I dettagli sulla lista dei terroristi francesi in Siria

Rete Voltaire 21 novembre 2015
 
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Bernard Squarcini
 
In un’intervista alla rivista Valeurs actuelles, l’ex-direttore del controspionaggio francese (DST e DCRI), Bernard Squarcini dice di essere stato contattato dalla Siria per proporre, nel 2012, al governo francese una lista dei terroristi francesi operanti in Siria, in cambio della normalizzazione delle relazioni tra i servizi d’intelligence. Il ministro degli Interni del tempo, Manuel Valls, rifiutò per motivi ideologici [1]. La maggior parte dei commentatori fa notare che, se queste informazioni sono accurate e se il governo francese avesse accettato tale proposta, si sarebbero evitati gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. Il deputato Olivier Marleix (ex-consigliere del presidente Nicolas Sarkozy quando Bernard Squarcini dirigeva il controspionaggio) chiede pertanto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta per fare luce su queste accuse [2].
La tesi di Squarcini va specificata. Nel 2012, la Siria era in contatto con l’ex-capo del controspionaggio con cui aveva buoni rapporti in passato, e con un alto funzionario della polizia. Le autorità siriane s’offrirono di fornire tutte le informazioni in possesso sui combattenti francesi nel Paese, sui jihadisti e anche sui soldati francesi in missione. Chiesero in cambio il ritiro delle truppe francesi e il ripristino dei rapporti tra i servizi, senza chiedere il ripristino delle relazioni diplomatiche. Squarcini passò il messaggio al ministro degli Interni Manuel Valls che reagì subito, e per dimostrare buona fede, la Siria fornì l’elenco preliminare dei francesi morti che potè identificare. Tuttavia, il ministro degli Esteri Laurent Fabius era fortemente contrario all’accordo. Il primo ministro Jean-Marc Ayrault così vietò a Manuel Valls di accordarsi. L’ex-direttore del controspionaggio Bernard Squarcini, assieme al prefetto Édouard Lacroix (ex-direttore generale della polizia nazionale, poi capo del personale di Charles Pasqua) e Claude Guéant (ex-vicedirettore dell’ufficio di Charles Pasqua, allora ministro degli Interni), facevano parte del gruppo che cercò di opporsi alla guerra contro la Libia, poi a quella contro la Siria. Il gruppo negoziò la pace tra Francia e Siria durante la liberazione di Bab Amr (febbraio 2012) [3]; un accordo che il presidente Sarkozy accolse ma che il suo successore si rifiutò di rispettare.
Nel giugno 2012, il nuovo presidente Francois Hollande fece assassinare il prefetto Édouard Lacroix. Vari procedimenti giudiziari furono presi contro Claude Guéant. Bernard Squarcini si ritirò dalla vita politica e creò la società d’intelligence privata Kyrnos Conseil (Kyrnos significa Corsica in greco) molto attiva all’estero.
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Note
[1] Bernard Squarcini: “Nous sommes entrés dans la terreur et le terrorisme de masse”, Louis de Raguenel, Valeurs actuelles, 20 novembre 2015.
[2] Tout n’a pas été fait depuis Charlie pour protéger les Français, François De Labarre, Paris-Match, 20 novembre 2015.
[3] Les journalistes-combattants de Baba Amr, Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 3 marzo 2012.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Ucraina e Qatar forniscono missili antierei allo Stato islamico

https://aurorasito.wordpress.com/2015/11/22/ucraina-e-qatar-forniscono-missili-antierei-allo-stato-islamico/

Oriental Review 22 novembre 2015

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Il fatto che le infrastrutture dello SIIL in Siria e Iraq siano assolutamente vulnerabili agli attacchi aerei della coalizione internazionale è indubbio. Nell’ultima settimana solo l’Aeronautica e la Marina russe hanno colpito 826 bersagli dello SIIL (campi di allenamento, depositi di munizioni e impianti per esplosivi, raffinerie di petrolio e mezzi di trasporto) causando danni cruciali ai gruppi terroristici e alle loro fonti di reddito. Gli sponsor dello SIIL sono impegnati ad acquisire e rifornire le brigate jihadiste di sistemi di difesa aerea abbastanza efficienti per almeno ostacolare le attività della coalizione nei cieli siriani. Già nel settembre 2015 si sapeva dei piani russi per la campagna aerea contro il terrorismo, e una delegazione del Ministero della Difesa del Qatar giunse a Kiev per partecipare alla Fiera su armi e sicurezza del 22-27 settembre 2015.

La lettera dal direttore dell'ucraina SpetsTechnoExport Pavlo Barbul al ministro degli Esteri ucraino con l'elenco dei delegati del Qatar.

La lettera dal direttore dell’ucraina SpetsTechnoExport Pavlo Barbul al ministro degli Esteri ucraino con l’elenco dei delegati del Qatar.

