Parte l’appello per il defunto compressore, ancora in aula bunker, e torna l’accusa di terrorismo. Presidio in solidarietà con Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia il 15 ottobre e assemblee a Torino e Milano il 12 ottobre.

“No Tav, sbagliato bocciare il reato di terrorismo”, tuonava il procuratore generale di Torino Marcello Maddalena nel gennaio 2015 all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ad un mese dalla sentenza emessa dalla Corte d’Assise il 17 dicembre con l’assoluzione dall’accusa di terrorismo, già respinta per ben due volte dalla Cassazione. Il monito del PG torinese Maddalena assume un diverso significato, ora che è stato confermato che sarà proprio Marcello Maddalena a sostenere l’accusa nel processo di appello che si aprirà il 15 ottobre e che ancora una volta si svolgerà in aula bunker, cornice che ben si presta al sostegno dell’accusa e che ha già visto lo svolgimento del maxi processo terminato con la condanna di 47 attivisti il 27 gennaio 2015 per lo sgombero del 27 giugno e la manifestazione del 3 luglio 2011.

Vale la pena ricordare anche le parole di Caselli in un’intervista rilasciata alla rivista Affari Italiani nel gennaio 2015:

“Sull’accusa di terrorismo, sostenuta dalla procura di cui io ero capo ma poi anche dalla procura diretta dal mio successore e soprattutto avallata dal gip nel primo e nel secondo caso, quindi da un magistrato giudicante, non è stata confermata da altri magistrati giudicanti. Non si può che prenderne atto nel senso che nel nostro ordinamento l’ultima sentenza è quella che ha ragione anche se magari non sempre è quella giusta. Ma esaurito il discorso tecnico giuridico credo che non si possa dimenticare neanche per un momento che pretendere con la violenza di impedire la realizzazione di un’opera deliberata rispettando tutte le procedure in ogni sede competente, europea e italiana, significa mettersi contro e fuori dalla democrazia (ovviamente mi riferisco solo ai violenti tra i No Tav). Soprattutto quando si aggredisce un cantiere, come quello di Chiomonte, mettendo a rischio la sicurezza di onesti lavoratori, che sono lì per guadagnarsi la pagnotta, e dei poliziotti costretti a vivere asserragliati in quel cantiere per difendere il diritto di lavorare. Sono troppi coloro che, per miopia o peggio, dimenticano queste verità elementari.”

  
Simonetta – TGMaddalena.it
Parte l’appello per il defunto compressore, ancora in aula bunker, e torna l’accusa di terrorismo. Presidio in solidarietà con Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia il 15 ottobre e assemblee a Torino e Milano il 12 ottobre.ultima modifica: 2015-10-10T13:28:22+02:00da davi-luciano
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