TUTTO FA GUERRA. Misericordiosi, xenofobi, oligarchi euroatlantici: una faccia, una razza.

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MONDOCANE

MARTEDÌ 8 SETTEMBRE 2015

Proprio come noi rivendichiamo il “diritto” di invadere il mondo, così il mondo rivendica il diritto corollario a invadere noi”.(Anonimo)
Non mancare, non delegare, trasforma la tua indignazione nell’esempio del fare per gli altri” (Sergio De Caprio, “Casa Famiglia dei volontari Capitano Ultimo”)
Una cosa è da premettere ed è fondamentale: tutto questo gigantesco ambaradan politico-mediatico-misericordioso-colonialista sui popoli in fuga è finalizzato a trascinare l’opinione pubblica, basita e presa alle spalle, ad accettare la riconquista coloniale dell’intero Medioriente. Martellate menti e coscienze fino al necessario ammorbidimento, Cameron e Hollande, eredi e nuovi  titolari dei più feroci colonialismi della storia, hanno annunciato la libizzazione della Siria. Partono i bombardamenti. Sulla Siria da spacciare, non sull’ISIS.
Dalla fogna della politica e dei media, come un  nubifragio travolgente, ci piovono addosso deiezioni come neanche da Goebbels quando parlava del bolscevismo. Il più ciarlatano, cinico, e sull’argomento fallimentare, dei primi ministri europei, il nostro, sciacalleggia sul bimbo siriano Aylan e sui popoli in fuga da crimini di cui è correo. Alla Festa dell’Unità, l’accolita di lobotomizzati che tributano ovazioni a uno imbarazzante come Alfano e a quanto di destra sciorina stronzate dal palco, Renzi, sempre più caricatura del Puzzone sul Balcone, becero e strepitante populista, raglia contro le “bestie”, poverine. “Non è il PD contro le destre(quando mai la destra è contro la destra?), sono gli umani contro le bestie”. Riprendo l’ingiusta similitudine, chiedendo scusa alle bestie, per sottolineare il classico transfert freudiano del bue che dà del cornuto agli altri buoi. E non è altro che un capo della mandria dei bisonti (ancora scuse all’animale) uccidentale che lastrica di lacrime e misericordia, in perfetto sincronismo con il razzismo escludente dei Salvini e degli altri della presunta controparte, la marcia delle armate Nato sulla Siria, in soccorso ai propri surrogati jihadisti che non ce la fanno da soli, come già in Libia.

Sofri, sguattero continuo

 Mandria alla quale il solito microgoebbels Sofri assegna anche il suo cappellano militare, riferendo dalla colonia israeliana del Kurdistan iracheno, l’invocazione dell’arcivescovo di Irbil, tale fiduciario del Mossad Bashar Ward, acchè l’Uccidente metta finalmente i boots on the ground, spedisca una spedizione coloniale a salvare i cristiani minacciati di genocidio. Sfugge al corifeo della “polizia mondiale affidata alle Democrazie Occidentali” che i cristiani in Iraq erano coccolati e finanziati dall’orrendo regime di Saddam, come anche che finora i genocidi li hanno subito solo  i musulmani con almeno dieci milioni di morti ammazzati dall’Uccidente, a partire dalla guerra all’Iraq. Solo in questo paese 1,5 milioni per l’embargo, 2 nella guerra del 2003 e seguenti, 300mila in Siria, 100mila in Libia, poi Afghanistan, Somalia, Yemen, africani vari (ed è di gran conforto la notizia che il presidente del Kirghizistan, Atambayev, rafforzando al tempo stesso la coalizione Cina-Russia-ex-repubbliche sovietiche-Brics, ha cacciato gli americani dalla loro ultima base nel paese, Manas, quella vitale per i rifornimenti al genocidio in Afghanistane Pakistan). Altro che Raul Castro, o Tsipras.