Fu stipulato un contratto con UkrOboronProm (azienda statale ucraina per la vendita di armi) per l’acquisto del complesso missilistico antiereo modernizzato “Pechora-2D“:

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Pavlo Barbul scriveva al vicecapo della Ukroboronservice che la sua impresa forniva sistemi Pechora-2D alle Forze Armate del Qatar:

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Il 30 settembre Vladimir Kuruts, addetto commerciale dell’ambasciata ucraina in Qatar, scrisse al suo contatto commerciale a Cipro, Vasil Babitskij, direttore della Blessway Ltd: “Grazie per i contatti con Marocco e sauditi. Appena in tempo. Sono stati a Kiev all’Expo e stanno per acquistare i “Pechora” e qualcosa di più serio. La questione della consegna è in sospeso. Non potremo farlo. C’è la possibilità di un buon prezzo. Provate a parlare con i militari. La probabilità è alta con l’accordo degli yankees. Bulgari e turchi lo sanno, la strada è la stessa…” Va notato che Vasil Babitskij rivendette 265 obsoleti cannoni antiaerei polacchi all’Arabia Saudita (quindi allo Stato islamico), in origine destinati al ministero degli Interni ucraino.
Le informazioni rivelate indicano chiaramente che il ministero della Difesa del Qatar rifornisce di sistemi di difesa aerea ucraina le organizzazioni terroristiche in Siria attraverso Bulgaria e Turchia. Gli ufficiali statunitensi in Qatar hanno approvato l’accordo. Tenendo conto che il sistema Pechora 2D piò colpire velivoli fino a 21 km di quota, l’indagine sull’abbattimento dell’A321 della Metrojet sul Sinai può prendere una piega inaspettata…635820493874556266-EPA-EGYPT-RUSSIAN-METROJET-PLANE-CRASH-AFTERMATH

Le mail svelate sono state pubblicate da CyberBerkut il 21 novembre 2015.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Hollande “alleato” di Putin? Per favore, non cascate nella Matrix

http://www.maurizioblondet.it/hollande-alleato-di-putin-per-favore-non-cascate-nella-matrix/

   22 novembre 2015 

Un lettore commenta che ho sbagliato tutto a sospettare il mega attentato di Parigi di essere un false flag o auto-attentato del regime francese, perché:

“1) La Francia va a bombardare l’Isis direttamente a braccetto con la Russia di Putin 2) Si e’ riformata l’alleanza Russia-Francia, come non si vedeva dalla I guerra mondiale. Se c’e’ qualcuno che ha guadagnato politicamente dall’attentato di Parigi, e’ proprio Putin, e non certo Obama, Merkel, Hollande, Cameron e soci. Al contrario di quanto previsto da Blondet. 3) la Francia chiude de facto le frontiere, sospende Schengen, comincia a parlare della possibilità di ritirare la cittadinanza a chi non se lo merita e a parlare di pena di morte per reati legati al terrorismo”.

Mi pare urgente sfatare questa idea che c’è ora una “alleanza Russia-Francia” per combattere l’ISIS, perché è uno degli effetti della Matrix, della rete emozionale creata attorno agli eventi- rete che è uno strumento di guerra in sé.

E’ proprio vero che ormai bisogna spiegare tutto, passo passo, altrimenti non ci si arriva  con la propria testa.

La Cherles de Gaulle con la sua squadra

La Cherles de Gaulle con la sua squadra

Hollande ha cominciato i bombardamenti su Rakka – dove l’ISIS è stato già sostanzialmente sloggiato dagli aerei russi – come supposta rappresaglia , colpendo la centrale elettrica che serve alla popolazione civile (quel che ne resta) e su indicazione Usa, non russa. Ha penetrato lo spazio aereo siriano senza chiedere l’autorizzazione al governo Assad, il solo che rimane legittimo, né coordinarsi coi russi. Ha sparato poche bombe, un quinto di quelle che la Russia lancia ogni giorno. Una vuota gesticolazione.

La portaerei atomica Charles De Gaulle non è stata mandata al largo dello coste siriane per combattere l’ISIS, ma porre ostacoli all’azione di Mosca. Altrimenti non si spiega come mai, subito dopo l’eccidio di Parigi, i russi abbiano intensificato i bombardamenti, persino con l’uso dei bombardieri strategici, per ottenere un rovesciamento della situazione sul campo, e battere il ferro finché è caldo – ossia per approfittare delle simpatie che in Europa ha riscosso l’azione di Mosca dopo il mega-attentato jihadista a Parigi – sapendo che questa simpatia ha poca durata, e prima che la Charles De Gaulle sia operativa nell’area.

Certo, Putin ha ordinato al suo Stato Maggiore di contattare il gruppo aeronavale francese per coordinare le loro azioni; non risulta che Hollande o i comandi francesi abbiano risposto sì a questa richiesta (o ingiunzione) di coordinamento. Anzi, non hanno nemmeno risposto. E Hollande e il suo ministro Fabius, continuano a ripetere che “Assad must go” ad ogni occasione pubblica in cui parlano del loro cosiddetto intervento militare contro ISIS; un rifiuto netto della posizione negoziale russa.

Di fatto, la squadra francese continua a coordinarsi con gli Usa. La decisione di muovere la Charles De Gaulle (costosissima per i bilanci francesi, quindi per loro lasciata a secco “per manutenzione”) era stata presa e annunciata mesi prima dell’attentato islamista a Parigi – era però diretta nel Golfo Persico, per assicurarvi la permanenza militare della coalizione occidentalista in attesa della portaerei americana USS Truman, il cui arrivo nel Golfo è previsto prima di Capodanno. Solo dopo la tragedia del 13 novembre Hollande ha ordinato che la portaerei si diriga nel Mediterraneo. Davanti a quelle coste dove i russi hanno già numerose navi, e su cui hanno intimato ampie no-fly zone. Ciascuno vede – o dovrebbe vedere – l’estrema pericolosità della situazione di sovraffollamento bellico, dove i due gruppi navali non si coordinino, anzi gli occidentali mantengano una posizione ostile. Certamente ciò è inteso ad ostacolare le ulteriori operazioni russe, per ragioni di prudenza.

