Assassi-NATO – Dal genocidio di guerra nel mondo, ai poligoni del sociocidio-ecocidio a casa nostra

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MONDOCANE

MERCOLEDÌ 21 OTTOBRE 2015

In carovana, con i Tuareg, sui bombardamenti USA-Nato in Siria e Iraq
 
Parliamo di Nato, guerre, basi, poligoni. Ma prima un’esperienza istruttiva.
In più di un anno di incursioni, la cosiddetta Coalizione Anti-Isis, che comprende i maggiori paesi Nato e suoi associati e alleati, non ha minimamente intaccato la forza e l’espansione dell’Isis in Siria e Iraq. Al più ha bombardato siti e infrastrutture delle forze governative di Baghdad e Damasco e si è fatta scoprire mentre dagli aerei lanciava rifornimenti di armi e viveri proprio alle forze del Califfato e il pilastro Nato Turchia inviava a ripetizione colonne d i mezzi, con miliziani e approvvigionamenti, attraverso la sua frontiera in Siria.
Recentemente ho avuto l’occasione di trascorrere alcuni giorni tra i Tuareg. Albe folgoranti, tramonti che trascolorano fiammeggiando in notti nelle quali, a chi arrovescia il capo, arrivano in risposta più stelle che in qualsiasi altra parte del mondo. Spazi abbaglianti di monotonia nell’estensione verso orizzonti sempre inafferrabili, ma di stimoli minuti visivi: dallo scorpione che si arrovella nella sabbia, alla gazzella che graffia l’orizzonte, dal cespuglio che s’intreccia alla serpe, all’acacia del ristoro ombroso vagheggiato per miglia e, intorno alla palma, sul wadi (rivo) ora a secco, il semicerchio di case millenarie di fango e filigrana di paglia imbrunita, quale integra, quale sbriciolata dal connubio con vento, sole e pioggia, nessuna priva di un qualche ornamento che ridisegni i contorni di rupi e nuvole ed esprima desiderio di bellezza. Parole rade e solide che trascorrono tra i cammelli, di gobba in gobba, turbanti e fluide vesti, quasi sempre azzurre, forse a invocare il cielo e le sue benedizioni.Il sonno, nel gelido controcanto della notte alla canicola del giorno, lo zaino per cuscino, la magra coperta sullo spazio sabbioso strappato alla pietraia. Un mondo in cui il tuo di dentro si rispecchia e fonde in quello di fuori. E viceversa.
I Tuareg sono la popolazione che si estende dal Marocco alla Nigeria, al Mali, al Niger e alla Libia e che da decenni rivendica l’indipendenza dello Stato Tuareg dell’Azawad. Per bloccarne l’avanzata è intervenuta nel gennaio del 2013 la Francia, utilizzando il pretesto di una presenza di terroristi Al Qaida. Tuttora la Francia, appoggiandosi a un governo fantoccio, occupa gran parte del Mali, ma non è riuscita ad avere la meglio sulla guerriglia dei Tuareg.
La spedizione tra i Tuareg mi ha dato l’occasione di verificare come sia stato possibile che la Coalizione Nato-Golfo non abbia potuto raggiungere alcun risultato nei suoi bombardamenti sull’Isis, allorquando la Russia in poche settimane ha saputo distruggerne gran parte del potenziale bellico e favorire l’offensiva vittoriosa delle forze governative. Il terreno sul quale in Iraq e Siria si muovono le forze del Califfato è del tutto simile, salvo alcune montagne in terra berbera, a quello che ho percorso con una colonna di Tuareg. Si tratta per quasi l’intera estensione delle aree di questa popolazione di deserto e semideserto.
I miei compagni di carovana, Adan, Dassin e Mbarek e gli altri (in questa foto il vostro inviato è l’ultimo della fila), si sono fatti sonore risate quando gli ho riferito dei bombardamenti della Coalizione per distruggere lo Stato Islamico. Il loro territorio è ancora più piatto ed esposto, hanno detto, di quello che stiamo attraversando noi; alle bombe non ci sarebbe scampo. Non ci sono caverne in cui rifugiarsi, le colonne di rifornimenti che procurano a un esercito i quotidiani rifornimenti partono tutte dai paesi vicini e devono superare centinaia di chilometri. Sia i mezzi che trasportano approvvigionamenti in arrivo, sia quelli che fanno arrivare all’esterno il petrolio tratto dai pozzi occupati, sono costretti a percorrere strade asfaltate che sono altrettanti rettilinei. Una forza aerea, come quella della Coalizione, annienterebbe qualsiasi bersaglio che si muovesse su queste direttrici. Come, infatti, è riuscito ai russi.
Ai Tuareg, invece, contro la più scarsa aviazione francese, servono da protezione le dune (assenti nelle zone occupate dall’Isis), le caverne nei rilievi e i confini vicini di altri Stati. In occasione dell’incursione all’imbrunire di un elicottero dell’aeronautica di Hollande, sono state le vicine pareti di una roccia, resa color senape dal tramonto, a mimetizzarci. All’Isis non basterebbe.
Italia neutrale, Europa indipendente
Di Tuareg e Azawad parleremo un’altra volta. Il 26 ottobre a Roma, al Centro Congressi Cavour, si svolge un convegno internazionale sulla Nato, contro la Nato. Prende spunto dalla mostruosa esercitazione Trident Juncture15 che, con la partecipazione dei 22 paesi Nato, si svolge tra ottobre e novembre tra Sicilia, Sardegna e Gibilterra, impestando l’intero Mediterraneo meridionale di terrorismo bellico. E’ chiaramente la grande prova per le altre guerre in preparazione contro Africa e Medioriente, in particolare per l’impiego della Forza Rapida di Intervento di 40mila soldati. Al convegno per l’uscita dell’Italia e dell’Europa dalla Nato parteciperanno parlamentari, politici, esponenti di movimenti italiani, di tutta Europa e degli Usa
Le ragioni per contrastare una Nato, al traino degli Usa e strumento dei globalisti del dominio mondiale, e assegnarla all’immondezzaio della storia dopo 60 anni di guerre, stermini e distruzioni in mezzo mondo, sono il diritto alla nostra sovranità e al rifiuto della guerra, sancito dalla Costituzione, la difesa del Diritto Internazionale e dell’autodeterminazione dei popoli, la cancellazione di enormi spese militari che vanno a scapito di elementari diritti e bisogni sociali. Si tratta di fermare un bagno di sangue spaventoso che ha segnato l’umanità con crescente virulenza a partire dal crollo dell’URSS e dall’autoproclamata unica potenza mondiale degli Usa.
Il terminator Nato in Medioriente e nel mondo
