“LA CARITAS DI FAENZA HA BUTTATO PER LA STRADA UN 64ENNE INDIGENTE ITALIANO”

la società civile che dice? Che se la denuncia l’ha rilanciata la lega il fatto non sussiste?? Bravi i moralmente superiori.
E’ intervenuta la polizia per lo sgombero, se si diffida della fonte è possibile verificare con la pula di Faenza, SEMPRE SE A QUALCUNO INTERESSI DELLA SIGNORA, ma è anziana quindi non è più una donna da difendere, non è considerata debole e poi si sà, gli indigenti italiani non esistono

Faenzanet

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

“L’episodio incriminato è di quelli da fare impallidire, ma è successo davvero. Alla Caritas di Faenza, lunedì scorso, proprio nel giorno in cui veniva inaugurato il nuovo Centro di Ascolto per i cittadini in difficoltà, costato un milione di euro, un sessantaquattrenne indigente, italiano, è stato praticamente messo sulla strada, senza tanto preavviso. «Una cosa inconcepibile – secondo il consigliere regionale della Lega Nord, Andrea Liverani – visto che la Caritas dovrebbe essere un’istituzione che ha come mission il bene dei cittadini in difficoltà». Ma, tant’è, al 64enne, che aveva chiesto semplicemente qualche giorno di tempo per potersi organizzare diversamente, è stata chiusa la porta in faccia: gli è stato dato un biglietto del treno di sola andata per Ravenna, dove probabilmente sarebbe arrivato quando la Caritas locale (che ha orari rigorosi) avrebbe già chiuso i battenti. «E’ incredibile come succedano queste cose, nel 2015, in un’epoca in cui viene trovato posto per ogni immigrato che sbarca abusivamente, mentre agli italiani in difficoltà viene riservata una sorte simile – continua Liverani –. Ci risulta, infatti, che non sia il solo caso simile accaduto. Il Comune di Faenza finanzia l’associazione caritatevole con 42mila euro all’anno, per mantenere dieci posti letto, che spesso rimangono vuoti, mentre i cittadini in difficoltà sono costretti ad accamparsi alla meno peggio in stazione, anche ora che sta arrivando la stagione fredda.»

Ma non è tutto. «Per sgomberare un povero disgraziato, si sono dovute disturbare una pattuglia della polizia e una dei carabinieri; distogliendole dal controllo della città, nonostante le tante situazioni di degrado da noi denunciate, ed il tutto per cacciare un povero anziano dalla Caritas. Le istituzioni, questa volta, non possono far finta di nulla: chiediamo urgenti spiegazioni, per motivare quanto accaduto, perché secondo noi è gravissimo.»

Lega Nord “

un ringraziamento di cuore a quegli infaticabili attivisti NoTav del terzo valico

intervento in aula 29-09-2015

“è notizia di alcuni giorni fa che la ditta Franzosi è stata definitivamente allontanata dai cantieri del terzo valico dei Giovi dopo aver rifornito per lungo tempo di ghiaia i cantieri del consorzio COCIV. La ragione sarebbe da ritrovarsi nel fatto che la ditta sarebbe infiltrata dalla ‘ndrangheta, considerati i rapporti di ferro che la legano al gruppo Ruberto. Nulla di nuovo per noi e per gli attivisti NoTav del terzo valico. Già anomalie erano emerse sia a seguito dell’inchiesta per traffico illecito di rifiuti, sia dopo il sequestro della cava di Castello Armellino.

La questione invece su cui sembra essere calato un silenzio assordante riguarda la Lande Srl, al lavoro all’interno dei cantieri del terzo valico di Serravalle e di Arquata. Personalmente ero già intervenuto a marzo 2014, in questa Assemblea, per una questione di minacce a danno di un attivista NoTav.

Con me gli stessi attivisti avevano fatto luce sulle situazioni poco chiare, ma erano stati minacciati di querela. Si sa, il tempo è galantuomo e dopo gli inauditi attacchi sono arrivati quelli ben più seri sferrati direttamente dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli. I signori della Lande erano finiti dentro il secondo filone dell’inchiesta Medea, una gran bella storia che coinvolge, oltre a politici e imprenditori, il famigerato clan dei Casalesi. I cittadini di quei territori chiesero al prefetto di Alessandria, Romilda Tafuri, di fare quello che è normale che faccia, niente più e niente meno del suo lavoro lautamente retribuito da tutti i contribuenti: avevano chiesto di emettere una bella interdittiva antimafia ed allontanare i signori della Lande dalla loro terra. Da allora è calato il silenzio: bocche cucite a palazzo Ghilini, sede della prefettura, e silenzio di tomba sui giornali.