Gli Stati Uniti hanno appena autorizzato la vendita all’Arabia Saudita di 19 mila bombe d’aereo o d’artiglieria, e non c’è dubbio che molte di queste armi finiranno ai guerriglieri che la monarchia sostiene. Il Katar ha comprato dal regime dell’Ucraina una partita di missli anti-aerei Pechora da consegnare ai jihadisti: missili che possono colpire aerei a oltre 20 chilometri. Il bello è che il Katar partecipa, con l’Arabia, alla “coalizione americana contro l’ISIS”.

L’ambiguità occidentalista – che finora ha sostenuto i terroristi jihadisti contro Assad – non è cambiata. Al punto che due deputati Usa, la democratica Tulsi Gabbard e il repubblicano Austin Scott, hanno presentato un disegno di legge bipartisan che ordinerebbe (se fosse votato) al governo americano di “interrompere la guerra illegale contro Assad”. Una misura che non avrà conseguenze, ma smaschera il perdurante doppio gioco. La Gabbard ha detto alla CNN: “La Cia arma quegli stessi terroristi che la Casa Bianca insiste a definire come nemici giurati”.

http://www.zerohedge.com/news/2015-11-21/us-congresswoman-introduces-bill-stop-illegal-war-assad-says-cia-ops-must-stop

Può completare il quadro il fatto che nella presunta “alleanza contro l’ISIS”, così rumorosa, si nota la silenziosa diserzione di un attore chiamato Israele.

L’11 novembre, un (presunto) kamikaze ISIS s’è fatto saltare a Beirut nel quartiere sciita, Hezbollah, sterminando 40 persone in strada; Hezbollah è la sola forza araba che combatte i terroristi jihadisti; l’attentato ha suscitato inni di gioia sui media israeliani. Nei giorni scorsi la celebre giornalista australiana Shari Markson, di News Corp, ha visitato lo Ziv Medical Centre,a Zefat (Nord Israele) scoprendo che 500 giovani lì ricoverati per traumi da guerra sono guerriglieri di Al Qaeda, curati per poi (gliel’hanno detto loro) essere rimandati a combattere Assad.

http://www.voltairenet.org/article189367.html

Gli europei hanno sospeso Schengen….

Mai sciupare un bell’attentato: le eurocrazie ne hanno approfittato per sospendere lo spazio Schengen, ristabilire i controlli alle frontiere: non sapevano più come fare a frenare l’afflusso dei profughi veri e falsi e come salvare la pelle politica ad Angela Merkel senza costringerla a rimangiarsi tutto. Adesso, ecco fatto. Hanno potuto evitare di riconoscere che aveva ragione Victor Orban; il che, nella piccineria di questi individui, non è cosa da poco.

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Quanto alla Merkel – lo rivela la Frankfurter Allgemeine Zeitung -al G-20 di Antalya s’è accordata a quattr’occhi con Obama e con altri paesi per continuare, anzi estendere, le sanzioni alla Russi con la scusa della pretesa annessione della Crimea. Ciò, contro il suo stesso ministero degli Esteri, F W Steinmeyer, che ha fatto palesi sforzi di porre fine all’isolamento diplomatico della Russia, riconoscendo un ruolo costruttivo di Mosca nella questione ucraina; persino Juncker non trova molto intelligente continuare le sanzioni, dato il danno economico che infliggono all’economia europea. Che dico? Financo la Mogherini dice che la crisi della Siria non si può risolvere senza la Rusisa – perfino Ban Ki Moon lo ripete. E’ evidente che ormai la Cancelliera, in uscita, lega il suo destino alla Superpotenza (forse aspira al posto di segretario generale Onu).

Stato d'emergena

Stato d’emergenza

Quanto ad Hollande, sì, ha decretato lo stato d’eccezione, ossia la riduzione delle libertà civili e politiche e il controllo della popolazione, fra cui specialmente la censura su Internet (questo gli premeva). Ciò non serve ad arrestare terroristi, ma – per adesso – a silenziare la campagna elettorale regionale, che deve aver luogo fra due settimane. Queste elezioni, democratiche perché con il sistema proporzionale e dunque passibili di fornire risultati reali sullo stato d’animo dei francesi, sono di fatto censurate. Più precisamente: i media si autocensurano, non parlano dei candidati, le tv non fanno dibattiti, niente sondaggi; ad essere onnipresenti sui teleschermi sono gli uomini del governo e del PS, che giganteggiano con la loro “caccia ai terroristi”, state tranquilli che vegliamo noi su di voi…Il tutto condito da notizie allarmistico-demenziali: “Rubate 10 tute anti-Ebola dall’ospedale Necker; paura di attacchi chimici? Batteriologici? Ma Valls veglia su di voi, parigini.

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/11/21/parigi-rubate-10-tute-anti-ebola-in-ospedale_51ef474a-ab96-4c71-be7e-234a8cb467d8.html

Bootson the ground. A Bruxelles.

“Boots on the ground”. A Bruxelles.

Bruxelles, che come sempre è una caricatura di Parigi, ha espanso la strategia della tensione ad eccessi tragicomici: metropolitane chiuse, stadi vietati, scuole serrate, piazze vietate per la caccia a dieci terroristi dieci, e per giorni e giorni. “Massimo allarme terrore”: nella “loro” capitale, sono gli eurocrati e i loro complici e parassiti che mettono in scena la propria auto-protezione, il sollevamento dei ponti levatoi della loro propria fortezza, la prova generale del loro arroccamento  per “sicurezza” contro i popoli, in vista della nuova fase di integrazione sovranazionale. Occorre più Europa! ci ripetono i politici. Matrix funziona a tutto spiano.

