Le strategie occulte dei “neocons” USA per scatenare il conflitto con la Russia

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di Luciano Lago
 
Forse non tutti sono consapevoli del fatto che la maggior parte degli eventi che si verificano sulla scena internazionale non sono determinati dalle decisioni prese dai governi in forma ufficiale e neppure si può pensare che molti di questi siano casuali, senza una apparente collegamento con decisioni prese da qualche organismo di potere.
 
Così la Storia ci insegna che i conflitti esplodono all’improvviso per effetto di cause che sono soltanto apparenti, da considerare realisticamente dei semplici pretesti, mentre le vere cause, quelle profonde, come i contrasti di interessi fra grandi potenze, i grandi gruppi economici, il controllo delle fonti di energia, ecc..   Situazioni che determinano anche guerre  occulte, che quasi mai emergono o vengono portati all’attenzione del grande pubblico.
 
Questa legge non scritta è valida più che mai nell’epoca attuale ed in particolare per tutti gli avvenimenti attuali: dalle guerre in Medio Oriente alla guerra in Siria, in Ucraina, ai conflitti in Africa, in America Latina, ecc..
Dietro la scena sempre e costantamente si muovono apparati occulti, servizi di intelligence, servizi segreti, mestatori di professione, organizzazioni di sobillazione mascherate dietro sigle innocenti, ONG, ecc., ecc..
 
Questo spiega la non casualità di avvenimenti come attentati o attacchi terroristici, omicidi mirati, eliminazione di testimoni scomodi, di giornalisti o di oppositori politici, spesso eliminati simulandio apparenti “incidenti”.
 
Abbiamo visto di recente che la potenza dominante, gli Stati Uniti, ha rinunciato ad interventi militari diretti ma, sotto l’Amministrazione Obama, hanno preferito optare per le guerre per procura utilizzando eserciti mercenari, come a suo tempo avvenne in Centro America con i contras, come avvenuto in parte in Iraq con i contractors, oggi avviene in Siria con i gruppi jihadisti armati, addestrati e il più delle volte finanziati dal Dipartimento di Stato USA per rovesciare governi legittimi e instaurare governi fantoccio e preparare il campo per interventi militari USA. In altro modo viene utilizzata la tecnologia oggi disponibile, ad esempio i droni senza pilota che vengono utilizzati in vari paesi per le eliminazioni di individui ritenuti pericolosi per gli interessi USA, nonostante queste eliminazioni, veri e propri omicidi mirati, comportino anche molte vittime innocenti.
 
Tuttavia, a complicare la situazione, spesso intervengono lotte interne nell’ambito delle forze politiche economiche o delle lobbies che si contendono il potere ed alcune di queste commissionano azioni di sobillazione o di sabotaggio ad apparati clandestini che essi controllano.
 
Questo è il caso dell’ultimo complotto criminale rivelato da un editorialista privato statunitense, Gordon Duff, il quale, ben introdotto in alcuni ambienti militari e politici di Washington ha scoperto come un gruppo di senatori neo cons, capeggiati dal noto senatore MCCain abbiano organizzato una “provocazione” per spingere l’amministrazione USA ad un intervento militare diretto in Siria ed in Ucraina in un confronto militare con la Russia.
La provocazione consiste nell’abbattimento di un aereo di linea statunitense, in volo sulla Turchia, allo scopo di incolpare i russi per l’incidente e scatenare una prevedibile reazione militare USA.
 
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Miliziani di Al Nusra con lancia missili anti aerei
 
Il piano prevede di utilizzare elementi ceceni e georgiani che vivono nella Gola di Pankisi, in Georgia , vicini alle forze USA, sotto il comando di un agente giorgiano al servizio del Pentagono, tal Anton Gerashenko, Deputato del partito ucraino ‘Fronte Popolare’ e segretario del comitato ‘Verkhovnaya Rada’. Consigliere del Ministro degli Interni Arsen Avakov e resident-agent dei servizi segreti statunitensi.
 
Segue la registrazione dei colloqui tra gli incaricati americani ed i mercenari georgiani e ceceni incaricati dell’operazione occulta.
 
 
Traduzione dal russo  di Kristina Rus per Come Don Chisciotte
 
Da questo documento ci si può rendere conto di quale sia il livello delle strategie occulte che vengono attuate dietro le quinte da gruppi di potere criminali che giocano con la vita di persone innocenti.
Naturalmente superfluo dire che di queste notizie nulla si potrà mai trovare sui media ufficiali che sono specialisti nella manipolazione e nell’occultamento delle notizie.

La mano dei servizi di intelligence sauditi dietro il disastro dell’aereo russo nel Sinai ?

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Da una fonte irachena, il Comitato delle Relazioni Estere del Parlamento iracheno, viene lanciata una accusa contro i servizi di intelligence sauditi quali  possibili autori del disastro dell’aereo russo precipitato in Egitto.
“I gruppi terroristi non hanno la capacità di attaccare aereonavi ma potrebbero arrivare ad abbattere aerei per mezzo di operazioni di intelligence limitate”, questa la dichiarazione fatta nella Domenica da Mesal al-Alusi, riportata dai media iracheni.
 
“Il servizio di intelligence saudita, per i suoi collegamenti con il gruppo terrorista dell’ISIS, è l’unico candidato che potrebbe aver realizzato questa azione”, ha aggiunto Al Alusi, alludendo alla rivendicazione del sinistro relativo all’aereo civile fatta dal ramo egiziano dello Stato Islamico.
 