In questo caso vorrei proprio che mi querelasse, un sedicente giornalista del “Fatto Quotidiano”. L’indignazione, che un degno titolare della categoria prova mentre attraversa le pagine estere del 99% della stampa in edicola e delle tv sugli schermi, in me ha raggiunto il rischio del vomito quando ho dovuto  affrontare la palude di coccodrilli lacrimanti che era il suo, al solito umanitario, reportage sui campi profughi siriani in Medioriente. Senza un accenno ai crocifissori e scuoiatori, per conto Nato-Golfo, dell’Isis e Al Nusra e ai loro ufficiali pagatori e istruttori, il chierichetto dall’arcivescovo fellone di Irbil fa fuggire il popolo siriano “dalle bombe-barile lanciate da Assad” e i popoli mediorientali dal “vaso di Pandora delle migrazioni aperto dalle primavere arabe” (nientemeno). Sappia, l’opinione pubblica, che “chi ha visto morire i parenti e i cari, chi ha lasciato dietro di sé ogni avere, ha attraversato frontiere ostili, è naufragato, ha percorso chilometri e chilometri a piedi  con a spalle i loro bambini, è morto soffocato nei camion”, a chi darne la paternità e chi, di conseguenza, vada invaso e annientato.
E avesse espresso, il gazzettiere, un minimo sconcerto su quanto accertato da ONU e giornalisti: che nei campi giordani e turchi, capi e poliziotti stuprano le rifugiate, bastonano gli attendati, trafficano con organi di viventi e morti, isolano nel fuoco e nel gelo del deserto i campi, privano di cure, cibo, acqua. Ma Giordania e Turchia sono nostri alleati. Vi rendete conto della disonestà intellettuale, morale, giuridica, ontologica? Qualità del resto condivise dall’ormai consolidata omertà unanime di destra e “sinistra”.
Non avrai altro dio all’infuori di me
Per confermare, poi, la militanza di questo arrovesciatore della realtà nella lobby rabbinica che, anch’essa, si nutre di profughi vivi o morti, ecco l’immancabile parallelo tra i popoli in fuga da Assad, ma anche dall’Isis (fatto passare per nemico), e quello ebraico che fugge dal faraone. Formuletta ossessivamente rilanciata da tutti i foruncoli mediatici che spurgano pus sionista. Indifferenti allo stridore di un accostamento improprio come quello di una tragedia planetaria vera e provocata, a una leggenda biblica  che ha lo stesso spessore storico della discesa agli inferi di Orfeo. Invenzione di chi voleva, a forza di balle, miti e pulizie etnico-confessionali, imporre alla civiltà pluralistica e tollerante del politeismo, l’inciviltà tirannica del “non avrai altro dio all’infuori di me”, sennò t’accoppo e vai all’inferno. Fu quella la vera apocalisse dell’umanità.  E non ce ne siamo ancora ripresi, anzi:
Gridano i siriani, più coraggiosi e sinceri di tanti eritrei che, pur di guadagnarsi l’asilo, diffamano il proprio paese, avallando la propaganda occidentale che punta alla rimozione bellica di un popolo irriducibile nella propria autodeterminazione, sebbene impoverito da decenni di sanzioni e debilitato da una successione di aggressioni belliche dell’Etiopia, sicario Nato. Urlano in faccia ai loro repressori o soccorritori europei che è l’Isis, che sono le bande mercenarie jihadiste, dai cui eccidi, atrocità, distruzioni, sono costretti a fuggire. Lo troveranno presto o tardi, i media, il pavido o disperato che ne soddisferà la voracità ripetendo la giaculatoria dell’Assad dittatore e massacratore del proprio popolo, ma è significativo che, dopo giorni e giorni di nubifragi pietistici sui rifugiati, non sia ancora trovato un siriano che incolpasse il suo governo.
I siriani, le siriane, istruiti, educati, benvestiti, bianchi di carnagione, fluenti in inglese, professori, ingegneri, chimici, letterati, medici, informatici, economisti, matematici, sono dunque i benvenuti nella Germania vincitrice della lotta di classe. La Merkel, seviziato moralmente una bimba palestinese da espellere, è la protagonista della “svolta” umanitaria europea. Grazie al cazzo. Una Germania senescente ha bisogno di manodopera e quadri di livello. Nessuno dice che quei lavoratori, quadri tecnici, culturali e scientifici, vengono dal paese del furfante Assad che, insieme a Iraq e Libia, era tra i più avanzati, emancipati, equi, del mondo “in via di sviluppo” uscito dalla notte coloniale.