Almeno non raccontiamoci che Parigi si è alleata con Mosca.

Video: la crisi della Siria spiegata in dieci minuti

TG Valle Susa

Per capire in modo semplice e rapido un panorama sulla complessità della questione medio orientale che oggi vede la Sira al centro di guerre di religione.

di Redazione.

Il web è un luogo di incontro, di comunità, di interessi condivisi. Tra questi ci sono persone che dedicano del tempo a creare , sulle diverse piattaforme, di carattere, culturale, divulgativo, anche quando è politico. Mantenendo fede alla linea editoriale di offrire ai nostri lettori non solo le nostre analisi e riflessioni, inauguriamo questa “rubrica” per raccogliere  selezionati dalla rete che reputiamo di particolare interesse divulgativo e culturale.

Iniziamo con un video con il quale è stata realizzata una sintesi breve della storia di alcuni eventi, a partire dai primi decenni del 1900, che hanno influenzato e modificato la vita e la storia del Medio Oriente avendo come protagonista il mondo occidentale, ed Europeo, nell’opera di interventi che hanno comportato conseguenze sugli equilibri mondiali e sullo sviluppo dei fenomeni terroristici.

Come afferma il generale Franco Angioni in una recente intervista a “Affari Italiani“:

Ci sono grosse responsabilità da parte occidentale. Intanto sulla nascita. L’ non nasce per eterogenesi ma perché in Iraq una comunità consistente che aveva dimostrato di essere capace di guidare il paese è stata estromessa e al suo posto è stata imposta una guida sciita che ha invece dimostrato di non essere in grado di farlo, di essere corrotta e non capace di inserirsi nel contesto internazionale. Di conseguenza la comunità sunnita, sostenuta dall’Arabia Saudita, si è riorganizzata e ha rimesso in linea delle forze esistenti come quelle armate irachene. Così è nato l’, che piano piano ha preso forma e potere per l’incapacità di chi governava l’Iraq. L’ ha raccolto i consensi di chi si sentiva umiliato. Così si è formato questo Stato islamico che ha dimostrato di poter contare su importanti appoggi finanziari, fino a che l’Arabia Saudita non si è rivoltata contro la sua creatura.

La situazione è molto complessa e le responsabilità dell’occidente sono sempre più evidenti. Come andiamo sostenendo, e non da soli, l’intervento di questo nelle zone medio orientali è sempre stato guidato dal proprio interesse e con la poca lungimiranza di quelli che idolatrano la “legge del mercato”. Ora le conseguenze ci perseguitano.

Buona Visione.

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L’Armée Française ama Putin. E disprezza Hollande

http://www.maurizioblondet.it/larmee-francaise-ama-putin-e-disprezza-hollande/

   20 novembre 2015 

“Vladimir Putin ha compreso ciò che François Hollande è stato incapace di vedere: se Damasco diventava capitale islamica nelle mani dell’Armata di Conquista (Al Nusra e soci) o dello Stato Islamico, “l’islamismo avrebbe comprovato la sua forza. E allora niente avrebbe potuto arrestare l’ondata di entusiasmo mondiale popolare che seguirebbe, e nessuna armata sarà mai lanciata all’assalto di questa città di due milioni di abitanti. Il mondo cambierà di posizione come ha fatto simbolicamente dopo la caduta del Muro di Berlino”.   Così esordisce, nello stilare il “Primo bilancio militare e geopolitico dell’intervento russo in Siria” , il generale Jean-Bernard Pinatel. Un alto grado che è stato fondatore del Groupe Permanent d’Évaluations de Situations, organo di valutazione dei rischi imminenti che affianca il presidente della République creato da Giscard d’Estaing . Una critica aperta alla politica di Hollande che viene da un ambiente militare da tempo, come vedremo, insofferente   – a dir poco –   verso l’inquilino dell’Eliseo.

Dopo aver sottolineato “l’inefficacia della strategia americana a frenare l’avanzata di Daesh nonostante 15 mesi di bombardamenti”, il generale nota che invece, “in un mese e mezzo le forze siriane appoggiate dagli aerei russi hanno ripreso quasi completamente il controllo dell’asse strategico Damasco-Hama-Aleppo e liberato l’aeroporto internazionale situato ad Est di Aleppo. Offensiva condotta essenzialmente contro le forze di Al Nusrah (Al Qaeda) che controllavano la regione tra Aleppo e Latakia dopo aver eliminato i ribelli detti moderati”.

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Putin ha riaperto, dice Pinatel, i canali di simpatia e collaborazione verso i paesi islamici saldati dall’URSS che sosteneva i movimenti di liberazione (anti-occidentali) in quei paesi, e i dittatori modernizzanti come Nasser in Egitto (fino al rovesciamento operato da Sadat nel ’72) e gli Assad in Siria, la cui alleanza e concessione del porto di Tartous risale al ’72. Con l’Iran i rapporti sono addirittura storici, risalenti allo zarismo. Soprattutto, Mosca si ha dalla sua una filosofia “eurasiatica” (oggi rappresentata, spiega, da Aleksandr Dugin) che vede nella “civilizzazione anglo-sassone, protestante, individualista, diretta dal profitto e dalla finanza” l’oppositore irriducibile della “civiltà continentale, russo-eurasiatica, ortodossa e musulmana, più solidale, e nella quale i settori strategici dell’economia sarebbero tenuti dallo Stato. Lo scopo dichiarato del movimento è di costituire un grande blocco continentale eurasiatico per lottare ad armi pari con la potenza marittima atlantista che trascina il mondo nel caos”.