L’ipotesi fatta dal funzionario iracheno arriva lo stesso giorno in cui il presidente egiziano, Abdel Fatah al-Sisi, ha richiesto di attendere il risultato delle indagini iniziate sull’evento da parte di esperti egiziani e russi.
“Non dobbiamo avere fretta nell’ accertare le cause del disastro, l’indagine non è facile e l’Egitto vuole verificare le cause reali dell’accidente”, ha sottolineato.
Dall’altro lato il portavoce della Cancelleria russa, María Zajárova, nella stessa Domenica ha richiesto cautela sulle ipotesi circa le origini dell’incidente, affermando che ” è ancora presto per parlare delle cause”, ha sottolineato.
 
Nella stessa giornata di Domenica sono arrivati in Egitto tre aerei russi con una equipe di investigatori fra i quali il ministro dei Trasporti e quello per le situazioni di emergenza, il massimo responsabile dell’agenzia per l’aviazione civile, un giorno dopo che il Comitato di Investigazioni della Russia aveva annunciatoi di aver aperto una indagine criminale sull’incidente.
 
Fino al momento sono stati rinvenuti 187 cadaveri ne vari resti mortali dei viaggiatori che sono stati rimpatriati in Russia la notte della Domenica.
Le prime indagini svolte dalle autorità egiziane hanno comunque scartato inizialmente che l’Airbus sia stato abbattuto da alcuno dei gruppi armati che operano nella regione del Sinai.
I sospetti sull’Arabia Saudita arrivano non a caso, visto che questo paese risulta essere uno dei principali sponsor del gruppo terrorista dell’ISIS e sono accertate le complicità saudite nel finanziamento e nel reclutamento dei mercenari jihaddisti che operano in Siria ed in Iraq. Inoltre dall’Arabia Saudita provengono buona parte degli armamenti forniti ai terroristi, inclusi i sofisticati missili anti aerei ed anticarro di fabbricazione USA.
 
Potrebbe essserci la volontà dei sauditi di lanciare un avvertimento al Presidente Putin per la sua azione di sostegno del governo siriano di Bashar al-Assad, visto che tale azione ha sconvolto il piano di Riyad di estendere la propria influenza in Siria.
Nessuna ipotesi può essere quindi  essere esclusa dagli esperti incaricatri delle indagini.
 
Fonte: Hispan Tv
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

In due giorni le forze aeree russe hanno attaccato 237 obiettivi dei terroristi takfiri in sei province della Siria. Liberata buona parte di Aleppo

già. E cadono aerei civili russi, chissà chi vorrà mai vendicarsi
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Le forze aeree russe hanno realizzato 131 missioni in sei province della Siria negli ultimi giorni, nel corso delle missioni sono stati attaccati e distrutti 237 obiettivi dello Stato Islamico e  del Fronte Al-Nusra, secondo le informazioni  del Ministero della Difesa russo.
Il portavoce del Ministero della Difesa Ígor Konashénkov, ha inidcato che 131 missioni aeree sono decollate dalla base aerea di Jmeimim (Siria) ed hanno attaccato 237 installazioni dei terroristi nelle province di Hama, Latakia, Homs, Damasco, Alepo e Raqqa, come ha comunicato l’agenzia Ria Novosti.
Nel corso di queste missioni la Forza Aerea russa ha distrutto un deposito di munizioni dello Stato Islamico nella regione di Damasco, un accampamento di terroristi vicino ad Aleppo, distrutti anche  i rifugi sotterranei e le fortificazioni degli jihadisti nella provincia di Homs e il centro di controllo del Fronte di Al Nusra nella provincia di Latiaka, come spiegato da Ígor Konashénkov.
 
Fra gli altri obiettivi , le forze aeree russe hanno distrutto una base dei terroristi che ostacolava le comunicazioni delle truppe governative, a Latiaka, dove esisteva un posto di comando del gruppo terrorista Frente Al Nusra, da cui si interferiva con le comunicazioni radio elettroniche dell’Eseercito siriano, ha informato il Ministero. Da questa postazione, situata ad una altezza tatticamente importante, si realizzava il gestione delle attività dei terroristi e nello stesso tempo, data la potenza delle trasmissioni, si interferiva e si annullavano alcune radiocomunicazioni delle forze siriane. Il posto di comando era camuffato in una zona di montagne e boschi ed è andato distrutto con tutte le attrezzature elettroniche e le dotazioni sofisticate fornite ai terroristi dai servizi di USA ed Arabia Saudita.
Il Fronte al-Nusra risulta essere il gruppo direttamente collegato e sostento con il comando USA delle operazioni in Siria e con i servizi segreti turchi; viene fatto passare come gruppo di “ribelli moderati”.
 
Le forze aeree russe hanno distrutto una fabbrica di esplosivi e 10 auto bomba dei terroristi nella provincia del Guta orientale, in Siria-
Il Ministero della Difesa russo ha pubblicato due nuovi video in cui si vede come gli aerei russi hanno distrutto il magazzino delle auto bomba e la fabbrica degli esplosivi dei terroristi in Siria.  Vedi: You Tube.com/Watch
 
Gli aerei russi hanno realizzato nuove operazioni di bombardamento contro le posizioni dei terroristi ed in particolare nelle province di Hama, Latakia, Homs, Damasco, Alepo e Raqqa.   Vedi: You Tube.com/Watch
 
Sono stati attaccati e distrutte  due postazioni di comando dei terroristi che erano state individuate nella provincia di Hama e questo ha provocato forti danni e grandi perdite fra le fila dei terroristi.
 
