REPARTI SPECIALI RUSSI CATTURANO NELLO YEMEN DUE TERRORISTI COAUTORI DELL’ABBATTIMENTO DELL’AEREO RUSSO SUL SINAI

“Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità.
Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”.
Proverbio Arabo
08 NOV 2015

AUTORE 

Un commando di “spetsnaz” (truppe speciali) russi ha catturato a Saana, capitale dello Yemen, due agenti della CIA i quali, come sembra, avevano supportato i terroristi di Wilayat Sina -ramo egiziano dell’ISIS- nell’abbattimento del volo 7K9268 della compagnia Kogalymavia. L’arma utilizzata per tale azione sembra essere stata un missile di fabbricazione britannica che era stato fatto arrivare ai terroristi attraverso l’Arabia Saudita.

Le due spie, che lavoravano con una stazione radar e di telecomunicazioni, hanno dichiarato di lavorare per le Nazioni Unite, cosa che è stata smentita da questa stessa organizzazione.Il Ministero delle Emergenze russo (EMERCOM) ha inviato a Saana un volo speciale per trasferire i due detenuti a Mosca, volo che è riuscito a sfidare con successo non soltanto uno dei potenti cicloni che hanno colpito la regione, ma anche l’inseguimento di un aereo da caccia sudita che fa parte del contingente che ha invaso lo Yemen. Il volo speciale ha avuto la copertura di un Hercules C-130 di Teheran che, in volo verso la Siria, ha confuso i sistemi dei radar militari occidentali distorcendo il suo segnale.

La fretta nel trasferire i due agenti CIA è stata dovuta all’invio da parte degli USA di uno squadrone di aerei F-15, da caccia intercettori, presumibilmente per aggregarsi alle operazioni anti ISIS, ma la cui unica misione nella regione sarebbe quella di prendere come obiettivo gli aerei russi che attaccano i terroristi dello stato Islamico (che non possiede Forze aeree).

Ancora più impattante dell’appoggio nordamericano all’abbattimento del volo 9268 è la notizia che, nelle 72 ore successive all’abbattimento nei cieli dell’Egitto, tanto la CIA come i sauditi hanno annunciato che consegneranno ai terroristi islamici che operano in Siria ancora altri lanciamissili portatili con capacità di abbattere aerei di linea civili, cosa che ha portato il Presidente Putin a proibire ai voli russi di sorvolare la zona.

La notizia denota lo stato di “follia pura” a cui è giunta l’Amministrazione Obama nella gestione delle crisi del Medio Oriente.  D’altra parte era già trapelata, dall’inizio del mese di Ottobre,  la notizia che esponenti dell’establishmente USA come il senatore McCain stavano tramando per fornire ai terroristi dell’ISIS armi sofisticate come i lancia missili antiaerei denominati (PZRK) Verba e Igla-S, come risulta da conversazioni intercettate dove si sente parlare McCain con il gerarca Mikhail Saakashvili, ex-presidente della Georgia ed attuale governatoredi Odessa. Vedi: Aurorasito

Già prima dell’attentato contro il volo della Kogalymavia, in concreto l’8 di Settembre, una direttiva del NORAM (servizio delle forze armate della NATO) aveva avvisato i paesi membri che si astenessero dal far sorvolare la penisola del Sinai al di sotto dei 25.000 piedi di altitudine, una disposizione che sembra quasi una confessione di complicità con gli autori del crimine.

La situazione creatasi con questa cattura raddoppierà la propaganda occidentale destinata a far credere che sia stata una bomba nella stiva quella che ha provocato l’esplosione dell’aereo, cosa che nessuno discute, ma se la Russia cava di bocca agli agenti detenuti come abbiano fatto a far scendere di quota l’aereo fino a metterlo sotto il tiro dei terroristi, questa fonte prevede che la Russia renderà publica l’informazione, cosa a cui bisognerà stare attenti per le conseguenze.

