Hollande: «Isis, Berlino faccia di più» Merkel: «650 soldati per il Mali»

fortuna che era la Germania che dettava le regole a tutto il mondo
Incontro tra il presidente francese e la Cancelliera tedesca a Parigi. Monito del capo di stato transalpino: «Nessun Paese è al riparo da un’azione dell’Isis»
di Redazione Online
 
Il presidente francese prosegue nel suo tentativo di mettere insieme una coalizione antiterrorismo che funzioni. E stavolta bacchetta la Germania che si è tenuta ai margini della lotta allo jihadismo all’indomani degli attentati di Parigi. «Auspico che la Germania si possa impegnare di più contro l’Isis»: ha detto Hollande a Parigi dopo essersi incontrato con la cancelliera tedesca Angela Merkel.
 
«Nessun Paese è al riparo da un’azione dell’Isis» ha aggiunto il presidente francese. Hollande ha poi precisato: «Dopo gli attacchi di Parigi, dobbiamo evitare una situazione insopportabile, e cioè l’associazione tra profughi e terroristi. Abbiamo appurato come alcuni terroristi possano utilizzare i percorsi dei profughi per introdursi ed è nostro dovere controllare chi arriva». 
La risposta della Cancelliera non si è fatta attendere e ha promesso alla Francia che invierà fino a 650 soldati in Mali. 
«Anche la Germania è stata colpita dagli attacchi di Parigi ed è spinta a fare tutto il possibile perché tragedie del genere non si ripetano. L’Isis non va combattuto solo a parole ma anche con mezzi militari» ha spiegato la Cancelliera. «È necessario però trovare anche una soluzione politica in Siria, che richiede l’impegno di tutti perché tutte le parti coinvolte possono essere intorno al tavolo del negoziato. Il processo nato a Vienna deve continuare».
«La Germania partecipa al vostro dolore per le vittime degli attentati di Parigi, è stato un attacco contro il nostro modo di vita, la democrazia, l’Europa», ha concluso la Merkel, che indossava una giacca nera in segno di lutto
25 novembre 2015 (modifica il 25 novembre 2015 | 20:53)

Frase shock del vescovo di Ferrara: “Bergoglio deve fare la fine di quell’altro”

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/11/25/news/frase_shock_del_vescovo_di_ferrara_bergoglio_deve_fare_la_fine_di_quell_altro_papa_-128123250/?ref=fbplbo&refresh_ce

L’arcivescovo ciellino, in una conversazione ad alta voce riportata da un quotidiano, invoca la Madonna contro il Papa riferendosi ai soli 33 giorni di Pontificato di Giovanni Paolo I. E attacca le nomine dei vescovi di Bologna e Palermo. Il presule non smentisce ma annuncia  di aver chiesto un incontro “filiale” a Francesco e ribadisce la sua “totale obbedienza”. Cl prende le distanze

25 novembre 2015

Frase shock del vescovo di Ferrara: "Bergoglio deve fare la fine di quell'altro"
FERRARA – Due dialoghi avvenuti in treno il 28 ottobre scorso, riportati oggi in prima pagina da “Il Fatto quotidiano”: il primo tra il vescovo di Ferrara Luigi Negri e il suo segretario, il secondo, al telefono, tra Negri e Renato Farina (che ha smentito il colloquio). L’oggetto sono le recenti nomine di Papa Francesco dei vescovi a Bologna e Palermo: Matteo Zuppi e Corrado Lorefice, due preti di strada. Negri, allievo di don Giussani, vescovo ciellino ultra tradizionalista, non nuovo ad esternazioni che hanno suscitato indignazione nel mondo cattolico e fatto discutere (tra queste, la contestazione della magistratura quando incriminò Berlusconi per il caso Ruby o l’attacco alla legge sull’aborto sostenendo che era “responsabile della crisi economica”) avrebbe detto: “Speriamo che con Bergoglio la Madonna faccia il miracolo come aveva fatto con l’altro”. Un riferimento nemmeno troppo velato a Papa Luciani, Giovanni Paolo I, che governò la Chiesa soltanto per 33 giorni. Una frase shock. Non smentita, per ora, dall’interessato.Il direttore della Nuova Ferrara Stefano Scansani in mattinata ha raggiunto monsignor Negri dopo la celebrazione della messa per i sacerdoti defunti nella casa di riposo Betlem, alla periferia della città. Il presule non ha smentito. Ha risposto che reagirà all’articolo del Fatto Quotidiano e che per ora non ha alcuna dichiarazione da fare. E ha domandato: “Qualcuno ha registrato?” concludendo che “questo nuovo episodio spiega tutto l’odio teologico contro la Chiesa”.Nella conversazione sul Frecciarossa partito da Roma del 28 ottobre – viaggio confermato dalla Curia di Ferrara – Negri lascia sbigottiti i testimoni, parla di Lercaro e Dossetti, protagonisti del Concilio Vaticano II, come “due che hanno distrutto la chiesa italiana”, si indigna per le nomine di Palermo e Bologna (“dopo queste nomine posso diventare Papa anch’io”). E ancora: “Sono nomine avvenute nel più assoluto disprezzo di tutte le regole. La nomina a Bologna è incredibile. A Caffarra (il vescovo di Bologna predecessore di Zuppi, ndr) ho promesso che farò vedere i sorci verdi a quello lì (Zuppi): a ogni incontro non gliene farò passate una. L’altra nomina, quella di Palermo, è ancora più grave. Questo (Lorefice) ha scritto un libro sui poveri – che ne sa lui dei poveri – e su Lercaro e Dossetti, suoi modelli, due che hanno distrutto la Chiesa italiana”.

La smentita di Farina. “Smentisco nel modo più risoluto. Tutto. Negri non ha mai pronunciato nelle telefonate che ho avuto con lui nel corso degli anni parole irrispettose contro il Papa, qualsiasi Papa, né contro un vescovo, qualsiasi vescovo di Santa Madre Chiesa, per usare una sua ricorrente espressione”. E’ la smentita del giornalista e scrittore Renato Farina.

