2013: ORGANIZZANDO UN ATTACCO CHIMICO (FALSE FLAG)
 
Sotto la pressione dei neo-conservatori e della lobby israeliana, Obama annuncia una ‘linea rossa’. Egli afferma che, se il governo siriano dovesse sparare armi chimiche sui “ribelli”, gli Stati Uniti sarebbero costretti a intervenire.
 
* RICORDO IMPORTANTE: chi controlla Obama e` più strettamente collegato a quell’ala della politica estera degli Stati Uniti il cui progetto principale è il progressivo accerchiamento e sovversione di Russia e Cina (Soros, Rockefeller, Kissinger, Brzezinski, ecc). A differenza della fazione neo-con, le guerre in Medio Oriente per Israele sono generalmente considerate da questo gruppo di ‘mondialisti’ come uno spreco di capitale politico.
 
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Come faceva Obama a sapere che ci sarebbero stati degli attacchi con il gas?
 
ESTATE 2013: ASSAD VIENE ACCUSATO DI AVER UTILIZZATO GAS CONTRO I RIBELLI
 
Com’era prevedibile, e proprio al momento giusto, un presunto ‘attacco chimico/gas’ avviene in Siria – poche settimane dopo gli avvisi di Obama! Nell’isterica stampa gialla occidentale si sostiene che anche alcuni bambini furono vittime del gas di Assad.
 
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Da bravi bambini, adesso giochiamo a dormire. Distendetevi a terra e chiudete gli occhi
 
Le immagini degli attacchi con “gas velenosi” sembrano una messa in scena. Gli attacchi sono avvenuti veramente? Non sembra piu` un evento organizzato dai ribelli in modo da fare entrare in campo gli Stati Uniti?
 
ESTATE 2013: ASSAD NEGA LE ACCUSE
 
Il presidente Assad ha negato con forza le accuse e ha invitato ad un’indagine internazionale sull’evento. Assad paragona l’accusa alle false affermazioni di “Armi di distruzione di massa”, che sono state mosse contro l’Iraq nel 2002 e 2003.
 
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Il premio Pulitzer, Seymour Hersh è convinto che Assad sia stato incastrato per gli attacchi al gas. (Qui)
 Non e` la prima volta che il governo degli Stati Uniti e il New York Times hanno cercato di mentire per far entrare l’America in guerra.
 
ESTATE 2013: VICINI ALLA GUERRA
 
L’amministrazione Obama ignora le smentite di Assad e inizia i preparativi per la guerra. Nel frattempo, Netanyahu continua i suoi tentativi per indurre la Siria ad attaccare Israele. Assad non cadra` nelle trappole americane ed israeliane, ma minaccia ritorsioni in caso di un attacco su larga scala in Siria.
 
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Netanyahu ha in realtà sganciato una bomba enorme su una posizione siriana, uccidendo decine di soldati siriani. Assad non ha risposto a questo inspiegabile atto di guerra, che i senatori McCain e Graham (sopra con Netanyahu) hanno pienamente supportato.
 
ESTATE 2013: LA LOBBY EBRAICO-AMERICANA VUOLE LA GUERRA
 
I leader delle maggiori organizzazioni ebraiche in America si uniscono per rilasciare una dichiarazione congiunta a sostegno della guerra contro la Siria.
 
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Le annuali dichiarazioni Anti-Siria e Anti-Iran di McCain di fronte all’AIPAC (Lobby americana israeliana) hanno sempre molto successo.
 
ESTATE 2013: GLI AMERICANI DICONO “NO”
 
Il pubblico americano si risveglia dal suo sonno e comincia a inondare la Casa Bianca e i quadri del Congresso con telefonate rabbiose contro la guerra.
 
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Americani infuriati protestano contro John McCain e al fatto che vuole bombardare la Siria.
 
ESTATE 2013: RUSSIA E CINA DIFENDERANNO LA SIRIA
 
Russia, Cina, Siria e Iran hanno fatto delle esercitazioni di guerra nel Mediterraneo. Questa dimostrazione di Putin e amici, ha scosso Obama.
 
