Religione Islamica e Cristiana una rilfessione

Una riflessione sulla religione Islamica e su quella Cristiana; sono davvero così diverse nei contenuti?

di Jimmie Moglia.

Sia la  islamica sia quella cristiana sono integraliste, in quanto si fondano sulla concezione patriarcale, quindi autoritaria ed indiscutibile – dell’universo e della famiglia. L’intoccabilità della patriarchia, sostenuta e propagata dalla , ha per base il misticismo che, a sua volta, si fonda sulla repressione sessuale, a cominciare dall’infanzia. Dal senso del “peccato” nasce il senso di inferiorità e quindi di soggezione alla figura mistica del padre eterno, e conseguentemente, del padre terreno e dell’autorità in generale.
E siccome “peccato” vuol dire donna, Eva che mangia la mela etc., ne consegue la suddivisione femminile in madri e prostitute. La madre perfetta è vergine (quindi il culto della “Vergine Maria”), la madre meno perfetta è una macchina riproduttiva.
Il caso estremo si verifica in certe aree dell’ dove gli organi genitali femminili vengono rimossi e cauterizzati per eliminare ogni associazione della sessualità con il piacere naturale.
Ma il concetto, sia pure attenuato dalle circostanze e dall’evoluzione storica e illuminista, rimane presente anche nel . Tutte le “altre” donne sono oggetto del piu’ bieco disprezzo, come evidente dalle perversioni sessuali, dalla pornografia al di là dell’immaginabile e da una (pervasiva) ossessione sessuale in ogni fase del vivere quotidiano. Ossessione ben rappresentata dall’associazione sesso-pubblicità e dalla commistione verbale della sessualità con la scatologia (tutto “fuck” e tutto “shit”).
L’ideologia derivante non può non favorire la reazione piu’ bieca, un fascismo che supera se stesso – quindi guerre, armi, massacri, costrizioni, disprezzo, tracotanza, disdegno, prepotenza, spudoratezza, crudeltà, arroganza, sopraffazione, ignoranza crassa, e immensurabile ipocrisia – tutto all’insegna di libertà e pornografia.
Gli esempi non si contano, ma basti pensare all’annuale “prayer breakfast” alla Casa Bianca, dove orde di politici europei si recano in viaggio di piacere a Washington, a spese del contribuente, accompagnati da mogli o amanti. E mentre queste fan la spesa, mariti e compagni si sentono la solfa presidenziale in cui “Dio benedice l’America”, l’America è “under God”, come stampato sui dollari (ma bisogna proprio essere ciechi per non vedere il simbolismo). E mentre il prete o pastore di turno legge dal “Vangelo” (sic), un marine nel Nevada schiaccia un bottone e, con un drone, manda qualche dozzina di umani a miglior vita.
Per quanto faccia ribrezzo pensarlo, i terroristi dell’ISIS o simili, sono della stessa stoffa dei padroni di Washington. Come elucidato in numerosi articoli, il Medio Oriente dell’ISIS e’ stato pianificato dai mammasantissima anglo-sionisti della cabala dominante.
Ho omesso la religione giudaica, per non scendere ancora di piu’ nel peggio, se mai fosse possibile. Perchè qui si parte da una religione razzista, che accusa di razzismo chi denuncia il razzismo della religione.

(J.M. 21.11.15)

Una diga in Brasile spazza via un intero paese di 600 abitanti, inquinamento per decenni

Fanghi tossici contenuti in una diga costruita apposta dall’uomo. Ha ceduto distruggendo tutto nel suo passaggio, le popolazioni non potranno mai più abitare quei posti. I responsabili della Samarco continuano a negare che ci sia un pericolo di tossicità, ma nel Rio Doce i pesci muoiono.

Ricardo Moraes
di Valsusa Report

La diga crolla sotto la spinta dell’enorme quantità di liquami delle estrazioni di ferro della zona. Colpito il paese di  nello stato di  in . I liquami e il fango inondano il paese di 600 abitanti, la maggioranza dei quali operai della miniera. Bento Rodrigues è a 300 chilometri a nord di Rio de Janeiro in una zona mineraria, il defluire delle acque seguendo il Rio Doce è arrivato fino all’Oceano Atlantico. Sono oltre 62 milioni di metricubi di acqua e fanghi contenenti sostanze altamente tossiche come il mercurio. La catastrofe lascia 12 morti, almeno 21 dispersi, per sempre seppelliti nella zona. Un elicottero della compagnia estrattrice ha fatto in tempo a sorvolare la zona gridando all’emergenza e oltre 500 sopravvissuti sono riusciti a scappare ma restano senza un tetto. Nella lunga corsa arrestatasi solo il 9 novembre, il fiume di fango, ha addirittura toccato, prima, Ipatinga città mineraria a 229 chilometri più a valle, e dopo Governador Valladares, a 328 chilometri di distanza. Decine di municipi hanno dovuto avviare analisi per capire se la contaminazione è passata agli acquedotti ad oggi si contano oltre 250mila persone senza acqua potabile.