Cl prende le distanze dalle affermazioni del vescovo. “Qualora l’arcivescovo di Ferrara avesse pronunziato tali affermazioni, esse sarebbero unicamente espressione della sua personale opinione e non certo di Comunione e Liberazione, nella quale monsignor Negri non riveste alcun ruolo di responsabilità dal 2005”. E’ la precisazione del movimento fondato da don Giussani rispetto alle frasi attribuite, e non smentite, al vescovo di Ferrara.  “Tali affermazioni − così grossolane nella forma e inaccettabili nel contenuto che sembra impossibile provengano da un arcivescovo − sono totalmente contrarie ai sentimenti di Comunione e Liberazione nei confronti di Papa Francesco e degli Arcivescovi di Bologna e di Palermo. Dal giorno della elezione del Cardinale Jorge Mario Bergoglio, don Carrón non si stanca di indicare la testimonianza e il magistero di Papa Francesco come fondamentali per l’esperienza e il cammino di Cl, che desidera costantemente seguirlo affettivamente ed effettivamente in ogni suo gesto e parola. Don Giussani ci ha sempre insegnato che l’amore e l’obbedienza al Papa sono condizioni decisive per un battezzato, se non vuole finire prigioniero delle proprie interpretazioni e dei propri pensieri”.

Il vescovo chiede un incontro al Papa. “Se a causa di quanto è accaduto, si fosse determinato uno scandalo, soprattutto nei più deboli, ne chiederemo perdono tutti”. Così il vescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri, in un messaggio alla diocesi, annuncia di aver chiesto un incontro a Francesco, al quale rinnova “totale obbedienza”: “Anche sollecitato dalle recenti gravi affermazioni attribuitemi sulla stampa, ho chiesto al Santo Padre di potere avere un incontro filiale con lui, in cui poter aprire il mio cuore di pastore al suo cuore di Padre universale”.
“Senza il costante riferimento al Papa non esiste per nessuno, Vescovi compresi, la possibilità di essere veramente cristiani nel mondo – scrive -. Lo dimostra il mio pensiero sulla Chiesa e sul Papa nelle decine di comunicati, negli atti di magistero e nelle numerose opere pubblicate. Sento quindi il dovere di coscienza di rinnovare, davanti a voi che siete il mio popolo, la certezza della mia fede in Cristo e della mia totale obbedienza al Papa”.
E, prosegue, “anche sollecitato dalle recenti gravi affermazioni attribuitemi sulla stampa, ho chiesto al Santo Padre di potere avere un incontro filiale con lui, in cui poter aprire il mio cuore di pastore al suo cuore di Padre universale perché – nell’incremento della comunione reciproca e rimettendomi al suo consiglio, che per me è l’unico legittimo – possa camminare spedito verso il compimento della fede”. L’incontro “che spero che il Santo Padre vorrà concedermi, lo considero come il gesto di inizio del pellegrinaggio della nostra Chiesa particolare a Pietro, nell’anno straordinario della Misericordia”.
Se a causa di quanto è accaduto, scrive ancora il vescovo “si fosse determinato uno scandalo, soprattutto nei più deboli, ne chiederemo perdono tutti. Questa è la mia professione di fede, di obbedienza e di Verità. Tale la sento davanti a voi e al nostro comune Signore e la professo con sicurezza assoluta perché, come diceva Alessandro Manzoni, ‘Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande’”

AEREO RUSSO ABBATTUTO PER ‘RAPPRESAGLIA’: ROVINAVA AFFARI PETROLIFERI FIGLIO ERDOGAN

 http://voxnews.info/2015/11/25/aereo-russo-abbattuto-per-rappresaglia-rovinava-affari-petroliferi-figlio-erdogan/

PETROLIO

La Russia accusa la Turchia di finanziare lo “Stato Islamico” attraverso l’acquisto di petrolio di contrabbando. Lo ha dichiarato ieri il presidente Vladimir Putin.

La Turchia rivenderebbe il petrolio comprato da ISIS ad un prezzo doppio rispetto a quello d’acquisto: una sorta di riciclaggio, solo che al posto del denaro c’è il petrolio che ISIS non può vendere direttamente.

“Da qui arrivano i soldi dei vari gruppi armati, — ha osservato Putin. — Stiamo parlando di centinaia di milioni di dollari”. Miliardi.

Lo scorso luglio Hisham al-Brifkani, presidente della commissione Energia della provincia irachena di Ninive, aveva detto che le forniture di petrolio contrabbandato dall’ISIS sulla rotta Siria-Turchia erano scese da 10mila barili al giorno fino a 2mila barili.

“Tuttavia è solo una stima ufficiale, — indica il direttore del dipartimento di analisi della società “Golden Hills Capital AM” Mikhail Krylov. — In realtà queste cifre possono raggiungere i 250mila barili al giorno.”

Eldar Kasayev, membro del Comitato consultivo dell’Unione dei produttori di petrolio e gas della Russia, rileva che il volume giornaliero di greggio che la Turchia compra dai terroristi dipende direttamente dal numero di intermediari che riescono ad attraversare liberamente il confine turco-siriano controllato dagli oppositori dell’ISIS.

“La Turchia è uno dei beneficiari principali del commercio del petrolio di ISIS, — dice Igor Yushkov, politologo ed esperto del Fondo di sicurezza energetica nazionale. — Dai giacimenti controllati da ISIS la Turchia acquista il petrolio a buon mercato per poi rivenderlo ad un prezzo superiore. Pertanto alla Turchia non conviene la distruzione dello “Stato Islamico”. Tra l’altro, secondo voci non confermate, il proprietario di una delle società turche che compra il petrolio dall’ISIS sarebbe Bilal Erdogan, figlio del presidente della Turchia”.