Altri terroristi sono stati eliminati mentre si trovavano in attraversamento delle strade che collegano la provincia di Homs e Hama, circa 40 elementi sono rimasti sul terreno, altri terroristi sono stati eliminati sulla strada fra Palmira e Beirut.
Nella provincia di Latiaka è stato individuato e distrutto un convoglio dei terroristi che contava su 40 automezzi e blindati armati con mitragliere ed artiglierie, tutti inceneriti dagli attacchi degli aerei russi e siriani.
Nella provincia di Aleppo le forze aeree russe hanno distrutto magazzini di munizioni, postazioni di comando ed è stata liberata una zona di circa 50 Km2 di territorio con nove paesi, grazie all’offensiva delle truppe di terra dell’Esercito siriano.
 
Nella provincia di Deir ez-Zor, assieme al vecchio aereoporto, è andato distrutto il posto di comando dei terroristi e molti di questi sono stati annientati, alcuni di loro si è appurato che erano mercenari ceceni, armati ed appoggiati dalle forze turche.
 
Si calcola che le formazioni dei terroristi e mercenari takfiri, appoggiati dall’estero, dall’inizio delle operazioni aeree russe abbiano perso circa il 35% dei loro effettivi in un mese, il 60% dei loro depositi di munizioni ed armi e parecchi dei capi (il 65%), leaders dei gruppi terroristi, sono stati uccisi dagli attacchi effettuati dalle forze russe e siriane, come indicato dallo stratega siriano Salim Harba al canale televisivo di Al Ajbariya TV in lingua áraba.
 
Dall’inizio delle operazioni aeree russe, avvenuto il 30 Settembre, la guerra in Siria ha segnato un nuovo corso.
 
Fonti:  El Espia Digital           RT Actualidad
 
Traduzione e sintesi: Luciano Lago

Il Washington Post conferma: l’ISIS rifornito attraverso la Turchia, un pretesto degli Stati Uniti per impadronirsi della Siria

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ma no la strategia dell’abbronzato è per la pace nel mondo..
 
di  Tony Cartalucci
 
Con l’annuncio di Obama di voler inviare forze speciali degli USA sul terreno perchè si uniscano con i miliziani oppositori in Siria, sono molti quelli che ancora appaiono confusi nel comprendere quali siano esattamente le conseguenze di questa mossa. Come per voler rassicurare l’opinione pubblica che, in realtà  la mossa è quella di utilizzare il denominato Stato Islamico come un pretesto per invadere ed occupare il territorio della Siria, il Washington Post ha pubblicato un articolo spiegando la mossa di Obama  in dettaglio,
“Obama ha una strategia per la Siria ma affronta grandi ostacoli”. In quel pezzo del W.P.  si dichiara apertamente che l’ISIS  si rifornisce attraverso la Turchia.  Si dichiara epressamente che :
“Aumenteranno le operazioni aeree nel nord della Siria, in particolare nella zona della frontiera turca per tagliare il flusso di combattenti stranieri, il denaro ed il materiale che arriva in appoggio dello Stato Islamico”, (Washington Post).
 
Naturalmente occorre segnalare che la stessa Turchia è un membro della NATO  dalla decade degli anni ’50, con una base aerea statunitense in territorio turco ad Incirlik damolti anni.  Da quando è iniziata la guerra in Siria nel 2011, gli USA di sicuro hanno operato lungo la frontiera tra Turchia e Siria.  Il New York Times ed il Washington Post hanno informato in numerose occasioni circa l’invio di armi  fatto attraverso la CIA destinate ai gruppi di miliziani attraverso questa frontiera.
 
Ci sono inoltre molti campi per i rifugiati costruiti con milioni di dollari in uno sforzo congiunto tra i governi dei paesi occidentali e le organizzazioni non governative e lo stesso governo turco lungo la frontiera, così come gli Stati Uniti hanno realizzato vari campi di addestramento per i “ribelli moderati”.
 
La domanda allora è se l’ISIS sta ricevendo l’insieme di questi combattenti stranieri, denaro, armi e materiali attraverso la Turchia, e gli Stati Uniti stanno operando dall’inizio lungo la frontiera turca, come mai gli USA non hanno intercettato e bloccato questo traffico prima di farlo arrivare in Siria?  Il Washington Post risponde a questo quesito  ma nel percorso di negazione di un funzionario non identificato del Pentagono.
 
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“Questo passaggio non deve essere considerato come “l’inizio di una area di “no fly zone”o una progressiva zona di proibizione aerea. Questo semplicemente non è il proposito”, ha rferito il funzionario del Pentagono.
 
Tuttavia di certo si deve considerare questa come l’inizio di una progressiva creazione della  zona di interdizione visto che questo è stato precisamente il motivo per cui fu creato l’ISIS, per giustificare in primo luogo tale proposito, ed è quello che si materializza agli occhi del mondo. Ed al Washington Post spiegano in che modo questa zona di interdizione ai voli si trasformerà , nel mezzo di di questa finta lotta all’ISIS:
“sconfiggere lo Stato Islamico in Siria, sotto la strategia di Obama, si basa non solo sul far retrocedere i miliziani dello Staro Islamico ma anche per mantenere il territorio liberato fino a che un nuovo governo centrale, stabilito a Damasco, possa prendere il cambio”, (Washington Post).
 
Già esiste un governo centrale a Damasco, che dovrebbe tagliare le linee di rifornimento dell’ISIS che desbordano fuori del territorio della NATO, che facimente potrebbe ristabilire il controllo su questo “terriritorio liberato”a cui si riferisce il Washington Post . Tuttavia il Post è attento nel menzionare con il termine di “nuovo governo centrale”, o in altre parole, un governo selezionato per mano degli Stati Uniti ed i suoi soci regionali, affiliato ai terroristi, gli stessi  che hanno pportato morte e distruzione in Siria fin dal 2011.
 