Basta uno sguardo rapido ai massacri compiuti negli ultimi giorni dalla Nato e da suoi associati e vassalli. L’ospedale di Kunduz, Afghanistan, mirato e distrutto con una cinquantina di morti e dispersi, pazienti bruciati nei loro letti, sanitari assassinati; i 250mila siriani uccisi e gli 11milioni sradicati che si aggiungono agli oltre 2 milioni di vittime irachene. La costante decimazione di popolazioni, sommariamente definite “terroriste” ad opera dei droni in Pakistan, Afghanistan, Yemen, Somalia, con il 90% delle vittime civili, come rivelato da “Intercept”; gli eccidi di curdi e turchi per mano del feldmaresciallo Nato Erdogan; i 45 palestinesi trucidati (al 20 ottobre) da un esercito che spara per uccidere ragazzini impegnati in una sacrosanta Intifada (avete visto come la lobby si è scatenata – “manifesto”, “Il Fatto” e i main stream media – per coprire con quattro coltellate, vere o inventate, lo strisciante genocidio e per depistare l’attenzione sull’olocausto, “unico” nella storia).
E ancora. Poche ore fa i bombardieri della Coalizione Usa hanno colpito la provincia di Aleppo, proprio mentre verso la seconda città della Siria sta progredendo l’offensiva delle forze patriottiche. Prima hanno polverizzato due centrali di produzione e distribuzione e poi la grande centrale termo-elettrica, lasciando al buio a tempo indeterminato i 2,6 milioni di abitanti della città e della provincia, con disastrose ripercussioni su ospedali, scuole, case, trasporti, e altri profughi per l’Europa. Un replay di Kunduz. In compenso i lanzichenecchi di Al Nusra, che gli Usa insistono a chiamare “Libero Esercito siriano”, hanno rivelato di aver ricevuto nuove ampie forniture di armi Usa, tra cui missili anti-tank “Tow”, grazie ai tramiti Arabia Saudita, Turchia e Qatar, come se ancora ci fosse stato bisogno di dimostrare, in Siria come in Iraq, con quali forze si schierasse la Coalizione. A dispetto delle voci flautate dalle capitali degli Stati aggressori, in seguito ai progressi di russi ed eserciti governativi, secondo cui toccherà pure considerare una qualche partecipazione di Assad, già delendus, alla “fase di transizione”. Miracolo di Putin.
Cosa sgraditissima al quasi-papa, Angelo Scola, arcivescovo di Milano, il quale su “Repubblica” arriva a completare l’auspicio pacifista di Bergoglio, deprecando la passività di Europa e Usa per non aver praticato il “diritto di fermare l’aggressore” (ovviamente russi e Assad, magari anche Isis) per non fargli fare del male. Un progetto di ricolonizzazione che, per Scola, deve poi essere completato rendendo “il Medioriente una regione vivibile grazie a una sorta di Piano Marshall”. Insomma colonizzazione in un modo come l’altro, vecchio vizio del Vaticano. Come nel caso di Italia e Roma, la Chiesa, monoteista e perciò assolutista, non rinuncia a sollecitare e praticare quelle “ingerenze” che il diritto internazionale vieta.
Il terminator Nato a casa nostra: gettiamo le basi
Ma se a all’infinita serie di massacri operati nel quadro della reaganiana, bushiana, obamiana  e Nato“Guerra al terrorismo” si devono aggiungere anche l’ecatombe splatter compiuta dai mercenari Isis e Al Nusra (questi ultimi ora rivalutati in “ribelli moderati”, da sostituire ad Assad, idea a cui si è allineata addirittura Assopace), non è che la Nato non si curi anche dei luoghi in cui opera, o utilizza basi, servitù militari e poligoni. Gli Usa sono il più grande proprietario immobiliare del nostro paese. E qui, in Italia, offriamo occasioni d’oro con quelli tra 70 e 90 basi, campi d’arme, stazioni di sorveglianza e comunicazioni, di cui gli Usa possono usufruire sulle 900 basi che gestiscono in tutto il mondo e, in particolare, tutt’intorno a Russia e Cina (la quale Russia ne ha solo una fuori dai propri territori, in Siria). E’ di gran parte, soprattutto in Sardegna e Sicilia, ne sta facendo uso in queste settimane, per, appunto, la più grande esercitazione Nato dai tempi della temporanea fine della guerra fredda, la Trident Juncture 15. A cui si stanno opponendo capillarmente e con coraggio i movimenti anti-guerra sardi e siciliani, questi ultimi capitanati dai No Muos e di cui ci occuperemo nel convegno internazionale “per un Italia Neutrale e un’Europa Indipendente” a Roma,il 26 ottobre.
Sulla Sicilia, dove sorge il mostro Usa MUOS per dirigere le guerre in mezzo mondo, si abbattono in questo momento gli effetti di Trident Juncture15. Agusta dei sommergibili nucleari, Trapani Birgi dell’aeronautica Nato, Sigonella dei droni assassini, Niscemi del MUOS, se la devono vedere con i rischi e le emissioni in terra e in mare di un’esercitazione a fuoco di 34 giorni. Lo stesso per la Sardegna. Ma, come sempre, gli abusi maggiori della militarizzazione del nostro paese li subisce quest’isola, a cui hanno inflitto ben il 60% del demanio militare nazionale e dove per tutto l’anno si svolgono esercitazioni a fuoco con l’impiego di ogni sorta di esplosivo, uranio, napalm, Agente Orange, e dove le industrie militari della Nato vengono a sperimentare armi sempre più micidiali.
C’è intanto una questione di sovranità popolare sui propri territori, con relativa coesione e sicurezza sociale e agibilità economica. Lasciando da parte La Maddalena, base navale nucleare Usa per decenni e abbandonata, poi, in condizioni di pesante inquinamento radioattivo. Ora è a Cagliari che approdano i sommergibili nucleari, mentre un piano di evacuazione della popolazione non esiste (come non esiste a Camp Darby, Pisa, con la più grande concentrazione di armi e munizioni d’Europa).  La base aerea di Decimomannu  ha sottratto alla Sardegna 1000 ettari di terreni coltivabili, quella di Perdasdefogu 2000 ettari, Salto di Quirra 12mila ettari e 50 km di costa, Capo Teulada 72.00 ettari a terra e 75mila in mare, tra zona del poligono e zona di interdizione. Tutte aree ed economie di sopravvivenza rubate ai legittimi titolari al solo scopo di lanciare guerre e farne dell’Italia la piattaforma galleggiante.   “Gettiamo le basi” è stata la parola d’ordine del movimento sardo da decenni e negli ultimi tempi le manifestazioni e gli assedi alle basi si sono moltiplicate. A Teulada sono stati i pescatori a sfidare e bloccare le esercitazioni di morte, infilandosi con le loro imbarcazioni tra gli spari e le rotte delle navi da guerra.
 