“La società, di proprietà dei giganti del settore  e Bhp Billiton, ha più volte negato la tossicità del fango. Secondo gli scienziati i fanghi, che possono contenere sostanze chimiche utilizzate per ridurre le impurità del ferro, potrebbero alterare il corso dei torrenti, ridurre i livelli di ossigeno nell’acqua e diminuire la fertilità dei terreni agricoli” la dichiarazione fatta nei giorni successivi al 5 novembre, giorno dell’accaduto.

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L’intensa lavorazione di estrazione di oro e ferro, sin dalla colonizzazione portoghese, ha prodotto costruzioni di sostegno alle ditte operanti. Le dighe presenti nella regione, in questo caso la miniera di Mariana, ha visto cedere le due barriere di residui minerari appartenente alla compagnia di estrazione Samarco, la prima “Santarem” e la seconda detta la “Barragem de Fundao”. Samarco è una joint venture locale tra la anglo-australiana  e la brasiliana Vale, due tra le più importanti multinazionali minerarie al mondo. “Siamo impegnati al cento per cento nel fare il possibile per riparare il danno”, ha detto , direttore esecutivo di Bhp Australia insieme a  di Vale. La miniera di Mariana è una grande miniera a cielo aperto di 1.800 dipendenti, diversi siti di scavo da cui si estraggono circa 30 tonnellate all’anno di minerale ferroso. La miniera produce una grande quantità di reflui, che sono raccolti in invasi naturali chiusi da tre dighe successive.

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Sandra Cureau, assistente del Procuratore generale federale a Brasilia ha dichiarato che “Vale e Bhp sono state del tutto inadeguate in termini di prevenzione, dimostrando una totale mancanza di attenzione per le vittime” dopo il disastro che oggi viene dichiarato il più enorme di tutti i tempi, la Procura dello stato ha annunciato una revisione speciale sulle dighe e sugli impianti di estrazione mineraria. Pare col passare del tempo che si delinei anche una inosservanza delle norme tecniche sulle dighe, dai corrispettivi emerge che la compagnia stava intensificando la produzione di ferro, di qui il dubbio che nell’invaso andassero a finire più reflui di quanti potessero contenerne gli invasi, il calcolo tecnico darà più licidità al problema.

“La produzione mineraria è la terza industria brasiliana, e la miniera di Bento Rodrigues fa circa il 10 per cento dell’export brasiliano di ferro. Per Bhp rappresenta il 6 per cento del ferro prodotto e il 3% dei profitti del gruppo – i giornali finanziari seguono con attenzione la vicenda, beninteso dal punto di vista dei valori azionari (che scendono), e di risarcimenti: con che cifra se la caveranno le due aziende?” da Terraonline, notiziario web che ha seguito da vicino la vicenda.

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“I biologi temono ora che le sostanze tossiche immesse nel fiume possano contaminare anche la costa. La foce del Rio Doce è una zona di nidificazione delle tartarughe marine, creature in via di estinzione e particolarmente sensibili ai cambiamenti chimici dell’acqua. Tutte le specie animali presenti nell’area, terrestri e acquatiche, stanno morendo per asfissia. Per proteggere la fauna ittica è stata varata l’operazione Arca di Noè che vedrà la partecipazione di pescatori specializzati e associazioni ambientaliste per scongiurare l’estinzione delle specie che abitano il corso d’acqua” da Lifegate che ha minuziosamente valutato gli aspetti ambientali.

Un altro disastro dove il cemento e l’onnipotenza dell’uomo sulla natura creano disastri e morti, a poco servirà capire le cause, non ridaranno quei luoghi cancellati per sempre.

V.R. 21-11-15

Addio alta velocità, i treni tedeschi andranno più piano: «Inutile viaggiare a 300 all’ora, costa troppo»

http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2012-04-20/ferrovie-tedesche-treni-tav-100722.shtml?uuid=AbFF2vQF&refresh_ce=1

di Andrea Malan

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Berlino frena i treni ad alta velocità. In un’intervista al periodico «Wirtschaftswoche» il presidente delle ferrovie tedesche, Rudiger Grube, ha annunciato che la prossima generazione degli Ice – equivalenti ai TGV francesi e agli Etr 500 italiani – non viaggerà più a 300 chilometri all’ora, ma “solo” a 250. «Per la Germania la velocità di 250 chilometri all’ora è più che sufficiente – ha spiegato Grube -, tanto più che le tratte dove gli Ice possono raggiungere i 300 all’ora sono solo due: Colonia-Francoforte e Norimberga-Ingolstadt».

