La coalizione sociale di Bergoglio

Pubblicato Domenica 21 Giugno 2015, ore 10,10
 

Nel discorso al mondo del lavoro la summa del pensiero di papa Francesco: priorità a disoccupati, precari e immigrati. Economia al servizio della persona, no all’idolatria del denaro. Parole poco apprezzate dai big. E la piazza fischia Marchionne – VIDEO

Papa Francesco ha cominciato la sua visita a Torinoincontrando il mondo del lavoro, in Piazzetta Reale. In prima fila il sindaco Piero Fassino, il governatoreSergio Chiamparino, il numero uno di Fca Sergio Marchionne, bersagliato da qualche fischio del pubblico, ma salutato calorosamente dal Pontefice,Lavinia Borromeo, moglie di John Elkanntrattenuto da impegni negli Stati Uniti. «In questa situazione, che è globale e complessa, non si può solo aspettare la ripresa. Il lavoro è fondamentale! Ci vuole coraggio!». Bergoglio ha ascoltato le testimonianze di un imprenditore tessile, di un’operaia con il marito, disoccupato, a casa a fare il “mammo”, e di un agricoltore.Filiberto Martinetti, a capo di una azienda con 200 dipendenti, è stato applaudito dalla piazza quando ha raccontato di aver resistito alla tentazione di delocalizzare la sua impresa, ma ancor più per aver salutato il Santo padre con la lingua dei suoi antenati: «Che nusniur al cunserva per tanti ani!». Il primo pensiero di Francesco è stato rivolto a quanti fanno più fatica. «Anzitutto esprimo la mia vicinanza ai giovani disoccupati, alle persone in cassa integrazione o precarie; ma anche agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti».

 Un intervento che riassume il tratto distintivo del pontificato, una sorta di programma sociale: «Il lavoro non è necessario solo per l’economia, ma per la persona umana, per la sua dignità, per la sua cittadinanza e per l’inclusione sociale», ha detto. «Torino è storicamente un polo di attrazione lavorativa, ma oggi risente fortemente della crisi: il lavoro manca, sono aumentate le disuguaglianze economiche e sociali, tante persone si sono impoverite e hanno problemi con la casa, la salute, l’istruzione e altri beni primari».

Una situazione che non deve portare a guerre tra poveri o alla ricerca di capri espiatori, come sta avvenendo con gli immigrati. «L’immigrazione – ha sostenuto – aumenta la competizione, ma i migranti non vanno colpevolizzati, perché essi sono vittime dell’inequità, di questa economia che scarta e delle guerre». Il Pontefice ribadisce la propria indignazione per le chiusure verso gli immigrati. «Fa piangere vedere lo spettacolo di questi giorni in cui esseri umani vengono trattati come merce».

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Francesco sillaba quattro “no”, autentiche pietre miliari del suo pensiero socio-economico: «Siamo chiamati a ribadire il “no” a un’economia dello scarto, che chiede di rassegnarsi all’esclusione di coloro che vivono in povertà assoluta, a Torino circa un decimo della popolazione. Si escludono i bambini: natalità zero!; si escludono gli anziani, e adesso si escludono i giovani: più del 40 per cento di giovani disoccupati! Quello che non produce si esclude a modo di usa e getta». E ancora: «Siamo chiamati a ribadire il “no” all’idolatria del denaro, che spinge ad entrare a tutti i costi nel numero dei pochi che, malgrado la crisi, si arricchiscono, senza curarsi dei tanti che si impoveriscono, a volte fino alla fame. Siamo chiamati a dire “no” alla corruzione, tanto diffusa che sembra essere un atteggiamento, un comportamento normale. Un “no” non a parole, con i fatti: no alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti e cose del genere». Quindi conclude: «Solo così, unendo le forze, possiamo dire “no” all’inequità che genera violenza. Don Bosco ci insegna che il metodo migliore è quello preventivo: anche il conflitto sociale va prevenuto, e questo si fa con la giustizia».

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 Non ci si può limitare ad aspettare la ripresa. «Il lavoro è fondamentale – lo dichiara fin dall’inizio la Costituzione Italiana – ed è necessario che l’intera società, in tutte le sue componenti, collabori perché esso ci sia per tutti e sia un lavoro degno dell’uomo e della donna», scandisce Francesco. «Questo richiede un modello economico che non sia organizzato in funzione del capitale e della produzione ma piuttosto del bene comune». E riferendosi alla testimonianza dell’operaia ha aggiunto: «A proposito delle donne, i loro diritti vanno tutelati con forza perché le donne, che pure portano il maggior peso nella cura della casa, dei figli e degli anziani, sono ancora discriminate, anche nel lavoro».

Quella del lavoro è insomma «una sfida molto impegnativa, da affrontare con solidarietà e sguardo ampio», ha proseguito il Papa. «Torino è chiamata ad essere ancora una volta protagonista di una nuova stagione di sviluppo economico e sociale, con la sua tradizione manifatturiera e artigianale e nello stesso tempo con la ricerca e l’innovazione. Per questo bisogna investire con coraggio nella formazione, cercando di invertire la tendenza che ha visto calare negli ultimi tempi il livello medio di istruzione, e molti ragazzi abbandonare la scuola». Bergoglio ha fatto riferimento «all’esperienza dell’Agorà, che state portando avanti nel territorio della diocesi, per mettere a disposizione dati e risorse, nella prospettiva del fare insieme, è condizione preliminare per superare l’attuale difficile situazione e per costruire un’identità nuova e adeguata ai tempi e alle esigenze del territorio». Secondo Francesco, «è giunto il tempo di riattivare una solidarietà tra le generazioni, di recuperare la fiducia tra giovani e adulti.

Questo implica anche aprire concrete possibilità di credito per nuove iniziative, attivare un costante orientamento e accompagnamento al lavoro, sostenere l’apprendistato e il raccordo tra le imprese, la scuola professionale e l’Università».

 Così ha concluso Francesco: «Oggi vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori nel chiedere che possa attuarsi anche un patto sociale e generazionale. È giunto il tempo di riattivare una solidarietà tra le generazioni, di recuperare la fiducia tra giovani e adulti». Senza scartare nessuno: «Una crisi non può essere superata, non se ne esce senza i giovani e gli anziani. I figli e i nonni sono la ricchezza e la promessa di un popolo». Pochi applausi dai posti dei big dell’economia e della finanza, tanti e scroscianti dal resto della piazza.

La coalizione sociale di Bergoglioultima modifica: 2015-06-24T20:27:43+02:00da davi-luciano
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