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L’aggressione americana ha avvicinato maggiormente Russia e Cina
 
ESTATE 2013: PUTIN L’EROE DEL GIORNO
 
La Russia offre un accordo in cui la Siria accetta di cedere le sue armi chimiche in cambio della pace e la protezione continua della Russia. Obama e Kerry non possono far altro che seguire la linea di azione che Putin ha magistralmente impostato.
 
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Il segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov elaborano un accordo per evitare la guerra; ma il gioco non è finito. I guerrafondai occidentali e israeliani non dormono mai.
 
AUTUNNO 2013: SI RICOMINCIA DA CAPO!
 
La guerra con la Siria (e l’Iran) è scongiurata. Netanyahu e i delusi guerrafondai neo-con sono costretti a riscrivere i propri piani.
 
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Non preoccuparti Obama stiamo gia` progettando un piano per il prossimo anno
 
INVERNO 2013: SI FORMANO GRUPPI “SPONTANEI” A SUPPORTO DI USA/EU IN UCRAINA
 
Gruppi di operativi della Cia, creduloni assortiti e attivisti cominciarono a formarsi a Kiev, in Ucraina. Il loro obiettivo finale era quello di rovesciare il governo Russia-friendly ucraino e sostituirlo con burattini USA-UE. Il senatore McCain arrivo’ presto a Kiev per incitare la folla inquieta gridando “L’America sta e` con voi!”
 
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McCain l’insano arriva in Ucraina, ancora una volta per fomentare problemi!
 
Un’altra persona che sta gettando benzina sul fuoco e` il Sottosegretario di Stato Victoria Nuland (Nudelman). Nuland è la moglie del ‘neo-conservatore’ luminare Robert Kagan; uno dei principali artefici della ‘guerra al terrore’ senza fine. La Nuland ha contribuito a elargire miliardi di dollari in ‘investimento per la democrazia’ all’Ucraina, il tutto sulle spalle dei contribuenti.
 
FEBBRAIO 2014: LA “PROTESTA” UCRAINA DIVENTA VIOLENTA
 
Incoraggiata da McCain, Nuland-Kagan, e da altri intrusi occidentali, ma anche dalla timidezza del presidente Ucraino Yanukovich, la folla di Kiev diventa violenta. Incredibilmente, Obama e i suoi burattini della NATO invitano Yanukovich a “dar prova di moderazione” verso i “manifestanti pacifici” ..
 
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Quando i mercenari e i creduloni di McCain sono diventati violenti, Obama e il New York Times ha continuato a riferirsi a loro come “manifestanti pacifici”.
 
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Il comandante israeliano mascherato ‘Delta’ e il suo team hanno combattuto per rovesciare il governo eletto dell’Ucraina.
 
Storia vera! Tra i teppisti violenti a Kiev c’erano anche un gruppo di ex commando israeliano. (Qui) Perche` Israele vorrebbe istituire un nuovo governo ucraino anti-russo ai confini con la nazione di Putin? Chiedetelo a McCain e a Netahyahu.
 
FEBBRAIO 2014: IL DEBOLE GOVERNO UCRAINO VIENE DESTITUITO
 
Mentre le Olimpiadi invernali in Russia volgono al termine, il governo ucraino è violentemente rovesciato e sostituito da burattini USA-UE ostili alla Russia. Yanukovich fugge per la sua vita in Russia.
 
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L’alleato di Putin viene rovesciato. Il burattino Usa/Eu e` pronto a prendere il suo posto
 
MARZO 2014: LA CRIMEA DIVORZIA DALL’UCRAINA
 
I russi della Crimea dichiarano la loro indipendenza dall’illegittimo fantoccio che non hanno sostenuto. La Crimea, con un margine del 97%, vota per ricongiungersi alla madrepatria russa. Gli ucraini di lingua russa nella zona orientale hanno cominciato a resistere al nuovo regime di Kiev.
 
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Cio` che la stampa occidentale ha falsamente descritto come una “invasione” e una “conquista”, era in realtà una riunificazione gioiosa della penisola di Crimea, con la sua madrepatria russa. Queste persone non volevano avere nulla a che vedere con i violenti fantoccio-gangster di Kiev
 
ESTATE 2014: LA RUSSIA E` FALSAMENTE ACCUSATA DI DESTABILIZZARE L’UCRAINA
 
L’Occidente accusa falsamente Russia di aver orchestrato l’instabilità in Ucraina orientale. Sanzioni vengono imposte mentre i burattini a Kiev attaccano il proprio popolo.
 