Il petrolio non può sparire nel nulla, non è così facile contrabbandare milioni di barili di greggio su camion cisterna: ci vuole la complicità di uno Stato. La Turchia.

Aereo russo abbattuto. La reazione della Russia

NOVEMBRE 25, 2015 

Alessandro Lattanzio, 25/11/2015

1598722Il cacciabombardiere Su-24M veniva abbattuto alle 10:24, ora di Mosca, mentre adempiva a una missione di combattimento sul territorio della Repubblica araba siriana, da un caccia F-16 dell’Aeronautica turca che aveva lanciato dei missili aria-aria a guida agli infrarossi. L’aereo turco non aveva mai tentato di stabilire comunicazioni o contatto visivo con il velivolo russo. Il Su-24M si era schiantato a 4 km dal confine con la Turchia. Il pilota è stato ucciso da fuoco da terra, mentre era con il paracadute. Il velivolo non era mai entrato nello spazio aereo turco, come confermava anche la difesa aerea della Siria. I radar nella base aerea di Humaymim indicavano che il velivolo turco era entrato nello spazio aereo siriano, per attaccare il Su-24M. Il Tenente-Generale Rudskoj dichiarava “Si tratta di una gravissima violazione delle norme del diritto internazionale che può avere le più terribili conseguenze, ed è anche una diretta violazione del Memorandum sulla prevenzione degli incidenti e la garanzia della sicurezza in volo nella Repubblica araba siriana che abbiamo stipulato con gli Stati Uniti, e che si applica a tutti i membri della coalizione, compresa la Turchia”. Ankara avviava le consultazioni di emergenza della NATO per porvisi al riparo, e forse scatenare la guerra con la Russia. “Vorrei inoltre richiamare l’attenzione sul fatto che nessuno dei nostri partner e Paesi che conducono le operazioni contro lo SIIL ha mai detto che c’erano cosiddette formazioni “dell’opposizione moderata” nella zona, e che dovevamo consultarli prima di lanciare attacchi in quella zona. Al contrario, la regione è un noto territorio controllato dalle formazioni più radicali”. Quindi mentre Ankara insisteva di aver abbattuto il cacciabombardiere russo Su-24 perché era entrato nello spazio aereo turco, il Ministero della Difesa russo pubblicava il video che dimostra che l’aereo non aveva mai lasciato lo spazio aereo siriano.

