La guerra atomica possibile?, quel che resta di sicuro è l’inquinamento nucleare

Prove tecniche di guerra atomica, una volta l’enorme sproporzione del potenziale atomico faceva pensare alle bombe nucleari come deterrente. Oggi le hanno ridotte, piccoli potenziali per grossi danni d’inquinamento, a volte forse anche voluti.

di Valsusa Report

C’era una regola nella prima guerra mondiale, fare più feriti possibili, serviva ad indebolire, impegnando le risorse del nemico. Non solo, sul campo, una potenza di fuoco superiore metteva paura all’avversario che rompeva le file scappando, l’artiglieria era fondamentale. Nella seconda guerra mondiale, per parlare delle guerre più conosciute, a quelli che prima erano ricoveri costruiti con pali di legno, si pensa alla sostituzione con la fortificazione dei bunker di cemento armato, ed allora l’aviazione e i paracadutisti oltre le linee nemiche riuscirono ancora a cambiare le sicurezze delle linee del fronte. Di lì la guerra divenne più veloce, più distante e più elettronica fino ad oggi con l’arrivo dei droni, l’evoluzione per aria, terra e mare dei robot pilotati combattenti senza paura è l’era nuova del combattimento.

bunker-1 trincee-1 Bunker_Vardoe

bunker (2)

Il Muos americano di Niscemi fa parte della rete di tre zone con parabole per la guida di questi robot in tutto il mondo. Un problema per l’avversario, che non si è lasciato sfuggire la progettazione della soluzione. Ed ecco che per distruggere un’intera base, il concetto di potenza di fuoco atomica non serve più per far spaventare e fuggire il nemico, serve che lì il nemico non riesca più a metterci piede. Le bombe tattiche, o per una base a bordo costa, anche un siluro, forse sono il migliore scopo. I russi sembra che se lo siano fatto sfuggire, durante una riunione lo sbadato generale svela un siluro con testata nucleare, una velocità di 105 km/h ed una portata massima di 10.000 chilometri (più di 6200 miglia) che sarà in grado di bypassare il sistema di difesa della NATO.

sommergibile-oscar3-3 sommergibile-oscar3-2 DD-ST-86-06683

 “Ocean Multipurpose System: Status-6” il nome del progetto nella riunione che serviva a capire le contromisure da adottare in uno ipotetico scontro con la NATO e gli . Un missile che è un vero e proprio drone sottomarino lanciato da sommergibili a propulsione nucleare di ultima generazione russi, sono superiori agli Oscar II. I siluri possono “provocare danni inaccettabili, contaminando vaste zone costiere nemiche rendendole completamente senza vita per lunghi periodi di tempo”, e addio Muos e popolazioni limitrofe se fosse necessario. Sarà pronto nel 2019.

Sull’altro versante chi si sta aggiudicando la corsa all’armamento micro atomico sono gli americani, pronti per il 2018 con l’upgrade del materiale bellico nucleare a caduta libera, in Europa le B61. Le nuove bombe nucleari saranno pilotate, in gergo “intelligenti”. La nuova versione B61-12, avrà una precisione di 30 metri dall’obiettivo, più piccola come materiale esplodente, ha una testata da 50 kilotoni, in un raggio di 30-68 metri, polverizza ogni tipo di bunker fortificato. Quindi un lancio da aereo, un percorso pilotato e una precisione migliore farà si che l’uso diventi intensivo.

bomba atomica (2)

L’inquinamento nucleare radioattivo di questi ordigni sarà devastante e durerà migliaia di anni. Le basi italiane di Ghedi ed Aviano dovrebbero ospitare complessivamente dalle 30 alle 50 bombe nucleari B61-12. Le sei basi della NATO in Belgio a Kleine Brogel, la Germania a Buchel, i Paesi Bassi a Volkel e la Turchia a Incirlik, un totale hanno circa 180 bombe nucleari americane B61 Mod-3,-4,-7,-10.

Un arsenale che avrà bisogno di rifornirsi, da entrambe le parti, adeguatamente, nel caso di guerra diretta. Forse ora si spiega anche la corsa degli stati Europei, e non, alla costruzione di centrali nucleari, utili a generare scorie radioattive e a mantenere materiali utili alla guerra. Chi fornirà più materiale diventerà ricco, una guerra da qualche parte ci sarà!. Non sappiamo però, se le grandi opere di costruzione, dei cosiddetti Depositi Nazionali, (che in Europa sono già avviati e che l’Italia si accinge a promuovere), servano a questo, di certo e pare, dalle inchieste dei magistrati, che gli ultimi personaggi che si aggirano nei ministeri, pare, non facciano niente per niente. Quindi una bombetta atomica a ognuno e  per tutti, soldi pubblici ai soliti noti.

esplosione nucleareV.R. 14.11.15

La Francia bombarda Raqqa, la roccaforte dell’Isis. 30 raid in poche ore

15 NOV 2015
 
 

​Una pioggia di fuoco su Raqqa, la ‘capitale’ dello Stato islamico in Siria: lo riferiscono gli attivisti anti-Isis nella città. “Almeno 30 i raid aerei che si sono intensificati in serata“. 

L’energia elettrica è saltata. Gli attentatori di Parigi sono stati addestrati a Raqqa. 

Gli Stati Uniti stanno fornendo alla Francia dati di intelligence per i raid in Siria: lo scrive il Wall Street Journal. Intanto, gli attivisti anti-Isis di Raqqa, teatro di oltre 30 raid in poche ore, confermano che la gran parte dei punti strategici dello Stato islamico “sono stati bombardati“. 

La Francia ha centrato il centro di comando dell’Isis nella capitale siriana del gruppo, con raid che hanno impegnato 10 jet. Lo ha detto il Ministro della Difesa. Colpito anche il centro di addestramento e un altro per il reclutamento.

Fonte: ANSA

La popolazione mondiale è preoccupata, che sia l’inizio di ciò che tutti non vorrebbero mai? I fatti che stanno succedendo in questi giorni non possono passare inosservati e la gente è preoccupata. 