Oggi vorrei ribadire in quest’Aula un concetto per metterlo in evidenza al Ministero dell’interno: l’estate è passata da un pezzo e adesso, colloquialmente, caro prefetto, è bene che tu ti metta al lavoro: vorremmo sapere se hai intenzione di emettere l’interdittiva e fare ciò che è giusto fare, sempre che tu abbia tempo tra una telefonata e l’altra, si sa.

Infine, signora Presidente, mi permetta un ringraziamento di cuore a quegli infaticabili attivisti NoTav del terzo valico dei Giovi, che sono oggi unico presidio democratico in quelle terre dove vi è uno Stato addormentato (per non dire di peggio), che in nome di un fantomatico progresso svende il territorio alla criminalità.”

https://www.youtube.com/watch?v=En2Mg0ojGF8

FRANCAFRIQUE PAS MORTE AU CAMEROUN : LIBEREZ ANDRE BLAISE ESSAMA !

PanafriCom/ 2015 09 29/

avec Cameroon Voice – PCN-SPO/

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 PANAF - Cameroun Libérez Essama (2015 09 29)  FR

L’activiste nationaliste André Blaise Essama condamné à 3 mois de prison ferme pour acte de patriotisme !

Pour avoir fait tomber les monuments coloniaux qui surplombaient Bonanjo, le quartier administratif de Douala la capitale économique camerounaise, l’activiste-nationaliste très connu sur la scène nationale et qui était déjà en détention préventive à la Prison centrale de Douala depuis le 3 septembre 2015, vient de payer le prix de «son combat» en écopant d’une condamnation à 3 mois de prison ferme et d’une amende de 150 000 Fcfa par le Tribunal de Première Instance (Tpi) de Douala-Bonanjo. Il s’agit des monuments à la gloire des colons français que sont le monument du Maréchal Leclerc et le soldat « colonial » inconnu.

Le motif évoqué lors de sa condamnation est la « destruction de biens publics». Des actes qu’il justifie par le raisonnement suivant: « on est entré dans un système de  gouvernance où on honore nos bourreaux et on déshonore nos héros. Il fallait que cela cesse. Je préfère comme tout Camerounais voir la statue du Lieutenant Ndonkeng, l’un des premiers officiers de l’armée camerounaise tombé au front dans l’Extrême-nord face à Boko Haram érigée à ce lieu…pour ne citer que ce cas ».

PAS DE PLACE POUR LE MONUMENT DE UM NYOBE A DOUALA !

Essama dit avoir adressé une demande à la Communauté urbaine de Douala (Cud) dans ce sens sans succès. « Nous avons  demandé à la Cud depuis plus d’un an de nous indiquer tout simplement la place pour placer le monument de Um Nyobe (ndlr: le leader martyr de la libération camérounaise). Nous sommes toujours sans suite », lance le nationaliste. Ce dernier avance que Ruben Um Nyobe, par exemple, mériterait bien une effigie. Il revendique la reconnaissance des grandes figures de l’histoire du Cameroun. Il milite sans cesse pour la pose dans les grandes métropoles du Cameroun des monuments des héros nationaux, à l’instar de Ruben Um Nyobè.

Libérez André Blaise Essama !

PANAFRICOM

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MANIPULATION MEDIATIQUE. L’EXCEPTION AFRIQUE MEDIA (‘FACE A L’ACTUALITE’

# PANAFRICOM-TV/ LUC MICHEL : SUR AFRIQUE MEDIA TV, 15 SEPT. 2015)

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2015 09 15/

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PANAF-TV - AM l'exception médiatique (2015 09 15) FR (2)

LES VIDEOS QUE VOUS ATTENDIEZ …

Lors de ma tournée politique à NDJAMENA début septembre, j’ai eu le grand plaisir de participer à l’ouverture des studios d’AFRIQUE MEDIA TV dans la capitale du Tchad (après les essais techniques du mois d’août.

J’ai fait beaucoup de débats (plus de 30h d’émissions), et aussi du reportage (pour de futures émissions de mon GRAND JEU GEOPOLITIQUE).

Mon équipe video m’accompagnait et des clips ont aussi été tournés pour EODE-TV et PANAFRICOM-TV, notamment pendant les débats. Nous avons commencé à les éditer.

Les quatre qui précèdent sont sur la thématique “MANIPULATION MEDIATIQUE. L’EXCEPTION AFRIQUE MEDIA”.