Da Fonte riservata

Traduzione e sintesi: Luciano Lagoattimento

Tribunale Permanente dei Popoli sentenza storica in favore dei No Tav.

Oggi ad Almese emessa la sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli. Una schiacciante vittoria per il movimento No Tav e sconfitta dei governi.

di Redazione.

Alla fine è arrivata. Il Tribunale Permanente dei Popoli dopo aver ascoltato e analizzato le argomentazioni dei  sulla situazione delle grandi opere e in particolare della linea -Lione che dovrebbe attraversare la  ha emesso la sentenza.

In questa il tribunale ha rilevato che la lotta dei No  si inquadra in una grande sfida a livello mondiale condotta in difesa dei  umani e del territorio. Viene ribadito il diritto fondamentale delle comunità alla partecipazione nelle scelte che riguardano il loro territorio e il diritto a una informazione corretta ed esaustiva.

Il  ha constatato che sono stati violati dai governi (Italiano e Francese) i diritti dei cittadini ad essere consultati dando valore effettivo a queste consultazioni per esaminare tutte le opzioni alternative possibili per le grandi opere senza scartare l’opzione “zero”.

Per le grandi opere (italiane e europee) il giudici raccomandano la sospensione dei lavori sino a quando non siano garantiti i diritti dei cittadini.

Raccomandano al  italiano la rivisitazione della Legge Obiettivo e dello Sblocca Italia sopratutto nelle parti che impediscono, di fatto, la consultazione della popolazione coinvolta nella realizzazione delle grandi opere.

Condanna l’uso sproporzionato della forza mediante le forze dell’ordine e dell’esercitonegli affari interni violando in questo modo le libertà civili e i diritti universali dell’umanità. In proposito l’occupazione militare della Val di  deve cessare immediatamente.

In particolare i giudizi condannano la criminalizzazione delle opposizioni sociali alle opere sottolineando l’importanza della protesta sociale.

Il tribunale sollecita la verifica dei danni subiti ai siti archeologici della Maddalena da parte della sovraintendenza e il ripristino della zona.

Infine i giudici hanno ribadito la necessità che le grandi opere siano valutate tecnicamente nel rispetto dei reali interessi delle comunità locali dimostrando la reale necessità delle grandi opere.

In merito alla sentenza il senatore Marco Scibona e la consigliera Francesca Frediani del  hanno sottolineato in un comunicato stampa:

Una sentenza storica, dovrebbe essere studiata nei libri di scuola e nei manuali di scienze politiche, anche perché ad oggi è l’unica sul tema. Oggi ad  (TO) il Tribunale permanente dei popoli, leggendo la sentenza sul TAV, ed altre grandi opere, ha portato alla luce le sistematiche violazioni dei diritti subite dai Valsusini oltre che le violazioni della legge ed i soprusi dello Stato e degli esecutori. L’esito è frutto di un lavoro attento e certosino fatto di analisi di carte e documenti, raccolta di testimonianze ed anche un sopralluogo nelle terre martoriate della Clarea. Magistrati e giuristi italiani ed internazionali sono giunti infine alla più logica e naturale delle conclusioni: questa popolazione ha subìto tanti, troppi torti.
Un paese che si dichiara democratico non deve imporre con la forza una decisione non condivisa dalla popolazione, arrivando a calpestate la carta dei diritti umani e la Costituzione. L’assenza di TELT, i cui rappresentanti sono stati comunque invitati ad esporre il proprio contributo, è significativa di come anche i sostenitori del TAV abbiano ormai preso coscienza dell’inconsistenza delle loro tesi. Sia dal punto di vista tecnico, e adesso anche da quello democratico.
Questa sentenza è senza dubbio un importante riconoscimento nei confronti di quanti si sono sempre opposti alla devastazione della propria terra

Tav ‘condannata’ da Tribunale dei Popoli

http://www.ansa.it/piemonte/notizie/2015/11/08/tav-condannata-da-tribunale-dei-popoli_3e3344a4-f436-4b92-ac86-77b9b291f97e.html

