L’imprenditore valsusino imputato nel processo sulle infiltrazioni di ‘ndrangheta in Piemonte avrebbe chiesto aiuto al senatore torinese per ottenere commesse. Peraltro previsto da una legge regionale. “Una enorme bufala costruita sul nulla” replica il politico
L’imprenditore valsusino Ferdinando Lazzaro, imputato nel processo “San Michele”, dal nome dell’operazione dei Carabinieri sulle presunte infiltrazioni di ‘ndrangheta in Piemonte – era riuscito a fare “intervenire in suo favore personalità politiche e quadri della committente Ltf” nell’ambito delle iniziative messe in atto per partecipare ai lavori della Torino-Lione. È quanto si ricava da un rapporto dei Carabinieri del Ros presente negli atti dell’inchiesta, oltre 3mila pagine. Fra i nomi citati dagli investigatori ai quali si sarebbe rivolto Lazzaro figurano quelli di Stefano Esposito, senatore Pd e oggi assessore ai Trasporti del Comune di Roma, di Marco Rettighieri, all’epoca direttore generale dl Ltf, del consigliere regionale del Pd Antonio Ferrentino e dell’ex dirigente della Provincia di Torino Paolo Foietta, ora commissario del governo e presidente dell’Osservatorio.I fatti risalgono al 2012, quando l’esistenza dell’inchiesta non era ancora nota e non si sapeva che Lazzaro, titolare dell’Italcoge, fosse un personaggio monitorato dagli investigatori per alcuni rapporti con uomini legati alla criminalità calabrese. Ora è accusato di sversamento illegale di rifiuti, mentre attende la fissazione dell’udienza preliminare di un altro procedimento, quello relativo a turbativa d’asta. Indagini che, peraltro, non hanno condotto a nessun capo di imputazione per reati associativi di stampo mafioso dello stesso Lazzaro, che si ritrova oggi, in un modo un po’ singolare, in un procedimento che ha ben altre e più importanti contestazioni.
Il senatore Esposito assicura di non aver ricevuto nessun avviso di garanzia: “Se sono indagato lo dicano – aggiunge il politico che su Facebookironizza (“Da oggi sono uno ‘ndranghetista anch’io, dovete chiamarmi don Stefano”) ricevendo tanti messaggi di solidarietà – altrimenti chiedo io ai Ros di rendere pubblica una segnalazione che feci, mi pare nel 2013, in merito a ciò che l’imprenditore Lazzaro mi raccontò relativamente agli appalti della Sitaf. La denuncia – ricorda Esposito – che secondo me aveva elementi di natura penale, l’ho fatta davanti al capitano Fanelli. Per la verità comunque non mi risulta di essere intervenuto sui lavori Tav. So che dopo quella mia denuncia i Ros chiamarono altre persone che avevo segnalato e che potevano essere utili. Dal mio punto di vista non ho altro da aggiungere”. In merito poi a Rettighieri, tirato in ballo nello stesso rapporto dice: “È una persona al di sopra di ogni sospetto, chiamato anche a risolvere i problemi di Expo”. E se gli si chiede quale sia oggi la sua posizione sulla Tav, l’assessore risponde sicuro: “Sempre la stessa, a favore e a maggior ragione”. E peraltro non ha mai fatto mistero di aver sempre cercato di coinvolgere nei lavori le imprese del territorio valsusino, condizione, del resto, prevista espressamente da una legge regionale, sostenuta in modo bipartisan, dal centrosinistra e dal centrodestra. “Una enorme bufala costruita sul nulla – attacca Esposito – dove la ‘ndrangheta non c’entra un fico secco”.