Une réponse à ceux qui évoquent des “milliers d’Afrique Media” (sic) et autres “pluralités panafricaines” (resic). Car AFRIQUE MEDIA TV est unique, une exception dans le paysage médiatique africain et international !

LM

 * MANIPULATION MEDIATIQUE. L’EXCEPTION AFRIQUE MEDIA :

PARTIE 1. ANALYSE SOCIOLOGIQUE DES MEDIAS OCCIDENTAUX

(‘FACE A L’ACTUALITE’ SUR AFRIQUE MEDIA TV, 15 SEPT. 2015)

présenté par Tony Michael Menga.

Video sur : https://vimeo.com/140860563

*  MANIPULATION MEDIATIQUE. L’EXCEPTION AFRIQUE MEDIA :

PARTIE 2. CE QUI FONDE LA DIFFERENCE D’AFRIQUE MEDIA

(‘FACE A L’ACTUALITE’ SUR AFRIQUE MEDIA TV, 15 SEPT. 2015)

présenté par Tony Michael Menga.

Video sur : https://vimeo.com/140861549

*  MANIPULATION MEDIATIQUE. L’EXCEPTION AFRIQUE MEDIA :

PARTIE 3. QUE VAUT VRAIMENT LA DEONTOLOGIE DES MEDIA OCCIDENTAUX ?

(‘FACE A L’ACTUALITE’ SUR AFRIQUE MEDIA TV, 15 SEPT. 2015)

présenté par Tony Michael Menga.

Video sur : https://vimeo.com/140863086

* MANIPULATION MEDIATIQUE. L’EXCEPTION AFRIQUE MEDIA :

PARTIE 4. QUELS MEDIAS POUR L’AFRIQUE ?

(‘FACE A L’ACTUALITE’ SUR AFRIQUE MEDIA TV, 15 SEPT. 2015)

présenté par Tony Michael Menga.

Video sur : https://vimeo.com/140863884

Images brutes filmées durant le direct dans les studios de AFRIQUE MEDIA à  Ndjamena (Tchad), avant mixage en régie (Fond vert), le 15 septembre 2015,

Par l’équipe TV de PANAFRICOM-TV qui accompagne Luc MICHEL.

PANAFRICOM-TV

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SvendItalia: BlackRock primo azionista di UniCredit e non solo

 blackrock1

Milano, 28 set 2015 – Venerdì scorso il titolo UniCredit in Borsa è tornato a quota 5,65 euro grazie ad un balzo del 4,34%. Oggi, il titolo potrebbe confermare questo trend positivo. Le ragioni di questo successo, vanno ricercate fuori da Piazza Affari. Il 25 settembre, secondo quanto è emerso dagli aggiornamenti della Consob sulle partecipazioni rilevanti, il fondo americano BlackRock è risalito sopra la soglia del 5% portandosi al 5,26%. Questa è solo l’ultima delle oscillazioni del fondo istituzionale americano che da quasi un anno manovra intorno al 5%. Vediamo, dunque, chi sono i padroni di UniCredit. Dopo BlackRock c’è il fondo Aabar di Abu Dhabi (4,967%); segue poi la Fondazione CariVerona (3,467), la Banca centrale della Libia (2,929%), la fondazione Cassa di risparmio di Torino (2,522%), Norges Bank (2,146%) e la People’s Bank of China (2,005%).

Americani, libici, cinesi, norvegesi. È la globalizzazione, bellezza! Oggi il valore complessivo delle attività finanziarie internazionali primarie è passato dal 50% al 350% del Pil mondiale, raggiungendo i 280.000 miliardi di dollari, di cui solo il 25% legato agli scambi di merci. Il valore dei derivati negoziati fuori dalle Borse (“over the counter”) a fine giugno 2013 aveva toccato i 693.000 miliardi di dollari, in gran parte legati al mercato delle valute: al Forex si scambiano in media 1.900 miliardi di dollari al giorno.

In questo quadro, è bene ricordare che BlackRock gestisce 30.000 portafogli, per un totale di 4.650 miliardi di dollari: non ha rivali al mondo ed è una delle 4-5 “istituzioni” che ricorrono tra i maggiori azionisti delle banche americane. Questi dati ci mostrano chiaramente la mission di BlackRock. Dal sito del Fondo sovrano possiamo leggere che: “BlackRock è una delle principali società di gestione del risparmio a livello mondiale. Proponiamo ai nostri clienti soluzioni e prodotti in grado di rispondere alle loro diverse esigenze”. Sembra, dunque, che si tratti di una società finanziaria che fa fruttare i soldi dei propri clienti. La realtà è un po’ diversa da come ci viene dipinta.

