Salario ridotto per far lavorare i profughi

Quando l’eguaglianza discrimina e sfrutta, piace ancora di più. Ma non chiamatelo dumping sociale

Al fine di “integrare” i rifugiati, alcuni esponenti della Cdu – il partito di Angela Merkel – hanno proposto di prevedere eccezioni alla legge sul salario minimo al fine di agevolare l’integrazione delle decine di migliaia di immigrati giunti sul suolo tedesco.

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Primi sostenitori della proposta del salario ridotto sono Jens Spahn, componente della presidenza del partito, insieme a Reiner Hasseloff, governatore della Sassonia-Anhalt. Allo studio, oltre alla deroga, sono anche misure di flessibilità per gli orari e per la semplificazione dei contratti: “Dobbiamo permettere all’economia di assorbire immigrati dotati di livelli bassi di qualificazione“, ha spiegato Spahn. Non che esempi non ce ne siano già stati, basti pensare alla città di Pfungstadt che si serve dei profughi per piccoli lavori pagandoli generosamente: un euro l’ora.

La legge sul salario minimo è recente: risale all’estate scorsa, frutto del compromesso di governo fra Cdu e Spd altrimenti noto come Große Koalition e prevede che, a partire da quest’anno (con l’eccezione degli strumenti, ancora esistenti, come i “mini-jobs” collegati all’erogazione di sussidi di disoccupazione) i lavoratori tedeschi possano godere di un salario almeno pari a 8.5 euro l’ora.

La proposta sul salario ridotto non andrà, in via teorica ad intaccare direttamente la legge. In via pratica e indirettamente, invece, probabilmente sarà proprio così. D’altronde, l’integrazione richiede pure qualche sacrificio.

Filippo Burla

http://www.ilprimatonazionale.it/economia/germania-salario-ridotto-profughi-31406/

Perugia, morto dopo lo scippo: il giudice scarcera il marocchino arrestato

Concessa licenza di uccidere

Il gip Lidia Brutti ha convalidato il fermo del 37enne ma lo ha scarcerato per «mancanza di gravità indiziaria» Il fermo del 37enne marocchino è stato convalidato, ma il giudice Lidia Brutti, contrariamente a quanto chiesto dal pubblico ministero Valentina Manuali, ha rimesso in libertà Nabil Maaloul, ritenuto dalla procura di Perugia e dai carabinieri il responsabile dello scippo ai danni del 72enne Loredano Maranini, morto dopo una notte di agonia per essere stato sbattuto violentemente a terra. La decisione del giudice, che non ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere per mancanza di gravità indiziaria, è arrivata giovedì in tarda serata dopo l’udienza di convalida della mattina nel carcere di Capanne. In particolare, scrive il gip, «il quadro indiziario originario risulta gravemente inficiato dagli elementi in seguito emersi a favore dell’indagato, a fronte dei quali gli informali riconoscimenti effettuati dai testimoni oculari (con modalità a dir poco irrituali) non mostrano capacità di resistenza».