A Lanusei, Ogliastra, in gran parte occupata da Perdasdefogu e Salto di Quirra, è in corso un processo, il primo, ai comandanti della base per “disastro ambientale”. I documenti alla base dell’accusa, estendibile a tutti poligoni sardi, sono i dati raccolti da scienziati come il fisico Massimo Coraddu e la nanotossicologa di Modena, Antonietta Gatti, consulente di enti e governi. Le ricadute, gli “effetti collaterali” di centinaia di migliaia di esplosioni, ordigni finiti sul territorio vissuto e in mare, sono polveri sottilissime che superano ogni barriera fisiologica e si annidano in polmoni, fegato, intestini, sangue,  in suolo e acqua, per poi finire nella catena alimentare. Gli effetti sono stati chiamarti “Sindrome di Quirra” e consistono in malattie letali, linfomi, sarcomi, cancro alla tiroide, tumori di ogni genere e, per gli animali, nasciate deformi e morìe. L’80% dei pastori della zona sono morti. E a Capo Teulada  non c’è famiglia che non lamenti una vittima, malata o morta, delle contaminazioni. Ho fatto il giro del cimitero della città. Non credo che vi sia cimitero al mondo, o forse dalle parti di Fukushima, dove il numero dei morti giovani superi in tal misura quelli anziani.
Assedio al mondo
Presidi militari Usa di un qualunque tipo stanno  in 160 paesi e territori. Sono ultimamente cresciuti da 40 a 80 i paesi con basi Usa vere e proprie. Preferibilmente sono installate sotto regimi totalitari, feudali, oscurantisti. Aggiungendo quelle nazionali, ma Nato, il numero diventa incalcolabile. Gli Stati Uniti dominano il mondo stringendolo d’assedio. Nessun impero della Storia ha mai avuto lontanamente altrettante basi. In Germania, il paese più beneficiato, poiché sempre tentato dal “Drang nach Osten”, la spinta verso Est, 174 basi. 113 in Giappone, 83 in Sudcorea, altre in decine di paesi, tra cui in prima linea Australia, Afghanistan, Iraq, Bahrein, Bulgaria, Colombia, Honduras, Cuba, Uruguay, Paraguay, Kenya, Qatar, Gibuti, Sempre senza contare quelle Nato, presenti nei 28 paesi membri, alcuni dei quali, Regno Unito, Francia,  a loro volta ne gestiscono di ulteriori in giro per il mondo. Ma, non superando, queste, il numero di 30, risulta che gli Usa hanno il 95% delle basi collocate all’estero, abitate da 250.000 militari.
 