In realtà la BlackRock, influisce sulla politica degli stati più di quanto si pensi. In Italia, per esempio, ha contribuito a liquidare il governo di Silvio Berlusconi. Vediamo perché.

Molti pensano che il Cavaliere fu disarcionato dalla Germania per far posto a Mario Monti. D’altra parte i tedeschi sono gente seria; da una parte il Bauscia, dall’altra, il professore con il loden, la loro scelta non poteva non cadere su quest’ultimo. Eppure, qualcuno pensa che le cose non siano andate proprio così.

Ad aprile di quest’anno la prestigiosa rivista Limes (Gruppo editoriale Espresso-Repubblica) lancia il sasso nello stagno. Secondo Limes: “L’architetto supremo del complotto non è la Germania, ma il colossale fondo d’investimenti statunitense BlackRock, azionista rilevante della Deutsche Bank che nel 2011, annunciando la vendita dei titoli di Stato italiani, fece esplodere il divario tra Btp e Bund causando la “resa” di Berlusconi e l’avvento di Monti. La Deutsche Bank aveva allora un azionariato diffuso, il 48% del capitale sociale era detenuto fuori dalla Repubblica Federale, e il suo azionista più importante era proprio BlackRock con il 5,1%. Si può escludere che il fondo non abbia avuto alcuna parte in una decisione tanto strategica come quella di dismettere in pochi mesi quasi tutti i titoli del debito sovrano di un paese dell’Ue?”. I seguaci di De Benedetti hanno impiegato quattro anni, ma alla fine hanno capito che nessuno a parte loro era interessato alle cene eleganti di Arcore. Meglio tardi che mai.

Gli speculatori americani della Roccia Nera erano presenti nei più importanti Consigli d’amministrazione del Bel Paese. A fine 2011, il super-fondo americano aveva il 5,7% di Mediaset, il 3,9% di Unicredit, il 3,5% di Enel e del Banco Popolare, il 2,7% di Fiat e Telecom Italia, il 2,5% di Eni e Generali, il 2,2% di Finmeccanica, il 2,1% di Atlantia (che controlla Autostrade) e Terna, il 2% della Banca Popolare di Milano, Fonsai, Intesa San Paolo, Mediobanca e Ubi. Oggi molte di queste quote sono cresciute e BlackRock è ormai il primo azionista di Unicredit (col 5,2%) e il secondo azionista di Intesa SanPaolo (5%). Stessa quota in Atlantia, mentre avrebbe il 9,4% di Telecom.

Ma, tutto questo sarebbe poca cosa se non si aggiungesse un fatto importante. BlackRock, controlla le maggiori agenzie di rating: “Standard & Poor’s” (5,44%) e “Moody’s” (6,6%). Il colosso finanziario può così influire sulla determinazione di titoli sovrani, azioni e obbligazioni private, incidendo così su prezzo e valore delle attività acquistate o vendute.

Dopo questo breve excursus sulla BlackRock, è bene tornare a casa nostra. I media italiani sono focalizzati a denunciare le prevaricazione teutoniche. Mai nessuno, però, mette all’angolo i veri speculatori: i fondi sovrani che con la scusa dello spread, ci costringono a svendere i settori strategici della nostra economia.

Purtroppo, il nostro destino è deciso a New York, non a Berlino.

Recupero Salvatore

http://www.ilprimatonazionale.it/economia/svenditalia-blackrock-primo-azionista-unicredit-non-solo-31264/

Marino l’imbucato

Per uno di mafia capitale è niente. Se l’avesse fatto il Berlusca se ne parlerebbe per 6 mesi

Anche Bergoglio scarica Marino: “Io non l’ho invitato”

Roma, 28 set 2015 – Ignazio Marino e le sue figuracce. Ci si potrebbe fare una rubrica quotidiana. L’ultima è certificata addirittura dal Papa.

Galeotta fu la presenza del sindaco di Roma all’incontro mondiale delle famiglie a Philadelphia.

Più la situazione si fa grave nella capitale, più il suo primo cittadino sente l’urgenza di sfarzose pubbliche relazioni internazionali che lo portino lontano dalla città.

Ma, si dirà, Roma è Roma. Che il suo sindaco sia invitato in mezzo mondo è la norma.

Ebbene, stavolta sembra invece che Marino si sia imbucato. Parola di Bergoglio, che sul volo di ritorno dagli Usa ha detto ai giornalisti: “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro? E neppure gli organizzatori, ai quali l’ho chiesto, lo hanno invitato. Si professa cattolico, è venuto spontaneamente”.