Invadere la Siria per mezzo delle forze speciali degli USA e dei miliziani e prendere i territorio siriano è letteralmente il piano stabilito dall’esterno dalle autorità corporative -finanziarie degli USA , piano finanziato dai think- tanks politici di Washington e più concretamente dalla Brooking Institution.
Come si è informato nei primi annunci di “stivali sul terreno”, il piano di creare “zone sicure” per, di seguito, di ampliare di più con l’obiettivo finale di ottenere la caduta del governo di Damasco, è stata una costante da almeno il 2012.
 
Nel marzo del 2012 il Brookings Institution”Oriente Medio Memo # 21″ valutava le opzioni per un cambio di regime e si dichiarava espressamente che :
 
“Una alternativa per gli sforzi diplomatici per centrare la loro attenzione in primo luogo sul modo di mettere fine alla violenza e come ottenere accesso agli aiuti umanitari, come si sta portando ad attuare sotto la leaderschip di Annan. Questo potrebbe condurre alla creazione di rifugi sicuri e corridoi umanitari, i quali dovrebbero essere appoggiati dalla limitata potenza militare. Questi di certo non sono all’altezza degli obiettivi degli Stati Uniti in Siria e possono preservare Assad nel potere. Partendo da questo punto, tuttavia, è possibile che una amplia coalizione con il mandato internazionale potrebbe aggiungere più misure coercitive per i suoi sforzi”, (Brookings Institution).
 
Il piano di utilizzare le forze speciali degli USA a conquistare e mantenere il territorio siriano, fu anche stabilito specificamente nel giugno del 2015 da un documento della Brooking Istitution che si intitolava letteralmente: “Deconstructing Siria: “A new strategy for America’s most hopeless war.”
In quel documento i dice che :
 
“l’idea sarebbe quella di aiutare gli elementi moderati nello stabilire zone affidabili e sicure all’interno della Siria una volta che ne abbiano la possibilità.   Americani come sauditi, turchi e britannici e giordani ed altre forze arabe saranno quelle che dovranno dare appoggio, non soltanto dall’aria ma anche sul terreno con la presenza di forze speciali. Nell’approccio di questo piano si parla dei vantaggi che si avrebbero dall’operare in zone semi desertiche della Siria che potrebbero permettere la creazione di zone cuscinetto che potrebbero essere sorvegliate da possibili segnali dell’attacco del nemico attraverso una combinazione di tecnologie, le pattuglie ed altri metodi che le forze speciali potrebbero impiegare per aiutare i combattenti locali in Siria”.
 
“Se Assad fosse sufficientemente stupido da attaccare queste zone, incluso se dovesse provedere a far ritirare queste forze all’esterno, probabilmente perderebbe il suo potere aereo con i conseguenti attacchi aerei di rappresaglia  che sarebbero scatenati contro le forze governative. Poco probabile che questo avvenga”, (Brooking Istitution).
 
Il recente articolo del Washington Post conferma esattamente quello che si sta facendo in Siria – l’esecuzione di certi piani a lungo termine che erano presenti dal Giugno del 2014 ma documentata nei dettagli dal Giugno di quest’anno.
L’unica domanda lasciata rispetto a questo evidente lungo piano, che è stato tanto aperto e trasparente,  è qella di domandarsi di cosa dispongono adesso la Siria ed i suoi alleati, specialmente la Russia, coinvolta militarmente in Siria, per denunciare  e smascherare il piano USA ?
 
 
Traduzione e sintesi: Luciano Lago
 
Nella foto in alto: mercenari (contractors) USA in Siria
 
Nella foto al centro: mappa delle zone ancora occupate in Siria

TAV e le altre grandi opere sul banco degli imputati – Torino, 5-8 novembre

  ARCI Valle Susa - Collegno
 
Creato:Tue, 03/11/2015 – 12:53
TAV e le altre grandi opere sul banco degli imputati - Torino, 5-8 novembre
TAV e le altre grandi opere sul banco degli imputati - Torino, 5-8 novembre
La sentenza che verrà pronunciata tra pochi giorni in Val di Susa non ha precedenti, almeno in Europa.
Per tre giorni i giudici ascolteranno una quarantina di testimonianze che documenteranno irregolarità, omissioni, soprusi, violazioni di diritti, abusi, violenze e quant’altro.
Sarà il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) a pronunciarsi domenica 8 novembre su“Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere: dal Tav alla realtà globale” dopo aver preso in esame numerose denunce: testimonianze dirette sul TAV in Valsusa, sull’aeroporto di Notre Dame des Landes in Francia, sul MUOS di Niscemi, sul MOSE di Venezia. Ma i giudici ascolteranno anche relazioni su altre realtà: dalla miniera a cielo aperto di Rosia Montana in Romania alla linea ferroviaria “Y basca” in Spagna, dal progetto HS2 nel Regno Unito al ponte di Messina e alle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi in diverse regioni d’Italia. E altre ancora. (scarica il programma dei quattro giorni)
Sotto accusa risulterà l’intero “sistema” delle grandi opere che incide pesantemente sui meccanismi complessivi di funzionamento delle istituzioni e della stessa democrazia: non un’accusa generica ma un preciso elenco di responsabilità documentate di organismi, società, governi e istituzioni.
 
Ora alla fase conclusiva e ci auguriamo che i nove giudici provenienti da diversi paesi dell’Europa e dell’America Latina si esprimano con chiarezza raccogliendo le nostre denunce.
 