Sentenza giudici in Valle di Susa, “estromesse comunità locali”

Redazione ANSATORINO08 novembre 201519:00NEWS

(ANSA) – TORINO, 8 NOV – Il Tribunale Permanente dei Popoli ha ‘condannato’ la Tav Torino-Lione. La sentenza è stata emessa oggi, ad Almese, in Valle dei Susa. E’ stata, quindi, accolta, la tesi del Controsservatorio Valsusa sulla violazione dei diritti delle comunità interessate. I giudici internazionali del Tpp, che hanno indicato una serie di raccomandazioni e hanno dato giudizi negativi su diversi aspetti, hanno ritenuto che le comunità locali sarebbero state estromesse da informazione e coinvolgimento.

Call center 3G, sono 136 gli operatori licenziati a Sulmona

e la politica che fa? Si chiedono i sindacati. Io mi chiedo, ed i sindacati che fanno???? Oltre a prendere atto? Chiedono reddito di cittadinanza e casa tutelata per chi perde il lavoro E NON RIENTRA O FINISCE LA CASSA INTEGRAZIONE?

Salgono a 136 i dipendenti licenziati alla 3G. Nel giro di due mesi, dopo il primo annuncio di 102 esuberi lanciato ad agosto, aumentano di 34 gli operatori mandati a casa dal call center sulmonese. L’azienda non solo non ha fatto retromarcia sul piano dei licenziamenti annunciati, ma ha addirittura deciso di mettere alla porta più dipendenti di quelli inizialmente previsti.
L’annuncio degli altri licenziamenti è arrivato nell’ultimo incontro di martedì a Roma fra i vertici dell’azienda e i sindacati. Proprio questi ultimi, vista la piega che ha preso la vertenza, sono molto preoccupati per il futuro stesso dello stabilimento di viale del Lavoro. Si apre, dunque, la fase dei ricorsi contro i licenziamenti.
È stata la Slc-Cgil ad annunciare per prima l’intenzione di impugnare le lettere di fine rapporto arrivate agli operatori del call center. «I dipendenti sono molto delusi», interviene Marilena Scimia, segretaria regionale Slc-Cgil, «e anche molto preoccupati. Del resto, quando si avvia una vertenza e una causa di lavoro non ci sono mai previsioni certe da poter azzardare. Resta, però, il fatto che qui non si stanno rispettando i carichi di famiglia e l’anzianità di servizio nel mandare a casa i dipendenti. E la politica che fa?».
Per la Cgil, dunque, non si starebbero rispettando tutte le norme in fatto di licenziamenti. «Purtroppo non siamo stupiti più di tanto», continua Scimia, «ma qui si stanno superando i limiti. Tra gli operatori c’è già la paura sulle pause caffè o sigarette. Basti pensare che sono state già licenziate mamme con figli a carico e padri di famiglia». Serpeggia il terrore, intanto, tra i telefonisti preoccupati di ricevere le tanto temute lettere di licenziamento. Paura che ha già avuto l’effetto diminuzione sulle pause per il caffé o per fumare una sigaretta. Dei 136 lavoratori licenziati, 31 dovranno restare al lavoro fino alla fine del preavviso stabilito dall’azienda per ognuno di loro; per gli altri il call center provvederà a saldare il mancato preavviso. Un ben servito senza troppi complimenti, che farà perdere paghe di circa 900 euro al mese per i lavoratori con contratti part-time (6 ore) e di circa 1300 per quelli con rapporto di lavoro full-time. La 3G ha annunciato ad agosto 102 esuberi a Sulmona su un totale di 232 in tutto il gruppo con un debito di un milione e 300mila euro e la Slc-Cgil avvierà i ricorsi con procedura d’urgenza per avere risposte più celeri dal giudice del lavoro. È sfumata a questo punto la proposta degli incentivi all’esodo per scongiurare i licenziamenti forzati e avviare l’uscita volontaria. Condizioni che hanno convinto appena una quindicina di operatori del call center sulmonese, troppo pochi per l’azienda che contava di ottenerne più del doppio. Stesso numero di quelli che sono pronti ad impugnare il licenziamento. Ma la vertenza è solo all’inizio.
 