Sul web la preoccupazione per l’inizio di una nuova guerra mondiale è forte, e nonostante molti condividano questo bombardamento, sperano in un mondo di pace in cui tutto si concluda senza armi.

Gli Usa vogliono distruggere l’ISIS ma si oppongono a tutte le forze che lo stanno combattendo sul campo. Noam Chomsky

Gli Usa vogliono distruggere l'ISIS ma si oppongono a tutte le forze che lo stanno combattendo sul campo. Noam Chomsky

Washington e i suoi alleati sono responsabili della nascita del gruppo

L’Iraq ha lanciato una nuova operazione militare per riconquistare la città di Tikrit con il sostegno di unità della Guardia della Rivoluzione iraniana. La città è controllata delle milizie dello Stato islamico dallo scorso giugno.L’offensiva si presenta mentre l’esercito iracheno si prepara per una grande operazione sostenuta dagli Stati Uniti per riprendere Mosul nelle prossime settimane.

L’ISIS “nasce dalla decisione americana di voler colpire una società molto vulnerabile, suscitando conflitti settari che non esistevano”, sostiene Noam Chomsky, professore emerito del Massachusetts Institute of Technology, intervistato da DemocracyNow“E ‘difficile capire come l’Iraq possa anche solo essere tenuto insieme a questo punto. E’ stato devastato dalle sanzioni americane, la guerra, le atrocità che sono seguite ad essa.

Alla domanda riguardo l’efficacia della strategia degli Stati Uniti, costretti dai loro legami con l’Arabia Saudita e dal rifiuto di impegnarsi con l’Iran e gruppi come Hezbollah, che sono efficaci nel combattere l’ISIS, Chomsky riprende la definizione data da Patrick Cockburn alla strategia americana, descrivendola come “la strategia di Alice nel paese delle Meraviglie”. Gli Stati Uniti vogliono distruggere ISIS , ma si oppongono a tutte le forze che stanno combattendo l’ISIS . Così, lo stato principale che è contrario all’ISIS è l’Iran. Essi sostengono il governo iracheno, il governo sciita. Ma l’Iran è, si sa, nella lista dei nemici degli Stati Uniti. Probabilmente le principali forze di terra che combattono l’ISIS sono il PKK e i suoi alleati, che sono sulla lista dei terroristi degli Stati Uniti. Questo sia in Iraq e in Siria. L’Arabia Saudita, il nostro principale alleato insieme ad Israele, è stata per lungo tempo il finanziatore principale dell’ISIS e gruppi simili, non necessariamente il governo; ricchi sauditi non sono solo i finanziatori, ma anche la sorgente ideologica. L’Arabia Saudita è dominata da una versione estremista fondamentalista dell’Islam: la dottrina wahhabita. E l’ISIS è un ramo estremista della dottrina wahhabita. L’Arabia Saudita è uno stato missionario. Fonda scuole, moschee per diffondere la sua versione radicale dell’Islam. Ed è un alleato degli Usa. I nostri nemici sono quelli che combattono l’ISIS.

L’ISIS è una mostruosità, prosegue Chomsky. Non c’è molto dubbio. Ma non è venuto dal nulla. E’ il risultato ottenuto dagli Stati Uniti, di aver colpito una società molto vulnerabile, suscitando conflitti settari che non esistevano. Sono diventati molto violenti. La violenza degli Stati Uniti ha fatto peggio. Siamo tutti a conoscenza dei crimini. Da questo è venuto un sacco di violenza, forze assassine. L’ISIS è una di queste. Ma le milizie sciite non sono poi così diverse. Quando diciamo “l’esercito iracheno sta attaccando”, probabilmente chi combatte sono e milizie sciite con l’esercito iracheno sulle retrovie. Voglio dire, il modo in cui l’esercito iracheno è crollato è un fatto militare stupefacente. Si tratta di un esercito di, credo, 350.000 soldati, pesantemente armati dagli Stati Uniti e addestrati dagli Stati Uniti per 10 anni.  

I francesi si preparavano alla guerra. Già da prima dell’attentato.

http://www.byoblu.com/post/minipost/i-francesi-si-preparavano-alla-guerra-gia-da-prima-dellattentato

Pubblicato 16 novembre 2015 – 0.58 – 

guerra-isis
di Angelo Mandaglio

Il futuro che i potenti del mondo stanno preparando per noi e per le nuove generazioni è la guerra permanente contro un nemico invisibile, che pertanto non siamo capaci di riconoscere.

Il mondo è sotto shock per un attacco di una ferocia e vigliaccheria tali da non lasciare spazio a giustificazioni o attenuanti ma, sull’onda delle emozioni, le masse vengono sospinte a ingaggiarsi in un conflitto aperto, senza la lucidità necessaria per fare le considerazioni più semplici e razionali.

Così Holland, Renzi, la Merkel e forse anche Cameron potranno passare dalle parole ai fatti: dichiareranno guerra all’Isis (al termine “guerra” ha fatto riferimento per primo Hollande, non a caso) e coinvolgeranno la NATO in una nuova missione antiterrorismo. I pacifisti non sono un problema: spariranno nel mare di indignazione non appena l’Isis (che rivendicherà, grazie alla solita Rita Katz, tutti gli attentati) colpirà nei luoghi dove lo scetticismo dovesse superare il livello di ininfluenza.

Ci abitueremo a convivere con situazioni peggiori di questa e molti dei nostri giovani saranno mandati al fronte a morire, per mano di un nemico molto ben armato (con armi sofisticate come i lanciarazzi anticarro TOW made in USA) e avvezzo a combattere nel proprio territorio. Ma sia chiaro: chi vi parla non è un pacifista, uno di quelli che vogliono mettere i fiori dentro ai cannoni o sulle lame dei taglia gole. Cerco solo di attenermi ai fatti.