Parole pesanti e, a leggere fra le righe, sembra anche un po’ stizzite, a cominciare da quel “chiaro?” e dalla precisazione sul fatto che Marino non “è” ma “si professa” cattolico (e in effetti, quando corse alla leadership del Pd, si presentò come campione di laicità).

Eppure Marino aveva detto di essere stato invitato dal suo collega di Philadelphia, Michael Nutter. E dopo le dichiarazioni del pontefice è anche arrivata la precisazione del Campidoglio, in cui si spiega che mai Marino avrebbe detto di essere stato invitato dal Papa.

Sia come sia, si tratta dell’ennesima occasione di imbarazzo per la capitale d’Italia. Forse la prossima volta che il sindaco di Philadelphia lo “invita”, bisognerà pregarlo di tenerselo.

Giorgio Nigra

http://www.ilprimatonazionale.it/politica/anche-bergoglio-scarica-marino-io-non-lho-invitato-31301/

 Il sindaco di Philadelphia: “Noi non abbiamo pagato”

Il Tempo ha contattato Mark Mc Donald, portavoce del primo cittadino Michael Nutter

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Contattato da Il Tempo, Mark Mc Donald, portavoce del sindaco di Philadelphia Michael Nutter, ci dà una versione che smentisce quella fornita dal Campidoglio su chi ha sostenuto le spese del viaggio e del soggiorno di Marino negli States (il Comune di Roma aveva detto che era tutto a carico dell’amministrazione della città americana).

«Il sindaco Marino e il sindaco di Philadelfia si sono incontrati in Campidoglio a giugno a Roma, e in quella occasione il primo cittadino della Capitale d’Italia era stato in effetti invitato a presenziare alla visiata papale dallo stesso sindaco di Philadelphia, Michael Nutter, e dall’arcivescovo Chaput».

Il portavoce non si sottrae però alla richiesta di chiarimenti sulle spese del viaggio e del soggiorno di Marino. «La municipalità di Philadelphia non ha sostenuto alcuna spesa, può darsi che Marino abbia beneficiato dell’ospitalità di qualche amico americano».

Ad ogni modo Mc Donald tiene a precisare che «in occasione della visita romana, da parte della delegazione di Philadelphia, Marino si rivelò un ottimo padrone di casa. I due sindaci parlarono delle misure di sicurezza che la Capitale aveva scelto di adottare per il Papa e per i propri cittadini. In quella occasione Nutter ricevette da Marino il regalo di un libro contenente i dettagli delle strategie tese ad assicurare protezione alla figura del Papa durante l’evento di aprile-maggio scorso».

E ancora. «Il sindaco Nutter, in quella occasione, mise al corrente Marino del modo in cui Philadelfia si sarebbe preparara a ricevere il Papa, quello che loro definiscono”the gloabl treasure”».

Ludovica Scarpone

http://www.iltempo.it/roma-capitale/2015/09/29/il-sindaco-di-philadelphia-noi-non-abbiamo-pagato-1.1462171

Obama: “In Siria serve un nuovo leader” Putin: “Combattere l’Isis come Hitler”

Al di là delle strane fantasie ricavate dalla scribacchina di turno, leggere le parole di Obama e datemi la definizione di pazzo esaltato. Ah già, non si può criticare una persona “abbronzata”

Quindi la Russia viola la sovranità dell’Ucraina quando il popolo della crimea ha deciso liberamente, vabbeh, mentre la Francia e Israele che bombardano unilateralmente la Siria “combattono il terrorismo” Peccato che poi tutti i discorsi ribadiscono che l’obiettivo è Assad…..

La perla di Obama: “”Gli Usa non possono risolvere da soli i problemi del mondo” questo è il colmo

In serata il bilaterale a porte chiuse. Il presidente russo: “Dialogo franco e costruttivo”. Brindisi e stretta di mano tra i due leader

13:12 – “Bashar Al Assad ha brutalizzato il suo popolo: l’unica soluzione in Siria deve essere la scelta di un nuovo leader”. Ad affermarlo è il presidente Usa Barack Obama parlando all’Assemblea Onu. “Siamo pronti a lavorare con tutti per risolvere il conflitto in Siria, anche con Russia e Iran“. Il presidente russo Vladimir Putin, da parte sua, ha replicato chiedendo che contro l’Isis venga creata una coalizione “come contro Hitler”.