aereo russo

Un elicottero russo Mi-8AMTSh inviato in missione di ricerca e soccorso dei piloti del cacciabombardiere Su-24M abbattuto da F-16 turchi, veniva attaccato durante la missione, un soldato della Fanteria di Marina veniva ucciso e l’elicottero veniva distrutto dai terroristi dell’ELS che impiegavano missili anticarro TOW fornitigli dagli statunitensi. Il Tenente-Generale Sergej Rudskoj, capo del Direttorato Operazioni fondamentali dello Stato Maggiore Generale delle Forze Armate russe, dichiarava “È stata effettuata un’operazione di ricerca e soccorso con 2 elicotteri Mi-8AMTSh incaricati di evacuare i piloti dal luogo dell’impatto. Durante l’operazione, a seguito del tiro di armi, uno degli elicotteri è stato danneggiato e costretto ad atterrare in territorio neutrale. Un soldato della Fanteria della Marina è stato ucciso“. Ma l’operazione di salvataggio del pilota-navigatore è stata un successo, venendo recuperato ed inviato nella base aera di al-Humaymim; il Ministro della Difesa russo Generale Sergej Shojgu dichiarava, “L’operazione di salvataggio è stata completata con successo. Il navigatore è tornato nella nostra base aerea. E’ sano e salvo”.
La Russia iniziava a dispiegare i sistemi di difesa aerea missilistica S-400 nella base aerea di al-Humaymim in Siria, “Con decisione del comandante in Capo Supremo gli S-400 saranno schierati nella base aerea di Humaymim in Siria, per fornire un complete difesa aerea“, dichiarava Shojgu. E nel frattempo, l’incrociatore lanciamissili russoMoskva, dotato di 64 sistemi di difesa aerea missilistici S-300F Fort si disponeva al largo di Lataqia, per fornire con i sistemi di sorveglianza e difesa aerea ad ampio raggio di bordo, una copertura adeguata ai velivoli delle Forze Aerospaziali russe in Siria, e gli aviogetti da intercettazione russi avrebbero scortato tutte le sortite contro i terroristi in Siria. Il Tenente-Generale Sergej Rudskoj, portavoce dello Stato Maggiore, dichiarava, “Lo Stato Maggiore attualmente lavora a misure aggiuntive per garantire la sicurezza della base aerea russa. Primo: tutte le azioni degli aerei d’attacco saranno effettuati solo sotto la copertura degli aerei da combattimento. Secondo: saranno prese misure per rafforzare la difesa, e quindi l’incrociatore Moskva, dotato del sistema di difesa aerea Fort, simile all’S-300, assumerà posizione nella regione costiera di Lataqia. Si avverte che tutti gli obiettivi che rappresentino un potenziale pericolo saranno distrutti. Terzo: I contatti militari con la Turchia saranno interrotti”. L’incrociatore Moskvaè dotato di 16 missili antinave P-1000 Vulkan; 64 missili superficie-aria a lungo raggio S-300PMU Fort, 40 missili superficie-aria a corto raggio Osa-MA, 1 cannone binato AK-130 da 130mm, 6 sistemi d’artiglieria antiaerea AK-630, 2 mortai antisom RBU-6000 e 10 tubi lanciasiluri da 533mm.1233383Dopo la riunione di emergenza del Consiglio del Nord Atlantico su chiamata della Turchia, il capo della NATO Stoltenberg proclamava pieno supporto ad Ankara, a ‘titolo personale’; “Ci sono stati seri disaccordi durante la discussione sull’incidente del Su-24 nel corso della riunione. Alcuni emissari erano molto cauti e riservati sulle pretese turche“, dichiarava una fonte vicina agli ambienti della NATO, “Ecco perché il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha rivolto ai giornalisti una dichiarazione personale, in quanto non coordinata con tutti i membri del Consiglio”. Nel frattempo, i turchi sospendevano i voli dei loro caccia, venendo sempre illuminati dai radar russi, mentre fonti siriane riferivano che le forze aerospaziali russe avrebbero iniziato la distruzione sistematica delle basi sul confine, annientando anche i convogli dei terroristi in ritirata e i convogli dei rifornimenti diretti in Turchia.
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Secondo il colonnello Aleksandr Zhilin l’attacco improvviso e senza preavviso, nello spazio aereo siriano, al velivolo Su-24 russo, era dovuto al fatto stava bombardando una colonna di autocisterne dirette in Turchi, controllati dalla CIA tramite lo SIIL; “Ora mi si permetta di riprendere la retorica di John Kerry su “la Russia che presto vedrà i suoi aerei cadere”. L’aggressione ha una grave motivazione. Subito dopo l’incidente la Turchia avviava, su consiglio degli Stati Uniti, un incontro tra i capi di Stato della NATO, tentando di gettare nel caos l’apparente riavvicinamento tra Russia, Francia,Germania e forse coalizione anti-SIIL. Permettere la nascita di questa coalizione sarebbe un suicidio per Washington. Perciò l’operazione per separare l’Unione europea dalla Russia è stata così rapida, nonostante la mutua lotta al terrorismo internazionale. Il terrorismo internazionale è costantemente utilizzato come pedina della politica estera degli Stati Uniti”. Va anche ricordato che il capo dello spionaggio turco (MIT), Hakan Fidan, uomo di Erdogan, aveva condannato l’intervento russo in Siria, accusando Mosca di ‘soffocare’ la rivoluzione islamista in Siria, “lo SIIL è una realtà e dobbiamo accettare il fatto che non possiamo debellare una struttura ben organizzata e popolare come lo Stato islamico; pertanto esorto i miei colleghi occidentali a rivedere il loro modo di pensare sulle correnti politiche islamiche, mettere da parte le mentalità cinici e contrastare i piani di Vladimir Putin per schiacciare i rivoluzionari islamisti siriani“. Fidan inoltre chiedeva, per favorire l’infiltrazione dei terroristi in Siria, l’istituzione del consolato dello SIIL ad Istanbul e che la Turchia doveva curare i feriti sfuggiti agli “spietati bombardamenti russi, indipendentemente dalla loro appartenenza politica o religiosa”. Difatti i terroristi dello SIIL vengono ospitati in territorio turco e ricoverati negli ospedali militari turchi. Emile Hokayem, analista del Medio Oriente, affermava che Turchia ed alleati del Golfo Perisco, che rifornivano i terroristi di armi e denaro, ritenevano l’intervento russo devastante per i loro sforzi nel rovesciare il Presidente Assad. Nel 2014, Hakan Fidan, il ministro degli Esteri Davutoglu, e attuale Premier, il Sottocapo di Stato Maggiore Tenente-generale Yasar Guler e altri militari, discussero di un’operazione sotto falsa bandiera in Siria. Essendo trapelato tale segreto su YouTube e Twitter, Erdogan decise di bloccare TwitterYouTube e i server di Google e OpenDNS.
Nel 2014 la Turchia ha importato 1,7 miliardi di piedi cubi di gas naturale, pari al 99% del totale. Gazprom è di gran lunga il maggiore fornitore, con il 57% del gas naturale che la Turchia aveva importato nel 2013. Secondo gli esperti, la Turchia rivende il petrolio che riceve dallo SIIL al doppio del prezzo pagato ai terroristi, e perciò non li bombardano. Il politologo Igor Jushkov, esperto di Energia del Fondo per la Sicurezza Nazionale, dice che mentre prima le autocisterne si muovevano continuamente, ora a causa di bombardamenti russi, gli autocisterne devono disperdersi e ridurre il carico. Lo Stato islamico controllerebbe il 60% dell’estrazione di petrolio della Siria e il 10% dell’Iraq, secondo Jushkov, pari a 10 giacimenti controllati dallo SIIL nei due Paesi. Secondo Jushkov lo SIIL non crea nuovi giacimenti petroliferi, li prosciuga soltanto. Nel luglio 2015, il capo della provincia irachena di Niniwa del comitato per l’energia Qisham al-Briqfani aveva detto che le forniture di petrolio dalla Siria alla Turchia erano scese da 10 mila barili al giorno a 2 mila barili. Per Jushkov, “La Turchia compra greggio a buon mercato, e lo rivende a un prezzo superiore. Quindi il collasso dello SIIL non le sarebbe vantaggioso. Inoltre, secondo voci non confermate, una delle aziende acquirenti di tale petrolio è di proprietà dal figlio del presidente turco, Bilal Erdogan“, assai vicino ai terroristi dello SIIL.10696170Note
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Vladimir Putin potrebbe ordinare attacchi aerei su Arabia Saudita e Qatar