I terroristi, stando alle rivendicazioni dell’Isis divulgate oggi, avrebbero colpito lo stato che più di tutti è impegnato nella “Crociata contro i fratelli musulmani”. Ma è davvero così? Guardiamo ai risultati militari. In prima linea contro il terrorismo, nei fatti, ci sono Russia, Iran, Lealisti Siriani, Hezbollah libanesi e curdi, tutti nemici della NATO, tutti sottoposti alle nostre sanzioni quando non direttamente esposti alle nostre bombe, come nel caso dei curdi (la Turchia è un paese Nato). La rivendicazione dell’Isis è poi ancora più inattendibile alla luce dei progressi militari ottenuti dalla coalizione dei “Sanzionati”, che lottano contro i terroristi e che proprio nell’ultima settimana hanno conquistato la base aerea di Kuweires (importantissimo punto strategico) e le città diBanes, Rams Sahjir, Tal Hadya, Tel Eis, Al Barkum, Icarda, Tali-Bajir, Al-Hader e Al-Eis, mettendo in seria difficoltà l’esercito del califfo, mentre i “bombardamenti spot” dei francesi non hanno ottenuto alcun risultato militare.

Intanto, è notizia del 13 novembre scorso, alle cinque del pomeriggio, che la portaerei Charles de Gaulle, appartenente alla flotta francese, salperà il prossimo 18 novembre. Questo significa che le idee i francesi le avevano già chiare da prima degli attentati.

Parliamo ora della potenza militare dell’ISIS: in teoria è nulla. Lo stato islamico – si dice – è circondato da nemici ed è quindi sotto assedio. Ma se fosse vero, non avrebbero potuto reggere per più di due settimane. Invece hanno combattuto su almeno due fronti, estesissimi, per almeno due anni senza subire sconfitte. Fino all’intervento dei russi e della loro coalizione di “Sanzionati” (leggi:Il petrolio dell’ISIS, una bufala che si smonta con i conti“). Certo, forse il fatto che gli USA continuino a lanciare aiuti militari ad un’armata fantasma di presunti ribelli che combattono contro “la tirannia di Assad” aiuta, dato che poi sono le stesse armi che ritroviamo miracolosamente in mano all’ISIS.

La guerra all’ISIS, comunque, si farà, e sarà una guerra che non vinceranno i missili teleguidati o i bombardamenti assistiti dai Droni, no: stavolta dovremo sporcarci gli scarponi nella sabbia, e sul campo di battagliaperderemo molti dei nostri ragazzi. Per questo, se non potremo sceglierci il nemico, visto che ci è già stato spiegato chi è, dovremmo almeno fare attenzione a sceglierci gli alleati, prima di accorgerci che invece di giocare per vincere, magari spingono per mantenere le cose in uno stato di guerra permanente.

La verità sulla guerra in Ucraina censurata perche l’Italia è schiava degli Stati Uniti

11:25 20.09.2015(aggiornato 16:04 05.10.2015) URL abbreviato

In Italia e recentemente uscito il libro di Max Bonelli “Antimaidan – i motivi del genocidio del popolo dell’Est Ucraina”. Il tema del volume e la cronistoria della rivolta dell’Euromaidan nell’inverno 2013-2014 a Kiev e la successiva contro-rivolta nelle regioni del sud-est del paese, che ha portato alla guerra nel Donbass.

 

Vengono riportati la descrizione degli avvenimenti da parte dei principali media italiani e, in parallelo, il punto di vista di diversi attori: un italiano all’estero il cui legame sentimentale lo fa interessare alle vicende ucraine fino a coinvolgerlo completamente; la sua compagna abitante di Donetsk la cui vita viene stravolta dalla guerra civile; i cittadini russofoni del Sud-Est Ucraina vittime della repressione. Nello svolgersi del libro, con il precipitare degli eventi storici, si delineano le conseguenze morali e materiali sui singoli personaggi, inseriti nella descrizione geopolitica degli avvenimenti e delle cause che li originano.

 Max Bonelli che ha appena tornato da Donetsk e Lugansk, parla a Sputnik-Italia del suo libro e del suo ultimo viaggio nelle regioni del sud-est ucraino.

— Che cosa l’ha ispirata a scrivere questo libro?

— Ho deciso di scrivere questo libro la notte del 2 maggio nel 2014 dopo che ho visto un video che avevano postato i nazisti ucraini sulla strage che avevano fatto a Odessa. Un video compromettente che sono riuscito a salvare privatamente perché dopo un paio di giorni è stato cancellato e negato l’accesso a Youtube. Quindi, sentivo che dovevo fare qualche cosa. Le strage simili di carattere nazista le abbiamo visto tante volte nei film e documentari sulla seconda guerra mondiale. Pero adesso, negli anni 2000, questo tipo di comportamento è proprio inaccettabile e mi ha spinto a iniziare a scrivere questo libro. La motivazione è aumentata nel momento in cui vedevo tutto questo evento così inumano e grave, che senza ombra di dubbio, veniva censurato dai media italiani e da quelli europei in generale.  

Victoria Nuland sfama i manifestanti del Maidan di Kiev nell'inverno 2014
Victoria Nuland “sfama” i manifestanti del Maidan di Kiev nell’inverno 2014

— Come definirebbe messaggio principale di questo volume?

—  Volevo appunto far vedere con questo libro che quando comincia a esserci qualche censura su fatti così enormi, viene meno il concetto stesso della democrazia. Cioè se non abbiamo accesso alla verità, all’oggettività del fatto, viene a mancare la possibilità di poter decidere con esattezza quali sono le espirazioni e le pressioni alle quali sono sottoposti i nostri politici.  Praticamente al momento del voto noi non abbiamo più le informazioni su quale politica debba seguire il nostro paese. Quindi, questo libro mostra che l’Italia è adesso un paese senza sovranità perché i giornali italiani evitano di parlare di stragi come quello di 9 maggio a Mariupol, dove 20 persone sono stati uccise, oppure come quello di Odessa del 2 maggio.

— Secondo lei perchè i media occidentali non vogliono raccontare tutta la verità su questo conflitto?

