Una giornata notav in tribunale: tra processi, condanne e assoluzioni

post — 13 ottobre 2015 at 21:22

colpevoli di resistereCi sono giorni come quello di oggi che il movimento notav ha più udienze nella stessa giornata. Ci s’incontra nei corridoi del palazzo (freddo e brutto) di “giustizia” e si passa da un’aula all’altra per sapere notizie. A volte agli stessi tocca sedersi sul banco degli imputati di più aule quasi contemporaneamente.

E’ questo il prezzo della nostra lotta e nonostante l’impegno della procura, non ci scoraggiamo e usiamo anche quel tempo per ritrovarci e pensare alla prossima battaglia.

Oggi si sono tenute due udienze: una per l’8 dicembre 2011 con 11 imputati No Tav e le richieste, sempre così generose, della pm Manuela Pedrotta, che aveva chiesto condanne fino a 3 anni per diversi reati. C’è da ricordare come in quell’occasione due notav furono feriti gravemente dai lacrimogeni lanciati dalla polizia, ma di questi procedimenti chiaramente non vi è traccia.

A differenza di quanto richiesto, ancora una volta, benchè le condanne siano alte, 6 notav sono stati condannati a 1 e 9 mesi di carcere, mentre per altri 2 sono stati decisi 2 mesi di reclusione. Tre notav invece sono stati assolti con grande sorpresa della pm e dei giornalisti avidi di nomi , appartenenze e notizie.

L’alra udienza era l’appello relativo ad una colazione ai cancelli del 2013, dove i soliti pm elmettati avevano persino richiesto (e il giudice aveva obbedito) il reato di sequestro di persona per un fatto marginale. In primo grado per tre notav le condanne erano state molto alte, 2 anni e 5 mesi per Maurizio e Giobbe e 4 mesi per Claudio. L’udienza di stamane vede l’assoluzione di Claudio e la riduzione della pena a un anno e sette mesi. Questo perchè cade l’assurdo reato di sequestro di persona.

Come spesso accade le aule di giustizia non ci portano mai molto bene, ma portando a casa riduzioni delle pene e qualche assoluzione, non possiamo che ritenerci soddisfatti e pronti ad imboccare il prossimo sentiero verso quel cantiere che deve essere fermato, per il bene di tutti.

Val di Susa, tre processi che parlano dell’Italia

14.10.2015 – 13.10.2015, 23:59

CI sono, in que­sto scor­cio di autunno, fatti con­ver­genti che riman­dano a diversi modi di governo della società, pur occul­tati sotto scelte defi­nite tec­ni­che. Il luogo in cui acca­dono è, ancora una volta, la Val Susa, pic­cola valle alpina che appare sem­pre più, nel bene e nel male, labo­ra­to­rio della vicenda poli­tica dell’intero Paese. Domani ini­zierà – evi­dente acca­ni­mento accu­sa­to­rio – il pro­cesso d’appello a 4 mili­tanti No Tav, assolti in primo grado (dopo 1 anno di car­cere in iso­la­mento), dall’accusa di atten­tato per fina­lità ter­ro­ri­sti­che in rife­ri­mento a un «assalto» al can­tiere di Mad­da­lena di Chio­monte con incen­dio di un com­pres­sore (senza alcun danno alle persone).

Quat­tro giorni dopo sarà il Tri­bu­nale di Torino a pro­nun­ciarsi nei con­fronti dello scrit­tore Erri De Luca, tratto a giu­di­zio – moderna ver­sione di cac­cia alle stre­ghe – con l’accusa di isti­ga­zione a delin­quere (sic!) per avere dichia­rato in una inter­vi­sta: «La Tav va sabo­tata. Ecco per­ché le cesoie ser­vi­vano: sono utili a tagliare le reti». Dal 5 all’8 novem­bre poi – ine­dito cam­bio di regi­stro – sarà il Tri­bu­nale per­ma­nente dei popoli (orga­ni­smo di opi­nione erede del Tri­bu­nale Rus­sel) ad occu­parsi, a seguito di un ricorso del Con­tros­ser­va­to­rio Val­susa e di alcuni ammi­ni­stra­tori della Val Susa, in sin­to­nia con il Movi­mento No Tav, della vicenda del treno ad alta velo­cità Torino-Lione e a dire se in essa ci siano state e ci siano vio­la­zioni di diritti fon­da­men­tali di sin­goli e della comu­nità della Val Susa da parte degli enti pro­mo­tori dell’opera e delle appo­site società di attua­zione, del Governo ita­liano (in par­ti­co­lare nelle per­sone di alcuni fun­zio­nari pre­po­sti alla rea­liz­za­zione), della Com­mis­sione peti­zioni del Par­la­mento euro­peo e del coor­di­na­tore dell’Unione euro­pea per il Cor­ri­doio mediterraneo.