Federica Pantano
 
Fonte ilcentro

Trieste: Burgo annuncia la chiusura della linea 2, 135 licenziamenti

“Irricevibile e pretestuosa”, così i sindacati considerano la comunicazione aziendale della Burgo di Duino inviata oggi, 5 novembre in cui si annuncia la chiusura della Linea 2 dello stabilimento e il conseguente licenziamento di 135 dipendenti.
“Irricevibile – si legge in una nota dei sindacati – perchè da quasi un anno si chiede inutilmente, dopo lo sciopero generale, allo storico Gruppo cartario, attraverso un incontro al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico), la chiarezza di un piano industriale a tutti gli Stabilimenti, utile a pianificare il futuro di tutti , il futuro dell’Azienda e dei Lavoratori.
Perchè le potenzialità dello stabilimento – continua la nota -, ubicato in un luogo logisticamente attrezzato tra i più importanti d’Europa ,strategico e ricco di professionalità non può essere disperso in nome delle banche, che al di là delle logiche speculative, altro non sono in grado di comprendere.
Incomprensibile perchè negli ultimi mesi l’azienda ha lavorato a pieno ritmo, linea 2 compresa, con organici ridottissimi con sacrifici enormi dei lavoratori.
Pretestuosa perchè la politica aziendale adottata negli ultimi anni è stata quella di “sfogliare il carciofo”, distribuire le pene, infliggendo ai singoli stabilimenti cure da “cavallo”, ricche di tagli di personale ed agli emolumenti conquistati dalle maestranze in anni di trattative.
Riteniamo che in un Gruppo anche se indebitato, una delle poche cartiere non monolinea, sia un opportunità per l’abbattimento dei costi fissi.
Siamo consapevoli che il mercato è profondamente cambiato – conludono i sindacati -, ma siamo anche consapevoli che Duino senza la linea 2 farà chiudere tutto lo Stabilimento e questo la RSU non lo permetterà. Duino non si tocca.
Risulta a questo punto indispensabile l’intervento della politica regionale, nella sua massima rappresentanza , che sino ad oggi ha seguito di passo in passo le vicende aziendali che prosegua nella sua diplomatica attività di soluzione a questo gravissimo declino della nostra situazione aziendale”.
E’ stato pertanto proclamato uno sciopero generale dell’intero stabilimento il giorno 12 novembre con un assemblea che coinvolgerà tutti i lavoratori.
 

Scalea: 33enne disoccupata si suicida lanciandosi dal balcone

LA donna interessa solo se vittima del fidanzato o marito. Se è vittima DI UNO STATO RAZZISTA (vitto e alloggio garantito solo se sei straniero sennò ucciditi) non frega a nessuno, anzi VIETATO PARLARNE che è roba di “destra”

Nessun biglietto d’addio, nessuna lettera di commiato. Un gesto improvviso mosso da un’angoscia a cui non riusciva a trovar rimedio. M. P. ieri, intorno alle 13, ha deciso di porre fine alle proprie sofferenze. La trentatreenne di Scalea pare non fosse affatto serena. Qualcosa, che al momento non è dato sapere, la tormentava, non le dava pace. I suoi sorrisi erano sempre più rari, il suo volto spesso cupo e triste. I suoi genitori con i quali viveva in casa non avrebbero mai pensato che si spingesse a tanto. Neanche i suoi due fratelli e la sorella immaginavano potesse tentare il suicidio. M. P. invece senza destare alcun sospetto mentre ieri era in casa ha aperto la finestra, è entrata sul balcone, ha scavalcato la ringhiera e si è gettata nel vuoto. Una sequenza di azioni velocissima a cui è seguito l’immediato decesso. Vani i tentativi dei sanitari del 118 accorsi sul posto. Il volo dall’altezza di dodici metri non le ha dato scampo. Il suo corpo schiantatosi sull’asfalto, pochi secondi dopo la caduta era già privo di vita. La comunità scaleota e l’intero quartiere in cui viveva la ragazza, in contrada Petrosa, si stinge nel dolore dei familiari.
 