E, detto per inciso, rallegrandosi per l’eccezionale assistenza ai fuggitivi, sincera e disinteressata, questa sì, di volontarie e volontari tedeschi, dovremmo riflettere che magari tale umanitarismo può aver a che fare con una condivisione nata dal’analogo destino subito: la cacciata di 20 milioni di tedeschi espulsi da loro terre ancestrali come Slesia, Pomerania, Prussia Orientale, Brandeburgo, Boemia, Balcani, Alsazia, Slesia. 20 milioni che, analogamente al milione e passa di tedeschi uccisi nella resistenza al nazismo, da noi sono finiti seppelliti sotto l’idiota cliché antifascista di sinistre e destre che cianciavano di territori  e popoli liberati.
Aylan, una retroguardia
Ma fermiamoci un attimo sul dolore cosmico che avrebbe imposto a un UE egoista, indifferente e ipocrita e, del resto, fondata, fin dal concepimento Cia, su tali “valori”, la famosa “svolta” umanitaria. Quello suscitato dell’immagine di Aylan, bambino di tre anni, vittima di tali “valori”. La più significativa delle immagini del bimbo siriano, che hanno fatto sanguinare tanti cuori di pietra, è senz’altro quella disegnata nella vignetta, grondante terribile verità, pubblicata qui in alto. A oggi, il brigantaggio del mandante USraeliano e dei sicari satrapi e Isis, ha ucciso con le armi 500 bambini in Yemen. Altri, innominati e incalcolati, eliminati dalla mancanza di cibo, acqua, medicinali, imposta dal blocco genocida attorno alle coste yemenite. Non figurano. Non figurano i bambini tra i 300mila siriani massacrati da fame, bombe e atrocità Isisi-Al Nusra, né quelli iracheni, già 500mila grazie all’embargo decennale, né le migliaia della Libia, né le centinaia dei due stermini – e relativi intervalli – di Gaza, inceneriti dal fosforo, trafitti dalle bombe a grappolo o a freccette, fulminati dagli eroi di Tsahal.
Tutti coloro, ma proprio tutti, che ora trasudano commozione, solidarietà, indignazione, in questo osceno uragano di ipocrisia, sono complici dell’uccisione di Ettore, della schiavitù della moglie Andromaca, cui avevano ucciso tutti i fratelli, del figlio Astianatte. Troia rasa al suolo, grazie al cavallo infiltrato, pari a quello jihadista di oggi. Sineddoche, i troiani, dei tanti popoli eliminati dalla faccia della terra. Già allora in Medioriente. Senza avere neanche l’alibi di voler vendicare un ratto. Anzi, anche il ratto stavolta è opera degli incursori. Vi rendete conto del grado di infamia e di ipocrisia? Questo Uccidente lo dovremmo definire civiltà?
Due millenni cristiani
Miopi, indossando lenti come fondi di bottiglia, qui si guarda a pochi centimetri dal proprio naso, mentre la storia incomincia da molto lontano. Se vogliamo, fin da quel “non avrai altro Dio all’infuori di me”, poi posto sugli stendardi delle crociate (ad Acri Goffredo da Buglione passò a fil di spada tutti gli abitanti musulmani. Saladino, nella riconquista, non torse un capello agli invasori cristiani) e sulle stragi di eretici e streghe. Pio V, santo per la Chiesa di Bergoglio, l’11 giugno (l’11 è data preferita dai terminator) del 1561, a Montalto in Calabria fece sgozzare e impalare 88 luterani. Poi, a Guardia Piemontese, sempre in Calabria, ordinò il massacro di 2000 valdesi. Effetti del Concilio di Trento che si ripercossero ininterrottamente, spesso in crescendo, sia per azione diretta, sia per azione delegata, fino ai giorni nostri. Sta nel paradigma “Non avrai altro Dio…”.  Fino al “Gott mit uns” sui cinturoni tedeschi, su  cui Papa Pacelli guardò benevolo; fino alla missione cristiana degli Usa, sulle cui guerre Ratzinger e Bergoglio hanno steso il velo dell’astrazione, dell’anonimato dei responsabili.