Alibi inattaccabile Maaloul infatti è stato arrestato domenica sera nell’immediatezza dei fatti perché, è stato spiegato dagli inquirenti, tre testimoni oculari dello scippo, lo avevano riconosciuto in caserma. Il gip Brutti però sottolinea che i tre testimoni hanno reso «descrizioni dell’abbigliamento non collimanti, a dimostrazione che non conservassero un’immagine precisa e attendibile dell’aggressore. Infine – evidenzia il giudice – solo uno di loro ha affermato con una certa sicurezza di avere riconosciuto anche i tratti del volto, mentre gli altri due hanno fatto leva prevalentemente sulla asserita corrispondenza dell’abbigliamento. Di contro, gli elementi alla base dell’alibi sono, allo stato, di solidità inattaccabile». La versione dell’indagato E questi elementi solidi sono ad esempio le celle telefoniche agganciate dal cellulare del pusher 37enne che ha corretto in corsa il suo alibi spiegando questo comportamento con l’esigenza di non far sapere alla compagna che ancora vedeva la sua precedente fidanzata. Infatti, in un primo momento aveva detto di essere stato tutto il pomeriggio al bar Modugno di Elce a vedere la partita, solo dopo ha spiegato che invece dopo la fine del primo tempo era stato con una donna. Fatto confermato anche dalla donna e da un’amica di lei. Celle telefoniche E a supporto di queste sue affermazioni sembrano esserci le celle telefoniche, le testimonianze dei dipendenti del bar di Elce. In particolare, ricostruisce il gip, il telefono di Maaloul aggancia alle 15.57 la cella di Borghetto di Prepo,«E’ indubbio – spiega il giudice Brutti – che tale ubicazione non è distante dalla zona dove è stato consumato il reato ( a circa un chilometro e mezzo di strada). Tuttavia la pg evidenzia nella medesima annotazione che la cella ha un irraggiamento molto ampio che potrebbe servire anche via Annibale Vecchi dove è il bar». Per il giudice quindi il dato è «piuttosto ambiguo», anche se probabilmente passibile di ulteriori approfondimenti. Inoltre, poco dopo, alle 16.14 il cellulare di Maaloul aggancia, insieme a quello della sua amica, la cella di San Marco. Non avrebbe avuto il tempo E il gip previene quella che poteva essere verosimilmente un’obiezione dell’accusa. E cioè che Maaloul, difeso dagli avvocati Donatella Panzarola e Cristian Giorni, aveva il tempo di andare e tornare visto che lo scippo è avvenuto alle 15. 50 circa. Lo fa scrivendo che «il dato delle celle avvalora che Maaloul alle 16.14 si trovava nella zona di Elce, da cui non poteva essersi allontanato prima delle 15.50, posto che tre testimoni disinteressati lo collocano a quell’ora in quel luogo». Insomma, per il gip,«i tempi sono troppo stretti» perché Maaloul possa essersi allontanato dal bar, per andare fino a via della Pallotta, individuare una vittima, agire e tornare a Elce entro le 16.14. Considerando poi che Maaloul non ha la patente e non ha mezzi con cui spostarsi, tanto che poco dopo in caserma per l’obbligo di firma lo porta un conoscente. E’ un pusher non ha bisogno di scippare Inoltre, scrive ancora il gip Brutti, «Maaloul è uno spacciatore di un certo calibro, con un curriculum criminale in materia di stupefacenti di tutto rispetto. Ha ammesso di spacciare tuttora, ricavando da tale attività il necessario per vivere. L’evento criminoso per il quale si procede è proprio piuttosto , di una criminalità di tipo marginale, determinata da motivi di immediato bisogno materiale al cui paradigma l’indagato non sembra corrispondere». –

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Turchia: centinaia di persone in piazza a Istanbul, “Erdogan dimettiti”

Ma per questi manifestanti picchiati nessuno si indigna? Il governo del sultano di Ankara che protegge ed arma tagliagole ( detti forze di opposizione anti Assad) non si può contestare.

sabato, 10, ottobre, 2015

Centinaia di manifestanti sono scesi in strada a Istanbul per chiedere le dimissioni del presidente Recep Tayyp Erdogan, dopo l’attentato kamikaze ad Ankara, in cui sono morte almeno 86 persone. Al grido “Erdogan dimettiti, Akp assassino”, i dimostranti stanno tentando di raggiungere piazza Taksim, epicentro di settimane di proteste anti-governative nell’estate del 2013.

La polizia in assetto anti-sommossa e’ schierata nelle strade, con due mezzi attrezzati con idranti. AGI

Tagli alla sanità: 25enne dimesso dall’ospedale muore a casa

Oltre al mero blatericcio contro i tagli alla sanità, la società civile (dato che ha il diritto esclusivo di scendere in piazza) ha intenzione di fare qualcosa di serio?!!?! O il governo amico non si disturba?

sabato, 10, ottobre, 2015

Un 25enne di Novoli, Emanuele Levante, è stato trovato morto stamani in casa a Novoli. Ieri si era recato al Pronto soccorso dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce per un dolore ad una gamba che durava da tre giorni. Il medico di turno lo ha visitato in ‘codice verde’ e gli ha somministrato un antidolorifico, dimettendolo.