Dunque, segnala il generale, questo pensiero “integra i musulmani in una visione ‘di civiltà’ comune e, a differenza dell’Occidente, non confonde Islam e islamismo”.

Oggi, dunque, “la Russia è il solo paese che può parlare a tutti i paesi musulmani quale che sia la loro obbedienza, sunnita o sciita” – non da ultimo, grazie ad un corpo diplomatico russo arabofono e che conosce da dentro le situazioni.

“Putin è riuscito nell’impresa di essere il primo capo di uno stato a maggioranza non musulmana a prendere la parola al vertice dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (ottobre 2003) che riunisce 57 stati musulmani. Facendo valere che otto repubbliche autonome (della federazione russa) portano il nome di popoli musulmani, ha ottenuto per la Russia lo status di osservatore in questa organizzazione, sostenuto in ciò all’Arabia Saudita e dall’Iran.

Quanto agli Usa, “sono in piena campagna delle primarie per le presidenziali del 2016 , come sempre, è quindi concentrata sulle questioni politiche e sociali interne. Obama, spinto dal campo democratico, vuole chiudere il suo mandato con un successo contro Daesh, ma senza rischiare che un solo soldato americano sia fatto prigioniero dallo IS. E’ dunque costretto a lasciar fare Putin nella speranza di condividere con lui le castagne che il leader russo avrà tratto dal fuoco islamista”.

Conclusione: si avvicina una “soluzione negoziata della crisi siriana” ed è la Russia che “ne tiene in mano le chiavi”, mentre la “ Francia, grazie alla politica di corta veduta di Hollande e Fabius, se n’è esclusa durevolmente”.

Speriamo che il generale abbia ragione. In ogni caso, ci ha dato una valutazione più seria di quelle che corrono, secondo cui Daesh ha attaccato “Il nostro modo di vita”, e noi dobbiamo fargli la guerra per difendere “Il nostro modo di vita”, andare ai concerti e uscire con gli amici a farsi una birra o al ristorante.

http://www.geopolitique-geostrategie.fr/premier-bilan-militaire-et-geopolitique-de-lintervention-russe-en-syrie-70663

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Quanto a Hollande, in nota, il generale Pinatel non si fa’ scrupolo di scrivere: “S’è ridicolizzato di fronte a Putin con l’affare dei Mistral (le navi militari comprate da Mosca e non consegnate su ordine Usa, ndr.). I russi disprezzano i vigliacchi e i vassalli. (Hollande) non ha preso la misura del rischio che, se l’IS si impadroniva di Damasco, l’avvenimento farebbe passare milioni di musulmani nel Jihad. Non ha compreso niente della natura della crisi siriana e dei rischi conseguenti che la sua politica faceva correre ai francesi”.

Ora, non so se potete immaginare un altro paese dove un generale (sia pure ex) dia del vigliacco e vassallo al presidente della repubblica, accusandolo di “Non aver compreso niente della crisi siriana” e dei rischi “che fa’ correre ai francesi”: allusione ben chiara agli eccidi di Parigi. Ma come m’è capitato di dire altre volte, questa è l’Armée Française, armata nata nella Rivoluzione, fondamentalmente nazional-giacobina; è l’Armée di Napoleone – in una parola, un esercito politico, nella cui storia non manca il Brumaio (il colpo di stato  con cui l’Armée diede il potere a Bonaparte). Per di più, i comandi di questo esercito sono integrazionisti dei musulmani francesi, che vogliono nella truppa e nei suoi quadri; se c’è una cosa che teme l’Armée, ovviamente, è ovviamente essere spaccata da una guerra civile religiosa sul territorio deLa Patrie. Da qui il giudizio: Hollande è un dissennato. Non merita il comando supremo.

“La guerra è troppo seria per lasciarla ai pubblicitari”

“Piantatela di contare sull’Armata”, grida Stratediplo, un sito dell’ambiente militare, al governo Valls: l’esercito “non è una polizia” da mandare a perquisire la case di supposti jihadisti, ma il pubblico deve sapere che “La valorosa armée è svuotata. Con un tasso d’attrizione che aumenta costantemente da 25 anni (allusione alle operazioni estere in Africa) e amputata di mezzi ad ogni nuovo bilancio dal governo. A gennaio, dopo la strage di Charlie Hebdo, il governo ha voluto mettere 10 mila uomini sul territorio nazionale “ma il numero ha dovuto essere ridotto subito a 7 mila per mancanza di rincalzi”. Oggi, per mostrare l’esercito nelle strade di Parigi dopo l’attentato plurimo, per mettere sulle piazze “mille uomini, si è arrivati a mobilitare il dispositivo Guépard , due compagnie che devono esser pronte 24h/24 previsto in caso di un nuovo Kolwezi, mettendo in pericolo la vita di migliaia di francesi”. L’allusione è alla battaglia di Kolwezi ( maggio 1978) quando i commandos della Guépard, Legione Straniera, salvarono i residenti  francesi ostaggi dei guerriglieri katanghesi in una incursione a sorpresa i grandi dimensioni, in Congo. L’assalto ( in corso mentre scrivo)   all’Hotel Radisson di Bamako nel Mali, dove terroristi hanno preso 170 ostaggi francesi e belgi, rende di allarmante attualità questa nota.

https://fr.wikipedia.org/wiki/Bataille_de_Kolwezi

Il blogger con la divisa ricorda al governo che “è pericoloso utilizzare questo reliquato di esercito contro la popolazione”– facendola andare a perquisire le case musulmane, “a meno che non si cerchi davvero la radicalizzazione come pretesto per una unione sacra…Troppo grossa, per un Hollande”. Insomma smaschera la strategia della tensione operata dall’Eliseo con o senza la complicità coi jihadisti. E dice: l’Armée non vi seguirà su questa strada: “La pace è cosa troppo preziosa per essere affidata a pubblicitari”.

http://www.stratediplo.blogspot.fr/

Americani, sionisti, o chi sia in questa cosa in accordo con Hollande,  hanno fatto a Parigi una strategia della tensione di troppo? Con risultati opposti a quelli che si ripromettevano?