Avellino: Problemi di lavoro, 49enne si suicida gettandosi in un pozzo

per fortuna che governano quelli che proteggono i deboli, basti vedere come sono accoglienti. Sicuramente si prodigheranno anche per chi senza lavoro NON HA NULLA con cui mantenersi.

Orde di persone della società civile lottano ogni giorno per i diritti dei disoccupati vero? O no? Non rendono a MAFIA CAPITALE, quindi CHE SI AMMAZZINO
 
Comincia a delinearsi il profilo della vicenda che ha scosso nelle ultime ore la comunità di Bonito (Av). E’ di quest’oggi, infatti, il ritrovamento di un cadavere all’interno di un pozzo in località Cinquegrane. Il corpo appartiene ad un 49enne del posto, la cui scomparsa era stata denunciata dai familiari durante le prime ore del mattino.
Sulle tracce dell’uomo si erano immediatamente messi i Carabinieri di Bonito, Grottaminarda ed Ariano Irpino, con il supporto dei Vigili del fuoco del distaccamento di Grottaminarda e del nucleo SAF giunto da Avellino.
Le tracce lasciate dall’uomo hanno in breve tempo indirizzato le indagini in località Cinquegrane, dove la presenza del pozzo ha attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. Predisposte immediatamente le operazioni di svuotamento dello stesso, si è purtroppo giunti alla tragica scoperta. Difficili le operazioni di recupero del corpo, a causa della profondità dell’invaso (circa 18 metri).
Sul posto anche il medico legale, Oto Macchione, che ha potuto soltanto constatare il decesso dell’uomo.
L’ipotesi più accreditata, per il momento, resterebbe quella del suicidio. Sembrerebbe infatti che l’uomo, già da diverso tempo, stesse attraversando un periodo difficile a causa di problemi con il lavoro.
 
Fonte ilciriaco

TPP. La sessione emozionata dell’ex magistrato Livio Pepino

Una sessione nel terzo giorno del TPP, dopo l’intervento messicano l’arringa che ha coinvolto il pubblico tra ricordi e voglia di giustizia per il futuro.

 “la democrazia non coincide con il principio di maggioranza, che è certamente uno dei suoi cardini ma non l’unico – durante la sua arringa, e ancora – sulla costruzione di un diritto penale del nemico, usata per provocare paura negli altri membri della comunità, colpendo così la partecipazione al dissenso”. Sul “trasformare il movimento notav in nemico pubblico”, l’ex magistrato si è soffermato molto, ed ascoltato con intensità, dal presidente della sessione italiana il Giurista e docente di Diritto costituzionale presso l’Università di Firenze, . Molto interessati anche i giudici ancora in carica, il Magistrato del Tribunal Supremo spagnolo  e Magistrato onorario della Corte suprema di Cassazione francese, Philippe Texier, che compongono insieme agli altri supremi conoscitori del diritto nazionale ed internazionale, la corte giudicante del Tribunale Permanente dei Popoli.