Non può sfuggire l’importanza della sentenza che verrà emessa domenica prossima in Val di Susa: l’hanno sicuramente colta Salvatore Settis, Raul Zibechi, Tomaso Montanari, Alex Zanotelli, Luciano Gallino, Giovanni Palombarini, Paolo Maddalena, Marco Aime e Ugo Mattei: potete leggere i loro messaggi di sostegno sul sito del Controsservatorio Valsusa.
Il nostro augurio è che ad essi si aggiungano molte altre voci, che siano migliaia coloro che cercheranno di dare il massimo risalto possibile a un pronunciamento che potrà (e dovrà) avere significative e importanti ricadute nei diversi territori. La sentenza di per sè non sarà certo in grado di mettere la parola fine alle tante violazioni di diritti fondamentali commesse in nome di un progresso i cui effetti devastanti sono sotto gli occhi di tutti, ma su di essa potranno contare le tante resistenze che portano intere comunità a voler essere protagoniste del proprio futuro.
 
Chiediamo a ognuno di fare la propria parte, consapevoli che i grandi media faranno di tutto anche questa volta per mettere il silenziatore su una sentenza sicuramente scomoda.
 
Seguite il sito del Controsservatorio, seguite nei prossimi giorni le pagine FaceBook eTwitter, rilanciate le notizie, gli articoli, i commenti, rompete il muro del silenzio.
Nei giorni successivi alla sentenza pubblicheremo sul sito controsservatoriovalsusa.org tutte le registrazioni audio/video delle testimoninaze e i materiali allegati.
 
* * * 
 
Sessione conclusiva del Tribunale Permanente dei Popoli dedicata a diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere.
 
giovedì 5 novembre
Torino – Fabbrica delle “E”
 
ore 9.00
apertura della Sessione
Gianni Tognoni (segretario generale del Tribunale)
 
ore 9.15
esposizione atto d’accusa
Livio Pepino (Controsservatorio Valsusa)
 
ore 9.30 – 19.00 
IL TAV IN VAL SUSA E LA PARTECIPAZIONE NEGATA
 
1. 
La situazione della Valsusa in generale 
rapporteur Ezio Bertok (Controsservatorio Valsusa)
assunzione testimoni e proiezione filmati
 
2. 
La partecipazione negata: manipolazione dei dati e delle previsioni 
rapporteur Angelo Tartaglia 
(professore Politecnico di Torino, componente Commissione tecnica Comunità montana Val Susa e Val Sangone)
assunzione testimoni e consulenti
 
3.
L’esclusione dei cittadini e delle istituzioni dai processi decisionali 
rapporteur Luca Giunti
(naturalista, componente Commissione tecnica Comunità montana Val Susa e Val Sangone)
assunzione testimoni
 
4. 
La sostituzione del confronto con la repressione 
rapporteur Paolo Mattone (Controsservatorio Valsusa)
assunzione testimoni e proiezione filmati
 
(pausa pranzo 13.15-14.30)
 
 
venerdì 6 novembre
Torino – Fabbrica delle “E”
 
ore 9.00 – 19.00
GRANDI OPERE E LESIONI 
DEI DIRITTI FONDAMENTALI NEL MONDO
 
1. 
La situazione italiana (in particolare: passante e stazione ferroviaria di Firenze, autostrada Orte-Mestre, trivellazioni nel mare Adriatico e in terraferma, ponte di Messina)
rapporteur Tiziano Cardosi (Forum contro le grandi opere inutili e imposte) obiettivo su:
Mose a Venezia (Armando Danella)
Muos a Niscemi (Sebastiano Papandrea)
 
2. 
La situazione europea
(in particolare: linea ferroviaria HS2 nel Regno Unito, linea ferroviaria AV nei Paesi Baschi, 
stazione di Stuttgart 21 in Germania, miniera d’oro di Rosia Montana in Romania) 
rapporteuse Sabine Bräutigam (Forum contro le grandi opere inutili e imposte)
 
obiettivo su:
Aeroporto di Notre dame de Landes 
(Geneviève Coiffard-Grosdoy, Françoise Verchère, Thomas Dubreuil)
La procedura del débat public in Francia (Daniel Ibanez)
 
3.
La situazione dell’America Latina
rapporteur Andrés Barreda (Facoltà di economia, Universidad Nacional Autónoma de México)
 
(pausa pranzo 13.15-14.30)
 
 
sabato 7 novembre
Torino – Fabbrica delle “E”
 
ore 9.00 – 11.00
spazio per deduzioni e difese dei destinatari dell’atto di accusa
 
ore 11.00 – 12.30
REQUISITORIE FINALI
Livio Pepino (Controsservatorio Valsusa)
 
ore 12.30
conclusione della sessione pubblica
 
ritiro del Tribunale camera di consiglio per la decisone
 
 
domenica 8 novembre
Almese – Teatro Magnetto
 
ore 16.00
LETTURA DEL DISPOSITIVO DELLA SENTENZA
 

In gioco non c’è solo un treno inutile

 | 31 ottobre 2015 |

Il primo fu chiamato a giudicare il comportamento dell’esercito degli Stati Uniti in Vietnam, il  secondo il ruolo delle imprese multinazionali nelle dittature di Pinochet e delle altre giunte militari del Sudamerica. Dal 1979 l’eredità del Tribunale Russel, per iniziativa di Lelio Basso, è stata raccolta dal Tribunale Permanente dei PopoliGiovedì 5 novembre sarà a Torino per esprimere un’autorevole e importante sentenza su alcune gravi violazioni dei diritti fondamentali come il mancato ascolto di un’intera comunità. Sono state commesse, quelle violazioni, in nome del progresso, per realizzare il percorso del treno ad alta velocità da Torino a Lione e altri megaprogetti utili soltanto al sacro business delle Grandi Opere. Una notizia di grande rilievo per chi si sente parte di quello che è da tempo molto più di un movimento di protesta e forse trascurabile per il circo mediatico che, in caso di Tav, si alimenta solo di problemi ordine pubblico