Non sono solo i gallonati francesi a dichiarare la loro stima per la politica di Putin. Ad Antalya i giornalisti russi, stupefatti, hanno visto come tutti i politici europei lo corteggiavano, dopo averlo trattato per anni da lebbroso (o Nuovo Hitler).  Di colpo, Jean Claude Juncker ha auspicato pubblicamente che “legami commerciali più stretti siano creati fra i paesi dell’UE e l’Unione Economica Eurasiatica, dove la Russia ha una gran parte”. L’Unione Eurasiatica è il mercato comune che comprende Russia, Armenia, Kazakhstan, Kirghizistan e Bielorussia. Quel mercato di 180 milioni di consumatori a cui la UE, per ordine di Washington, ha dato un calcio non molti mesi fa, ordinando di trattarlo a forza di sanzioni e di embargo per “punirlo” della pretesa “invasione dell’Ucraina” dai russi. Erano i tempi in cui  lo stesso medesimo Juncker, a nome della Commissione europea, voleva che i paesi membro mettessero in piedi un esercito comune “per far comprendere alla Russia come siamo seri quando si tratta di difendere i valori dell’Unione Europea”: non era tantissimi secoli fa, la frase è del marzo scorso 2015. Guerra! Guerra!

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Anzi no. I sorrisi di Juncker, non più preoccupato  che siano in pericolo i nostri valori, sembrano suggeriti dalla Cancelliera Merkel, come tutto. Anche lei, dopo i successi di Mosca in Siria, è presa di un subitaneo prurito di riprendere i rapporti economici. Fortuna che la Russia ha in Germania un ambasciatore, Grinin, che ha accolto con gentilezza il voltafaccia di Juncker, ricordando “i benefici per le imprese tedesche che desiderano collaborare con l’Unione Eurasiatica, uno spazio doganale unificato e con regole trasparenti d’investimento e 180 milioni di consumatori. ..Mosca non ha alcun interesse a costituire un impero russo, non vogliono il dominio di una nazione su un’altra, ma il rispetto dei diversi interessi”.

Ciò significa che i valorosi eurocrati e,i governanti europei stanno per levare le sanzioni alla Russia (che hanno danneggiato ancor più gli europei)? Piano, non così lesti ad arrivare alle conclusioni. Alle sanzioni anti-russe ha appena aderito anche l’Ucraina, o meglio il regime di Kiev: poco male e poco sensato, visto che Mosca ha risposto con un embargo sugli ortofrutticoli ucraini, il che equivale per Kiev a darsi l’ennesima zappa sui piedi. Il punto è che l’embargo di Kiev entra in vigore, come da comunicato, “il 1 gennaio 2016”. Dunque qualcuno ha detto al regime che l’embargo ha ancora molti mesi davanti.

TAV, IL 27 INCONTRO PUBBLICO SULL’ALLARGAMENTO DEL CANTIERE DI CHIOMONTE

http://www.valsusaoggi.it/tav-il-27-incontro-pubblico-sullallargamento-del-cantiere-di-chiomonte/

     11/22/2015   

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CHIOMONTE – Il gruppo consiliare “Insieme Chiomonte”, in collaborazione con il “Coordinamento Comitati No Tav Alta Valle di Susa”, ha organizzato per venerdì 27 novembre un incontro informativo, riguardante l’ipotesi di allargamento del cantiere della Maddalena, le conseguenti ricadute sull’economia e sulla vita di relazione del paese nonché la proposta dell’amministrazione comunale sulla possibilità di ristrutturazione di immobili privati, da destinare al personale del cantiere stesso.

La serata si terrà presso la Chiesetta di S.Caterina, a partire dalle 21 e dal gruppo precisano che sarà dato ampio spazio al dibattito pubblico.

Interverranno:
– l’Ing. Roberto VELA – Tecnico incaricato dalla Comunità Montana,
– il Dr. Luca GIUNTI – Tecnico incaricato dalla Comunità Montana,
– Alberto PERINO – Coordinamento Comitati.

Coordineranno la serata i Consiglieri di Minoranza del gruppo consiliare “INSIEME CHIOMONTE”

Tre appuntamenti su Sblocca Italia, Nato, imperialismo, TTIP

Tre appuntamenti con Fulvio Grimaldi e il docufilmL’ITALIA AL TEMPO DELLA PESTE – Grandi opere, Grandi basi, Grandi Crimini, su Sblocca Italia, Nato, terrorismo. 