Il giovane stamani ha fatto colazione per poi rimettersi a letto. Il padre poco dopo lo ha trovato riverso privo di sensi. Aperta un’inchiesta dalla Procura. (ANSA) – NOVOLI (LECCE)

Dove sono coniate le monete dello Stato islamico? In Turchia!

venerdì, 9, ottobre, 2015

Gaziantep'te DAEŞ'e ait para baskı kalıpları ele geçirildi

Le autorità turche hanno arrestato ieri sei uomini, sospettati di essere membri dello Stato islamico, mentre coniavano le monete usate nelle aree controllate dall’Isis in Siria e Iraq. L’arresto è avvenuto nella città di Sahinbey, nella regione di Gaziantep, vicino al confine con la Siria, come riporta l’agenzia Anadolu. Da tempo circola la notizia che i jihadisti starebbero utilizzando nei territori occupati una propria valuta.

Da anni la Turchia è accusata di favorire l’ascesa dell’Isis per abbattere il dittatore sciita Bashar al-Assad. Decine di migliaia di combattenti sono entrati in Siria e si sono uniti all’Isis e ad altri gruppi jihadisti passando dalle frontiere turche, senza che le autorità se ne accorgessero.  La valuta dell’Isis viene coniata in Turchia | Tempi.it

Erdogan arma Isis e finge di piangere per i profughi “vergogna per il mondo”

Finanziatori dell’Isis minacciano la Russia: non compreremo piu’ il gas

Siria, Nato: pronti a dispiegare truppe in Turchia

http://www.imolaoggi.it/2015/10/09/dove-sono-coniate-le-monete-dello-stato-islamico-in-turchia/

Turchia, terrorismo ad Ankara: i morti sono 86 e 186 i feriti

sabato, 10, ottobre, 2015

Turchia sotto shock per un sanguinoso attacco terroristico ad Ankara. Questa mattina due esplosioni vicino alla stazione della Capitale prima di una manifestazione per la pace hanno causato 86 morti e 186 feriti, di cui 28 gravi. Lo ha detto il ministro della Salute turco, Mehmet Muezzinoglu. L’episodio avviene a tre settimane dalle cruciali elezioni politiche.

Le esplosioni hanno colpito una folla che si stava radunando per partecipare a una manifestazione per la pace, chiedendo la fine del conflitto con il Pkk curdo. Le bombe sono esplose intorno alle 10 nei pressi della stazione ferroviaria. Lo stesso ministero l’ha definito un “attacco alla pace e alla democrazia in Turchia”.

Indagini sono state avviate per chiarire se sia trattato di un attentato kamikaze, come suggerito da alcuni media e ipotizzato da Kemal Kilicdaroglu, leader del principale partito di opposizione, il socialdemocratico Chp. Il premier turco Ahmet Davutoglu ha subito convocato una riunione d’emergenza sulla sicurezza, mentre i principali leader politici hanno interrotto la loro campagna elettorale per recarsi sul luogo dell’attacco. TISCALI

http://www.imolaoggi.it/2015/10/10/turchia-terrorismo-ad-ankara-i-morti-sono-86-e-186-i-feriti/

I terroristi dei gruppi takfiri fuggono dalla città Idlib (per effetto degli attacchi aerei russi ) e si dirigono verso la Turchia

Non c’è da stupirsi se poi mettono bombe contro i turchi pacifisti che non gradiscono che il proprio governo stermini i curdi. Intanto, i diritto umanisti, per i quali i curdi eran tanto cari se gasati da Saddam ma se sostengono la Siria di Assad va bene che siano bombardati, la coerenza del galoppino yankee.

Fonti siriane hanno riferito, questo Sabato, che si sta verificando una ritirata accelerata di cui sono protagonisti i miliziani jihadisti, mercenari arruolati dai sauditi e dagli USA, che abbandonano le posizioni che detenevano ad Idlib (nord della Siria) e si dirigono verso il confine turco da dove erano venuti.
Dall’inizio delle operazioni russe in Siria, l’aviazione russa ha portato a compimentio più di 18 bombardamenti in diverse province del territorio arabo e tra queste, Al Raqa (ad est) considerata la capitale dello Stato Islamico, Aleppo (nord), Hama (centro) e ad Idlib, dove ha distrutto i campi di addestramento e le installazioni militari dei gruppi terorristi come l’ISIS ed al-Nusra.