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di Ezio Bertok*

Entrato nella nuova aula magna dell’Università di Torino, quel signore tanto distinto ne era uscito in fretta. Si era reso conto che lì si stava parlando di Tav e, in particolare, delle ragioni di chi si oppone al progetto in Val di Susa. Ad alta voce e con accento marcatamente torinese, aveva spiegato con garbo il perché di quel repentino dietrofront: “Io sono Sì Tav, neeh. Me ne vado, i notav sono rincoglioniti”. Poco elegante, forse un po’ troppo sintetico ma sincero. Non era stato difficile intuire che l’apprezzamento andava esteso a tutti quelli che si confrontano con le ragioni notav, al di là dei diversi punti di vista. Dal giornale che teneva in mano si poteva dedurre che fosse un lettore di una fonte d’informazione sull’alta velocità di enorme rilevanza per l’opinione pubblica locale, La Stampa. A onor del vero, tuttavia, c’è da precisare che il quotidiano torinese, così come Repubblica, ha sempre raccontato i notav come nemici del progresso, egoisti, fanatici, terroristi. Mai come rincoglioniti.

Quel giorno era il 14 marzo della scorsa primavera. Capita di ricordare la data esatta di un episodio di così scarso rilievo, ma indicativo di una certa formazione mediatica del consenso, solo in relazione a quanto accaduto lo stesso giorno. Si tratta di un fatto di ben altro spessore, malgrado La Stampa e gli altri grandi quotidiani abbiano deciso che non valesse neanche una riga. Non ci aveva stupito il silenzio dei media: era pur vero che quel giorno a Torino c’erano molti notav ma sarebbe stato molto arduo presentare anche quell’evento come un problema di ordine pubblico. Non potendo criminalizzare, non restava che oscurare. Le armi di disinformazione di massa sono micidiali anche quando tacciono. Quel 14 marzo a Torino s’era aperto un nuovo capitolo nella storia e nella cronaca della resistenza di un’intera popolazione, quella della Valsusa. Ed era solo l’inizio.

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L’aula magna dell’Università di Torino il 14 marzo

Nella stessa aula in cui era entrato per errore il distinto signore, gremita da oltre quattrocento persone, si era aperta una sessione del Tribunale Permanente dei Popoli (Tpp). Era stato chiamato a pronunciarsi sulle violazioni di diritti fondamentali connesse al progetto Tav Torino-Lione e, più in generale, ad altre grandi opere anche nel resto dell’Europa. Storie di diritti negati, di democrazia sospesa, di spazi di partecipazione cancellati, di cittadini e amministratori locali inascoltati. Sono accuse pesanti ai governi nazionali, alle istituzioni europee, alle grandi lobby che dettano l’agenda della politica, che impongono grandi opere inutili e devastanti infischiandosene dei bisogni e rovesciando la scala delle priorità: ospedali, scuole, pensioni, tutela del territorio possono aspettare tempi migliori. Quel giorno i notav valsusini presentavano il conto, ben sapendo che in gioco non c’è solo un treno inutile.

Giovedì 5 novembre il Tribunale Permanente dei Popoli tornerà a Torino e in Val di Susa per la sessione conclusiva dedicata a “Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere“. Per tre giorni ascolterà testimonianze di cittadini, tecnici, amministratori, la sessione si concluderà domenica 8 novembre con una sentenza. Il Tpp, erede del Tribunale Russel, è un tribunale di opinione, il suo parere non comporta ripercussioni dirette sul piano giudiziario ma sarà difficile ignorare il significato di un pronunciamento preso da un organismo di altissimo prestigio a livello mondiale. I nove giudici che faranno parte della giuria arriveranno anche da lontano: Francia, Spagna, Portogallo, Cile e Colombia. Sono giuristi, magistrati, economisti, esperti di diritti umani di fama mondiale ed esprimeranno un giudizio sulla base delle testimonianze ascoltate e dei documenti prodotti in questi mesi.

** CORRECTS IN THE FIRST SENTENCE RESTING TO RESISTING ** Protesters hold a banner reading, NO TAV(No to high speed train) the resisting valley, during a demonstration in Susa, near Turin, northern Italy, Saturday, Jan. 23, 2010. Demonstrators are protesting against the proposed plans to build the Turin-Lyon high-speed train line including a tunnel in the Italian "Val di Susa" valley. (AP Photo/Massimo Pinca)

A sostenere le accuse non ci saranno solo i Valsusini, ma anche chi da anni denuncia i guasti del Mose di Venezia, del MUOS di Niscemi, del progetto di aeroporto a Notre Dame des Landes e altri ancora. Nei decenni scorsi, il Tpp si è occupato di diritti violati da politiche coloniali in vari paesi, soprattutto dell’Asia e dell’America Latina. Non è di scarso rilievo il fatto che intervenga oggi anche nel cuore dell’Europa e metta al centro delle sue attenzioni il Tav: la Val di Susa è un laboratorio di ricerca avanzata di nuove forme di democrazia ma anche il luogo di sperimentazione di una nuova politica coloniale diversa nelle forme rispetto a quelle tradizionali dei secoli scorsi ma non per questo meno devastante.