In testa agli squadroni della coalizione Usa-Ue-Israele cavalca il portabandiera Furio Colombo del “Fatto Quotidiano” e degli stermini israeliani, spargendo lacrime sui migranti, petali sulla Merkel, fendenti al premier ungherese Victor Orbàn, cagnaccio cattivo, rigurgito neonazista, per aver maltrattato i fuggiaschi. Piuttosto, per preferire Mosca a Bruxelles e per aver capito benissimo che quella delle migrazioni bibliche è una guerra USraeliana contro ciò che rimane degli Stati pseudosovrani europei. Orban ha, sì, messo l’inutile barriera al confine della Serbia. Ma l’aveva messa dopo che il suo paese, di 10 milioni di abitanti, aveva accolto e sistemato 120mila migranti. Contro i 350mila dell’Europa, 500 milioni di abitanti. Contro i 100mila dell’Italia, 60 milioni. Avessimo Orbàn, avremmo dovuto accoglierne 600mila.
I capimastro dei muri
Quanto ai muri, deprecati da tutti, ma con particolare virulenza dalla lobby, Shakespeare avrebbe detto much ado about nothing, molto rumore per nulla. No ado about everything, avrebbe soggiunto osservando altri muri, invisibili ai non più rumorosi. 3000 km tra Usa e Messico, con polizia, militari e volontariMinutemen cacciatori di teste intorno al muro; 700 km di cemento armato israeliano su terra palestinese, altri muri verso Giordania e Sinai, da dove sparare ai rifugiati beduini e del Corno d’Africa e bloccare anche un solo concittadino del bimbo Aylan che arrivasse dalla Siria; il muro di Poroshenko al confine russo per ingabbiare ucraini russi da liquidare; i muri attorno alle colonie spagnole Ceuta e Melilla; il muro tra Nord e Sud Corea, il muro urbanistico a rinchiudere gli alieni nelle banlieu… e via murando. Ma per i misericordiosi strabici, gli unici che esistono sono quelli di Berlino e di Orbàn. I muri da quest’altra parte sono evanescenti nebbie.
La cretinocrazia al potere da noi, con Pinotti, Gentiloni, la showgirl Boschi, la stralunata Madia (una che sembra sempre chidersi chi sono, dove sono, che faccio?), tutta Ia corte dei miracoli intorno al buffone-re, vaneggiava nella sua incompetenza zannuta di bombardamenti sui barconi, di droni e forze di spedizione in Libia. Poliziotti di Tsipras pestano rifugiati siriani e afghani a Kos e Lesbo, così quelli macedoni. Così i francesi a Calais e i britannici a Dover. Così gli sgherri di Buzzi, Odevaine, Bossi, Fini, Alfano nei nostri CIE. I poliziotti ungheresi no. Serbi, macedoni lasciano passare le torme di fuggiaschi, l’Ungheria, sulla quale si è concentrato il caos, pure. Tutti i paesi hanno provato a selezionare il flusso registrando le persone. Ma quando lo ha fatto il governo ungherese è scoppiata la riprovazione universale. E i pochi treni disponibili in un paese non proprio ben messo, che portavano la gente nei centri di accoglienza per la registrazione (“campi di concentramento” per Colombo) diventavano treni del sequestro e dell’inganno.
Prendiamoli tutti. Quelli buoni.