Napoli 2 dicembre, ore 16, Sala Nugnes, Consiglio Comunale, Via Verdi 25. Interviene la Console Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela;
Napoli Armageddon

A Catania il 4 dicembre, ore 17, Sala Conferenze CGIL, Via Crociferi 40;
Catania Armageddon

Pompei, 11 dicembre, ore 21.00, PompeiLab, Via Astolelle 120
Pompei peste

AFFAIRE CNC-AFRIQUE MEDIA/ FIN DE LA RECREATION

# COMITES AFRIQUE MEDIA/ CNC VS AFRIQUE MEDIA AU CAMEROUN : LE MINISTERE DE LA COMMUNICATION SONNELA FIN DELA RECREATION !

 Luc MICHEL/ 2015 11 08/

http://www.scoop.it/t/je-suis-afrique-media

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Parlons franchement ! Je suis agacé de voir certains au Cameroun (principalement) utiliser AFRIQUE MEDIA pour se faire lire ou écouter, alors qu’il sont sans aucune audience. C’est la rançon du succès pour la TV panafricaine, qui de commentatrice de l’actualité, crée maintenant celle-ci. La dernière mode concernant le conflit entre le CNC camerounais et AFRIQUE MEDIA, étendu à un second conflit entre le Ministre camerounais de la Communication et le vice-président du CNC Peter Esssoka, est de débattre du statut et des prérogatives du CNC. Le souci est qu’il n’y a strictement plus rien à débattre !

En effet, dans un courrier officiel très sec adressé à Peter Essoka le 2 octobre dernier, le Ministre de la Communication a remis celui-ci à sa place et lui a rappelé sans ménagement ses responsabilités !

 AMTV - CNC fin de récréation (2015 11 10) FR (1)

AMTV - CNC fin de récréation (2015 11 10) FR (2)

AMTV - CNC fin de récréation (2015 11 10) FR (3)

De la lecture de ce courrier, qui sonne comme une lettre de sommation au vice-président du CNC, il ressort que le Ministre de la Communication, « saisi de cette question par le Président-Directeur Général d’ « Afrique Média », précise sans aucune équivoque ce qui suit :

1. LE CNC EST BIEN PLACE SOUS TUTELLE GOUVERNEMENTALE :

« Sur l’indépendance du CNC, et au sujet de votre refus de « recevoir d’injonctions de la part de quelque autre pouvoir pour l’exercice de ses prérogatives », je vous prie de bien vouloir noter ce qui suit : aucun des deux textes fondateurs (loi n° 90/052 du 19 décembre 1990 modifiée et complétée) et organique (décret n°2012/ 038 du 23 janvier 2012) du CNC ne lui confère la moindre indépendance à laquelle vous faites prétention. En revanche, le décret sus-cité stipule clairement que le CNC, qui est un « organe de régulation et de consultation » (article 2, alinéa 1), est placé auprès du Premier Ministre, Chef du Gouvernement (article 2, alinéa 3), pour « assister les pouvoirs publics dans l ‘élaboration mise en œuvre et le suivi de la politique nationale de communication sociale (article 3, alinéa 1) ». Il en découle donc que le CNC, dans son statut actuel, est placé sous tutelle gouvernementale, et qu’il a simplement été concédé (concurremment d’ailleurs avec d’autres administrations), la mission de contribuer à la régulation de certaines activités de communication sociale. »

2. LE MAINTIEN DE LA SUSPENSION D’AFRIQUE MEDIA AU CAMEROUN AU-DELA DU MOIS INITIAL CONSTITUE UN ABUS DE DROIT ET UNE SITUATION DE NON-DROIT :

« J’attirais votre attention sur les suites pouvant résulter d’une situation de non-droit créée par le maintien du dispositif d’exécution forcée de votre décision, au-delà de la période normalement requise » (…) « une situation de non-droit, qui pourrait vous être préjudiciable à l’avenir ».

« Cette mesure est arrivée à expiration le 05 septembre 2015 (…) Le maintien de la sanction au-delà d’un (01) mois tel que stipulé dans l’acte pris par le CNC, crée indubitablement une situation de manque de droit, ou à tout le moins, de défaut de procédure à vos dépens, constitutive en tout cas d’une voie de fait administrative et / ou d’un excès de pouvoir de votre part. »

3. PETER ESSOKA ASSUME A TITRE PERSONNEL CET ABUS DE DROIT ET EST JUSTICIABLE DESTRIBUNAUX :

Coupable de « voie de fait administrative et / ou d’un excès de pouvoir », Essoka porte seul la responsabilité de ses actes, qui « engagent » son  « entière responsabilité, pour les développements ultérieurs que pourraient prendre la gestion de ce dossier ». « Les décisions que vous prenez dans ce cadre, relèvent évidement de votre entière responsabilité, à charge pour celui que voudrait les contester, de la faire valoir au-devant des instances de droit, et selon les procédures normalement prévues à cet effet. »

On voit donc le Ministre de tutelle du CNC, qui part ailleurs avertit le Premier Minstre et la Présidence des abus de pouvoir et des violations graves du droit commises par Peter Essoka, conclure en conseillant à mi-mots à AFRIQUE MEDIA de saisir les tribunaux …

Luc MICHEL

(Addis Abeba, ce 8 novembre 2015)

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AFRIQUE MEDIA TV/ VOICI LA TELEVISION PANAFRICAINE DE 2016 (1) : LES NOUVEAUX STUDIOS DE DOUALA

Luc MICHEL pour AFRIQUE MEDIA TV/

2015 11 23/

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LM.NET - Tournée africaine de 42 jours (2015 11 23) FR