24/11/2015

Qarim Buali,  Algerie Patriotique – Reseau International,

Secondo il quotidiano russo Pravda, la Russia non esclude il ricorso all’intervento militare contro entrambi i Paesi accusati d’essere la base dei gruppi islamisti che finanziano. Per Mosca, Arabia Saudita e Qatar sono una minaccia alla sicurezza e solo attacchi fulminei a tali gruppi nei due Stati del Golfo possono fermare l’assalto dello SIIL e altri gruppi terroristici simili. Il giornale russo è consapevole che l’intervento militare della Russia in Siria, in cui sono utilizzate armi strategiche, “è un segnale inviato ai Paesi che sostengono il terrorismo”. Così, l’esercito russo non si limita solo alla Siria e deve espandere le operazioni antiterrorismo in altri Paesi del Medio Oriente. La Russia dovrebbe ampliare la portata della forza aerea che attacca il cuore del terrorismo islamico nei due Paesi principali finanziatori dgli anni ’80. Se alcuna connessione diretta è dimostrata tra i regimi saudita e qatariota con lo SIIL, gli esperti concordano che le istituzioni “indipendenti” in entrambe le ricche monarchie del Golfo contribuiscono, da diversi anni, a rafforzare i gruppi islamici armati in Iraq, Siria e più vicino in Libia e nel Sahel afflitto da una pletora di organizzazioni terroristiche. La Russia pensa, secondo i media di Mosca, di portare la questione al Consiglio di Sicurezza in cui sarebbe necessario il mandato delle Nazioni Unite per effettuare attacchi aerei in Arabia Saudita e Qatar. Un mandato che la Russia sa già che non sarà possibile ottenere, ma tale mossa potrebbe intrappolare gli alleati occidentali dei due Paesi, sul banco degli imputati per gli ultimi attentati terroristici a Parigi che hanno fatto 130 morti. La decisione di effettuare attacchi aerei in Siria interviene, secondo Pravda, dopo l’attentato che ha colpito l’aereo di linea russo sull’Egitto. Mosca intende applicare l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, che considera “diritto naturale” all’”auto-difesa, individuale o collettiva, se un membro delle Nazioni Unite è soggetto ad un attacco armato, finché il Consiglio di Sicurezza adotta le misure necessarie per mantenere pace e sicurezza internazionali“. L’articolo 51 stabilisce inoltre che “le misure adottate dai membri nell’esercizio del diritto alla legittima difesa va tempestivamente comunicato al Consiglio di Sicurezza e non pregiudica autorità e responsabilità che il Consiglio ha (…) nel prendere in qualsiasi momento tale azione se giudicherà necessaria per mantenere o ristabilire pace e sicurezza internazionali”.
Un terzo “nemico” è nel mirino della Russia: la Turchia. Un’estensione della guerra a tale grande Paese, porta d’ingresso dell’Europa occidentale e membro della NATO, significherebbe che la guerra in Siria assumerebbe la forma di un conflitto generalizzato, come previsto a Damasco. Diversi raid sono già stati compiuti vicino al confine turco, e anche oltre nei giorni scorsi. Il mondo non è mai stato così vicino alla terza guerra mondiale dalla crisi dei missili di 53 anni fa.

di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Obama: la Turchia ha diritto di difendere il suo territorio. Assad deve andarsene

martedì, 24, novembre, 2015 

Piu’ chiaro di così non lo poteva dire. In mezzo a futili chiacchiere da bar e parole insulse, buone ad incantare ingenui ed impediti,  il discorso di Obama si puo’ riassumere in due punti che ogni persona dotata di razionicio e filtro mentale puo’ comprendere.

1) La Turchia ha fatto bene ad abbattere l’aero russo, così Putin impara che non deve bombardare i nostri ragazzi dell’Isis.

2) Non fermereno il terrorismo se prima Assad non ci regala la Siria su un piatto d’argento.

“Gli Stati Uniti e la Francia sono uniti in totale solidarietà” ha detto il presidente Usa nell’incontro alla Casa Bianca con François Hollande, “da americani noi stiamo a fianco ai nostri amici. L’Is non può essere più tollerato, deve essere distrutto, lo faremo insieme”. (Basterà dire ai mercenari di ritirarsi a giocare con la play station, non è difficile)

Ma ecco la stoccata alla Russia di Putin: “La Turchia che ha abbattuto il caccia russo ha diritto di difendere il proprio territorio. Hollande sa che la Russia ha bombardato non solo lo Stato Islamico ma anche l’opposizione di Assad, Mosca deve focalizzarsi sulla lotta all’Is” La priorità degli Usa resta la cacciata dal potere di Bashar al-Assad, punto su cui non c’è alcuna convergenza con Mosca.

Fine del discorso minatorio

TAV – SCIBONA, FREDIANI (M5S): “Pochi soldi per il TAV ma sempre troppi in periodo di crisi”.

http://www.marcoscibona.it/home/?p=976

Marco Scibona

Il ministro Delrio ha firmato oggi il Grant Agreement europeo, una carta degli impegni su come investire gli 813 mln di finanziamento per la Nuova Linea Torino – Lione. Il Governo ora canta vittoria, ma in realtà aveva chiesto ben 1,9 miliardi di euro e ne ha ottenuto meno della metà.

In un periodo di crisi anche per l’Unione Europea diventa difficile sostenere appieno un’opera che da strategica per la congiunzione tra ovest ed est si è ridotta a pochi segmenti più ideologici che utili.
Rimangono le “tratte degli irresponsabili”, dove la motivazione per la realizzazione dell’opera diventa un dogma, un atto di fede senza il supporto di dati trasportistici e scientifici.

Proprio come fatto da Delrio, convertito sulla via di Damasco sull’utilità del TAV precedentemente contestata da lui stesso.

Tanto risalto si dà agli accordi internazionali, dimenticando come sia stato totalmente disatteso l’art. 1 dell’accordo tra Italia e Francia del 2001 – tuttora in vigore – che indica come presupposto legislativo il raggiungimento della saturazione della linea storica.

La sottoscrizione di documenti ed i passi in avanti compiuti sulla NLTL ci ricordano il percorso fatto per il Ponte sullo Stretto di Messina ovvero il porre le basi per un’opera che senza essere mai realizzata, permetta l’elargizione di soldi pubblici a soggetti interessati a spartirsi la torta a discapito dei cittadini.