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Il nuovo presidente fantoccio Petro Poroshenko è odiato nella metà orientale del suo paese (e non e` popolare nella parte occidentale). Ma Obama e i suoi barboncini della EU amano il miliardario tiranno.
 
ESTATE 2014: PUTIN RIFIUTA DI ENTRARE IN GUERRA
 
La Russia resiste alle deliberate provocazioni dei burattini di Kiev e si rifiuta di invadere l’Ucraina, che, anche se non è ancora membro, ha il sostegno della NATO. I combattenti per la libertà dell’Ucraina orientale si ritirarono disorganizzati e demoralizzati mentre le nazioni della NATO iniziarono a posizionare tranquillamente le loro forze.
 
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Barack Obama, Petro Poroshenko, John Kerry
I ribelli della regione orientale hanno catturato molti militari ucraini.
 
L’implacabile espansione verso est della NATO, fino ai confini dello Stato baltico della Russia (Estonia, Lettonia, Lituania), oggi rappresenta una minaccia diretta per la Russia.
 
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Settembre 2014: Obama fa visita alle truppe estoni con il burattino Hendrik.
 
ESTATE 2014: ANCHE LA CINA VIENE MINACCIATA
 
Nel frattempo, in Estremo Oriente, i governi fantocci del Giappone, Vietnam e Filippine intensificarono le loro interferenze in Cina. Il Giappone annuncio` che modifichera` la propria costituzione pacifista e costituira` il suo esercito.
 
Sebbene la fazione globalista di Obama e i neo-con anti-Obama condividono un interesse comune nel minacciare l’alleanza Russia-Cina, i motivi sono diversi. Obama preferirebbe evitare una guerra in Medio Oriente, concentrandosi, invece, sull’incitare guerre contro Russia e Cina.
 
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Barack Obama, Benigno Aquino
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I presidenti fantoccio anti-Cina del Vietnam e delle Filippine sono sul libro paga degli Stati Uniti. Ecco perché questi Stati deboli sono improvvisamente divenuti cosi` audaci inimicandosi la Cina anche su questioni di poco conto.
 
PRIMAVERA ESTATE 2014: IL COLLEGAMENTO AFRICANO
 
In Africa, dove la Cina svolge una quantità enorme di affari reciprocamente vantaggiosi, un oscuro gruppo terroristico ‘islamico’ noto come ‘Boku Haram’ spunta dal nulla. I terroristi attaccano e sequestrano lavoratori cinesi mentre destabilizzano il governo filo-Cina / pro-Russia della Nigeria. Dopo lo spauracchio Boku Haram rapisce 200 studentesse, McCain l’insano richiede una invasione da parte degli Stati Uniti!
 
Subito dopo ‘Boku Haram’ arriva un improvviso e misterioso break-out di Ebola. La Nigeria, ricca di petrolio e` solo “sfortunata”, o i nigeriani sono stati presi di mira per le loro strette relazioni strette e in crescita con la Cina (e anche la Russia)?
 
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Rispetto reciproco e benefici comuni sono la base per la forte relazione Cina/Nigeria
 
A breve la seconda e ultima parte
 
 
neovitruvian | 21 novembre 2015

Sondaggio: la maggioranza degli italiani sostiene Putin e boccia Obama

 Riscatto Nazionale

RISCATTO NAZIONALE

Riprendiamoci la nostra patria

  

Anche per quelli più intossicati dalla propaganda mainstream era da tempo evidente che l’opinione pubblica italiana si fosse orientata verso una franca simpatia per il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.