Costruirne di nuove costerebbe troppo. Il rallentamento da 300 a 250 della velocità massima comporta una serie di vantaggi: minor costo di produzione e di manutenzione dei treni, e minor costo di manutenzione delle linee. Grube ha inoltre ricordato che la minore velocità riduce i ritardi dovuti alle perturbazioni del traffico, e rende più facile il rispetto delle coincidenze.
Meno velocità in cambio di maggiore affidabilità, insomma. La strategia annunciata da Grube rappresenta un dietrofront rispetto a quella del suo predecessore, Hartmut Medhorn; secondo Grube, inoltre, è stata oggetto di accese discussioni all’interno della società, soprattutto con i vertici della divisione che gestisce il traffico a lunga percorrenza.
La Deutsche Bahn ha assegnato l’anno scorso alla Siemens una commessa da 6 miliardi di euro per 220 nuovi treni Ice, che dovrebbero entrare in servizio entro il 2020 in sostituzione di quelli di prima e seconda generazione e anche degli attuali convogli Intercity; la loro velocità – è già stato annunciato – sarà di 230 o 250 chilometri l’ora a seconda del tipo. Secondo «Wirtschaftswoche» anche la francese Sncf avrebbe per ora deciso di rinunciare al previsto aumento della velocità massima dei Tgv dagli attuali 300-320 kmh a 350.

Nel nostro Paese Trenitalia ha appena assegnato a Bombardier e Ansaldo Breda la commessa per i nuovi treni ad alta velocità. In quell’occasione l’amministratore delegato Mauro Moretti ha annunciato che i supertreni italiani sfrecceranno a 360 all’ora.
Ma quanto si perde davvero ad andare un po’ più piano? Nel caso del nostro Paese, per esempio, le due tratte più lunghe che i treni possono percorrere a 300 all’ora sono quelle da Tavazzano (tra Milano e Lodi) a Modena (circa 150 chilometri) e tra Roma e Napoli (poco meno di 200). Su 150 chilometri di percorso la perdita di tempo rallentando da 300 a 250 all’ora è di sei minuti, che può essere compensata in parte da una maggiore accelerazione. Tenuto conto che da Bologna a Firenze la differenza è irrisoria e che da Firenze a Roma la linea è comunque limitata a 250 all’ora, la perdita di tempo da Milano a Roma sarebbe dunque compresa tra i 5 e i 10 minuti.

SIRIA, OFFERTI ALLA RUSSIA 300 MILIARDI DI DOLLARI PER ROVESCIARE ASSAD: PUTIN “NON SIAMO LA MAFIA”

http://www.difesaonline.it/mondo-militare/siria-offerti-alla-russia-300-miliardi-di-dollari-rovesciare-assad-putin-non-siamo-la

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(di Franco Iacch)
20/10/15 

300 miliardi di dollari per rovesciare il regime di Assad offerti al presidente della Russia Vladimir Putin dal ministro della Difesa saudita Mohammad bin Salman in un incontro segreto. Ha suscitato parecchio scalpore la presunta offerta dell’Arabia Saudita avanzata all’alleato storico del presidente siriano Bashar al-Assad.

Da rilevare che la notizia non ha avuto eco in Occidente, ma ha suscitato scalpore nel Medio Oriente e principalmente in Russia, con organi di stampa ufficiali del governo costretti a smentire l’incontro. Poche ore fa anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito l’episodio come una colossale bufala.

La settimana scorsa, il quotidiano iranianoEttelaat titola in prima pagina un dialogo segreto avvenuto a Sochi, tra Vladimir Putin ed il ministro della Difesa saudita, il principe bin Salman. In quel frangente, il ministro della difesa saudita avrebbe offerto a Mosca 300 miliardi di dollari e la promessa di ulteriori investimenti nell’economia russa in cambio della fine del sostegno al governo di Assad. Per gli iraniani Putin avrebbe rifiutato l’offerta.

Maggiori dettagli emergono dalla stampa libanese. La storia è stata ripresa dal quotidiano Addiyar in un vero e proprio approfondimento che riporta anche la presunta risposta di Putin. L’ex tenente colonnello del KGB avrebbe risposto al principe: “il mio governo non è la mafia, noi non uccidiamo amici e nemici in cambio di denaro. I soldi non cambieranno i principi strategici di Mosca”. Tutte le versioni della presunta offerta sono state smentite dal Cremlino.