— Perché siamo schiavizzati dagli Stati Uniti. Il nostro governo non è libero di decidere. Renzi sta sotto ildiktat internazionale che lo obbliga prendere questo tipo di linea in politica estera. Lo abbiamo visto con l’introduzione delle sanzioni nei confronti della Russia a causa delle quali è stata colpita tutta l’economia italiana. Per questo l’altro messaggio molto forte di questo libro è che gli italiani hanno oggi due possibilità: di essere liberi e di continuare di essere schiavi di una dominazione straniera. Quindi, possiamo definire il mio volume come un libro sovranista.

— Nel passato è stato nelle regioni del Sud-Est ucraino per almeno cinque volte.  È stato diverso questo viaggio da quelli precedenti? Che cosa lo ha colpito di più durante la Sua ultima missione in questa zona?

— Sono stato sia a Donetsk che a Lugansk con una missione di solidarietà. Mi ha colpito innanzitutto come è cambiata la gente del Donbass: prima di questo golpe di Kiev loro pensavano a fare i soldi, a cercare di avere una vita serena. Durante il mio ultimo viaggio ho trovato due regioni completamente diverse — nel senso che la gente continua a lavorare ma c’è una consapevolezza politica che prima assolutamente non c’era. C’è una consapevolezza delle proprie origini perché ben parte della popolazione è di origine russa o comunque sono russofoni — ucraini che parlano russo. Un’altra cosa che io dimostro in questo libro è che non tutti gli ucraini hanno accettato il golpe di Kiev. C’è una parte consistente di ucraini, soprattutto quelli russofoni, che si sono trovati a combattere contro il regime di Kiev. Per questo ci sono tantissimi ucraini (giornalisti e avversari politici di questo regime) che spariscono, o vengono uccisi, o sono costretti a rifugiarsi in Russia.


In questo video dall’alto Donetsk, oggi

donesk


— Lei, come persona che ha visto questo conflitto da vicino, pensa che la risoluzione della crisi ucraina potrebbe arrivare in tempi brevi? Cosa occorrerebbe fare per raggiungere questo scopo cosi atteso dal popolo?

—  In questo momento la situazione è stata congelata, a mio parere, per i grandi sforzi della Russia e per una certa difficoltà interna che si sta manifestando in Ucraina. Adesso l’Ucraina di Poroshenko è fortemente destabilizzata. Penso che questa guerra potrebbe concludersi con il collasso interno del governo ucraino dovuto ai conflitti fra diverse frazioni all’interno del parlamento ucraino. Oppure potrebbe avvenire uno scontro molto grande con l’obiettivo di riconquistare la terra dell’Est dell’ Ucraina. Per adesso la situazione è congelata ma sono sicuro che questo conflitto non finisce qui, ci sarà una evoluzione, magari in primavera. 

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/opinioni/20150920/1194396.html#ixzz3rh0JAbL9

Il Sistema delle Grandi Opere finanziava gruppi terroristici?

Soldi Pubblici mal spesi, possibile non sapere. In un’inchiesta della Gabanelli tramite delle consulenze di società vicine al Ministero delle Infrastrutture il denaro probabilmente andava a pagare addestramenti di terroristi nel Corno d’Africa, chi sapeva?

di Valsusa Report

Mettiamo insieme i punti che legano questi fatti, ieri sera 15 novembre 2015 Rai3 tramite il programma inchiesta Report ci parla del traffico di armi, com’è facile o consueto armeggiare in Italia. Il titolo della puntata “finché c’é guerra c’é speranza” di  giornalista che con coraggio vola a Londra per incontrare George Smiley “un nome di copertura di un importante trafficante di armi. George, è nato in Italia, ma vive tra Londra, Dubai e Malta. Ha condotto trattative riservate in Africa e Medio Oriente. Per questo è in contatto con i servizi segreti di vari paesi” e dichiara a Ranucci “in Italia c’è una struttura clandestina composta anche da trafficanti d’armi che è stata incaricata da un somalo di addestrare delle milizie per finalità sconosciute. Quello che sappiamo è che questo somalo, secondo le agenzie di informazioni riservate avrebbe contatti con personaggi vicini alle cellule terroristiche”.

La struttura di cui parla Smiley è così composta “un ex promoter della Mediolanum, un somalo Omaar Jama, un camionista Giancarlo Carpi sospettato di essere vicino alla mala del Brenta, un fruttivendolo con presunti legami alla camorra e un colonnello dell’aeronautica militare in congedo”. Carpi fondava nel ’93 durante la guerra tra serbi e croati una struttura militare segreta, denominata “Legione Brenno”, ispirata al condottiero dei Galli che assediò Roma.

Dalla ricerca del giornalista di Report, oltre alle attività di addestramento e ricerca di armi, salta fuori anche la volontà del gruppo di entrare a Palazzo Chigi. Pensiamo tramite probabilmente la paura che poteva creare la struttura militare, si legge nell’inchiesta “l’esistenza dei legionari di cui faceva parte Carpi viene scoperta a Mestre, mentre sulla loro auto trasportavano kalashnikov e bazooka. Quando la polizia cerca di fermarli i legionari sparano, feriscono un poliziotto che rimarrà a vita sulla sedia a rotelle. Si scoprirà dopo che Carpi e i suoi avevano anche progetti golpisti, a cominciare da un attentato al presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro” e qui riportiamo il passaggio della volontà di infiltrarsi nel governo tramite l’intervista via skipe con Carpi:

  • “SIGFRIDO RANUCCI
    Quale doveva essere la finalità di quella legione?
  • GIANCARLO CARPI
    Mah, era un momento storico particolare. Quanti partiti c’erano in Italia che non erano armati? E la gente cosa ne sa del fatto se i partiti politici sono armati o meno? A Palazzo Chigi. 
    Non ti han detto che avevamo il partito? Che si chiamava Partito del Diritto?
  • SIGFRIDO RANUCCI
    E le armi a che cosa servivano?
  • GIANCARLO CARPI
    Le armi dovevano rimanere là, nell’eventualità di un qualcosa da difendere. Ma non ha importanza, dai… Tempi passati”

