Tav, alzati Lazzaro. E spunta Esposito

Pubblicato Venerdì 25 Settembre 2015, ore 14,24
 

L’imprenditore valsusino imputato nel processo sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Piemonte avrebbe chiesto aiuto al senatore torinese per ottenere commesse. Peraltro previsto da una legge regionale. “Una enorme bufala costruita sul nulla” replica il politico

L’imprenditore valsusino Ferdinando Lazzaro, imputato nel processo “San Michele”, dal nome dell’operazione dei Carabinieri sulle presunte infiltrazioni di ‘ndrangheta in Piemonte – era riuscito a fare “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf” nell’ambito delle iniziative messe in atto per partecipare ai lavori della Torino-Lione. È quanto si ricava da un rapporto dei Carabinieri del Ros presente negli atti dell’inchiesta, oltre 3mila pagine. Fra i nomi citati dagli investigatori ai quali si sarebbe rivolto Lazzaro figurano quelli di Stefano Esposito, senatore Pd e oggi assessore ai Trasporti del Comune di Roma, di Marco Rettighieri, all’epoca direttore generale dl Ltf, del consigliere regionale del Pd Antonio Ferrentino e dell’ex dirigente della Provincia di Torino Paolo Foietta, ora commissario del governo e presidente dell’Osservatorio.I fatti risalgono al 2012, quando l’esistenza dell’inchiesta non era ancora nota e non si sapeva che Lazzaro, titolare dell’Italcoge, fosse un personaggio monitorato dagli investigatori per alcuni rapporti con uomini legati alla criminalità calabrese. Ora è accusato di sversamento illegale di rifiuti, mentre attende la fissazione dell’udienza preliminare di un altro procedimento, quello relativo a turbativa d’asta. Indagini che, peraltro, non hanno condotto a nessun capo di imputazione per reati associativi di stampo mafioso dello stesso Lazzaro, che si ritrova oggi, in un modo un po’ singolare, in un procedimento che ha ben altre e più importanti contestazioni.

Il senatore Esposito assicura di non aver ricevuto nessun avviso di garanzia: “Se sono indagato lo dicano – aggiunge il politico che su Facebookironizza (“Da oggi sono uno ‘ndranghetista anch’io, dovete chiamarmi don Stefano”) ricevendo tanti messaggi di solidarietà – altrimenti chiedo io ai Ros di rendere pubblica una segnalazione che feci, mi pare nel 2013, in merito a ciò che l’imprenditore Lazzaro mi raccontò relativamente agli appalti della Sitaf. La denuncia – ricorda Esposito – che secondo me aveva elementi di natura penale, l’ho fatta davanti al capitano Fanelli. Per la verità comunque non mi risulta di essere intervenuto sui lavori Tav. So che dopo quella mia denuncia i Ros chiamarono altre persone che avevo segnalato e che potevano essere utili. Dal mio punto di vista non ho altro da aggiungere”. In merito poi a Rettighieri, tirato in ballo nello stesso rapporto dice: “È una persona al di sopra di ogni sospetto, chiamato anche a risolvere i problemi di Expo”. E se gli si chiede quale sia oggi la sua posizione sulla Tav, l’assessore risponde sicuro: “Sempre la stessa, a favore e a maggior ragione”. E peraltro non ha mai fatto mistero di aver sempre cercato di coinvolgere nei lavori le imprese del territorio valsusino, condizione, del resto, prevista espressamente da una legge regionale, sostenuta in modo bipartisan, dal centrosinistra e dal centrodestra. “Una enorme bufala costruita sul nulla – attacca Esposito – dove la ‘ndrangheta non c’entra un fico secco”.

L’imprenditore nel 2012 si vantò della campagna mediatica che, grazie all’aiuto di alcuni politici piemontesi, sostenne il suo ingresso nei lavori per il Tav. In quel periodo furono pubblicati degli articoli in cui si affermava che le aziende locali non dovevano essere escluse dalla realizzazione dell’opera. Lazzaro, in questa vicenda, era una espressione del “Consorzio Valsusa”. In una intercettazione, l’impresario racconta di essersi andato a lamentare con il parlamentare Esposito della posizione “poco indulgente” di Cmc. “Gli ho detto che questi fanno i tiranni – riferisce all’interlocutore – e lui ha preso il telefono e ha chiamato direttamente il presidente di Cmc”. Anche il presidente del Consorzio Valsusa, l’ex senatore Pd Luigi Massa, raccontò durante una telefonata intercettata di avere parlato con Esposito, il quale, a suo dire, gli riportò il contenuto di uno scontro con la Cmc: “Non mi frega un c… – avrebbe detto il parlamentare –. Vengo a piedi giunti contro di voi che siete i capifila. Vedete voi”.
I Ros annotano che sul proprio sito ufficiale, Esposito il 21 aprile 2012 rilanciò un articolo sulla questione pubblicato da un quotidiano. A Lazzaro venne anticipato che su un altro giornale sarebbe comparsa un’intervista dell’allora assessore regionale ai Trasporti Barbara Bonino (che “giudicava inaccettabile l’esclusione delle aziende valsusine”). I carabinieri riportano anche un sms fra Lazzaro e Massa: “Benissimo, anche Ferrentino sollecita Saitta per Tav” (Ferrentino era allora un sindaco della Valle, Antonio Saitta all’epoca era presidente della Provincia).
Negli atti si legge inoltre che erano le “cosche crotonesi” a voler partecipare ai lavori per il Tav in Valle di Susa attraverso “ditte di movimento terra di soggetti intranei o comunque vicini alla consorteria”. Lo scrivono nel 2012 i carabinieri del Ros in un rapporto alla procura di Torino entrato ora negli fascicoli del processo “San Michele”. Gli investigatori focalizzarono l’attenzione su due imprenditori, Ferdinando Lazzaro e Giovanni Toro, futuri imputati in “San Michele”, i quali (pur non facendo parte delle cosche) “di fatto pongono a disposizione del sodalizio mafioso le proprie realtà imprenditoriali”, compiendo anche “atti diretti a scoraggiare eventuali concorrenti”. Secondo il rapporto, l’associazione di imprese Cmc (che aveva ottenuto da Ltf i lavori del Tav) aveva tentato di sganciarsi da Lazzaro, che a sua volta, per ottenere “un atteggiamento più indulgente nei suoi confronti”, si rivolse ai politici piemontesi.
Tav, alzati Lazzaro. E spunta Espositoultima modifica: 2015-09-26T15:02:31+02:00da davi-luciano
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