Marco Scibona – Senatore M5S, Segretario 8a Commissione Lavori pubblici, comunicazioni.
Francesca Frediani – Consigliera Regionale M5S Piemonte

La società del figlio di Erdogan compra petrolio dall’Isis

mercoledì, 25, novembre, 2015

 

Igor Yushkov, Fondo di sicurezza energetica nazionale: “alla Turchia non conviene la distruzione dell’ISIS, ha bisogno di quel petrolio”.  Il proprietario di una delle società turche che compra petrolio dall’ISIS sarebbe Bilal Erdogan, il figlio del presidente.

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La Turchia finanzia ISIS attraverso l’acquisto di petrolio di contrabbando.

La Russia accusa la Turchia di finanziare lo “Stato Islamico” attraverso l’acquisto di petrolio di contrabbando. Lo ha dichiarato il presidente Vladimir Putin, dopo che la Turchia ha abbattuto il caccia-bombardiere russo Su-24 nei cieli della Siria. Allo stesso tempo Putin ha sottolineato che il traffico di petrolio dalle regioni occupate dai jihadisti verso la Turchia è noto da molto tempo alla Russia. Secondo gli esperti, la Turchia rivende il petrolio ottenuto dall’ISIS ad un prezzo doppio rispetto a quello d’acquisto e di fattobombarda i curdi al posto dei fondamentalisti grazie ai profitti extra ottenuti, cosa vantaggiosa politicamente per Ankara.

“Da qui arrivano i soldi dei vari gruppi armati, — ha osservato Putin. — Stiamo parlando di centinaia di milioni di dollari “.

Lo scorso luglio Hisham al-Brifkani, presidente della commissione Energia della provincia irachena di Ninive, aveva detto che le forniture di petrolio contrabbandato dall’ISIS sulla rotta Siria-Turchia erano scese da 10mila barili al giorno fino a 2mila barili.

“Tuttavia è solo una stima ufficiale, — indica il direttore del dipartimento di analisi della società “Golden Hills Capital AM” Mikhail Krylov. — In realtà queste cifre possono raggiungere i 250mila barili al giorno.”

Eldar Kasayev, membro del Comitato consultivo dell’Unione dei produttori di petrolio e gas della Russia, rileva che il volume giornaliero di greggio che la Turchia compra dai terroristi dipende direttamente dal numero di intermediari che riescono ad attraversare liberamente il confine turco-siriano controllato dagli oppositori dell’ISIS.

“La Turchia è uno dei beneficiari principali del commercio del petrolio di ISIS, — dice Igor Yushkov, politologo ed esperto del Fondo di sicurezza energetica nazionale. — Dai giacimenti controllati da ISIS la Turchia acquista il petrolio a buon mercato per poi rivenderlo ad un prezzo superiore. Pertanto alla Turchia non conviene la distruzione dello “Stato Islamico”. Tra l’altro, secondo voci non confermate, il proprietario di una delle società turche che compra il petrolio dall’ISIS sarebbe Bilal Erdogan, figlio del presidente della Turchia”.

erdogan-isishttps://twitter.com/dilxazsofi/status/513283816434450432

Come precedentemente scritto dal “Financial Times”, con riferimento alle stime dei trader, ISIS vende il petrolio a 25-40 dollari al barile. A luglio il petrolio nei mercati borsistici mondiali aveva raggiunto il minimo toccando i 42 dollari, mentre ora il prezzo oscilla tra 45 e 50 dollari. Ma secondo Kasayev, la Turchia riesce ad acquistare il petrolio dell’ISIS dall’Iraq e dalla Siria a soli 15-25 dollari al barile.

“Dopodichè i turchi rivendono questo petrolio a prezzi di mercato in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti,” — afferma l’esperto.

Kasayev indica che il contrabbando di petrolio dello “Stato Islamico” sin dall’inizio ha attirato la Turchia per il prezzo estremamente basso.

“Rivendendolo al doppio, Ankara ha la possibilità di ottenere profitti extra e di continuare di fatto a bombardare i curdi, mascherandoli con i raid contro i terroristi islamici,” — rileva l’esperto.

it.sputniknews.com

http://it.sputniknews.com/politica/20151125/1602739/Russia-Siria-Iraq-Terrorismo-Finanziamento-Guerra-Putin-Su24.html

PUTIN UN FIUME IN PIENA: ” COLTELLATA ALLA SCHIENA, CI SARANNO CONSEGUENZE TRAGICHE “.

http://direttainfo.blogspot.it/2015/11/putin-un-fiume-in-piena-coltellata-alla.html

martedì 24 novembre 2015

“Non c’era minaccia, è una pugnalata alla schiena condotta dai complici dei terroristi, non posso definirlo in altro modo. Ora ci saranno conseguenze tragiche nei rapporti con Ankara”. Sono parole di guerra quelle con cui Vladimir Putin ha commentato l’abbattimento di un caccia russo Su-24 da parte della Turchia nella zona nord-occidentale della Siria. Un pilota è morto, del secondo non c’è traccia. A sentire la Cnn, il velivolo aveva violato lo spazio aereo di Ankara. Le autorità di Istanbul hanno riferito che il jet è stato avvertito 10 volte nell’arco di 5 minuti prima di essere colpito, a quanto pare da alcuni F-16 di Istanbul. Il ministro della Difesa di Mosca, da parte sua, ha negato la violazione del territorio turco: “L’aereo è stato esclusivamente in territorio siriano. Questo è stato registrato da affidabili metodi di monitoraggio”. Per dimostrare l’effettivo sconfinamento del Su-24, la stessa tv turca ha invece postato su Twitter il piano di volo del caccia. Per chiarire la situazione, il governo di Ankara ha convocato l’ambasciatore russo. 

Il velivolo è caduto vicino al villaggio di Yamadi, nella zona di Latakia, proprio dove c’è la base aerea di Hameymim e dove da alcuni giorni sono in corso raid sia russi che siriani. Il vicepresidente della Duma, Nikolai Levicev, ha affermato che sono evidenti “i legami di Ankara con l’Isis ed è consigliabile sospendere i voli in Turchia ed evacuare i russi presenti lì”. Più cauta invece la reazione Dmitri Peskov, portavoce di Vladimir Putin “E’ stato un incidente molto serio”, ha dichiarato e poi ha sottolineato come sia ancora presto per prevedere delle conseguenze. 