Tpp fabbrica delle E

Mentre Pepino si preparava alla requisitoria, il segretario del Tribunale Permanente dei Popoli, Gianni Tognoni, leggeva la risposta delle parti difensive in una lettera del direttore di Telt, , che precisava l’assoluta informazione delle popolazioni e la trasparenza dei dati loro fornite

“Al colonialismo classico si affiancano altre forme di sfruttamento ed espropriazione dei diritti dei popoli. Per il potere di ricchezza e forza, gli argomenti, usati, nei confronti degli oppositori al  e alle grandi opere, considerati, alla stregua di ignoranti nemici del progresso, sono l’essenza del colonialismo, com’era il dominio dell’Occidente sulle risorse di altri popoli, che veniva imposto con forza e superiorità – conclude – E’ cultura dei colonizzatori, la logica autoritaria delle decisioni prese su questioni così rilevanti e irreversibili”. Queste le parole forti con cui si chiude la requisitoria che passa alle richieste di condanna:

  • Chiediamo che il sistema sia accertato come espressione di un modello di governo del territorio e delle dinamiche sociali di stampo neocoloniale.
  • Chiediamo al  di dire che a tutto ciò hanno concorso i gruppi proponenti dell’opera, le società incaricate e i governi.
  • chiediamo al TPP di dire che questa violazione è stata realizzata con omissioni e comportamenti attivi.
  • chiediamo al TPP di dire che in Valsusa siano stati violati i diritti fondamentali degli abitanti.

Domani domenica 8 novembre sarà data la sentenza ad , in Valsusa.

V.R. 7.11.15

Terzo giorno del Tribunale Permanente dei Popoli: domenica la sentenza

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VALSUSA NOTIZIE

Voci dalla Val Susa

Inserito il 8 novembre 2015
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di Gabriella Tittonel  sabato 7 novembre 2015

“……alla luce di quanto detto sottoponiamo al Tribunale dei popoli le nostre richieste, gli chiediamo di dire, con l’autorevolezza che le conferiscono la sua storia, la sua composizione e la sua indipendenza, che in Valle di Susa sono stati violati i diritti fondamentali degli abitanti e della comunità locale, quella di essere correttamente informati e a partecipare alle decisioni concernenti la progettazione e la realizzazione della nuova linea ferroviaria. Tale violazione è stata realizzata con deliberate omissioni e a realizzare questa violazione hanno concorso i gruppi proponenti l’opera, le società incaricate della sua realizzazione e i governi nazionali succedutesi negli ultimi due decenni. Sottolineiamo che il sistema accertato con riferimento alla Valle di Susa è espressione di un modello di governo del territorio e delle dinamiche di stampo neocoloniale fondato sulla pretesa di lobby economiche e finanziarie nazionali e sovranazionali e delle istituzioni ad esse collegate e che tale modello di governo è ormai diffuso in Italia ed in Europa. Che tale sistema è in palese contrasto con le prescrizioni di numerosi trattati ed atti internazionali….. Consegno queste richieste con la convinzione che quanto non vi ho saputo dire vi è stato trasmesso dalla tensione, dall’intelligenza, dalla passione, dal rigore di quel frammento di comunità che avete avuto modo di conoscere i questi giorni…” – queste le battute finali della requisitoria tenuta dal Presidente del Controsservatorio Valsusa Livio Pepino questa mattina a Torino. Un intervento il suo (si può leggere in allegato) estremamente preciso, articolato, che ha chiuso i primi tre densissimi giorni di lavoro del Tribunale, che hanno potuto contare su moltissimi interventi, illuminanti su questioni spesso sottaciute dagli organi di informazione e interventi capaci di comprendere in quale direzione si vorrebbe indirizzare il futuro.

Indicativa è stata l’assenza dei destinatari dell’atto di accusa. Come altrettanto significativo è stato il diniego, da parte dei promotori dell’opera del tav valsusino di far visitare il cantiere ai componenti del Tribunale.