“Mosca non può violare la sovranità dell’Ucraina” – “Ci sono delle potenze internazionali – ha spiegato Obama durante il suo dicorso – che agiscono in contraddizione con il diritto internazionali. C’è qualcuno che ci dice che dovremmo sostenere dei tiranni come Assad, perché l’alternativa è molto peggio”. Quindi, dalla questione siriana è passato a parlare di quella ucraina: “Non possiamo stare a guardare mentre la Russia vìola la sovranità dell’Ucraina. Oggi è l’Ucraina, domani potrebbe essere qualche altro Paese. Questo è alla base delle sanzioni Usa imposte alla Russia. Ma non vogliamo ritornare alla guerra fredda, non vogliamo isolare la Russia: vogliamo una Russia forte che collabori con noi per rafforzare il sistema internazionale”.

“Gli Usa non possono risolvere da soli i problemi del mondo”Obama ha quindi spiegato di essere “alla guida delle maggiori forze armate al mondo, ma gli Usa non possono risolvere da soli” i problemi del mondo. “Dopo la seconda guerra mondiale – ha aggiunto – le Nazioni Unite hanno lavorato con gli Usa per prevenire una terza guerra mondiale. E ora non vogliamo il ritorno alla guerra fredda”.


Da Putin nessuna parola sull’Ucraina –
Quando è stato il suo turno di prendere la parola, in quello che è stato il suo primo intervento all’Onu in 10 anni, Vladimir Putin ha ignorato il riferimento all’Ucraina, e per quanto riguarda la Siria ha a propria volta lanciato accuse all’Occidente: “Consideriamo – ha spiegato, con chiaro riferimento ai blitz in Siria senza autorizzazione Onu – i tentativi di indebolire la legittimità dell’Onu estremamente pericolosi”. E per quanto riguarda la politica americana in Siria “è un errore non cooperare con il governo siriano” di Bashar Assad perché “nessuno, a parte le forze di Assad, sta veramente combattendo contro l’Isis e i gruppi terroristi in Siria”.

Obama e Putin più d’accordo contro Isis

di Isabella Josca

Agli Usa: “Pericoloso armare i terroristi” – Putin, quindi, ha puntato il dito contro gli Usa spiegando che “è pericoloso dare le armi ai ribelli e giocare con i terroristi. L’Isis non è nato dal nulla. E’ stato finanziato e sostenuto”. Ora, comunque, “non possiamo permettere a questi criminali che hanno le mani sporche di sangue di continuare a perpetrare il male”. E per questo il presidente russo ha chiesto la costituzione di “una coalizione internazionale come quella che si creò contro Hitler durante la Seconda guerra mondiale”.

L’Ucraina lascia l’aula – Durante il discorso di Putin, la delegazione ucraina ha lasciato in segno di protesta la sala dell’assemblea generale dell’Onu. Domenica tutti i membri della delegazione russa tranne uno erano usciti dalla sala durante il discorso del presidente ucraino Petro Poroshenko a un summit sullo sviluppo sostenibile.

Il brindisi a pranzo, poi il bilaterale –
Dopo aver parlato al Palazzo di Vetro, Obama e Putin si sono stretti la mano e
hanno brindato al pranzo per i capi di Stato tradizionalmente offerto in apertura dell’Assemblea Generale dell’Onu. Poi l’atteso bilaterale a porte chiuse, a un anno e mezzo dall’ultimo faccia a faccia. L’incontro, durato 95 minuti, “è stato sorprendentemente franco, costruttivo. Possiamo lavorare insieme”, ha dichiarato Putin al termine. “Eventi come questi sono utili, informali e produttivi”, ha aggiunto.

Putin non esclude raid aerei congiunti in Siria –
“Obama e Hollande non sono cittadini siriani. Non possono decidere sul futuro del Paese”, ha sottolineato Putin che però non ha escluso di unirsi ai raid aerei contro l’Isis in Siria: “Ogni nostra azione sarà fatta solo se in linea col diritto internazionale”. “Ne abbiamo parlato. Ci stiamo pensando e non escludiamo nulla”, ha sottolineato al termine dell’incontro con Obama. Escluso invece un coinvolgimento di Mosca nelle operazioni di terra in Siria.

http://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/obama-in-siria-serve-un-nuovo-leader-putin-combattere-l-isis-come-hitler-_2135736-201502a.shtml

Putin dirige l’orchestra, l’Occidente, diviso, balbetta

29.09.2015(aggiornato 17:01 29.09.2015)

Giulietto Chiesa

Alla testa dell’Impero c’è un’anatra zoppa che non può decidere e, dunque, deve mentire. La cosa più probabile sarà dunque qualche colpo di coda drammatico. O in Ucraina, o nel deserto tra Damasco e Baghdad, oppure a Berlino o Parigi.