La Merkel non aveva detto: li prendiamo tutti e 800mila? Già, ma qualcuno s’è scordato di precisare che aveva anche detto, “solo quelli registrati”. Che doveva fare Orbàn? 150 automobili tedesche sono andate a prendere i profughi a Budapest?  Plausi, standing ovation. A Budapest e nei villaggi, volontari ungheresi sono accorsi a nutrire, vestire e dissetare i migranti in transito? Qualche veloce fotogramma, nessuna riga sul giornale. Dominano su tutto le immagini dei profughi assiepati attorno alla stazione. Ma quelli che l’Italia renzista ha fatto e fa languire in stracci e plastica nelle sue stazioni, Ostiense di Roma, Centrale di Milano???
I paesi “liberati dal comunismo” e poi fortemente fascistizzati  in Est Europa rifiutano anche un solo bimbetto paraplegico in fuga? Appena un cenno, un dato numerico. Cameron che si va a pigliare siriani nei campi giordani e turchi per essere sicuro ch si tratti di elementi educati all’anti-assadismo? Che bravo, ne prende 15mila. La Cechia apre all’ondata, ma al confine segna le mani con numeri in pennarello, come succede in tutte le discoteche e, in molti paesi, agli elettori? Orrore, è’la fine del mondo e la rinascita di Auschwitz. C’entrerà il fatto che il presidente ceco Zeman ha cacciato di casa l’ambasciatore Usa che si era permesso di rampognarlo per essere andato a incontrare Putin e insiste su un minimo di sovranità anche rispetto a UE e Usa.
C’entreranno le disobbedienze di Orbàn nei confronti delle incursioni  dei cleptocrati di Bruxelles e Francoforte, o il suo penchant per i russi, o il suo rifiuto del trattato capestro TTIP? In Ungheria io ho visto scorrere una vita che non appariva meno democratica di quella nel pochissimo democratico Occidente euroatlantico. Non avrò certamente visto molte cose, anche brutte. Ma quando in Occidente si stigmatizza Orbàn come “nazionalista”, nel contesto europeo attuale, lo riterrei un complimento. Non sono ovviamente in grado di valutare quanta soddisfazione gli ungheresi provino a essere governati da Orbàn. Ma so valutare benissimo le diffamazioni che vengono a loro e al loro premier dalla crocchia dei più corrotti e feroci governanti europei e loro media asserviti. Sa benissimo come guadagnarsi sopravvivenza nel sistema la “sinistra” degli utili idioti e amici del giaguaro, Arci, Rifondazione, SEL e vermiciattoli vari, che vanno a farsi fare pat pat sulla spalla allestendo chiassatine all’ambasciata d’Ungheria a Roma.
Incominciamo a respingere con ribrezzo la distinzione, che quasi tutti operano, tra migranti rifugiati provenienti da guerre e paesi insicuri e “clandestini” , che sarebbero quelli “economici”, o da paesi “sicuri”. Sono tutti indistintamente fuggiaschi da orrori e miserie provocati dall’Uccidente, oggi e nei secoli.. Esattamente come erano “economici” e da paese “sicuro” i 27 milioni di italiani che nel corso del secolo scorso fuggivano dalla povertà a cui li riduceva la dittatura del capitalismo. E vennero accolti.
Commossi fino al profondo del loro nero cuore dal bimbetto bianco e benvestito, quasi uno dei nostri, con però invisibile dietro di lui la montagna di bambini uguali da loro trucidati o lasciati trucidare, ora gli assassini di ieri e di oggi accolgono i siriani (e solo loro). Cameron, Hollande, Merkel, e perfino il Fuehrer europeo Juncker che, in effetti, di accoglimenti è  superpratico. Nel suo caso, di deliquenti evasori fiscali  e dei loro capitali.
Tutto fa guerra. Tutto fa schifo.
Tutto fa guerra, ho scritto sopra. Anche l’accoglienza di genti, i cui paesi le loro guerre e complicità nelle guerre hanno spopolato, privato delle migliori generazioni, condannato all’estinzione. Svuotare la Siria del suo futuro, dopo averne decimato il popolo (300mila morti, 10 milioni di sfollati interni, 4 milioni di profughi, più della metà dei 21 milioni di siriani) è il complemento della guerra. E’ questo il disegno. In questo corollario del genocidio sociale la Germania primeggia. Non si uccidono anche così i popoli? L’angelo Merkel, che gli  imbecilli di una sinistra metamorfizzata adorano, dopo averla satanizzata per lo statocidio della Grecia appena poche settimane fa, lo sa bene.