Nei media Usa non si racconta che questa superfetazione di basi costa al contribuente americano dai 156 ai 200 miliardi l’anno. Ogni soldato stazionato all’estero costa agli statunitensi fino a 40mila dollari annuali. Somme, sprechi ontologici in un mondo da salvaguardare, che sistemerebbero in benessere perpetuo i 50 milioni di statunitensi sotto il livello di povertà, lasciando ulteriori margini per provvedere alle decine di milioni di poveri, rifugiati, neoliberal-affamati, che Usa e Nato disseminano sul pianeta. Resta oscuro, nel profluvio di stanziamenti ai militari (80 milioni al giorno), quale sia il costo al cittadino italiano, al di là di quello micro- e macro-economico, sociale, culturale, del mantenimento di tutti questi carcinomi delle FFAA italiane,Nato e Usa.
Molte basi Usa sono megabasi: Ramstein, Okinawa, Diego Garcia, l’isola nell’Oceano Indiano dove agli abitanti deportati sono stati sostituiti i marines, Soto Cano nell’Honduras golpizzato da Obama, Muos a Niscemi, Bondsteel in Kosovo per la quale si è squartata la Jugoslavia. Trattasi di vere e proprie città, con migliaia di abitanti tra militari, loro famiglie, impiegati, tecnici, logistici. Agli autoctoni, nelle cui terre sono incistate queste presenze tossiche, è negata, oltre alla disponibilità per usi produttivi, ogni sovranità statale e normativa sui territori occupati. Ovunque Washington ha concesso ai suoi la licenza di delinquere e ne ha imposto agli ospitanti l’immunità (vedi Cermis e Calipari, sempre che non si voglia parlare delle stragi di Stato all’ombra di Gladio e della Cia).
Ad Okinawa, dove dal 1945, grazie alle bombe atomiche su Nagasaki e Hiroshima, insiste la più grande base Usa del Pacifico, contro la quale più e più volte la popolazione si è rivoltata, ora sembra fallito il progetto di completare la militarizzazione dell’isola giapponese con una seconda megabase. Una storia di decenni di abusi criminali da parte della guarnigione statunitense, con delitti impuniti come assassinii, stupri in massa, violenze e lesioni, ha suscitato una tale collera tra la gente, espressasi nel voto e in tumulti, da costringere lo stesso governatore dell’isola a dire no agli americani e allo stesso governo di Tokio, ora impegnato dal primo ministro Abe, fattosi fantoccio del Pentagono, a superare la propria costituzione pacifista e ad entrare a gamba tesa nella militarizzazione del mondo. L’eventuale crollo del cosmico apparato militare Usa e Nato significherebbe la polverizzazione dei poteri finanziari, industriali, economici, che su questo apparato e le sue realizzazioni belliche hanno prosperato da sempre, fin dalla prima guerra mondiale (vedi Fiat).Si sono scatenati oggi, come non mai, per costruire quel Nuovo Ordine Mondiale che dovrà essere sottoposto al comando di un governo totalitario unico. Per non consentirlo, questi poteri cannibali necessitano di distruzione e sangue. Nella nostra impotenza, almeno attuale, ci raccomandiamo a Putin (e salutiamo Beppe Grillo, l’unico leader politico italiano che si è schierato con i russi).
La Nato sbirro del TTIP
La presenza Usa nella Nato comporta strutture di sorveglianza, controllo e repressione sociale. Già la dependance europea ha allestito una polizia, la Eurgendfor, di cui poco si parla, ma che in Italia è già installata a Vicenza e si riserva, nello statuto, una preminenza sulle forze dell’ordine e sulle magistrature nazionali. Al pari del TTIP, il trattato di scambio capestro per il quale tra Usa ed Europa si è aperto ora a Miami l’ultima sessione di negoziati, come sempre rigorosamente segreta. La stessa antropofaga Hillary Clinton, candidata alla presidenza, ha definito il trattato la Nato Economica, nella misura in cui costringerà paesi già sovrani e dotati di costituzioni democratiche a cedere queste prerogative alla superiore istituzione TTIP. Che non sarà solo la Nato Economica. Ma avrà anche una Nato-polizia che provvederà a tenere a bada chi non gradirà liberalizzazione, privatizzazione, diseguaglianze sociali, sorveglianza totale e annichilimento di diritti del lavoro, della salute, dell’alimentazione, dell’ambiente, della produzione intellettuale, delle legislazioni e magistrature nazionali. L’UE, con a capo Juncker, il capo dei ladri fiscali europei, si presta e collaborare.  Saranno sorci verdi, all’israeliana. Altro che le mazzate spacca-cranio ai senzatetto di Roma o Bologna. Ancora un buon motivo per uscire da questa Europa.
 
