Una sentenza storica

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Notizie dal
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Domenica 8 novembre 2015, al termine di una sessione di quattro giorni aperta al pubblico, il Tribunale Permanente dei Popoli ha pronunciato una sentenza storica di condanna del metodo seguito per la definizione del Tav in Val Susa e dell’intero sistema che presiede, in Italia e in Europa, alle grandi opere (leggi la sentenza).

Con esplicito riferimento ai principi richiamati dalla Convenzione di Aarhus la sentenza afferma che i casi esposti nella sessione del TPP (Val di Susa, Notre Dame des Landes, Rosia Montana, Paesi Baschi di Francia e di Spagna, Stoccarda, Venezia, Firenze, Basilicata e regioni d’Italia interessate ai progetti di trivellazione, Messina e Niscemi, e tutti gli altri progetti presi in considerazione) “documentano un modello generalizzato di non conformità operativa a questi principi, da parte di un gran numero di governi e di enti pubblici oltre che dei committenti esecutori di grandi opere“.

La sentenza, accogliendo totalmente l’impianto accusatorio, afferma in maniera esplicita che in Val Susa sono stati violati i diritti fondamentali dei cittadini all’informazione e alla partecipazione, sono state disattese numerose convenzioni internazionali, c’è stata un’impropria criminalizzazione del movimento di opposizione e una inammissibile militarizzazione del territorio.

Il Tribunale ha riconosciuto la responsabilità al riguardo, oltre che dei promotori e delle imprese coinvolte, dei Governi italiani degli ultimi due decenni e delle articolazioni dell’Unione europea che ne hanno accolto acriticamente le indicazioni senza effettuare i controlli e gli accertamenti richiesti dal movimento di opposizione.

Il Tribunale ha quindi concluso con specifiche raccomandazioni chiedendo, tra l’altro, ai governi italiano e francese di aprire “consultazioni serie delle popolazioni interessate, e in particolare degli abitanti della Val di Susa, per garantire loro la possibilità di esprimersi sulla pertinenza e la opportunità del progetto e far valere i loro diritti alla salute, all’ambiente e alla protezione dei loro contesti di vita” estendendo l’esame a tutte le soluzioni praticabili  “senza scartare l’opzione zero” e “sospendendo, in attesa dei risultati di questa consultazione popolare, seria e completa, la realizzazione dell’opera“.

Il Tribunale chiede altresì di “sospendere la occupazione militare della zona

Nella sentenza letta da Philippe Texier (Magistrato onorario della Corte suprema di Cassazione francese) non manca un riferimento al fatto che “Nella loro visita alla zona, i membri di una delegazione del TPP sono stati trattati come potenziali delinquenti“.

La Valsusa ha accolto con entusiasmo una sentenza che ricononosce pienamente le sue ragioni. La lotta del movimento notav per la difesa del territorio, della salute e della democrazia non finisce certo oggi ma il punto fermo segnato dalla sentenza non potrà essere ignorato.

Valorizzare il significato di un pronunciamento del Tribunale Permanente dei Popoli che non guarda soltanto alla Valsusa è un impegno per tutti coloro che hanno a cuore la difesa del proprio territorio e i diritti di intere comunità.

Sul sito del Controsservatorio Valsusa le registrazioni audio/video della giornata conclusiva con la lettura della sentenza, delle raccomandazioni finali e i messaggi di due membri della giuria che hanno portato in Val di Susa l’eco delle lotte per i diritti in Cile e in Colombia.

Nei prossimi giorni saranno disponibili tutte le testimoninaze ascoltate.

Il Controsservatorio Valsusa
http://controsservatoriovalsusa.org

Da “Repubblica”: Caselli su TPP

E niente Caselli in pensione non ce la fa…

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Per una Giustizia più Giusta

Posted on 16 gennaio 2015

 E’ ormai evidente che il sistema giudiziario italiano NON funziona, almeno non funziona correttamente come sarebbe necessario: formale, cerimonioso, inefficiente, ingiusto con i più deboli, costoso e se possiamo dirlo “forse” anche un pò corrotto; ed è una pia illusione tentare di riformarlo. Semplicemente non è possibile perché troppi interessi lo impediscono; in particolare la CASTA dei Magistrati lo impedisce, … Continua a leggere →

TORINO MAFIOSETTA?