Un personaggetto squallido e di infima levatura come Hollande e l’altro sottoboia Usa di Cameron, tanto si sono commossi per Aylan da correre ora ad ammazzarne altri, di Ayan. E’ la libizzazione della Siria pari pari, visto che, come con i tagliateste di Bengasi, né con Al Qaida, né con il suo aggiornamento Isis, si è venuti a capo della resistenza siriana. Dopo il golpe in Costa d’Avorio, l’invasione di Mali, Chad e RCA, si espande la “grandeur” gallica. Con gli attentati, scuola ebraica, Charlie Hebdo e negozio kosher, si erano accesi i motori. Facendo finta di individuare i propri ascari jihadisti, partono i ricognitori a individuare gli Aylan  di tutto il paese ancora libero, per poi affiancarsi agli Usa nello sterminarne il più possibile con  cacciabombardieri e droni,. Per eliminare dalla scena Assad, ammettono, mica il califfo.
L’ironia suprema  è che, riducendo in caos e ceneri Libia e poi Siria e poi Iraq e poi Yemen e poi Nigeria e poi e poi, questi Stati europei non solo confermano il vassallaggio escatologico rispetto a Wall Street e agli Usa, che ne costituiscono gli esecutori sul campo. Vassallaggio assegnato all’UE fin dal suo concepimento con i vari Spinelli e De Gasperi. Facendosi controfigure di Washington e Tel Aviv nelle scene militari di massa, distruggendo partner, fornitori e mercati nei propri spazi geopolitici, si tagliano le gonadi che neanche un miliziano del califfo avrebbe potuto meglio.
Una fava, due piccioni
So’ forti ‘sti americani. Prima si degnano di far partecipare gli europei a embarghi (vedi Russia) e giochi di guerra con notevole risparmio per sé, ma ad altissimi costi economico-sociali e a scarsissimi ritorni per gli “alleati”. Poi gli fanno saltare i fondamentali economici e la coesione sociale provocandovi l’invasione dei sopravvissuti agli stermini da loro organizzati. Milioni di rifugiati, da far assorbire nel giro di pochi mesi, avranno il vantaggio tattico di fornire manodopera a condizioni estensibili agli autoctoni. Ma strategicamente sono un’arma delle guerra a bassa intensità condotta da USraele contro l’Europa, per tenere in ginocchio, al guinzaglio corto e destabilizzato un partner.che non deve covare idee di autodeterminazione. Due piccioni con una fava: nazioni sconvenienti frantumate e svuotate, Europa complice, ma a cui si infliggono gli effetti collaterali. E’ dalle guerre balcaniche, fino alla guerra programmata alla Russia, che va avanti questa tragicommedia.
Far fuori l’Isis? Quando mai!
Guerra all’Isis, ma morte ad Assad, cioè alla Siria (che poi è paradossalmente ciò per cui sono stati rastrellati, addestrati, pagati e lanciati, i jihadisti: questo è il proclama di cancellerie e redazioni. Non c’è sapiente analista, esperto militare, storico delle guerre, che dica la cosa più evidente del mondo. Se volessero davvero far fuori Isis e Al Nusra basterebbe operare come i russi contro Napoleone e gli angloamericani contro Rommel: tagliarne le linee di rifornimento. Senza approvvigionamenti nessun esercito sopravvive. Queste linee corrono per la maggior parte nel deserto, come le concentrazioni militari, visibilissime, bombardabilissime. E partono tutte da territori e mari Nato, o sotto controllo Nato e associati: Turchia, Giordania, Arabia Saudita, Qatar, Emirati. Gli ospedali da campo stanno addirittura nel Golan occupato. Indovinate quanti giorni, quante ore ci vorrebbero per tagliarle e farla finita con questa peste. Come con Napoleone, come con Rommel. Del resto, avete visto un solo siriano, un solo Aylan accolto dai ricconi del Golfo? O dagli Usa? Entrambi promotori primi di distruzioni ed esodi?