Vicende pro­fon­da­mente diverse tra loro da cui tra­spa­iono, come si è detto, due diverse con­ce­zioni del governo della società e dei feno­meni sociali. C’è, da un lato, l’idea – pro­pria dei poteri forti e assai dif­fusa, oltre che nella poli­tica, anche nella magi­stra­tura – che le società si gover­nino in modo cen­tra­liz­zato e auto­ri­ta­rio, con la stessa logica con cui si gover­na­vano un tempo le colo­nie, e che il con­fitto sociale sia un ele­mento di disturbo inac­cet­ta­bile pra­ti­cato da «nemici» meri­te­voli solo di repres­sione. Ne è corol­la­rio una sin­go­lare con­ce­zione della vio­lenza, rite­nuta per defi­ni­zione estra­nea ai com­por­ta­menti delle isti­tu­zioni (anche i più arbi­trari e lesivi di diritti fon­da­men­tali: alla salute, al lavoro, alla stessa vita) ed enfa­tiz­zata in modo abnorme nelle con­dotte di chi si oppone alle pre­va­ri­ca­zioni e in difesa dei pro­pri diritti.

Solo così si spiega l’insistenza nel soste­nere l’accusa di ter­ro­ri­smo, all’evidenza abnorme, a fronte di un fatto cer­ta­mente ille­cito ma di dimen­sioni mode­ste, come rico­struito dalla Corte di assise di Torino, nella sen­tenza di primo grado, con parole di ele­men­tare buon senso («pur senza voler mini­miz­zare i pro­blemi per l’ordine pub­blico cau­sati da que­ste inac­cet­ta­bili mani­fe­sta­zioni, non si può non rico­no­scere che in Val di Susa — e a for­tiori nel resto del Paese — non si viva affatto una situa­zione di allarme da parte della popo­la­zione e se il con­te­sto in cui maturò l’azione (degli impu­tati) non era ogget­ti­va­mente un con­te­sto di par­ti­co­lare allarme, nep­pure l’azione posta in essere rive­stiva una «natura» tale da essere ido­nea a rag­giun­gere la con­te­stata fina­lità»). E solo così si spiega l’accusa di isti­ga­zione al sabo­tag­gio, pres­so­ché ignota nella sto­ria della Repub­blica, pre­lu­dio – se si seguisse tale impo­sta­zione – al rogo di intere biblio­te­che, col­pe­voli di acco­gliere cele­brati volumi di teo­ria poli­tica ben più «incen­diari» delle parole di De Luca.

C’è invece, dall’altro lato, l’idea – su cui si fonda il ricorso al Tri­bu­nale dei popoli – che le grandi opere e le pra­ti­che che le accom­pa­gnano, in Val Susa e nel mondo, non esau­ri­scano i loro effetti nella costru­zione di un mega­ponte o nel tra­foro di una mon­ta­gna o nell’abbattimento di una fore­sta ma inci­dano sui mec­ca­ni­smi com­ples­sivi di fun­zio­na­mento delle isti­tu­zioni e della stessa demo­cra­zia; che i diritti fon­da­men­tali delle per­sone e dei popoli siano più impor­tanti della pre­tesa di auto­no­mia da ogni vin­colo dell’economia (e, per essa, dei deci­sori poli­tici, delle imprese, dei grandi gruppi finan­ziari); che – come ha scritto G. Zagre­bel­sky – «nes­suna vota­zione, in demo­cra­zia (salvo quelle riguar­danti le regole costi­tu­tive o costi­tu­zio­nali della demo­cra­zia stessa) chiuda defi­ni­ti­va­mente una par­tita» e che quella evo­cata da una tale con­ce­zione «sarebbe sem­mai demo­cra­zia asso­lu­ti­stica o ter­ro­ri­stica, non demo­cra­zia basata sulla libertà di tutti»; che per le deci­sioni delle isti­tu­zioni e di chi le ammi­ni­stra non possa esserci una garan­zia di impunità.

Nel giro di poco più di un mese que­sti pro­cessi si con­clu­de­ranno e le loro con­clu­sioni – pur di diverso peso isti­tu­zio­nale (ché la sen­tenza del Tri­bu­nale per­ma­nente dei popoli, qua­lun­que essa sia, avrà effetti cul­tu­rali e poli­tici ma non giu­ri­dici) – pese­ranno sul futuro del Paese e delle sue poli­ti­che. Intanto in Val Susa i lavori del Tav assu­me­ranno sem­pre più i tempi e le moda­lità della auto­strada Salerno-Reggio Cala­bria men­tre con­ti­nuerà – con la con­sueta deter­mi­na­zione – l’opposizione di una comu­nità che non ha alcuna inten­zione di ras­se­gnarsi (nell’interesse pro­prio e dell’intero Paese.

Nuove tecnologie russe contro i missili TOW

http://informare.over-blog.it/2015/10/nuove-tecnologie-russe-contro-i-missili-tow.html?utm_source=_ob_share&utm_medium=_ob_facebook&utm_campaign=_ob_share_auto13 Ottobre 2015

Gli americani hanno inviato oltre 1.500 missili anticarro TOW ai macellai islamisti ma i russi hanno già preparato le contromisure.