Je vous ai déjà fait part de mon énervement face aux nombreux articles consacrés à AFRIQUE MEDIA TV. Il y a eu les adversaires qui disaient notre TV panafricaniste « mort née » (sic) ou « étouffée ». Alors qu’elle n’a jamais cessé d’émettre une seule minute. Pire encore les faux amis, pour qui la répression du CNC est une occasion de se faire une audience qu’ils n’ont pas sur le dos de AFRIQUE MEDIA. L’un d’eux osait même écrire « qu’il savait ce que la direction de la chaîne ne savait pas » (resic) …

En fait tous ces gens, intellectuellement malhonnête, ne savaient rien du tout et nont rien compris à ce qui se passait. Car la crise du CNC, à laquelle des « éminences institutionnelles » ont mis un terme au Cameroun, est intervenue alors que la transformation de AFRIQUE MEDIA en grande télévision internationale panafricaine était déjà en cours. Notamment la préparation des nouveaux studios de Malabo (dès avril 2014) et de Ndjamena (dès mai). L’offensive du CNC soutenu par des forces endogènes et exogènes au Cameroun, a donc été un coup d’épée dans l’eau. Il a suffit à la direction de la chaîne de commencer plus rapidement le travail dans les studios déjà ouvert au Tchad et en Guinée Equatoriale, d’où elle émet désormais.

AFRIQUE MEDIA TV : VERS « UNE CNN PANAFRICANISTE ET INTERNATIONALE » …

AMTV - AM2016 tour de Douala (2015 11 23)  FR (1)

Derrière AFRIQUE MEDIA TV il y a une ambition collective : celle de faire de notre chaîne une « CNN panafricaniste et internationale ». C’est la volonté de la Direction de la télévision. C’est aussi la mienne puisque je me suis totalement engagé pour AFRIQUE MEDIA (ce qui me vaut une répression sournoise et rampante du gouvernement atlantiste en Belgique).

Pour ceux qui mettraient en doute cette ambition et ses moyens, voici donc un reportage-photos sur les nouveaux studios d’AFRIQUE MEDIA à Douala au Cameroun : une grande Tour ultra-moderne, au design impressionnant ! Qui ouvrira dans quelques semaines …

AFRIQUE MEDIA ce sera aussi deux autres tours à Malabo et Njamena fin 2016 (les locaux actuels étant provisoires). Et l’ouverture des bureaux d’AFRIQUE MEDIA à Bruxelles, la capitale de l’Union Européenne (avec les moyens de mes réseaux) !

Ce qui est la meilleure réponse à apporter aux esprits chagrins qui jalousent AFRIQUE MEDIA. Taisez-vous Messieurs, cela vaut mieux. Avec vos fausses analyses et votre cécité vous vous êtes déjà suffisamment ridiculisés !!!

AMTV - AM2016 tour de Douala (2015 11 23)  FR (2)

AMTV - AM2016 tour de Douala (2015 11 23)  FR (3)

AMTV - AM2016 tour de Douala (2015 11 23)  FR (4)

AMTV - AM2016 tour de Douala (2015 11 23)  FR (5)

Luc MICHEL

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MES REVES SONT FAIT DE VOTRE SOUTIEN !

# LUCMICHEL. NET/

Me voici de retour à Bruxelles après une longue tournée africaine de 45 jours qui m’a conduit à Casablanca – Libreville – Malabo – Douala – Ndjamena – Addis Abeba – Bata …

18 avions et autant de jetlags. Une tournée médias et politique intense. Des dizaines de réunions. Des milliers d’entre vous sont venus me manifester avec chaleur votre soutien.

110 heures de Télévision, dont 4 éditions de mon nouveau Talkshow sur AFRIQUE MEDIA TV (un pilote à Ndjamena et 3 à Bata).

Plusieurs éditions spéciales à Ndjamena et Malabo pour EODE-TV.

 LM.NET - Tournée africaine de 42 jours (2015 11 23) FR

A Ndjamena, avec le PDG d’AFRIQUE MEDIA, nous avons réorganisé l’unité tchadienne de la TV panafricaniste et mis en activité les nouveaux locaux. J’ai aussi tenu la première AG des COMITES AFRIQUE MEDIA TCHAD avec une équipe brillante de jeunes tchadiens.

A Douala, nous avons préparé la mise en route de la nouvelle Tour d’AFRIQUE MEDIA. Et préparé la nouvelle organisation des COMITES AFRIQUE MEDIA CAMEROUN.

A Bata, en Guinée Equatoriale, le cœur du Nouveau Panafricanisme, nous étions les invités spéciaux du IIIe Congrès extraordinaire du PDGE (le Parti Démocratique de Guinée Equatoriale au pouvoir). Nous y avons assuré pour AFRIQUE MEDIA trois jours de couverture médiatique intense, matinales, talk-shows, débats.

Chaque jour nous montons en audience, en influence, en organisation. Des deux côtés de la Grande Mer, notre Mare Nostrum, qui ne sera jamais la frontière sanglante voulue par les oligarchies atlantistes criminelles de l’IOTAN et de l’UE.

Je suis l’homme d’une idée : la Justice sociale et la Cause des Peuples. Et celui d’une Organisation transnationale. Nous nous battons depuis l’aube des Années 80. Mon parcours, ma vie engagée, a commencé en 1972 avec les Palestiniens du FPLP. Votre soutien en Afrique, spectaculaire, est une étape décisive dans notre longue marche. Aujourd’hui nous bâtissons pas à pas notre grand rêve de justice avec le ciment de votre soutien !

2016 s’annonce déjà une grande année de combat en Afrique comme en Eurasie. Merci à tous et en avant …

Luc MICHEL

Photo : LM à Douala.

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