10 NOV 2015 13:42

– LA GRILLINA CHIARA APPENDINO: “TORINO È UN SISTEMA DI POTERE CHIUSO. DOBBIAMO RENDERLA APERTA AL MERITO E AI TALENTI, NON AGLI AMICI DEGLI AMICI” – LA SFIDANTE DI FASSINO PROMETTE DI METTERE LE MANI NEL BUBBONE DELLE FONDAZIONI –

La trentunenne bocconiana ha passato tutta la consiliatura a fare le pulci alle spese di Fassino. Adesso assicura che, se verrà eletta sindaco, metterà le mani nelle clientele delle fondazioni pubblico-privato e risparmierà 5 milioni sulle nomine…

Jacopo Iacoboni per “la Stampa

CHIARA APPENDINO

CHIARA APPENDINO

«Sono una che quasi non ama uscire da Torino…». Se c’ è una donna che rappresenta il M5S delle origini, è Chiara Appendino. Una bella ragazza, famiglia borghese, legatissima all’idea dei meet up, militante battagliera ma uscita da Economia alla Bocconi, non da cordate e giochini, Appendino è un nome deciso a Torino, non da telefonate con Genova o Milano, o meno che mai Roma.

Davvero con Grillo e Casaleggio non vi siete sentiti?

«No, sinceramente non mi hanno chiamato, né io loro. Non ho l’ abitudine di sentirli, a Torino funzioniamo così, facciamo il nostro lavoro, nella nostra assemblea, e così vogliamo che sia. Anche per decidere il programma».

Quali sono le prime due cose che fareste, e – visto che lei è quella che più ha fatto le pulci a Fassino – con quali soldi?

CHIARA APPENDINO

CHIARA APPENDINO

«Torino è un sistema di potere chiuso. La prima cosa è renderla aperta, al merito e ai talenti, non agli amici degli amici. Ecco, la prima cosa a cui penso è una cultura e un’idea di città aperta a chiunque abbia il talento. Non il Jazz Festival che dà 200 mila euro nella pura logica del grande evento, o la partecipazione di Torino all’Expo di Milano, inutile e costata un milione di euro, o la Torino capitale dello sport che ha così buttato un altro milione».

Magari più soldi a un Club to Club, per dire?

«Certo. Ventimila euro sono un’ elemosina, e pensare che hanno portato musica pazzesca. Io non voglio che chi fa qualcosa di importante debba andare a chiedere da un assessore col cappello in mano. Vogliamo creare una procedura, un sistema che con un bando pubblico decida chi ha idee e titoli che valgono, e chi no. Anche per le fondazioni culturali; che oggi sono il regno dell’ opacità».
 

CHIARA APPENDINO

CHIARA APPENDINO

Cosa fareste con le fondazioni?

«Andiamo a vedere innanzitutto stipendi, eventuali superstipendi, criteri di nomine… il Comune farà una Convenzione: per dare soldi alle fondazioni, loro dovranno rispettare criteri di trasparenza, bilancio, costi del personale. Oggi non esiste nulla, arbitrio puro. Inaccettabile, per dire, che un consigliere nominato prenda uno stipendio più alto dei manager comunali».

La seconda idea?

«La lotta alla disoccupazione e alla povertà. A Torino c’è un disoccupato su dieci, c’ è una città molto povera dentro la città ricca, che si assottiglia: è questa la città che lascerà Fassino. Se noi tagliamo il 30% dello spoils system-Fassino avremo cinque milioni di risorse in cinque anni. Io sogno di darle a un Fondo per inserire giovani bravi nelle piccole imprese».
 

Però qualche tensione tra voi c’ è, l’altro consigliere M5S Bertola sostiene che le aveva proposto di farle da vicesindaco e lei ha detto di no.

fassino lapo e john elkann con lavinia borromeo

FASSINO LAPO E JOHN ELKANN CON LAVINIA BORROMEO

«In realtà lui ha chiesto questo in assemblea, e l’ assemblea ha votato che non era questo il momento, e il metodo, per decidere la squadra. La squadra sarà partecipata, abbiamo creato 20 gruppi coinvolgendo 150 persone, aperti a tutta la città, ricercatori, giovani professionisti, e il lavoro non è finito ancora».

fassino agnelli juventus

FASSINO AGNELLI JUVENTUS

Chiara, lei è incinta. Mi perdoni se le chiedo come si sente a affrontare un’ elezione così in un momento così bello e emozionante di una vita. Appendino fa un largo sorriso.

«La mia vita cambia ogni giorno tantissimo, sono al settimo mese… Ma ho la fortuna di star bene, di avere un marito che è lui che aiuta la donna e non il contrario… del resto non sarò la prima donna eh. Per il resto… non so, sento che è come se la dolcezza di questa esperienza mi renderà migliore anche per la mia città».