Sarebbe opportuno rilevare il reale fine di quegli articoli pubblicati in Iran ed in Libano, paesi dove la libertà di pensiero è fortemente influenzata e dove gli organi di stampa sono filogovernativi. La storia di quell’incontro, probabilmente creato per scopi di propaganda interna, ha raggiunto il suo scopo (almeno nei paesi dove è stata pubblicata la notizia): far passare granitica la posizione di Putin nella questione siriana e screditare l’Arabia Saudita. L’animosità verso l’Arabia Saudita è ritenuta causa della vicinanza con gli Stati Uniti (anche se un giorno questa lealtà potrebbe essere messa in discussione se venissero declassificate le 28 pagine della Joint Intelligence Inquiry, commissione che ha studiato le dinamiche e le responsabilità dell’11/9 e che potrebbero dimostrare un forte coinvolgimento di Riyad). Perché se è vero che da un lato le leggi saudite sulla segregazione dei sessi, sono un affronto ad ogni tipo di diritto umano e logica, dall’altro il paese è strettamente legato agli Stati Uniti.

I sauditi, però, fanno affari d’oro anche con Francia, Gran Bretagna e con la Russia. La smentita del Cremlino, potrebbe far parte di un perfetto gioco delle parti. Ritornando al presunto scandalo dell’offerta riportata dai media libanesi ed iraniani: raramente gli organi di stampa di questi paesi riportano delle inchieste o degli scoop, quando questi non sono allineati con il governo. Ecco, quindi, che quell’incontro tra sauditi e russi, dinanzi alla popolazione libanese ed iraniana, andava giustificato: screditando i nemici e lodando la lealtà degli alleati.

Anpi. Bufera politica e provocazioni

http://www.valsusanotizie.it/2015/11/18/anpi-bufera-politica-e-provocazioni/

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Il quotidiano torinese si fa portavoce di una strumentalizzazione politica da cui emerge con chiarezza lo scontro interno sull’interpretazione dei valori su cui si fonda l’Associazione e sulla autonomia dal partito di riferimento “storico”. L’Anpi ha ormai due anime, quella commemorativa e quella militante e il Pd è disposto a tutto per mantenerne il controllo emarginando la seconda. In coda i comunicati stampa.

Inserito il 18 novembre 2015

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di Fabrizio Salmoni

L’ultima polemica è stata innescata da un provocatorio articolo su La Stampa del 12 Novembre ispirato da due associati legati al Partito Democratico, Lorenzo Simonetti, presidente della sezione Anpi Martinetto, e il novantenne ex partigiano Palmiro Gonzato, che hanno voluto attaccare impropriamente quella componente che più si sente coinvolta dalle istanze delle lotte sociali, in particolare nel torinese dalla resistenza al Tav. I due hanno parlato di “derive No Tav” e di simpatie antagoniste di alcune sezioni territoriali.

All’operazione si è subito prestata la redazione cronaca del quotidiano dove è noto che si annida da anni una presenza neofascista denunciata nel 2013 proprio da quelle sezioni messe sotto accusa. Che convergenze!

A fronte della veemenza dell’iniziativa estemporanea dei due, il presidente provinciale Ezio Montalenti è stato costretto a smentirli a stretto giro di proteste con un comunicato che, pur non negando i termini dello scontro politico in atto, “condanna l’operato di quanti hanno rilasciato liberamenmte informazioni tendenziose” dando cosi il ben servito ai due fringuelli e cercando lo stop temporaneo delle esternazioni pubbliche.

In un primo tempo, la tempistica e la durezza nei termini della polemica sembravano suggerire che non fosse estranea la rottura politica tra Pd e Sel nella prospettiva delle prossime amministrative. E’ stata infatti la vicenda dell’occupazione e del recente sgombero della caserma di via Asti, che dava rifugio a diverse famiglie di occupanti gestite dall’Associazione Terra del Fuoco vicina al consigliere comunale Sel Michele Curto, a dar fuoco alle polveri, con il coinvolgimento della vicepresidente Anpi Chiara Acciarini che a sua volta ribatteva:”La militarizzazione della valle (di Susa, ndr) è un problema di democrazia e per questo ci riguarda“.