Sabotare
Erri De Luca è stato assolto dall’accusa di aver incitato al sabotaggio del crimine TAV grazie all’articolo 21 della Costituzione e a quel pezzo di magistratura ancora libero e indipendente, sfuggito alla normalizzazione-corruzione di regime. Alla facciaccia del Torquemada  Caselli, che ha impostato la guerra ai No Tav come guerra a terroristi, e ai suoi due cavalli di razza, Padalino e Airaudo, i pm che hanno lanciato la guerra santa al terrorismo No Tav, in nome del terrorismo dei costruttori, speculatori, devastatori e predatori  Al netto di quanto mi divide dal mio ex-compagno in Lotta Continua sulla questione Palestina-Israele, saluto Erri, mi compiaccio con lui e onoro i giudici di Torino. Con Renzi che promette di infliggerci il TTIP senza se e senza ma, al prossimo giro Erri verrà condannato e, se va bene, torturato (la Corte Europea di tanto ci ha accusato in relazione alle pratiche dei nostri regimi). E noi con lui.
Fuori l’Italia dalla Nato. Gettiamo le basi.

 Pubblicato da alle ore 20:57

Torino, educatrice carceraria indossa maglietta No Tav. Direttore le revoca il permesso di entrare

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/21/torino-educatrice-carceraria-indossa-maglietta-no-tav-direttore-le-revoca-il-permesso-di-entrare/2150512/

Torino, educatrice carceraria indossa maglietta No Tav. Direttore le revoca il permesso di entrare

Cronaca
Angela Giordano è accusata anche di essersi “intrattenuta scambiando baci e abbracci con simpatizzanti dell’area anarco-insurrezionalista”, spiega la direzione nella lettera in cui motiva che l’allontanamento citando “motivi di sicurezza”. La questione è al vaglio del ministro della Giustizia Andrea Orlando
di  | 21 ottobre 2015

Ha indossato un maglietta dei No Tav durante il suo lavoro in carcere “Lorusso e Cotugno” di Torino. Un altro giorno, invece, uscendo dal penitenziario, c’era un presidio di autonomi che aspettava l’uscita di militanti scarcerati e si è avvicinata per salutare una sua amica. A quei militanti, inoltre, l’educatrice aveva espresso solidarietà via Facebook. Per queste ragioni il 30 settembre Angela Giordano è stata tenuta fuori dal carcere con l’impossibilità di continuare il suo lavoro al servizio dei detenuti tossicodipendenti. Ora la questione è al vaglio del ministro della Giustizia Andrea Orlando che ha ottenuto dal Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria i documenti sulla vicenda.

Pochi giorni dopo l’assoluzione di Erri De Luca, fa scalpore la decisione di Domenico Minervini, direttore della casa circondariale torinese che ha deciso di revocare il permesso di ingresso in carcere all’educatrice vicina al movimento No Tav. “Avevo già subito un richiamo verbale all’inizio dell’anno dai responsabili del servizio perché non era opportuno che io indossassi quella maglietta”, racconta la donna mercoledì mattina fuori dal carcere. Quel primo avvertimento non ha fermato le sue idee politiche, manifestate sulla sua pagina di Facebook, e non le ha neanche impedito di salutare un’amica, fatti che sono stati segnalati al direttore Minervini: “A settembre, il giorno in cui alcuni militanti sono stati scarcerati, c’era un presidio ad attenderli – racconta la Giordano -. Io stavo uscendo e sono andata a salutare un’amica che non vedevo da qualche mese e che aveva appena avuto una bambina”. Un gesto normale, che però non è passato inosservato a chi controlla e a chi gestisce il carcere, a cui sono stati segnalati anche i post su Facebook. La donna si è “intrattenuta scambiando baci e abbracci con simpatizzanti dell’area anarco-insurrezionalista”, spiega Minervini nella lettera in cui motiva che l’allontanamento citando “motivi di sicurezza”.