Gli aerei d’assalto Su-25 hanno colpito un accampamento dei terroristi dell’ISIS nella zona di Maaret al Nuuman, nella provincia di Idlib, distruggendo completamente i bunker, i depositi di armi e il combustibile, come ha indicato il portavoce del Ministero russo della Difesa, il generale maggiore Ígor Konashénkov.

La TV libanese Al-Mayadeen ha riferito che, nella giornata di oggi, i gruppi di miliziani takfiri stanno ritirando i loro veicoli blindati e gli armamenti da Idlib, dove hanno sofferto grandi perdite umane e materiali per causa degli attacchi russi. Gli attacchi hanno colpito anche i centri di comando del gruppo terrorista Yaish al-Fath, nella città di Yisr al-Shughur e nella la regione di Jabal al-Zawiya, dove hanno causato vari morti, tra i quali si  trovava uno dei capi del gruppo identificato come Abd al-Razaq Khnforh.

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I terroristi cercano di riparare verso la Turchia dove prevedono di trovare il sicuro appoggio del governo turco di Erdogan, lo stesso che, fino ad ora, ne ha permesso il passaggio dal suo territorio ed ha fornito assistenza, rifornimento di armi e munizioni ai gruppi dei terroristi takfiri, come risulta da una quantità di prove documentate.
Attacchi simultanei dall’aviazione siriana sono stati fatti anche sulla zona della città storica di Palmira, dove sono stati colpiti i nascondigli dei terroristi, unità di artiglieria, batterie lanciamissili e veicoli blindati.
Tutti questi obiettivi non erano mai stati colpiti dalle forze della coalizione comandata dagli USA che avevano lasciati intatti i centri di comando dell’ISIS, così come mai erano stati colpiti anche il passaggio dei rifornimenti (su una autostrada ben visibile tra la Turchia, Siria e l’Iraq) i depositi di armi e le batterie di artiglieria e lanciamissili che sono state subito individuati dall’aviazione russa. Un fatto molto “strano” per una coalizione che si diceva creata per combattere lo Stato Islamico.

Le operazioni militari lanciate da russi e siriani contro i centri nevralgici dei terroristi, fatte su precisa richiesta del governo di Damasco, adesso preoccupano sia Washington che il governo Israeliano, che hanno criticato l’intervento russo ed in particolare il presidente Obama ha definito l’operazione russa come destinata al fallimento in quanto non considera di rimuovere il presidente Assad dal potere.

Davanti a queste critiche, il presidente del comitato di Difesa, della Duma russa, Alexei Pushkov, ha ribadito che la Coalizione comandata dagli USA non ha dato risultati dopo un anno di attività e deve quindi passare la mano alle forze russe che sono determinate ad estirpare i gruppi terroristi dal paese.

Fonti: Al Mayaden      Hispan Tv

Traduzione e sintesi: Luciano Lago

http://www.controinformazione.info/i-terroristi-dei-gruppi-takfiri-fuggono-dalla-citta-idlib-per-effetto-degli-attacchi-aerei-russi-e-si-dirigono-verso-la-turchia/#more-13233

Domande alla sinistra degli “zombi” sul caso Dieudonnè

por Jean Bricmont

Dieudonnè, il comico francese epurato per le sue posizioni critiche nei confronti di Israele, doveva presentare il suo spettacolo “La Bete immonde “(la Bestia immonda) a Bruxelles. Vista la pressione esercitata sui proprietari del locale dove si programmava lo spettacolo, ha tentato un sotterfugio: far passare lo spettacolo per una sfilata di moda. Questo espediente tuttavia è stato proibito dal sindaco di Bruxelles che si è basato sulle opinioni di un organismo incaricato delle minacce “terroriste ed estremiste” che incombono sul Belgio e che ha valutato che quello spettacolo poteva rappresentare una minaccia di livello 3 (in una scala fino a 4).