Questa abilità e conoscenza di armi e addestramento in qualche modo porta a conoscenze che man mano si vanno a creare, il Carpi sul mercato, fa la sua rete tanto da aver “coinvolto anche un fruttivendolo di Caserta, con precedenti penali: Francesco Chianese, detto “O Santulillo”; che con il figlio, sarebbe il riferimento sul territorio dell’ex-latitante Michele Zagaria, il più potente e feroce dei capi del clan dei casalesi” e che lo porta anche alla conoscenza del Jama, si legge nel grosso e bel lavoro di Ranucci “Secondo una collaboratrice di giustizia, Giancarlo Carpi, sarebbe stato in grado di reperire armi di qualsiasi tipo e sarebbe vicino agli uomini di Felice Maniero, boss della mala del Brenta. Per la sua capacità di reperire armi e la dimestichezza con i contesti di guerra, Carpi entra in contattato con un somalo, Omaar Jama, che gli avrebbe chiesto di addestrare delle milizie. Addestrare, in versione anti-pirateria” dalla ricerca di chi è Omaar Jama Mohammed salta fuori che “Jama, è il nipote dell’ex dittatore del Puntland, la regione della Somalia che si trova sul Corno d’Africa, accusato dai rivali di avere legami con organizzazioni vicine ad Al Qaeda. Omaar Jama invece ha vissuto a lungo a Firenze, dove ha frequentato la facoltà di giurisprudenza. Si è arrangiato come elettricista e si è occupato dell’accoglienza agli immigrati”.

Si è detto le  fagocitano enormi patrimoni pubblici, mai si poteva pensare che questi soldi con giri tortuosi e forse sconosciuti potessero finanziare gruppi terroristici. Ma tant’è che il tratto da Torino a Milano dell’Alta Velocità è cresciuto, nelle spese, di 8 volte raggiungendo miliardi di euro di spesa, si ha così se si vuole, la possibilità tramite questo baule di soldi di avere o creare spese, forse non controllabili. L’inchiesta di Report scopre che “Omaar Jama risulta non aver percepito redditi. Tuttavia, nel 2007 intasca una consulenza di circa 16 mila euro, dalla SPM consulting. Cioè dalla società riconducibile a Stefano Perotti accusato di aver pagato benefit e consulenze all’ex top manager del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza, in cambio di appalti” confermato da Jama a Ranucci per telefono “ho lavorato come consulente qualche tempo fa, per promuovere loro per trovare lavoro che non abbiamo mai trovato poi”

Ma mettiamo insieme quello che dice il trafficante italiano da Londra:

  • GEORGE SMILEY
    Quello che le posso dire è che Omaar Jama ha cercato di acquistare armi e le posso anche dire che è in contatto con personaggi vicini alla cellula terroristiche Al Shabaab.
  • SIGFRIDO RANUCCI
    E chi sarebbero queste persone?
  • GEORGE SMILEY
    Sono personaggi insospettabili che vivono a Roma.

Ad oggi Jama è indagato per reclutamento clandestino di contractors e traffico d’armi. Andiamo a vedere dalle indagini “Al Shabaab? É responsabile di una lunghissima serie di attentati in Africa: 200 vittime all’ambasciata americana, 67 in un centro commerciale di Nairobi, 24 in un hotel di Mogadiscio, 148 vittime all’università del Kenya, molti erano studenti cristiani, fino all’ultimo, un paio di settimane fa, all’hotel Sahafi di Mogadiscio, 15 vittime fra cui 3 colleghi nostri, 3 giornalisti. Allora. Questa organizzazione legata ad Al Qaeda, ultimamente si è avvicinata all’Isis e fra gli obiettivi c’è la riconquista del Puntland, una regione del Corno d’Africa strategica, strategica anche perché è vicina al mare e quindi è facilitato l’arrivo delle armi e dove era presidente proprio lo zio di Jama”.

Nel lavoro di Ranucci e della Gabanelli salta fuori anche una figura già vicina ai partiti che vogliono le Grandi Opere in questo periodo storico “una cittadina somala che di professione gestisce un negozio di parrucchiera e ortofrutta e che sa bene come vanno le cose in Somalia è uno dei contatti romani di Jama Omaar esercita le sue attività nei pressi della stazione Termini di Roma. É la leader della comunità somala in Italia; è stata membro della consulta degli stranieri nel comune di Roma. E nel 2007 è stata candidata alle primarie del Partito Democratico. Si tratta della signora Osman Lul, figlia dell’ex ministro delle finanze di Siad Barre. La signora Lul, nel 2011 è stata monitorata perché sospettata di avere contatti con soggetti vicini ad Al Shabaab. Sospetti però che non hanno trovato riscontri”

I contractors conosciuti nel lavoro di Report da giovedì, e solo da questo giovedì, sono tutti indagati. Quindi Incalza, Perotti e il Ministro Lupi potevano sapere? E soprattutto perchè soldi pubblici vengono elargiti senza troppi controlli? può una ditta che lavora con il ministero essere controllata meglio?, ma soprattutto chi controlla questi gruppi poteva avvertire il Ministero di Lupi? 16.000 Euro sono significativi, ma sono soprattutto soldi nostri, probabilmente mal gestiti dalla mancanza di stretti controlli che la Legge Obiettivo non ha, ma sicuramente, se verrà accertato, sono soldi usati infine per scopi raccapricciantiQui il pdf integrale di Report.

V.R. 16.11.15

Lettre ouverte à François Hollande : “Vous êtes tombé dans le piège, Monsieur le Président”

http://deredactie.be/cm/vrtnieuws.francais/Politique/1.2496898?devicetype=mobile

Belga
dim. 15/11/2015 – 12:47 David Van Reybrouck (traduction Eric Steffens)L’historien et écrivain flamand David Van Reybrouck publie ce dimanche sur le site de la VRT (deredactie.be) une lettre ouverte adressée au Président français François Hollande. Il estime que la terminologie “d’acte de guerre” utilisée par le président de la République dans son discours de samedi est particulièrement imprudente.