Il Cremlino, inoltre, non ha confermato la visita ad Ankara del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. “Chiedete agli esteri” ha aggiunto Peskov. Dalla Turchia, invece, confermano l’incontro previsto per mercoledì 25 novembre. In agenda c’è la lotta allo Stato Islamico, nemico comune, e la crisi siriana su cui le posizioni dei due paesi sono, invece, molto distanti. “Il nostro compito principale è la lotta contro l’Is. Sono convinto che potremmo fare molto di più in questa direzione se lo facciamo insieme”, ha dichiarato il vice ministro degli esteri turco Ali Kemal Aydin, secondo cui dal 3 al 10 ottobre per 13 volte era stata sfiorata una collisione tra aerei russi e turchi vicino al confine tra Siria e Turchia. 

L’ordine di abbatterlo, in base alle regole d’ingaggio dell’esercito, è arrivato dal premier turco, Ahmet Davutoglu, informato della violazione dello spazio aereo dal capo di Stato maggiore, Hulusi Akar. Subito informato anche il presidente Recep Tayyip Erdogan. La Nato ha convocato per oggi pomeriggio una consiglio straordinario per fare il punto della situazioni. Secondo alcune fonti la riunione avrà scopo informativo e che La Turchia non ha invocato l’articolo 4 che prevede consultazioni se è minacciata “l’integrità territoriale, l’indipendenza o la sicurezza”. 

Secondo alcuni testimoni, i due piloti sono riusciti a lanciarsi fuori dal jet prima che si schiantasse: uno dei due è stato ucciso dai ribelli siriani mentre tentava di raggiungere con il suo paracadute una zona in mano al regime di Damasco. “I nostri uomini dell’unità dei mitraglieri sono riusciti a colpirlo prima che scappasse e il suo cadavere è caduto nella zona liberata” ha spiegato Jabir Ahmad, portavoce della Decima Brigata. Non si hanno ancora notizie del secondo pilota. “Elicotteri russi stanno ora setacciando la zona dove i piloti sono atterrati con i loro paracadute”, hanno fatto sapere alcuni attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani. In Siria, oltre alla coalizione internazionale guidata dagli Usa anche la Russia, dal 30 settembre, sta effettuando bombardamenti. Intanto Mosca ha ordinato il dispiego di primi venti carri armati vicino ad Aleppo per rafforzare l’offensiva contro gli insorti siriani portata avanti insieme all’Iran. 

(IlFattoQuotidiano)

Salvataggio banche: sul decreto le riflessioni di Paolo Savona.

Decreto banche un altro aiutino ai soliti noti? Ne parla l’economista Paolo Savona.

La Commisione europea ha autorizzato l’operazione di salvataggio delle quattro italiane in crisi perche’ riducono “al minimo l’uso dei fondi pubblici e le distorsioni della concorrenza”. Il Governo ha deciso di varare un  legge che integra il quadro normativo affinche’ l’operazione potesse realizzarsi. Guido Carli era solito ripetere che i costi dei ritardi nel prendere decisioni superano di molto quelli del danno da riparare. Nel caso specifico, parte di questi ritardi nascono dall’incontro di due confusioni, la normative italiana per la risoluzione delle crisi e il trattamento previsto dalla nuova direttiva europea, che il Commissario europeo Hill ha promesso di cambiare. In proposito gli avevo indirizzato una lettera aperta da queste stesse colonne ed egli mi ha fatto contattare dalla sua segreteria chiedendomi chiarimenti; in precedenza il Presidente della BCE Draghi mi fece dare precisazioni sul suo operato a seguito dei miei commenti. Sottolineo questi fatti perche’ da noi i titolari dei poteri non si sognano minimamente di accettare un dialogo anche su fatti molto importanti. Essi sanno cio’ che devono fare perche’, come suol dirsi, sono nati preparati.

La mia reazione alla notizia che la direttiva sarebbe stata emendata era dovuta alla troppa prossimita’ dell’annuncio rispetto al varo della decisione in materia e alla lunga discussione che l’aveva preceduta; ho quindi chiesto di conoscere chi, a Bruxelles come a Roma, era responsabile d’averla varata in modo cosi’ superficiale. Non credo ricevero’ risposta. Senza questi accertamenti la politica non migliorera’ mai, perche’ resta in mano di chi ha fatto scelte sbagliate, che inevitabilmente operera’ per difenderle, integrandole “d’urgenza”. Ovviamente non dispongo dei documenti richiestimi, non avendo l’abitudine di collezionare dossier, ma ho ben presente i contenuti delle obiezioni che ho sempre rivolto alla direttiva quando era ancora in fieri.

A suo tempo ho cercato inutilmente di convincere Tesoro e Banca d’Italia che il meccanismo non poteva funzionare, ne’ quello allora vigente, ne’ quello che andava delineandosi a Bruxelles. Le banche sono caricate di un peso potenzialmente imprevedibile; per quelle quotate in borsa, il fatto e’ ancora piu’ grave, perche’ non possono stabilire i fondi riserva da porre in bilancio. Potrebbero esserci gli estremi del falso in bilancio. Questo problema e’ stato avanzato da banche estere operanti in Italia ed e’ tuttora privo di risposta. Le mie obiezioni sull’attuale regime di protezione dei depositi riguardano: 1. la definizione di deposito garantito, avendo riscontrato abusi; 2. l’entita’ e le forme di copertura del rischio garantito; 3. l’esclusione del Fondo in sede di accertamento delle perdite, compito assegnato al commissario straordinario di nomina Banca d’Italia (non mi si vengano a dire che lo fa’ il Tesoro, solo perche’ firma); 4. la decisione della soluzione delle crisi e’ in mano alla Banca d’Italia; 5. i modi di costituzione delle riserve finanziarie per gli interventi e, soprattutto, quelli di loro ricostituzione dopo l’uso, un vero pozzo senza fine (il problema e’ ignorato anche nel decreto legge varato ieri l’altro). Il meccanismo e’ oggi caratterizzato dalla dissociazione tra chi esercita il potere decisionale e chi sopporta la responsabilita’ finanziaria, incoerente con la logica dei contratti nel Codice Civile.