Tuttavia gli spettacoli di Dieudonnè non hanno mai dato luogo alla minore perturbazione dell’ordine pubblico, per non parlare del terrorismo. Questa è stata una costante anche quando è stato proibito, la moltitudine degli spettatori si è sempre dispersa pacificamente e la stessa cosa è accaduta a Bruxelles il 17 di Maggio.

Lo spettacolo che andava a rappresentare a Bruxelles è stato regolarmente rappresentato a Parigi, capitale mondiale della censura politicamente corretta e della “lotta contro l’odio”. Se questo spettacolo risulta tanto pericoloso, perchè è stato allora autorizzato a Parigi?
Ci troviamo di fronte ad una censura totalmente arbitraria, che neppure si azzardano a riconoscerla come tale e che ridicolizza di seguito la legittima lotta contro il terrorismo. Questa di fatto è una proibizione professionale, perchè lo spettacolo non ha fatto nulla di illegale e semplicemente si cerca di impedire a Dieudonnè di esercitare la sua professione.
Non discuto qui la questione se piace o non piace Dieudonnè, ma se ci piace l’arbitrarietà del potere, che è una questione differente. Incluso anche se non piace Dieudonnè ed i suoi spettacoli, ed incluso se vuole proibirli, potremmo indignarci con il pretesto che è stato invocata la censura per farlo. I partigiani della censura dovrebbero almeno accettare che il suo strumento favorito per “lottare contro l’odio” sia utilizzata in buona fede e con rispetti ai diritti individuali.

Il fatto di dover invocare una “minaccia terroristica” per proibire uno spettacolo umoristico dovrebbe dare luogo ad una grande protesta in qualsiasi società i cui cittadini abbiano intenzione di difendere i loro diritti ed esigere che lo Stato abbia un minimo di rispetto per la loro intelligenza. Tuttavia come per le proibizioni precedenti per gli spettacoli di Dieudonnè, nessuno componente della “sinistra morale”, quella che difende i diritti umanitari, quella  pro Palestina,  quella antirazzista, laica, antifascista o anticapitalista, ha emesso neppure un sussurro contro l’arbitrarietà.   Quando si tratta di censura questa sinistra si pone in modo degli zombie.

E’ per questo in tale  caso, per simbolico che sia, propongono delle  domande a ciascuno dei suoi componenti e si  illustra un punto nero nella sua impostazione critica:

– I diritti umanitari: riconoscono che i suoi stessi cittadini hanno diritti, in particolare il diritto ad eleggere la loro forma di umorismo (non parlo di Dieudonnè, ma dei  suoi spettatori potenziali?). E’ legittimo forse soltanto l’umorismo a spese dei cattolici e dei mussulmani ? Sono i diritti umani un qualche cosa di più di un pretesto per giustificare le nostre guerre ed interventi militari? Probabilmente mi risponderanno che questa censura non è grave in raffronto con altre violazioni dei diritti umani. Se però sta accadendo nel nostro paese. Se voi volete protestare contro la censura, sarebbe più onesto iniziare con i nostri stessi fatti interni in luogo di interferire negli affari di altri Stati. Di seguito, la severità anche della censura si valuta alla luce della radicalità di quello che viene censurato. Se voi siete stati a vedere lo spettacolo di Dieudonnè,  avreste visto  quanto innocente è lo spettacolo.  Se voi consegnate allo Stato la facoltà di proibire questo tipo di spettacoli, allora che rimane di queste libertà, blandite come uno standard quando si cerca di indignarsi e di denunciare quello che sta accadendo lontano da noi?.

Dieudonnè-teatro-chiuso

Per i “pro palestinesi”: Dieudonnè non è persegutato perchè sia specialmente razzista o offensivo (in raffronto con altri umoristi) ma perchè da fastidio agli stessi gruppi ben organizzai che ci impongono di sottometterci ad una politica atlantista e pro israeliana. La forza di attacco di questi gruppi si dimostra per il fatto che possono, in pratica, buttare nella spazzatura la nostra Costituzione (che proibisce la Censura previa).