A questa comunicazione ha risposto l’avvocato Roberto Lamacchia che assiste la donna: “Prima di arrivare alle vie legali tenterò una mediazione – spiega -. Ho già scritto delle lettere alla direzione del carcere e alla cooperativa. Se le risposte saranno negative valuteremo l’opportunità di ricorrere al Tar”. Intanto il ministro Orlando, saputa la notizia, ha chiesto al Dap informazioni sul caso e ha ottenuto una corposa documentazione con una relazione del direttore, le segnalazioni sui comportamenti dell’educatrice e il regolamento per gli esterni che operano nel penitenziario.

Adesso, senza la possibilità di lavorare, la Giordano è senza stipendio e per questo Alberto Perino, portavoce del movimento No Tav, ha annunciato l’avvio di una raccolta di denaro da destinare alla donna. Solidarietà nei suoi confronti è stata espressa anche dai consiglieri regionali del M5S che mercoledì in aula hanno indossato una maglietta col simbolo della battaglia della Val di Susa. Sul caso interverrà anche il senatore Marco Scibona, mentre il deputato Sel Giorgio Airaudo si rivolgerà a Orlando e al ministro del Lavoro Giuliano Poletti per protestare contro questa decisione “illegittima e discriminatoria perché in contrasto con quanto sancito dalla nostra Costituzione e dallo Statuto dei lavoratori”, ha dichiarato.

di  | 21 ottobre 2015

Piemonte sempre più in “bancarotta”: il “BUCO” si allarga a 5,8mld

le banche sono in rosso, lo stato è in rosso, per fortuna che gli italiani sono straricchi, hanno rubato i cittadini che si godono la ripresa di Renzi
 
 
Ed adesso tocca al Piemonte
che, come vi anticipo da tempo,
 
 
è FALLITO….
ed il “BUCO”, che nel 2012 era già di ben 4,5mld,
si sta persino allargando (gli interessi “a servizio del debito” costano cari…).
Da il Fatto Quotidiano
 
Il disavanzo rilevato dalla Corte dei Conti nasce dall’uso illegittimo dei fondi girati dal governo all’ente perché pagasse i debiti ai fornitori. Ora per coprirlo la regione paga una rata di 800 milioni l’anno….
Il disavanzo della regione Piemonte è salito l’anno scorso a oltre 5,8 miliardi di euro dai 5 del 2013. Il governatore Sergio Chiamparino torna a sollecitare “un intervento legislativo urgente”, senza il quale, avverte, “non saremo in grado di fare un bilancio”….
…I magistrati della sezione regionale di controllo dal canto loro hanno avvertito che “la situazione finanziaria potrebbe ancora peggiorare”…..
 
Arriverà l’ennesimo salvataggio o l’ennesima pezza?
(comunque a pagare come sempre saremo NOI)
Nella BANCAROTTA del Piemonte ci sono dentro TUTTI, non vi preoccupate……………
.
 
dunque è inutile fare tifo per questo o quest’altro
o dare colpa a questo o quest’altro (Cota è stata solo una parentesi/l’ultimo della lista, dopo decenni di gestione “a sinistra”).
Gli unici che non c’entrano nulla sono quelli del M5S ….perchè sono arrivati dopo, perchè non governano e perchè non rubano.
C’è solo un piccolo problema…in prospettiva:
con la svolta-M5S ormai “più a sinistra della CGIL”
 
 
e con le ricette economiche a 5 stelle sempre più fuori dal Mondo ed anni ’70…
se veramente M5S dovesse sorpassare l’ex-Piddi di Renzi (che ormai è sempre più un partito centro-liberal)
e dunque andare al potere….
il Piemonte salterebbe per aria subito, insieme a tanto altro…
anche solo perchè i mercati ri-prenderebbero ad attaccare l’Italia di brutto con spread alle stelle etc
(tra parentesi: se volete, prendetevela solo con la finanza brutta&cattiva…
anche se la questione è molto più complessa ed ormai in configurazione a vicolo cieco).
 
 
Renzi (e soprattutto Draghi) ci stanno solo concedendo più tempo
ma FallitaGlia ormai da tempo ha superato il punto di non ritorno
ed è in un vicolo cieco…
in un contesto di Declino Strutturale multi-causale irreversibile di lungo periodo.
 
Rileggiti il mio post fondamentale di un anno fa: No way out for Italy: la parabola dei 3 Default

Erri de Luca assolto! Un’ altra sconfitta per i pm con l’elmetto

post — 19 ottobre 2015 at 16:23

CRq9G_yW0AEs3fhIn un’aula stracolma di notav e giornalisti, alle 13, dopo l’interruzione delle 9.30, dove Erri de Luca ha letto una dichiarazione dove ribadiva la parola contraria, il giudice ha letto la sentenza: Assolto per non aver commesso il fatto!

Il processo imbastito contro lo scrittore Erri de Luca è la conferma di come la crociata contro i notav abbia passato così il segno che arriva a sfiorare il ridicolo.

Mentre il presidente del tribunale di Torino lamenta oltre 6000 cause ingolfate e ferme, ogni procedimento contro chi si oppone alla linea tav imbocca canali preferenziali, dove i noti pm con l’elmetto trovano il pieno appagamento alle proprie voglie d’inquisizione.