Anpi

Ma la vera questione è decisamente più lacerante e riguarda apertamente il ruolo dell’Anpi nell’attualità, l’interpretazione dei valori di riferimento e il rapporto con le lotte sociali. Rapporto che le sezioni messe sotto accusa interpretano secondo criteri attuali. Nel successivo comunicato della sezione di Bussoleno-Chianocco-Foresto in cui milita l’icona partigiana Ugo Berga, garibaldino, si legge: “Che si parli di devastazione ambientale, diritto alla casa, diritto alla salute, diritto a una vera “buona scuola”, noi, come tanti altri, abbiamo deciso di non girarci dall’altra parte… E’ un dovere, se non un obbligo, per noi stare a fianco di chi ha deciso di ribellarsi a uno Stato che giorno dopo giorno sta conducendo i suoi cittadini sull’orlo del baratro.Inoltre, essendo valsusini, non possiamo tirarci indietro da sostenere e appoggiare il Movimento No Tav“. E si accusa poco velatamente il Pd di volersi impadronire dell’associazione per controllarla.

A ruota, la sezione Anpi di Chivasso rilancia l’accusa al Pd: ” Strumentalizzare l’ANPI in funzione elettorale o d’interesse partitico o personale è scorretto e ne prendiamo le distanze“.

 L’Anpi non è un partito: se ne facciano tutti una ragione” ribadisce la sezione di Grugliasco e continua: “ Di temi scomodi o non graditi al partito, nell’ANPI non si può parlare, ponendo divieti e trasferendo sul piano regolamentare l’espressione del dissenso… ci si limita a vuote enunciazioni di principio, intrise di retorica, lontane dalla realtà quotidiana, fatta di precarietà, sfruttamento e disgregazione sociale, che le persone vivono sulla propria pelle… C’è chi vorrebbe fare dell’ANPI un “museo”, ovvero un’associazione statica che si limita a portare fiori alle lapidi e a fare belle le istituzioni il 25 aprile…. Insomma, un’ANPI priva di un’anima politica e di una coscienza propria, relegata a semplice macchina commemorativa”  e a proposito del Tav ricorda un documento del direttivo provinciale approvato all’unanimità nel 2011 secondo cui  “l’ANPI ritiene di dovere affermare che gli investimenti pubblici debbano essere realizzati con il reale coinvolgimento delle popolazioni e delle Istituzioni locali in un confronto dialettico che percorra ed esamini tutte le possibili opzioni, nel rispetto dell’art. 41 della Costituzione che ricorda come la libera iniziativa privata non possa svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo di recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.” e poi va al nocciolo:” Rivendichiamo con fermezza e determinazione la continuità tra i valori della Resistenza al nazifascismo…con le lotte attualmente in corso per la difesa e l’estensione dei diritti sui temi del lavoro, della scuola, della sanità, della cultura, dell’ambiente, della pratica della democrazia e della sovranità popolare; contestualmente rivendichiamo la mobilitazione permanente dell’ANPI in queste lotte con il nostro ruolo e la nostra specificità. L’ANPI deve diventare sempre di più un’associazione presente nelle lotte sociali per i diritti di oggi, per il concreto raggiungimento di una società in cui siano attuati, non solo enunciati, i diritti sanciti dalla Costituzione. Non accetteremo censure o divieti solo perché qualche dirigente, legato al partito, considera la nostra azione fastidiosa e vuole costringerci al silenzio, su mandato del partito”Più chiaro di cosi…

Sulla funzione che l’Anpi deve svolgere nella società interviene la sezione Giaveno-Valsangone, inizialmente estranea alla polemica sostenendo che “l’Anpi non può limitarsi solo alla custodia della memoria resistenziale, ma anche ad attiva azione di contrasto ad ogni moderno fascismo, si presenti come attacco alla nostra Costituzione…, si presenti come precarizzazione e perdita dei diritti dei lavoratori, si presenti come intolleranza xenofoba e naturalmente si presenti come imposizione di qualsivoglia opera inutile ad una popolazione che difende il proprio territorio.”

Insomma, la sortita dei due Pdem appoggiata da La Stampa porta alla luce quella che da anni è ormai la questione principale: c’è una nuova base giovane che sta prendendo spazi nell’Anpi e che rivendica una continuità di valori tra la Resistenza storica e le lotte sociali di oggi e c’è un apparato dell’associazione che per appartenenze viscerali e abitudini consolidate si sente ancora rappresentato da un partito che si spaccia per erede della loro tradizione ma che in realtà non lo è più. E’ un partito che poco ha ancora a che fare con la storia della Resistenza, che governa con un partito di destra, che alimenta il proprio sistema di potere con la corruzione e con i soldi delle grandi opere, che vuole mantenere il controllo politico anche sull’Anpi facendo leva sulla memoria resistenziale di quei pochi che rimangono e sulla loro fideistica fedeltà al passato. Un controllo che  – dietro le quinte si dice – passa anche con minacce e aggressioni fisiche mal trattenute, con l’infiltrazione di personale di partito nei direttivi locali, con atti di diffamazione politica come quello di questi giorni. Ma i tempi cambiano – anche se lentamente – e la resa dei conti è probabilmente solo rinviata. In questo senso, la polemica attuale è rivelatrice e istruttiva. (F.S. 17.11.2015)