Prima di questa dimostrazione di forza, nessun politico oserà levare un dito se con questo corre il rischio di suscitare l’ira di questi gruppi. E’ dovuto a questo terrorismo intellettuale per cui niente si muove nella questione palestinese-israeliana, e seguirà mentre continui ad esistere. Spesso i pro palestinesi considerano che Dieudonnè pregiudica la causa palestinese insozzandola con il suo antisemitismo. Tuttavia è un errore impostare il problema: da una parte Dieudonnè parla a suo nome e non pretende di incarnare una causa o l’altra. D’altra parte si pensi come la si vuole su Dieudonnè non è stato lui, ma la forza degli attacchi delle organizzazioni che hanno ottenuto di proibire i suoi spettacoli e negare i diritti di quelli tra i nostri concittadini che desiderano interpretare il suo umore in un secondo o terzo grado, cosa che in realtà pregiudica la causa palestinese.

– Gli antirazzisti: già che una delle principali preoccupazioni di quelli che “lottano contro il razzismo” è l’aumento dell’antisemitismo nella popolazione degli immigrati, in verità credono che questo tipo di proibizioni faranno retrocedere le idee abbastanza diffuse (non solo fra questo tipo di popolazione) circa l’onnipotenza della “lobby sionista”? Una vera lotta contro il razzismo implica il mettere tutte le comunità su di un piede di parità. Iniziando dalla libertà di espressione: o è giusto dire nè Charlie nè Dieunonè, o va bene accettare entrambi.
– La sinistra laica: immaginate per un momento che la Chiesa Cattolica si organizzi per proibire legalmente uno spettacolo che non le piace. Non protestereste? E se non lo fate nel caso di Dieudonnè, perchè? Dobbiamo darci conto di questa selettività ogni qual volta  sia più impopolare la laicità in ambienti che sono sensibili a questi “due pesi e due misure”.

– La sinistra anticapitalista: in generale, pensa che Dieudonnè, così come le questioni di libertà di espressione, non siano importanti. La cosa che importa è lottare contro il capitalismo. Bene, ma come pensa di farlo? Le lotte anticapitaliste vanno di fiasco in fiasco nel corso di decadi; possiamo lottare contro il capitalismo senza impostare mai domande circa la sovranità nazionale, circa la democrazia (la cui libertà di espressione è un presupposto), circa la situazione internazionale? Vanno a lottare contro il capitalismo senza fare caso all’Unione Europea ed ai suoi trattati, alla NATO ed all’egemonia statunitense?

Tanto prima come si toccano queste domande, o che parliamo della Russi, dell’Iran, della Siria, si ritorna al capitalismo astratto, indipendentemente dalle relazioni di forza politiche e militari. Quando uno da allo Stato il diritto di decidere quali siano gli spettacoli a cui possiamo assistere, non diamo di fatto il diritto di controllare molte altre cose?

Le organizzazioni che promuovono la censura desiderano, secondo voi, che si lotti contro il capitalismo? Evidentemente non è il caso, allora, perchè concedere tanto poca importanza al fatto di dare a queste organizzazioni il potere di decidere fino agli spettacoli che abbiamo il diritto di vedere? In realtà, l’anticapitalismo non sembra molto pericoloso e non è molto censurato, in gran parte perchè evita di abbordare la questione delle relazioni di forza non economico nel mondo. La distruzione dello stato di diritto è soltanto uno degli aspetti più visibili di queste relazioni. Trascurarne l’importanza significa dimostrare cecità e dare ai suoi oppositori le armi che si gireranno contro di voi se in qualche caso si faccia pericoloso.

– Gli antifascisti parlano senza mai fermarsi della resistenza, ma loro non resistono a nulla. La loro “lotta contro il fascismo” è molto spesso una lotta immaginaria contro tutto quello che devia dal “pensiero unico” in Europa, l’imperialismo o il sionismo. Un principio davvero antifascista è combattere le azioni per le azioni e le parole per le parole. Tuttavia la “lotta contro il fascismo” fatta mediante la censura e la violenza fisica fa esattamente l’opposto. Se un giorno l’estrema destra utilizza l’arma della censura che gli antifascisti amano tanto contro gli spettacoli che stiminio i cristiani, gli anti belga o anti francesi, non ci sarà da sorprendersi.