Se il processo per terrorismo, forzato in ogni sua parte, ha parzialmente subito una botta d’arresto nel suo capo d’accusa principale, oggi si celebra il processo alla parola, quella contraria, con tanta di quell’enfasi da superare le soglie del ridicolo per l’accusa in toga.

Erri ha retto l’assalto, stretto dal calore del popolo notav, dai suoi lettori e da pochi colleghi, ma è andato avanti, continuando a sostenere le sue affermazioni fino alla dichiarazione pre-condanna.

Del resto se si abbraccia la giusta causa notav bisogna andare così, fino in fondo, senza paura, convinti che la storia giudicherà questa lotta, non un magistrato, né tantomeno un tribunale.

In un paese normale, dove le contese politiche e sociali non si risolvono a colpi di condanna, ci sarebbe da chiedersi se dopo l’ennesima cantonata, spacciata come fiore all’occhiello, l’apparato giudiziario del sistema tav, non debba essere messo in condizioni di non far ingolfare i tribunali per l’ossessione notav, ma sappiamo che non sarà così, quindi per oggi, non dimenticando nessun notav inquisito o incarcerato, festeggiamo l’assoluzione di Erri e la vittoria della parola contraria, più forte (anche senza sentenze) delle parole del potere!

Oggi dalle 17 Erri sarà in Valle

Solidarietà ad Angela, licenziata perchè notav (comunicato e conf. stampa)

post — 20 ottobre 2015 at 17:21

bandiera-no-tavCome movimento No Tav esprimiamo solidarietà ad Angela, giovane madre No Tav che ha perso il lavoro presso il carcere delle Vallette a causa della sua vicinanza al movimento e alla sua lotta.

A quanto pare, grazie al direttore  del carcere, apprendiamo oggi che essere No Tav significa rischiare di perdere il posto di lavoro.

Vogliamo venga fatta chiarezza.

Pertanto convochiamo nella mattinata di domani mercoledì 21 ottobre alle 10 presso l’ingresso principale del carcere Lorusso-Cotugno una conferenza stampa per denunciare questa ennesima ingiustizia e comunicare ulteriori provvedimenti.

il Movimento No Tav

Erri de Luca assolto, un altro duro colpo alla procura torinese

Spinta dal Bass

Erri de Luca assolto, un altro duro colpo alla procura torinese

Erri de Luca assolto, un altro duro colpo alla procura torinese

In un’aula affollata da attivisti notav, solidali e giornalisti, alle 13, dopo l’interruzione delle 9.30, quando Erri de Luca ha letto una dichiarazione in cui ribadiva la parola contraria, il giudice ha letto la sentenza: Assolto per non aver commesso il fatto!

Erri è stato assolto dall’accusa di «istigazione al sabotaggio», questo, secondo i legali di De Luca «dimostra che non avremmo dovuto essere qui, che questo processo non andava fatto, e riporta le cose al giusto posto». Ora «mi auguro – ha aggiunto l’avvocato Vitale – che la procura e la Digos di Torino capiscano che c’è un limite anche all’attività di repressione. La libertà di pensiero deve essere libera in valle di Susa come nel resto del Paese» ha concluso.

In un Italia in cui i tribunali, non ultimo quello di Torino, sono ingolfati dai processi i reati riguardanti i NO TAV corrono su linee ad alta velocità, corsie preferenziali, che portano l’opposizione al treno veloce in tribunale prima dei ben più gravi reati di mafia o di sangue.
Ormai da anni tra accuse assurde, come quella di terrorismo, e un accanimento giudiziario il movimento viene colpito dalla procura torinese e denigrato sui media mainstream, questa volta però non sono riusciti a portare a segno quello che sarebbe stato un duro colpo alla libertà di dissentire e di esprimere le proprie opinioni, anche se contrarie.

Continuiamo la nostra lotta sempre più convinti che le nostre parole di verità sconfiggeranno le roboanti e mendaci dichiarazioni dei potenti così come i titoloni della stampa asservita!

Tav risarcimenti alle ditte il M5S chiede chiarimenti

Il M5S in Senato chiede chiarimenti al Ministro dei trasporti sulle disposizioni per il risarcimento delle aziende per presunti danni subiti dai No Tav

di Redazione.