Il confronto è impietoso. Barack Obama, il capo della potenza suprema del pianeta, si è presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite senza una proposta. Vladimir Putin, nel suo primo e unico discorso all’Onu nella sua qualità di Presidente della Russia, è apparso — anche a molti commentatori occidentali — come colui che sta guidando l’orchestra. 

Ma non è di una gara oratoria che si tratta. Purtroppo la retorica del discorso del Presidente americano nasconde una pervicacia pericolosa. Insistere sulla tesi che la Russia ha aggredito l’Ucraina lo si può fare impunemente dalla tribuna dell’ONU, dove non c’è contraddittorio e dove la platea è piena di maggiordomi dell’Impero, ma non può funzionare nel colloqui a quattr’occhi. Del resto Putin aveva preparato il suo discorso lanciando la proposta di una alleanza internazionale contro il terrorismo, “come fu quella contro Hitler”. Obama non ha risposto. O ha parlato d’altro, inondando la platea e i media mondiali con un’esaltazione della democrazia e dei successi dell’America, senza nemmeno rendersi conto che, alla luce dei disastro della politica americana e occidentale in Siria, appare come minimo offensivo nei confronti degli altri cinque o sei miliardi di individui che popolano il pianeta.

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© AP Photo/ Andrew Harnik, File

Obama: USA pronti all’uso unilaterale della forza per difendere sé stessi e gli alleati

Ma ciò che, più di ogni altra considerazione, stupisce e colpisce, è stato il rifiuto di prendere atto dei mutamenti che sono già in corso e che proprio l’iniziativa e le proposte di Putin hanno messo in moto. La presenza militare (aerea e di armamenti, anche se non di truppe combattenti sul campo, “almeno per il momento”) ha cambiato completamente la fisionomia del campo di battaglia. La sostanziale no-fly zone autocreata dalle forze turche, Israeliane, Nato, è stata cancellata dalla decisione di Putin. Il premier Netanyhau, che ha i riflessi pronti, l’ha capito subito, ed è volato a Mosca per informare che i suoi aerei non hanno intenzione di scontrarsi con quelli russi (ammettendo così, platealmente, che Israele è impegnata direttamente nella guerra contro Assad).

Il Presidente francese Hollande — che fino a ieri non aveva mosso un dito contro Daesh — ha ordinato i primi bombardamenti. E starà attento a non sbagliare bersagli, colpendo più o meno distrattamente le posizioni siriane. Ha fatto sapere che Bashar non potrà essere parte della soluzione, per compiacere Washington. O forse perché non vuole subire rappresaglie come quella che Angela Merkel sta malamente ingoiando con la sua Volkswagen azzoppata. Ma è chiaro che non vuole perdere il contatto con Angela Merkel.

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© REUTERS/ Carlo Allegri

Iran, no a bombardamenti in Siria

Hubert Vedrine, il candidato a sostituire Laurent Fabius al Quai D’orsay, ha già anticipato la sua opinione: “Non avremmo mai dovuto scartare la Russia”. Cameron dovrà rivedere anche lui, come la Turchia, i  piani di volo dei suoi cacciabombardieri che, fino all’altro ieri, bombardavano le truppe di Assad e lanciavano armi e munizioni a Daesh. Per non parlare della Germania, il cui ministro degli esteri Steinmayer — che certo non parla a nome proprio — ha elogiato la mossa di Putin verso la Siria, riconoscendo alla Russia il merito di rischiare la vita dei suoi uomini per difendere anche l’Europa, e dicendo esplicitamente che è l’ora di finirla con le sanzioni contro la Russia.

Vladimir Putin e Barack Obama brindano alla colazione ufficiale organizzata da Ban Ki-moon,

Ora, di fronte a questi sommovimenti europei, Barack Obama ha preferito fare orecchio da mercante. Non se n’è accorto? Pensarlo sarebbe fare offesa a lui e all’America. Il problema è che gli Stati Uniti non possono accettare la logica, per quanto ferrea, di Vladimir Putin. Se lo facessero dovrebbero cambiare strategia: tanto in Siria quanto in Ucraina. In Ucraina dovrebbero accettare la logica dell’accordo di Minsk (che Germania e Francia hanno ormai scelto, mettendo un freno alle isterie polacche e baltiche).

Ma questo comporta frenare la marcia della Nato verso Kiev e la museruola ai nazisti ucraini. Cose entrambe indigeste per Washington. Per quanto concerne la Siria, è evidente che Daesh, senza l’appoggio strategico dell’Occidente e senza i soldi dell’Arabia Saudita, non potrebbe reggere a lungo. Russia, Iran, Hezbollah — ai quali ora si aggiunge il governo a maggioranza sciita di Baghdad — possono chiudere la partita, bloccare l’avanzata dei mercenari e ristabilire il controllo del governo siriano, e di quello iracheno,  su gran parte dei propri territori. E questo sviluppo della situazione sarebbe catastrofico, tanto per Tel Aviv quanto per Washington e Riyad.