Il caso dell’intervento del Fondo tutela depositi nella banca Tercas presenta molti aspetti della problematica indicata. La proposta che il Commissario della banca in amministrazione straordinaria aveva inoltrato al Fondo priva di documentazione, consenziente la Vigilanza Banca d’Italia, era stata considerata irricevibile; questo giudizio e’ stato messo per iscritto, cosa che, per pavidita’, in Italia non si fa mai, anche quando il problema e’ di vitale importanza per il buon funzionamento delle istituzioni. Quello era il momento di farlo. L’ABI, che oggi mostra preoccupazione per gli effetti della direttiva europea approvata “di corsa” dal Parlamento, ha le sue responsabilita’ per non essere stata capace di tenere a freno funzionari delle grandi banche inadeguati a valutare gli interessi generali del sistema bancario, distratti da piccoli particolari gestionali o mossi da interessi personali di vario tipo.

L’intervento deciso dalla Banca d’Italia con la collaborazione del Fondo, congiuntamente con le altre tre banche in scrisi, e’ stato inizialmente sommerso da una serie esagerata di obiezioni della Commissione, ora rientrate ma, scripta manent; tra esse ve ne sono alcune di quelle da me sollevate, meno una: che la Banca d’Italia, in qualita’ di organo vigilante della banche e di co-decisore delle politiche monetarie non puo’ esercitare la funzione di organo per la soluzione delle crisi, perche’ queste possono essere il risultato congiunto di errori nell’espletamento di questa sua duplice funzione. Ovviamente deve essere presente come organo consultivo nel corso della procedura, perche’ dotato delle conoscenze necessarie. Se guida il gioco, come da noi e’ possibile e come la direttiva europea consente sorvolando sul grave problema del conflitto di interessi, deve metterci del suo o farsi dare dal Governo una quota delle perdite bancarie per ragioni di giustizia distributive e per salvaguardare la stabilita’ del sistema bancario, come accadeva in passato con la direttiva Ventriglia, che ha ben operato nella precedente grave crisi. In breve chi sbaglia paga e a farlo non debbono essere chiamati solo gli azionisti e gli obbligazionisti, ma tutti quelli che hanno concorso all’evento. La soluzione per un’equa ripartizione e’ quella degli Stati Uniti, ossia un Fondo tutela depositi su basi assicurative e premio stabilito sul rischio statisticamente calcolato; quando le perdite mettono in crisi il Fondo, segno che esse sono generate da cause straordinarie, deve intervenire lo Stato. In questo modo si supererebbe l’obiezione che il Sistema attuale e’ su basi mutualistiche proporzionali; non c’e’ cosa in Italia che non trascini il problema della solidarieta’ sociale, di qualsiasi cosa si parli, dalla spazzatura alle banche.

E’ pur vero che lo stesso rifiuto “in via preliminare” della Commissione di dare l’autorizzazione all’intervento era tutto centrato sul tema annoso degli aiuti di Stato, al quale si fa cenno nell’autorizzazione successiva e, quindi, la mia soluzione di copartecipazione alle perdite bancarie da parte delle autorita’ incapperebbe in queste obiezioni. Appunto percio’ e’ necessaria una revisione della direttiva superficialmente varata e altrettanto superficialmente approvata dall’Italia per dare giusta collocazione alle responsabilita’ delle crisi. Nessuno forse ricorda che la prima stesura della direttiva precisava che lo scopo era quello di impedire che le crisi bancarie sistemiche (un’esagerazione che riuscimmo a far rientrare) si riversassero sui bilanci pubblici, e non fosse invece quello di proteggere i risparmiatori “sprovveduti”, ovviamente di informazioni, individuati pragmaticamente nei possessori di un deposito pari a un massimo di 100 mila euro; questo concetto si e’ perduto per strada, ma deve restare il punto centrale del Sistema di garanzia dei depositi, mentre oggi non lo e’ piu’. Anzi e’ stato introdotto il principio che gli “sprovveduti” – che ora lo divengono anche piu’ – possano essere chiamati a concorrere per coprire le perdite di una banca, qualora le altre passivita’ non fossero sufficienti; questa soluzione e’ stata presa senza aver prima garantito un’informazione adeguata per toglierli dalla …. sprovvedutezza. Chi dovrebbe provvedere se non la Banca d’Italia a informare il depositante, soprattutto se volesse chiamarsi fuori dalle responsabilita’? La decisione equivale a porre una potenziale tassa sui depositanti che essi non sono in condizione di conoscere a priori e, per la sola esistenza della possibilita’ di essere chiamati a versarla, viene violato il principio fondante della democrazia che non puo’ esservi imposizione fiscale se chi la subisce non partecipa alla decisione. Il Parlamento e il Presidente della Repubblica hanno valutato questo aspetto?

Considero inutile che mi cimenti nella presentazione di un progetto sensato che corregga quanto fatto, perche’ in Italia interessa solo se un’idea proviene da chi ha potere politico ed economico per imporla, vivendo in un periodo in cui tutte le vacche sono nere (e si procede per tamponamenti). Ovviamente per cortesia faro’ avere al Commissario Hill le mie riflessioni, essendo il minimo che possa fare per la cortese attenzione mostrata ai miei richiami, e scusera’ se avanzo in pubblico queste considerazioni, in quanto mosso da un dovere sociale che nessuno adempie.

di  (per Milano Finanza) pubblicato su Scenarieconomici.