Non è ironico che la maggior parte delle persone che proclamano di essere “Charlie”, o che “difendono la libertà di espressione”, a ragione della tragedia del 7 di gennaio del 2015 a Parigi, non sembrano darsi conto che, la invocazione di minacce terroriste per proibire uno spettacolo, imposta un piccolo problema in termini di libertà democratiche? Il fatto che nassuno osi affrontare pubblicamente questo tema è il miglior sintomo del clima di terrorismo intellettuale in cui viviamo, è per questo che l’agitazione contro Dieudonnè rivela uno dei vuoti di pensiero del nostro tempo.

Fonte: Egalitè et Reconciliation

Traduzione: Alexandra Flores

http://www.controinformazione.info/domande-alla-sinistra-degli-zombi-sul-caso-dieudonne/#more-13330

LE DEBAT PANAFRICAIN DE CE DIMANCHE 11 OCTOBRE 2015 : LE PROGRAMME COMPLET

# SUR AFRIQUE MEDIA TV/

Vers 14H30 (Ndjamena/Malabo) et 15H30 (Bruxelles/Paris/Berlin)…

Présentée par Bachir Mohamed LADAN !!!

En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm/

Avec les panelistes, Fabrice Beaur (correspondant Russie-Caucase, depuis Moscou)

et le géopoliticien Luc MICHEL (en duplex avec EODE-TV)

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LES THEMES DE L’EMISSION DE CE 11 OCTOBRE

1- PROCESSUS ELECTORAUX EN AFRIQUE:

Quelle gouvernance électorale pour les élections apaisées et acceptées par tous les acteurs ?

2- L’UA FACE AUX COUPS D’ÉTATS EN AFRIQUE :

Quelles solutions ?

3- COTE D’IVOIRE/PRESIDENTIELLE :

faut-il redouter le pire face à l’opposition qui demande une transition politique ? Comment aller vers des élections avec zéro mort ?

AMTV/ avec EODE Press Office et PANAFRICOM /

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Nobel alla bielorussa Alexievich che subito ricambia il favore “Non amo Putin”

Perché come letterata la prima cosa da dichiarare dovrebbe essere un’invettiva contro un capo di stato eletto per giunta (cosa rara in italia)? Non ci azzecca molto con la letteratura, ma molto in linea con le dichiarazioni di Lukashenko che sta qua sia una spia della Cia. Alla stampa italiota parrebbe tanto strano…..Solo per questa grave accusa infondata dovrebbe essere già incrimata: ““E non mi piace neanche l’84% dei russi che chiede che gli ucraini vengano uccisi”

giovedì, 8, ottobre, 2015

Nobel per la letteratura alla bielorussa Svetlana Alexievich che per ricambiare parte subito con la propaganda: “Non amo Putin”

nobel-Svetlana-Alexievitch

Il premier Nobel 2015 per la Letteratura e’ stato assegnato alla bielorussa Svetlana Alexievitch. La motivazione dell’Accademia Svedese ha segnalando che e’ stata premiata per la “sua polifonica scrittura nel raccontare un monumento alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi”.

“Amo il mondo russo, ma non quello di Stalin e Putin”, una delle prime dichiarazioni pubbliche di Svetlana Alexievich e’ dedicata ai due capi di Stato, a due uomini che per l’autrice di “Preghiera per Cernobyl”, “Ragazzi di zinco” e “Tempo di seconda mano” rappresentano il passato che non passa, quello dell’Unione sovietica attenta a reprimere il dissenso al proprio interno e imperialista in politica estera. “E non mi piace neanche l’84% dei russi che chiede che gli ucraini vengano uccisi”, ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa al Pen club di Minsk la scrittrice, convinta che in Siria l’attuale capo del Cremlino stia mettendo in piedi un “secondo Afghanistan”.

Complimenti per le bugie. Cominciamo bene. Veramente ci risulta il contrario

Timoshenko: “Lanciare l’atomica sugli 8 milioni di russi in Ucraina  >>>

 ”Dobbiamo uccidere i russi e farli tornare in patria nei sacchi neri” >>>

http://www.imolaoggi.it/2015/10/08/nobel-alla-bielorussa-alexievich-che-subito-ricambia-il-favore-non-amo-putin/