I Comunicati

 Comunicato della presidenza provinciale

La Resistenza è una cosa seria Anche l’antifascismo lo deve essere

In riferimento all’articolo uscito su La Stampa giovedì 12 novembre, si ricorda alle compagne e ai compagni che il confronto sul ruolo dell’ANPI e sulla sua identità è scontato in una associazione viva e attiva; nello stesso tempo va tenuto presente che ci sono gli spazi democratici nelle istanze della stessa associazione per tale confronto come per altro avviene. Il congresso già convocato avrà al centro la definizione di attività e obiettivi su cui e per cui impegnarsi. In questo momento è dovere di tutti operare per la riuscita delle manifestazioni che culminano sabato 14 con il Convegno sulle donne nella Resistenza, che chiude un triennio di intensa presenza dell’ANPI nell’approfondire la Lotta di Liberazione, come memoria attiva e critica con cui orientarsi nel presente. Pertanto il presidente provinciale Ezio Montalenti, condanna l’operato di quanti hanno rilasciato liberamenmte informazioni tendenziose, senza porsi il giudizio dell’immagine dell’opinione pubblica che può farsi della nostra associazione.

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Sezione Anpi di Bussoleno, Chianocco e Foresto

Apprendiamo con rabbia e sgomento che su “La Stampa”, quotidiano tristemente noto per le numerose bugie che propina ai suoi lettori, oggi, è stato pubblicato un articolo in cui vengono apertamente attaccate alcune sezioni dell’Anpi valsusine e torinesi da tempo impegnate a portare all’interno dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia le istanze del movimento che da anni in Valsusa si oppone al treno ad alta velocità Torino- Lione.

La presidenza provinciale dell’Anpi sembra essere molto preoccupata per le spaccature che negli ultimi tempi stanno nascendo all’interno dell’associazione perché, la scelta di “un gruppetto di persone che non rispecchiano più i valori per cui abbiamo lottato e che hanno manifestato apertamente la propria vicinanza al Movimento No Tav e ai centri sociali” getta nell’imbarazzo la più parte dei membri del provinciale. Questo imbarazzo “si rivolge verso quelle sezioni come Grugliasco e Bussoleno, ma anche le torinesi Borgo Vittoria, Lingotto e Nizza Millefonti, guidate dai più giovani, che non nascondono il loro appoggio alle frange antagoniste. Oppure condividono l’occupazione dell’ex caserma di via Asti”.

Come sezione Anpi di Bussoleno – Foresto – Chianocco non possiamo esimerci da dare una risposta e un segno forte e chiaro a queste dichiarazioni. Da anni ormai, insieme a tanti iscritti, ci battiamo contro la nascita e il propagarsi di gruppuscoli neofascisti e ci schieriamo con chi, quotidianamente, porta avanti lotte sacrosante e giuste.

Che si parli di devastazione ambientale, diritto alla casa, diritto alla salute, diritto a una vera “buona scuola”, noi, come tanti altri, abbiamo deciso di non girarci dall’altra parte. Questo è quello che, più di settant’anni fa, hanno fatto i nostri nonni e i nostri padri. Loro non hanno voltato le spalle. Sono saliti sulle montagne e hanno deciso di resistere e di opporsi al regime nazifascista in nome di ideali quali libertà, uguaglianza e voglia di un mondo migliore.

E’ proprio questo che deve fare l’Anpi al giorno d’oggi. E’ un dovere, se non un obbligo, per noi stare a fianco di chi ha deciso di ribellarsi a uno Stato che giorno dopo giorno sta conducendo i suoi cittadini sull’orlo del baratro.

Inoltre, essendo valsusini, non possiamo tirarci indietro da sostenere e appoggiare il Movimento No Tav, dunque di partecipare in modo attivo a tutto ciò che gira intorno a questa lotta ormai ventennale.

Non accettiamo, infine, che l’Anpi possa diventare una cosa diversa da quella che deve essere. Guardiamo con preoccupazione la situazione di questa associazione in cui ormai la parola “apartitico” sembra essere stata dimenticata e in cui la volontà di alcuni membri sembra essere più che chiara. L’Anpi deve essere apartitica e dunque estranea a “giochetti” legati a egemonie di partito al suo interno.