Per i Valsusini questo è solo l’ultimo, in ordine di tempo, degli innumerevoli tentativi di far sentire la loro voce. E proprio il mancato ascolto di un’intera comunità sarà la questione centrale su cui il Tpp valuterà se vi siano state o meno violazioni di diritti fondamentali. In venticinque anni, in Val di Susa le hanno provate proprio tutte per farsi ascoltare: lo hanno fatto quando ancora pochi, al di fuori della valle, avevano sentito parlare di una resistenza popolare nata già agli inizi degli anni ’90 e che affonda le radici nella Resistenza della metà del secolo scorso e poi nelle lotte per la difesa del lavoro che avevano visto gli operai di una fabbrica rifiutarsi di costruire armi. Da quelle lotte era maturata la convinzione che per ottenere risultati occorreva mettersi di traverso in prima persona, la delega è un’altra cosa. Negli anni successivi hanno messo in pratica ciò che avevano imparato, hanno continuato a mettersi di traverso e oggi non hanno alcuna intenzione di smettere.

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Blu al lavoro sul murale di Chiomonte

Ci sono volute le prime violenze della polizia, a Venaus nel 2005, per squarciare il velo del silenzio. Solo allora è balzata agli onori della cronaca la dimensione vera diuna resistenza unica nel suo genere, animata dal protagonismo di un’intera popolazione. Il silenziatore è comunque rimasto sulle ragioni del no. E pensare che quei pazzi di valsusini avevano coniato uno slogan che riassumeva in una sola riga il senso di un quarto di secolo di lotta: “Per essere notav non occorre essere valsusini, basta essere onesti e informati”. Quanti hanno raccolto l’invito? O meglio: quanti hanno potuto informarsi cercando di sfuggire alle strette maglie di un’informazione mainstream asservita agli interessi e alle logiche del più grande business del secolo, l’alta velocità?

Se c’è una cosa che ai protagonisti di questa straordinaria lotta non ha mai fatto difetto, quella è la tenacia, la proverbiale capacità di tenere aperte tutte le strade: dalla raccolta di migliaia di firme poi presentate al parlamento europeo alle innumerevoli manifestazioni con decine di migliaia di persone, dai tentativi di ostacolare inutili sondaggi propedeutici all’apertura dei cantieri ai tentativi di ostacolare i lavori del primo di essi. Non si contano le notti trascorse a fronteggiare ingenti schieramenti di forze dell’ordine a difesa di una semplice trivella: migliaia di persone incuranti delle temperature ben al di sotto dello zero determinate a fermare un mostro che divora risorse e distrugge un territorio in nome del “progresso”. Le parole perdono significato, rimane la speranza di ridare loro un senso. E dalla lotta sono nate mille iniziative per ribaltare quella logica: ad esempio la creazione di reti di produttori e di piccoli imprenditori capaci di rilanciare le economie locali, le uniche in grado di salvaguardare un territorio visto come terreno di conquista per nuove avventure. Avventure coloniali, appunto.

Oggi in tv e nei grandi quotidiani il problema Tav in Val di Susa viene presentato come un problema di ordine pubblico e basta, la repressione ha raggiunto livelli inimmaginabili. Una volta si diceva: “Colpirne uno per educarne mille”. In questo caso i numeri vanno rivisti: “Colpirne mille per educare un intero paese“. Le ragioni del no sono più oscurate di prima, quelle del sì sono inconfessabili come sempre. L’ordine di scuderia è: “Dagli al terrorista”, mentre il partito unico degli affari e le procure decidono che cos’è democratico e che cosa è sovversivo: un gesto di sabotaggio che danneggia un compressore è un’azione terroristica, le falangi valsusine di oggi sono l’Isis nostrano di domani. Se non fosse drammatico ci sarebbe da ridere.

Il Controsservatorio Valsusa vuole contribuire a rompere questo accerchiamento politico, mediatico e giudiziario che cerca di ridurre all’impotenza la Valsusa guardando ad altri orizzonti. Per questo, tra le altre sue iniziative, ha voluto investire il Tribunale Permanente dei Popoli di una questione di diritti violati. La speranza è che ognuno faccia suo lo slogan dei valsusini, adattandolo alla propria realtà: “Per essere notav non occorre essere valsusini, basta essere onesti e informati”. E determinati a mettersi di traverso. Venite a trovarci dal 5 all’8 novembre, vi ospiteremo volentieri.

Controsservatorio Valsusa

DAL SITO DEL CONTROSSERVATORIO VALSUSA

Si terrà a Torino e Almese dal 5 al 8 novembre 2015 la sessione conclusiva del Tribunale Permanente dei Popoli su grandi opere e diritti fondamentali dei cittadini e delle comunità locali.
La sessione si concluderà con una “sentenza” a cui guardiamo con speranza e ottimismo.
La Val di Susa sarà l’osservato speciale ma sarà in compagnia di altre realtà italiane ed europee: MOSE, MUOS, Notre Dame des Landes,…

Lettera aperta di Frediani (M5S) ai Sindaci valsusini

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VALSUSA NOTIZIE

Voci dalla Val Susa

Inserito il 3 novembre 2015

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di Leonardo Capella martedì 3 novembre 2015

Riportiamo integralmente la lettera aperta che la consigliera regionale Francesca Frediani (M5S) ha voluto indirizzare ai Sindaci dell’Unione Montana che hanno partecipato all’incontro con il Ministro Delrio il 28 ottobre scorso.