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04711

Pubblicato il 20 ottobre 2015, nella seduta n. 525

SCIBONA , AIROLA , GIROTTO , CAPPELLETTI , GAETTI , CASTALDI , MANGILI , MORONESE ,SANTANGELO , FATTORI , DONNO , MORRA ,BULGARELLI , PUGLIA – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. –

Premesso che l’articolo 13, comma 7-bis, del decreto-legge 23 dicembre 2013 n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, stabiliva di riconoscere un indennizzo alle imprese che avessero subito danni ai materiali o alle attrezzature di cantiere, a seguito di delitti non colposi commessi per ostacolare l’attività dei cantieri strategici di interesse nazionale;

considerato che:

nella Gazzetta Ufficiale del 23 febbraio 2015, è stato pubblicato il decreto del 19 dicembre 2014 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, con il quale sono state individuate le modalità per la concessione dell’indennizzo a favore delle imprese che abbiano subito danni ai materiali, alle attrezzature e ai beni strumentali, come conseguenza di delitti non colposi commessi al fine di ostacolare o rallentare l’ordinaria esecuzione delle attività di cantiere di infrastrutture strategiche previste dalla “legge obiettivo”;

il decreto prevede, tra l’altro, che le ditte richiedenti debbano presentare idonea istanza al Ministero delle infrastrutture, corredate da documentazione opportuna;

la Struttura tecnica di missione del Ministero, provvede allo svolgimento dell’attività istruttoria prevista ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241, e a far sì che gli esiti del procedimento, che deve concludersi entro 90 giorni dalla data di presentazione della domanda, vengano comunicati all’impresa partecipante;

le domande relative ad eventi verificatisi nel secondo semestre dell’anno 2014 potevano essere presentate entro il 28 febbraio 2015, scadenza poi prorogata, come comunicato dal Ministro pro tempore Lupi, al 30 aprile 2015,

si chiede di sapere:

quante e quali ditte abbiano presentato domanda di indennizzo;

a quali ditte sia stato riconosciuto l’indennizzo e per quale importo;

quali siano le motivazioni di eventuali dinieghi.

Tav: audizione del Commissario di Governo Paolo Foietta in Regione

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VALSUSA NOTIZIE

Voci dalla Val Susa

Inserito il 22 ottobre 2015
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di Leonardo Capella giovedì 22 ottobre 2015

Nella seduta di oggi della II Commissione regionale, presieduta da Nadia Conticelli, si è svolta l’audizione del Commissario straordinario del Governo per la Torino-Lione Paolo Foietta . Il Commissario ha esposto lo stato dell’arte dell’opera. Fra i numerosi passaggi Foietta ha ricordato che l’accordo del 2012 e l’intesa del febbraio 2015, che permette l’avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera, per essere valido richiede un protocollo addizionale tra Italia e Francia i cui testi andranno ratificati congiuntamente dai Parlamenti. A seguire una serie di domande da parte dei consiglieri del Movimento 5 Stelle. In relazione ai costi della struttura, Foietta ha dichiarato: “2000-2500 euro al mese per questo incarico ( il guadano del Commissario, Ndr), che è esclusivo e non mi permette di fare altro; di avere chiuso la costosa sede di piazza Castello per avere tre stanze in comodato dalla Città metropolitana. Inoltre, tutti i tecnici che collaborano con la struttura lo fanno gratuitamente e al momento ho due dipendenti in comando da amministrazioni pubbliche, ne aspetto un terzo. Il budget a disposizione totale è di 100mila euro l’anno, meno del costo di un chiosco di bibite”. Mentre relativamente alla richiesta sugli studi costi/benefici, Foietta ha tagliato corto: “Sarò tranchant: lasciano un po’ il tempo che trovano, non è possibile oggi conoscere il Pil del 2029”.

La reazione della consigliera Francesca Frediani (M5S) non si è fatta attendere: “L’ultima (dichiarazione di Foietta, Ndr) riguarda la saturazione della linea storica, prerequisito necessario per l’avvio della grande opera inutile. Secondo Foietta la saturazione sarebbe inutile e addirittura non richiesta dall’ultimo accordo del 2012 in quanto la linea storica sarebbe un oggetto anacronistico. Niente di più falso”.

“Un’altra assurda dichiarazione – sottolinea Frediani – rilasciata nel corso dell’audizione riguarda l’impossibilità e la non necessarietà di un serio piano di costi/benefici. ‘Tanto nemmeno Cavour o Napoleone la fecero altrimenti non avrebbero mai costruito la carrareccia prima e poi la linea ferroviaria attuale’, questa la surreale spiegazione del Commissario governativo”.

Insomma, si chiede Frediani, “secondo Foietta, l’analisi costi/benefici diventa inutile se i soldi spesi sono quelli dei cittadini”. E accusa, “nessun soggetto privato sosterrebbe una posizione del genere a riprova di come l’opera interessi solo i partiti che immaginano un forte ritorno di consensi elettorali”.

Convegno No Nato a Roma il 26 ottobre

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Convegno internazionale per l’uscita dell’Italia e dell’Europa dalla Nato

Centro Congressi Cavour 26 ottobre 2015 ore 09.30 – 17.00

Esponenti parlamentari e dei movimenti contro la guerra da tutta Europa per denunciare la mega-esercitazione Nato Trident Juncture15 in corso nel Mediterraneo in preparazione di nuove aggressioni Nato in Africa, Asia, Europa. 

La Nato è responsabile di guerre che hanno causato milioni di morti, milioni di profughi e immani distruzioni.

Per un’alleanza tra tutte le forze democratiche, di pace, per la sovranità dei popoli, contro le guerre volute da un’infima minoranza di cinici profittatori.

COMITATO NO GUERRA NO NATO