“Ce qui s’est produit hier à Paris et à Saint-Denis près du Stade de France est un acte de guerre et face à la guerre, le pays doit prendre les décisions appropriées. C’est un acte de guerre qui a été commis par une armée terroriste, Daech, une armée djihadiste, contre la France, contre les valeurs que nous défendons partout dans le monde, contre ce que nous sommes : un pays libre qui parle à l’ensemble de la planète. Un acte de guerre préparé, planifié, depuis l’extérieur avec des complicités intérieures. Un acte de barbarie absolue” a déclaré le Président Hollande.

Dans sa lettre ouverte, David Van Reybrouck écrit partager entièrement la dernière phrase du président mais que le reste de son discours est la répétition presque mot pour mot de ce que le président américain G.W. Bush déclarait peu après les attentats du 11 septembre devant le Congrès : “Le 11 septembre, les ennemis de la liberté ont commis un acte de guerre contre notre pays”.

Les conséquences de ces paroles sont connues. Celui qui en tant que chef d’Etat qualifie un événement d’acte de guerre doit avoir une réaction en conséquence. Cela a conduit à l’invasion de l’Afghanistan, ce qui peut encore être justifié puisque ce régime avait donné asile au mouvement Al Qaïda et que l’ONU avait donné son accord. Mais ensuite ce fut l’invasion complètement folle de l’Irak, sans mandat de l’ONU, simplement parce que les Etats-Unis soupçonnaient ce pays de posséder des armes de destruction massive. Mais il n’y en avait pas, et cette invasion a conduit à une totale déstabilisation de la région, aujourd’hui encore. Après le départ des troupes américaines en 2011, il y eut un vide de pouvoir.

Et lorsqu’éclata quelque temps après une guerre civile dans la Syrie voisine, dans le sillage du Printemps arabe, on s’est rendu compte à quel point l’invasion de l’Irak par les Etats-Unis avait été néfaste. Au Nord-Ouest de l’Irak et à l’Est de la Syrie, il y avait à présent assez d’espace pour la création d’un troisième acteur sur le terrain, l’Etat Islamique, l’IS.

“En résumé, sans la stupide invasion de l’Irak par Georges Bush, il n’y aurait jamais eu d’Etat islamique. Nous étions des millions dans le monde à manifester contre cette invasion, j’y étais aussi”, écrit David Van Reybrouck, et nous avions tout simplement raison. Non pas que nous pouvions lire l’avenir. Mais à présent c’est clair : ce qui s’est passé vendredi soir à Paris est une conséquence indirecte de la rhétorique guerrière de votre collègue Georges Bush en septembre 2001.

Et que faites-vous de votre côté ? Comment réagissez-vous moins de 24 heures après les attentats de Paris ? En utilisant exactement la même terminologie que votre homologue américain de l’époque.

Vous êtes tombé dans le piège, les yeux grands ouverts, Monsieur le Président, parce que des élections se profilent, en France, et que vous sentez dans votre cou le souffle de Nicolas Sarkozy et de Marine Le Pen. (…)

Votre analyse d’une armée terroriste n’est pas correcte. Le terme que vous utilisez d’acte de guerre est particulièrement tendancieux, même si cette rhétorique guerrière est reprise de manière éhontée par Mark Rutte aux Pays-Bas, et par Jan Jambon en Belgique.

Dans votre tentative d’apaiser la nation, vous rendez le monde moins sûr. Dans votre tentative d’utiliser un langage belliqueux, vous avez montré votre faiblesse. Il y a d’autres formes de fermeté que le langage guerrier. Après les attentats en Norvège, le Premier ministre Stoltenberg avait appelé à plus de démocratie, à une plus grande ouverture et plus de participation. Dans votre discours vous avez cité la liberté. Vous auriez dû aussi faire référence aux deux autres valeurs défendues par la République : l’égalité et la fraternité. Deux valeurs dont nous avons plus besoin en ce moment que de votre inquiétante rhétorique guerrière”.

David Van Reybrouck est l’auteur de “Congo, une histoire” chez Actes Sud, pour lequel il a obtenu le Prix Médicis Essai 2012.

Retrouvez ici l’intégralité de la lettre ouverte de David Van Reybrouck (en néerlandais)

Francia: la laicità sotto scacco

La laicità chiave di lettura dell’abominio del terrore. Non meno il comportamento scellerato dell’occidente sullo scenario globale. Cercasi altra politica.

di Davide Amerio per Scenarieconomici (Qui, Je suis laique).

Esiste qualcosa di più terribile della carneficina, della tragedia, della sofferenza, inflitta alla  e all’Europa nelle ultime 48 ore? “Forse” si. Sono le dichiarazioni scomposte, ideologiche, di alcuni politici, i titoli indegni di alcuni giornali, le trasmissioni di alcuni giornalisti in Tv.

Di fronte a questi drammi che ti lacerano dentro occorre mantenere lucidità e cercare di capire senza abbandonarsi al riflesso istintivo del “occhio per occhio… dente per dente”. Così dovrebbero fare le democrazie “occidentali”, quelle che vantano istituzioni democratiche costruite con il sangue di chi ci ha creduto e ha dato la propria vita per mantenere accesa la fiamma di quell’insieme di valori che si riassumono in un’unica parola universale: Libertà.

Libertà di parola, di pensiero, di espressione, di movimento, di spiritualità religiosa, di usi e costumi. Perché allora questo concetto di libertà non viene compreso da una parte del mondo che lo minaccia e lo combatte? Qualche domanda sarebbe utile porsela evitando i cliché banali di certa politica.

Equiparare un gruppo di terroristi a una intera comunità religiosa (Musulmana) composta da milioni di persone nel mondo è un concetto inconistente. Come dire che se in Italia esiste la mafia, tutti gli Italiani sono mafiosi. Vero è, piutttoto, che la religione di  impone regole rigide le quali, detto per inciso, nemmeno tutti i  (da me conosciuti) praticano; allo stesso modo in cui molti cattolici non seguono alla lettera i dettami della Chiesa.