 Basta navigare sui principali social network per accorgersi, talvolta con stupore, del numero di gruppi a tema che riguardano la Russia e il suo leader e dell’intensità dei contenuti degli articoli condivisi e dei post. Finalmente anche un sondaggio sancisce l’esistenza di questa fenomeno: l’istituto demoscopico SWG, all’interno dello speciale Je suis Paris — Liberté, égalité, fraternité, rivolto a valutare i sentimenti degli italiani in seguito al massacro di Parigi, ha infatti misurato l’apprezzamento dato dai nostri concittadini all’azione politica effettuata da Putin nell’ambito della crisi dell’Isis: il 49% degli italiani sta dalla parte della Russia e considera efficaci le misure messe in atto fino ad oggi in Siria.

Un risultato eccezionale, se pensiamo a due fattori: da una parte troviamo il martellamento mediatico che gli italiani subiscono dai principali giornali e Tg, che descrivono Putin come dittatore guerrafondaio, e dall’altra c’è il tipico atteggiamento solidale e antibellico che caratterizza gli italiani almeno dalla Guerra in Iraq. E come carico a briscola ci mettiamo pure che il consenso verso la Russia di Putin supera persino quello rilevato pochi giorni prima sul governo Renzi, il quale si ferma al 46%.

Eclatante è poi la bocciatura della politica obamiana: solamente il 32% degli italiani condivide l’azione statunitense, nonostante questa ci venga costantemente presentata in televisione come l’unica davvero civile, possibile, democratica. Per fortuna sono parole al vento, quelle dei telegiornalisti nostrani, lettori delle veline euroatlantiche, se alla fine il tanto vituperato Putin stacca di 14 punti percentuali il consenso di Obama. Insomma, da qualsiasi angolazione lo si guardi, lo studio effettuato da SWG mostra come l’Italia si scopra sempre di più filo-Putin; ed questa tendenza non potrà che aumentare dopo l’improvvido abbattimento da parte della Turchia di un Su-24 dell’aviazione russa. Agli occhi non più tanto addormentati del popolo italiano, tale gesto scellerato getta ulteriori ombre sulla gestione occidentale della crisi siriana e soprattutto sulle presunte connivenze dei Paesi del G20 con l’Isis. Come si può accettare che venga sanguinosamente ostacolato chi sta combattendo a fondo per debellare l’integralismo islamico? E pensare poi che la Turchia era uno dei Paesi in lizza per entrare in Europa; sembrerebbe allora che abbattere gli aerei di chi bombarda i terroristi sia la nuova politica dell’UE… E’ impossibile questa posizione venga condivisa da un’opinione pubblica già fortemente scossa dal sangue parigino.

E’ lecito invece nutrire seri dubbi sull’operato dei governi che stanno da tempo giocando una partita rischiosissima con la Russia pur di mantenersi ligi alla linea di Obama. E’ sconcertante vedere l’Europa dividere il fronte anti-Isis, perchè in questo modo perde di vista il vero nemico per combattere invece una partita ideologica e di meri interessi geopolitici che nulla spartiscono con le istanze di sicurezza e difesa dei diritti e delle tradizioni, che da tempo richiedono a grande voce i cittadini, anche quelli più europeisti.

 

Dopo il fattaccio avvenuto sul confine turco-siriano, una Terza guerra mondiale sta bussando insistenemente alla porta. Il paradosso è che mentre i cittadini la immaginano combattuta contro i terroristi dell’Isis, i governi occidentali la stanno imbastendo contro quello che dovrebbe essere il loro alleato naturale, la Russia. Oggi tutti gli Stati europei sono di fronte a un bivio: stare dalla parte di chi vuole cancellare il fondamentalismo islamico come la Russia e chi invece si sta schierando in una zona grigia di connivenza con il regime di Raqqa, e cioè con coloro che hanno armato gli attentatori di Parigi. E’ un momento cruciale per la storia dell’Occidente, nel quale sono evidenti la parte giusta e la parte sbagliata. Oggi sta traballando quella pace conquistata col sangue nella Seconda Guerra Mondiale: è in bilico non per mano di una cultura diversa, ma per le mire dei potentati economici, politici e finanziari per i quali la sovranità popolare è solo una fastidiosa formalità da aggirare. In un contesto del genere, a ridere sono proprio le organizzazioni terroristiche che non hanno mai visto così vicina la loro vittoria, la distruzione dell’Occidente.

Fonte: sputniknews.com/

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