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Allegato alla lettera aperta vi è anche un estratto dell’audizione tenutasi il 22 ottobre u.s. dall’Arch. Foietta presso la II Commissione del Consiglio Regionale. Per completezza d’informazione potete leggerne il contenuto a questo indirizzo: http://www.valsusanotizie.it/?p=2211



OGGETTO: Lettera ai sindaci della Valsusa, spunti di riflessione su Tav e nuovi “tavoli”

Gent.mi amministratori,

dopo lunga riflessione e alla luce degli esiti dell’incontro con il ministro Delrio, intendo rivolgermi a voi direttamente. L’intenzione è quella di condividere alcuni elementi di riflessione in merito alla prospettiva di sedersi ad un nuovo tavolo per discutere della Grande Opera Inutile sul nostro territorio.

In allegato trovate alcuni estratti degli interventi effettuati dal commissario/presidente arch. Foietta durante l’audizione dello scorso 22 ottobre in II Commissione del Consiglio Regionale. Per non costringervi ad una lettura di un testo troppo lungo, ho estratto le parti che ho ritenuto più significative e le ho suddivise in tre sezioni:

– ruolo dell’Osservatorio

– dati su traffico merci (e altre profezie)

– saturazione della linea storica

Foietta non ha saputo, e probabilmente neanche voluto, esprimere in alcun modo alcuna previsione economico/trasportistica a supporto del progetto. Gravissime sono, altresì, le dichiarazioni del commissario in merito alla saturazione della linea che è tuttora il presupposto legislativo (art. 1 accordo Ita Fra 2001) sottostante alla realizzazione dell’opera: nessun mutamento o abrogazione in merito è intervenuto nell’accordo 2012 Ita Fra.

Prima di prendere una decisione irreversibile dovrebbe far riflettere il fatto che il Commissario Straordinario del Governo per la Torino Lione abbia confermato in una sede Istituzionale che non esistono previsioni macroeconomiche e trasportistiche che abbiano determinato il progetto della Torino Lione, e che anzi è assolutamente impossibile fare previsioni macroeconomiche affidabili su un orizzonte temporale così lontano come il 2025/30 e che il progetto è esclusivamente una scelta politica!

Vorrei ricordare che il M5S, nonostante in Valsusa sia la formazione politica con maggiore consenso, ha più volte dimostrato di saper anteporre alle proprie legittime aspirazioni di rappresentanza il bene comune della Valle.

Occorre ricordare inoltre i precedenti “adescamenti”, sfociati in roboanti messaggi mediatici del tipo “trovato l’accordo”. Prese in giro di questo tipo sono e saranno sempre all’ordine del giorno soprattutto laddove non è scolpito nella roccia che il previsto Tavolo (o come vogliono chiamarlo) avrà ad oggetto anche l’opzione zero!

Partecipare al tavolo senza alcuna garanzia formale significa quindi tradire la memoria storica della lotta al Tav e la fiducia dei cittadini che ripongono valore al patrimonio collettivo della memoria predetta.

Vi ringrazio anticipatamente per l’attenzione e vi porgo i miei cordiali saluti

Francesca Frediani

Consigliere regionale M5S Piemonte

Alla Ramats ,frazione di Chiomonte, da alcuni giorni manca l’acqua: caso o Tav?

post — 4 novembre 2015 at 16:15

ramats - San Giuseppe

(riceviamo e pubblichiamo) Alla Ramats ,frazione di Chiomonte , da alcuni giorni manca l’acqua; la sorgente principale eroga acqua al 20% della sua potenzialità; sono state chiuse tutte le fontane della frazione per far si che la poca acqua residua arrivi nelle case dei residenti; l’amministrazione comunale dice che è tutto sotto controllo, qualcuno da la colpa alla galleria di Pont Ventoux dell’IREN ( ? )  …e se fosse invece che scava…scava….scava….alla Maddalena……cominciano a verificarsi quelle “funeree previsioni “ che il movimento ha sempre sostenuto?…..

meditate gente meditate e fate girare

La potenza di un buco nero

Artist's impression of a black hole

Questa rappresentazione artistica mostra nuove scoperte riguardo l’incontro tra stelle e buchi neri.Quando una stella si trova troppo vicino ad un buco nero, intense forze di marea iniziano a fare a pezzi l’astro. Quando accade questo incontro, alcuni dei detriti stellare vengono catapultati verso l’esterno ad alta velocità, mentre il resto cade verso il buco nero. Questo provoca un riflesso dei raggi X distinto che può durare addirittura per alcuni anni.

Rappresentazione artistica di un buco nero
Rappresentazione artistica di un buco nero

 
L’Osservatorio a raggi X Chandra della NASA, Swift Gamma-ray Burst Explorer, e l’ESA / NASA XMM-Newton ha messo insieme diversi pezzi di questo mosaico astronomico grazie proprio ad un incontro di questo tipo chiamato ASASSN-14li nel novembre del 2014. L’evento si è verificato nei pressi di un buco nero supermassiccio con una massa di un paio di milioni di volte la massa del nostro Sole. Questo buco nero è situato nel centro di PGC 043.234, una galassia che si trova circa 290 milioni di anni luce dalla Terra. Gli astronomi sperano di trovare sempre più eventi come ASASSN-14li per creare nuovi modelli su come i buchi neri influenzano i loro ambienti.

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stelle
Quando una stella si avvicina ad un buco nero essa è lacerata dalle tremende forze di marea, come illustrato da questa rappresentazione artistica. Filamenti contenenti gran parte della massa della stella cadono verso il buco nero. Alla fine, questi filamenti gassosi si fondono in un disco caldo incandescente a raggi-X. Credit: NASA Goddard Space Flight Center / CI Lab