Il caso del “crocefisso” nelle scuole è emblematico di una questione mai risolta in Italia: la  che deve contraddistinguere l’istituzione pubblica. Può sembrare un tema fuori luogo, in questo momento, ma credo il contrario. Il crocefisso non dovrebbe comparire nelle scuole, o in altri luoghi, non perché lo chiede qualche genitore di fede musulmana ma perché tra lo Stato e la Religione deve esistere una separazione chiara e netta. Il primo deve garantire l’esercizio della seconda (in tutte le sue forme pluralistiche), la seconda non deve avere pretese di predominio temporale sulla prima.

Caratteristica dello “scontro di civiltà” tanto caro ad alcuni è proprio questo elemento mancante nella fede musulmana, sopratutto quella più integralista: la laicità. Quando il “potere” non è più limitato e definito dalle Leggi dello Stato, costruite dal e per i cittadini, ma deriva da un potere “divino” superiore e indefinito, ecco che la supremazia dei sacerdoti prende il sopravvento e lo Stato non è più un’entità libera e libertaria ma confessionale, clericale e/o integralista. E in nome del “Dio” di turno, cui in pochi sono eletti portavoce, si perpetrano persecuzioni, uccisioni e stermini come ci insegna la storia dell’umanità (a partire da quella Cristiana).

Se questo è un primo elemento da non sottovalutare lo è, non di meno, l’atteggiamento dell’occidente nei confronti del resto del mondo. Ma davvero possiamo pensare che le “guerre per procura” (come le definisce la studiosa Loretta Napoleoni) non avrebbero comportato delle conseguenze di ritorno? Sterminare popoli (come hanno fatto i Russi in Cecenia), bombardare ospedali, donne e bambini con le “bombe intelligenti” o sperimentare quelle al fosforo (come fanno gli Americani); sostenere dapprima i dittatori per poi abbatterli quando non sono più “utili” all’occidente; dichiarare guerre mentendo sulle “armi di distruzione di massa”; sfruttare le risorse di interi continenti mentre le popolazioni sono allo stremo o muoiono di fame; vendere armi, addestrare i combattenti di turno (terroristi con contratto a tempo determinato, come li definisco); schierarsi ora con l’uno ora con l’altro a seconde delle convenienze in spregio alla “pace” … davvero pensavamo che tutto questo non avesse delle conseguenze?

Davvero abbiamo creduto che bastasse l’elemosina di un sms o di qualche donazione alle associazioni che si prodigano su quei territori (sempre se tutti i soldi gli arrivano) a metterci al riparo delle conseguenze di scegliere governi e politici che parlano e praticano la “guerra” come l’opzional di un’automobile?

Nella teoria del caos gli scienziati utilizzano l’esempio della farfalla: un battito d’ali di una farfalla in una parte del mondo può generare l’eruzione di un vulcano da un’altra parte. Ovviamente è un esempio paradossale utilizzato per ricordare come infinitesime variazioni delle variabili in un sistema (lo sbattito delle ali della farfalla) può provocare variazioni – conseguenze – enormi sull’intero sistema (l’eruzione di un vulcano).

Ciò che l’esempio non dice, ma che dovrebbe essere implicito se si usasse la ragione, è che se sono io a provocare l’eruzione di un vulcano da qualche parte… non è che poi mi tornano indietro delle farfalle! Ovvero, se entro a gamba tesa in sistemi sociali anche distanti dal mio (o consento che ciò accada per indifferenza, opportunità, interesse) non posso continuare a illudermi che ciò sia privo di conseguenze sul mio sistema. L’emigrazione ne è l’esempio più lampante e tragico.

L’ non è “solo” ; è un’azione di riscatto – ci piaccia o meno, – di una parte del mondo musulmano nei confronti dell’altra (sunniti contro sciiti). Vogliono costruire uno “Stato” e operano sui territori che occupano di conseguenza; impono la legge della Sharia ma si fanno carico dei problemi del popolo. Usano contro l’occidente gli stessi strumenti della propaganda che questo ha usato nei confronti del  per giustificare intromissioni, occupazioni, bombardamenti. A differenza di Al Qaeda hanno compreso che per seminare il terrore non sono necessarie grandi “operazioni” ma piccole e rapide azioni di rappresaglia tra la gente comune. Odiano l’occidente per convinzione religiosa distorta e per convenienza politica utile a fare dei musulmani ai margini della società degli adepti.

I grandi magistrati che hanno combattuto la mafia hanno sempre sostenuto che la lotta alla criminalità non può essere attuata “solamente” da operazioni di polizia. Analogamente la lotta al terrore non può essere combattuta solamente in termini di guerra. Ciò che è accaduto a  dimostra la fragilità di sistemi di intelligence che non possono materialmente controllare tutto ed essere ovunque. Occorrono strumenti politici, coesione tra i popoli che vogliono vivere in pace, tolleranza delle diverse fedi impedendo, con la ragione innanzi tutto, che qualcuna di esse si senta “superiore” alle altre. Ne va del nostro futuro.

(D.A. 15.11.15)

Noam Chomsky: “L’Isis è niente di più che una società off-shore dell’Arabia Saudita”

Noam Chomsky: L'Isis è niente di più che una società off-shore dell’Arabia Saudita
 

“Un Iran con il nucleare sarebbe solo un deterrente contro l’aggressività di Israele nella regione. È questo che gli Stati uniti non vogliono”

 
In un’intervista rilasciata recentemente a Giuseppe Acconcia su il Manifesto, il grande intellettuale americano Noam Chomsky commenta così la questione del nucleare iraniano: “L’Iran è un grande paese, e come la Cina, aspetta per avere un’influenza nella regione. Ma l’Arabia Sau­dita non vuole mai e poi mai un antagonista, un deterrente. Anche se l’Iran avesse l’atomica, quale sarebbe la preoccupazione per gli Stati uniti? Si tratterebbe solamente di un deterrente. Nessuno pensa che mai e poi mai l’Iran potrà fare uso dell’arma nucleare, perché il paese sarebbe vaporizzato all’istante e gli ayatollah di certo non vogliono suicidarsi. Un Iran con il nucleare sarebbe solo un deterrente contro l’aggressività di Israele nella regione. È questo che gli Stati uniti non vogliono”.
 