Mors tua vita mea
A scanso di equivoci malevoli, preciso che, imbrogli e complotti USraeliani o meno, i rifugiati vanno accolti, al di là dell’ipocrisia della misericordia (‘sto cazzo!) e dei muggiti dei Salvini. La prosperità dell’Europa è stata costruita nei secoli, nel segno della superiore civiltà e di Cristo, con le decimazioni e il saccheggio di paesi che stavano meglio prima e che ora bussano alle nostre porte. Grattacieli, teatri, autostrade, borse valori, monumenti, palazzi, ferrovie, ospedali, sono stati costruiti con le ossa cementate dal sangue dei popoli depredati. Secoli di colonialismo efferato e di un neocolonialismo che poneva al potere ceti asserviti hanno costruito il capitalismo in Occidente. Ogni, oggi residua, particella del nostro benessere è stata spremuta da ruberie e genocidi, da devastazioni climatiche ed economiche determinate dal nostro modello di sviluppo, da colpi di Stato e guerre contro chiunque pretendesse di vivere alla sua maniera, magari socialista. E non dovremmo accogliere questi detriti spiaggiati sulle nostre coste? Se ci lamentiamo del dissesto provocato dall’allagamento, chiediamoci perché non ci siamo dati da fare per chiudere il rubinetto. Sbattendoci in tutte le nostre piazze, contro i bastioni di tutti i palazzi, per fermare i poteri dell’apocalisse. In termini terra terra: per uscire dalla Nato. Nel frattempo non ci resta che chiedere perdono a tutti, proprio tutti, quelli che arrivano dai cimiteri da noi allestiti.
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Così la mette Beppe Grillo.

Il vecchio esempio dello stolto che guarda il dito e non la luna che indica è una fotografia dell’Italia. Vengono presi in esame solo gli effetti senza mai esaminare le cause, né tanto meno denunciarle per non spiacere a nessuno. Gli effetti vengono poi chiamati “emergenze” e il gioco è fatto. Appaiono così come meteoriti cadute improvvisamente dal cielo, eventi imponderabili, quando invece si potevano tranquillamente evitare. L’ “emergenza” profughi sembra sbucata fuori dal nulla, ma al di là della questione umanitaria, che va affrontata, nessuno ne denuncia apertamente le cause che risalgono alla destabilizzazione del Nord Africa e del Medio Oriente da parte delle potenze occidentali. Chi ha bombardato la Libia? USA, GB e Francia e anche noi grazie all’augusta benedizione di Napolitano. Chi ha distrutto l’Iraq e non è poi stato capace di insediare un governo che potesse se non governarlo almeno limitare i danni? Gli Stati Uniti. In Afghanistan, stessa storia statunitense con l’Italia nella parte degli ascari. Quanto ci costa la nostra presenza in Afghanistan? Gli americani stanno per sbaraccare e a noi toccherà la parte dei giapponesi sperduti nelle isole del Pacifico dopo la Seconda guerra mondiale. In Siria, incubatrice dell’ISIS, ci sono tutti. Nessuno nel governo e nelle varie istituzioni che si alzi in piedi e dica mai più guerre, mai più acquisto di cacciabombardieri, che condanni l’industria delle armi (soprattutto la nostra: un business che non conosce crisi e che consente all’industria militare di affermarsi tra le prime cinque produttrici al mondo. Tra il 2008 e il 2009, quando tutti i settori produttivi del made in Italy registravano tassi di crescita negativi, l’export di armamenti è cresciuto del 74%. ). Meglio la retorica dell’accoglienza senza accollarsi alcuna colpa per l’esodo biblico che è in atto e che nessuno sa dove ci porterà.

Pubblicato da alle ore 19:43
TUTTO FA GUERRA. Misericordiosi, xenofobi, oligarchi euroatlantici: una faccia, una razza.ultima modifica: 2015-09-12T22:22:32+02:00da davi-luciano
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