Concludiamo dicendo che mai volteremo le spalle. Mai ci gireremo dall’altra parte. Mai dimenticheremo ciò per cui sono morti i nostri partigiani. Mai ci piegheremo a decisioni prese sulle nostre teste da chi non ne ha diritto.

Oggi più che mai sono attuali la parole scritte da Antonio Gramsci nel 1917 :

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.  […] Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

Sez Anpi Bussoleno- Foresto – Chianocco

12 Novembre 2015

L’ANPI non va strumentalizzata

In riferimento all’articolo apparso oggi (12/11/2015) a pag, 43 del quotidiano La Stampa, la sezione Anpi “Boris Bradac” di Chivasso ritiene doveroso fare alcune precisazioni:

  1. Sulle grandi opere, il documento congressuale dell’Anpi del 2011 afferma che: “Pur non entrando nel merito degli aspetti specifici relativi alla progettualità delle opere, l’ANPI ritiene di dovere affermare che gli investimenti pubblici debbano essere realizzati con il reale coinvolgimento delle popolazioni e delle Istituzioni locali in un confronto dialettico che percorra ed esamini tutte le possibili opzioni, nel rispetto dell’art. 41 della Costituzione che ricorda come la libera iniziativa privata non possa svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo di recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”
  2. L’ANPI si è aperta alle generazioni successive a quella della Resistenza e sta vivendo, anche se con qualche difficoltà, un cambiamento generazionale e organizzativo ad ogni livello.
  3. Eventuali dibattiti e discordie andrebbero approfondite e discusse all’interno dell’Associazione, è scorretto portarle fuori, (fa parte delle “regole non scritte”).
  4. I presidenti di sezione citati nell’articolo hanno espresso pareri personali e non rappresentano quanto espresso dal Provinciale.
  5. Tutte le Sezioni sono autorevoli, non esistono Sezioni che valgono meno di altre, si ritiene non corretto compilare liste di buoni e cattivi, se così fosse saremo stati citati in quelle “cattive”.
  6. La dimissionaria vicepresidente Chiara Acciarini ha seguito attivamente la Commissione istruzione e Ricerca dal Congresso del 2011 ad oggi svolgendo innumerevoli iniziative, coordinando molti laboratori nelle scuole e incontrando migliaia di studenti; non può essere accusata di aver strumentalizzato l’ANPI, al contrario ha favorito aggregazione e saldatura generazionale.
  7. Sulla questione di Via Asti l’ANPI ha inviato un osservatore all’interno del Comitato e vi sono state diverse presenze dell’ANPI alla Festa di settembre con testimonianze partigiane e dibattiti.
  8. Strumentalizzare l’ANPI in funzione elettorale o d’interesse partitico o personale è scorretto e ne prendiamo le distanze.

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Comunicato Sezione ANPI Grugliasco