(Gianfrasket) – Gli americani hanno appena annunciato di avere rifornito i tagliagole siriani con 50 tonnellate di munizioni e con parecchie centinaia di sistemi anticarro TOW che sarebbero già stati consegnati dalla Siria. I missili TOW in effetti sono stati fino a oggi il principale problema con cui si è dovuto confrontare l’Esercito Arabo Siriano che aveva subito pesanti perdite di mezzi blindati e corazzati. La Russia però ha preso le contromisure e oltre a schierare decine di elicotteri di attacco che precedono i mezzi corazzati liquidando le postazioni anticarro ha inviato dozzine di sistemi optronici Shtora-1 per la protezione attiva dei blindati, specificamente progettato per neutralizzare il principale missile anticarro delle forze armate statunitensi appunto il BGM-71 TOW. 

Questo dispositivo disturba il sistema di puntamento laser o a infrarossi del missile facendogli mancare il bersaglio e acceca anche i telemetri laser, impedendo così di effettuare la corretta misurazione della distanza dai bersagli. L’apparecchiatura è montata su carri armati su veicoli da combattimento per la fanteria BMP-3M e altri blindati dell’esercito siriano. Ogni apparecchiatura ha quattro coppie di sensori infrarossi e laser che coprono i 360 gradi di visuale. La rilevazione dell’origine del puntamento del missile anticarro viene determinata con una precisione di 3 gradi. Quattro emittenti di contromisure creano impulsi volti a disturbarlo, poi, quando viene rilevato il sistema di guida dell’arma anticarro, avviene il lancio dei missili in risposta. Inoltre, l’apparecchio è dotato di lanciagranate fumogeni che schermano dai sistemi di puntamento laser ed infrarossi. Le granate sono lanciate a 50-70 m creando uno schermo di protezione. Lo Shtora-1 è supportato da un microprocessore che riceve informazioni dai sensori d’allerta ed attiva le contromisure.

TAV, LA SOCIETÀ TELT ASSUME PERSONALE PER LA SEDE DI TORINO: CANDIDATURE APERTE

BY  – PUBLISHED: 10/13/2015 –

 
Riceviamo da TELT

 Il Consiglio di Amministrazione di TELT, società responsabile della realizzazione e della gestione della Sezione Transfrontaliera della Torino-Lione, che si è svolto questa mattina a Chambery, ha visitato il cantiere di Saint-Martin-La-Porte, dove proseguono i lavori per lo scavo di una galleria di circa 9 km nell’asse e del diametro della futura canna sud del tunnel di base.
Nel corso della riunione di oggi sono emerse importanti indicazioni per l’impostazione delle prossime attività della Società. Tra i punti all’ordine del giorno un’illustrazione della Certificazione dei Costi, redatta dal raggruppamento Groupement Tractebel Engineering SA / TUC Rail che, dopo approfondite analisi critiche ed un contraddittorio serrato, ha sostanzialmente validato il lavoro di LTF e di TELT.
”La certificazione dei costi conferma il prezzo dell’opera – ha dichiarato il direttore generale Mario Virano. Questo va a merito dei nostri tecnici il cui operato è apprezzato e confermato in tutte le sedi internazionali a partire da INEA che, per conto dell’Unione Europea, ha deciso il finanziamento al 40%”.

La quotazione, oltre a confermare quanto da sempre sostenuto dai promotori dell’opera, prevede un ribasso, con un costo certificato comprensivo: delle indicazioni del CIPE, del Governo francese, delle spese per la sicurezza per i cantieri in Italia e in Francia, delle raccomandazioni della Commissione Intergovernativa (C.I.G.) e delle richieste fatta dall’Ente certificatore nella prima fase della valutazione.
Intanto TELT, come annunciato nel corso della presentazione del Concorso di idee per la realizzazione del logo societario ha avviato un programma graduale di inserimenti di personale tecnico ed amministrativo da assumere per le sedi di Torino in Italia e di Chambéry e Modane in Francia. Le posizioni disponibili sono consultabili sull’area dedicata del sito internet http://www.telt-sas.com/job, e sul profilo Linkedin; le candidature si potranno inviare via mail a cv@TELT-sas.com.
TELT, costituita il 23 febbraio a Parigi dai due Governi, è partecipata al 50% da Italia e Francia. La sezione transfrontaliera ha una lunghezza di circa 65 km (da Susa/Bussoleno a Saint-Jean-de-Maurienne) e comprende il nuovo Tunnel di Base di 57 km per attraversare le Alpi “in pianura”. La Torino-Lione è l’elemento chiave del Corridoio Mediterraneo della nuova rete di trasporto Ten-T che serve il 18% della popolazione europea ed il 17% del PIL continentale.