Partendo da questi presupposti domani pomeriggio, alle sedici, presso il Teatro Magnetto di Almese, vi sarà la lettura della sentenza. Da parte dei componenti della Giuria, dal Presidente Philippe Texier, Magistrato onorario della Corte suprema di Cassazione francese e già membro e Presidente del Comitato di diritti economici, sociali e culturali dell’ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite. Con lui Umberto Allegretti, Giurista, docente di Diritto costituzionale presso l’Università di Firenze, già direttore di “Democrazia e Diritto” e studioso della democrazia partecipativa; Perfecto Andrés Ibanez, Magistrato del Tribunal Supremo spagnolo e direttore della rivista “Jueces para la democracia; Mirelle Fanon Mendès, Presidente della Fondazione Frantz-Fanon e componente del Gruppo di lavoro di esperti per le popolazioni afrodiscendenti del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite; Sara Larrain, Ecologista e politica cilena, che dirige il Programma Chile Sustentable dal 1997; Dora Lucy Arias, Avvocata, componente del Consiglio direttivo del Colectivo de Abrogados José Alvear Restrepo; Antoni Pigrau Solé, Professore di Diritto internazionale pubblico presso l’Universidad Rovira y Virgili di Tarragona e Direttore del Centro de Estudios de Derechio Ambiental de Tarragona; Roberto Schiattarella, Economista, professore di Politica economica presso l’Università degli Studi di Camerino.


La requisitoria di Livio Pepino può essere letta a questo link: http://www.valsusanotizie.it/?p=2242

Tribunale dei Popoli. Il secondo giorno: non solo la Val Susa

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VALSUSA NOTIZIE

Voci dalla Val Susa

Testimonia Sandro Plano ma poi si parla delle grandi opere che stanno devastando l’Italia: Mose, Tunnel Tav Firenze, rigassificatore di Livorno, Muos, Orte-Mestre.

Inserito il 6 novembre 2015

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di Barbara Debernardi

Foto di Gabriella Tittonel

La Fabbrica delle E di Torino ha ospitato oggi la seconda giornata di testimonianze del processo sul tema Valle di Susa e violazione dei diritti fondamentali dell’uomo.

L’apertura dei lavori è stata affidata a Sandro Plano, Sindaco di Susa e presidente dell’Unione dei Comuni della bassa Valle di Susa, che è tornato a ribadire quanto già espresso nelle relazioni di ieri, ma dal punto di vista dell’amministratore pubblico. Il disconoscimento del cosiddetto accordo di Pra Catinat (“mai approvato”), le dimostrazioni di forza da parte dello Stato, il “dialogo aperto solo con i favorevoli all’opera”, la difficile eppure ricchissima esperienza della democrazia partecipata, l’informazione di parte, subita da un territorio mai davvero ascoltato e i tanti processi sommari e tutt’altro che garantisti degli ultimi anni  sono stati i punti passati in rassegna. Per arrivare ad una affermazione finale forte: “Noi, amministratori locali, non potremo mai dirci politicamente e moralmente estranei a quanto accaduto e a quanto accadrà in Valle di Susa“.

Temi e storie che si sono poi ripetuti nelle relazioni successive, in cui sono cambiati paesaggi e grandi opere, sempre inutili e imposte, ma non i presupposti e le leggi che le governano. Dal Mose di Venezia, al rigassificatore di Livorno, dal ponte sullo Stretto di Messina, al Muos o all’autostrada Orte-Mestre è un unico rincorrersi di tanti altri scenari valsusini: interessi economici lobbistici e politici, impatti ambientali pesanti, errati e manipolati rapporti costi/benefici, violazione della Costituzione, interruzione della democrazia, diritti negati e popolazioni locali non solo inascoltate, ma calpestate, moralmente e fisicamente.

Le relazioni del pomeriggio, aperte a casi simili, in Europa e nel resto del mondo, oltre a fornire un respiro ampio alle denunce partite dalla Valle di Susa, testimoniano quanto più di un relatore ha espresso nel corso degli interventi.

Il pronunciamento del Tribunale, atteso per domenica pomeriggio, non sarà solo risposta a una emergenza locale, per quanto drammatica. Potrà essere base di riflessione per fondare nuove modalità democratiche per il terzo millennio. (B.D. 6.11.2015)