L’ANPI non è un partito: se ne facciano tutti una ragione

Apprendiamo dal quotidiano La Stampa di giovedì 12 novembre 2015 a pagina 43 che nuovamente siamo stati oggetto di attacco politico-mediatico, questa volta unitamente ad altre Sezioni ANPI (Nizza-Lingotto, Bussoleno e 5° Circoscrizione), definite “imbarazzanti” perché “non rispecchiano più i valori per cui hanno lottato i Partigiani” e che “avallano la violenza NO TAV contro le forze dell’ordine”, una vera e propria “deriva” in corso ormai da anni e portata avanti in particolare “dalle Sezioni guidate dai giovani”. A questo articolo è seguita la smentita del Presidente Provinciale Ezio Montalenti che in una nota specifica che tali accuse sono state portate esclusivamente a titolo personale, non a nome dell’associazione: “il Presidente condanna l’operato di quanti hanno rilasciato liberamente informazioni tendenziose”. Persiste all’interno dell’Associazione un diffuso e pesante clima di mistificazione della realtà, che viene costruita artificiosamente in base a precisi interessi funzionali al consenso del partito dominante: di temi scomodi o non graditi al partito, nell’ANPI non se ne può parlare, ponendo divieti e trasferendo sul piano regolamentare l’espressione del dissenso e il dibattito politico, anche conflittuale. Quando se ne parla non si può poi agire concretamente, perché ci si limita a vuote enunciazioni di principio, intrise di retorica, lontane dalla realtà quotidiana, fatta di precarietà, sfruttamento e disgregazione sociale, che le persone vivono sulla propria pelle. Abbiamo segnalato pubblicamente più volte, nel corso degli anni, la deriva autoritaria dell’ANPI tentata da coloro che strumentalizzano l’Associazione per portarla all’attendismo, all’immobilismo e al servile obiettivo di consenso, considerandola un serbatoio di voti per il proprio partito: noi rifiutiamo queste pratiche e ne abbiamo sempre preso le distanze. C’è chi vorrebbe fare dell’ANPI un “museo”, ovvero un’associazione statica che si limita a portare fiori alle lapidi e a fare belle le istituzioni il 25 aprile con una ventata di gioventù. Insomma, un’ANPI priva di un’anima politica e di una coscienza propria, relegata a semplice macchina commemorativa. A Grugliasco abbiamo affrontato e allontanato questo pericolo. La nostra attività è coerente e in linea con quanto enunciato nel documento politico, approvato all’unanimità dal 15° Congresso provinciale ANPI di Torino del 2011: “l’ANPI ritiene di dovere affermare che gli investimenti pubblici debbano essere realizzati con il reale coinvolgimento delle popolazioni e delle Istituzioni locali in un confronto dialettico che percorra ed esamini tutte le possibili opzioni, nel rispetto dell’art. 41 della Costituzione che ricorda come la libera iniziativa privata non possa svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo di recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.” Recentemente questa posizione è stata sostenuta anche nella sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli. Rivendichiamo con fermezza e determinazione la continuità tra i valori della Resistenza al nazifascismo, che ha portato alla conquista della Costituzione e alla democrazia, con le lotte attualmente in corso per la difesa e l’estensione dei diritti sui temi del lavoro, della scuola, della sanità, della cultura, dell’ambiente, della pratica della democrazia e della sovranità popolare; contestualmente rivendichiamo la mobilitazione permanente dell’ANPI in queste lotte con il nostro ruolo e la nostra specificità. L’ANPI deve diventare sempre di più un’associazione presente nelle lotte sociali per i diritti di oggi, per il concreto raggiungimento di una società in cui siano attuati, non solo enunciati, i diritti sanciti dalla Costituzione. Non accetteremo censure o divieti solo perché qualche dirigente, legato al partito, considera la nostra azione fastidiosa e vuole costringerci al silenzio, su mandato del partito. Appare ormai chiaro che esistono diversi modi di vivere e interpretare l’ANPI, sarebbe interessante finalmente aprire un dibattito serio e documentato sull’impetuoso rinnovamento che sta vivendo la nostra Associazione, accettandolo quale evento presente: noi siamo il presente, non solo il futuro, e come sempre siamo aperti al confronto.

Comunicato Sezione ANPI Giaveno-Val Sangone

Per quanto riguarda la funzione che l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia debba svolgere nella società contemporanea riteniamo che questa non può limitarsi solo alla custodia della memoria resistenziale, ma anche ad attiva azione di contrasto ad ogni moderno fascismo, si presenti come attacco alla nostra Costituzione, nata dalla Lotta di Liberazione Nazionale, si presenti come precarizzazione e perdita dei diritti dei Lavoratori, si presenti come intolleranza xenofoba e naturalmente si presenti come imposizione di qualsivoglia opera inutile ad una popolazione che difende il proprio territorio. Rimane ferma la nostra condanna ad ogni violenza e la necessità di mantenere l’indipendenza dell’ANPI da ogni partito o movimento politico.

Finlandia: il parlamento discute sull’euro exit

In Finlandia il parlamento discuterà la possibilità dell’uscita dall’euro a seguito dei disastrosi risultati economici ottenuti con la moneta unica.

Il prossimo anni il parlamento finlandese discuterà sull’uscita dall’. Per la prima volta il problema della moneta unica – povertà diffusa entrerà nelle aule parlamentari di un paese  in modo ufficiale !

La , in preda ad una crisi economica  quasi di tipo mediterraneo, con una crescita , o meglio decrescita,  piuttosto sensibile

finland gdp

Qui confrontiamo il terzo trimestre della Finlandia con quello degli altri paesi della UE

finland gdp quarter

Ora i disillusi finlandesi, molto empiricamente, non hanno avvertito tutti i vantaggi della moneta unica e quindi hanno raccolto rapidamente 50 mila firme  necessarie per presentare un progetto di legge di uscita, da discutere obbligatoriamente entro il 2016.

Gli economisti  finlandesi euroscettici fanno notare che dal 2008 la Svezia, con moneta propria,è cresciuta dell’otto %, mentre la Finlandia è calata del 6% nel proprio PIL.

SVEZIA - FINLANDIA

Il pensatoio Eurothinktank ha valutato che il costo di 20 miliardi per l’uscita sarebbe rapidamente recuperabile con una crescita più elevata.

La maggioranza dei finlandesi è ancora favorevole alla permanenza nell’euro, ma la percentuale è in rapida decrescita.

di Fabio Lugano per Scenarieconomici.