E sulla politica americana in Medio Oriente, Chomsky definisce i repubblicani “un partito fascista, ma “lo stesso Barack Obama è terribile, ma meno dei repubblicani. Il principale errore di Obama è la sua campagna con i droni”. Se a farla, prosegue Chomsky, fosse stato l’Iran contro gli ufficiali citati negli articoli della stampa Usa, come reagirebbero gli Stati uniti? “La guerra dei droni è la più grande operazione terroristica mai esistita”e non fa altro che far aumentare il numero dei Jihadisti. “Quando hanno iniziato, al-Qaeda era solo nelle zone tribali di Afghanistan e Pakistan ora è in tutto il mondo. Ma di questo non si può parlare nei media occidentali”.
 
Infine sull’Isis, Chomsky lo definisce “una mostruosità”, ma non “è niente di più che una società off-shore dell’Arabia Saudita che propaga una versione estremista, wahabita, dell’Islam. Da Riad arrivano tonnellate soldi e l’ideologia per diffondere fondamentalismo nel mondo arabo”. Il meassaggio conclusivo: qeuesta situazione “è la conseguenza diretta dei devastanti attacchi degli Stati Uniti in Iraq del 2003 e degli attacchi della Nato in Libia del 2011 che hanno esasperato il conflitto sunniti-sciiti diffondendolo in tutta la regione.I bombardamenti della Nato hanno fatto aumentare il numero delle vittime di dieci volte, hanno distrutto la Libia. In Yemen ora Arabia Saudita ed Emirati stanno uccidendo una grande quantità di persone nei campi pprofughi. Ma anche questa guerra è destinata a fallire e non può comportare altro che diffusione di jihadismo”.
 
Notizia del: 09/04/2015

Attacco a Parigi, scatta la rappresaglia: “Maxi bombardamento su Raqqa”

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/notizia_2144105201502a.shtml
15 novembre 2015

Decine di raid aerei sulla “capitale” dell’Isis in Siria. Gli Usa stanno fornendo i dati di intelligence ai francesi per colpire

23:18 – Una vera e propria pioggia di fuoco su Raqqa, la “capitale” dello Stato islamico in Siria: lo riferiscono gli attivisti anti-Isis nella città. “Almeno 30 i raid aerei” nelle ultime ore, “che si sono intensificati in serata”. L’energia elettrica è saltata. A Raqqa sono stati addestrati gli attentatori che hanno attaccato Parigi. La notizia è stata confermata dal ministero della Difesa parigino: questa è la prima reazione militare francese su Isis.

Gli Stati Uniti stanno fornendo alla Francia dati di intelligence per i raid in Siria: lo scrive il Wall Street Journal. Intanto, gli attivisti anti-Isis di Raqqa, affermano che la gran parte dei centri nevralgici dello Stato islamico “sono stati bombardati”.

Gli obiettivi colpiti – La Francia ha centrato il centro di comando dell’Isis nella capitale siriana del gruppo, con raid che hanno impegnato 10 jet. Lo annuncia il ministero della Difesa, citato da France 24. Colpito anche il centro di addestramento e un altro per il reclutamento. “Il primo obiettivo distrutto veniva utilizzato dall’Isis come posto di comando, centro di reclutamento dei jihadisti e deposito d’armi e munizioni. Il secondo obiettivo ospitava un campo di addestramento terrorista”, afferma il ministero.
Le “infrastrutture operative dello Stato islamico” sono state “distrutte” in due raid “alle 19:50 e alle 20:25”. Parigi sottolinea poi che l’operazione si è scagliata contro obiettivi “identificati in precedenza” dalle missioni di ricognizione condotte dall’aeronautica militare francese. “L’operazione è stata condotta in coordinamento con le forze americane”, si conclude nella nota.

Almeno 20 le bombe sganciate – La Francia ha sganciato 20 bombe sulla capitale dell’Isis in Siria: lo afferma un comunicato del ministero della Difesa di Parigi. Nei raid sono stati impiegati 12 aerei, tra i quali 10 caccia da combattimento, partiti simultaneamente dagli Emirati Arabi Uniti e dalla Giordania. L’operazione – riferisce il comunicato – si è svolta in serata. In città, oltre l’energia elettrica, è stata tagliata anche la fornitura di acqua, rendono noto fonti locali.

Si scatenano i social: “Distruggeteli” – “Raqqa delenda est”, “fateli a pezzi”, “distruggeteli”: sono alcuni dei messaggi sui social network, che si scatenano dopo i raid francesi su Raqqa. Ma ci sono anche molti utenti che si interrogano, preoccupati, sulla sorte delle migliaia di civili. “Alla fine ci andiamo comunque e sempre di mezzo noi”, scrivono alcuni attivisti anti-Isis dalla città.

A Parigi chiuse le moschee radicali – E la reazione del governo francese continua anche in patria. Il ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, in diretta su France 2, ha detto di aver avviato i procedimenti per lo “scioglimento” di quelle moschee in cui “certi soggetti fomentano l’odio”. “Non ho atteso lo stato d’emergenza per combattere i predicatori d’odio ma lo stato d’emergenza ci deve permettere di agire in modo più rapido”, ha detto Cazeneuve.

Al Baghdadi ha dato il via libera agli attentati – E sembra ormai certo che è stato il Califfo dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi in persona ad ordinare di colpire i Paesi “nemici” creando un’unità specifica per la pianificazione degli attacchi terroristici. Cellula terroristiche che secondo gli 007 iracheni (i quali avevano avvertito sia Parigi che gli Usa di un imminente attacco) “era composto da 24 elementi, 19 con il compito di effettuare gli attentati, addestrati a Raqqa”, la “capitale” del Califfato in Siria, “e altri 5 per il coordinamento e la logistica”: in altre parole individuare i nascondigli e procurare armi ed esplosivi.