Ecco la spiegazione del mutismo  di Obama: alla testa dell’Impero c’è un’anatra zoppa che non può decidere e, dunque, deve mentire. Questo dato non incoraggia nessun ottimismo. La cosa più probabile  sarà dunque qualche colpo di coda drammatico. O in Ucraina, o nel deserto tra Damasco e Baghdad, oppure a Berlino o Parigi. La palla è ora nel campo occidentale.

Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/opinioni/20150929/1259670.html#ixzz3nAKCHJUu

Moldavia, manifestazioni contro la leadership euroatlantista

In Ue c’è chi protesta contro il FMI, contro il governo che voleva SVENDERE il proprio popolo a questa banda di criminali sanguisughe. E pensare che i soldi richiesti sarebbero serviti al gov per consegnare i moldavi a EUROBANKENSTEIN

Questi manifestanti non suscitano la ben che minima solidarietà da parte della società civile europeista…chissà perché

28.09.2015

Azioni di protesta a oltranza dei manifestanti che chiedono le dimissioni della leadership governativa del Paese, dopo che il Fmi ha negato il sostegno finanziario necessario per entrare nell’Ue.

Pochi giorni dopo che il Fondo monetario internazionale ha annunciato di non voler negoziare un nuovo contratto di finanziamento con i leader pro europei, circa 20mila persone hanno protestato ieri contro il governo di Chisinau. Lo riferisce l’agenzia d’informazione moldava Ipn. Le proteste sono state organizzate dai due partiti di centro sinistra, il Partito socialista della Moldova e il Partito Nostru. Circa 30 tende sono state montate davanti al parlamento e al ministero dell’Agricoltura.

“Dopo le dimissioni del governatore della Banca centrale, la missione dell’Fmi non ha più il mandato per firmare un memorandum d’intesa”, aveva dichiarato nei giorni scorsi il primo ministro Strelet.

Oltre alle dimissioni del presidente Nikolai Timofti, del premier e del procuratore generale, i leader del partito socialista, Igor Dodon, e del Partito Nostro, Renato Usatii, chiedono presidenziali dirette ed elezioni parlamentari anticipate entro la primavera.

“Abbiamo un piano B — ha rivelato Usatii — adesso non diamo i dettagli, possiamo solo dire che le azioni di protesta non si fermeranno e andranno avanti a oltranza”.

Anche Usatii punta il dito sul famoso miliardo di euro sottratto da alcune banche del Paese, che era al centro delle richieste delle manifestazioni organizzate all’inizio del mese dalla piattaforma liberale ed euroatlantista “Demnitate si adevar” i cui rappresentanti stanno tuttora continuando l’azione, accampati nella piazza della grande assemblea nazionale.

I principali slogan dei manifestanti sono contro “le sanguisughe politiche che dirigono il Paese e rubano, rubano. Devono andarsene. Abbasso gli oligarchi; abbasso i ladri.”

Nessuna novità riguardo ai militanti di “Blocul rosu”  e del suo leader, l’ex deputato comunista Grigorij Petrenko, arrestati insieme all’indomani delle manifestazioni di inizio settembre.

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L’artiglieria israeliana contro l’esercito siriano

28.09.2015

Durante combattimenti tra esercito siriano e forze dell’Isis al confine tra Siria e Israele nel Golan, l’esercito israeliano risponde con colpi di artiglieria che hanno puntato su due postazioni siriane.

Le Forze di difesa israeliane hanno esploso colpi d’artiglieria contro postazioni dell’Esercito siriano domenica sera, dopo che due granate di mortaio lanciate dal territorio siriano hanno colpito quello israeliano nel Golan, senza causare danni né vittime.

L’artiglieria israeliana ha preso di mira due postazioni dell’Esercito regolare siriano, come confermato da un portavoce delle Forze di difesa israeliane in un comunicato.

Il ministro della Difesa israeliano, Moshe Ya’alon, ha confermato che i due colpi di mortaio erano proiettili vaganti esplosi durante i combattimenti tra Esercito siriano e combattenti dell’Isis non lontano dal confine con Israele.

Il ministro ha però ribadito che Tel Aviv ritiene l’Esercito siriano diretto responsabile per qualunque incidente di verifichi al confine. 

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